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Disertace Brož - Theses

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discorso segreto interpretato per mezzo di un altro di significato chiaro». Il<br />

secondo discorso non è più enigmatico, ma chiarisce il primo, la paroimi,a.<br />

Secondo lo stesso autore abbiamo qui a che fare con «lo schema di una<br />

rivelazione in due tempi, molto frequente nel giudaismo, soprattutto<br />

nell’apocalittica». Nel primo tempo all’uomo viene data una rivelazione<br />

misteriosa (una visione, un sogno, una parola enigmatica, cifrata) che il<br />

veggente non comprende. Poi, nel secondo tempo, la rivelazione viene<br />

interpretata in modo chiaro. «Questo schema letterario si incontra di<br />

frequente nel Quarto Vangelo» 189 .<br />

È vero che incontriamo, in Gv, questo schema di rivelazione, la tensione<br />

tra velato e svelato, tra paroimi,a e parrhsi,a. Ma esso non risulta così<br />

nettamente all’interno del discorso del c. 10. In realtà non si tratta, nei vv. 7-<br />

18, solo di una spiegazione, di un’applicazione del precedente discorso<br />

velato alla realtà concreta. Infatti Gesù sviluppa la similitudine,<br />

introducendo alcuni nuovi elementi (il mercenario, il lupo, l’offerta della<br />

vita da parte del buon pastore, altre pecore) e nello stesso tempo lasciando<br />

senza applicazione altri che appaiono nei vv. 1-5 (il pastore estraneo, davanti<br />

a cui fuggono le pecore). Dall’altra parte, già nella «similitudine» si può<br />

intuire dove Gesù mira con le sue parole. Il fatto che il pastore chiama le<br />

pecore per nome a cammina davanti ad esse e che loro lo seguono e<br />

conoscono la sua voce, tutto ciò lascia il lettore credente percepire già, in<br />

modo intuitivo e immediato, il senso che invece ai Giudei nella trama del<br />

Vangelo sfugge. Non si tratta dunque di due discorsi nettamente distinti<br />

come è il caso della maggioranza delle parabole sinottiche. C.H. Dodd<br />

chiama il discorso enigmatico di Gv «simbolico» e lo distingue dalla<br />

parabola sinottica che caratterizza come segue:<br />

La parabola presenta una situazione o un fatto reali, che gli uditori possono<br />

facilmente individuare. Essa stimola (…) a formulare un giudizio su tale<br />

situazione. Ma si tratta di un giudizio che deve essere applicato ad una<br />

situazione diversa (…) L’essenziale è che il comportamento descritto nella<br />

parabola corrisponda a ciò che accade nella vita reale; i particolari sono<br />

destinati a sottolineare questo realismo drammatico e solo eccezionalmente<br />

possono avere un senso prorpio (…) Il giudizio è stimolato solo da un punto<br />

della narrazione 190 .<br />

189 I. DE LA POTTERIE, «Il Buon Pastore», in Studi di cristologia giovannea, 86.<br />

190 C.H. DODD, The interpretation of the Fourth Gospel, 134: «The parable is a picture<br />

or a story of real life, presenting a situation which the hearers will recognize. Their<br />

judgment is invited upon the situation, either by implication or explicitly. The judgment<br />

so elicited is intended to be applied to a different situation which is present to the mind of<br />

the teller and the hearer of the parable. It is essential that the characters in the parable<br />

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