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solo delle asserzioni con i verbi di mandare, ma anche di tutte quelle che<br />
esprimono in diversi modi la ragione d’esistere di Gesù.<br />
Dei verbi di mandare, avposte,llw e pe,mpw, che indicano la missione di<br />
Gesù in modo primario ed esplicito, e del loro rapporto si è già ampiamente<br />
parlato nell’analisi semantica della prima pericope (7,24-30), qui basta<br />
rievocare l’essenziale. Questi verbi esprimono soprattutto la realtà della<br />
missione di Gesù, cioè il suo invio da parte di Dio, e il rapporto tra il Padre,<br />
che manda, e Gesù, che è mandato. Paradossalmente solo in pochi passi<br />
viene direttamente esplicitato il fine della missione di Gesù.<br />
Per quanto riguarda il verbo avposte,llw, esso indica il fatto fondamentale<br />
che Gesù è stato mandato dal Padre, realtà che determina l’identità<br />
personale di Gesù in modo che conoscere lui o credere in lui stesso e<br />
credere che «tu mi hai mandato» praticamente equivalgono (cf. 5,36; 6,29;<br />
11,42; 17,3.23.25). L’espressione «tu mi hai mandato» viene usata quasi<br />
come una formula di fede, esprimendo la principale verità cristologica. Il<br />
fatto che Gesù è mandato dal Padre non solo giustifica la sua pretesa di<br />
poter parlare e agire nel suo nome (3,34), ma nello stesso tempo mostra il<br />
mistero della sua origine divina; Gesù infatti spesso parla del suo invio e<br />
della sua provenienza da Dio in modo parallelo: mandato dal Padre,<br />
(pro)viene da Lui 382 .<br />
Solo una volta il verbo avposte,llw fa parte di un’asserzione che contiene<br />
lo scopo della missione; tale scopo è la salvezza del mondo: ouv ga.r<br />
avpe,steilen o` qeo.j to.n ui`o.n eivj to.n ko,smon i[na kri,nh| to.n ko,smon( avllV i[na<br />
swqh/| o` ko,smoj diV auvtou/ (3,17).<br />
Il verbo pe,mpw serve nella maggioranza delle ricorrenze a definire il<br />
Padre di Gesù come o` pe,myaj me. Questo participio aoristo indica colui che<br />
ha dato origine alla missione di Gesù e rimane sempre dietro questa<br />
missione che «non è da concepire come un invio iniziale con dei compiti,<br />
che poi dall’inviato vengono svolti in modo autonomo. (...) Gesù rimane<br />
sempre, continuamente e radicalmente dipendente dal Padre in ogni<br />
sentimento, parola e opera (…) Gesù non è mai solo, autonomo» 383 . Dietro<br />
382 ParV auvtou/ eivmi kavkei/no,j me avpe,steilen (7,29); ouvde. ga.r avpV evmautou/ evlh,luqa( avllV<br />
evkei/no,j me avpe,steilen (8,42); e;gnwsan avlhqw/j o[ti para. sou/ evxh/lqon( kai. evpi,steusan o[ti<br />
su, me avpe,steilaj (17,8). In 6,57 l’invio di Gesù dal Padre è messo in rapporto ancora più<br />
esplicito con il legame ontologico-esistenziale di Gesù col Padre: kaqw.j avpe,steile,n me o`<br />
zw/n path.r kavgw. zw/ dia. to.n pate,ra. In 17,23 c’è un legame importante tra l’invio di Gesù<br />
e l’amore di Dio verso Gesù e verso gli uomini; in tal modo l’invio è da capire come<br />
l’atto dell’amore di Dio per Gesù e per il mondo: su, me avpe,steilaj kai. hvga,phsaj auvtou.j<br />
kaqw.j evme. hvga,phsaj.<br />
383 G. SEGALLA, «Dio Padre di Gesù Cristo nel Quarto Vangelo», 216.<br />
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