Exibart. - Emmi srl
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76.tornaconti <strong>Exibart</strong>.onpaper<br />
a cura di alfredo sigolo<br />
siamo alla resa dei conti?<br />
In dieci anni di grande propulsione il mercato dell'arte si è spesso interrogato sui rischi di speculazione e sulla capacità<br />
di reagire a congiunture economiche sfavorevoli. Ecco servito il test probante per il nuovo mercato dell'arte globale.<br />
La recente crisi dei mutui<br />
facili sta minacciando di mettere<br />
in ginocchio l'economia Usa e le<br />
ripercussioni sui mercati mondiali<br />
non si sono fatte attendere, con<br />
forti contrazioni delle borse un<br />
po' ovunque. Tra gli ottimisti che<br />
parlano di tempesta passeggera,<br />
di problema solo americano, e i<br />
pessimisti che gridano alla catastrofe<br />
paragonabile a quella di<br />
Wall Street del '29, l'incertezza la<br />
fa da padrona.<br />
Per il mercato dell'arte entriamo<br />
in un autunno delicato. Tra settembre<br />
e novembre le sentenze<br />
delle prime aste di Christie's,<br />
Sotheby's e Phillips, a ottobre le<br />
fiere, con Frieze di Londra e Fiac<br />
di Parigi. Ragionevolmente le<br />
risposte vere arriveranno sul<br />
medio periodo. Inutile dire che<br />
però l'attesa è di quelle che<br />
fanno tremare le vene e i<br />
polsi. Preoccupazioni fondate?<br />
Vediamo.<br />
Il conto più salato della crisi è<br />
stato per ora presentato sui mercati<br />
finanziari ai gestori degli<br />
hedge fund, i fondi di investimento<br />
ad alto rischio. Scrive Federico<br />
Rampini su La Repubblica, a proposito<br />
di hedge fund, banche e<br />
operatori finanziari: "Tutti hanno<br />
urgente bisogno di procurarsi<br />
liquidità e perciò si disfano di quel<br />
che possono." E ancora: "Il panico<br />
finanziario si trasmette all'economia<br />
reale che già si trova in un<br />
frangente difficile… perfino il<br />
boom cinese dà segnali di rallentamento".<br />
Magari ai più non diranno molto i<br />
nomi di Daniel Loeb, Adam<br />
Sender, Steve Cohen, Kenneth<br />
Griffin, i fratelli Soros, Stephen<br />
Schwarman, Carl Icahn, William<br />
von Mueffling, David Ganek.<br />
Dicono molto invece a coloro che<br />
stanno cercando il bandolo della<br />
matassa del collasso innescato a<br />
luglio dai mutui americani, perché<br />
sono nomi ai quali fanno capo i<br />
maggiori hedge fund, finiti alla<br />
incanti.<br />
A NYC UNA COLLEZIONE<br />
PANASIATICA<br />
L'Asia Society è un'istituzione con<br />
headquarter a Park Avenue e<br />
sedi in mezzo mondo, fondata nel<br />
'56 con l'obiettivo di promuovere<br />
progetti e rapporti tra le istituzioni<br />
asiatiche e quelle americane. È<br />
notizia recente che la Society ha<br />
ora deciso di costituire una collezione<br />
d'arte asiatica e asiaticoamericana.<br />
Già fatte le prime<br />
acquisizioni di lavori di Nam June<br />
Paik, Yoko Ono e Patty Chang ma<br />
si punterà anche a selezionare i<br />
migliori emergenti, come l'indiana<br />
Silpa Gupta e il giapponese Koki<br />
Tanaka. Lo stanziamento iniziale<br />
sarà di dieci milioni di dollari, a<br />
disposizione di Anne Chiu, responsabile<br />
del programma di acquisizioni<br />
nonché direttrice dell'Asia<br />
Society Museum. Si prevede una<br />
prima mostra della collezione a<br />
NY nel 2010, anno in cui saranno<br />
già pronte le nuove sedi della<br />
società a Houston (2008) e Hong<br />
Kong (2009) e che permetteranno<br />
anche progetti itineranti per<br />
promuovere l'arte asiatica.<br />
ribalta di tutti i mass media. Sono<br />
