Un Uomo Vero, Degasperi e la Valsugana - Centro Studi su Alcide ...
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PRESENTAZIONE<br />
Da qualche anno, nel tardo pomeriggio del 19 agosto, un gruppo di<br />
persone si ritrovano presso <strong>la</strong> chiesetta di Santa Maria As<strong>su</strong>nta in Sel<strong>la</strong> per<br />
commemorare <strong>la</strong> morte di <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong>.<br />
Arrivano dalle case immerse nel verde di Sel<strong>la</strong>, da Borgo, da altri luoghi<br />
del<strong>la</strong> <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>, per partecipare al<strong>la</strong> Santa Messa e ricordare, assieme alle<br />
figlie e agli altri familiari, il più amato dei loro concittadini.<br />
Prima del rito religioso, accolte dal verde di un prato circondato da grandi<br />
faggi, ascoltano <strong>la</strong> lettura, accompagnata dal <strong>su</strong>ono di un violoncello solista<br />
o di un quartetto di c<strong>la</strong>rinetti, dei messaggi che <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong> ci ha<br />
trasmesso nei <strong>su</strong>oi scritti e nelle lettere private.<br />
In quei pochi minuti le parole e i <strong>su</strong>oni sembrano fondersi in perfetta<br />
armonia con il cielo, le montagne, i prati, i boschi che furono testimoni<br />
dei brevi momenti di riposo e ispiratori del pensiero dello statista trentino.<br />
E allora <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> comunità, che si è qui raccolta, avverte il mistero del<br />
perpetuarsi del<strong>la</strong> presenza spirituale di <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong> in questi luoghi e<br />
nel cuore e nel<strong>la</strong> mente di tutti.<br />
Poi <strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> Santa Messa con una rara, religiosa partecipazione<br />
di tutti e dell’ immancabile picchetto d’ onore degli alpini. E al<strong>la</strong> fine tante<br />
mani che si stringono per un arrivederci.<br />
Il <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>su</strong> <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong> di Borgo spera, con questo<br />
appuntamento annuale, di mantenere fede all’impegno dei <strong>su</strong>oi fondatori<br />
col tramandare il prezioso tesoro spirituale <strong>la</strong>sciato dal grande uomo di<br />
stato e sempre vivo nel <strong>su</strong>o legame con questa terra e <strong>la</strong> <strong>su</strong>a gente.<br />
Il Presidente<br />
Ivo Rossi<br />
3
In questo libretto abbiamo inteso riunire il ciclo di approfondimenti<br />
proposto in Val Di Sel<strong>la</strong> <strong>su</strong>l<strong>la</strong> vita di <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong>. Si tratta di 3<br />
appuntamenti che in forma teatrale, con una recitazione magistrale, hanno<br />
raccontato in forma nuova e <strong>su</strong>ggestiva il grande statista. E’ stato un <strong>la</strong>voro<br />
molto apprezzato che meritava questa raccolta conclusiva. L’intenzione<br />
è stata quel<strong>la</strong> di puntare l’obiettivo non solo <strong>su</strong>l<strong>la</strong> straordinaria attività<br />
politica di <strong>Degasperi</strong> ma soprattutto di presentare quel<strong>la</strong> sfera personale<br />
di re<strong>la</strong>zioni umane, sociali e religiose che danno del<strong>la</strong> figura di <strong>Degasperi</strong><br />
un’immagine ancora più forte e ricca di significati. Far apprezzare l’<strong>Uomo</strong><br />
ancora prima del Politico è stato indispensabile per capire quanto un<br />
uomo forte e con saldi valori e ideali possa poi nel<strong>la</strong> <strong>su</strong>a attività politicoamministrativa<br />
trasmetterli e cercare di dar loro un senso e una definizione.<br />
Conoscere <strong>Degasperi</strong> e <strong>la</strong> <strong>su</strong>a vita politica è un atto dovuto non solo per<br />
noi amministratori ma anche per tutti coloro che intendono portare avanti<br />
ideali di pace, solidarietà e ricerca del bene comune in una società che con<br />
sempre più fatica fa del rispetto del prossimo una priorità.<br />
Mi preme ringraziare per questo <strong>la</strong>voro il <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>su</strong> <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong><br />
di Borgo <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong> con il <strong>su</strong>o presidente Ivo Rossi e lo straordinario <strong>la</strong>voro<br />
di ricerca e sintesi svolto dal professor Vadagnini. <strong>Un</strong> caloroso app<strong>la</strong>uso<br />
agli artisti che negli anni si sono cimentati in questo <strong>la</strong>voro artistico, al<br />
regista Antonio Laino e al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Musica di Borgo che ha curato <strong>la</strong><br />
colonna sonora degli appuntamenti.<br />
<strong>Un</strong> sentito grazie al<strong>la</strong> famiglia di <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong> che ha condiviso con<br />
noi questa esperienza, sperando di aver raggiunto l’obiettivo di un omaggio<br />
sincero ad un uomo straordinario.<br />
4<br />
Assessore al<strong>la</strong> Cultura<br />
del Comune di Borgo <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong><br />
Enrico Galvan
Il buon esito delle giornate commemorative qui di seguito riportate<br />
è stato reso possibile dal<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di:<br />
Gruppo ANA di Borgo, Arte Sel<strong>la</strong>,<br />
Civica Scuo<strong>la</strong> di Musica di Borgo, Levico e Caldonazzo,<br />
Gino Simoni, Famiglia Renato Taddei.<br />
5
INTRODUZIONE<br />
I criteri con i quali sono stati scelti i passi dagli scritti di <strong>Degasperi</strong> – che poi<br />
venivano drammatizzati e letti nel<strong>la</strong> magica atmosfera attorno al<strong>la</strong> chiesetta<br />
di Sel<strong>la</strong> – rispondono sostanzialmente a due esigenze. In primo luogo<br />
era, per così dire, necessario preparare i presenti al<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong><br />
santa Messa in ricordo e in <strong>su</strong>ffragio di <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong> nel<strong>la</strong> ricorrenza<br />
del 19 agosto. Le parole di <strong>Degasperi</strong>, infatti, sono dense di spiritualità<br />
e richiamano profonde riflessioni <strong>su</strong>l<strong>la</strong> visione cristiana del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong><br />
storia umana. Sia quando scriveva al<strong>la</strong> moglie Francesca, sia nelle lettere<br />
dal carcere agli amici, sia soprattutto nel<strong>la</strong> corrispondenza con <strong>la</strong> figlia<br />
Lucia diventata <strong>su</strong>ora, <strong>Degasperi</strong> ci ha <strong>la</strong>sciato un esempio inestimabile di<br />
cristiano impegnato a tradurre <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio in ogni azione del<strong>la</strong> <strong>su</strong>a vita<br />
quotidiana, a cercar<strong>la</strong> questa Paro<strong>la</strong>, a meditar<strong>la</strong> per scoprire ogni volta un<br />
segno del<strong>la</strong> presenza di Dio nel<strong>la</strong> realtà di tutti i giorni. È soprattutto al<strong>la</strong><br />
figura di Cristo che guarda, affascinato dal<strong>la</strong> <strong>su</strong>a doppia natura, umana e<br />
divina: un mistero che lo fa sprofondare in un abisso di luce.<br />
Per un cattolico impegnato in politica, tra l’altro in posti di alta<br />
responsabilità, <strong>la</strong> Fede cristiana rappresentava un motivo di profonda<br />
ispirazione, uno stimolo che lo aiutava anche nelle scelte più difficili del<strong>la</strong><br />
<strong>su</strong>a attività politica, non in maniera meccanica e semplicistica, ma in<br />
forma più diversificata e ricca di prospettive nuove, nel segno del bene<br />
e del miglioramento del<strong>la</strong> condizione umana. Per questo motivo leggere<br />
taluni brani partico<strong>la</strong>ri di <strong>Degasperi</strong> prima del<strong>la</strong> funzione religiosa che ne<br />
ricordava il ritorno nel<strong>la</strong> gloria del Padre, è ri<strong>su</strong>ltato in questi ultimi tre<br />
anni un modo appropriato per cercare di comprendere sempre di più <strong>la</strong><br />
grandezza di quell’uomo, non solo come politico ma anche come cristiano.<br />
<strong>Degasperi</strong>, inoltre, era legato intensamente a questi luoghi del<strong>la</strong> <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>.<br />
A Borgo aveva incontrato Francesca Romani, con cui avrebbe condiviso<br />
gioie e amarezze del<strong>la</strong> vita. A Sel<strong>la</strong> amava tornare nei momenti di tregua<br />
