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CAPITOLO VII<br />
RAPPORTO TRA LA CONOSCENZA DEL PADRE<br />
DA PARTE DI GESÙ E IL SUO ESSERE DAL PADRE<br />
In 7,29 la conoscenza del Padre da parte di Gesù e il suo essere dal Padre<br />
sono strettamente collegati. Dopo aver presentato altri passi in Gv in cui<br />
incontriamo la conoscenza del Padre da parte di Gesù e l’essere di questo<br />
ultimo da Dio, vorrei riflettere sul rapporto tra queste due realtà. Come<br />
possiamo caratterizzare questo rapporto? In 7,29 Gesù giustifica la sua<br />
conoscenza di Dio con il suo essere da Lui. In Gv queste due realtà sono<br />
quasi due espressioni parallele della stessa dipendenza di Gesù da Dio.<br />
Possiamo dire che in Gesù la conoscenza di Dio e il suo essere da lui si<br />
implicano, spiegano e condizionano reciprocamente. Gesù conosce il Padre<br />
perché è da lui, ma anche è da lui in quanto lo conosce. La conoscenza di<br />
Gesù è l’espressione del suo essere dal Padre, ma nello stesso tempo<br />
(meglio nella stessa eternità) ne è modo e, in un certo senso, causa. Nella<br />
persona del Figlio di Dio l’essere da Dio e la conoscenza del Padre si<br />
identificano. Gesù stesso esistenzialmente identifica se stesso con la<br />
conoscenza di Dio la quale costituisce così la sua identità personale.<br />
Per poter continuare nella riflessione sulla conoscenza del Padre da parte<br />
di Gesù in relazione al suo essere da Dio, vorrei premettere una riflessione<br />
sulla conoscenza umana. Conoscere significa aprirsi a ciò che sta fuori di<br />
me, esteriore rispetto a me, e lasciarlo entrare dentro, ospitarlo in me. La<br />
realtà a me esteriore diventa interiore, presente in me. Ciò che non sono io,<br />
diventa parte di me stesso. Il fondamento della conoscenza è la capacità<br />
ricettiva. 372 Questa ricettività significa un attegiamento specifico del<br />
372 H.U. VON BALTHASAR, Theologik. I. Wahrheit der Welt, Einsiedeln, 1985, 36-37:<br />
«Rezeptivität (…) besagt eine eindeutige Seinsvollkommenheit, die nur die<br />
entsprechende Ergänzung der Selbstbewusstheit ausdrückt. Rezeptivität bedeutet<br />
Ansprechbarkeit durch fremdes Sein, Offenstehen für etwas anderes als für den eigenen<br />
subjektiven Innenraum, Fenster haben für alles, was seiend und wahr ist. Rezeptivität<br />
besagt die Macht und die Möglichkeit, im eigenen Hause Fremdes zu empfangen und<br />
gleichsam zu bewirten. Je vollkommener also ein Wesen sich selbst besitzt, je freier es<br />
demnach ist, um so aufgeschlossener, um so rezeptiver ist es auch für alles, was es<br />
umgibt».