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Disertace Brož - Theses

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più, voi però mi vedrete» (14,19); «Poco e non mi vedrete più, e di nuovo<br />

poco e mi rivedrete» (16,16.17.19). In questi casi, sì, si tratta di una visione<br />

riservata ai discepoli, una visione che avverà fra poco, con la risurrezione e<br />

il dono dello Spirito. Ma non è questo di cui Gesù parla in 17,24. Infatti in<br />

13,33 Gesù predice anche agli stessi discepoli lo stesso che prima ai Giudei:<br />

«Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho detto<br />

ai Giudei, lo dico adesso anche a voi: dove io vado, voi non potete venire».<br />

Lo ripete ancora personalmente a Pietro al quale però anche promette: «Mi<br />

seguirai più tardi» (13,36). Dunque vedere fra poco Gesù non è lo stesso che<br />

essere con lui dove egli è. In 12,26 Gesù promette a chi lo segue di essere<br />

dove è lui. In questo contesto parla della sua Ora. In 14,3 dice ai discepoli<br />

che dopo la sua partenza tornerà per prenderli con sé, perché siano anch’essi<br />

dove è lui. Dunque i discepoli, per essere con lui in modo definitivo, devono<br />

cambiare il loro posto, devono essere presi da lui e portati dove lui adesso,<br />

nell’Ora, se ne va. Pietro potrà seguire più tardi. Per la prima e ultima volta<br />

sente dalla bocca di Gesù «Seguimi» alla fine del Vangelo, dopo che Gesù<br />

gli ha preannunciato la morte da martire (21,19). Gesù con la sua partenza<br />

prepara i posti nella casa del Padre (14,2), ma i discepoli non possono<br />

ancora occuparli, perché sono ancora nel mondo e devono rimanerci a causa<br />

della loro missione (17,11.18). Solo con la loro morte arriveranno al luogo<br />

preparato e solo allora saranno definitivamente con Gesù e vedranno la sua<br />

gloria in pienezza, riguardo alla quale la do,xa, che potevano vedere già<br />

durante il ministero terreno di Gesù (1,14; 2,11; 17, 22) e anche la visione<br />

del Risorto nel cenacolo e al lago, erano solo un’anticipazione.<br />

Diversamente stanno le cose quando si tratta della promessa di Gesù fatta<br />

nel v. 26: evgnw,risa auvtoi/j to. o;noma, sou kai. gnwri,sw. Qui, con massima<br />

probabilità e secondo la convinzione comune dei commentatori, si tratta di<br />

una rivelazione ulteriore nel tempo. Gesù infatti di nuovo inserisce i<br />

discepoli nel confronto con il mondo e menziona la sua propria missione (v.<br />

25) che deve continuare in loro (v. 18). Se è così, se si tratta di un’ulteriore<br />

rivelazione del nome del Padre, fatta da Gesù ai discepoli ancora al di qua,<br />

dobbiamo domandarci quando e come essa avvenga. La prima risposta che si<br />

offre è questa: Gesù rivela ulteriormente il nome del Padre e la sua<br />

figliolanza con la risurrezione. Giovanni menziona più volte che la<br />

risurrezione ha aperto gli occhi dei discepoli che fin’ora non avevano capito<br />

granchè (2,22; 12,16); anzi anche dopo la risurrezione stessa, ma prima della<br />

visione del Risorto in persona, non hanno ancora compreso la Scrittura<br />

(20,9). Ma questa ulteriore rivelazione si può riferire anche all’opera dello<br />

Spirito santo, il quale «insegnerà ogni cosa» ai discepoli e gli «ricorderà» le<br />

parole di Gesù (14,25-26), «renderà tesimonianza» a Gesù (15,26) e li<br />

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