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Silvano Bracci - Le statue lignee e gli stucchi - Fondazione Cassa di ...

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<strong>Silvano</strong> <strong>Bracci</strong><br />

<strong>Le</strong> <strong>statue</strong> <strong>lignee</strong> e <strong>gli</strong> <strong>stucchi</strong><br />

Gli storici e <strong>gli</strong> amatori d’arte che hanno illustrato<br />

Santa Maria Nuova, per esempio Luigi<br />

Serra con il suo Itinerario artistico delle Marche<br />

(Roma 1921) o Cesare Selvelli con le varie e<strong>di</strong>zioni<br />

del Fanum Fortunae (Fano 1924, 1935 e<br />

1943), furono talmente affascinati dalle gran<strong>di</strong><br />

opere pittoriche quattrocentesche da passare sotto<br />

silenzio le sculture <strong>lignee</strong> e le decorazioni della<br />

chiesa francescana fanese; un chiaro giu<strong>di</strong>zio<br />

negativo ha espresso invece Agostino Pellegrini:<br />

“Gli altari come architettura, lo <strong>di</strong>co subito, non<br />

valgono nulla, anzi stonano tanto, che se non ci<br />

fossero sarebbe me<strong>gli</strong>o” 1 , mentre positivo è quello<br />

del padre Antonio Talamonti: “Altri ornati<br />

abbelliscono la chiesa, tra questi sono da ricordare<br />

[...] le ancone laterali <strong>di</strong> pietra colorata (sec.<br />

XVIII); la balaustra e l’altare maggiore <strong>di</strong> marmo;<br />

la statua <strong>di</strong> S. Pietro d’Alcantara del fanese<br />

Paolo Grilanda [...]” 2 .<br />

Poiché nel ra<strong>di</strong>cale rimaneggiamento settecentesco<br />

il gesso ha supplito lo sfarzo dei marmi e dei<br />

materiali preziosi che in altri contesti o chiese<br />

più ricche mostrano l’eleganza della policromia e<br />

la lucentezza dell’oro (possiamo richiamare note<br />

chiese, quali il Gesù a Roma o quello <strong>di</strong> Palermo<br />

e molte chiese de<strong>gli</strong> oratoriani tipo San Pietro in<br />

Valle <strong>di</strong> Fano), è doverosa una parola sulle decorazioni<br />

in sca<strong>gli</strong>ola o stucco.<br />

<strong>Le</strong>ggiamo nelle Memorie del Convento <strong>di</strong> S. Maria<br />

Nova <strong>di</strong> Fano: «Terminata la chiesa dal fu P(adre)<br />

M(olto) R(reverendo) Antonio dalla Rocca, non<br />

furono li Altari ornati con altro, se non che con<br />

piccoli quadri e cone vecchie, che poco decenti<br />

riuscivano, e conformi al vaso della Chiesa. Si<br />

pensò fare a tutti <strong>gli</strong> Altari un Ornamento convenevole<br />

<strong>di</strong> stucco con geometria uniforme. Capitò<br />

qui il Sig. Giovanni da Lugano, con il medesimo<br />

si fece patto per la costruzione degl’Altari […] Si<br />

<strong>di</strong>ede principio a riformare tutti gl’Altari <strong>di</strong> questa<br />

Chiesa <strong>di</strong> S. M.a Nova nell’anno 1738 e nel<br />

tempo si andavano fabricando le chone <strong>di</strong> stucco<br />

degl’Altari <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi Padronali e della Chiesa» 3 .<br />

E’ la situazione che ancora si presenta all’occhio<br />

del visitatore: i singoli altari sono incastonati in<br />

un arco alla cui sommità è un grande carti<strong>gli</strong>o<br />

che conteneva una scritta, cancellata nel 1959,<br />

sovrastato da una testina d’angelo, salvo quello<br />

<strong>di</strong> Sant’Antonio <strong>di</strong> Padova che presenta due<br />

angioletti e protende ai lati due gi<strong>gli</strong>, non sappiamo<br />

se originali o dovuti all’ultimo restauro.<br />

L’impostazione architettonica dei singoli altari è<br />

a timpano ad angoli spezzati, sopra dossali alla<br />

cui sommità in alcuni sono seduti angioletti; al<br />

centro <strong>di</strong> ciascun timpano sono inseriti simboli<br />

<strong>di</strong>versi, quali la colomba dello Spirito Santo<br />

nel secondo altare sia <strong>di</strong> destra che <strong>di</strong> sinistra, lo<br />

stemma della Comunità fanese nel terzo altare a<br />

destra, un altorilievo raffigurante l’eterno Padre<br />

con scettro e globo attorniato da testine angeliche<br />

nel quarto altare a destra, ecc.<br />

Dopo la sopraelevazione della chiesa le paraste,<br />

alla cui sommità è il capitello con fo<strong>gli</strong>e d’acanto,<br />

dovevano apparire molto lunghe, perciò in<br />

secondo tempo e forse dopo il rifacimento de<strong>gli</strong><br />

altari (cioè dopo il 1738), ognuna fu idealmente<br />

spezzata con un meda<strong>gli</strong>one pittorico con<br />

santo francescano (si veda il saggio <strong>di</strong> Rodolfo<br />

Anderlini, Gli ovali con i santi francescani, sempre<br />

in questo volume) inscritto in una cornice<br />

<strong>di</strong> stucco, in origine dorata come abbiamo constatato<br />

da un frammento e come appare in una<br />

foto assegnabile a<strong>gli</strong> anni 1950, sovrastata da un<br />

nastro che quale tromp-l’oeil sembra appeso ad<br />

un chiodo e che terminava al <strong>di</strong> sotto con due<br />

parti svolazzanti, tolte nell’ultimo restauro ra<strong>di</strong>cale,<br />

e il tutto imbiancato ad opera del prof.<br />

Giuseppe Monal<strong>di</strong>. A costui dovrebbero essere<br />

assegnate le nicchie a conchi<strong>gli</strong>a e le decorazioni<br />

nelle paraste angolari del presbiterio, che non<br />

si evidenziano in vecchie foto, inoltre leggiamo<br />

in una sua nota <strong>di</strong> spesa: “10 novembre 1958:<br />

nota <strong>di</strong> Giuseppe Monal<strong>di</strong> per decorazione con<br />

<strong>stucchi</strong> ad un pilastro della chiesa; restauro delle<br />

parti più evidenti, ripulitura e imbiancatura con<br />

tinta lavabile <strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong> <strong>stucchi</strong> dei 20 pilastri,<br />

ecc. Totale £ 118.000” 4 . La decorazione ex novo<br />

con <strong>stucchi</strong> uguali a<strong>gli</strong> altri si rese necessaria nel<br />

1958-59 non solo per “un pilastro”, quello da cui<br />

A fronte<br />

Crocifisso con San Francesco<br />

e San Giacomo (IV<br />

altare a destra)<br />

199

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