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Disertace Brož - Theses

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svolgere nel mondo (v. 18). Una volta arrivati laddove è lui, potranno vedere<br />

la sua gloria che il Padre gli ha dato. Nel v. 22 Gesù ha detto di aver già dato<br />

questa stessa gloria a loro, ma quella doveva essere solo «un dono<br />

preliminare, un’anticipazione, una pregustazione della piena do,xa» 346 . È la<br />

stessa gloria che ha già rivelato loro durante la sua vita terrena, cosicché i<br />

discepoli potevano vederla (1,14), anche se solo nella fede (cf. 2,11). Eppure<br />

è diversa. «Il nuovo modo della visione (immediata), che Gesù ha in mente<br />

in questa preghiera, si può riconoscere nel contesto dal fatto che i discepoli<br />

devono essere “da lui”, insieme a lui, laddove egli stesso è» 347 . Saranno con<br />

lui presso il Padre, saranno testimoni e partecipanti del suo rapporto al<br />

Padre. Infatti la gloria di Gesù, eterna e rivelata nel tempo, coincide proprio<br />

con questo rapporto di amore con cui il Padre ha amato il Figlio «prima della<br />

fondazione del mondo». Così il desiderio di Gesù, riguardo all’unità<br />

definitiva dei suoi con lui, è fondato sull’unità d’amore tra Gesù e il<br />

Padre 348 .<br />

Dopo la prospettiva dell’ultimo fine dei discepoli la preghiera nel v. 25<br />

torna al presente. Gesù di nuovo appella il Padre, il che fa la preghiera più<br />

insistente. Per giustificare il suo desiderio riguardo alla sorte eterna dei suoi<br />

Gesù ricorda che loro, come lui, già sono iniziati al mistero di cui devono<br />

godere eternamente – al contrario del mondo. Già nell’analisi della struttura<br />

ho notato il contrasto tra i due membri del parallelismo, il mondo e «loro»,<br />

collegati con un doppio kai,. Il mondo non ha conosciuto Dio, i discepoli<br />

invece sono caratterizzati per la loro conoscenza. Ma non si tratta di una<br />

pura contrapposizione. Tra il mondo e i discepoli si inserisce Gesù che<br />

conosce il Padre. È Gesù che si mette in opposizione al mondo (de,<br />

avversativo), mentre la conoscenza dei discepoli si aggancia a quella di Gesù<br />

come sua continuazione. La struttura della frase suggerisce l’idea che la<br />

conoscenza di Gesù funziona da ponte tra l’ignoranza del mondo e la<br />

conoscenza dei discepoli e che dunque i discepoli sono arrivati alla loro<br />

conoscenza per mezzo di Gesù. Loro conoscono non direttamente il Padre<br />

ma il fatto che Egli ha mandato Gesù. L’oggetto della loro conoscenza è<br />

346 R. SCHNACKENBURG, Das Johannesevangelium, III, 222: «Die do,xa, die er ihnen<br />

schon gegeben hat (V 22), ist erst eine vorläufige Gabe, eine gewisse Vorausnahme, eine<br />

Art Vorgeschmack der vollen do,xa, die in der Teilnahme an seiner eigenen do,xa besteht».<br />

347 R. SCHNACKENBURG, Das Johannesevangelium, III, 222: «Die neue Art des<br />

(unmittelbaren) Schauens, die Jesus in diesem Gebet meint, wird im Kontext dadurch<br />

erkennbar, dass die Jünger „bei ihm“, mit ihm zusammen dort sein sollen, „wo er ist“».<br />

348 C.K. BARRETT, The Gospel according to St John, 514: «The ultimate root of the<br />

final hope of men lies in the love of the Father for the Son, that is in the eternal<br />

relationship of love which is thus seen to be of the essence of the Holy Trinity».<br />

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