dai <strong>su</strong>oi impegni, perché tutto di quell’ambiente gli piaceva: <strong>la</strong> natura,<br />
l’intimità familiare, le conversazioni con gli amici, le gite in montagna,<br />
qualche <strong>la</strong>voro manuale che poteva svolgere nel re<strong>la</strong>x più assoluto. Non<br />
6
era solo il buen retiro del mistico o del<strong>la</strong> persona che è giunta al termine<br />
del<strong>la</strong> vita <strong>la</strong>vorativa e pertanto si compiace del meritato riposo. Quello<br />
invece per <strong>Degasperi</strong> rappresentava una sosta per ritemprare lo spirito e<br />
prepararlo a nuove imprese dettate dai <strong>su</strong>oi impegni pubblici. Dal<strong>la</strong> quiete<br />
di Sel<strong>la</strong> <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>, immerso nel<strong>la</strong> bellezza di ogni partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> natura,<br />
era possibile valutare gli eventi storici e i fatti di ordinaria importanza con<br />
uno sguardo più penetrante proprio perché tutto questo nasceva dal<strong>la</strong><br />
semplicità ed essenzialità dell’ambiente circostante.<br />
I brevi passi degli scritti qui raccolti rispondono quindi a questi due<br />
obiettivi e cercano di avvicinare <strong>Degasperi</strong> sempre di più a noi, <strong>su</strong>oi<br />
conterranei e concittadini, come persona profondamente appassionata del<br />
<strong>su</strong>o Dio cristiano, ma anche ricca di una umanità gioiosa e serena.<br />
Armando Vadagnini<br />
7
LETTURE<br />
<strong>Degasperi</strong>ane<br />
Santa Messa celebrata da Monsignor Armando Costa<br />
SELLA VALSUGANA<br />
19 agosto 2008
I.<br />
INTRODUZIONE<br />
Prima di fare memoria nel<strong>la</strong> liturgia eucaristica di <strong>Alcide</strong><br />
<strong>Degasperi</strong> e di ricordarlo al Signore, si è ritenuto opportuno<br />
riflettere anche <strong>su</strong> alcuni momenti partico<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> <strong>su</strong>a vita<br />
terrena, <strong>su</strong>l significato del <strong>su</strong>o impegno come uomo politico, <strong>su</strong>l<strong>la</strong><br />
coscienza del cristiano impegnato in politica e anche <strong>su</strong>gli aspetti<br />
più umani di <strong>Degasperi</strong>, come l’attaccamento al<strong>la</strong> famiglia, i<br />
sacrifici del<strong>la</strong> vita e <strong>la</strong> fiducia nel<strong>la</strong> Provvidenza, il profondo<br />
senso dell’amicizia, e - ciò che in questo momento, trovandoci<br />
qui, interessa in modo speciale – l’amore per i luoghi a lui tanto<br />
cari del<strong>la</strong> <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>. Lo facciamo ascoltando alcuni brevi passi<br />
delle <strong>su</strong>e lettere e dei <strong>su</strong>oi scritti, interval<strong>la</strong>ti da brani musicali.<br />
La lettura inizia con due scritti giovanili, quando <strong>Degasperi</strong> era ancora<br />
studente universitario e poi direttore del quotidiano “Il Trentino”. Nelle<br />
battaglie ideologiche e politiche del primo Novecento in Trentino i <strong>su</strong>oi<br />
scritti si distinguono per coraggio e chiarezza di posizione. La vita politica<br />
senza un ancoraggio con <strong>la</strong> gente dei paesi e delle valli del Trentino, senza<br />
un legame con <strong>la</strong> storia e <strong>la</strong> vita religiosa di un popolo rischiava di ridursi a<br />
parole vuote. Erano questi gli ideali che anche i giovani avrebbero dovuto<br />
conservare e seguire con impegno e determinazione.<br />
13
Il ConGREsso dEGlI unIvERsItaRI CattolICI a BoRGo,<br />
11 settembre 1905<br />
Per il popolo e col popolo. Anche <strong>la</strong> nostra associazione politica, appena<br />
nata, si rivolse al popolo. Ma noi veniamo anche dal popolo. Siamo tutti<br />
fratelli di Cristo! Ecco <strong>la</strong> prima espressione del<strong>la</strong> nostra democrazia. La<br />
nostra azione popo<strong>la</strong>re doveva basarsi <strong>su</strong>l<strong>la</strong> continuità del<strong>la</strong> fede e dei<br />
buoni costumi. Noi ci siamo guardati d’attorno e abbiamo ammirato le<br />
nostre <strong>su</strong>perbe cattedrali, i nostri santuari, le croci splendenti <strong>su</strong>lle torri<br />
delle città, le croci enormi piantate <strong>su</strong>lle cime delle nostre alpi, e abbiamo<br />
sentito che esse non sono semplici testimoni del passato, ma che sono<br />
promesse, profezie per l’avvenire. I cattolici hanno piantato le tende <strong>su</strong>l<br />
campo del Trentino storico e chi ha per sé <strong>la</strong> storia di un popolo, ne ha in<br />
mano anche le sorti future.<br />
14
<strong>la</strong> paRo<strong>la</strong> a mE!,<br />
31 dicembre 1910<br />
Fine del 1910. Quanti anni sono passati dal<strong>la</strong> mia gioventù ed oggi mi<br />
pare di trovarmi come al sommo di un’erta, dopo una salita faticosa,<br />
incespicando e cadendo molte volte, ma insorgendo sempre; e i nemici sono<br />
dietro caduti nel<strong>la</strong> polvere. Allora guardo innanzi e mi<strong>su</strong>ro con l’occhio<br />
l’immenso ripiano che ci separa ancora dal<strong>la</strong> cima. Guardo <strong>la</strong>ssù dove batte<br />
il sole e si indorano le torri, i templi e le forti mura del nostro Trentino<br />
ideale. Lassù dobbiamo arrivare perché il nostro popolo sia cristianamente<br />
libero, italianamente indipendente, socialmente e civilmente forte. È il<br />
Trentino, a cui hanno guardato i nostri padri nei secoli migliori, è l’ideale<br />
verso cui deve camminare anche <strong>la</strong> generazione nostra. Non importa se<br />
qualcuno lungo <strong>la</strong> via vien meno, se qualche altro pusil<strong>la</strong>nime perde <strong>la</strong><br />
fiducia e cade: avanti amici, io rimango sempre tra voi, dando l’al<strong>la</strong>rme,<br />
levando <strong>la</strong> voce dell’araldo che è l’eco eterna del<strong>la</strong> vostra coscienza.<br />
E dirò a voi giovani anche nel 1911 che andiate innanzi riattaccandovi<br />
al cammino percorso dagli altri e a tutti che procediamo concordi nel<strong>la</strong><br />
solidarietà d’un grande ideale, d’una grande speranza. È questa nostalgia<br />
dell’ideale ch’io in mezzo alle vostre cure ed al <strong>la</strong>voro insidioso voglio<br />
trasferire anche nell’anno nuovo e mantener viva quale efficace propulsore<br />
d’opere belle.<br />
15
sIntEsI d’IdEE E dI pRoposItI,<br />
31 dicembre 1921<br />
Mentre scriviamo quest’ultime righe, come ci accade spesso durante<br />
questo travagliato Ventuno, il quale al raccoglimento del pensiero non<br />
ha riservato che le ore notturne, ci sorprende l’alba dell’ultimo giorno<br />
dell’anno. Nes<strong>su</strong>na immagine ci aiuta a mi<strong>su</strong>rare il tempo come <strong>la</strong> visione<br />
del cielo. In questa volta celeste noi sentiamo «l’Amor che muove il sole<br />
e le altre stelle», <strong>su</strong>premo creatore e dominatore degli spiriti e noi, spirito<br />
che trionfa del tempo e del<strong>la</strong> materia, sentiamo che <strong>la</strong> breve e limitata<br />
opera nostra di quaggiù è un attimo di cooperazione coll’eterno reggitore<br />
del mondo. È con questa fede che ciascuno di noi ha resistito e resiste<br />
al quotidiano travaglio. Il nostro posto d’azione è modesto ed oscuro; il<br />
piccolo mondo, teatro del<strong>la</strong> nostra vita pubblica, angusto e lontano dalle<br />
grandi correnti. Ma nes<strong>su</strong>n posto è così oscuro che, quando vi si combatte<br />
per il bene, non lo investa <strong>la</strong> luce dell’eterna Verità, e nes<strong>su</strong>n paese è<br />
così remoto che, quando vi si cooperi con Dio, non lo attraversi l’infinita<br />
corrente spirituale che domina l’universo.<br />
18<br />
II. Ma poi venne <strong>la</strong> guerra, una terribile esperienza per tutta <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione trentina e, <strong>su</strong>bito dopo, il passaggio del Trentino<br />
all’Italia. <strong>Degasperi</strong> è ancora giornalista e nel 1921 verrà eletto<br />
deputato a Roma. Il fascismo è alle porte. Decaduto da deputato,<br />
nel 1927 viene condannato a quattro anno per “espatrio<br />
c<strong>la</strong>ndestino” e <strong>su</strong>bisce il carcere, proprio nel periodo più delicato<br />
del<strong>la</strong> <strong>su</strong>a vita, dopo il matrimonio con una giovane straordinaria<br />
di Borgo, Francesca Romani, e dopo <strong>la</strong> nascita delle prime due<br />
figlie: Maria Romana e Lucia. Amarezza, delusione per <strong>la</strong><br />
situazione politica, ma anche soprattutto tenerezza e affetto si<br />
alternano in questi scritti degli anni Venti.
