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Disertace Brož - Theses

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di essere consiste proprio nella pura qewri,a. Anche nella religione misterica<br />

la visione ha un posto di primo piano. La gnosi ellenistica è convinta che la<br />

divinità è invisibile per gli uomini, però può essere contemplata con la<br />

ragione. Chi si avvicina, mediante la gnosi, alla natura divina diventa egli<br />

stesso divino e può vedere la divinità 331 .<br />

Nei LXX qewre,w ricorre 56 volte: nelle traduzioni rende 11 volte<br />

l’ebraico har, altrimenti hzx o l’equivalente aramaico. Per descrivere il<br />

rapporto con Dio l’AT preferisce i verbi di udire a quelli di vedere 332 .<br />

Quando si parla di vedere Dio, allora lo è da capire in senso traslato: si tratta<br />

di conoscere Dio, percepire la sua presenza. La vera, diretta visione di Dio,<br />

non si trova nell’esperienza storica del popolo ebreo, anzi, si deve anche dire<br />

che «non è possibile provare con sicurezza nell’AT l’esistenza della<br />

promessa che all’uomo verrebbe donata, al di là della morte, “la visione di<br />

Dio”. (…) È con molte riserve e limitazioni che si può quindi dire che “la<br />

visione di Dio diventa un evento escatologico”» 333 .<br />

In Gv qewre,w ricorre 24 volte (58 nel NT), con diversi soggetti: i<br />

discepoli di Gesù, Pietro nominatamente, la Samaritana, Maria di Magdala,<br />

la folla, i Giudei, i farisei, persino il ko,smoj. Ma nemmeno una volta si<br />

riferisce a Gesù o al Padre. Il Padre non è soggetto nemmeno degli altri<br />

verbi di vedere in Gv, mentre Gesù sì, di tutti. Nel senso più semplice<br />

qewre,w indica vedere, rendersi conto 334 . In alcuni casi questo semplice<br />

331 Cf. W. MICHAELIS, «o`ra,w…», 319-324.<br />

332 Quando si parla delle visioni di Dio, per esempio da parte dei profeti, si tratta di<br />

un’esperienza diretta e immediata di Dio, della sua rivelazione, che è però, nella<br />

maggioranza dei casi, verbale, non visiva; Dio stesso non è mai l’oggetto della visione,<br />

caso mai lo sono vari oggetti, persone, animali. Nell’AT Dio si rivela con la parola, non<br />

con una visione. Anche le teofanie più intense, come quelle date a Mosè (Es 3,2; 33,11;<br />

24,10s.), sono fedeli a questo principio biblico generale e, pur attribuendo a Mosè il<br />

privilegio di parlare con Dio «bocca a bocca, in visione» (Nu 12,8), nemmeno lui poteva<br />

vedere Dio direttamente. Infatti, «l’uomo non può vedermi e restare vivo», dice Dio<br />

stesso a Mosè, tanto desideroso di vedere il suo volto (Es 33,20).<br />

333 W. MICHAELIS, «o`ra,w…», 334-335: «Die Verheißung, dass dem Menschen jenseits<br />

des Todes ein „Sehen Gottes“ geschenkt werden solle, ist somit aus dem AT nicht sicher<br />

zu belegen. (…) Dann ist der Satz: „Schauen Gottes wird eschatologisches Geschehen“<br />

doch sehr einzuschränken».<br />

334 In questo senso i discepoli sulla barca vedono Gesù camminare sul mare (9,19), i<br />

vicini vedono quello che prima mendicava (9,8), il mercenario vede venire il lupo<br />

(10,12), Pietro vede le bende nel sepolcro vuoto (20,6), Maria vede prima gli angeli, poi<br />

Gesù risorto (20,12.14). Questo semplice vedere, questo mero registrare i fatti visivi si<br />

può attribuire anche alla predizione di Gesù che i discepoli fra poco non lo vedranno più<br />

(16,10.16.17.19), anche se il preannuncio che lo rivedranno (o;yesqe) non ha lo stesso<br />

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