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facendo quanto Lui gli ha comandato (14,31), così anche i discepoli amano<br />
Gesù osservando la sua parola e i suoi comandamenti (14,23.23). Ma non si<br />
tratta solo di un’analogia, bensì di una partecipazione. Chi ama Gesù, viene<br />
amato dal Padre e da Gesù stesso. L’amore trinitario è aperto ai credenti,<br />
però non solo a loro, bensì anche al mondo intero che è pure il destinatario<br />
dell’amore di Dio. Infatti l’amore di Gesù per il Padre (14,31) e l’amore<br />
reciproco dei discepoli ha una funzione rivelatoria (13,35; 17,23): è la<br />
testimonianza per il mondo.<br />
Con l’uso giovanneo di avgapa,w è connessa la domanda riguardo al<br />
rapporto tra questo verbo e l’altro, meno usato, con cui Giovanni esprime<br />
l’amore, cioè fi,lew 320 . Sono sinonimi o hanno un significato diverso? Vi<br />
sono degli autori che attribuiscono un significato diverso a ciascuno dei due<br />
verbi, soprattutto interpretando il dialogo di Gesù risorto con Pietro nel<br />
capitolo conclusivo (21,15-17) dove i verbi si scambiano nelle repliche tra<br />
Gesù e Pietro. Ma il problema è che i sostenitori della differenza di<br />
significato dei due verbi non concordano nello stabilire il senso della<br />
differenza, arrivando a conclusioni addirittura opposte. Del resto, se<br />
guardiamo bene come Giovanni usa i due verbi in tutta la sua opera, non<br />
possiamo che concludere che i due sono per lui sinonimi 321 . La ragione della<br />
loro alterazione può essere da cercare nello stile letterario semitico<br />
dell’opera come osserva Brown: «Il fatto che ci fosse tanto parallelismo<br />
sinonimico nella poesia ebraica sembra aver creato quasi una<br />
predisposizione all’impiego di sinonimi intercambiabili» 322 .<br />
320 Il verbo fi,lew è usato da Giovanni solo 13 volte e ha per soggetto 2 volte Dio, che<br />
ama il Figlio (5,20) e u`ma/j, cioè i discepoli (16,27), 3 volte Gesù, che ama Lazzaro<br />
(11,3.36) e il discepolo prediletto (20,20). Una volta sono i discepoli che hanno amato<br />
Gesù (16,27). 5 volte il verbo viene usato nel dialogo tra Gesù e Pietro al lago (21,15-17).<br />
Anche il mondo ama, ma solo ciò che gli è proprio (15,19).<br />
321 Poiché l’amore «superiore», avga,ph, viene adoperato anche per la scelta delle<br />
tenebre da parte degli uomini (3,19) e della gloria degli uomini da parte dei capi (12,43).<br />
Allo stesso modo l’amore «inferiore» o «umano», filei/n, si usa per l’amore di Dio<br />
stesso! Del resto incontriamo alcuni casi dove avgapa/n e filei/n sono del tutto<br />
interscambiabili. Con entrambi i verbi viene espresso l’amore del Padre per il Figlio<br />
(3,35; 5,20), ma anche l’amore del Padre per i discepoli di Gesù (14,23; 16,27; 17,23). Il<br />
discepolo prediletto è definito come colui o]n hvga,pa o` VIhsou/j (13,23; cf. 19,26; 21,7.20),<br />
o]n evfi,lei o` VIhsou/j (20,2). Pure l’amore di Gesù per Lazzaro si esprime con tutti e due<br />
verbi (11,3.5.36). Anche l’amore dei discepoli per Gesù conosce tutte e due le forme<br />
lessicali (14,15.28; 16,27).<br />
322 R.E. BROWN, The Gospel according to John I-XII, 499: «The fact that there was so<br />
much synonymous parallelism in Hebrew poetry seems to have created almost a<br />
predisposition for employing interchangeable synonyms» (trad. it. Giovanni, 1439).<br />
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