Prove di esame Classe di Lettere - Area Download
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FILOSOFIA<br />
Anno accademico 2009/10<br />
1.<br />
Nel brano seguente, tratto dal libro un<strong>di</strong>cesimo della Metafisica, si parla della 'scienza del filosofo': il<br />
can<strong>di</strong>dato commenti il testo, cercando <strong>di</strong> spiegare come Aristotele caratterizzi siffatta scienza e accenni ai<br />
problemi interpretativi che sorgono al riguardo. "La scienza del filosofo è la scienza dell'essere in quanto<br />
essere, universale, e non particolare. Ma , l'essere si <strong>di</strong>ce in molti mo<strong>di</strong>, e non in uno solo; ora, se l'essere è<br />
uno soltanto equivocamente, ma non si pre<strong>di</strong>ca secondo nulla <strong>di</strong> comune, non è possibile che sia oggetto <strong>di</strong><br />
un'unica scienza, perché non ci sarebbe un unico genere dei <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere; ma se l'essere si <strong>di</strong>ce<br />
secondo qualcosa <strong>di</strong> comune, dovrebbe essere ricondotto sotto un'unica scienza. Sembra che l'essere si <strong>di</strong>ca<br />
proprio in quest'ultimo modo, come si <strong>di</strong>cono me<strong>di</strong>co e salubre, perché anche ciascuno <strong>di</strong> questi due termini<br />
si usa in molti mo<strong>di</strong>. Questi termini si <strong>di</strong>cono nello stesso modo in cui si <strong>di</strong>ce l'essere, perché l'uno viene<br />
ricondotto in qualche modo alla scienza me<strong>di</strong>ca, l'altro alla salute ( ... ] ma ciascuno viene ricondotto a<br />
qualcosa <strong>di</strong> identico"<br />
[Aristotele, \emph {La metafisica}, trad. a cura <strong>di</strong> C. A. Viano, Torino UTET, 1974, pp. 469-70]<br />
2.<br />
La religione naturale è uno dei temi centrali della filosofia moderna. Analizzate e commentate, su questo<br />
sfondo problematico, lo scambio <strong>di</strong> battute fra Toralba e Salomone nel Colloquium hepraplomeres <strong>di</strong> Jean<br />
Bo<strong>di</strong>n: "Toralba: Vedo che sull'insieme dei princìpi fondamentali della religione c'è <strong>di</strong>saccordo tra Giudei e<br />
Cristiani, tra Agareni e questi due, e che anche tra gli stessi Agareni esistono gravi controversie <strong>di</strong> fede,<br />
mentre tra i Cristiani, Tertulliano ed Epifania menzionano non meno <strong>di</strong> 120 eresie ... e anche se sembra che i<br />
Giudei conservino con maggiore coerenza la purezza della loro religione, tuttavia gli orientali si<br />
<strong>di</strong>fferenziano dagli occidentali nei riti. Poiché le cose stanno così, non è forse meglio abbracciare quella<br />
semplicissima, antichissima e per giunta verissima religione <strong>di</strong> natura, posta fin dal1'inizio dall'immortale<br />
Id<strong>di</strong>o nella mente <strong>di</strong> ogni uomo, da cui non avremmo dovuto allontanarci (mi riferisco a quella religione in<br />
cui vissero Abele, Enoc, Lot, Seth, Noè, Giobbe, Abramo, Isacco, Giacobbe, gran<strong>di</strong> uomini carissimi a Dio),<br />
piuttosto che andare errando ciascuno con incertezza tra tante e sì varie opinioni e non avere una sede sicura,<br />
in cui l'anima possa trovare pace?<br />
Sa/omone: - Se fossimo simili a quei gran<strong>di</strong> uomini, non avremmo affatto bisogno <strong>di</strong> riti né <strong>di</strong> cerimonie ma<br />
è impossibile mantenere la plebe e il volgo ignorante nella pura adesione alla vera religione senza riti e<br />
cerimonie."<br />
[Jean Bo<strong>di</strong>n, Colloquium heptap/omeres, traduzione <strong>di</strong> C. Peri, Ed. Terziaria, Milano, 2003, pp. 634-635).<br />
3.<br />
Il can<strong>di</strong>dato esamini il seguente passo tratto dalle Me<strong>di</strong>tazioni metafisiiche <strong>di</strong> Descartes e ne esponga il<br />
contenuto, rispettando la scansione delle argomentazioni e soffermandosi sui nessi concettuali che legano le<br />
une alle altre. Spieghi, inoltre, quale ruolo svolge nell'ambito della filosofia cartesiana il concetto qui<br />
sviluppato. "Io mi ero però persuaso che non vi fosse assolutamente niente al mondo, che non vi fosse cielo,<br />
né terra, né menti, né corpi; e non mi ero forse persuaso che neppure io esistevo? Invece, <strong>di</strong> certo io esistevo<br />
se mi ero persuaso. C'è tuttavia un non so quale essere ingannatore, sommamente potente, sommamente<br />
astuto, che deliberatamente mi inganna sempre. Non vi è dubbio, però, che io esisto, se mi inganna; e mi<br />
inganni pure quanto può, non riuscirà mai a fare in modo, tuttavia, che io sia nulla finché penserò <strong>di</strong> essere<br />
qualcosa. Cosicché, dopo aver soppesate a sufficienza tutte le cose, bisogna concludere che questo enunciato:<br />
io sono, io esisto tutte le volte che viene da me proferito o concepito nella mia mente, è necessariamente<br />
vero."<br />
[Descartes, Me<strong>di</strong>tationes de prima philosophia, Paris, Vrin, 1970, p. 25]<br />
4.<br />
Nel brano seguente, tratto dai Prolegomeni, Kant espone in dettaglio la sua dottrina del giu<strong>di</strong>zio: il<br />
can<strong>di</strong>dato, in primo luogo spieghi e commenti il passo; cerchi quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mostrare quali implicazioni abbiano<br />
le tesi ivi contenute, in rapporto alla concezione generale kantiana della conoscenza.<br />
"Noi dobbiamo quin<strong>di</strong> analizzare l'esperienza in genere per vedere che cosa in questo prodotto appartenga ai<br />
sensi e che cosa all'intelletto e come il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> esperienza sia possibile. A fondamento sta l'intuizione<br />
della quale ho coscienza, cioè la percezione (perceptio), che è tutta cosa del senso. Ma in secondo luogo vi