al<strong>la</strong> fIdanzata fRanCEsCa RomanI,<br />
Trento, 15 ottobre 1921<br />
Mia Francesca, ti scrivo poche righe, che ti dovranno bastare per alcuni<br />
giorni forse. Ma ti penso molto. I miei amici dicono che lo si vede in uno<br />
strano chiarore dei miei occhi. Evidentemente c’è una <strong>la</strong>mpada dentro che<br />
arde, ed è luce d’amore. Tu sarai <strong>la</strong> vestale che veglierai in eterno affinché<br />
questa nostra fiamma non si scolori e non si spenga. Famigliarizzati col<strong>la</strong><br />
figura del Cristo che solleva noi creature <strong>su</strong>e al di sopra dell’umana natura.<br />
Io sdegnoso e forse <strong>su</strong>perbo con molti lo vedo sempre incombere dall’alto<br />
innanzi a me per indicarmi <strong>la</strong> via e io lo seguo o credo di seguirlo umilmente.<br />
Francesca non voglio essere più solo innanzi a Lui. Non sono bigotto e<br />
forse nemmeno religioso come dovrei essere; ma <strong>la</strong> personalità del Cristo<br />
vivente mi trascina, mi soggioga, mi solleva come un fanciullo. Vieni, io ti<br />
voglio con me e che mi segua nel<strong>la</strong> stessa attrazione, come verso un abisso<br />
di luce. Cresci nel cuore questa convinzione, come vi cresci l’amore per<br />
me. Sarà il più bell’abito nuziale. Vuoi, mia eletta? Come anticipazione del<br />
nostro vincolo per <strong>la</strong> vita, ti abbraccio e ti bacio con cuore ardente e animo<br />
devoto. Tuo <strong>Alcide</strong>.<br />
al<strong>la</strong> moGlIE fRanCEsCa, dallE CaRCERI dI Roma,<br />
31 maggio 1927<br />
Mia diletta, perché il Signore mi ha <strong>la</strong>sciato colpire così? Se <strong>la</strong> cosa fosse<br />
solo fra me e <strong>la</strong> Sua Giustizia, lo so che sarebbero in causa i miei peccati;<br />
ma tu, mia santa ed eroica creatura, ed i miei figlioli innocenti, e tutti i<br />
miei e tuoi e gli amici buoni e giusti che hanno pregato? Dio mio, com’è<br />
difficile trovare le ragioni ontologiche del dolore! Ma poi questo è fatto<br />
pubblico: io sono un granello rimesso dal<strong>la</strong> Sua mano potente nel vortice<br />
del mondo, un sassolino con cui impasta il Suo edificio. Qual vortice,<br />
quale edificio? Non lo so, ma Dio ha un disegno imperscrutabile innanzi<br />
al quale m’inchino adorando, Francesca, e par<strong>la</strong>ndo scrivo a te e a tutti che<br />
19
mi amano. Iddio non può essere né ingiusto, né crudele. Egli ci ama e fa<br />
di noi qualcosa che oggi non comprendiamo. Così ragionando mi sono<br />
alquanto conso<strong>la</strong>to. Abbracciami tutti i tuoi e i miei e gli amici. Grazie col<br />
cuore. Addio amore. <strong>Alcide</strong><br />
al<strong>la</strong> moGlIE fRanCEsCa,<br />
dal<strong>la</strong> ClInICa CIanCaREllI dI Roma,<br />
6 agosto 1927<br />
Francesca mia, è torrido: tuttavia <strong>la</strong> mattina nel cantuccio di verde, sotto<br />
il fico, e <strong>la</strong> sera, più a lungo, <strong>su</strong>l<strong>la</strong> terrazza, godo il tiepido, se non il fresco.<br />
La sera specialmente, quando dall’alto vedo accendersi i lumi di Roma, via<br />
via fino ai colli di Albano, e salire nel cielo ad una ad una le costel<strong>la</strong>zioni<br />
e migliaia di stelle guardarmi tranquille e benigne, allora specialmente è il<br />
tempo dei dolci pensieri e dico sospirando: quel<strong>la</strong> là splende sopra Cima<br />
Dodici, quell’altra si vede sopra Manasso, quell’altra ancora pare si tocchi,<br />
stando <strong>su</strong>ll’Armentera. E mi sembra che voi ed io siamo uniti nel «goder di<br />
loro fiammelle» e che le «fi<strong>la</strong>nti», attraversando improvvisamente il nostro<br />
cielo comune, corrano a portarvi il mio messaggio. Le avete viste e avete<br />
colto il <strong>la</strong>mpo del loro desiderio? Com’è confortevole, com’è bello qui in<br />
confronto di quel<strong>la</strong> «selva selvaggia ed aspra e forte che nel pensier rinnova<br />
<strong>la</strong> paura». Non è il pensiero a me, ma il pensare ai miei cari che mi fa<br />
paura. Te lo devo dire? Talvolta sento come una punta di rimorso. Tu,<br />
generosa, non pensi certo così, ma se taluno dicesse: un pochino se l’è<br />
meritata, non doveva sacrificare <strong>la</strong> famiglia al<strong>la</strong> <strong>su</strong>a politica? Allora rifaccio<br />
con <strong>la</strong> memoria l’ingrato cammino di questi ultimi anni e penso se potevo<br />
fare altrimenti. E mi pare di no. Ho resistito, è vero, fino all’ultimo, <strong>su</strong>l<strong>la</strong><br />
trincea avanzata, al<strong>la</strong> quale mi aveva chiamato il dovere, ma era proprio <strong>la</strong><br />
mia coscienza che me lo imponeva, le mie convinzioni, <strong>la</strong> dignità, il rispetto<br />
di me stesso, <strong>la</strong> fedeltà al<strong>la</strong> mia bandiera e al<strong>la</strong> mia vita. Ci sono molti che<br />
nel<strong>la</strong> politica fanno solo una picco<strong>la</strong> escursione, come dilettanti, ed altri<br />
che <strong>la</strong> considerano, e tale è per loro, come un accessorio di secondarissima<br />
20
importanza. Ma per me, fin da ragazzo, era <strong>la</strong> mia carriera o meglio <strong>la</strong> mia<br />
missione. Io t’ho sempre letto negli occhi che, se fossi stato vile, mi avresti<br />
disprezzato. Dunque era proprio l’orbita del mio destino. Rimanendo<br />
fedele al<strong>la</strong> mia stel<strong>la</strong>, dovevo percorrere quel<strong>la</strong> fino in fondo. Comunque,<br />
vi sono gli uomini di preda, gli uomini del piacere, gli uomini di buona<br />
fede. Anche tu, vero, mi vuoi bene perché sono fra questi ultimi. E allora<br />
Dio mi abbandonerà? Addio miei cari, dormite in pace nelle case romite.<br />
Io sono presente! Baci.<br />
<strong>Alcide</strong><br />
21
III. Al termine del<strong>la</strong> seconda guerra mondiale, inizia il periodo più<br />
impegnativo e importante dal punto di vista politico di <strong>Degasperi</strong>.<br />
È presidente del Consiglio per quasi otto anni e, con molti sacrifici,<br />
riesce a ricostruire l’Italia e a dare agli italiani <strong>la</strong> coscienza di essere<br />
un popolo unito. Ma nei momenti difficili – e non furono pochi! –<br />
ecco che gli arrivano i «foglietti e gli appunti spirituali» del<strong>la</strong> figlia<br />
Lucia, diventata <strong>su</strong>ora nel 1947. Era un aiuto di grande efficacia<br />
per un uomo, ormai anziano, che giorno dopo giorno doveva<br />
affrontare un’infinita serie di difficoltà. <strong>Un</strong> esempio di questo fitto<br />
dialogo tra padre e figlia è questa lettera scritta da <strong>Degasperi</strong> dal<strong>la</strong><br />
casetta di Sel<strong>la</strong>, dove era stato costretto per qualche giorno a letto a<br />
causa di una pericolosa puntura di insetto.<br />
lEttERa dI dEGaspERI al<strong>la</strong> fIGlIa <strong>su</strong>oR luCIa,<br />
Sel<strong>la</strong> <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>, 14 agosto 1950<br />
Cara Lucia, ho letto e meditato le tue note durante il ritiro e ne ho tratto<br />
conforto, perché anch’io faccio una specie di ritiro: ma purtroppo esso<br />
è solo del corpo, giacché lo spirito è tormentato dalle voci che vengono<br />
dal di fuori: telefono, telescrivente, rapporti da leggere e glossare, visite e<br />
conferenze. Ho fatto spostare il letto, in modo che, mentre ti scrivo, posso<br />
vedere, attraverso <strong>la</strong> porta del balconcino, il centro rurale dei Capraio ove<br />
sotto il tigli, con gli animali di bassa corte, stanno anche i bravi agenti<br />
che mi difendono dai troppi rapporti col consorzio umano e attraverso <strong>la</strong><br />
