Santa Maria della Misericordia - Ospedale di Udine
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INDICE<br />
La Chiesa 3<br />
Introduzione 4<br />
Il messaggio teologico 7<br />
La Nuova Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne dell’arch. Giacomo Della Mea 11<br />
La Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne un Esempio <strong>di</strong> Collaborazione tra Artisti 14<br />
L'architettura <strong>di</strong> Giacomo Della Mea 16<br />
Mosaici <strong>di</strong> Fred Pittino 20<br />
Le vetrate <strong>di</strong> Luciano Bartoli 24<br />
Le sculture <strong>di</strong> Max e Giulio Piccini 26<br />
I graffiti <strong>di</strong> Ernesto Mitri 28<br />
I Protagonisti 30<br />
Luciano Bartoli<br />
Carlo Olivo Bernar<strong>di</strong>s<br />
Ugo De Casilister<br />
Giacomo Della Mea<br />
Ernesto Mitri<br />
Giulio Piccini<br />
Max Piccini<br />
Fred Pittino<br />
Ringraziamenti 33<br />
Fonti bibliografiche 33<br />
Fonti archivistiche 36<br />
Fonti fotografiche 36<br />
Questo documento è stato curato dalla Cappellania Ospedaliera <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>.<br />
Un sentito ringraziamento va, al <strong>di</strong>acono don Graziano Brumatti e al dott. Giovanni Della Mea,<br />
per avere provveduto alle trascrizioni ed alle correzioni dei testi, nell’aprile 2006.<br />
2
La Chiesa<br />
<strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong><br />
Nell’<strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne<br />
Itinerario storico, artistico e spirituale<br />
tra progetti, graffiti, sculture, mosaici e vetrate<br />
Cappellania Ospedaliera <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong><br />
U<strong>di</strong>ne, aprile 2003<br />
5 0 Mistero doloroso: La morte <strong>di</strong> Gesù in croce e il dolore <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />
Stavano presso la croce <strong>di</strong> Gesù sua madre, la sorella <strong>di</strong> sua madre, <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> Clèofa e <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei<br />
il <strong>di</strong>scepolo che egli amava, <strong>di</strong>sse alla madre: "Donna, ecco il tuo flglio!". Poi <strong>di</strong>sse al <strong>di</strong>scepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il <strong>di</strong>scepolo la<br />
prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, <strong>di</strong>sse per adempiere la Scrittura: "Ho sete". Vi era lì un vaso<br />
pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta <strong>di</strong> aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù <strong>di</strong>sse:<br />
"Tutto e compiuto!". E, chinato il capo, spirò (Gv 19,25-30).<br />
3
Introduzione<br />
La Comunità cristiana dell’<strong>Ospedale</strong> e i sacerdoti che in esso svolgono il loro ministero,<br />
intendono ricordare i protagonisti che hanno e<strong>di</strong>ficato il tempio centrale del nosocomio u<strong>di</strong>nese: la<br />
chiesa “<strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>”. È debito <strong>di</strong> riconoscenza umana e cristiana fare memoria <strong>di</strong><br />
coloro che ci hanno preceduto. «Facciamo l’elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati… il<br />
Signore ha profuso in essi la gloria» (Siracide 44, 1-2). Uomini e donne resi illustri dalla de<strong>di</strong>zione<br />
fedele a questo <strong>Ospedale</strong>, che nel dopoguerra hanno impegnato talenti <strong>di</strong> umanità e saggezza, <strong>di</strong><br />
professionalità, <strong>di</strong> scienza.<br />
Correvano gli anni <strong>della</strong> ricostruzione, e l’<strong>Ospedale</strong> Civile aveva raggiunto traguar<strong>di</strong> notevoli e<br />
livelli elevati <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> cura. Nuovi spazi, nuovi e<strong>di</strong>fici, nuova era la mentalità <strong>di</strong> gestione dei<br />
pa<strong>di</strong>glioni ospedalieri. Agli inizi degli anni Cinquanta, nacque l’idea <strong>di</strong> dare un nuovo spazio anche al<br />
culto cattolico. Anche la fede necessitava <strong>di</strong> essere riconosciuta come “centrale” nella cura dell’uomo.<br />
Fu così che si sviluppò lentamente l’idea <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficare una chiesa nel cuore del nuovo nosocomio,<br />
de<strong>di</strong>cata alla patrona e titolare, <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong>.<br />
La contemplazione dei misteri <strong>della</strong> vita <strong>della</strong> Madre <strong>di</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> e <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Cristo, Suo<br />
figlio, raffigurati nelle vetrate istoriate è, per noi, fonte <strong>di</strong> luce <strong>di</strong> pace. Le sacre vetrate, illuminate<br />
dalla luce esterna, lasciano trasparire nelle tenebre, un raggio <strong>di</strong> splendore e <strong>di</strong> verità per l’uomo<br />
affaticato e oppresso dal dolore, che sosta in preghiera nel tempio. Quella stessa luce colpisce,<br />
leggiadra e soffusa, i mosaici absidali, perché l’affaticato pellegrino <strong>della</strong> sofferenza umana possa<br />
contemplare il cielo e le sue meraviglie, gli angeli, i santi, la Trinità. È la stessa luce, penetrante e<br />
mesta, a descrivere i bronzi che raffigurano l’umana sofferenza del Cristo sulla via del calvario, e<br />
confortano chi è schiacciato dalla croce del dolore. Di luce, <strong>di</strong> respiro, <strong>di</strong> contemplazione ha ancora<br />
necessità l’uomo contemporaneo che lavora, lotta, spera. Questa fu l’intuizione <strong>di</strong> chi ci ha preceduto,<br />
che fedeli servitori e amministratori <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina e delle sue esigenze moderne, servirono dapprima<br />
la persona malata, il suo corpo e il suo spirito. Il pensiero corre al parroco <strong>di</strong> allora, il grande don<br />
Olivo Bernar<strong>di</strong>s, al Presidente dell’<strong>Ospedale</strong> Dott. Alfredo Berzanti, agli amministratori Cav. Arnaldo<br />
Armani, Dott. Ezio Terenzani, Dott. Giovanni Guarnotta, Prof. Olinto Fabris, e all’infaticabile<br />
economo Dott. Alfeo Macutan. Ma con altrettanto e generoso sguardo <strong>di</strong> memoria, il pensiero va ai<br />
molti altri ai quali è de<strong>di</strong>cata questa pubblicazione: le intelligenti e infaticabili generazioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci,<br />
infermieri, operai, tecnici e impiegati; i sacerdoti e le schiere <strong>di</strong> Ancelle <strong>della</strong> Carità. Persone che<br />
hanno reso grande nel mondo il nome <strong>di</strong> un ospedale con la passione per la me<strong>di</strong>cina e il grande<br />
rispetto per i malati «i nostri unici padroni», come amava ripetere San Camillo de’ Lellis.<br />
Ora, l’e<strong>di</strong>ficio sacro appare a noi nelle sue svettanti linee, così come lo idearono i protagonisti <strong>di</strong><br />
allora, l’architetto Giacomo Della Mea, con la collaborazione <strong>di</strong> tanti suoi amici artisti: Ernesto Mitri,<br />
Max Piccini, Fred Pittino e <strong>di</strong> altri, Luciano Bartoli, e Ugo De Casilister, oltre che dalle maestranze<br />
dell’Impresa Feruglio. Essi hanno realizzato un e<strong>di</strong>ficio sacro - la chiesa <strong>di</strong> muratura - , perché<br />
contenesse una Chiesa <strong>di</strong> popolo - l’e<strong>di</strong>ficio spirituale-.<br />
Tale attività artistica è fra le più nobili dell’ingegno umano. L’arte religiosa e al suo vertice,<br />
l’arte sacra, infatti, hanno per loro natura, una relazione con l’infinita bellezza <strong>di</strong>vina, che viene<br />
espressa dalle opere dell’uomo, ed è orientata a Dio e all’incremento <strong>della</strong> Sua lode e <strong>della</strong> Sua gloria.<br />
Con le loro opere d’arti hanno contribuito ad elevare religiosamente le menti <strong>di</strong> generazioni <strong>di</strong> malati<br />
e <strong>di</strong> operatori sanitari.<br />
Ma cos’è una chiesa? È la “tenda” che Dio ha piantato in mezzo a noi perché fosse una casa <strong>di</strong><br />
preghiera, in cui il Suo popolo potesse celebrare l’Eucaristia e la conservasse. Qui i cristiani che<br />
lavorano e soffrono, si riuniscono; qui, la presenza del Figlio <strong>di</strong> Dio è offerto sull’altare del sacrificio,<br />
e <strong>di</strong>viene cibo, sostegno e consolazione dei fedeli. In questa “tenda” nel deserto <strong>della</strong> sofferenza, i<br />
pastori e i fedeli sono invitati a rispondere alla chiamata <strong>di</strong> Colui che <strong>di</strong> continuo infonde la vita<br />
<strong>di</strong>vina e l’amore nelle membra del suo corpo.<br />
4
La chiesa è il luogo sacro, che raccoglie un popolo vivo; è un segno e un invito alla preghiera,<br />
un grembo che protegge e fa rinascere l’uomo. Il protagonista principale <strong>di</strong> questo luogo santo è lui, il<br />
Cristo, luce delle genti che illumina ogni creatura (cfr Marco 16,15). Perciò la chiesa, e<strong>di</strong>ficio bello e<br />
luminoso è segno <strong>di</strong> una Chiesa-popolo in cammino. Questo è il compito assunto dai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong><br />
Gesù: illuminare tutti gli uomini incontrati nel tunnel del dolore umano, con la luce del Cristo, che<br />
risplende sul volto <strong>della</strong> Chiesa. Essa è, in Cristo, il sacramento, ossia il segno e lo strumento<br />
dell’intima unione con Dio e dell’unità <strong>di</strong> tutto il genere umano. Tutti infatti, operatori ospedalieri e<br />
malati, costituiscono l’e<strong>di</strong>ficio santo, il corpo vivo e splendente <strong>di</strong> Cristo che è la Chiesa. Egli la rende<br />
splendente con il fuoco e la luce del Suo Spirito d’amore, l’eterna giovinezza <strong>di</strong> Dio.<br />
Così, la Chiesa-popolo radunata nella chiesa-e<strong>di</strong>ficio, fa memoria del sangue e dell’acqua, che<br />
uscirono dal costato aperto del Crocifisso (cfr Giovanni 19,34). Quanti corrono a questa fonte <strong>di</strong><br />
grazia, così come preannunciato da Gesù stesso: «quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a<br />
me » (cfr Giovanni 12,32). Ogni giorno il sacrificio <strong>della</strong> croce, col quale Cristo, nostro agnello<br />
pasquale è stato immolato (cfr 1 Corinti 5,7), viene celebrato sull’altare: in tal modo, si rinnova la<br />
nostra speranza e la nostra redenzione. Tutti, malati e operatori, rispondendo a questo invito <strong>di</strong> Cristo,<br />
irra<strong>di</strong>ano la luce <strong>della</strong> speranza e dell’amore in questo luogo <strong>di</strong> sofferenza.<br />
Mentre, ringraziamo Dio per questa perla artistica collocata nel cuore <strong>di</strong> questo <strong>Ospedale</strong>,<br />
invochiamo il Suo aiuto perché nessuna delle motivazioni e delle fatiche passate vadano perdute.<br />
Sull’esempio <strong>di</strong> generazioni <strong>di</strong> professionisti che ci hanno preceduto, «anche noi, -o<strong>di</strong>erni operatori<br />
ospedalieri - circondati da un gran nugolo <strong>di</strong> testimoni, corriamo con perseveranza nella corsa che ci<br />
sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore <strong>della</strong> fede» (Ebrei 12, 1-2), per<br />
fare oggi la nostra parte <strong>di</strong> bene.<br />
Marzo 2003<br />
Veduta esterna <strong>della</strong> Chiesa<br />
Don Dino Bressan<br />
5
La Chiesa trionfante (mosaico absidale)<br />
La Santissima Trinità, circondata dai simboli dei quattro Evangelisti, attorniata dagli angeli; al centro, <strong>Maria</strong> in trono, circondata a sinistra<br />
dai santi me<strong>di</strong>ci (i fratelli Cosma e Damiano e l’evangelista Luca) e a destra dai santi <strong>della</strong> carità (Elisabetta regina d’Ungheria, Vincenzo<br />
de’ Paoli, Camillo de’ Lellis); sotto, la chiesa in cammino verso la meta. Ai pie<strong>di</strong> <strong>della</strong> croce, Papa Pio VI in pie<strong>di</strong> e, in ginocchio,<br />
l’Arcivescovo Gian Girolamo Gradenigo con il modello del primo ospedale. Nel gruppo <strong>di</strong> fedeli a destra si possono notare l’autoritratto<br />
<strong>di</strong> Fred Pittino (con il pennello in mano) e il ritratto <strong>di</strong> Giacomo Della Mea (con il compasso in mano).<br />
Ave, regina dei cieli, ave, signora degli angeli; porta e ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> salvezza, rechi nel mondo la luce. Go<strong>di</strong>, Vergine gloriosa, bella fra tutte<br />
le donne; salve, o tutta santa, prega per noi Cristo Signore.<br />
6
Il Messaggio Teologico<br />
La chiesa <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> dell’<strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, voluta dal Presidente<br />
del Consiglio <strong>di</strong> amministrazione On. Dott. Alfredo Berzanti, e dai Consiglieri, Cav. Arnaldo Armani,<br />
Dott. Giovanni Guarnotta e Dott. Ezio Terenzani nella seduta del 22 luglio 1957, progettata e<br />
realizzata dall’architetto Dott. Giacomo Della Mea, sorge al limite del viale che <strong>di</strong>vide la portineria ed<br />
i reparti me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> degenza <strong>della</strong> Casa <strong>di</strong> cura. Essa fu consacrata dall’Arcivescovo Monsignor<br />
Giuseppe Zaffonato il 20 novembre 1959. La chiesa ben visibile da chi entra nell’ospedale è motivo <strong>di</strong><br />
conforto e <strong>di</strong> speranza.<br />
Al sommo <strong>di</strong> un’ampia gra<strong>di</strong>nata si <strong>di</strong>spone la pianta centrale dell’e<strong>di</strong>ficio, scan<strong>di</strong>ta sulla parete<br />
cilindrica <strong>di</strong> mattoni, dai pilastri <strong>di</strong> cemento armato, fiancheggiati dalle vetrate istoriate. La fabbrica è<br />
conclusa superiormente da una struttura conica con<br />
travature convergenti verso una vigorosa lanterna<br />
polilobata sormontata dalla croce. L’ampio ingresso è<br />
protetto da una terrazza retta da pilastri che sulla fronte<br />
reca la scritta “<strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>”.<br />
Ai lati del portale d’ingresso si <strong>di</strong>spongono due<br />
graffiti dell’artista Ernesto Mitri raffiguranti la<br />
“Risurrezione <strong>di</strong> Lazzaro” e la “Guarigione del cieco <strong>di</strong><br />
Gerico”, due episo<strong>di</strong> dell’opera taumaturgica <strong>di</strong> Gesù,<br />
che danno sollievo e speranza. I quattro maniglioni <strong>di</strong><br />
bronzo dei portali d’ingresso dello scultore Max<br />
Piccini rappresentanti angeli oranti ne sono la felice<br />
conferma. A lato del portale si possono ammirare i<br />
vetri istoriati con la raffigurazione delle “Opere <strong>di</strong><br />
misericor<strong>di</strong>a”.<br />
Entrando nell’ampia aula si resta quasi abbagliati<br />
dallo smagliante mosaico absidale con al centro la<br />
Madonna seduta con le braccia aperte, quasi ad<br />
accoglierti pietosa, opera del pittore Fred Pittino, nella<br />
realizzazione <strong>della</strong> Scuola del mosaico <strong>di</strong> Spilimbergo.<br />
Tutto passa in second’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>nnanzi a questa visione<br />
felice che invita alla contemplazione e alla preghiera.<br />