loro infatti i veri dei decaduti della<br />
finanza d'assalto, i giocatori d'azzardo<br />
che prima dell'estate attiravano<br />
enormi investimenti e che<br />
ora si ritrovano i rubinetti chiusi e<br />
i creditori alle porte. Il fatto è che<br />
QUANDO GLI SPAGNOLI<br />
S'INCAZZANO<br />
Le polemiche delle gallerie refusée<br />
alle fiere, per far posto ai colleghi<br />
più trendy dell'area anglosassone,<br />
non sono solo uno specifico italiano.<br />
Le spagnole hanno scelto l'autorevole<br />
tribuna de El Pais per<br />
attaccare il Comitato di Selezione<br />
di Arco_Madrid che, per l'edizione<br />
2008, prevista dal 13 al 18 febbraio,<br />
ha tagliato il 10% degli operatori<br />
locali, riducendo al 30% la<br />
rappresentanza delle gallerie<br />
locali sulle duecento partecipanti.<br />
Manuel Cuevas (Galeria<br />
Estampa), in rappresentanza<br />
delle "expulsadas", chiede che sia<br />
stabilita una soglia di sbarramento<br />
al 50% degli stranieri per una<br />
fiera come Arco che, a differenza<br />
delle colleghi come Basilea o<br />
Freeze, è finanziata da capitali<br />
pubblici e non privati. Se le rivendicazioni<br />
non dovessero essere<br />
accolte la minaccia è pesante:<br />
fare quadrato per impedire il<br />
sostegno da parte delle istituzioni<br />
a Ifema, l'organizzazione alla quale<br />
Arco fa capo.<br />
quegli stessi,<br />
ed è questo il<br />
punto, sono la<br />
fetta di maggioranza<br />
del<br />
nuovo collezionismoglobale<br />
no-limits,<br />
che ha gonfiato il mercato dell'arte,<br />
ha scalato in fretta le classifiche<br />
dei top collectors, sostenuto<br />
musei e istituzioni tramite elargizioni<br />
di opere e denaro. Tra gli<br />
hedger, Steve Cohen è quello<br />
dello squalo di Damien Hirst,<br />
IL TESCHIO INGOMBRANTE<br />
Alla fine ce l'ha fatta. Il celebre<br />
teschio diamantato prodotto<br />
da Damien Hirst come opera<br />
d'arte più costosa del mondo e<br />
valutato cento milioni di dollari<br />
è andato venduto. Dopo essere<br />
rimasto unsold all'ultima personale<br />
dell'artista a Londra, suscitando<br />
polemiche e ilarità nei<br />
confronti dell'operazione provocatoria<br />
dell'artista, la galleria<br />
White Cube può ora prendersi<br />
la rivincita e annunciare che si<br />
è fatto avanti un misterioso<br />
investiment group.<br />
Che tanto misterioso non è,<br />
visto che da subito si è saputo<br />
non solo che tra i misteriosi c'è<br />
pure lo stesso Hirst, ma anche<br />
che il prezzo pattuito finale<br />
sarebbe stato fissato a settantasei<br />
milioni. Come dire… saldi di<br />
fine stagione. Ma il NY Times è<br />
andato oltre, elencando tutte le<br />
dicerie a riguardo, compresa<br />
quella che vedrebbe il teschio<br />
dato in realtà in pegno da Hirst<br />
ad un gruppo di banche, in cambio<br />
di un prestito.<br />
Griffin quello che<br />
manco un anno fa ha<br />
firmato un assegno da<br />
ottanta milioni di dollari<br />
per Jasper Johns<br />
(e che per Cézanne<br />
era arrivato "solo" a<br />
sessanta e mezzo),<br />
Loeb ha la maggior<br />
collezione di Martin<br />
Kippenberger; i coniugi<br />
Ganek sono i principali<br />
compratori di<br />
Diane Arbus, Richard<br />
Prince e supportano<br />
Guggenheim e<br />
Metropolitan, i Griffin<br />
invece hanno donato<br />
all'Art Institute di<br />
Chicago qualcosa<br />
come diciannove milioni di dollari<br />
(ahiloro, qualche mese prima<br />
della crisi).<br />
Filantropi o furbetti del quartierino<br />
globale? Non è questo il<br />
tempo per stabilirlo. Più urgente<br />