finestra vedo i grandi faggi che fanno ombra al<strong>la</strong> fontana. Col cannocchiale<br />
posso scrutare anche i prati e i boschi dell’Armentèra. Che cosa pretendere<br />
di più che questo orizzonte limitato e riposante? Se non ci fosse nel<strong>la</strong><br />
coscienza il rovello del<strong>la</strong> responsabilità e nel<strong>la</strong> mente l’inquietudine per<br />
i giorni venturi, se non ci fossero decisioni da prendere, provvedimenti<br />
da e<strong>la</strong>borare, <strong>su</strong>ggerimenti da dare nel campo economico e politico. Non<br />
credere però che mi <strong>la</strong>sci prendere dall’al<strong>la</strong>rmismo e dal<strong>la</strong> paura. Sono<br />
22
Ernesto Goio durante <strong>la</strong> lettura.<br />
23
sereno e deciso, non credo a scadenze vicine, soprattutto spero ancora che<br />
il probabile diventi inevitabile. Ma <strong>la</strong> gente è al<strong>la</strong>rmata, pretende che il<br />
governo preveda e provveda! Ed ecco che il Signore permette che <strong>la</strong> mia<br />
pre<strong>su</strong>nzione di fare e provvedere sia limitata e per i contatti personali<br />
paralizzata da…una puntura d’un insetto ignoto che mi ha prodotto<br />
un’infezione profonda nel<strong>la</strong> vena o nei vasi linfatici, quindi pericolo di<br />
flebite, trombosi e embolo che gira. Perciò letto, immobilità, gamba in<br />
alto! Questo insetto ignoto e velenoso rimane un mistero. Quali effetti<br />
potrà avere una causa così picco<strong>la</strong>? È il male che lo ha armato del <strong>su</strong>o<br />
pungiglione per indebolirmi il corpo nel<strong>la</strong> lotta per il Bene, o è il Bene<br />
che vuol provare <strong>la</strong> mia in<strong>su</strong>fficienza e piegare il mio orgoglio? Questo è<br />
certo, che dal guaio devo trarre tutto il bene possibile per me e per gli altri.<br />
Addio mia cara, sono sempre ottimista: Dio non abbandonerà l’Italia, se<br />
resterà fedele al<strong>la</strong> <strong>su</strong>a missione, di proteggere <strong>la</strong> libertà del<strong>la</strong> Sua Chiesa e<br />
di difendere il patrimonio del<strong>la</strong> <strong>su</strong>a civiltà: questo sarà il mio impegno fino<br />
a che avrò vita e lena. Diglielo, ripetiglielo tutti i giorni.<br />
T’abbraccia il tuo papà<br />
24
.<br />
Fonti dei testi citati:<br />
“La Voce Cattolica”, 1905.<br />
“Il Trentino”, 1910.<br />
“Il nuovo Trentino”, 1921.<br />
A.<strong>Degasperi</strong>, Lettere dal<strong>la</strong> prigione, Cinque Lune, Roma 1974.<br />
Suor Lucia <strong>Degasperi</strong>, Appunti spirituali e lettere al padre, a cura di M. R.<br />
<strong>Degasperi</strong>, Morcelliana, Brescia 1968.<br />
25
Ernesto Goio e Ester D’Amato leggono<br />
DIALOGhI SU<br />
<strong>Degasperi</strong><br />
Celebrazione del<strong>la</strong> Santa Messa presieduta da<br />
Monsignor Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze.<br />
Omelia di Monsignor Armando Costa<br />
SELLA VALSUGANA<br />
19 agosto 2009<br />
Dagli scritti di <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong>, scelti da armando vadagnini<br />
Drammaturgia e regia di aurelio <strong>la</strong>ino
PERSONAGGI<br />
degasperi vecchio: nel “presente”<br />
degasperi Giovane: nel “passato”<br />
<strong>su</strong>or lucia: figlia dello Statista<br />
una donna: profuga trentina nel distretto di Rokitzan durante<br />
<strong>la</strong> Grande Guerra<br />
scena: Nel <strong>su</strong>o ritiro di Sel<strong>la</strong> <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>, nel<strong>la</strong> <strong>su</strong>a ultima<br />
estate, lo Statista trentino rilegge vecchi scritti e<br />
ricorda episodi vicini e lontani del<strong>la</strong> <strong>su</strong>a vita.<br />
30
ATTO I - PrOlOgO<br />
OUVERTURE MUSICALE<br />
Il <strong>Degasperi</strong> Vecchio rilegge una lettera indirizzata tanti anni prima al<strong>la</strong><br />
moglie.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Cara Francesca, ah, tu mi scrivi del<strong>la</strong> quiete di nostra casa, io devo<br />
risponderti, in mezzo a c<strong>la</strong>mori diversi. Non esagerare nelle lodi. Ci vuol<br />
poco a fare gli eremiti quando si è in carcere. L’occhio dolce, è vero, lo ebbi<br />
dal<strong>la</strong> mamma, e mi rimase in quasi tutta <strong>la</strong> vita, come lo specchio del mio<br />
invincibile ottimismo.<br />
Il vecchio <strong>Degasperi</strong> ricorda un discorso agli universitari di molti anni<br />
prima. Lo fa consapevole del<strong>la</strong> durezza delle battaglie del passato.<br />
31
ScenA 1<br />
dEGaspERI GIovanE<br />
Questa mattina al vedere tanta piena di popolo che ci accompagnò quasi in<br />
trionfo, mi tornava al<strong>la</strong> memoria un dialogo breve ch’io ebbi al congresso di<br />
Caldonazzo con un professore universitario del<strong>la</strong> Germania. Il professore,<br />
avvezzo a vedere gli studenti aggirarsi in un’atmosfera di birra e di fumo,<br />
guardava attonito a tutto quell’affol<strong>la</strong>rsi di popolo sotto le loro bandiere, a<br />
quel confondersi di tutte le c<strong>la</strong>ssi cogli universitari.<br />
Veda, interruppi allora <strong>la</strong> <strong>su</strong>a esc<strong>la</strong>mazione di meraviglia, il popolo è grato<br />
agli studenti! Gli studenti hanno dichiarato di essere col popolo e per il<br />
popolo. Le opere non hanno smentito le premesse, e il popolo se ne ricorda.<br />
Così dicendo, accentuavo un punto fondamentale del nostro programma.<br />
La storia nostra è breve. Eravamo all’inizio un manipolo appena, ma poi le<br />
re<strong>la</strong>zioni del popolo coi nostri studenti si fecero più intime. Noi vivemmo<br />
del<strong>la</strong> nostra fede fortissima, voi aspiraste il nostro entusiasmo.<br />
Io vi riconosco, o visi abbronzati dal sole, vi rivedo, o bandiere del<strong>la</strong> buona<br />
battaglia! Con voi abbiamo acc<strong>la</strong>mato le prime volte al<strong>la</strong> democrazia<br />
cristiana, sotto di voi abbiamo attraversato le città e le valli in nome del<br />
vangelo, con voi e sotto di voi, uniti in un sol pensiero, abbiamo trascinato<br />
dietro <strong>la</strong> fiumana dei dubbiosi verso <strong>la</strong> croce.<br />
Qualcuno mi rimproverava oggi che gli studenti cattolici non votino,<br />
come altri, <strong>la</strong>pidi e monumenti ai nostri grandi. Lasciali fare, ho risposto, i<br />
nostri erigono nel cuore del popolo un monumento più duro del<strong>la</strong> pietra,<br />
più longevo del bronzo. Dal<strong>la</strong> scienza so<strong>la</strong>, ha scritto in un sonetto Lope de<br />
Vega, non escono che nebbie pel capo; è il cuore, l’amore che ci vuole. Sì,<br />
o amici, l’amore grande a Cristo, al<strong>la</strong> nostra patria infelice. Questo amore<br />
fu grande in voi negli anni trascorsi; non venga meno nell’avvenire!<br />
Al <strong>la</strong>voro dunque con tutte quelle cautele che ci preservano dalle frasi<br />
vuote, dalle pose inutili; al <strong>la</strong>voro che esca in noi e nel nostro popolo una<br />
coscienza positiva. Promettiamolo qui e oggi, amici e colleghi, di fronte a<br />
32
Ester D’Amato e Ernesto Goio durante <strong>la</strong> lettura.<br />
33
questo popolo industre, di fronte a questo castello diroccato, testimonio di<br />
una gente non serva, ma fattrice dei propri destini. Gli anni che verranno<br />
saranno tempo di battaglia, le nostre energie giovanili cozzeranno giorno<br />
per giorno coi tempi ostili. Che importa! Siamo con Cristo e il <strong>su</strong>o popolo.<br />
Andiamo!<br />
34<br />
INTERMEZZO MUSICALE<br />
Il quartetto di C<strong>la</strong>rinetti del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Musicale.