La morte <strong>di</strong> S. Giuseppe:<br />
San Giuseppe morente è circondato dall’affetto <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> e Gesù,<br />
e dall’assistenza degli angeli. San Giuseppe, sposo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> oltre<br />
che “custode” <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> Gesù, è “custode” e patrono <strong>della</strong><br />
Chiesa universale, e patrono degli agonizzanti.<br />
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e<br />
fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello <strong>della</strong><br />
tua santissima Sposa… Come un tempo salvasti dalla morte, la<br />
minacciata vita del bambino Gesù, così ora, <strong>di</strong>fen<strong>di</strong> la santa<br />
Chiesa <strong>di</strong> Dio dalle ostili insi<strong>di</strong>e e da ogni avversità. Esten<strong>di</strong><br />
sopra ciascuno <strong>di</strong> noi il tuo patrocinio, affinché con il tuo esempio<br />
e me<strong>di</strong>ante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere,<br />
piamente morire, e conseguire l’eterna beatitu<strong>di</strong>ne in cielo.<br />
Amen.<br />
Lentamente, lo sguardo osserva l’ambiente, i<br />
mosaici che circondano la Vergine, l’altare maggiore,<br />
gli altari laterali con le pale a mosaico, le slanciate<br />
vetrate istoriate, la “Via crucis” bronzea, la bella<br />
cupola centinata con la vistosa stella accentrata da un<br />
<strong>di</strong>sco multicolore. Tutta una festa <strong>di</strong> colori e <strong>di</strong> forme<br />
che incanta ed affascina. La seducente “Via crucis”<br />
bronzea dello scultore Max Piccini è una piccola<br />
silloge (cm 30 x 30) delle quattor<strong>di</strong>ci scene del<br />
cammino <strong>di</strong> Gesù al Calvario, realizzate nel 1961. le<br />
figure degli sgherri si muovono in<strong>di</strong>fferenti attorno<br />
all’uomo Dio, Gesù, con gesti alteri e <strong>di</strong>sarticolati. Il<br />
7
Portale interno, anta <strong>di</strong> destra:<br />
Angelo orante che invita all’adorazione<br />
Io Ti adoro, o mio Dio, che ti nascon<strong>di</strong> in<br />
questi simboli; a noi ti dai nell’amore,<br />
inafferrabile.<br />
Interamente a te si sottomette il cuore:<br />
sei troppo grande , e vinci con la tua forza <strong>di</strong><br />
penetrazione.<br />
(Adoro Te Devote)<br />
Portale interno, anta <strong>di</strong> sinistra:<br />
Angelo che <strong>di</strong>stribuisce il pane del Cielo<br />
O memoriale <strong>della</strong> morte del Signore!<br />
O pane vivo che tu doni all’uomo perché<br />
abbia vita. Fammi dono: viva <strong>di</strong> te l’anima<br />
mia, e sempre mi nutra <strong>di</strong> te, come <strong>di</strong> cibo dal<br />
dolce sapore.<br />
(Adoro Te Devote)<br />
Salvatore, chiuso nel suo silenzio provocatorio, in pie<strong>di</strong> davanti al<br />
giu<strong>di</strong>ce, o caduto a terra sotto il peso <strong>della</strong> croce, rende la<br />
rappresentazione tragica e carica <strong>di</strong> tensione.<br />
L’occhio, quin<strong>di</strong>, sale ad ammirare le vetrate istoriate sulle<br />
pareti dal Prof. Luciano Bartoli, che illustrano i misteri del<br />
Rosario. Nel riquadro inferiore è riprodotta un’immagine che<br />
sintetizza il mistero rappresentato. Iniziando da destra, è<br />
raffigurata l’ “Annunciazione dell’angelo a <strong>Maria</strong>” e, sotto, il<br />
roveto ardente simbolo dell’Immacolata. Segue la “Visita <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />
a <strong>Santa</strong> Elisabetta” e, sotto, l’arpa <strong>di</strong> David, che richiama il<br />
“Magnificat”. Segue il “Natale <strong>di</strong> Gesù” e, sotto, il germoglio <strong>di</strong><br />
Jesse. La “Presentazione <strong>di</strong> Gesù al tempio” con, sotto, le colombe<br />
e le candele, che ricordano la candelora. Alla fine, “Gesù ritrovato<br />
fra i dottori”, con le tavole dei comandamenti ed il candelabro<br />
acceso.<br />
Sulla parete sinistra seguono i misteri gloriosi. Nella prima<br />
vetrata è rappresentata la “Risurrezione <strong>di</strong> Gesù dai morti” e le<br />
apparizioni alla Maddalena e ai <strong>di</strong>scepoli con, sotto, il segno <strong>di</strong><br />
Giona. Quin<strong>di</strong>, la “Ascensione <strong>di</strong> Gesù al cielo” con, sotto, la<br />
scala <strong>di</strong> Giacobbe. Poi la “Pentecoste” o <strong>di</strong>scesa dello Spirito<br />
Santo con, sotto, la Chiesa da cui sgorgano sette ruscelli, ossia, i<br />
sacramenti. Quin<strong>di</strong>, l’ “Assunzione <strong>della</strong> Vergine al cielo” con<br />
l’immagine <strong>di</strong> Pio XII, che ne definì il dogma, e nel riquadro, il<br />
giglio <strong>della</strong> purezza. Infine, l’ “Incoronazione <strong>della</strong> Vergine” con,<br />
sotto, il monogramma <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />
Nelle vetrate dell’abside sono, infine, collocati i misteri<br />
dolorosi, sulle due finestre longitu<strong>di</strong>nali. Nella prima, l’ “Agonia<br />
<strong>di</strong> Gesù nel Getsémani” e la “Flagellazione”. Nella seconda,<br />
“Gesù coronato <strong>di</strong> spine” e la “Condanna a morte”. In alto, nella<br />
finestra circolare, la “Morte <strong>di</strong> Gesù” tra <strong>Maria</strong> e Giovanni. Le<br />
sofferenze <strong>di</strong> Gesù poste nel luogo più santo <strong>della</strong> chiesa, sono<br />
certamente un richiamo al luogo <strong>di</strong> dolore in cui ci troviamo.<br />
Ma il mosaico <strong>della</strong> parete <strong>di</strong> fondo del coro splendente <strong>di</strong><br />
riflessi dorati, attira la vista e piega l’anima alla supplica. La<br />
grande croce che si staglia sullo sfondo, dà corpo all’intera<br />
composizione, portandola ad unità. I quattro simboli del Vangelo,<br />
l’angelo <strong>di</strong> Matteo, il bue <strong>di</strong> Luca, il leone <strong>di</strong> Marco e l’aquila <strong>di</strong><br />
Giovanni, con i nomi dei quattro evangelisti iscritti sui libri aperti:<br />
Matheus, Lucas, Marcus e Johannes, ne sottolineano la gravità.<br />
Al centro <strong>della</strong> croce, tra un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> angeli che spiccano<br />
sui bracci laterali, si colloca la “Santissima Trinità”. Il Padre, in<br />
vesti maestose e con il volto coronato dal triangolo trinitario,<br />
regge con la mano sinistra il mondo coronato dalla croce e con la<br />
destra bene<strong>di</strong>ce. Il Figlio, in abiti solenni e con la testa coronata <strong>di</strong><br />
un serto dorato, regge la croce. Lo Spirito Santo, in forma <strong>di</strong><br />
colomba, spira dall’alto raggi dorati. Attorno alla Trinità si<br />
sprigiona una cascata <strong>di</strong> raggi d’oro.<br />
Nel braccio inferiore <strong>della</strong> croce, appare grande e solenne la<br />
“Madonna <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>”, in abiti festivi e con la testa cinta<br />
da un nimbo dorato seduta su uno scranno d’oro, allarga le sue<br />
braccia accoglienti e guarda <strong>di</strong>rettamente i fedeli in preghiera,<br />
8
mentre due angeli tra le nubi sottostanti le fanno corona.<br />
A fianco <strong>della</strong> Vergine, si <strong>di</strong>spongono tre Santi per lato.<br />
Alla destra i santi me<strong>di</strong>ci: Cosma, Damiano e Luca evangelista;<br />
a sinistra, <strong>Santa</strong> Elisabetta d’Ungheria, San Vincenzo de’ Paoli<br />
e San Camillo de’ Lellis, patroni delle opere <strong>di</strong> carità negli<br />
ospedali.<br />
Ai pie<strong>di</strong> <strong>della</strong> croce, il Papa Pio VI (1775-1799) in pie<strong>di</strong>,<br />
colla sua talare bianca e mozzetta rossa arricchita dalla stola<br />
d’oro, bene<strong>di</strong>ce l’Arcivescovo <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne Monsignor Gian<br />
Girolamo Gradenigo (1756-1786), che genuflesso nei suoi abiti<br />
rossi, gli presenta il nuovo ospedale <strong>della</strong> città da lui voluto<br />
presso la chiesa <strong>di</strong> San Francesco. Sullo sfondo s’intravvede la<br />
chiesa col campanile <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> ed il castello <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne.<br />
Sotto è posta la scritta: “Hier (onimus) Gradenigo Arch<br />
(iepiscopus) Pio VI Pontifici / Vindobonam versus eunti<br />
Utinique consi / stenti novum nosocomium tertio idus / martias<br />
anno MDCCLXXXII osten<strong>di</strong>t”. Tradotta l’epigrafe così suona:<br />
“L’Arcivescovo Girolamo Gradenigo mostra il nuovo ospedale<br />
al Papa PIO VI che era in viaggio verso Vienna e si fermò a<br />
U<strong>di</strong>ne il terzo giorno prima delle i<strong>di</strong> <strong>di</strong> marzo dell’anno 1782”.<br />
Ai lati <strong>della</strong> grande croce, in basso, sono adunate due<br />
folle <strong>di</strong> fedeli in preghiera: vescovi, sacerdoti, frati, suore,<br />
uomini e donne, bambini e bambine, bianchi e neri <strong>di</strong> ogni<br />
continente, nei loro abiti tra<strong>di</strong>zionali e con gli attrezzi del<br />
mestiere. Essi rappresentano “la Chiesa militante” in preghiera,<br />
secondo la scritta posta dallo stesso Pittino sul cartone che<br />
servì da modello (Egli raffigurò anche se stesso e l’architetto<br />
Della Mea tra quei fedeli). La realizzazione dell’opera dovuta<br />
alla Scuola dei mosaicisti <strong>di</strong> Spilimbergo fu offerta fai Fogolars<br />
furlans d’oltre Oceano. Il mosaico, che occupa tutta la parete<br />
principale del presbiterio, è un’alta manifestazione d’arte<br />
friulana e <strong>di</strong> fede tra<strong>di</strong>zionale.<br />
Al centro del coro è posto l’altare maggiore per la<br />
celebrazione <strong>della</strong> santa Messa. Otto colonne <strong>di</strong> marmo rosso<br />
screziato con i capitelli bianchi, reggono la semplice mensa<br />
eucaristica.<br />
Addossata al centro <strong>della</strong> parete è collocata la cattedra<br />
Portale esterno, anta <strong>di</strong> sinistra:<br />
Angelo con la croce sul petto, in<strong>di</strong>cante il Cielo<br />
Non mi è dato, come Tommaso, <strong>di</strong> scrutare le tue<br />
piaghe.<br />
E nonostante, ti riconosco:<br />
“Mio Signore e mio Dio”.<br />
Fa che io creda sempre <strong>di</strong> più, e in te abbia<br />
speranza, e ti ami.<br />
(Adoro Te Devote)<br />
per il celebrante e le se<strong>di</strong> dei con celebranti, dell’architetto Federico Marconi. A destra si <strong>di</strong>spone<br />
l’ambone per le letture liturgiche <strong>di</strong>etro una semplice quinta <strong>di</strong> marmo.<br />
Nelle due pareti, arretrate rispetto alla circonferenza <strong>della</strong> chiesa e poste ai lati del presbiterio, ci<br />
sono i due altari con le pale a mosaico. L’altare <strong>di</strong> destra è de<strong>di</strong>cato alla Madonna “Mater<br />
<strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>e”, come attesta l’iscrizione che si <strong>di</strong>lata ai lati del volto <strong>della</strong> Vergine. Essa, allargando<br />
le sue braccia, apre il mantello in modo che gli ammalati possano essere protetti dalla sua amorevole<br />
bontà. L’altare <strong>di</strong> sinistra è de<strong>di</strong>cato alla santa “Morte <strong>di</strong> San Giuseppe” assistito dal figlio benedetto<br />
Gesù e dalla moglie <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong>, che s’intravvedono alle spalle. Due angeli gli fanno corona dall’alto<br />
mentre un fascio <strong>di</strong> luce scende dal cielo ad illuminare la faccia del morente. Al centro dell’altare sta<br />
il tabernacolo per la conservazione delle specie consacrate.<br />
9
Motivo stellare del soffitto (lanterna)<br />
Le cappelle si concludono con due piccole invetriate istoriate. Quella <strong>di</strong> sinistra, riproduce una<br />
cima innevata contro il fondo rosso acceso dello sfondo e reca la scritta biblica: «Fossi tu come<br />
scarlatto <strong>di</strong>venterai bianco come la neve». Quella <strong>di</strong> destra rappresenta l’Agnello glorioso con la<br />
scritta: «Non tardare la tua conversione al Signore rimandandola <strong>di</strong> giorno in giorno».<br />
Uscendo dalla chiesa dalla porta <strong>di</strong> sinistra, ci si trova <strong>di</strong>nnanzi al nicchiane destinato a<br />
contenere la vasca battesimale (ora trasformato in sede confessionale). Su una vetrata è raffigurato il<br />
“Battesimo <strong>di</strong> Gesù”, mentre sulle due vetrate in fondo alla chiesa, sono riprodotte le opere <strong>di</strong><br />
misericor<strong>di</strong>a.<br />
Così, a metà strada fra il furore <strong>della</strong> vita citta<strong>di</strong>na e il dolore delle malattie che agitano la nostra<br />
vita, sta la chiesa “<strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>”, immacolata madre <strong>di</strong> Dio e madre <strong>di</strong> tutti i<br />
viventi, la tutta santa, segno felice <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong> consolazione per il popolo <strong>di</strong> Dio in cammino.<br />
Gian Carlo Menis<br />
10
La Nuova Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne<br />
dell’arch. Giacomo Della Mea *<br />
La Chiesa prevista nella progettazione generale del complesso ospedaliero quale luogo <strong>di</strong><br />
preghiera per i degenti, il personale religioso e civile dell'<strong>Ospedale</strong> ed anche per i fedeli estranei<br />
all'Istituto ma occasionalmente nel suo interno, ha una capacità massima <strong>di</strong> circa 600 persone in pie<strong>di</strong><br />
(mq 200 circa <strong>di</strong> superficie utile <strong>della</strong> navata circolare avente un <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> m. 17). L'altezza <strong>della</strong><br />
navata alla lanterna è <strong>di</strong> m. 16,76.<br />
Veduta d’insieme del complesso comprendente la chiesa e la casa canonica<br />
Con i banchi <strong>di</strong>sposti in due settori i posti si riducono circa <strong>della</strong> metà; tale risultato può<br />
ritenersi sufficiente non verificandosi che raramente il caso <strong>di</strong> affollamento massimo sopra citato, data<br />
la destinazione <strong>della</strong> chiesa stessa.<br />
La chiesa è collegata con i pa<strong>di</strong>glioni, oltreché con le strade <strong>di</strong> superficie, anche me<strong>di</strong>ante<br />
collegamento coperto.<br />
Il sacro e<strong>di</strong>ficio è costituito dai seguenti elementi:<br />
a) Chiesa vera e propria con sacrestia e servizi;<br />
b) Canonica ed uffici;<br />
c) Sala per riunioni.<br />
* Riportato da “Rassegna tecnica <strong>della</strong> regione Friuli-Venezia Giulia” gen-feb 1958<br />
11
I tre elementi a) b) c) costituenti il complesso sono così <strong>di</strong>sposti nella loro relazione:<br />
la Chiesa, orientata a Sud, preceduta da un porticato e da un atrio, è sopraelevata <strong>di</strong> m. 1,50 dal<br />
piano <strong>di</strong> campagna. La pianta <strong>della</strong> navata è circolare con m. 17 <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro ed ha tre altari, quello<br />
maggiore e due laterali situati in un settore <strong>di</strong> corona circolare ricavato oltre la linea <strong>della</strong><br />
circonferenza <strong>della</strong> navata. La sacristia è situata sulla sinistra dell'altare maggiore. Sopra la sacristia è<br />
