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Folie Tristan - Paolo Galloni

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[ma, è anche vera, aggiungo io, perché tornare alla corte<br />

dalla quale è stato proscritto è follia] <strong>Tristan</strong>o è attento a<br />

rispettare tutta la fenomenologia che le è propria”. Si<br />

dipinge il volto come in una rappresentazione carnevalesca,<br />

indossa abiti vili, impugna una mazza che lo avvicina<br />

all’uomo selvaggio e, una volta giunto a destinazione,<br />

proclama, da villico quale appare, il suo amore per la regina.<br />

Diversamente da altri pazzi della letteratura coeva, che<br />

proclamavano la verità in forma oscura e profetica –accade,<br />

per esempio, a Merlino- il parlare di <strong>Tristan</strong>o non è mai<br />

oscuro: egli, piuttosto, dice il vero in forma eccessivamente e<br />

inverosimilmente chiara. L’avvicinamento drammatico a<br />

Isotta da parte di <strong>Tristan</strong>o, che riassume la loro storia<br />

d’amore in un crescendo che piace immaginare declamato,<br />

presume, per la piena comprensione e partecipazione<br />

dell’uditorio, la conoscenza della vicenda. Il folle <strong>Tristan</strong>o<br />

dicendo la verità proclama una follia. Il buffone aveva la<br />

licenza della parodia; <strong>Tristan</strong>o, però, non è un buffone,<br />

bensì, appunto, la sua parodia. <strong>Tristan</strong>o recita un metatesto<br />

che l’ascoltatore comprende e la cui forza drammatica<br />

consiste proprio nel riflettere un racconto dentro se stesso

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