Disertace Brož - Theses

passione» 260 . Ciò che si può cogliere da vari accenni già prima del c. 10, è
ora espresso da Gesù esplicitamente 261 . Nella passione e morte di Gesù nei
cc. 18-19 si farà carne la sua parola pronunciata nell’ultimo giorno della
festa delle Capanne. Allora Gesù darà effettivamente la sua vita per le
pecore. La darà da se stesso, perché nessuno gliela può togliere. La scena
della cattura lo evidenzia chiaramente: Gesù si consegna liberamente alle
mani dei soldati, proteggendo i suoi come il Buon Pastore (18,4-9). Non è
l’evxousi,a di Pilato che decide il destino di Gesù processato e se è Pilato che
effettivamente manderà Gesù a morte, lo fa in quanto strumento della
potenza dall’alto (19,11). Gesù non è trascinato, ma va da sé al Golgota
(19,17).
Se leggiamo, sullo sfondo di tutto il Quarto Vangelo, l’affermazione di
Gesù di dare la vita da sé possiamo avvertire una certa tensione tra avp’
evmautou/ di 10,17 e tante espressioni della sua sottomissione al Padre e della
dipendenza da Lui 262 . Secondo Ignace de la Potterie si tratta della libertà nei
confronti degli uomini, non di Dio 263 . Ma non bisogna nemmeno opporre la
sottomissione di Gesù al Padre alla sua libertà. Se Gesù dà la sua vita da sé e
non gliela tolgono gli uomini, allora questo non significa che il Padre lo
costringa o che gli strappi la vita dalle mani. Gli ha dato di avere la vita in se
260 C.H. DODD, The interpretation of the Fourth Gospel, 360: «This provides the
evangelist with the clearest and most explicit statement he has yet permitted himself upon
the Passion of Christ as a voluntary and vicarious self-sacrifice» (trad. it.
L’Interpretazione del Quarto Vangelo, 441-442).
261 C.H. DODD, The interpretation of the Fourth Gospel, 360: «Christ will die as a
result of His conflict with the rulers of Israel, but the hint given in 6,51 that His death is
voluntary and vicarious was not carried further. In the discourse of 10,1-18 it is taken up
and developed, on the basis of the illuminating image of the heroic shepherd. Life eternal,
as the reader had known since ch. 3, is the gift of Christ, and since ch. 6 he has been led
to surmise that Christ gives life, in some sense, by giving Himself. Now the idea begins
to assume concrete shape. Christ is actually going to be killed in His conflict with false
rulers, and through His death He will bring life to others, as really as a shepherd might
save the lives of his sheep by fighting the wolf at the cost of his own life. If that does not
tell the whole story, at least it gives part of the answer to the unanswered question of
6,52: “How can this man give us his flesh to eat?”».
262 Cf. 5,19.30; 6,38.57; 7,16; 8,26.28.40.42; 9,32 ecc.
263 I. DE LA POTTERIE, «Il Buon Pastore», 108: «Quando Gesù, come qui, afferma con
forza che si tratta di lui stesso, pensa ai suoi rapporti con gli uomini e vuol escludere che
essi possano imporgli la loro volontà; ma quando altrove dice che non fa nulla da sé, è
unicamente in rapporto a Dio. L’assoluta libertà di Gesù nei confronti degli uomini non
contraddice affatto la sua perfetta sottomissione nei confronti del Padre... “Quel che in
rapporto agli uomini è libertà, è obbedienza in rapporto al Padre” (A. Schalter), perché il
sommo potere di agire liberamente che possiede Gesù è a sua volta un dono del Padre».
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