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Silvano Bracci - Le statue lignee e gli stucchi - Fondazione Cassa di ...

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Quella <strong>di</strong> Sant’Antonio <strong>di</strong> Padova (cm 176 x 88),<br />

conservata nel sottotetto, potrebbe essere la più<br />

antica, dato che i frati festeggiavano il santo già<br />

nel 1509 nella chiesa <strong>di</strong> Santa Maria Nuova in<br />

San Lazzaro, ma quando abbiano commissionato<br />

la statua, sostituendo una eventuale raffigurazione<br />

pittorica presente nell’altare a lui de<strong>di</strong>cato,<br />

allo stato della ricerca non è dato conoscere.<br />

L’opera non è tra le mi<strong>gli</strong>ori, presenta una figura<br />

con una grande testa piantata su un lungo collo<br />

che si eleva da uno svasato grande cappuccio, la<br />

tunica forma una grossa piega prominente tra le<br />

due gambe <strong>di</strong> cui la destra leggermente piegata<br />

dà un senso <strong>di</strong> movimento, il braccio destro è<br />

piegato ad angolo retto verso il petto, quello sinistro<br />

pende verso terra con la mano che sostiene<br />

un libro sul quale doveva essere un Gesù bambino<br />

oggi perduto, nel braccio sinistro è inserito<br />

un ferro a sostegno <strong>di</strong> un gi<strong>gli</strong>o.<br />

La statua <strong>di</strong> San Pietro d’Alcántara (cm 177 x<br />

110) è opera dell’artigiano scultore fanese Paolo<br />

Grilanda (1621 ca. - 1691) 7 che <strong>di</strong>mostra una<br />

mano esperta in questo genere <strong>di</strong> inta<strong>gli</strong>o: il<br />

volto del santo rivolto verso il cielo esprime la<br />

vita contemplativa <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> estrema penitenza<br />

fisica, un volto che richiama quello del<br />

“Beato Giovanni dal Bastone” della chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Fortunato a Perugia, opera <strong>di</strong> <strong>Le</strong>onardo Sca<strong>gli</strong>a<br />

attivo in Umbria e tra il 1643-44 ad Arcevia 8 ,<br />

che in quella e in altra opera della stessa chiesa<br />

“scava con forza i volti dei personaggi realizzando<br />

immagini <strong>di</strong> impressionante intensità” 9 ,<br />

e tale è il volto del nostro santo, rivolto ad una<br />

scomparsa alta croce che sosteneva con la mano<br />

destra protesa verso l’esterno, come normalmente<br />

è stato raffigurato. La processione con la statua<br />

del santo, canonizzato nel 1669, fu concessa dal<br />

vescovo <strong>di</strong>ocesano il 13 ottobre 1692 per devozione<br />

<strong>di</strong> Mons. Corbelli 10 . Il simulacro portato<br />

nel 1981 nel convento <strong>di</strong> Mombaroccio, recentemente<br />

è stato trasferito presso la raccolta museale<br />

francescana <strong>di</strong> Falconara Marittima e sottoposto<br />

ad intervento <strong>di</strong> restauro senza ricostruzione <strong>di</strong><br />

parti mancanti e reintegrazione cromatica.<br />

Potrebbero appartenere ad una stessa mano artigiana<br />

le <strong>statue</strong> <strong>di</strong> San Pasquale Baylon (cm 160 x<br />

67), conservata nel locale <strong>di</strong> deposito, e del Beato<br />

Sante da Montefabbri (cm 163 x 72) trasferita,<br />

forse al tempo de<strong>gli</strong> ultimi restauri, nel convento<br />

<strong>di</strong> Mombaroccio dove è in una nicchia del corridoio<br />

superiore. Hanno in comune le fitte pieghe<br />

dell’abito che scendono perpen<strong>di</strong>colarmente<br />

a tubolare quasi interrotte dal cordone bianco<br />

alla vita, l’inta<strong>gli</strong>o del cordone (la parte verticale<br />

nel san Pasquale non è originale), le aureole metalliche<br />

che nella loro <strong>di</strong>versa forma <strong>di</strong>stinguono<br />

un santo (Pasquale, canonizzato nel 1690, porta<br />

l’aureola piena, traforata e a punte triangolari<br />

esterne) e un beato (l’aureola <strong>di</strong> fra Sante è fatta<br />

<strong>di</strong> raggi, i cosiddetti “segni <strong>di</strong> beatitu<strong>di</strong>ne”). Si sa<br />

che nel 1690 il cavalier Guido Gabuccini devoto<br />

<strong>di</strong> san Pasquale ne ottenne la processione, forse<br />

circoscritta al chiostro del convento fanese 11<br />

(il Guar<strong>di</strong>ano si obbligava a non fare quella <strong>di</strong><br />

San Pietro d’Alcántara), e a quell’anno potrebbe<br />

risalire questo simulacro il cui sguardo è rivolto<br />

in alto a destra verso un piccolo ostensorio<br />

dorato proteso da un lungo ferro ancorato con<br />

LE STATUE LIGNEE E GLI STUCCHI<br />

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