ricavato un coro con accesso in<strong>di</strong>pendente.<br />
Sotto la navata, nel seminterrato, è ricavata una vasta sala circolare <strong>di</strong> ampiezza pari alla navata<br />
stessa.<br />
La casa canonica con l'ufficio parrocchiale è situata sulla sinistra <strong>della</strong> chiesa, collegata a questa<br />
grazie ad una pensilina coperta la quale contiene anche le rampe che collegano la sala seminterrata<br />
con la chiesa e la canonica e con i sottopassaggi che portano ai pa<strong>di</strong>glioni. Le coperture piane sono<br />
protette con materiale asfaltico e quadroni in calcestruzzo.<br />
Le pareti <strong>della</strong> navata sono rivestite da materiale coibente onde correggerne l'acustica.<br />
Eccetto il corpo <strong>della</strong> canonica e dell'abside che sono in muratura comune <strong>di</strong> mattoni e pilastri<br />
in calcestruzzo, le strutture portanti del corpo principale <strong>della</strong> chiesa sono costituite da una armatura<br />
cilindrica in calcestruzzo con laterizio armato, i cui i cui elementi sono i pilastri dei fianchi e le travate<br />
ra<strong>di</strong>ali del tetto stu<strong>di</strong>ate a spinta assorbita dal cordolo circolare.<br />
Il solaio sostenente il pavimento <strong>della</strong> navata poggia su un anello circolare in<br />
calcestruzzo ed è realizzato con laterizio armato con armatura incrociata gettato in opera.<br />
Le murature <strong>di</strong> tamponamento fra i pilastri e le travi sono in mattoni con paramento in<br />
litoceramica. La copertura ha una struttura in laterzio armato poggiante sulle travi; il manto<br />
impermeabile è costituito da materiale asfaltico ricoperto in rame.<br />
Architettura, decorazioni, impianti<br />
L'impostazione architettonica è <strong>della</strong> maggiore schiettezza; il volume è unitario, conforme le<br />
masse architettoniche dell'ambiente; sono esternamente sottolineate le strutture portanti (pilastri in<br />
c.a.) che si pongono in evidenza anche nell'interno (pareti <strong>della</strong> chiesa e soffitto) con il risultato <strong>della</strong><br />
creazione <strong>di</strong> un motivo decorativo chiaro e sincero.<br />
Esternamente la facciata cilindrica pone in evidenza, con l'elemento in pietra bianca <strong>della</strong><br />
cornice <strong>di</strong> gronda e <strong>della</strong> lanterna, la sua semplice e classica proporzione e denuncia al piano<br />
seminterrato la presenza <strong>della</strong> sala ed annessi.<br />
Il tono dominante esternamente è quello del laterzio del paramento, tono che si lega con quello<br />
degli altri e<strong>di</strong>fici dell' Istituto.<br />
Il mosaico dei portico vuole essere un elemento decorativo importante, e celebra la Pietà <strong>della</strong><br />
Madre <strong>di</strong> Dio per gli infermi.<br />
Le zoccolature sono in calcestruzzo spuntato; le scale, il pavimento <strong>della</strong> navata e del<br />
presbiterio, in marmo.<br />
La sala ha pavimento in marmettoni, le sacrestie e la canonica hanno finiture adeguate alla loro<br />
destinazione.<br />
Giacomo Della Mea<br />
I calcoli statici del complesso sono opera dell'ing. Lino Mazzanti.<br />
I lavori e<strong>di</strong>li sono stati realizzati dall'impresa Severino Feruglio.<br />
Nel 1968 l'architetto Federico Marconi ha progettato la nuova sistemazione <strong>della</strong> zona presbiterale,<br />
adeguandola alle norme liturgiche dettate dal Concilio Vaticano Il.<br />
12
Veduta interna<br />
13
La Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne: un<br />
Esempio <strong>di</strong> Collaborazione tra Artisti<br />
La chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, progettata dall’architetto Giacomo Della Mea, è uno scrigno<br />
prezioso <strong>di</strong> opere d’arte realizzate da Luciano Batoli, Ernesto Mitri, Max e Giulio Piccini, Fred<br />
Pittino. Mosaici, sculture, vetrate si compenetrano strettamente con l’architettura e sono state<br />
concepite in maniera unitaria coor<strong>di</strong>nandosi strettamente tra loro a formare un insieme <strong>di</strong> qualità<br />
elevata e altamente rappresentativo dell’arte degli anni Cinquanta. L’insieme si è conservato senza<br />
gravi alterazioni fino ai nostri giorni fornendo un interessante esempio <strong>di</strong> arte sacra concepito in modo<br />
unitario sotto l’abile regia dell’architetto Giacomo Della Mea. Infatti generalmente nelle chiese si nota<br />
un sovrapporsi <strong>di</strong> opere d’arte databili a <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>, mentre nella chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne<br />
architettura e arre<strong>di</strong> sacri furono concepiti in pochi anni da artisti non solo amici tra loro, ma che<br />
rappresentavano il meglio dell’arte friulana del periodo, come orgogliosamente ricorda ancora lo<br />
scultore Giulio Piccini.<br />
Come ben sottolinea Giuseppe Fornasir, prima che architetto Giacomo Della Mea fu pittore dal<br />
1926 al 1958, anno dell’ultima esposizione “ Cinquant’anni <strong>di</strong> pittura e Scultura nella carnia e nel<br />
Canal del Ferro”, in cui egli fece parte del comitato organizzatore con Max Piccini e Fred Pittino. 1<br />
L’alpinismo e la pittura furono le sue due gran<strong>di</strong> passioni con<strong>di</strong>vise con il pittore Ernesto Mitri. Come<br />
gli architetti Marcello D’Olivo, Cesare Pascoletti, Firmino Toso e Gino Valle, gli esor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giacomo<br />
<strong>della</strong> Mea furono dunque in qualità <strong>di</strong> pittore, già nella Prima Biennale Friulana d’Arte del 1926 dove<br />
potè confrontarsi con i migliori artisti friulani. 2 Nel 1928 Giacomo Della Mea presentò un paesaggio<br />
montano Contrada Pisimit anche nella Seconda Biennale Friulana d’Arte, insieme allo scultore Max<br />
Piccini, che faceva parte <strong>della</strong> Giuria, a Fred Pittino che espose le sue migliori opere in stile<br />
novecento e a Ottorino Aloisio con i suoi progetti per l’Università dello Sport, che tanto lo dovettero<br />
impressionare. 3<br />
Verosimilmente iniziano in quel periodo i rapporti con gli artisti che egli chiamò per decorare la<br />
chiesa dell’<strong>Ospedale</strong>: particolarmente numerosi sono i <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> paesaggi montani esposti da Della<br />
Mea nella mostra gemonese del 1931, che lo vede affiancato a Pittino 4 . Nello stesso anno 1931<br />
Giacomo Della Mea è presente con l’olio Paesaggio in Val Fella anche nella Quinta Sindacale d’arte<br />
d’Arte dove esposero Ernesto Mitri , Max Piccini, che <strong>di</strong>pinse uno dei suoi migliori quadri<br />
novecentisti, Le Amiche. 5 La Sindacale del 1937 6 rinforzò i legami <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> lavoro tra<br />
Ernesto Mitri, Max Piccini, Fred Pittino e Giacomo Della Mea, che presentò “solide pitture”<br />
1<br />
Fornasir Giuseppe, Ricordo <strong>di</strong> Giacomo Della Mea architetto (1907-1968), Accademia dì Scienze lettere e Arti <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,<br />
16 <strong>di</strong>cembre 1977, pp. 97-122 in particolare 102 – 105 Cinquant’anni <strong>di</strong> pittura e scultura nell Carnia e nel Canal del<br />
Ferro, catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne Galleria del Girasole, 28 giugno-20 luglio 1958) a cura <strong>di</strong> Giorgio de Ciglia, Ciussi,<br />
U<strong>di</strong>ne 1958, p.13).<br />
2<br />
Prima Biennale Friulana d’Arte, catalogo generale, U<strong>di</strong>ne, La Panarie 1926, presentò due <strong>di</strong>pinti n. 119 Paese e n. 120<br />
Paesaggio, esponeva con lui anche Cesare Pascoletti.<br />
3<br />
Seconda Biennale Friulana d’Arte, catalogo, La Panarie, U<strong>di</strong>ne 1928, sala I n. 15 Pisimit; Marx Piccini n. 28 Figlio<br />
Mio, n. 29 Madonnina; sala II Fred Pittino n. 27 Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Nudo, n. 28 La mammina del sesto piano, n. 29 Autoritratto, n.<br />
30 la casa del ferro; sala V Progetto per una università dello Sport n. 20 tavole <strong>di</strong> Aloisio.<br />
4<br />
Mostra artistico agricola industriale <strong>di</strong>dattica, catalogo <strong>della</strong> mostra Gemona 6 – 27 settembre 1931, Toso, Gemona<br />
1931 pp. 15 – 16 Giacomo Della Mea espose 9 <strong>di</strong>pinti: Paesaggio, Case al Sole, Contrada a Raccolana, Contrada a<br />
Raccolana, Case a Raccolana, Paesaggio a Raunis, Paesaggio in val Fella, Ponte a Rio Mulin, Case a Raccolana.<br />
5<br />
V Esposizione d’Arte del Sindacato Regionale <strong>della</strong> Venezia Giulia, U<strong>di</strong>ne 1931, Fred Pittino p. 26, Max Piccini p. 31,<br />
Ernesto Mitri p. 49, Della Mea Giacomo p. 34.<br />
6<br />
III Mostra d’Arte del Sindacato Fascista Belle Arti <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, U<strong>di</strong>ne 1937, p. 16, p. 18 Giacomo <strong>della</strong><br />
Mea espone n. 22 Paesaggio in autunno, n. 23 Ottobre in val Raccolana n.24 Paesaggio p. 20.<br />
14
novecentiste <strong>di</strong> cui Arturo Manzano rileva “il sorprendente progresso” 7 . Nel 1938 8 , assenti per<br />
motivi <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o Mitri e Pittino, Della Mea si confrontò con Max Piccini.<br />
Nel 1939 Giacomo Della Mea si iscrisse alla facoltà <strong>di</strong> Architettura <strong>di</strong> Venezia e nel 1940 lo<br />
scoppio <strong>della</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale scompaginò la vita degli artisti. Nonostante le <strong>di</strong>fficoltà, i<br />
rapporti <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> collaborazione tra gli artisti, continuano come testimonia una preziosa serie<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>segni ine<strong>di</strong>ti eseguiti durante la guerra nella Osteria del Vecchio Montenegrino in via Sarpi, dove<br />
artisti, critici e giornalisti si riunivano scambiandosi l’un con l’altro i ritratti e gli schizzi. Grazie alla<br />
cortesia <strong>di</strong> Noemi Mitri, intelligente e sensibile custode delle memorie paterne, me ne sono servita per<br />
illustrare questa pubblicazione a conferma <strong>della</strong> amicizia tra Giacomo Della Mea, Ernesto Mitri , Max<br />
Piccini e Fred Pittino, che si concretizzò proprio nella decorazione <strong>della</strong> chiesa dell’ospedale, dove<br />
l’architetto chiamò tutti coloro con i quali aveva collaborato. L’unitarietà tra architettura e<br />
decorazione quin<strong>di</strong> si spiega al <strong>di</strong> là dei meriti stilistici proprio con la loro lunga consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> vita<br />
e <strong>di</strong> amicizia.<br />
L’interno <strong>della</strong> Chiesa<br />
7 Manzano Arturo, Il carattere <strong>della</strong> III Sindacale Friulana in “La Panarie” n. 37 (1937), pp. 56 – 60 in particolare p. 59.<br />
8 IV Mostra Sindacale d’Arte <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, U<strong>di</strong>ne Loggia del Lionello 8 aprile – 8 maggio 1938, Ciussi, U<strong>di</strong>ne<br />
1938 , p. 15 Giacomo Della Mea presenta il Ponte e Max Piccini è membro del Comitato esecutivo, p. 17..<br />
15
L'architettura <strong>di</strong> Giacomo Della Mea<br />
Una serie <strong>di</strong> fotografie <strong>di</strong> bozzetti conservati dalla famiglia Della Mea e i verbali <strong>della</strong><br />
Commissione d’arte sacra mostrano come fin dal 1952 si fosse pensato alla realizzazione <strong>della</strong> chiesa,<br />
che doveva infatti completare il progetto del nuovo ospedale <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne progettato da Eugenio<br />
Mariutti. Nel 1924 si era posta la prima pietra del pa<strong>di</strong>glione Forlanini, dove esisteva l’unica cappella<br />
devozionale preesistente alla chiesa, e nel 1939, si erano progettati i primi pa<strong>di</strong>glioni con il torrione<br />
dell’orologio e quelli per la me<strong>di</strong>cina e la Chirurgia in un gradevole stile razionalista. Gli e<strong>di</strong>fici erano<br />
a loro volta inseriti in una sorta <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>no urbano con fontane e aiuole <strong>di</strong> cui ora rimangono solo<br />
alcune tracce, che sarebbe forse opportuno ripristinare. 9<br />
Da quanto si deduce dall’archivio Della Mea furono elaborati tre progetti <strong>di</strong> cui due con una<br />
pianta longitu<strong>di</strong>nale e un terzo, quello eseguito, “a pianta circolare con pronao e travate ra<strong>di</strong>ali”. 10 Il<br />
primo progetto prevedeva una chiesa a pianta longitu<strong>di</strong>nale con una facciata che comprendeva un<br />
porticato e una serie regolare <strong>di</strong> finestre che formavano una griglia decorativa sovrastata da un<br />
bassorilievo, che doveva verosimilmente rappresentare la figura <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>,<br />
sotto la cui protezione l’<strong>Ospedale</strong> era posto dal tempo <strong>della</strong> sua fondazione alla fine del secolo XIII.<br />
Nei verbali <strong>della</strong> Commissione Diocesana d’Arte si parla invece <strong>di</strong> un progetto a pianta<br />
longitu<strong>di</strong>nale con una facciata coronata da un timpano curvilineo “ ad omega”, forse simile a quello<br />
usato dall’architetto Della Mea per la Chiesa <strong>di</strong> San Pio X (1961- 1964). I membri <strong>della</strong> Commissione<br />
avevano espresso le loro perplessità per le coperture dei tetti piani, che a loro parere non garantivano<br />
la tenuta <strong>della</strong> pioggia. 11 Già nel 1952 accanto al “semplice gioco <strong>di</strong> volumi e <strong>di</strong> spazi” 12 Giacomo<br />
Della Mea aveva dato spazio allo sviluppo <strong>di</strong> “elementi puramente decorativi” tra cui sono nominati<br />
espressamente affreschi, graffiti e mosaici. I materiali usati dovevano essere pietre naturali in facciata<br />
e laterizi nel corpo <strong>di</strong> fabbrica, evidentemente in analogia con i mattoni impiegati come rivestimento<br />
dei primi pa<strong>di</strong>glioni ospedalieri costruiti.<br />
La pianta longitu<strong>di</strong>nale <strong>della</strong> chiesa fu elaborata dunque in due varianti, una delle quali<br />
assomiglia a soluzione usate per il tempio <strong>di</strong> Cargnacco, nella cui cripta l’architetto Della Mea<br />
sperimentò la pianta circolare che venne usata nella chiesa dell’<strong>Ospedale</strong>. 13 Nonostante nel 1954 il<br />
progetto a pianta longitu<strong>di</strong>nale fosse stato accolto dal Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione dell’<strong>Ospedale</strong>, i<br />
costi risultarono troppo elevati e fu dato all’architetto Giacomo Della Mea l’incarico <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere un<br />
nuovo progetto <strong>di</strong> chiesa meno costoso del precedente.<br />
L’architetto presentò un progetto a pianta circolare ra<strong>di</strong>calmente mutato rispetto ai precedenti e<br />
meno oneroso, tanto che fu approvato il 1 luglio 1957 dal Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione<br />
dell’<strong>Ospedale</strong>. 14 Il progettista architetto Giacomo Della Mea è così ricordato nel giornale <strong>della</strong> Curia:<br />
