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stesso (5,26) e gli ha dato l’evxousi,a di darla a sua volta. Non c’è nessuna<br />
costrizione di Gesù da parte del Padre. Si può parlare dell’evntolh,, vero, ma<br />
non di costrizione. Gesù fa liberamente ciò che il Padre gli chiede. Essendo<br />
il dono dell’amore paterno (3,16), egli stesso ama eivj te,loj (13,1).<br />
L’obbedienza di Gesù nei confronti del Padre e la sua libertà non stanno<br />
l’una contro l’altra, ma si identificano spontaneamente e pienamente.<br />
Il rapporto tra il Buon Pastore e le pecore non è caratterizzato solo dal suo<br />
dono della vita per loro, ma anche dalla mutua conoscenza. Questa non solo<br />
viene accennata nella paroimi,a precedente, dove il pastore chiama le pecore<br />
per nome e loro riconoscono la sua voce (vv. 3-4), ma in tutto il Vangelo di<br />
Giovanni si parla della conoscenza degli uomini da parte di Gesù e del<br />
riconoscimento della sua voce da parte dei «suoi»: di quelli che vogliono<br />
fare la volontà di Dio (7,17), che sono da Dio (8,47), dalla verità (18,37).<br />
Già Giovanni Battista, «l’amico dello Sposo», ha provato la gioia ascoltando<br />
la sua voce (3,29), essendo così la prima pecora del Buon Pastore, l’Agnello<br />
di Dio.<br />
In 10,16 Gesù parla delle «altre pecore» che insieme a quelle già condotte<br />
fuori dall’auvlh, formeranno un’unico gregge. Anche questa idea si trova<br />
altrove in Gv: nell’incontro con la Samaritana dove Gesù passa le frontiere<br />
etnico-religiose acquistando credenti tra i Samaritani (4,1-42); nella venuta<br />
dei pellegrini ellenisti a Gerusalemme i quali vogliono vedere Gesù (12,20-<br />
23). In quella occasione Gesù riconosce che la sua Ora è giunta. È l’ora della<br />
sua morte che però porta a compimento la sua opera: elevato dalla terra, egli<br />
attirerà tutti a sé (12,32). Sulla croce il Buon Pastore che dà la vita per le<br />
pecore formerà un solo gregge, compiendo l’antica profezia (Ez 37,17-<br />
22.24).<br />
Anche la figura del mercenario si può trovare altrove in Gv.<br />
Schnackenburg trova un parallelo tra lui e i «cattivi pastori», cui non<br />
importa delle pecore e che pascono se stessi: i Giudei che si glorificano a<br />
vicenda (5,44; 12,43); i farisei che disprezzano la gentaglia che non conosce<br />
la Legge (7,49) e cacciano uomini dalla sinagoga (9,22.34; 12,42); i capi che<br />
si curano solo della loro posizione (11,48). Ma anche Giuda può essere<br />
annoverato tra questi cattivi pastori, perché non gli importava dei poveri ma<br />
solo del suo arricchimento (12,6) 264 .<br />
264 Cf. R. SCHNACKENBURG, Das Johannesevangelium, II, 372-373.<br />
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