ScenA 2<br />
Il vecchio <strong>Degasperi</strong> ricorda un episodio del<strong>la</strong> prima guerra mondiale:<br />
l’incontro in un campo profughi con una famiglia di mugnai proveniente<br />
dal<strong>la</strong> <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Entrai in una vecchia fabbrica abbandonata, messa a disposizione dei<br />
profughi. È una sa<strong>la</strong> ampia, ma umida perché rasente terra e non molto<br />
lucida, perché le finestre sono munite di grosse inferriate. I più vecchi<br />
dei nostri val<strong>su</strong>ganotti giacevano ancora <strong>su</strong>l pagliericcio e una dozzina<br />
di bambini ruzzo<strong>la</strong>vano, cogli occhi ancora semichiusi, da un giaciglio<br />
all’altro, attendendo <strong>la</strong> co<strong>la</strong>zione che le mamme stavano preparando<br />
attorno a un fornello, assai malconcio e quindi assai fumoso.<br />
Come al solito venni accolto in <strong>su</strong>lle prime da facce attonite, rispettose,<br />
ma quasi indifferenti, come di persone avvezze alle viste di simili signori,<br />
i quali vengono, guardano, par<strong>la</strong>no tra loro una lingua sconosciuta e se<br />
ne vanno non si sa con qual ri<strong>su</strong>ltato e <strong>la</strong>sciando indietro un certo senso<br />
di stizza perché non s’era potuto capire né sfogare <strong>la</strong> piena del proprio<br />
cordoglio. Ma poi il saluto nel<strong>la</strong> lingua materna produce il miracolo<br />
d’una trasformazione straordinaria, negli occhi, nei lineamenti del viso,<br />
nell’atteggiamento, nel<strong>la</strong> messa in scena di quello stanzone, ove perfino<br />
quei frugoli del<strong>la</strong> generazione ventura sospendono le loro capriole e mi<br />
stanno a guardare coll’occhio acceso e l’indice in bocca.<br />
Ma quel<strong>la</strong> volta fermai l’attenzione <strong>su</strong> un dettaglio speciale. In mezzo<br />
al<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> stava seduto <strong>su</strong>l pavimento un ragazzetto <strong>su</strong>i quattordici anni<br />
che stringeva colle gambe un macinino da caffè.<br />
dEGaspERI GIovanE<br />
Ah, ah, lo comperate in grani!<br />
donna<br />
Ma non è caffè, signore! maciniamo così il “sorgo”.<br />
35
dEGaspERI GIovanE<br />
E perché mai?<br />
donna<br />
Dieci chili me ne hanno mandato a male. Noi siamo mugnai di professione,<br />
signore, e con qualche picco<strong>la</strong> modificazione nel meccanismo, si sarebbe<br />
potuto rego<strong>la</strong>re per nostro uso anche il mulino di Rokitzan; ma come<br />
fare ad intendersi? Il mugnaio di qua non sa che czeco, io non parlo<br />
che val<strong>su</strong>ganotto. Ho provato a segni, ma pareva una commedia, e finii<br />
coll’andarmene. Così, mi sono detta, perché non macinare con quest’arnese<br />
qui? Tempo ne avanza, vero Carletto? Per avere una farina a tanto a tanto,<br />
bisogna passar<strong>la</strong> tre volte. Il <strong>la</strong>voro è quindi lento e, <strong>su</strong> per giù, per far <strong>la</strong><br />
polenta <strong>la</strong> sera, bisogna macinare tutto il giorno. Ma ringraziare Iddio che<br />
a qualche verso ci si arriva!<br />
dEGaspERI GIovanE<br />
Noi tutti vi siamo vicini. So che è dura <strong>la</strong> vita di voi profughi.<br />
donna<br />
Se ci par dura? Sicuro che è dura. Quando penso al mio bel mulino del<strong>la</strong><br />
<strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>, colle <strong>su</strong>e dieci “mole” e i <strong>su</strong>oi cinque buratti, ed io andavo<br />
tutta infarinata da una macina all’altra come un re nel <strong>su</strong>o regno, alzavo il<br />
coperchio dei cassoni, affondavo le mani nel macinato e così, palpandolo,<br />
constatavo il percento del<strong>la</strong> macinazione, senza bisogno di tanti rego<strong>la</strong>menti<br />
e di tante ordinanze, e quando <strong>la</strong> mattina per tempissimo, al canto del gallo,<br />
uscivo <strong>su</strong>l bal<strong>la</strong>toio, sopra il canale e con un vigoroso colpo di braccia davo<br />
acqua al<strong>la</strong> ruota e l’ascoltavo scrosciare dentro le pale, finché tutto si metteva<br />
in moto e ricominciava il battito sicuro dei miei buratti, quel<strong>la</strong> era <strong>la</strong> vita!<br />
dEGaspERI GIovanE<br />
Coraggio, coraggio. La guerra non è eterna. Se durasse troppo, vedete<br />
bene che ritorneremmo ai tempi di Mitridate che fu il primo a inventare<br />
il mulino o ci ridurremmo al<strong>la</strong> civiltà degli Indiani che hanno ancora il<br />
sistema dei due sassi. La guerra durerà ancora poco e voi tornerete presto<br />
36
al vostro mulino e tutti, chi per un verso chi per l’altro, col braccio più<br />
vigoroso ancora per le traversie passate, “daremo acqua al<strong>la</strong> nostra ruota”.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
E mentre dicevo così, splendeva negli occhi una <strong>la</strong>crima e <strong>la</strong> donna aveva<br />
sospeso, tutta assorta nel<strong>la</strong> contemp<strong>la</strong>zione di un migliore avvenire, il<br />
movimento affaticato del <strong>su</strong>o braccio.<br />
INTERMEZZO MUSICALE<br />
37
ScenA 3<br />
dEGaspERI GIovanE<br />
Vedi, nei primi giorni di prigione, mi parve di entrare solo, curvo e deso<strong>la</strong>to<br />
in un lunghissimo tunnel sotterraneo, oscuro ed eterno come quattro anni<br />
di carcere. Dopo <strong>la</strong> condanna mi parve che dopo breve cammino sarei<br />
finito in qualche morta gora, dentro il buio infinito. Ma poi pian piano<br />
apparve come una luce siderale, poi il biancore dell’alba, e questa luce non<br />
è fuori, Francesca, perché fuori è ancora buio, ma si fa e cresce di dentro,<br />
nello spirito. Ecco <strong>la</strong> luce del Signore. Quando ricevo <strong>la</strong> Comunione, pare<br />
che Cristo non risponda, ma mi <strong>la</strong>scia l’impronta nello spirito.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Riconosco i maggiori diritti del Signore <strong>su</strong> te per una paternità più alta,<br />
ma perderò <strong>la</strong> tua familiarità, il tuo soccorso, quando il mio animo e il<br />
mio corpo si indeboliranno. Lascia andare, non badarci: è il fondaccio<br />
egoista che rigurgita; ma poi viene il sereno del<strong>la</strong> comprensione, del<strong>la</strong><br />
fiducia in Dio ed anche del<strong>la</strong> gratitudine verso di Lui, che ti ha eletto,<br />
nonostante l’indegnità mia. Il Signore ci aiuterà entrambi a fare <strong>la</strong> <strong>su</strong>a<br />
volontà e il nostro dovere. Tu che Gli sei cara per <strong>la</strong> generosità del<strong>la</strong> tua<br />
totale consacrazione, pregalo per tuo padre che ha responsabilità così gravi<br />
e per una madre che gli addolcisce <strong>la</strong> vita.<br />
<strong>su</strong>oR luCIa<br />
<strong>Un</strong> grazie grande grande, papà carissimo, per <strong>la</strong> tua paternità calda e forte,<br />
che fin da piccole ci ha dato il senso del<strong>la</strong> sicurezza e dell’appoggio, a<br />
cui ci siamo abbandonate senza altri timori. Grazie per l’ambiente che<br />
ci hai creato intorno, un ambiente di saldi princìpi, di <strong>la</strong>rghe vedute, di<br />
obbiettività di giudizi. Me ne sono accorta bene adesso e me ne sono<br />
accorta specialmente preparando <strong>la</strong> tesi di <strong>la</strong>urea, che non sono tanto le<br />
cognizioni acquisite a scuo<strong>la</strong> che mi hanno educato l’intelligenza, quanto<br />
il tuo continuo par<strong>la</strong>rci di cose belle e intelligenti. Grazie perciò di non<br />
38
aver taciuto: grazie di avermi raccontato sempre, anche quando ritornavi<br />
stanco a casa, di averci spezzato il pane del<strong>la</strong> tua cultura così universale e<br />
così poco pedante.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Cara Lucia, le tue parole hanno il profumo del timo nei chiostri antichi…<br />
Ti abbraccio, come quando eri piccina.<br />
Il vecchio <strong>Degasperi</strong> ricorda…<br />
dEGaspERI GIovanE<br />
