Disertace Brož - Theses

le pecore (Gv 10,14) va oltre i paralleli dell’AT; ma non potrebbe questo tema
essere attinto a un comune concetto neotestamentario di intimità (Mt 11,27; Lc
10,22; Gal 4,9) invece che a lontane tradizioni gnostiche?
Schnackenburg evidenzia inoltre la diversa impostazione della figura del
pastore in Gv e nello gnosticismo: 268
La funzione salvifica del Rivelatore-Pastore gnostico si differenzia
notevolmente dal Gesù Buon Pastore: non si parla in nessun luogo dell’offerta
della vita. Questo vale anche per l’«Uomo-pastore» (Poimandres) della gnosi
ermetica, il quale come dio-protettore degli uomini porta la rivelazione e la
conoscenza salvifica. L’offerta della vita di Gesù però non è un tratto aggiunto
ulteriormente, bensì una caratteristica a priori del «Buon Pastore».
Ciò che è il tratto distintivo del Buon Pastore giovanneo – ed è dunque
l’elemento originale di Giovanni – è proprio la sua disposizione a dare la
vita per le pecore. Questa non si trova nella letteratura gnostica, ma neanche
nell’AT, come osserva Dodd: 269
È Cristo che compie quanto invece è da Ezechiele assegnato a Jahvé: giudicare
le pecore, condurle al pascolo, riunirle quando sono disperse, difenderle dai lupi
e portarle a salvezza. Ma in Giovanni la figura del Buon Pastore è arricchita di
alcuni tratti che Ezechiele non era arrivato ancora a cogliere. In particolare, il
pastore dà la vita per le sue pecore.
2) il mercenario: Se identifichiamo il Buon Pastore con Gesù, possiamo
allo stesso modo identificare il mercenario? Chi è? Secondo alcuni si tratta
di un mero simbolo e non si può identificare con un personaggio concreto 270 .
268 R. SCHNACKENBURG, Das Johannesevangelium, II, 372: «Die rettende Funktion
des gnostischen Offenbarer-Hirten unterscheidet sich charakteristisch von Jesus, dem
guten Hirten; von einer Lebenshingabe ist niergends die Rede. Das gilt auch für den
„Hirtenmann“ (Poimandres) der hermetischen Gnosis, der als Schutzgott des Menschen
Offenbarung und rettende Erkenntnis bringt (…). Die Lebenshingabe Jesu aber ist nicht
ein nachträglich hinzugefügter Zug, sondern von vornherein Kennzeichen des „guten
Hirten“».
269 C.H. DODD, The interpretation of the Fourth Gospel, 360: «In John it is Christ, as
in Ezekiel it is Jehovah, who leads the sheep, provides them with pasture, brings them
back when they were scattered, rescues them from the wolf, and effects their salvation.
But in John the picture of the good shepherd is enriched with traits which go beyond
Ezekiel’s circle of ideas. In particular, the shepherd brings the sheep life, or as 10,28 has
it (where the theme is resumed), zwh. aivw,nioj» (trad. it. L’Interpretazione del Quarto
Vangelo, 441).
270 A. WIKENHAUSER, Das Evangelium nach Johannes, 197: «Die Gestalt des
Mietlings hat nur die Aufgabe, den heroischen Lebenseinsatz des Hirten für seine Schafe
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