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Folie Tristan - Paolo Galloni

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guardarla, neppure parlarle. Si volge allora a Brangania e le<br />

dice: bella, verso di voi mi dolgo dell’inganno che commette<br />

Isotta. Dice all’immagine tutto ciò che pensa, poi si ritrae un<br />

poco, guarda la mano di Isotta che sembra volergli donare<br />

l’anello d’oro, nel suo viso rivede l’espressione che ella<br />

mostrava quando si è separata dall’amico e ricorda il patto<br />

stipulato all’addio. E di ciò piange, e implora la sua<br />

misericordia per tale follia e sa di essere stato ingannato<br />

dalla propria insania. Ha fatto la statua per narrarle cos’ha<br />

nel cuore, i giusti pensieri e il folle errore, la pena e la gioia<br />

d’amore, poiché non sa a chi altri rivelare il proprio ardente<br />

desiderio”. Se la seconda Isotta non è che il simulacro<br />

dell’Isotta assente, a sua volta <strong>Tristan</strong>o non è che simulacro<br />

di se stesso per la moglie. Infatti Isotta dalle Bianche Mani, è<br />

ancora Thomas che parla, “ha il suo corpo senza l'amore: le<br />

manca ciò che più desidera”. Dunque c’è il corpo di<br />

<strong>Tristan</strong>o, ma non c’è <strong>Tristan</strong>o. Strana situazione in cui ogni<br />

personaggio si ritrova ad abbracciare una statua la cui<br />

anima vaga altrove.<br />

Riprendiamo ora l’ultima frase: “le manca ciò che più<br />

desidera”. Le due Isotte e <strong>Tristan</strong>o provano il medesimo

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