Cara Lucia, non amma<strong>la</strong>rti più, ti prego, perché quando stai male, si sente<br />
tanto male anche il papà che è lontano e non può fare niente. Prendi le<br />
medicine e mangia solo quello che vuole <strong>la</strong> mamma. Sta’ attenta anche<br />
tu a Maria Romana, e guarda a quello che mette in bocca! State buone,<br />
bambine mie, affinché <strong>la</strong> mamma e <strong>la</strong> nonna possano ridiventare allegre.<br />
“Allegro”, “andante”…“allegretto”, almeno!<br />
Il <strong>Degasperi</strong> vecchio torna in sé.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Allora eri presso di me e oggi ancora, pur lontana, ti sento vicina.<br />
<strong>su</strong>oR luCIa<br />
Come è bello per me poter fondere <strong>la</strong> mia preghiera con <strong>la</strong> tua azione, perché<br />
<strong>la</strong> tua azione è mossa da un principio soprannaturale, e si estende al mondo<br />
intero: e come il mondo intero devono essere ampie le intenzioni di una<br />
religiosa, o di chi si prepara ad esserlo. Coraggio dunque, papà! Lontane<br />
dal fervore del<strong>la</strong> lotta, noi religiose ci sentiamo però spiritualmente vicine a<br />
tutti voi che rendete testimonianza del<strong>la</strong> verità. Ti seguiamo papà, ora per<br />
ora, nelle tue peregrinazioni per l’Italia: e sta sicuro che non dimentico i tuoi<br />
stati d’animo di energia o di abbattimento, di angoscia o di speranza, che<br />
si riflettono <strong>su</strong>l tuo volto, nelle crisi passate; e so che ti potranno ritornare<br />
ancora, specie dopo che <strong>la</strong> Provvidenza avrà deciso le sorti dell’Italia.<br />
39
dEGaspERI vECCHIo<br />
Quanto sono divinatorie le tue meditazioni! È vero, ho passato e passo<br />
un periodo di grande tristezza. La crisi <strong>la</strong>scia una scia di scontento, di<br />
risentimenti, di avversioni. L’irrequietudine nei gruppi par<strong>la</strong>mentari<br />
continua. Non riesco più a dominare gli istinti deteriori. Mi pare davvero<br />
di essere solo, abbandonato. Come mi ha fatto bene <strong>la</strong> tua assicurazione<br />
che Dio mi assiste! Pregalo tanto il tuo Gesù perché abbia misericordia<br />
di me e si faccia sentire, perché senza questa Presenza non posso avere<br />
coraggio, non so portare il grande peso, che forse temerariamente – ma<br />
non c’era altro da fare – ho preso <strong>su</strong>lle spalle.<br />
<strong>su</strong>oR luCIa<br />
La sera, verso le nove e dopo Mattutino, vi penso qualche volta intorno al<br />
caminetto: e penso che quel fuoco in realtà non sarebbe nul<strong>la</strong>, se non ci<br />
fosse insieme l’affetto che riscalda e unisce “in unum”. Ecco, ieri sera l’altare<br />
del<strong>la</strong> nostra cappellina era adorno un po’ come il caminetto: rami verdi e<br />
bacche spiccavano <strong>su</strong>l bianco dell’abside al<strong>la</strong> luce rossa del<strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada del<br />
Santissimo. E là in mezzo, c’era il fuoco vero, l’origine del nostro affetto,<br />
<strong>la</strong> Carità stessa. E un’eco dei vostri canti è arrivata fino a Lui, attraverso <strong>la</strong><br />
nostra preghiera. Arrivederci papà, goditi come puoi <strong>la</strong> pace che ancora i<br />
boschi ti possono dare.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Qui a Borgo mi sono alquanto rinfrancato: qui è tutto bello e tutto buono.<br />
Ma prega ancora e sempre. Spero che anche tu riposerai. Per l’As<strong>su</strong>nta<br />
saremo riuniti tutti e invieremo a te, mia conso<strong>la</strong>trice, i nostri pensieri più<br />
affettuosi.<br />
<strong>su</strong>oR luCIa<br />
Mi rasserena il pensiero che tu abbia potuto respirare per un mese l’aria<br />
dei nostri monti. Restaci fin che puoi, ne avevi tanto bisogno. In questo<br />
momento <strong>la</strong> sottile e tremu<strong>la</strong> acacia che mi fa un’ombra tanto simile a<br />
quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> famosa betul<strong>la</strong>, si scuote al soffiare di un venticello così<br />
simpatico: il sole arde, ma non troppo, e nul<strong>la</strong> fa pensare all’autunno, se<br />
40
non le ombre che si allungano un po’ e <strong>la</strong> straordinaria limpidità del cielo.<br />
Eppure domattina si scende al piano: se vedessi il traffico del<strong>la</strong> partenza<br />
di un convento, ti divertiresti un mondo! Non ho mai visto tanti pacchi,<br />
pacchetti e pacchettini, neanche quando si caricava il carro per andare a<br />
Borgo col Bene! Io ringrazio il Signore di questo dono; questa pace, questo<br />
“silenzio verde” è certo un lusso per noi, ma tutto servirà per avere maggior<br />
forza nel <strong>la</strong>voro che ci attende.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Cara Lucia, <strong>la</strong> tua lettera mi ha conso<strong>la</strong>to. Sto benino e penso a te.<br />
Ricordami al Signore. Tuo papà.<br />
INTERMEZZO MUSICALE<br />
41
ePIlOgO<br />
Ancora il vecchio <strong>Degasperi</strong> legge una lettera scritta tanti anni prima<br />
al vescovo di Trento Celestino Endrici.<br />
dEGaspERI vECCHIo<br />
Altezza Reverendissima, in questo mese ho salito e risalito le altrui sa<strong>la</strong>te<br />
scale chiedendo umile <strong>la</strong>voro: <strong>la</strong> ragione mi dice che <strong>la</strong> città Eterna si muove<br />
lentamente, ma il cuore geme e talvolta si ribel<strong>la</strong>. Quando, venuto fuori a<br />
riprendere <strong>la</strong> lotta per l’esistenza, m’imbattei nell’avversione, nel<strong>la</strong> freddezza,<br />
negli egoismi degli uomini, allora diventa più difficile scorgere dietro questa<br />
siepe di debolezze umane <strong>la</strong> mano di Dio. Vostra Altezza ha scritto una<br />
paro<strong>la</strong> che più delle altre mi conforta, quando mi ricorda che “Gesù ebbe ed<br />
ha sempre sentimenti profondamente umani e divini per chi soffre”. Allora<br />
Gesù umanamente mi comprenderà e scuserà <strong>la</strong> mia debolezza e forse,<br />
imitandolo, mi scuseranno anche quei cristiani che avrebbero desiderato di<br />
vedere in me un eroe sempre equanime di fronte al<strong>la</strong> sventura.<br />
42
Fonti dei testi citati:<br />
PROLOGO: dal<strong>la</strong> lettera al<strong>la</strong> moglie Francesca, 21 giugno<br />
1927, in A. <strong>Degasperi</strong>, Lettere dal<strong>la</strong> prigione,<br />
Cinque Lune, Roma 1974.<br />
QUADRO PRIMO: Il Congresso degli universitari cattolici a Borgo,<br />
dal giornale “La Voce Cattolica”, 11 settembre<br />
1905.<br />
QUADRO SECONDO: Il mulino dei profughi, dal “Bollettino del<br />
Segretariato per Richiamati e Profughi”, Vienna,<br />
29 gennaio 1916.<br />
QUADRO TERZO: Suor Lucia <strong>Degasperi</strong>, Appunti spirituali e lettere<br />
al padre, a cura di M. R. <strong>Degasperi</strong>, Morcelliana,<br />
Brescia 1968.<br />
EPILOGO: Lettera di <strong>Degasperi</strong> al vescovo Endrici, Roma 24<br />
novembre 1928, in <strong>Degasperi</strong> scrive, a cura di M.<br />
R. <strong>Degasperi</strong>, Morcelliana, Brescia 1974.<br />
43
DIALOGhI CON<br />
<strong>Degasperi</strong><br />
Santa Messa celebrata da Monsignor Armando Costa.<br />
SELLA VALSUGANA<br />
19 agosto 2010<br />
dai testi di alcide degasperi e di maria Romana de Gasperi<br />
drammatizzazione di<br />
armando vadagnini e aurelio <strong>la</strong>ino
NARRATORE<br />
Caro <strong>Alcide</strong>, una sera, salendo le scale di legno che conducevano al<strong>la</strong> tua<br />
camera da letto, qui in Val Di Sel<strong>la</strong>, hai detto:<br />
dEGaspERI<br />
Adesso ho fatto tutto ciò che era in mio potere, <strong>la</strong> mia coscienza è in pace.<br />
Vedi, il Signore ti fa <strong>la</strong>vorare, ti permette di fare progetti, ti dà energia e<br />
vita, poi quando credi di essere necessario, indispensabile al tuo <strong>la</strong>voro, ti<br />
toglie tutto improvvisamente.<br />
Introduzione musicale in lento crescendo<br />
dEGaspERI<br />
