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Disertace Brož - Theses

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dunque la missione di Gesù. Ma così entrano proprio nel centro del mistero<br />

di Dio e di Gesù: conoscono il Padre in quanto manda il Figlio e Gesù in<br />

quanto mandato dal Padre. Conoscono dunque tutti e due nel loro rapporto<br />

reciproco (e come altrimenti?) che si è rivelato mediante la missione storica<br />

di Gesù.<br />

Nel v. 26 Gesù conferma di aver fatto conoscere ai discepoli il nome del<br />

Padre, cioè Lui stesso, e lo farà conoscere ancora: kai, evgnw,risa… kai,<br />

gnwri,sw. Il tempo passato si riferisce alla vita pubblica di Gesù, alla<br />

manifestazione della sua gloria mediante i segni, mentre il futuro può<br />

riferirsi alla sua risurrezione o alla visione della gloria eterna del v. 24 o a<br />

tutte e due. Mentre Gesù svela lo splendido futuro dei discepoli, non parla<br />

del futuro del mondo. «Il mondo non ha un futuro eterno, perché non ha<br />

conosciuto Dio» 349 . Proprio nella conoscenza di Dio e di Gesù Cristo che il<br />

Padre ha mandato consiste la vita eterna (17,3). Per arrivare ad essa bisogna<br />

ottenere la conoscenza e con ciò si cessa di far parte del mondo, che è<br />

caratterizzato proprio con il fatto di non conoscere Dio. Il fine ultimo per i<br />

discepoli è una futura conoscenza del nome di Dio, che a sua volta ha ancora<br />

un fine ulteriore: che l’amore del Padre per Gesù sia in loro e Gesù stesso sia<br />

in loro. «Questa è la meta verso la quale tutto è orientato da quando Cristo,<br />

in piena coscienza del rapporto unico che lo legava al Padre, lavò i piedi ai<br />

discepoli, affinché potessero essere partecipi dei suoi doni. E questo è pure il<br />

culmine di tutto il Vangelo» 350 . L’amore di Dio per Gesù appartiene ora ai<br />

discepoli e con esso Gesù stesso. Giustamente osserva C.K. Barrett che la<br />

costruzione evn auvtoi/j si può tradurre sia «in loro», cioè in ciascuno di loro,<br />

oppure «tra di loro».<br />

Non è possibile tracciare una linea troppo nitida tra le due interpretazioni e si<br />

potrebbe anzi dire che una implica l’altra. Se consideriamo la prima, allora<br />

questo significa che l’amore di Dio come un principio divino attivo è all’opera<br />

nel cuore dei cristiani; ma se è così lo stesso amore divino non può non riuscire<br />

a essere la relazione esistente tra coloro che ne sono ispirati. Perché l’amore di<br />

Dio è in loro, deve essere necessariamente anche tra di loro, e viceversa. La<br />

349 J. SCHNEIDER, Das Evangelium nach Johannes, 291: «Die Welt dagegen hat keine<br />

ewige Zukunft, weil sie Gott nicht erkannt hat».<br />

350 C.H. DODD, The interpretation of the Fourth Gospel, 420: «This is the climax<br />

towards which everything has been moving from the moment when Christ, in full<br />

consciousness of His unique relation to the Father, washed His disciples’ feet that they<br />

might have part in Him. It is also the climax of the thought of the whole gospel» (trad. it.<br />

L’Interpretazione del Quarto Vangelo, 513).<br />

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