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testimonianza diretta dei contadini del luogo: si tratta di<br />
uno dei rari casi in cui affiora in superficie quel fiume<br />
carsico che è, per la narrativa arturiana, la tradizione<br />
popolare, in particolare delle regioni celtiche di Bretagna,<br />
Galles e Cornovaglia. La magia del castello ricorda il potere<br />
di certe costruzioni megalitiche che caratterizzano le regioni<br />
dell’Europa un tempo celtica: le credenze folkloriche<br />
attribuiscono loto il potere di aprirsi all’altro mondo a date<br />
fisse, sovente in corrispondenza dei solstizi –ed è appunto in<br />
estate e in inverno che secondo “i contadini dei dintorni” la<br />
fortezza di Tintagel anticamente scompariva<br />
temporaneamente dalla vista. Come un antropologo<br />
folklorista ante litteram che svela per un istante le sue<br />
indagini sul campo, il compilatore della <strong>Folie</strong> <strong>Tristan</strong> di<br />
Oxford ci illumina sull’esistenza di una memoria del<br />
territorio, forse il ricordo sfumato di un antico luogo<br />
cerimoniale situato là dove più tardi sorse la fortezza di<br />
Tintagel.<br />
Il “rigore” etnologico e filologico del compilatore della<br />
<strong>Folie</strong> <strong>Tristan</strong> è comprovato dalla stessa attribuzione del<br />
castello di Tintagel al re Marco, quando nella tradizione