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Disertace Brož - Theses

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mistero di Dio e viene data la sua vita al mondo. La storicità della<br />

rivelazione e il rapporto personale con Gesù caratterizza la conoscenza di<br />

Dio e la salvezza cristiane 365 .<br />

4.8 Riflessione teologica sulla conoscenza di Gesù<br />

In Gv 17,25 Gesù dice esplicitamente per la quarta e ultima volta nel<br />

Quarto Vangelo di conoscere il Padre. In tre casi precedenti Gesù parlava ai<br />

Giudei, nella polemica riguardo alla sua identità messianica (7,29; 8,55) o<br />

nel discorso del Buon Pastore (10,15). Adesso Gesù non parla più con i suoi<br />

oppositori, bensì col Padre stesso, alla presenza dei suoi discepoli.<br />

Nonostante questa differenza, l’affermazione di Gesù sulla sua conoscenza<br />

del Padre in 17,25, letta nel suo contesto immediato, riprende quanto è già<br />

apparso nei detti precedenti, anzi lo porta al culmine. La presenza degli<br />

avversari Giudei è supplita dall’affermazione sintetica: «il mondo non ti ha<br />

conosciuto». In contrasto col mondo, Gesù ha conosciuto il Padre, come nei<br />

detti precedenti. Questa sua conoscenza del Padre è inserita tra due menzioni<br />

dell’amore del Padre nei riguardi di Gesù. Così la conoscenza riceve un<br />

senso prettamente personale. La conoscenza che Gesù ha del Padre e<br />

l’amore del Padre per Gesù si implicano a vicenda. In 3,35 l’amore del<br />

Padre per il Figlio è connesso con un dono totale e onnicomprensivo che il<br />

Padre dà al Figlio. In 5,20 il Padre dimostra il suo amore al Figlio,<br />

mostrandogli tutto ciò che fa. Ma l’amore supremo del Padre per il Figlio<br />

consiste nel lasciarsi conoscere dal Figlio e nel lasciarlo entrare nel suo<br />

nome, nella sfera del suo intimo essere. Quest’idea è espressa, nella stessa<br />

pericope conclusiva del c. 17, con il dono della do,xa. Non si tratta solo del<br />

fatto che il Padre glorifica il Figlio, e ciò sin dall’eternità, ma si tratta anche,<br />

secondo l’altra accezione del termine do,xa, della rivelazione del proprio<br />

essere. In Dio l’essere e l’apparire coincidono: l’essere è l’apparire perché<br />

l’essere è darsi. Dio «esiste», se mai si può usare questa parola nei suoi<br />

confronti, in quanto si comunica, in quanto si offre e si dà. «La gloria (…) è<br />

l’irradiamento del suo amore che cerca di comunicarsi e che sta al<br />

fondamento dell’essere» 366 . Dio dandosi dà la vita all’Altro. Ricevere il<br />

proprio essere da parte di quest’Altro è come conoscere il suo eterno Tu e<br />

riconoscersi amato da Esso.<br />

Mentre in 7,28 e in 8,55 Gesù ha costatato solo l’ignoranza umana nei<br />

confronti di Dio e di se stesso, in 10,14-15 ha affermato che i suoi<br />

conoscono lui e lui loro, nello stesso modo in cui il Padre conosce lui e lui il<br />

365 Cf. C.H. DODD, The interpretation of the Fourth Gospel, 420-423.<br />

366 X. LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni, 997.<br />

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