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Disertace Brož - Theses

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vedere ha l’oggetto non del tutto comune: Gesù sulle acque, il cieco-nato<br />

guarito, le bende senza cadavere, gli angeli, il Risorto. Si tratta di realtà che<br />

in se stesse rivelano la presenza della potenza straordinaria di Gesù. In altre<br />

ricorrenze di qewre,w la presenza di un segno diventa esplicita: polloi.<br />

evpi,steusan… qewrou/ntej auvtou/ ta. shmei/a a] evpoi,ei (2,23); una grande folla<br />

ha seguito Gesù, o[ti evqew,roun ta. shmei/a a] evpoi,ei (6,2); i fratelli lo<br />

sollecitano ad andare in Giudea affinché anche i suoi dicepoli qewrh,sousin<br />

sou/ ta. e;rga a] poiei/j (7,3). In questi casi la visione dei segni causa la fede e<br />

la sequela. In altre ricorrenze di qewre,w c’è un nesso ancora più esplicito<br />

con la fede. In 4,19 la Samaritana sotto l’impressione della conoscenza<br />

straordinaria di Gesù esclama: qewrw/ o[ti profh,thj ei= su; è il primo passo<br />

sulla via del riconoscimento dell’identità messianica di Gesù. In 6,40<br />

abbiamo una connessione importante tra la visione e la fede: i[na pa/j o`<br />

qewrw/n to.n ui`o.n kai. pisteu,wn eivj auvto.n e;ch| zwh.n aivw,nion. Sembra che qui<br />

qewre,w e pisteu,w siano la stessa cosa. Dall’altra parte in 6,36 Gesù<br />

rimprovera i Giudei di non credere, pur avendo visto (kai. e`wra,kate, kai. ouv<br />

pisteu,ete). I due verbi dunque non sono del tutto sinonimi, anche se sono in<br />

stretto rapporto: «qewre,w include la possibilità oggettiva di fede in Gesù» 335 .<br />

Gesù offre questa possibilità nei suoi segni che rivelano la sua identità, la<br />

sua unità con il Padre, la quale lo giustifica di dire: o` qewrw/n evme. qewrei/ to.n<br />

pe,myanta, me (12,45; cf. 14,9). Qui non si tratta della visione faccia a faccia<br />

di Dio, ma piuttosto dell’idea della rivelazione di Dio mediata da Gesù.<br />

Accettare questa rivelazione significa credere. E questo «credere» è l’unica<br />

visione che i discepoli possano avere al di qua. Se Giovanni parla di vedere<br />

laddove si tratta della fede, è per il suo modo di parlare nei termini<br />

dell’eschaton presente 336 .<br />

In 17,24 invece Gesù parla di qewrei/n dei discepoli nel senso escatologico<br />

vero e proprio. Infatti, Gesù vuole che i suoi siano con lui dove egli è, o[pou<br />

valore di un semplice registrare i fatti storici; infatti il mondo non lo vedrà, mentre loro lo<br />

vedranno (14,19).<br />

335 M. VÖLKEL, «qewre,w theōreō sehen, zusehen, als Zuschauer betrachten», in EWNT,<br />

II, 364: «Demnach enthält qewre,w die objektive Möglichkeit des Glaubens an Jesus und<br />

ist damit der Ausdruck des für alle gültigen Anspruchs der Offenbarung».<br />

336 W. MICHAELIS, «o`ra,w…», 364-365: «Nennt Johannes – auch hierbei der ihm stark<br />

ausgeprägten Neigung folgend, ursprünglich eschatologische Begriffe zu<br />

vergegenwärtigen – proleptisch „Sehen“, was eigentlich erst „Glaube“ genannt zu werden<br />

verdiente? Das „Sehen“ ist bei ihm zwar ein „Sehen des Glaubens“, ist selbst ein<br />

Glauben, aber dies nicht im Sinn einer Vorwegnahme einstigen Sehen, dh. nicht unter<br />

Nichtachtung der Granzen, die den Glauben vom eschatologischen Sehen (vgl. 17,24)<br />

trennen».<br />

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