“noto per progetti <strong>di</strong> chiese non solo in Friuli, ma anche fuori, avendo vinto concorsi nazionali sempre<br />
come progettista <strong>di</strong> chiese”. 15 La chiesa aveva assunto una pianta circolare con un profondo abside<br />
9<br />
Mariutti Eugenio, Vicende <strong>di</strong> un’opera L’<strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, Doretti, U<strong>di</strong>ne, 1969, p. 79; Pier Carlo Caracci, Il<br />
<strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne istituzione secolare in XIII Giornata nazionale del personale <strong>di</strong> Assistenza<br />
ospedaliera 15 maggio 1969, Pellegrini U<strong>di</strong>ne 1969, pp. 11-19. La cappellina annessa al pa<strong>di</strong>glione Forlanini è stata<br />
smantellata insieme ai relativi pa<strong>di</strong>glioni <strong>di</strong> cui esiste una buona documentazione fotografica nell’archivio Friuli dei Civici<br />
Musei <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne.<br />
10<br />
Archivio privato Della Mea, note dattiloscritte.<br />
11<br />
Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne Commissione Diocesana d’Arte Sacra – primo volume dei verbali 1935 – 1966 seduta 1 aprile<br />
1952 p. 161. Ringrazio la cortesia del Dott. Sandro Piussi, Direttore <strong>della</strong> Biblioteca Arcivescovile e Presidente <strong>della</strong><br />
Commissione d’Arte Sacra <strong>della</strong> Diocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, per avermi permesso <strong>di</strong> consultare i verbali.<br />
12<br />
L’<strong>Ospedale</strong> Civile avrà la sua chiesa in “Il Gazzettino” 16 aprile 1952.<br />
13<br />
Archivio privato Della Mea, note dattiloscritte.<br />
14<br />
Archivio <strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, estratto delle deliberazioni adottate nella seduta del giorno 22 luglio 1957. La spesa<br />
<strong>di</strong> Lire 79.900.000 prevista per il primo progetto fu ridotta a lire 51.000.000.<br />
15<br />
L’artistica chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> Civile consacrata da S. E. l’Arcivescovo in “La Vita Cattolica” anno. XXXVII n. 47,<br />
22 novembre 1959 p. 4.<br />
16
che doveva accogliere l’altare maggiore e due altari laterali, sopraelevati <strong>di</strong> tre gra<strong>di</strong>ni rispetto al<br />
piano <strong>della</strong> chiesa entro un “settore <strong>di</strong> corona circolare ricavato oltre la linea <strong>della</strong> circonferenza “. 16<br />
Quest’ultima era dotata <strong>di</strong> sagrestia, atrio e pronao d’accesso, che con le sue colonne cilindriche<br />
ricorda il portico del primo bozzetto. La chiesa era sopraelevata <strong>di</strong> un metro e mezzo sul piano <strong>di</strong><br />
campagna ed era corredata dalla canonica e dagli uffici riservati al clero. E’ collocata sulla parte<br />
destra dell’ospedale in asse con il viale d’accesso trasversale ai pa<strong>di</strong>glioni, <strong>di</strong> cui conclude la<br />
prospettiva. Nel piano seminterrato, corrispondente al vano circolare <strong>della</strong> chiesa, era prevista una<br />
sala circolare per riunioni, attualmente ridotta a magazzino, mentre una rampa d’accesso metteva in<br />
comunicazione la chiesa con i sotterranei dell’ospedale onde permetterne l’accesso ai degenti senza<br />
passare all’aperto. Il cilindro che costituisce il corpo centrale <strong>della</strong> chiesa è costituito da pilastri e<br />
travature ra<strong>di</strong>ali che compongono una cupola ribassata formando un motivo decorativo a linee<br />
spezzate, riprese dalla lanterna centrale. Questa è formata da travature esterne a giorno che<br />
costituiscono una specie <strong>di</strong> ghiera a moduli trapezoidali. Le travi ra<strong>di</strong>ali ripetendosi all’interno <strong>della</strong><br />
cupola formano una copertura ad ombrello che si conclude intorno alla lanterna con un motivo<br />
stellare, evidenziato dal gioco <strong>di</strong> spazi pieni e vuoti. Una serie <strong>di</strong> finestre alla base <strong>della</strong> cupola le<br />
conferiscono leggerezza facendola quasi galleggiare nella luce con un espe<strong>di</strong>ente riconducibile alle<br />
esperienze dell’ultimo Le Corbusier a Notre Dame <strong>di</strong> Haut a Ronchamps. Lo stesso motivo stellare si<br />
ripete anche all’esterno grazie alle sporgenze angolari delle travi tanto da far pensare che Giacomo<br />
Della Mea abbia rivisitato i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Aloisio per l’Università dello Sport basati su triangoli o abbia<br />
pensato alle cupole <strong>di</strong> Borromini nella relazione tra superfici curve e angolari. 17<br />
Veduta esterna <strong>della</strong> Chiesa subito dopo il suo completamento 1959/60<br />
16 Della Mea Giacomo, La nuova chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne dell’architetto Giacomo Della Mea, in “rassegna<br />
tecnica <strong>della</strong> regione Friuli – Venezia Giulia, numero 1-2 anno 10 (gennaio febbraio 1958) nn. 1-2, pp. 16-18; Perissinotto<br />
Luciano, La moderna architettura religiosa u<strong>di</strong>nese in “Quaderni <strong>della</strong> FACE”, 1969, n. 34, pp.64-65.<br />
17 Meroi Roberto, Le chiese <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne Testimonianza storico fotografica del Sacro, E<strong>di</strong>zioni <strong>della</strong> Laguna, pp. 140-141.<br />
17
Il pronao che si protrude all’esterno sopra una gra<strong>di</strong>nata risolve il problema dell’ingresso<br />
attraverso un atrio, che bilancia simmetricamente lo sporgere dell’abside. Le sei colonne cilindriche<br />
dell’atrio corrispondono a quelle che inquadrano l’altare maggiore a riprova <strong>di</strong> una cura progettuale<br />
per l’unitarietà dell’insieme. Le colonne esterne, inizialmente nude, sono rivestite <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> rame,<br />
che formano sul pronao la scritta “SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA” e lo stesso<br />
rivestimento si nota sulle travature <strong>della</strong> lanterna, anche se inizialmente era stato previsto l’uso <strong>di</strong> una<br />
semplice pietra bianca. Il foglio <strong>di</strong> rame ossidatosi nel tempo aveva la funzione pratica <strong>di</strong> proteggere<br />
le murature dall’umi<strong>di</strong>tà. Nella sua orizzontalità il porticato si contrappone al cilindro <strong>della</strong> chiesa<br />
riprendendo però le linee piatte <strong>della</strong> canonica. I pilastri in cemento armato che formano la struttura<br />
portante del vano cilindrico si vedono sia all’interno che all’esterno e <strong>di</strong>vengono per l’architetto<br />
occasione <strong>di</strong> un motivo decorativo, simmetricamente ad essi si ,<strong>di</strong>spongono infatti le vetrate<br />
<strong>di</strong>segnate da Luciano Bartoli. Nel prospetto meri<strong>di</strong>onale dell’e<strong>di</strong>ficio esse si <strong>di</strong>spongono con un ritmo<br />
binario, che <strong>di</strong>venta unitario all’innesto con la zona absidale. Le lunghe feritoie modulano il corpo<br />
dell’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong>sponendosi in moduli singoli anche sulla parete destra del presbiterio e nel corpo<br />
dell’atrio. Sulla parte sinistra del corpo <strong>di</strong> fabbrica si erge anche il piccolo campanile a vela, che<br />
riprende le forme <strong>di</strong>ffuse nelle chiesette devozionali friulane senza prevaricare sul corpo <strong>di</strong> fabbrica.<br />
Il rivestimento esterno a mattoni contribuisce a integrare l’e<strong>di</strong>ficio sacro con i pa<strong>di</strong>glioni ospedalieri<br />
che gli fanno da corona.<br />
L’architetto Della Mea effettuò una progettazione globale dell’intero arredo coor<strong>di</strong>nando i lavori<br />
in marmo per altari, pavimenti e balaustre, eseguiti dalla <strong>di</strong>tta Andreose e Stoppiglia <strong>di</strong> Bassano, e<br />
quelli <strong>di</strong> falegnameria. 18 La pila dell’acquasanta formata da un cilindro <strong>di</strong> onice del Carso su cui si<br />
imposta il tronco <strong>di</strong> cono in marmo rosso bocciardato richiama la forma delle colonnine dell’altare,<br />
dove però il cromatismo dei materiali è <strong>di</strong>verso con dei capitelli in pietra bianca. La forma curvilinea<br />
dell’aula determina il <strong>di</strong>segno dei banchi e delle panche. Alcuni banchi perimetrali hanno infatti un<br />
profilo a settore circolare, mentre alcune panche richiamano nell’intreccio angolare dei piallacci le<br />
travature <strong>di</strong> sostegno a riprova <strong>di</strong> una attenta cura progettuale. Le loro semplici forme massicce<br />
risentono <strong>della</strong> progettazione del secondo futurismo , che aveva dato i suoi esisti migliori negli arre<strong>di</strong><br />
per l’università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Padova ad opera <strong>di</strong> Fortunato Depero.<br />
La chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne presenta analogie con altre architetture sacre eseguite da<br />
Giacomo Della Mea. Il gioco delle travature angolari si ritrova nel campanile <strong>della</strong> chiesa del collegio<br />
Bearzi (1961), mentre il rapporto tra murature in laterizio, pilastri portanti e decorazioni a vetrate<br />
lunghe e strette si ritrova anche nella zona absidale <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong> San Pio X. Qui nonostante la pianta<br />
sia longitu<strong>di</strong>nale si ripete anche il gioco delle travature che compongono un semplice elemento<br />
costruttivo e ornamentale nello stesso tempo. Non mi sembra inoltre casuale che sia nella chiesa<br />
dell’<strong>Ospedale</strong> sia in quella <strong>di</strong> San Pio X l’architetto abbia collaborato con Ernesto Mitri, ideatore <strong>di</strong><br />
mosaici e <strong>di</strong> alcune vetrate che qualificano gli spazi interni. Considerando anche il tempio <strong>di</strong><br />
Cargnacco, forse il lavoro più riuscito dell’architetto, si può notare come Giacomo Della Mea abbia<br />
sempre dato una grande importanza alle parti decorative dell’architettura fossero esse sculture,<br />
mosaici, vetrate, ceramiche o graffiti. Ciò avveniva non solo negli e<strong>di</strong>fici religiosi, ma anche in quelli<br />
profani basti pensare alla scuola me<strong>di</strong>a Ellero decorata con i mosaici <strong>di</strong> Zigaina o al Palazzo degli<br />
Uffici Finanziari progettati da Giacomo Della Mea con Cesare Pascoletti e decorati con mosaici <strong>di</strong><br />
Zigaina e rami sbalzati <strong>di</strong> Max Piccini. Nel 1969 l’architetto Federico Marconi, progettista del<br />
pa<strong>di</strong>glione d’ingresso dell’<strong>Ospedale</strong>, apportò alcune mo<strong>di</strong>fiche alla chiesa per adattarla alle nuove<br />
esigenze liturgiche che prevedevano una collocazione <strong>della</strong> mensa d’altare al cospetto dei fedeli.<br />
Secondo Luciano Perissinotto il rapporto liturgico architettonico ne risultò migliorato. 19<br />
Probabilmente in questa occasione il tabernacolo opera <strong>di</strong> Ugo De Casilister fu spostato dall’altare<br />
18 L’artistica chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> Civile…<br />
19 Perissinotto Luciano, Architettura sacra nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne 1945 – 1974, catalogo <strong>della</strong> mostra , fotografie <strong>di</strong> Elio<br />
Ciol, U<strong>di</strong>ne, 1974 , pp. 50 –53; Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne Commissione Diocesana Arte Sacra verbale 1967-1979 , seduta 4<br />
marzo 1969 , p. 42.<br />
18
centrale all’attuale collocazione sull’altare sinistro .Un ulteriore variazione si ebbe nel 1975 ca.<br />
quando fu tolto il fonte battesimale posto sulla sinistra <strong>della</strong> chiesa, la sua decorazione musiva sul<br />
pavimento e sulle pareti è rimasta integra, ma purtroppo viene nascosta dai tramezzi lignei <strong>di</strong> un<br />
confessionale. Il locale stesso ha perso la sua funzione originaria e risulta quin<strong>di</strong> decontestualizzata la<br />
finestra raffigurante Il Battesimo <strong>di</strong> Cristo.<br />
Nella chiesa decorazioni e architettura parteciparono dello stesso progetto costruttivo e i lavori<br />
furono eseguiti contemporaneamente assicurando così all’e<strong>di</strong>ficio una completa unità stilistica, quasi<br />
un unicum per gli e<strong>di</strong>fici sacri u<strong>di</strong>nesi. Giacomo Della Mea chiamò gli artisti più qualificati del<br />
periodo, che erano suoi amici da quando negli anni Trenta egli stesso si era de<strong>di</strong>cato alla pittura dei<br />
paesaggi montani <strong>della</strong> nativa Chiusaforte. In particolare strettamente a lui legati dal periodo<br />
giovanile sono Ernesto Mitri, Max Piccini e Fred Pittino, nativo anch’egli <strong>di</strong> Chiusaforte. Meno chiari<br />
furono i motivi che spinsero Della Mea a chiamare Luciano Bartoli per le vetrate e Ugo De Casilister<br />
per i tabernacoli: forse li aveva conosciuti durante i lavori che egli aveva compiuto a Trieste, forse<br />
Max Piccini, che aveva collaborato con il Bartoli per una vetrata, aveva suggerito i loro nomi oppure<br />
Luciano Bartoli era in rapporto con padre Fiorenzo Gobbo, che nativo <strong>di</strong> Bressa aveva frequentato la<br />
Scuola d’Arte Sacra beato Angelico <strong>di</strong> Milano operando a lungo in Friuli. Tutti gli artisti e gli<br />
architetti trovarono il valido supporto <strong>di</strong> don Olivo Bernar<strong>di</strong>s, cappellano dell’<strong>Ospedale</strong> civile dal<br />
1945 al 1976, e che, a detta <strong>di</strong> Giulio Piccini, <strong>di</strong> arte se ne intendeva. Il sacerdote coa<strong>di</strong>uvò il lavoro<br />
dell’architetto e degli artisti e profuse tutto il suo impegno “per dotare l’ospedale <strong>di</strong> una chiesa bella e<br />
<strong>di</strong>gnitosa, che fosse un segno, un richiamo”. 20<br />
L’architetto Della Mea ricostituì spesso intorno a sé il cenacolo <strong>di</strong> artisti con i quali aveva<br />
realizzato la chiesa dell’<strong>Ospedale</strong>. Con Max Piccini, Giulio Piccini, Ernesto Mitri, Fred Pittino il<br />
rapporto <strong>di</strong> lavoro sfumava in quello <strong>di</strong> amicizia e con<strong>di</strong>visione umana. Ne sono prova una serie <strong>di</strong><br />
caricature che durante la guerra Ernesto Mitri tracciò ai suoi amici durante le lunghe <strong>di</strong>scussioni<br />
nell’Osteria del Montenegrino in via Paolo Sarpi.<br />
La Chiesa prima dell’ adeguamento alle norme liturgiche dettate dal Concilio Vaticano Il.<br />
20 Govetto Redento, Ricordo <strong>di</strong> don Olivo Bernar<strong>di</strong>s per 30 anni accanto al letto dei malati, in “La Vita Cattolica” 23<br />
novembre 1985. Cfr anche Curia Arcivescovile Archivio corrente scheda personale don Olivo Bernar<strong>di</strong>s.<br />
19
Mosaici <strong>di</strong> Fred Pittino<br />
Il pittore Fred Pittino negli anni Cinquanta aveva iniziato una frenetica attività non solo <strong>di</strong> pittore,<br />
ma anche <strong>di</strong> decoratore partecipando in tale veste a molte mostre nel circondario u<strong>di</strong>nese. Direttore<br />
