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avendo in tal modo nessuna preminenza sui Samaritani che adorano ciò che<br />
non conoscono (4,22). Gesù invece osserva il lo,goj del Padre e perciò lo<br />
conosce. Nel suo caso questa verità ha un senso più profondo di quello di<br />
esser istruito dalla parola veterotestamentaria. Gesù è il Lo,goj stesso, eterno<br />
e incarnato, di Dio, lui esiste come Lo,goj, osserva questo Lo,goj con tutto il<br />
suo essere, si identifica con questo Lo,goj del Padre. Allo stesso modo si<br />
identifica con la conoscenza del Padre, poiché in quanto Figlio vive di fronte<br />
al Padre, vive dia. to.n pate,ra (6,57). In lui osservare il Lo,goj del Padre e<br />
conoscere il Padre coincidono e si uniscono nella sua stessa persona.<br />
L’osservanza del lo,goj del Padre da parte di Gesù è connessa con la<br />
conoscenza del Padre, mentre l’osservanza del lo,goj di Gesù da parte dei<br />
discepoli è unita alla promessa di non vedere la morte. Così implicitamente<br />
la conoscenza di Dio viene collegata al dono della vita, della vita eterna. Ciò<br />
viene reso esplicito in 17,3 dove la vita eterna viene definita appunto come<br />
la conoscenza di Dio.<br />
Questa vita eterna è destinata al mondo e comunicarla ad esso è il fine<br />
della missione di Gesù (10,10). Nella pericope in questione Gesù dà la<br />
promessa di salvare dalla morte quanti osservano il suo lo,goj: invece di<br />
«vedere» o «gustare» la morte potranno conoscere Dio. Anche qui, nel c. 8,<br />
dunque troviamo il motivo della missione di Gesù e questo collegato con la<br />
sua conoscenza di Dio. Questa sua conoscenza del Padre, per osservanza del<br />
lo,goj di quest’ultimo, garantisce la promessa di Gesù di dare la vita (cioè la<br />
conoscenza di Dio) a coloro che osservano il suo lo,goj.<br />
Per ora si tratta ancora solo di una promessa. Anzi, sembra che il<br />
compimento si allontani addirittura irreparabilmente dal mondo o almeno<br />
dai Giudei presenti. Il nascondersi finale di Gesù e il suo uscire dal tempio<br />
possono essere interpretati come segno di incondivisibilità della sua<br />
conoscenza del Padre da cui deriva la sua identità filiale, unica, esclusiva,<br />
inaccessibile e incomprensibile per gli uomini – a meno che lo accolgano<br />
nella fede.<br />
2.9 Sintesi<br />
Per la seconda volta nel Quarto Vangelo Gesù afferma di conoscere il<br />
Padre (8,55). Lo fa in un confronto infuocato con i Giudei a Gerusalmme<br />
durante la festa delle Capanne, nell’ultimo giorno. I Giudei contestano le<br />
pretese di Gesù, che del resto fraintendono. Gesù interpreta la loro<br />
incomprensione e la loro incredulità in termini molto duri: non conoscono<br />
Dio, di cui si proclamano figli, essendo invece figli del diavolo. Gesù stesso<br />
invece rivendica la sua appartenenza a Dio, suo vero Padre: lo stima, lo<br />
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