Exibart. - Emmi srl
Exibart. - Emmi srl
Exibart. - Emmi srl
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
36.inteoria <strong>Exibart</strong>.onpaper<br />
a cura di christian caliandro<br />
archeologia degli anni ottanta<br />
Gli anni Duemila si configurano sempre di più come una replica riveduta e corretta degli anni Ottanta? Un<br />
percorso tra quel decennio e il nostro. Soprattutto attraverso la musica e i gruppi che se ne sono fatti interpreti.<br />
Per scoprire che anche gli Spandau Ballet...<br />
Non so se ve ne siete accorti,<br />
ma questo decennio è paurosamente<br />
identico agli anni Ottanta.<br />
Nell'estate del 2006, sui quotidiani<br />
calcistici italiani, le analogie con i<br />
Mondiali del 1982 erano fin troppo<br />
spontanee: Pablito El<br />
Matador, l'urlo di Tardelli, un<br />
Paese che si risveglia di colpo da<br />
una crisi durissima, giusto in<br />
tempo per piombare in un'altra<br />
ancora più grave, che dura<br />
ancora oggi. A quell'epoca,<br />
come afferma Silvio Lanaro,<br />
"a tenere insieme i cocci ancora<br />
sani" della Repubblica è in<br />
realtà "una grandiosa operazione<br />
di cosmesi teatrale,<br />
dove dietro le spalle curve dell'attore<br />
consumato - mai<br />
istrione, ma sempre ben conscio<br />
della parte che sta recitando<br />
- si accumulano le<br />
macerie che nessun artificio<br />
di transfert riesce a smaltire".<br />
In tutto il mondo, spopola da<br />
qualche anno il revival della<br />
"lost decade", che coinvolge la<br />
musica con sonorità spudoratamente<br />
neo-synth-pop e cloni<br />
dei Duran Duran e dei<br />
Depeche Mode, ma che non<br />
risparmia neanche la moda e<br />
- ahinoi! - l'arte. È chiaro, perciò,<br />
che per comprendere ciò<br />
che sta accadendo oggi nel<br />
mondo occorre analizzare ed<br />
interrogare quel periodo, che<br />
racchiude in nuce praticamente<br />
tutti gli sviluppi futuri.<br />
Gli anni Ottanta si inaugurano<br />
con l'ascesa al potere di<br />
Ronald Reagan e di<br />
Margaret Thatcher, con il<br />
dilagare del neoespressionismo<br />
pittorico e con Boy (1980), debut<br />
album degli U2. Questo disco rappresenta<br />
un utile punto di riferimento,<br />
dato che - insieme a My<br />
Life in the Bush of Ghosts di Brian<br />
Eno e David Byrne - costituisce il<br />
discrimine perfetto tra gli anni<br />
Settanta e l'epoca nascente: vale a<br />
dire, tra la psichedelia e, soprattutto,<br />
il punk da una parte, ed il pop<br />
sognante, ma pur sempre impegnato,<br />
dall'altra.<br />
Così, pezzi come I will follow e<br />
Twilight ci restituiscono l'immagine<br />
di una band giovane ma non giovanilistica,<br />
carica di tutta l'energia e la<br />
carica emotiva che oggi purtroppo<br />
sembrano latitare in una realtà<br />
musicale popolata unicamente di<br />
precocissimi vecchi e di androidi<br />
con la chitarra. Certo, l'anno prima<br />
era uscito un altro disco-rivelazione,<br />
Three<br />
Imaginary Boys<br />
dei Cure, che per<br />
il momento rielaboravano<br />
e addolcivanosapientemente<br />
la lezione<br />
di Sex Pistols e<br />
Clash: ma il<br />
biglietto da visita<br />
di Bono & Co.<br />
costituisce davvero<br />
una sintesi<br />
mirabile e unica<br />
tra istanze apparentemente inconciliabili,<br />
suggerendoci - come in un<br />
romanzo di storia alternativa - quello<br />
che gli anni Ottanta avrebbero<br />
potuto essere (e non sono stati, o<br />
almeno non del tutto).<br />
Ma il vero gruppo-spartiacque<br />
sono sicuramente i Joy Division, a<br />