artistico <strong>della</strong> Mostra dell’Artigiananto friulano del 1951, Pittino con gli amici Max e Giulio Piccini<br />
partecipò nel 1947 alla Mostra d’Arte sacra contemporanea e successivamente , anche con Mitri, alla I<br />
Mostra dell’arredamento tricesimano del 1955 per poi figurare come arredatore nella Mostra <strong>della</strong><br />
casa Moderna del 1954, 1955, 1957 e del 1959. 21 Dal 1941 Fred Pittino era <strong>di</strong>ventato <strong>di</strong>rettore<br />
artistico <strong>della</strong> Scuola Mosaicisti del Friuli in Spilimbergo realizzando bozzetti <strong>di</strong> argomento religioso<br />
e profano. Egli rimase sempre pittore e cercò <strong>di</strong> tradurre i suoi ideali pittorici in mosaico piuttosto che<br />
seguire la via proposta da Severini, cioè <strong>di</strong> adottare un linguaggio artistico, che si adattasse alla<br />
specificità del linguaggio musivo. D’altronde bisogna considerare che la Scuola <strong>di</strong> Spilimbergo<br />
adottava il metodo del mosaico “a rivoltatura” in cui la superficie era piatta come quella pittorica,<br />
mentre una composizione che tenesse conto <strong>della</strong> specificità musiva doveva per forza ricorrere al<br />
“metodo <strong>di</strong>retto”. Questo esigeva una lavorazione sul luogo da parte dell’artista che doveva fissare le<br />
tessere una ad una sul supporto con costi enormemente superiori a quelli del mosaico a rivoltatura e<br />
nella U<strong>di</strong>ne anni Cinquanta il fattore economico non era da trascurare. Infatti i tre pannelli che<br />
decorano i tre altari <strong>della</strong> chiesa furono pagati dai Fogolars furlans esteri. 22<br />
Particolare del mosaico absidale.<br />
21 Mostra dell’Artigianato friulano , catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne, 1950); II Mostra <strong>della</strong> Casa Moderna, catalogo <strong>della</strong><br />
mostra (U<strong>di</strong>ne 1954), Arti Grafiche Friulane, U<strong>di</strong>ne 1954; I Mostra dell’arredamento tricesimano, catalogo <strong>della</strong> mostra<br />
(Tricesimo, 1955), Saccardo, Tricesimo 1955; III Mostra <strong>della</strong> Casa Moderna, catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne 1955), Arti<br />
Grafiche Friulane, U<strong>di</strong>ne 1955; V Mostra <strong>della</strong> Casa Moderna, catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne 1957), Arti Grafiche<br />
Friulane, U<strong>di</strong>ne 1957; VII Mostra <strong>della</strong> Casa Moderna, catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne 1959), Arti Grafiche Friulane, U<strong>di</strong>ne<br />
1959.<br />
22 Consacrata dall’Arcivescovo la nuova chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> in “Il Gazzettino”, 21 novembre 1959.<br />
20
I pannelli musivi furono realizzati dopo varie <strong>di</strong>scussioni su bozzetto <strong>di</strong> Fred Pittino. I pannelli<br />
furono eseguiti dalla Scuola mosaicisti <strong>di</strong> Spilimbergo , <strong>di</strong> cui Pittino era <strong>di</strong>rettore artistico, e furono<br />
posti in opera nel febbraio 1959. 23 I pannelli laterali sono più piccoli <strong>di</strong> quello centrale e misurano<br />
entrambi m. 2.20 x 3.80, purtroppo nell’archivio <strong>della</strong> scuola non si sono conservati i bozzetti.<br />
Realizzati con tessere <strong>di</strong> smalto vitreo raffigurano: Il transito <strong>di</strong> San Giuseppe a sinistra e <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong><br />
<strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> a destra.<br />
Il Transito <strong>di</strong> San Giuseppe raffigura sotto un baldacchino la morte del Santo confortato da<br />
Cristo e dalla Vergine secondo un soggetto tratto dai vangeli apocrifi e che non sod<strong>di</strong>sfece appieno la<br />
Commissione d’arte sacra. 24 La scena è raffigurata in uno stile realistico e illustrativo, che ben si<br />
adatta alle esigenze devozionali <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong> un ospedale. Dall’altro lato la <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong><br />
<strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> riprende l’antica iconografia <strong>di</strong>ffusa in ambito toscano e veneto, <strong>di</strong>vulgata da Piero <strong>della</strong><br />
Francesca nel polittico <strong>di</strong> Pisa e presente anche in una affresco devozionale <strong>di</strong> via Mantica in U<strong>di</strong>ne a<br />
testimoniarne la rapida <strong>di</strong>ffusione. La Madonna allarga il suo mantello e raccoglie sotto i lembi<br />
protettivi i fedeli, rappresentati più piccoli <strong>di</strong> lei secondo una prospettiva gerarchica <strong>di</strong> origine<br />
orientale in cui i personaggi più importanti erano rappresentati in proporzioni maggiori degli altri.<br />
Fred Pittino riesce dunque ad attualizzare una iconografia antica e ricca <strong>di</strong> significato soprattutto per<br />
un ospedale intitolato alla <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>, il cui monogramma compare anche sulle<br />
vetrate a testimoniare il legame del nuovo ospedale con quello antico.<br />
Decisamente più impegnativo si presenta il gran<strong>di</strong>oso pannello absidale <strong>di</strong> metri 7.80 x 6.30 con<br />
una estensione musiva <strong>di</strong> metri quadrati 48. Il primo bozzetto presentato per la zona absidale non<br />
sod<strong>di</strong>sfece la Commissione Diocesana d’arte sacra, che nel <strong>di</strong>cembre 1958 invitò il pittore a<br />
presentare un nuovo bozzetto raffigurante o La Chiesa Trionfante o Le Beatitu<strong>di</strong>ni, in cui non doveva<br />
comparire alcun accenno alla Chiesa penitente. 25 In data 7 gennaio 1959 il pittore presentò il nuovo<br />
bozzetto dal titolo La glorificazione del dolore, ossia La Chiesa Trionfante, che venne approvato con<br />
il consiglio <strong>di</strong> affiancare alla Madonna un gruppo <strong>di</strong> santi e me<strong>di</strong>ci ospedalieri, richiesta che fu<br />
prontamente realizzata da Pittino. 26<br />
Furono eseguiti due bozzetti tuttora conservati nella scuola: uno misura cm. 275 x 200 ed è<br />
eseguito a tempera su carta, l’altro più piccolo è a tempera su cartoncino e misura cm. 38 x 32.<br />
Entrambi i cartoni sono stati realizzati fedelmente all’originale, come del resto era abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
Pittino. Il soggetto del pannello è complesso raffigura La Chiesa Trionfante su una struttura <strong>di</strong> fondo<br />
che forma una croce su tessere dorate <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa texture per evidenziare il rifrangersi <strong>della</strong> luce. In<br />
basso sono rappresentate due gruppi <strong>di</strong> fedeli, che simboleggiano La Chiesa Militante: a sinistra<br />
insieme a frati e suore sono rappresentati fedeli da tutte le parti del mondo, più interessante il gruppo<br />
<strong>di</strong> destra dove a donne popolane e conta<strong>di</strong>ni, si mescolano vescovi, suore ospedaliere, me<strong>di</strong>ci , cioè<br />
coloro che lavoravano in ospedale o che ricorrono alle cure ospedaliere. In questa schiera Pittino<br />
raffigurò il suo autoritratto, la figura in mezzo a sinistra con il pennello in mano, e il ritratto<br />
dell’architetto Della Mea, sulla destra con compasso e pianta dell’e<strong>di</strong>ficio, mentre in alto la figura del<br />
fedele dalla massiccia corporatura a mio parere potrebbe ritrarre lo scultore Max Piccini. Rispetto al<br />
tratto semplificato e bozzettistico dei volti, questi ritratti mostrano un realismo curato ripreso dal vero,<br />
attento ai gesti e alle espressioni.<br />
23<br />
Archivio Scuola Mosaicisti, Reg. 1; Reg. 2 partitari 1486, 1487, 1488; Reg. 3 partitari 1486, 1487, 1488; Elenco cartoni<br />
e bozzetti n. 152; Principali opere musive realizzate dalla Scuola mosaicisti <strong>di</strong> Spilimbergo in questi ultimi 24 anni <strong>di</strong><br />
attività 1959 Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne/ Grande pannello eseguito con / tessere <strong>di</strong> smalto e oro/ cartone del pittore<br />
Fred Pittino metriquadrati 48; busta 81 partitari 1486, 1487, 1488.<br />
Zucchiatti Julia, La Scuola dal 1941 ai giorni nostri in La scuola mosaicisti del Friuli bozzetti documenti fotografie<br />
stampe e modelli a cura <strong>di</strong> Alessandro Giacomello e Antonio Giusa, Centro <strong>di</strong> catalogazione e restauro dei beni culturali –<br />
Scuola Mosaicisti del friuli, Lithostampa, Pasian <strong>di</strong> prato, 2000, p. 85; scheda n. 91 in ivi p. 324<br />
24<br />
Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne Commissione Diocesana Arte Sacra I° Volume dei verbali 1935 - 1966, seduta 10 novembre<br />
1958, p. 26.<br />
25<br />
Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne Commissione Diocesana Arte Sacra I° Volume dei verbali 1935 - 1966, seduta 2 <strong>di</strong>cembre 1958,<br />
pp. 264 – 266.<br />
26<br />
ivi, , seduta 3 febbraio 1959.<br />
21
La parte superiore del mosaico raffigura La Chiesa Trionfante: nella parte centrale la Vergine<br />
me<strong>di</strong>a tra l’umanità e la Trinità rappresentata tra schiere angeliche nella parte alta del mosaico.<br />
Accanto alla Madonna, Pittino raffigurò sulla sinistra i santi Cosma e Damiano, protettori dei me<strong>di</strong>ci,<br />
che reggono in mano strumenti chirurgici e ampolle da farmacia e l’Evangelista Luca protettore dei<br />
chirurghi.<br />
S. <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong>: la Madonna protegge con il suo mantello i figli che implorano il suo aiuto.<br />
Ricordati, o piissima Vergine <strong>Maria</strong>, che non si è mai u<strong>di</strong>to che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio, abbia implorato<br />
il tuo aiuto, chiesto la tua protezione, e sia stato abbandonato.<br />
Sorretto da tale confidenza ricorro a te, Vergine delle vergini, e mi umilio davanti a te, peccatore pentito. Madre del<br />
Verbo, accetta le mie preghiere e propizia esau<strong>di</strong>scimi. Amen. (San Bernardo)<br />
22
Sulla destra compare invece <strong>Santa</strong> Elisabetta d’Ungheria, san Vincenzo de’ Paoli de<strong>di</strong>to alla<br />
carità e San Camillo de Lellis in rappresentanza dei frati ospedalieri. Come nelle croci astili ai quattro<br />
angoli <strong>della</strong> croce si <strong>di</strong>spongono i simboli degli evangelisti. Particolarmente significativo l’episo<strong>di</strong>o<br />
posto ai pie<strong>di</strong> <strong>della</strong> croce e strettamente collegato alla storia dell’ospedale: sullo sfondo del castello <strong>di</strong><br />
U<strong>di</strong>ne l’arcivescovo Gradenigo offre in fatti il modello del vecchio ospedale a papa Pio VI, che si<br />
fermò a U<strong>di</strong>ne il 3 marzo 1783 durante il suo viaggio verso Vienna. L’episo<strong>di</strong>o rappresentato è reale;<br />
infatti nel 1783 l’arcivescovo Gradenigo pose la prima pietra dell’ospedale su progetto <strong>di</strong> Pietro<br />
Bianchi, matematico, idraulico, architetto che già dal 1781 aveva approntato i <strong>di</strong>segni. I lavori furono<br />
subito interrotti e la facciata raffigurata da Pittino fu realizzata solo tra il 1847 e il 1850 in stile<br />
neoclassico dall’architetto feltrino Giuseppe Segusini (Feltre 1801- 1876). 27<br />
Il pannello fu ricordato dalla scuola come una delle opere più significative realizzate e in effetti è<br />
<strong>di</strong> maggiore qualità rispetto a quelli laterali con uno sforzo <strong>di</strong> definizione ritrattistica <strong>di</strong> alcuni volti. Si<br />
può estendere al mosaico quanto scrive Julia Zucchiatti sul bozzetto rilevando una impostazione<br />
or<strong>di</strong>nata e composta delle figure monumentali ispirate alla tra<strong>di</strong>zione italiana del Rinascimento. 28<br />
Il terzo bozzetto conservato nella scuola mosaicisti <strong>di</strong> cm. 59 x 88 a tempera su carta raffigura<br />
una fontana, una croce e una colomba e si riferisce ai mosaici pensati per decorare le pareti del fonte<br />
battesimale, che poggiava su un pavimento decorato con una teoria circolare <strong>di</strong> pesci. Il battistero <strong>di</strong><br />
forma semicircolare fu ricavato al termine <strong>della</strong> rampa d’accesso. 29 Un pavimento simile fu usato<br />
nella decorazione del fonte battesimale del tempio Ossario e ciò spiegherebbe il riferimento al tempio<br />
Ossario presente sul retro del bozzetto. Purtroppo nel 1975 fu tolto il fonte battesimale, ma il mosaico<br />
tuttora in buono stato <strong>di</strong> conservazione è stato inglobato nel confessionale sottraendolo così alla vista<br />
dei fedeli.<br />
.<br />
27 La costruzione dell’<strong>Ospedale</strong> furono travagliate i lavori furono ripresi nel 1794, nuovamente interrotti nel 1798.<br />
L’e<strong>di</strong>ficio fu usato come caserma da francesi fino al 1806, come ospedale militare fino al 1813. Gli austriaci lo usarono<br />
come ospedale militare fino al 1834 privo <strong>di</strong> facciata, <strong>di</strong>venne in<strong>di</strong> tribunale e poi <strong>di</strong> nuovo ospedale civile. Bucco<br />
Gabriella, Il Neoclassicismo u<strong>di</strong>nese e l’opera architettonica <strong>di</strong> Valentino Presani, tesi <strong>di</strong> laurea a.a. 1974-1975 Relatore<br />
prof. D. Gioseffi, Università <strong>di</strong> Trieste, pp. 35-38; 77-79.<br />
28 Zucchiatti Julia, ivi, p. 324 L’iscrizione musiva così recita “ HIER. GRADENIGO ARCH. PIO VI PONTIFICI/<br />
VINDOBONAM VERSUS EUNTI – UTINIQUE CONSI/STENTI. NOVUM. NOSOCOMIUM TERTIUS IDUS/<br />
MARTIAS A MDCCLXXXII OSTENDIT”. Il mosaico è firmato e datato in basso a destra “1959 Pittino” e a sinistra<br />
“s m spilimbergo”.<br />
29 Nuova chiesa nell’<strong>Ospedale</strong> Civile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne in “La vita Cattolica” n. 47 22 novembre 1959 p. 4.<br />
23
2 Mistero gau<strong>di</strong>oso: La visita <strong>di</strong><br />
<strong>Maria</strong> a Elisabetta<br />
3 Mistero gau<strong>di</strong>oso: La nascita <strong>di</strong><br />
Gesù a Betlemme<br />
Le vetrate <strong>di</strong> Luciano Bartoli<br />
Al realismo accattivante dei mosaici si accostano le vetrate, che<br />
svolgono un’importante funzione decorativa ed iconografica come in<br />
altre architetture <strong>di</strong> Della Mea tra cui l’abside <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong> San Pio<br />
X in U<strong>di</strong>ne (1961 - 1964), l’esempio cronologicamente più vicino<br />
alla chiesa dell’<strong>Ospedale</strong>, o il tempio <strong>di</strong> Cargnacco. I bozzetti delle<br />
vetrate furono <strong>di</strong>pinti nel 1958 da Luciano Bartoli (Trieste, 1912),<br />
artista triestino pittore e decoratore; l’esecuzione fu opera <strong>della</strong> <strong>di</strong>tta<br />
Caron <strong>di</strong> Vicenza. 30 Grazie alle ricerche del dott. Giovanni <strong>della</strong><br />
Mea l’artista, risulta attivo a Trieste nella chiesa <strong>di</strong> Barcola (1956) e<br />
del Sacro Cuore, nella chiesa del Villaggio del Pescatore (1990), ad<br />
Arpino (1958), nel Santuario <strong>Maria</strong> Santissima <strong>di</strong> Manipuglia a<br />
Crucoli in Calabria (1962) 31 ,a Pozzecco <strong>di</strong> Bertiolo. Il Bartoli lavora<br />
