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il comportamento sociale ritenuto appropriato, opportuno e<br />
necessario. Al contrario, sotto il profilo affettivo, il legame<br />
che si instaura tra <strong>Tristan</strong>o e Marco è coerente con quanto ci<br />
trasmettono le fonti medievali. Esse non fanno che attestare<br />
una sostanziale continuità nel tempo di relazioni quasi<br />
figliali intercorrenti tra un uomo e il figlio della sorella.<br />
<strong>Tristan</strong>o, non nativo della Cornovaglia, vi è comunque “a<br />
casa” in quanto nipote del re. Marco nel proclamarlo erede<br />
si dichiara “suo padre”, intento ribadito al cospetto degli<br />
sconcertati baroni: “Fino a che vivrà <strong>Tristan</strong>o, voi sappiatelo<br />
per sempre, questa corte non avrà mai né sposa né regina”.<br />
Ovviamente questo fatto non fa che accentuare l’intensità<br />
dell’inversione funzionale appena rilevata. I testi conservati,<br />
in conformità con il clima culturale dell’epoca, enfatizzano<br />
la scardinante potenza d’Amore, incapace di arretrare<br />
perfino davanti ai vincoli di lealtà parentale -e non è un caso<br />
che sia il binomio nipote-zio materno a rappresentarli.<br />
Tuttavia soggiacente al primo compare un secondo motivo,<br />
quello dell’eredità e della successione, un’autentica<br />
ossessione medievale che condiziona in maniera decisiva le<br />
fonti narrative e cronachistiche. Il senso delle affermazioni