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Folie Tristan - Paolo Galloni

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“Assolutamente sì”. “Non è vero!” replica Isotta<br />

“Buttatelo fuori!”. Il pazzo risponde con una<br />

risata e insiste: “Non ricordate, o regina Isotta,<br />

la missione di cui mi aveva incaricato il re? Mi<br />

mandò a cercarvi per chiedervi in moglie. Io giunsi<br />

travestito da mercante e a ragione, poiché nel<br />

vostro paese ero detestato in quanto uccisore del<br />

Moroldo; dovevo accompagnarvi dal re qui<br />

presente. Ero un cavaliere di valore, audace e<br />

coraggioso, nessuno mi faceva paura dalla Scozia<br />

a Roma”. Isotta rispose sdegnata: “Quante<br />

sciocchezze! Voi, un povero pazzo, fate vergogna<br />

ai veri cavalieri, la vostra stessa vita è un<br />

peccato. Andatevene, per l’amor del cielo!”. Il folle<br />

ascolta, non smette di ridere e pronto ribatte:<br />

“Mia regina, vi ricordate del serpente che ho<br />

ucciso quando ero nel vostro paese, gli ho staccato<br />

la testa dal corpo e tranciato la lingua, che ho<br />

infilato nelle mie scarpe. Il suo veleno bruciava<br />

tanto che credevo di morire. Sono caduto svenuto<br />

lungo il sentiero e siete state voi e vostra madre

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