nell’affresco, nella decorazione su legno e nel <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> vetrate e<br />
sembra essere collegato all’opera <strong>di</strong> padre Fiorenzo Gobbo, autore <strong>di</strong><br />
numerose vetrate in Friuli tra cui parte <strong>di</strong> quelle che decorano la<br />
chiesa <strong>di</strong> San Pio X sempre architettata da Giacomo Della Mea.<br />
Come in San Pio X, anche nella chiesa dell’ospedale le vetrate<br />
sono rettangoli alti e stretti da porre a mio parere in rapporto con i<br />
pilastri portanti in una ritmica alternanza <strong>di</strong> pieni e <strong>di</strong> vuoti. Luciano<br />
Bartoli è un artista molto attento all’iconografia tanto è vero che ha<br />
scritto un libro “La chiave per la comprensione del simbolismo e dei<br />
segni nel sacro”, pubblicato a Trieste nel 1982. Le vetrate sono<br />
realizzate a fuoco con un realismo accattivante simile a quello <strong>di</strong><br />
Pittino e appaiono dunque come una summa teologica per immagini<br />
concepita in modo tale da far trasparire i riferimenti biblici. Le<br />
quin<strong>di</strong>ci vetrate raffigurano i Misteri del Rosario, un tema spesso<br />
rappresentato dal Bartoli. Nell’emiciclo meri<strong>di</strong>onale dell’aula<br />
circolare a destra dell’altare le vetrate raccontano i misteri Gau<strong>di</strong>osi<br />
con una prevalenza dei colori ver<strong>di</strong> e cerulei: Annunciazione,<br />
Visitazione, Nascita <strong>di</strong> Gesù in Betlemme, Presentazione <strong>di</strong> Gesù al<br />
tempio e Ritrovamento <strong>di</strong> Gesù tra i dottori. La successione continua<br />
dopo la porta verso sinistra con I Misteri gloriosi dalle tonalità<br />
dorate e gialle del colore: La Resurrezione dei morti, L’Ascensione<br />
in cielo, la Pentecoste, l’Assunzione <strong>della</strong> Vergine al Cielo,<br />
l’Incoronazione <strong>della</strong> Vergine insieme con la pre<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Isaia su<br />
una vergine che concepirà il figlio <strong>di</strong> Dio, tra san Giuseppe, santa<br />
Agnese, santo Stefano e san Antonio. I Misteri dolorosi sono invece<br />
rappresentati con colori violacei e rossi nelle due vetrate al lato<br />
destro dell’altare e nel tondo sopra <strong>di</strong> esso: una vetrata rappresenta<br />
l’Orazione nell’orto e La Flagellazione, l’altra La Coronazione <strong>di</strong><br />
spine e la condanna mentre la Crocefissione è raffigurata sul tondo<br />
sul soffitto in una sintesi che riunisce come nelle croci d’altare<br />
me<strong>di</strong>oevali la testa del Cristo e i volti <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> e <strong>di</strong> Giovanni. I<br />
30 Martelli Clau<strong>di</strong>o H., Dizionario degli artisti <strong>di</strong> Trieste, dell’Isontino dell’Istria e <strong>della</strong> Dalmazia, Hammerle Trieste,<br />
2001, p. 38 Nella vetrata a destra <strong>della</strong> porta d’ingresso si legge “LUCIANUS/ BARTOLI/ TERGESTINUS/ PINXIT<br />
MCMLVIII” in basso a sinistra, a destra “CARON/ VETRATE/ D’ARTE/ VICENZA”.<br />
31 Luciano Bartoli esegue una vetrata a forma <strong>di</strong> ostensorio raffigurante i Misteri del Rosario.<br />
24
simboli che si trovano nella parte bassa delle finestre e in special modo il tronco d’albero vogliono<br />
<strong>di</strong>mostrare come <strong>Maria</strong> <strong>di</strong>scendesse dalla famiglia <strong>di</strong> Davide per evidenziare la continuità tra vecchio<br />
e nuovo Testamento. 32<br />
Nel locale dove una volta c’era il fonte battesimale una grande vetrata quadrangolare<br />
rappresenta Il Battesimo <strong>di</strong> Giovanni Battista, mentre nell’atrio che mette in comunicazione il pronao<br />
con l’intero due vetrate raffigurano le Opere <strong>di</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> corporali e spirituali e vari santi, un<br />
soggetto più volte rappresentato dal Bartoli per esempio nel Villaggio del Pescatore. La loro visione è<br />
stata compromessa da una controsoffittatura del soffitto che impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> osservare la parte superiore<br />
e da rotture nella parte destra.<br />
Lo schema adottato nelle <strong>di</strong>verse vetrate è comune: in basso si ritrovano i simboli<br />
dell’iconografia cristiana dal tronco <strong>di</strong> Jesse, alla balena <strong>di</strong> Giona, la scala degli angeli che<br />
commentano gli avvenimenti raffigurati nella parte superiore con l’unica eccezione dell’ultima vetrata<br />
dove si nota il monogramma dell’<strong>Ospedale</strong>, nei tre riquadri superiori, essenziali per sostenere con una<br />
intelaiatura <strong>di</strong> ferro i vetri, si sviluppano invece gli avvenimenti raggruppati a due a due . In rapporto<br />
con i mosaici <strong>di</strong> Pittino nelle vetrate Luciano Bartoli adottò un linguaggio figurativo e realista,<br />
operando in modo pittorico. Le figure sono infatti rappresentate con una grande uso <strong>di</strong> chiaroscuro a<br />
grisaille, che ne rappresenta la plasticità e la <strong>di</strong>mensione spaziale. I gesti sono icastici per rendere<br />
comprensibile la sequenza degli avvenimenti. Le tonalità cromatiche delle vetrate assumono invece un<br />
significato simbolico in rapporto con la liturgia: toni fred<strong>di</strong> per i Misteri gau<strong>di</strong>osi, dorati per i Misteri<br />
gloriosi e violacei per quelli dolorosi.<br />
Accanto a Luciano Bartoli un altro triestino operò all’interno <strong>della</strong> chiesa, si tratta <strong>di</strong> Ugo De<br />
Casilister ( Gorizia,1885 – Trieste, 1969) che eseguì le portelle del tabernacolo in argento sbalzato e<br />
smalto. Due colombe sono affrontati alle palme con il versetto “ ascendam in palmam/et<br />
apprehendam fructus”. L’eleganza del <strong>di</strong>segno fortemente stilizzato e ritmico esprime la cultura del<br />
De Casilister che prima <strong>di</strong> stabilirsi a Trieste aveva frequentato l’Accademia <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera<br />
esprimendosi con una sintassi secessionista, evidente anche nel fregio a smalto che corre lungo la<br />
parte superiore del tabernacolo. 33<br />
Vetrata del Battistero: Giovanni battezza<br />
Gesù<br />
In quei giorni, Gesù giunse da Nazaret <strong>di</strong> Galilea e<br />
fu battezzato da Giovanni nel fiume Giordano.<br />
Mentre risaliva dall’acqua, vide i cieli che si<br />
squarciavano e lo Spirito che <strong>di</strong>scendeva su lui<br />
come colomba. Una voce venne dal cielo: «Tu sei<br />
il Figlio mio <strong>di</strong>letto; in te mi sono compiaciuto»<br />
(Mc 1, 9-11).<br />
32 Bartoli Luciano, La chiave per la comprensione del simbolismo e dei segni nel sacro, Lint, Trieste 1982, pp.139-143<br />
33 Martelli Clau<strong>di</strong>o H., Dizionario degli artisti..p. 90; Fra giorni si consacrerà la nuova chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> in<br />
Messaggero novembre 1959 Il Casilister citato va identificato con il De Casilister.<br />
25
Le sculture <strong>di</strong> Max e Giulio Piccini<br />
Strepitosa nella chiesa e singolarmente mai stu<strong>di</strong>ata finora è la parte scultorea <strong>della</strong> decorazione,<br />
opera <strong>di</strong> Max Piccini in collaborazione con il figlio Giulio. Essa comprende le 14 stazioni <strong>della</strong> Via<br />
crucis e gli angeli che fungono da maniglie dei portoni. Le sculture in bronzo, sempre trascurate da<br />
quanti si sono occupati <strong>della</strong> chiesa, si impongono per la loro qualità artistica e <strong>di</strong> ciò ben si è accorto<br />
il fotografo Elio Ciol in una inquadratura dell’interno che pone in primo piano proprio un bronzetto<br />
che funge da maniglia. 34<br />
Le prime sculture eseguite nel 1959 furono le figure angeliche che fungono da maniglioni delle<br />
porte, eseguite dalla <strong>di</strong>tta Picco e Toma<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,la cui sede <strong>di</strong> via Del Bon era stata decorata da<br />
Ernesto Mitri con un affresco devozionale raff. San Giuseppe. 35 I bronzetti sono raffinatissimi, simili<br />
nell’impostazione <strong>della</strong> figura si atteggiano ognuno in un gesto <strong>di</strong>verso ad invitare i fedeli nella casa<br />
del Signore. I quattro piccoli bronzetti decorativi presentano eleganti ali falcate, che fanno sporgere<br />
le figure nello spazio dando loro <strong>di</strong>gnità scultorea e nel contempo assolvono alla funzione prensile<br />
delle maniglie. Le sculture furono mo<strong>della</strong>te in cera e fuse in bronzo a costituire quattro pezzi unici.<br />
Le loro forme furono riprese da Max Piccini nel 1971 in due bassorilievi bronzei, Fede e Carità<br />
appunto, che ne ripetono l’elegante avvitarsi del movimento. 36 I bronzetti, come la Via Crucis, hanno<br />
una attenta mo<strong>della</strong>zione <strong>della</strong> superficie che mette in evidenza il movimento elegante dei panni, che<br />
conferiscono alle figure una raffinatezza tardogotica.<br />
Nel 1960, successivamente dunque alla consacrazione <strong>della</strong> chiesa, fu commissionata a Max<br />
Piccini l’esecuzione <strong>della</strong> Via Crucis. 37 Anche le 14 stazioni <strong>della</strong> Via Crucis sono state mo<strong>della</strong>te in<br />
cera da Max Piccini e sono state fuse in un unico esemplare. Max Piccini nel corso <strong>della</strong> sua opera<br />
eseguì ben sei Via Crucis: due furono eseguite per la chiesa <strong>di</strong> Urbignacco <strong>di</strong> Buia, decorata a<br />
mosaico dallo stesso Pittino, e per la chiesa del Seminario <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne in viale Ungheria (1955). I<br />
pregevoli bozzetti in terracotta sono simili alle stazioni <strong>della</strong> chiesa dell’ospedale, costruiti come sono<br />
entrambi intorno alla croce. La Via Crucis <strong>di</strong> Cividale (1964), realizzata in terracotta, presenta figure<br />
dalla forte espressività risultando molto simili a quelle per la chiesa dell’<strong>Ospedale</strong>. Nella Via Crucis<br />
<strong>di</strong> Cargnacco , un lavoro che si protrasse a lungo nel tempo, Piccini stu<strong>di</strong>ò invece una composizione<br />
inserita in una cornice cruciforme. Un’altra Via Crucis giovanile dalle superfici ancora lisce e dai<br />
volumi compatti rimase allo stato <strong>di</strong> abbozzo.<br />
Nel marzo 1960 i bozzetti non sod<strong>di</strong>sfecero pienamente la Commissione Diocesana d’arte sacra<br />
VI stazione: La Veronica asciuga il<br />
volto <strong>di</strong> Gesù<br />
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro<br />
Gesù Cristo, Padre misericor<strong>di</strong>oso e Dio <strong>di</strong><br />
ogni consolazione, il quale ci consola in ogni<br />
nostra tribolazione, perché possiamo anche<br />
noi consolare quelli che si trovano in<br />
qualsiasi genere <strong>di</strong> afflizione, con la<br />
consolazione con cui siamo consolati noi<br />
stessi da Dio. Infatti, come abbondano le<br />
sofferenze <strong>di</strong> Cristo in noi, così, per mezzo <strong>di</strong><br />
Cristo, abbonda anche la nostra consolazione<br />
(2 Cor. 1,3-5).<br />
VII stazione: Gesù cade la seconda<br />
volta<br />
Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere<br />
servito, ma per servire e dare la vita in<br />
riscatto per molti (Mc 10,45).<br />
34<br />
Perissinotto Luciano, Architettura sacra…p. 53.<br />
35<br />
L’artistica chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> Civile…<br />
36<br />
CFAP, Carlo Marx Piccini Max Piccini, Comune <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, Missio U<strong>di</strong>ne, 1980 ?, pp. 130- 132; L’artistica chiesa<br />
dell’<strong>Ospedale</strong> Civile…<br />
37<br />
Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, Commissione Diocesana Arte Sacra I° Volume dei verbali 1935 - 1966, seduta 1 marzo 1960;<br />
seduta 5 aprile 1960.<br />
26
che voleva ingran<strong>di</strong>re le figure. Un successivo sopralluogo nell’aprile 1960 stabilì invece che le figure<br />
potevano mantenere le proporzioni pensate dallo scultore a con<strong>di</strong>zione che non superassero le<br />
<strong>di</strong>mensioni <strong>della</strong> lastra marmorea posta come sfondo. La Via Crucis <strong>della</strong> Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> fu<br />
attentamente <strong>di</strong>sposta nello spazio interno sotto le vetrate ripetendone dunque il ritmo binario, tranne<br />
le stazioni poste all’estremità, Gesù condannato e Gesù deposto nel sepolcro, che sono singole come<br />
le vetrate sotto cui sono sistemate. I vari riquadri si <strong>di</strong>spongono entro un palcoscenico <strong>di</strong> pietra che ne<br />
forma il sostegno e l’inquadratura posteriore, quasi a formare uno spazio chiuso in cui collocare le<br />
sculture sull’esempio <strong>di</strong> quanto andava facendo lo scultore trevigiano Arturo Martini nelle sue stanze<br />
<strong>di</strong> terracotta. Nella serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni tuttora conservati dal figlio Giulio, si nota una attenta<br />
composizione spaziale delle figure stu<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> fianco e <strong>di</strong> pianta. La particolarità infatti <strong>di</strong> queste<br />
sculture è il fatto <strong>di</strong> essere tri<strong>di</strong>mensionali in modo da avere figure <strong>di</strong>sposte a tutto tondo in uno spazio<br />
limitato. Per ottenere questo risultato Max e Giulio Piccini stu<strong>di</strong>arono la <strong>di</strong>sposizione in pianta delle<br />
figure, che furono ridotte laddove possibile a tre, due <strong>di</strong>sposte frontalmente e una in posizione più<br />
arretrata. Infatti le scene evocano l’attenta composizione delle metope fi<strong>di</strong>ache: due figure verticali<br />
delimitano la composizione ai lati, bloccandola, nel vuoto centrale si <strong>di</strong>spone generalmente la croce e<br />
le figure con andamenti obliqui che generano movimento e vivacità. Giulio Piccini ricorda come Max<br />
partisse sempre dalla croce <strong>di</strong>sposta obliquamente con <strong>di</strong>verse inclinazioni a formare la <strong>di</strong>rettrice <strong>della</strong><br />
composizione. Intorno si <strong>di</strong>spongono le figure allungate e dai gesti espressivi, ma sempre comprese<br />
nel rettangolo marmoreo <strong>di</strong> fondo. Le composizioni si animano in un continuo variare <strong>della</strong><br />
<strong>di</strong>sposizione: talora le figure <strong>di</strong> lato bloccano la composizione esaltando le <strong>di</strong>sposizioni oblique<br />
centrali, altre volte le <strong>di</strong>rettrici oblique animano tutta la composizione, e nella stazione decima il<br />
Cristo al centro è il perno <strong>della</strong> composizione e intorno a lui si agitano le due figure dei soldati. Le<br />
figure pur essendo comprese in 8 centimetri <strong>di</strong> spazio si intersecano tra loro in ar<strong>di</strong>ti scorci che fanno<br />
conservare loro la <strong>di</strong>mensione spaziale, in un cambiare continuo <strong>di</strong> posizioni rispetto alla croce. Le<br />