è capire come reagirà il sistema<br />
al grave momento di impasse.<br />
Uno di meno che comprerà<br />
sarà certamente Steve Coehn,<br />
che molte fonti danno impegnato<br />
a vendere opere della sua collezione.<br />
Già, perché il collezionismo di<br />
oggi non è quello mitico dei<br />
Rockefeller, dei Mellon, Whitney<br />
e Guggenheim. Le grandi collezioni<br />
americane nacquero infatti, in<br />
larga parte, dopo il crollo di Wall<br />
Street del '29, quando i prezzi<br />
dell'arte erano divenuti d'un tratto<br />
stracciati. E i pochi che avevano<br />
denaro da spendere ne hanno<br />
approfittato.<br />
I nuovi collezionisti della finanza<br />
creativa invece hanno costituito<br />
velocemente enormi patrimoni<br />
ballerini, investendo gli indebitamenti<br />
e vendendo secondo strategie<br />
ribassiste, hanno gonfiato il<br />
mercato dell'arte in tempi di<br />
boom economico mondiale.<br />
Azioni, società, immobili: l'arte è<br />
per loro un investimento come un<br />
altro, da trattare con eguale<br />
spregiudicatezza, affidandosi agli<br />
art consultant, per appagare il<br />
bisogno di affermazione e accreditamento<br />
sociale. Ma comprare<br />
opere d'arte e costruire organicamente<br />
una collezione non sono<br />
esattamente la stessa cosa.<br />
Così, dopo che in undici anni i prezzi<br />
sono quadruplicati, Linda Sandler<br />
avverte (su Bloomberg.com): ieri i<br />
compratori facevano a gomitate<br />
per entrare, oggi alle porte delle<br />
case d'asta si stanno affollando i<br />
venditori.<br />
Il grande collezionista Eli Broad<br />
procrastina un crash paragonabile<br />
a quello del 1990 e vede a<br />
rischio gli artisti cresciuti troppo<br />
in fretta, come<br />
Richard Prince,<br />
Cecily Brown, Julie<br />
Mehretu e Marlene<br />
Dumas. Gli fa eco il<br />
sessantaseienne<br />
Michael Steinhardt,<br />
la cui esperienza<br />
insegna che la crisi<br />
del mercato immobiliare<br />
è sempre stata<br />
di cattivo auspicio<br />
per l'arte. In pericolo<br />
per lui è tutto il settore<br />
del contemporaneo,<br />
ma ammette<br />
anche che oggi<br />
abbiamo a che fare<br />
con un art market<br />
strutturato che prima degli anni<br />
'90 era sconosciuto. Pertanto<br />
tutto è possibile.<br />
Già, se crisi sarà, non riguarderà<br />
solo la top price dei mid career; ci<br />
sono anche gli emerging under<br />
trentacinque che in pochi mesi<br />
hanno visto le loro opere contese<br />
a suon di centinaia di migliaia di<br />
euro, ci sono gli storici ripescati<br />
in un periodo di congiuntura favorevole<br />
e che non hanno avuto il<br />
tempo di assestarsi. E ci sono i<br />
cinesi, una vera incognita.<br />
La sensazione è che sia giunta<br />
“<br />
I finanzieri che fanno affari<br />
con gli hedge fund messi sotto<br />
pressione dalla crisi dei mutui?<br />
Sono gli stessi super collezionisti<br />
che hanno pompato in questi anni<br />
il mercato dell'arte...<br />
l'ora per gli artisti di riscuotere i<br />
crediti ottenuti nelle mostre<br />
museali e nelle biennali: è in<br />
momenti come questo che le istituzioni<br />
si riprendono il ruolo di<br />
tutori dell'arte, del suo consolidamento<br />
e storicizzazione.<br />
In verità, in giro non mancano<br />
coloro che gettano acqua sul<br />
fuoco, e affermano che non c'è<br />
da temere e che un ridimensionamento<br />
dei prezzi finirà solo<br />
per agevolare un ricambio tra i<br />
compratori e anzi consoliderà il<br />
mercato attraverso la selezione.<br />
Eppure, c'è da giurarci, neppure<br />
loro si sottraggono agli<br />
scongiuri.