Ti fa capire che sei soltanto utile, ti dice ora basta, puoi andare. E tu non<br />
vuoi, vorresti presentarti al di là col tuo compito ben finito e preciso. La<br />
nostra picco<strong>la</strong> mente umana ha bisogno delle cose finite e non si rassegna<br />
a <strong>la</strong>sciare ad altri l’oggetto del<strong>la</strong> propria passione incompiuto.<br />
Musica: brano d’atmosfera che faccia da prologo.<br />
51
PrImO quAdrO<br />
dEGaspERI<br />
Anche un economista incredulo, un sociologo scettico, quando nelle ore<br />
grigie del<strong>la</strong> storia alza lo sguardo all’orizzonte, al<strong>la</strong> ricerca di una salvezza<br />
che non scopre nei <strong>su</strong>oi calcoli o nelle <strong>su</strong>e leggi, scorgerà sempre l’immensa<br />
figura del Cristo protendersi <strong>su</strong>l mondo. Dopoché comparve nel<strong>la</strong> storia,<br />
il progresso umano si regolerà a seconda dei rapporti che interverranno fra<br />
Lui e gli uomini, fra le loro attività e <strong>la</strong> Sua dottrina. Non che per questo<br />
noi credenti s’intenda tali rapporti quasi un’inerte contemp<strong>la</strong>zione del Suo<br />
esempio o come una semplice invocazione del<strong>la</strong> Sua dottrina. No, noi<br />
combattiamo nel campo delle riforme sociali e politiche per rivendicazioni<br />
e innovazioni concrete, ma in ciò ci distinguiamo soprattutto dagli<br />
altri perché sempre memori delle ragioni morali che presiedono a tutti<br />
i problemi dell’economia e del governo delle nazioni, propugniamo che<br />
al<strong>la</strong> dottrina del Cristo venga garantita <strong>la</strong> massima libertà di espansione e<br />
che <strong>la</strong> Sua Chiesa abbia <strong>la</strong> massima possibilità d’influire <strong>su</strong>llo spirito degli<br />
uomini, giacché senza <strong>la</strong> “vivificante potenza del Cristo”, tutte le nostre<br />
riforme politiche e tutte le più radicali trasformazioni economiche e sociali<br />
saranno opera vana.<br />
Musica: onirico-bucolica <strong>su</strong>l<strong>la</strong> Val di Sel<strong>la</strong>.<br />
naRRatoRE<br />
Scrivevi nel ’23 a tua moglie:<br />
dEGaspERI<br />
Mia Francesca, poche righe per ringraziarti delle notizie tue. Ti so ora in<br />
montagna e ti penso rinfrescata come una rosa con un bel giglio accanto e<br />
dentro il grande quadro verde del<strong>la</strong> tua Sel<strong>la</strong>. Abbi pazienza ancora pochi<br />
giorni e ci arriverà anche uno stelo pallido che confida però di riprendere<br />
52
<strong>su</strong>bito vigore. Prima vedrai tuo fratello Pietro forse, che ti dirà di me e<br />
delle nostre fatiche. Pietro fu cortese assai e mi prestò un notevole aiuto.<br />
Ritorno in questo momento da Montecassino, donde ti scrissi. Giornata di<br />
sollievo per riprendere domani e dopodomani il <strong>la</strong>voro [nel partito]. Sarà<br />
l’ultimo. Il ri<strong>su</strong>ltato non è confortevole; ma il conforto lo ripongo in te,<br />
mia dolce compagna per <strong>la</strong> vita. Vedi di rinvigorirti bene in questi giorni,<br />
perché i miei occhi si rallegrino al solo vederti di lontano. In quanto al<strong>la</strong><br />
pupa, lo so che <strong>la</strong> vedrò cresciuta e irrobustita, come dev’essere valido il<br />
frutto del nostro amore. Baci, baci a te, ed affettuosi saluti a mamma e<br />
Mariuccia.<br />
Musica: l’atmosfera ci deve riportare al peso delle responsabilità di<br />
governo del secondo dopoguerra.<br />
naRRatoRE<br />
Nel<strong>la</strong> chiesa di Borgo <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong> c’è un’iscrizione in marmo che dice: A<br />
perenne ricordo di <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong>: democrazia, onestà e fede per Lui non<br />
furono soltanto parole. La gente più semplice, quel<strong>la</strong> che non ti ha chiesto<br />
niente quand’eri ministro, ha sentito più degli altri quale eredità tu avevi<br />
<strong>la</strong>sciato.<br />
dEGaspERI<br />
No non sono un martire, ma forse posso concederti senza iattanza d’essere<br />
un confessore delle nostre idee. Le ho confessate e ancora confesso nel<br />
tempo del pericolo, onde mi diventano più care e più sacre come un tesoro<br />
che si porta in salvo lungo il margine di un abisso. Sono l’unica ricchezza<br />
che mi rimane e <strong>la</strong> rendo più fine e più cristallina al fuoco purificatore<br />
del sacrificio…Molto ricordai e meditai in questi mesi di segregazione e<br />
conclusi che molto debbo espiare; ma non, come taluno vorrebbe piegarmi<br />
a credere, perché fosse sbagliata <strong>la</strong> via, ma perché <strong>su</strong>l<strong>la</strong> stessa via ch’è <strong>la</strong><br />
giusta, non seppi camminare più diritto e più lesto. Se domani bisognasse<br />
riprendere, è quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> via e non altra che si deve battere. Quando sarà? La<br />
vita dell’uomo è troppo breve e pure vorremmo che capisse i disegni di Dio<br />
i quali per <strong>la</strong> nostra miopia son troppo vasti. Nel libro del<strong>la</strong> Provvidenza<br />
53
è forse tutta scritta <strong>la</strong> pagina del<strong>la</strong> nostra generazione? Si dura fatica ad<br />
accettare quest’ipotesi, ma se fosse così, vediamo che <strong>la</strong> lezione giovi ai<br />
nostri figliuoli. I quali sappiano comunque che <strong>la</strong> libertà e <strong>la</strong> giustizia sono<br />
figlie di Dio e che il Cristianesimo, applicato al<strong>la</strong> vita pubblica, vuol dire<br />
lealtà, franchezza, coraggio, sacrificio.<br />
Musica: ritorno all’atmosfera del<strong>la</strong> Val di Sel<strong>la</strong> con un tocco di<br />
malinconica solitudine. La musica si fa più lieve e si sovrappone alle<br />
parole, accompagnandole come commento.<br />
54
dEGaspERI<br />
Dunque addio! Addio monti dirupanti <strong>su</strong>l<strong>la</strong> valle, come volessero cingere<br />
d’assedio, addio nudi boschi e castagni spogli e secchi che paiono di lontano<br />
culture di stuzzicadenti, addio vigneti che da lungi si direbbero seminagioni<br />
di pali cinti da muri dove centinaia di piccole casette sembrano da quaggiù<br />
tabernacoli di una ‘via crucis’ che sale verso l’altopiano. E sono in verità<br />
<strong>la</strong> via crucis di codesti poveri contadinelli che salgono <strong>su</strong> serpeggiando<br />
con <strong>la</strong> ger<strong>la</strong> pesante <strong>su</strong>l<strong>la</strong> schiena. Addio pettirossi e cingallegre che <strong>su</strong>i<br />
rami secchi aspettate l’ombra delle fronde per ricovero e per fare il nido;<br />
addio grilletti filosofi, addio povere trote del Brenta che scendono per lo<br />
specchio argentato del canale, siete insidiate e prese da bande di monelli<br />
che si gettano in acqua seminudi.. Addio!<br />
Oggi ancora soffia freddo il vento, ma quando torneranno le mie bambine<br />
le montagne rivestiranno il loro manto verde, i boschi avranno le fronde, i<br />
vigneti distenderanno i festoni dei loro pampini, le casette occhieggeranno<br />
ridenti tra gli alberi fioriti, i filosofi delle valli, i grilli, saranno protetti<br />
dall’erba folta, gli uccellini dalle chiome spesse…Allora andremo assieme<br />
<strong>la</strong>ssù, a Sel<strong>la</strong>, ove nes<strong>su</strong>no muore e canteremo a sera <strong>la</strong> montanara.<br />
naRRatoRE<br />
Così, con un sorriso indefinibile negli occhi e <strong>su</strong>lle <strong>la</strong>bbra bianche,<br />
descriveva con <strong>su</strong>prema semplicità <strong>la</strong> lotta che il <strong>su</strong>o spirito incominciava<br />
a sostenere con <strong>la</strong> morte. Vidi allora <strong>la</strong> <strong>su</strong>a solitudine crescergli attorno<br />
e i volti sfocati degli amici e dei col<strong>la</strong>boratori sparire nell’ombra. Mai<br />
mi fu chiara come in quell’istante <strong>la</strong> <strong>su</strong>a vita solitaria, incompresa anche<br />
in mezzo agli altri. Solo da ragazzo negli studi difficili, nei primi poveri<br />
