Disertace Brož - Theses

kalo,j, in san Giovanni, si riferisce unicamente a Gesù (o alla sua missione):
lo caratterizza dal punto di vista di ciò che rappresenta obiettivamente per gli
uomini, dal punto di vista dei beni che apporta loro» 209 . Gesù è dunque
designato come «Buon Pastore» in quanto compie il suo ruolo pastorale nei
riguardi degli uomini. È il pastore come deve essere, il pastore vero, ideale,
perfetto, il pastore-modello 210 . Ma in che modo è riconoscibile questo
pastore-modello, questo pastore vero? Il testo di Gv lo definisce così: dà la
vita per le pecore, dà loro la vita in abbondanza. La sua pastoralità si
esprime nel dono, dunque nella bontà. Perciò l’aggettivo italiano «buono»
nelle traduzioni non è improprio, anche se non esprime tutta la larghezza del
termine greco 211 . Come osserva Mollat, kalo,j «suggerisce l’idea del vero
pastore, vale a dire del pastore pienamente degno di questo nome, in cui
risplendono (…) la perfezione completa e la nobiltà della sua condizione. La
traduzione buono non è tuttavia falsa, se è vero che la bontà è la nota
caratteristica del vero pastore e che in Gesù-Pastore si rivela l’infinita bontà
di Dio» 212 . Questa citzione di Mollat ci porta ancora un passo avanti. In
Gesù-Pastore «si rivela» la bontà di Dio. Come il vino buono ha rivelato la
gloria di Gesù e suscitato la fede dei suoi discepoli (2,11) e come anche le
buone opere di Gesù potrebbero e dovrebbero suscitare la fede dei Giudei
(10,31s.), così anche l’attività pastorale di Gesù, pastore esemplare, ha la sua
funzione rivelatoria, la sua dimensione di gloria, e dunque anche una
dimensione di bellezza. Secondo Westcott «Cristo non è solo il vero pastore
(o` poimh,n o` avlhqino,j) che adempie l’idea di pastore, ma lui è il buon
pastore che adempie l’idea nella sua attrattiva amabilità. Questo titolo
implica la corrispondenza tra la nobiltà del concetto e la bellezza della
209 I. DE LA POTTERIE, «Il Buon Pastore», 99.
210 J.M. LAGRANGE, Évangile selon Saint Jean, 279: «L’article redoublée o` poimh.n o`
kalo,j n’est pas une allusion au bon pasteur connu par l’Écriture, mais à celui que chacun
considère comme étant vraiment le modèle des pasteurs».
211 R.E. BROWN, The Gospel according to John I-XII, 386: «Greek kalo,j means
“beautiful” in the sense of an ideal or model of perfection (...) There is no absolute
distinction between avgaqo,j and kalo,j, but we do think that “noble” or “model” is a more
precise translation that “good” for John’s phrase. In the Midrash Rabbah II,2 on Ex 3,1,
David who was the great shepherd of the OT is described as hpey' h[,ro, literally “the
handsome shepherd” (see 1Sam 16,12)».
212 D. MOLLAT, «Le Bon Pasteur», 29-30: «L’adjectif bon ne traduit pas strictement le
texte grec. Celui-ci a l’adjectif beau, qui suggère pluôt l’idée du vrai pasteur, c’est-à-dir
du pasteur pleinement digne de ce nom, en qui resplendissent de tout leur éclat la
perfection et la noblesse de sa condition. La traduction bon n’est pourtant pas fausse, s’il
est vrai que la bonté est la note caractéristique du vrai pasteur et qu’en Jésus-Pasteur se
révèle la bonté infinie de Dieu».
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