cui vanno riservati uno spazio e un<br />
discorso a parte: essi costituiscono<br />
infatti un unicum nella storia del<br />
rock, i soli - insieme forse ai Public<br />
Image Limited del redivivo Johnny<br />
Rotten - in grado di fondere universi<br />
lontani come il punk e il reggae,<br />
il concettualismo ed il neoro-<br />
“<br />
Ciò che forse è sempre sfuggito<br />
dell'atteggiamento di gruppi come<br />
i Duran Duran, gli Spandau Ballet o<br />
gli Wham! è la loro fondamentale<br />
valenza politica<br />
manticismo. Un ruolo simile lo<br />
svolge in letteratura Bret Easton<br />
Ellis, che debutterà nel 1985 con<br />
il caustico e memorabile Less<br />
Than Zero, primo fulminante capitolo<br />
di una saga ancora in corso<br />
a destra: Joy<br />
Division<br />
sotto: Duran<br />
Duran<br />
in basso: Depeche<br />
Mode<br />
d'opera, e che troverà<br />
in American<br />
Psycho (1989) il<br />
capolavoro assoluto<br />
ed insieme la critica<br />
definitiva,<br />
senza appello del<br />
d e c e n n i o .<br />
Parallelamente,<br />
sull'altra sponda<br />
dell'Atlantico, Alan<br />
Moore consegnerà<br />
alle stampe il suo gioiello, V for<br />
Vendetta, brillante distopia anarcoide<br />
e lucido attacco alla società<br />
inglese plasmata dalla Lady di<br />
Ferro. Ma questa è una storia<br />
che riguarda la fine del decennio.<br />
Ritornando agli inizi, ecco Rio<br />
(1982) dei Duran Duran, utilissimo<br />
per comprendere le radici<br />
profonde degli anni Ottanta.<br />
Canzoni come la stessa Rio, Hold<br />
Back The Rain, ma soprattutto<br />
My Own Way, infatti, ci rivelano<br />
esplicitamente come il modello<br />
compositivo ed estetico, a questa<br />
altezza, sia proprio il glam rock di<br />
David Bowie e dei Roxy Music. Il<br />
glam si presenta dunque come il<br />
periodo, per così dire 'arcaico', di<br />
elaborazione delle premesse<br />
postmoderne, che verranno poi<br />
sviluppate nella trilogia berlinese<br />
di Bowie (Heroes-Low-Lodger),<br />
prodotta da Brian Eno con la col-<br />
laborazione di Robert Fripp, ed<br />
in Exposure (1977), primo<br />
album solista dello stesso<br />
Fripp. Del resto, questa linea<br />
interpretativa era stata già sviscerata<br />
da Tod Haynes nel suo<br />
magistrale Velvet Goldmine<br />
(1998), in cui un immaginario<br />
Bowie suicida il se stesso più<br />
artistico e glam, rinascendo<br />
come minaccioso idolo pop,<br />
con il capello platinato ed una<br />
spaventosa attitudine al culto<br />
della personalità.<br />
Ciò che forse è sempre sfuggito<br />
dell'atteggiamento di gruppi<br />
come i Duran Duran, gli<br />
Spandau Ballet o gli Wham! è<br />
la loro fondamentale valenza<br />
politica. La critica si è sempre<br />
concentrata, infatti, con<br />
disprezzo e sufficienza, sul loro<br />
presunto 'disimpegno' musicale<br />
e ideologico, mentre proprio<br />
l'allegria apparentemente<br />
scanzonata e irritante è una spia<br />
della disperazione che giace sul<br />
fondo di un malessere ormai pienamente<br />
postmoderno.<br />
Dietro i ritmi orecchiabili e i suoni<br />
voluttuosi (in molti casi memori,<br />
vale la pena di dirlo, della tradizione<br />
progressive), tutte queste<br />
'canzonette', infatti, parlano della<br />
condizione del fantasma, della<br />
paura di svanire (New Order,<br />
Vanishing Point, 1989) e di una<br />
realtà ormai completamente<br />
superficiale e plastificata, in cui<br />
anche le emozioni sono confezionate<br />
e standardizzate.<br />
Anticipando così la nostra condizione,<br />
ben più da incubo.