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uscire a cavallo, com’è sua abitudine. I cavalieri<br />
lo seguono e pure gli scudieri che cominciavano ad<br />
annoiarsi. Solo Isotta si congeda: “Vi prego di<br />
perdonarmi, mio signore, ma non mi sento bene, mi<br />
duole il capo. Andrò nella mia camera a riposare,<br />
non riesco proprio a reggere la confusione”. Il re<br />
lascia che vada e lei subito si alza e in fretta<br />
s’allontana. Quando raggiunge la sua camera è<br />
assai turbata. Finalmente sola, si getta sul letto<br />
e s’abbandona al dolore che la tormenta. “Ohimè!”<br />
piange “Perché sono nata? Il mio cuore è triste e<br />
afflitto. Brangania” chiama “mia fedele amica<br />
mi sento come se stessi per morire. Se fossi già<br />
morta sarebbe meglio; la vita è<br />
insopportabilmente crudele con me. Ovunque mi<br />
trovi tutto mi si oppone. Veramente, Brangania<br />
mia, non so più che fare. Oggi è venuto un matto<br />
con la tonsura a croce, e non poteva esserci<br />
sciagura maggiore del suo arrivo: troppa pena mi<br />
ha procurato. Questo folle, questo<br />
sputascemenze, o è un mago o un indovino, perché