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4.3.4 Idea di conoscenza: gnwri,zw, qewre,w<br />
1) gnwri,zw: Nell’ultimo versetto della preghiera Gesù sintetizza quanto<br />
ha affermato sulla sua attività a favore dei suoi e quanto spera per il loro<br />
futuro: kai. evgnw,risa auvtoi/j to. o;noma, sou kai. gnwri,sw (v. 26). In questa<br />
frase Gesù include tutta la sua opera finora compiuta e il suo sviluppo<br />
futuro.<br />
Il verbo gnwri,zw ricorre in Gv solo 3 volte, in 15,15 e qui in 17,26 (2<br />
volte). Significa far conoscere, manifestare, ma anche conoscere. Nei LXX<br />
traduce quasi sempre il verbo [dy nella forma hif‘îl per esprimere, oltre al<br />
senso comune e profano, un annuncio o rivelazione della grandezza, potenza<br />
o volontà di Dio 327 . Nel NT gnwri,zw si incontra 25 volte, per lo più in Paolo.<br />
Significa comunicare solennemente o rivelare quanto è stato operato da<br />
Gesù Cristo 328 . In questo senso il verbo viene usato anche in Giovanni, sia in<br />
15,15, sia in 17,26. In tutti e due i casi il soggetto del verbo è Gesù, i<br />
destinatari della sua comunicazione i suoi discepoli. L’oggetto di tale<br />
manifestazione è «tutto ciò che ho conosciuto dal Padre mio» (15,15) o «il<br />
tuo nome» (17,26). Il fine di quest’azione rivelatoria è l’unità intima tra<br />
Gesù e i suoi: loro diventano i suoi «amici» (15,15) e l’amore di Dio per<br />
Gesù – e con esso Gesù stesso – dimora in loro (17,26).<br />
2) qewre,w: In Gv 17,24 Gesù esprime la sua volontà che quanti il Padre<br />
gli ha dato siano con lui per vedere la sua gloria. Questa «visio gloriae» è il<br />
punto d’arrivo di tutta l’opera di Gesù. Che cosa significa questo vedere la<br />
gloria di Gesù? Il termine do,xa è stato già esaminato con sufficienza<br />
nell’analisi semantica di 8,48-59 (cf. 2.3b), allora qui viene preso in esame<br />
solo il verbo qewre,w. Esso significa guardare, contemplare 329 . È uno dei<br />
verbi greci che esprimono la percezione visiva 330 . La ricchezza delle<br />
espressioni di vedere è dovuta al particolare interesse che i Greci<br />
attribuivano al vedere. La più pura attività intellettuale è per i Greci il<br />
guardare, la qewri,a. Anche le esperienze religiose sono descritte in termini<br />
di vedere. Secondo Aristotele il senso più profondo della vita umana<br />
consiste nella tou/ qeou/ qewri,a che è nello stesso tempo il culto reso alla<br />
divinità. Questa visione avvicina l’uomo alla divinità, poiché il modo divino<br />
327 Cf. R. BULTMANN, «gnwri,zw», in ThWNT, I, 718.<br />
328 Cf. O. KNOCH, «gnwri,zw gnōrizō bekanntmachen…», in EWNT, I, 616-617.<br />
329 Esso deriva dal sostantivo qewro,j che si compone da qe,a, vista, sguardo, e w;ra,<br />
cura, custodia, premura, e indica colui che sta attento al spettacolo, spettatore, anche chi<br />
partecipa alla festa. Cf. W. MICHAELIS, «o`ra,w…», in ThWNT, V, 315-318.<br />
330 Gli altri verbi di vedere sono: o`ra,w, ivdei/n, ble,pw, ovpta,nomai, qea,omai.<br />
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