guadagni; solo nel periodo di una battaglia d’opposizione; solo perché il<br />
primo, perché fu sempre seguito, ma raramente accompagnato; ancora più<br />
abbandonato nei venti anni di assenza dal<strong>la</strong> vita pubblica quando amici<br />
e conoscenti, o comunque gente che aveva le <strong>su</strong>e stesse responsabilità, lo<br />
sfuggivano.<br />
Infine autore solitario del proprio <strong>su</strong>ccesso, aveva affrontato decisioni gravi<br />
per il presente e l’avvenire del Paese quasi sempre in una estrema solitudine<br />
spirituale. Egli che amava dare e ricevere, che viveva per questo scambio<br />
55
di amicizia e d’amore per gli uomini, che aveva il potere di raggiungere<br />
il cuore di gente sconosciuta e lontana, fu nel<strong>la</strong> vita d’ogni giorno di<br />
un’angosciante solitudine.<br />
Così adesso era solo nel<strong>la</strong> morte.<br />
Guardandolo mi venne al<strong>la</strong> memoria una <strong>su</strong>a pagina dal<strong>la</strong> calligrafia alta e<br />
inconfondibile scritta nel 1928 quando era a Roma in veste di detenuto:<br />
dEGaspERI<br />
Io non posso immaginare Sel<strong>la</strong> che nel sole. Rivedere i miei quarzi<br />
scintil<strong>la</strong>nti nell’acqua d’argento, smarrirmi solo e libero nel silenzio del<br />
bosco, re immaginario di un immaginario regno, poi risalire al<strong>la</strong> <strong>su</strong>perficie<br />
verde e ondeggiante come un <strong>la</strong>go, scorgendo di lontano quali due corolle<br />
vive i due fiori delle mie bambine…<br />
naRRatoRE<br />
<strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong> era tornato nel <strong>su</strong>o regno per morire.<br />
Musica: gran finale.<br />
Maria Romana <strong>Degasperi</strong> ed Ernesto Goio.<br />
56
.<br />
Testi citati da:<br />
Gli attuali problemi del<strong>la</strong> politica e <strong>la</strong> morale, “Il nuovo Trentino”, 9 febbraio<br />
1920.<br />
Lettera di <strong>Degasperi</strong> al<strong>la</strong> moglie Francesca, Camera dei Deputati, Roma, 24<br />
luglio 1923, in A. <strong>Degasperi</strong>, Lettere dal<strong>la</strong> prigione, Cinque Lune, Roma<br />
1987².<br />
Lettera a Giovanni Ciccolini dal<strong>la</strong> Clinica Ciancarelli, Roma 7 gennaio<br />
1928, in A. <strong>Degasperi</strong>, ibidem.<br />
M. R. <strong>Degasperi</strong>, <strong>Degasperi</strong>, uomo solo, Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1964.<br />
Ead., Mio caro padre, Morcelliana, Brescia 1981³.<br />
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Da Avvenire, 21 agosto 2010.<br />
“Il <strong>Degasperi</strong> intimo nel<strong>la</strong> <strong>su</strong>a <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>” di Maria Romana<br />
De Gasperi<br />
9 agosto 1954. A Sel<strong>la</strong> di <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong> muore <strong>Alcide</strong> <strong>Degasperi</strong>. <strong>Un</strong>a<br />
lunga fi<strong>la</strong> di gente del paese e dei dintorni attraversa il grande prato<br />
in silenzio con qualche <strong>la</strong>crima <strong>su</strong>l viso, quasi avesse perduto un<br />
parente e un amico. Tutti portano un fiore di campo, dei cic<strong>la</strong>mini,<br />
dicono una preghiera, ci stringono le mani, a noi che abbiamo<br />
occhiali neri per nascondere <strong>la</strong> devastazione del pianto. È gente che<br />
lo ha accompagnato nei boschi al<strong>la</strong> ricerca dei funghi, che lo ha visto<br />
passeggiare in questa picco<strong>la</strong> valle felice dove i rumori sono quelli<br />
del<strong>la</strong> natura: il canto o il grido degli uccelli, lo schianto dei rami<br />
dopo <strong>la</strong> pioggia, l’alito fresco del vento. Tutte cose che oggi abbiamo<br />
dimenticato di ascoltare mentre ci priviamo del<strong>la</strong> loro bellezza e del<br />
conforto che esse sanno dare quando l’anima è stanca. Quel giorno<br />
nel<strong>la</strong> chiesa di Borgo <strong>la</strong> gente smarrita si rende conto per prima che<br />
ha perduto il padre di tutti.<br />
Due giorni più tardi il grande funerale, attraverso <strong>la</strong> città di Roma,<br />
trascina una immensa fol<strong>la</strong> a seguire il feretro quasi non fosse <strong>la</strong> <strong>su</strong>a<br />
fine ma il <strong>su</strong>o trionfo.<br />
Anno dopo anno, nel<strong>la</strong> ricorrenza di questo 19 agosto gli uomini<br />
politici si fanno presenti alle messe solenni a Roma, a Trento. Alti<br />
pre<strong>la</strong>ti, grandi corone di fiori ornano bellissime chiese. Poi, come<br />
<strong>su</strong>ccede a un grido nel<strong>la</strong> montagna che l’eco ripete prima forte, poi<br />
sempre più piano e si perde in lontananza, così di anno in anno, le<br />
presenze importanti incominciano a diminuire, le chiese ad essere di<br />
minore prestigio, <strong>la</strong> gente un po’ distratta.<br />
E finalmente oggi siamo qui, seduti <strong>su</strong> un prato assieme ai <strong>su</strong>oi veri<br />
amici ad ascoltare ancora una volta quelle parole forti di cui abbiamo<br />
bisogno: “Anche un economista incredulo, un sociologo scettico,<br />
quando nelle ore grigie del<strong>la</strong> storia alza lo sguardo all’orizzonte<br />
al<strong>la</strong> ricerca di una salvezza che non scopre nei <strong>su</strong>oi calcoli i nelle<br />
<strong>su</strong>e leggi, scorgerà sempre l’immensa figura del Cristo protendersi<br />
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<strong>su</strong>l mondo .. Giacché senza <strong>la</strong> <strong>su</strong>a vivificante potenza tutte le più<br />
radicali trasformazioni economiche e sociali saranno opera vana”.<br />
Quattro c<strong>la</strong>rinetti, all’ombra dei faggi, accompagnano questa lettura<br />
con <strong>la</strong> musica di Bohm, di Mozart, di Bach. È di nuovo <strong>la</strong> <strong>su</strong>a gente<br />
che si riunisce accanto al<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> chiesa dove egli andava a pregare<br />
che lo ricorda nel modo migliore, ascoltando rileggere le parole che<br />
questo padre di tutti ha <strong>la</strong>sciato perché ancora sia possibile il rifiorire<br />
di una politica e di una vita civile più seria, più serena, più forte.<br />
Questa picco<strong>la</strong> valle che è stato il <strong>su</strong>o rifugio nei tempi del<strong>la</strong><br />
persecuzione, il <strong>su</strong>o riposo negli anni del grande <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong><br />
ricostruzione, ha avuto pagine di poesia e d’amore profondo che<br />
un giorno gli faceva scrivere: “Io non posso immaginare Sel<strong>la</strong> che<br />
nel sole. Rivedere i miei quarzi scintil<strong>la</strong>nti nell’acqua d’ argento,<br />
smarrirmi solo e libero nel silenzio del bosco, re immaginario di un<br />
immaginario regno, poi risalire al<strong>la</strong> <strong>su</strong>perficie verde e ondeggiante<br />
come un <strong>la</strong>go, scorgendo di lontano, quali due corolle vive, i due<br />
fiori delle mie bambine”.<br />
Il 19 agosto 1954 nostro padre era ritornato nel <strong>su</strong>o regno per morire.<br />
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AlcUNI mOmENTI DEll’INAUgURAZIONE<br />
DEl NUOvO ASSETTO DEllA SAlA AlcIDE DEgAPERI<br />
SUl lUNgO bRENTA TRENTO A bORgO vAlSUgANA.<br />
19 AgOSTO 2010<br />
61
INDICE<br />
Presentazione pag. 03<br />
Introduzione di Armando Vadagnini pag. 06<br />
Letture <strong>Degasperi</strong>ane - anno 2008 pag. 09<br />
Dialoghi <strong>su</strong> <strong>Degasperi</strong> - anno 2009 pag. 27<br />
Dialoghi con <strong>Degasperi</strong> - anno 2010 pag. 47<br />
“Il <strong>Degasperi</strong> intimo nel<strong>la</strong> <strong>su</strong>a <strong>Val<strong>su</strong>gana</strong>”<br />
di Maria Romana De Gasperi pag. 59<br />
Appendice<br />
Inaugurazione del nuovo assetto<br />
del<strong>la</strong> Sa<strong>la</strong> <strong>Degasperi</strong> 19 agosto 2010 pag. 61<br />
63
Finito di stampare nel mese di luglio 2011 da<br />
LITODELTA sas – Scurelle (TN)