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7. Il poema e il suo pubblico<br />
All’epoca della redazione della <strong>Folie</strong> <strong>Tristan</strong> i folli, il cui<br />
ruolo sociale era indurre al riso, si confondevano a corte con<br />
tutti coloro che esercitavano l’arte –vile- dello sberleffo:<br />
histriones, mimi, joculatores. Il reclutamento di simulatori<br />
professionisti della follia, giullari specialisti della risata non<br />
impediva la presenza di buffoni davvero afflitti da<br />
malformazioni fisiche e/o ritardi mentali.<br />
L’iniziale attenzione di <strong>Tristan</strong>o all’aspetto fisico, al<br />
vestiario e agli accessori, come tonsura a croce e mazza, si<br />
spiega con il fatto che il folle apparteneva a una categoria<br />
sociale che era identificata attraverso codici di vestiario<br />
pubblicamente riconoscibili. L’iconografia del pazzo<br />
raffigurato accanto al re lo rappresenta spesso nudo, il capo<br />
rasato, accompagnato dall’immancabile mazza e nell’atto di<br />
addentare una forma di formaggio. La croce, marchio<br />
condiviso con gli eretici, identifica nel folle un escluso dalla<br />
comunità dei cristiani a pieno diritto. La tonsura di <strong>Tristan</strong>o,<br />
in realtà non imposta ma volontaria, potrebbe però essere in