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Prove di esame Classe di Lettere - Area Download

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FILOSOFIA<br />

Anno accademico 2008/09<br />

Il can<strong>di</strong>dato analizzi e commenti, situandolo nel contesto filosofico al quale appartiene, uno a piacere<br />

dei seguenti brani:<br />

1. Platone, Critone, 51D-52°, trad. <strong>di</strong> Manara Valgimigli<br />

« Socr. “E ora ve<strong>di</strong>, o Socrate”, potrebbero seguitare le leggi, “se è vero questo che noi <strong>di</strong>ciamo, che<br />

cioè non è giusto tu faccia contro <strong>di</strong> noi quello che ora appunto hai in animo <strong>di</strong> fare. Perché noi che ti<br />

generammo, noi che ti allevammo, noi che ti educammo, noi che ti mettemmo a parte <strong>di</strong> tutti quei beni<br />

che erano in nostro potere, e te [d] e tutti gli altri concitta<strong>di</strong>ni; noi, <strong>di</strong>co, nonostante ciò, ti abbiamo<br />

pur anche fatto capire in tempo, col darne licenza a chiunque degli Ateniesi lo desideri, dopo che sia<br />

stato inscritto nel ruolo dei citta<strong>di</strong>ni e già conosca il governo della città e le sue leggi, che se a taluno<br />

queste leggi non piacciono è libero <strong>di</strong> prender seco le sue cose e <strong>di</strong> andarsene dove vuole. E a questo<br />

nessuna <strong>di</strong> noi frappone ostacoli; né a chiunque de’ citta<strong>di</strong>ni voglia recarsi, per fasti<strong>di</strong>o <strong>di</strong> noi e della<br />

città, in qualcuna delle nostre colonie, o voglia ad<strong>di</strong>rittura andar a vivere altrove in paese forestiero,<br />

nessuna <strong>di</strong> noi gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> andare dove gli piaccia [e] e portar seco tutte le sue cose. Ma chi <strong>di</strong><br />

voi rimane qui, e vede in che modo noi amministriamo la giustizia e come ci comportiamo nel resto<br />

della pubblica amministrazione, allora <strong>di</strong>ciamo che costui si è <strong>di</strong> fatto obbligato rispetto a noi a fare<br />

ciò che noi gli or<strong>di</strong>niamo; e se egli non obbe<strong>di</strong>sce, <strong>di</strong>ciamo che commette ingiustizia, contro noi in tre<br />

mo<strong>di</strong>: primo, perché non obbe<strong>di</strong>sce a noi che lo abbiamo generato; secondo, perché non obbe<strong>di</strong>sce a<br />

noi che lo abbiamo allevato; terzo, perché essendosi egli obbligato a obbe<strong>di</strong>rci, né ci obbe<strong>di</strong>sce né si<br />

adopera , caso che facciamo alcuna cosa non bene, <strong>di</strong> persuaderci altrimenti, [a] nonostante che noi,<br />

quello che gli <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> fare, gli si proponga benevolmente, e non già duramente gli s’imponga; che<br />

anzi, mentre noi gli lasciamo libertà <strong>di</strong> scegliere delle due cose l’una, o <strong>di</strong> persuaderci o <strong>di</strong> fare quello<br />

che gli <strong>di</strong>ciamo, egli non fa né l’una cosa nè l’altra”.»<br />

2. M. Lutero, Il servo arbitrio, a cura <strong>di</strong> F. De Michelis Pintacuda, Clau<strong>di</strong>ana E<strong>di</strong>trice, Torino 1993,<br />

pp. 122-231<br />

«Io sostengo quanto segue: se è stato provato che la nostra salvezza sta al <strong>di</strong> fuori delle nostre forze<br />

e intenzioni, ma <strong>di</strong>pende soltanto dall’opera <strong>di</strong> Dio - cosa che spero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare più avanti in modo<br />

inconfutabile - non ne segue forse in tutta chiarezza che, finché Dio non è presente in noi con la sua<br />

azione, tutto quello che noi facciamo è male e che, necessariamente, quanto compiamo non ha nessun<br />

valore per la salvezza? Se infatti non già noi, ma Dio soltanto opera la salvezza in noi, che lo vogliamo<br />

oppure no, noi non possiamo compiere nulla <strong>di</strong> salutare prima del suo intervento. [...] Ciò vuol <strong>di</strong>re<br />

che, quando un uomo è privo dello Spirito <strong>di</strong> Dio, non compie il male per un atto <strong>di</strong> violenza esterna<br />

(quasi trascinato per il collo) e contro la sua volontà (alla maniera in cui un ladro o un malfattore è<br />

condotto contro il proprio volere alla pena) ma lo fa <strong>di</strong> sua spontanea e piena volontà. Tuttavia non<br />

può eliminare, reprimere o mo<strong>di</strong>ficare con le proprie forze questa inclinazione o questa volontà <strong>di</strong><br />

compiere il male, bensì continua a volerla e desiderarla. Anche se costretta da una forza esterna a

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