figure sdutte ed allampanate come negli esempi <strong>di</strong> Giacometti recano ancora il segno dei polpastrelli e<br />
delle stecche con cui lo scultore le modellò <strong>di</strong> getto. Le superfici appaiono dunque tormentate e<br />
sensibili alla luce evidenziando una mo<strong>della</strong>zione <strong>di</strong> gusto espressionista in cui la frammentazione<br />
<strong>della</strong> superficie si accompagna all’icasticità dei gesti.<br />
Max Piccini modellò rapidamente le figure in cera, mentre il figlio Giulio ebbe parte nella<br />
preparazione del lavoro e soprattutto nella sua composizione <strong>di</strong>segnativa e compositiva.<br />
La Via Crucis <strong>di</strong> Max e Giulio<br />
Piccini è dunque opera <strong>di</strong><br />
strepitosa contemporaneità,<br />
espri-mendo la tragicità <strong>della</strong><br />
vita umana e meriterebbe<br />
assolutamente <strong>di</strong> essere<br />
valorizzata con una opportuna<br />
illuminazione, che ne metta in<br />
luce la preziosità compositiva e<br />
la cura nel mo<strong>della</strong>to.<br />
VIII stazione: Gesù incontra le donne <strong>di</strong> Gerusalemme<br />
Vi supplichiamo in nome <strong>di</strong> Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore,<br />
perché noi potessimo <strong>di</strong>ventare per mezzo <strong>di</strong> lui giustizia <strong>di</strong> Dio (1 Cor 5,21).<br />
IX stazione: Gesù cade la terza volta<br />
Gerusalemme ha detto: il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha <strong>di</strong>menticato. Si <strong>di</strong>mentica forse una donna del suo bambino, al punto da non<br />
commuoversi per il frutto del suo grembo? Ebbene, anche se una madre si <strong>di</strong>menticasse del suo bambino, io non mi <strong>di</strong>menticherò mai <strong>di</strong> te (Is. 49,14-<br />
15).<br />
27
I graffiti <strong>di</strong> Ernesto Mitri<br />
Ernesto Mitri, compagno <strong>di</strong> Giacomo Della Mea nelle ascensioni e nei <strong>di</strong>pinti raffiguranti i<br />
paesaggi montani, decorò invece le pareti del pronao d’ingresso con due graffiti. Inizialmente la<br />
decorazione del pronao doveva essere costituita da un mosaico, che fu poi sostituito dai due graffiti <strong>di</strong><br />
Ernesto Mitri. La collaborazione <strong>di</strong> Giacomo Della Mea con Ernesto Mitri risaliva a una lunga<br />
consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> lavoro che aveva visto spesso collaborare l’architetto e l’artista , impegnato nei lavori<br />
<strong>di</strong> decorazione interna degli e<strong>di</strong>fici costruiti da Della Mea . Forse la prima opera in collaborazione tra<br />
i due fu la cappella de<strong>di</strong>cata ai Caduti <strong>della</strong> Montagna a Sella Nevea nel 1948, decorata da Ernesto<br />
Mitri proprio con un graffito raffigurante il Discorso <strong>della</strong> montagna, databile tra il 1948 e il 1955.<br />
Successivamente l’architetto aveva commissionato a Mitri una decorazione a graffito per la funivia<br />
del Lussari (1960) e anche per l’albergo da lui progettato a Valbruna nel 1964, commessa che non<br />
sembra essere andata a buon fine.<br />
Ernesto Mitri conosceva bene anche Fred Pittino, con cui aveva lavorato nella Scuola mosaicisti<br />
<strong>di</strong> Spilimbergo. Insieme a Pittino, Mitri tra il 1945 e il 1948 insegnò nella “ Scuola libera del nudo” ,<br />
frequentata anche a Giulio Piccini. Non meraviglia dunque l’incarico dato a Mitri per la decorazione<br />
dell’atrio <strong>della</strong> chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> con due graffiti uno raffigurante La Resurrezione <strong>di</strong> Lazzaro a<br />
sinistra e l’altro a destra raffigurante La Guarigione del cieco <strong>di</strong> Gerico. Nel 1965 lo stesso Mitri<br />
decorò con un graffito raffigurante le Processioni <strong>della</strong> Madonna Missionaria la controfacciata <strong>della</strong><br />
chiesa <strong>della</strong> Madonna Missionaria progettata da Zanini, mentre per quanto riguarda l’uso del graffito<br />
Mitri era stato il primo ad usare questa tecnica nel fregio <strong>della</strong> Casa del Balilla <strong>di</strong> Codroipo nel 1936.<br />
I graffiti <strong>della</strong> chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> sono tra i pochi ad essere ricordati dallo stesso pittore nell’elenco<br />
manoscritto delle sue opere ed esistono ancora i bozzetti su cartoncino riportanti il timbro <strong>di</strong><br />
approvazione <strong>della</strong> Commissione Diocesana d'’Arte Sacra. 38<br />
I graffiti erano affiancati dalle scritte evangeliche <strong>di</strong> riferimento: La Resurrezione <strong>di</strong> Lazzaro<br />
dalla citazione del Vangelo <strong>di</strong> San Giovanni, La Guarigione del cieco <strong>di</strong> Gerico da quella tratta dal<br />
Vangelo <strong>di</strong> Marco. Nel 1969 la commissione prescrisse che i caratteri dovessero essere rimpiccioliti e<br />
le scritte accorciate affinché la parte grafica non preponderasse sulla figurazioni.<br />
GRAFFITO DI SINISTRA (NEL<br />
PRONAO D’INGRESSO):<br />
La Risurrezione <strong>di</strong> Lazzaro<br />
Gesù <strong>di</strong>sse a <strong>Maria</strong>: «Tuo fratello<br />
risusciterà». Gli rispose Marta:<br />
«So che risusciterà nell’ultimo<br />
giorno». E Gesù: «Io sono la<br />
risurrezione e la vita; chi crede in<br />
me, anche se muore, vivrà;<br />
chiunque vive e crede in me, non<br />
morrà in eterno. Cre<strong>di</strong> tu questo?».<br />
(Gv 11, 23-26).<br />
38 Ernesto Mitri graffiti e decorazioni a cura <strong>di</strong> Gabriella Bucco con interventi <strong>di</strong> Franca Merluzzi e Dino Barattin,<br />
catalogo <strong>della</strong> mostra Villa manin <strong>di</strong> passariano U<strong>di</strong>ne 15 gennaio – 26 marzo 2000; L. Damiani, Ernesto Mitri pittore ,<br />
catalogo <strong>della</strong> mostra Centro Friulano Arti Plastiche 14 giugno – 6 luglio 1991, Arti grafiche Friulane, U<strong>di</strong>ne 1991, p. 35;<br />
28
GRAFFITO DI DESTRA (NEL<br />
PRONAO D’INGRESSO):<br />
La guarigione del cieco <strong>di</strong> Gerico<br />
Chiamarono il cieco <strong>di</strong>cendogli: «Coraggio!<br />
Alzati, (Gesù) ti chiama!». Egli, gettato via il<br />
mantello, balzò in pie<strong>di</strong> e venne da Gesù.<br />
Allora Gesù gli <strong>di</strong>sse: «Che vuoi che io ti<br />
faccia?». E il cieco: «Maestro, che io riabbia<br />
la vista!». (Mc 10, 49-56).<br />
Il <strong>di</strong>segno fu trasferito su muro con il sistema dello spolvero e in armonia con tutta la decorazione<br />
<strong>della</strong> chiesa fu eseguito in uno stile realistico e <strong>di</strong>dascalico, facilmente comprensibile e non ancora<br />
deformato da stilizzazioni grafiche. Sul primo strato <strong>di</strong> intonaco verde, Mitri stese un intonaco ocra<br />
chiaro che egli graffì con spatole dentate. Per conferire volumetria ed espressione alle figure il pittore<br />
rifinì le figure con pennellate ver<strong>di</strong> appena abbozzate. Il soggetto de La Resurrezione <strong>di</strong> Lazzaro fu<br />
più volte rappresentato da Mitri in mosaico (Tomba Albini, Cividale, 1936 e Cappella <strong>di</strong> Gesù<br />
Misericor<strong>di</strong>oso nel Santuario <strong>della</strong> Madonna <strong>di</strong> Rosa a San Vito al Tagliamento, 1972). Dal punto <strong>di</strong><br />
vista stilistico il graffito può essere confrontato con le contemporanee Opere <strong>di</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> eseguite<br />
a mosaico nell’abside del Sacro Cuore <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne (1958-1959) e con i personaggi delle Parabole <strong>di</strong><br />
Cristo eseguite sempre a mosaico sulla cupola <strong>della</strong> Cappella <strong>di</strong> Gesù Misericor<strong>di</strong>oso nel Santuario<br />
<strong>della</strong> Madonna <strong>di</strong> Rosa a San Vito. Grande importanza viene data alla citazione evangelica posta <strong>di</strong><br />
fianco ai graffiti, che abbisognano <strong>di</strong> un urgente restauro essendo molto rovinati dall’umi<strong>di</strong>tà. 39<br />
Grazie all’opera <strong>di</strong> Giacomo Della Mea e degli artisti che egli seppe in<strong>di</strong>viduare, la chiesa<br />
dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne si presenta dunque come un organismo interessante, da valutare nell’insieme<br />
più che nelle opere prese singolarmente, con l’unica eccezione dei bronzi <strong>di</strong> Max e Fred Piccini dove<br />
la qualità artistica è elevata. Anche la chiesa <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> va conosciuta e quin<strong>di</strong><br />
tutelata specie in questo momento in cui l’ospedale <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne si avvia a una profonda ristrutturazione,<br />
che deve tener conto delle esigenze funzionali, ma anche <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> conservazione e tutela del<br />
patrimonio architettonico e artistico preesistente.<br />
Gabriella Bucco<br />
Ringraziamenti: Devo ringraziare il prof Sandro Piussi Direttore <strong>della</strong> Biblioteca e dell'Archivio Arcivescovile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne<br />
per avermi fatto consultare gli atti <strong>della</strong> Commissione Diocesana d'Arte Sacra, il vicecancelliere don Gianfranco Zuliani<br />
<strong>della</strong> Curia u<strong>di</strong>nese per la consultazione dell'archivio corrente, Noemi Mitri per avermi messo a <strong>di</strong>sposizione i <strong>di</strong>segni<br />
<strong>della</strong> Camerata del "Vecchio Montenegrino”; Giulio Piccini per aver fornito <strong>di</strong>segni e fotografie e soprattutto i ricor<strong>di</strong><br />
<strong>della</strong> sua esperienza d'arte.<br />
Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, Commissione Diocesana Arte Sacra I° Volume dei verbali 1935 - 1966, seduta 3 febbraio 1959 p.<br />
268.<br />
39 Schedatura dell’opera <strong>di</strong> Ernesto Mitri svolta da Gabriella Bucco per conto del Centro Regionale <strong>di</strong> catalogazione e<br />
restauro dei beni culturali Villa manin <strong>di</strong> Passariano schede 95272-95275.<br />
29
Luciano Bartoli<br />
(Trieste, 1912)<br />
I Protagonisti<br />
Artista triestino pittore e decoratore, autore <strong>di</strong> bozzetti per vetrate, esegue decorazioni liturgiche.<br />
Si forma nei seminari <strong>di</strong> Torino e Capo<strong>di</strong>stria per poi passare all'Accademia <strong>di</strong> belle Arti <strong>di</strong> Venezia.<br />
Oltre che autore dei bozzetti delle vetrate per la chiesa dell'<strong>Ospedale</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, per la parrocchiale <strong>di</strong><br />
Pozzecco, per la Chiesa <strong>di</strong> San Lorenzo in Fiumicello, è attivo nella Diocesi <strong>di</strong> Bergamo, esegue<br />
decorazioni e vetrate nelle chiese <strong>di</strong> Barcola e <strong>della</strong> Madonna del mare a Trieste. Nel 1961 <strong>di</strong>pinge le<br />
decorazioni in legno <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> e Sant'Anna a Carlentini, affresca la chiesa del Villaggio<br />
del Pescatore <strong>di</strong> Monfalcone; nel 1958 esegue gli affreschi nella cappella del Battistero e le vetrate<br />
<strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> Civita ad Arpino, nel 1962 decora la cappella del Battistero e realizza la<br />
vetrata raffigurante I misteri del Rosario per il Santuario <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Santissima <strong>di</strong> Manipuglia <strong>di</strong> Crucoli<br />
in Calabria, nel 1963 affresca l'abside <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong> San Antonio da Padova a Contursi terme.<br />
Dimora a Padova eseguendo affreschi e vetrate a Padova, Treviso e Monselice. Notevole la sua opera<br />
nel campo dell'iconografia religiosa, è autore infatti del manuale “La chiave per la comprensione del<br />
simbolismo e dei segni del sacro”, (Lint, Trieste, 1982) vi <strong>di</strong>segna 111 tavole <strong>di</strong> simboli religiosi con<br />
le relative spiegazioni.<br />
Carlo Olivo Bernar<strong>di</strong>s<br />
(San Vito <strong>di</strong> Fagagna, 1912 - U<strong>di</strong>ne, 1985)<br />
Sacerdote or<strong>di</strong>nato nel 1935, dopo essere stato cooperatore e vicario in San Daniele dal 1935 al<br />
1940, <strong>di</strong>venta cappellano militare fino al 1945. Dal 1945 al 1976 è cappellano presso l'ospedale <strong>di</strong><br />
U<strong>di</strong>ne. Uomo <strong>di</strong> poche parole, si impegna per dotare l'ospedale <strong>di</strong> una chiesa collaborando con i vari<br />
artisti. Lo coa<strong>di</strong>uva don Redento Govetto (Lauzzacco, 1919 - U<strong>di</strong>ne, 2001) cappellano presso<br />
l'ospedale civile dal 1958 al 1998.<br />
Ugo De Casilister<br />
(Gorizia, 1885 - Trieste, 1968)<br />
Pittore, scultore, musicista e letterato, si de<strong>di</strong>ca alle arti applicate. Nasce a Gorizia e stu<strong>di</strong>a presso<br />
l'Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera, formandosi al gusto Jugendstil e secessionista.<br />
Tornato in Italia si stabilisce a Trieste dove opera fino alla morte.<br />
Giacomo <strong>della</strong> Mea<br />
(Raccolana, 1907 - U<strong>di</strong>ne, 1968)<br />
Auto<strong>di</strong>datta si de<strong>di</strong>ca fin da giovane all'alpinismo e allo sci, costretto a<br />
lavorare per mantenere la famiglia si de<strong>di</strong>ca alla pittura partecipando a<br />
numerose mostre negli anni Trenta. La passione per la montagna e la pittura <strong>di</strong><br />
paesaggio lo avvicina a Ernesto Mitri. Nel 1946 si laurea in architettura<br />
iniziando la professione. Progetta numerosi e<strong>di</strong>fici pubblici in cui spesso<br />
inserisce decorazioni musive come nella Scuola me<strong>di</strong>a Ellero e nel palazzo<br />
degli Uffici Finanziari. Molte sono le chiese a pianta longitu<strong>di</strong>nale e centrale<br />
eseguite in Friuli: a U<strong>di</strong>ne si possono ricordare, oltre la chiesa dell'<strong>Ospedale</strong><br />
civile, la chiesa <strong>di</strong> San Pio X, l'Istituto Bearzi, la scuola professionale Don de<br />
Roja, l'ampliamento dell'Istituto Renati, la scuola me<strong>di</strong>a Valussi, la caserma dei<br />
Mitri Ernesto, Ritratto <strong>di</strong><br />
Giacomo Della Mea alla<br />
Camerata del Vecchio<br />
Montenegrino, 1941, matita su<br />
carta, cm. 32x24.5, U<strong>di</strong>ne, coll.<br />
privata.<br />
Carabinieri <strong>di</strong> Viale Venezia. Casa dello Studente <strong>di</strong> viale Ungheria, Collegio<br />
Bertoni. Si è de<strong>di</strong>cato anche alle ristrutturazioni e al restauro <strong>di</strong> villa Florio a<br />
Buttrio e villa Masieri a Tricesimo e <strong>della</strong> chiesa dei Santi Gervasio e Protasio<br />
a Nimis. Sue chiese si trovano anche a Trieste e Monfalcone. La sua opera più<br />
30
nota sia per la ripresa <strong>di</strong> un nitido classicismo che per la compenetrazione <strong>di</strong> architettura e<br />
decorazione è il tempio <strong>di</strong> Cargnacco de<strong>di</strong>cato ai caduti e <strong>di</strong>spersi in Russia, in cui l'ispirazione<br />
