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“Assolutamente sì”. “Non è vero!” replica Isotta<br />
“Buttatelo fuori!”. Il pazzo risponde con una<br />
risata e insiste: “Non ricordate, o regina Isotta,<br />
la missione di cui mi aveva incaricato il re? Mi<br />
mandò a cercarvi per chiedervi in moglie. Io giunsi<br />
travestito da mercante e a ragione, poiché nel<br />
vostro paese ero detestato in quanto uccisore del<br />
Moroldo; dovevo accompagnarvi dal re qui<br />
presente. Ero un cavaliere di valore, audace e<br />
coraggioso, nessuno mi faceva paura dalla Scozia<br />
a Roma”. Isotta rispose sdegnata: “Quante<br />
sciocchezze! Voi, un povero pazzo, fate vergogna<br />
ai veri cavalieri, la vostra stessa vita è un<br />
peccato. Andatevene, per l’amor del cielo!”. Il folle<br />
ascolta, non smette di ridere e pronto ribatte:<br />
“Mia regina, vi ricordate del serpente che ho<br />
ucciso quando ero nel vostro paese, gli ho staccato<br />
la testa dal corpo e tranciato la lingua, che ho<br />
infilato nelle mie scarpe. Il suo veleno bruciava<br />
tanto che credevo di morire. Sono caduto svenuto<br />
lungo il sentiero e siete state voi e vostra madre