Folie Tristan - Paolo Galloni

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13.06.2013 Views

FOLIE TRISTAN Tristano soggiorna nel suo paese; è triste, cupo, oppresso dal dolore. Sempre s’interroga, non sa che fare, vorrebbe un’impossibile consolazione. O trova conforto dal mal d’amore che l’affligge o preferisce morire. Sì, preferisce farla finita una buona volta piuttosto che languire in questa inesausta sofferenza. Vivere nel dolore, infatti, assomiglia a una lunga morte. I pensieri malinconici indeboliscono l’uomo, l’uccidono. La pena, lo strazio e l’umore nero si accaniscono tutti insieme contro Tristano. Egli dispera di guarire, si convince che morirà sconsolato. Si sente ormai condannato a morte perché ha perduto il suo amore e la sua gioia, la sua regina Isotta. Vagheggia la morte, la brama, ma a patto che la sua amata sappia che è per lei che muore. Soltanto così

morire gli sarà più dolce. Si nasconde al mondo intero, di tutti diffida, a tutti cela il suo intento, soprattutto al suo amico Kaerdin, che, se lo scoprisse, s’ingegnerebbe per distoglierlo. Ha meditato a lungo e ha deciso di partire per l’Inghilterra e di viaggiare non a cavallo, bensì a piedi, in modo da non essere riconosciuto. Colà, infatti, il suo volto è ben noto e presto verrebbe identificato; al contrario, nessuno presta attenzione a un povero viandante lacero e appiedato. Ha già progettato di mascherarsi dietro un travestimento e di modificare a tal punto il suo aspetto da rendersi irriconoscibile perfino agli occhi di coloro che lo conoscono meglio. Si comporta con tanta discrezione che i suoi parenti prossimi non sospettano di nulla; e fa bene perché spesso male incorre a chi rivela troppo presto le proprie intenzioni. Il silenzio e la dissimulazione evitano le brutte sorprese. Allo stesso modo, tradire e svelare i progetti attira sovente sventure. Frequenti sono le sofferenze

FOLIE TRISTAN<br />

<strong>Tristan</strong>o soggiorna nel suo paese; è triste,<br />

cupo, oppresso dal dolore. Sempre s’interroga, non<br />

sa che fare, vorrebbe un’impossibile consolazione.<br />

O trova conforto dal mal d’amore che l’affligge o<br />

preferisce morire. Sì, preferisce farla finita una<br />

buona volta piuttosto che languire in questa<br />

inesausta sofferenza. Vivere nel dolore, infatti,<br />

assomiglia a una lunga morte. I pensieri<br />

malinconici indeboliscono l’uomo, l’uccidono. La<br />

pena, lo strazio e l’umore nero si accaniscono tutti<br />

insieme contro <strong>Tristan</strong>o. Egli dispera di guarire,<br />

si convince che morirà sconsolato. Si sente ormai<br />

condannato a morte perché ha perduto il suo amore<br />

e la sua gioia, la sua regina Isotta. Vagheggia la<br />

morte, la brama, ma a patto che la sua amata<br />

sappia che è per lei che muore. Soltanto così

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