artistica si lega ai ricor<strong>di</strong> autobiografici <strong>della</strong> guerra <strong>di</strong> Russia.<br />
Ernesto Mitri<br />
(U<strong>di</strong>ne, 1907 – U<strong>di</strong>ne, 1978)<br />
Toso Nando, ritratto <strong>di</strong><br />
Ernesto Mitri alla Camerata<br />
del Vecchio Montenegrino,<br />
1941-1945, china acquerellata<br />
su carta, cm. 26.5 x<br />
20.5, U<strong>di</strong>ne, coll. Privata.<br />
GiulioPiccini<br />
(U<strong>di</strong>ne, 1923)<br />
Abile <strong>di</strong>segnatore, viene assunto nel 1922 come litografo presso lo<br />
stabilimento Chiesa e grazie a una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o frequenta l'Istituto d'arte<br />
<strong>di</strong> Venezia dove si <strong>di</strong>ploma nel 1930, riuscendo a completare gli stu<strong>di</strong><br />
ottenendo il magistero d'arte nel 1932. Tornato ad U<strong>di</strong>ne insegna presso la<br />
locale scuola d'arte e mestieri de<strong>di</strong>candosi al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> copertine per “La<br />
Panarie”, manifesti, esegue vetri incisi per il bar Cotterli (1932), partecipa<br />
alla triennale del 1933. Dal 1933 al 1936 si de<strong>di</strong>ca alla decorazione a<br />
graffito e murali delle case del balilla alternando l'attività <strong>di</strong> decoratore ad<br />
affresco e graffito a quella <strong>di</strong> pittore da cavalletto e magistrale <strong>di</strong>segnatore.<br />
Come insegnante <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno soggiorna dal 1937 al 1940 a Mondovì per<br />
rientrare a U<strong>di</strong>ne definitivamente. Negli anni Quaranta <strong>di</strong>segna numerosi<br />
bozzetti per conto <strong>della</strong> Scuola Mosaicisti <strong>di</strong> Spilimbergo e la decorazione<br />
musiva è una delle attività cui si de<strong>di</strong>cò nel dopoguerra. Esegue anche<br />
decorazioni pittoriche su pannelli, tra le quali si evidenzia quella per la<br />
Birreria Moretti. Collabora con Pietro Milan nell'esecuzione <strong>di</strong> pannelli<br />
lignei. Nelle opere da cavalletto passa dalle volumetrie novecentiste all'uso<br />
<strong>di</strong> stilemi cubisti per passare negli anni Settanta all'astrattismo.<br />
Frequenta l'Istituto tecnico Industriale e si forma artisticamente presso la bottega del nonno Silvio<br />
e del padre Max. Dal pittore Fred Pittino apprende le tecniche pittoriche e musive dal 1941 e 1942.<br />
Tra 1945-1948 fonda il gruppo Giovanni Artisti e frequenta la “scuola del nudo” avendo come<br />
insegnanti Fred Pittino e Ernesto Mitri, tra il 1948 e il 1951 frequenta i corsi liberi dell'Accademia <strong>di</strong><br />
Venezia. Dal 1950 al 1974 collabora con il padre nella realizzazione scultorea. Dal 1957 intraprende<br />
una sua personale carriera scultorea basata sull'uso del modulo ripetuto nello spazio. Esegue sculture<br />
in bronzo, rame, acciaio, vetroresina, nell’antico laboratorio <strong>di</strong> famiglia.<br />
Max Piccini<br />
(U<strong>di</strong>ne, 1899 – Trigesimo, 1974)<br />
Saccomani Giovanni, Ritratto<br />
<strong>di</strong> Max Piccini alla Camerata<br />
del Vecchio Montenegrino,<br />
1941, matita su carta, cm.<br />
2&5x22, U<strong>di</strong>ne, colI. privata<br />
Figlio <strong>di</strong> Silvio Piccini, impresario e scultore <strong>di</strong> gusto liberty, si forma<br />
nella bottega paterna. Frequenta l'Accademia <strong>di</strong> Venezia completando la<br />
sua educazione a Parigi dal 1918 al 1921 con l'architetto milanese Muzio,<br />
nel 1923 frequenta a Roma lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Mistruzzi cui si ispira nelle prime<br />
opere. Rientra in Friuli dove <strong>di</strong>venta amico <strong>di</strong> Fred Pittino con cui<br />
con<strong>di</strong>vide lo stu<strong>di</strong>o. Tra il 1926 e il 1929 si trasferisce a Pistoia dove lavora<br />
presso la fonderia Pasqualis, dove apprende la tecnica <strong>della</strong> fusione a cera<br />
persa. Nel 1930 rientra a U<strong>di</strong>ne dove opera fino alla morte. Amico <strong>di</strong> Fred<br />
Pittino con cui <strong>di</strong>vide lo stu<strong>di</strong>o e de<strong>di</strong>ca all'amico un ritratto bronzeo nel<br />
1928, conosce e frequenta anche Mirko e Dino Basal<strong>della</strong>. Si de<strong>di</strong>ca alla<br />
scultura in pietra e in bronzo passando da volumetrie compatte a una<br />
superficie sempre più sensibile alla luce e alla mo<strong>della</strong>zione. Dal 1950 la<br />
sua opera è affiancata da quella del figlio Giulio.<br />
31
Fred Pittino<br />
(Dogna, 1906 - U<strong>di</strong>ne, 1991)<br />
Pittore, nel 1927 decide <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare pittore ricercando nella realtà la<br />
sua fonte <strong>di</strong> ispirazione. Aderisce alla Scuola friulana <strong>di</strong> Avanguar<strong>di</strong>a, da<br />
cui si stacca già nel 1928 quando espone alla Biennale Friulana d'Arte.<br />
Insieme a Max Piccini espone a U<strong>di</strong>ne dal 24 <strong>di</strong>cembre 1929 al 3 gennaio<br />
1930 nella sua prima personale.<br />
Nel 1930 si reca a Milano, dove opera nell'ambito <strong>della</strong> Galleria Il<br />
Milione e aderisce alla corrente <strong>di</strong> Novecento. Conosce Afro Birolli, Sassu,<br />
Carrà, Sironi e ben presto abbandona le rigide volumetrie novecentiste per<br />
avvicinarsi al Gruppo dei Sei <strong>di</strong> Torino e alla scuola romana, esprimendosi<br />
più liberamente con il colore. Espone alla II Quadriennale <strong>di</strong> Roma (1935) e<br />
alla Biennale <strong>di</strong> Venezia (1936), nel 1938 opera come illustratore a Milano.<br />
Nel 1938 rientra in Friuli cimentandosi con successo nell'affresco a<br />
soggetto religioso. Nel 1941 <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>rettore artistico <strong>della</strong> Scuola<br />
Mosaicisti <strong>di</strong> Spilimbergo fino agli anni Settanta provvedendo a <strong>di</strong>segnare<br />
migliaia <strong>di</strong> cartoni dal soggetto sacro e profano. I mosaici <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong><br />
Urbignacco (1942-1951) si affiancano agli affreschi per la parrocchiale <strong>di</strong><br />
Forni <strong>di</strong> Sopra (1946) e Cisterna (1955-1956). A U<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>pinge nel Duomo,<br />
decora a mosaico il tempio Ossario (1962-1970) e il tempio <strong>di</strong> Cargnacco<br />
su commessa <strong>di</strong> Giacomo Della Mea.<br />
All'attività <strong>di</strong> decoratore affianca la pittura da cavalletto che gli vale inviti alla Biennale del 1948,<br />
Mitri Ernesto, Ritratto <strong>di</strong> Fred<br />
Pittino alla Camerata del<br />
Vecchio Montenegrino, 1941,<br />
pastello blu su carta, cm.<br />
28.5x22, U<strong>di</strong>ne, coll. privata<br />
1950. Con il passare del tempo la sua pittura non è più sperimentale, ma legata all'espressione <strong>della</strong><br />
realtà.<br />
32
Ringraziamenti<br />
- al Professore Gian Carlo Menis, per la relazione teologica;<br />
- alla Dottoressa Gabriella Bucco, per la relazione storico-artistica;<br />
- alle famiglie degli artisti, per aver reso possibile la realizzazione <strong>di</strong> questa pubblicazione,<br />
mettendo a <strong>di</strong>sposizione il materiale in loro possesso;<br />
- al Maestro Arrigo Poz per le preziose notizie riguardanti Luciano Bartoli;<br />
- al Signor Paolo Predonzani e al Ragioniere Paolo Sandrin, per il materiale bibliografico<br />
gentilmente fornito;<br />
Fonti bibliografiche<br />
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laurea Università <strong>di</strong> Trieste, relatore Prof. Decio Gioseffi, a.a. 1974-1975, pp. 35 –38; pp. 77 – 79<br />
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(ma 1981)<br />
Chiesetta dei malati, lavori al via in “Il Gazzettino” 19 agosto 2002<br />
Consacrata dall’Arcivescovo la nuova chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> in “Il Gazzettino” 21 novembre 1959<br />
Consacrata dall’Arcivescovo la nuova Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> in “ Messaggero Veneto” 21 novembre<br />
1959<br />
DAMIANI Licio, Arte del Novecento in Friuli Il Novecento mito e razionalismo, Del Bianco E<strong>di</strong>tore,<br />
U<strong>di</strong>ne 1982<br />
DAMIANI Licio, Ernesto Mitri pittore , catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne Centro Friulano Arti Plastiche<br />
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33
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1958<br />
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DEL ZOTTO Luciano, Carnia e Canal del Ferro nel secondo novecento Arti maggiori e arti minori,<br />
catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne, Galleria del Centro Friulano Arti Plastiche, 31 maggio – 22 giugno<br />
1985; Tolmezzo palazzo Frisacco, 29 giugno – 20 luglio 1985), Centro Friulano Arti Plastiche, U<strong>di</strong>ne<br />
s.d. (ma 1985)<br />
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FORTUNA Piero - GROSSI Luigi, Il tempio <strong>di</strong> Cargnacco al soldato ignoto, Chiandetti, Reana del<br />
Rojale 1991<br />
Fra giorni si consacrerà la nuova Chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> in “ Messaggero Veneto” novembre 1959<br />
Fred Pittino. Un protagonista dell’arte del Novecento, dal periodo milanese agli anni Settanta,<br />
catalogo <strong>della</strong> mostra a cura <strong>di</strong> Santese Enzo con prefazione <strong>di</strong> Damiani Licio ( Majano, palazzo<br />
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Govetto Redento. Ricordo <strong>di</strong> don Olivo Bernar<strong>di</strong>s per 30 anni accanto al letto dei malati, in “La Vita<br />
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GRANSINIGH Vanja, La Pittura <strong>di</strong> paesaggio in Friuli nella prima metà del Novecento, catalogo<br />
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Guida critica all’architettura contemporanea Friuli Venezia Giulia a cura <strong>di</strong> Sergio POLANO e<br />
Luciano SEMERARI, Arsenale e<strong>di</strong>trice, Venezia 1992<br />
I Mostra dell’arredamento tricesimano, catalogo <strong>della</strong> mostra (Tricesimo, 1955), Saccardo,<br />
Tricesimo 1955<br />
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1954<br />
III Mostra d’Arte del Sindacato Fascista Belle Arti <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, U<strong>di</strong>ne 1937<br />
III Mostra <strong>della</strong> Casa Moderna, catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne 1955), Arti Grafiche Friulane, U<strong>di</strong>ne<br />
1955<br />
Il piano Fanfani in Friuli Storia e architettura dell’INA – Casa, catalogo <strong>della</strong> mostra a cura <strong>di</strong><br />
Ferruccio Luppi e Paolo Nicoloso ( U<strong>di</strong>ne, Chiesa <strong>di</strong> San Francesco 12 ottobre – 21 novembre 2001),<br />
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Il vasto complesso ospedaliero avrà presto la sua nuova Chiesa in “Il Gazzettino” 4 <strong>di</strong>cembre 1957<br />
IV Mostra Sindacale d’Arte <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, U<strong>di</strong>ne Loggia del Lionello 8 aprile – 8 maggio<br />
1938, Ciussi U<strong>di</strong>ne 1938<br />
L’artistica chiesa dell’<strong>Ospedale</strong> Civile consacrata da S. E. l’Arcivescovo in “La Vita Cattolica” a.<br />
XXXVII n. 47, 22 novembre 1959<br />
L’<strong>Ospedale</strong> Civile avrà la sua chiesa in “Il Gazzettino” 16 aprile 1952<br />
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REALE Isabella, La pittura a Trieste e in Friuli nel primo Novecento (1900-1945) in La Pittura in<br />
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Piccini a cura <strong>di</strong> Isabella Reale p. 1018 e schede biografiche su Ernesto Mitri e Fred Pittino a cura <strong>di</strong><br />
Anita Curtarolo p.978, p. 1021<br />
REALE Isabella, L’arte in mostra: mezzo secolo <strong>di</strong> esposizioni a U<strong>di</strong>ne in Le arti a U<strong>di</strong>ne nel ‘900,<br />
catalogo <strong>della</strong> mostra a cura <strong>di</strong> Isabella Reale (Chiesa <strong>di</strong> San Francesco e Galleria d’Arte Moderna, 19<br />
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Seconda Biennale Friulana d’Arte, catalogo, La Panarie, U<strong>di</strong>ne 1928<br />
V Esposizione d’Arte del Sindacato Regionale <strong>della</strong> Venezia Giulia, U<strong>di</strong>ne 1931<br />
V Mostra <strong>della</strong> Casa Moderna, catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne 1957), Arti Grafiche Friulane, U<strong>di</strong>ne<br />
1957<br />
VII Mostra <strong>della</strong> Casa Moderna, catalogo <strong>della</strong> mostra (U<strong>di</strong>ne 1959), Arti Grafiche Friulane, U<strong>di</strong>ne<br />
1959<br />
ZANIER Italo ( a cura <strong>di</strong> ), Pictor Imaginarius 60 anni dell’Archivio <strong>della</strong> Scuola <strong>di</strong> mosaico <strong>di</strong><br />
Spilimbergo con testi <strong>di</strong> Gillo Dorfles, Giancarlo Pauletto e Gianni Colledani, catalogo <strong>della</strong> mostra<br />
35
(Castello <strong>di</strong> Spilimbergo, palazzo Tadea 24 febbraio – 16 aprile 1990), Grafiche Lema, Maniago,<br />
1990<br />
ZUCCHIATTI Julia, La Scuola dal 1941 ai giorni nostri in La scuola mosaicisti del Friuli bozzetti<br />
documenti fotografie stampe e modelli a cura <strong>di</strong> Alessandro Giacomello e Antonio Giusa, Centro <strong>di</strong><br />
catalogazione e restauro dei beni culturali – Scuola Mosaicisti del Friuli, Lithostampa, Pasian <strong>di</strong> Prato,<br />
2000, p. 85; scheda n. 91 in ivi p. 324<br />
Fonti archivistiche<br />
Archivio Azienda Ospedaliera <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Misericor<strong>di</strong>a</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, Estratto delibera 22 luglio<br />
1957<br />
Archivio Della Mea: note dattiloscritte, <strong>di</strong>segni e articoli <strong>di</strong> giornale<br />
Archivio Scuola Mosaicisti <strong>di</strong> Spilimbergo: Registri 1 partitari nn. 1486,1487,1488; Registro 2<br />
partitari nn. 1486,1487,1488; Registro 3 partitari nn.1486,1487,1488; Elenco cartoni e bozzetti n.<br />
152; busta n. 81 partitari nn. 1486,1487,1488; Principali opere musive realizzate dalla scuola<br />
mosaicisti <strong>di</strong> Spilimbergo in questi ultimi 24 anni <strong>di</strong> attività<br />
Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, Commissione Diocesana d’Arte Sacra , I Volume dei verbali 1935- 1966, sedute<br />
in data 1 aprile 1952; 10 novembre 1958; 2 <strong>di</strong>cembre 1958; 3 febbraio 1959; 1 marzo 1960; 5 aprile<br />
1960; II Volume dei verbali 1967 – 1979 , seduta in data 4 marzo 1969<br />
Centro Regionale <strong>di</strong> catalogazione e restauro dei beni culturali, Villa Manin Passariano, Schede<br />
95272-95275<br />
Curia Arcivescovile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, archivio corrente, schede personali <strong>di</strong> Don Olivo Bernar<strong>di</strong>s e Don<br />
Redento Govetto<br />
Fonti fotografiche<br />
Archivio Della Mea per le cartoline d’epoca delle pagine 17 e 19<br />
Gianni Daffara<br />
Gualtiero Ceschia per la foto <strong>di</strong> pagina 10.<br />
36