Folie Tristan - Paolo Galloni
Folie Tristan - Paolo Galloni Folie Tristan - Paolo Galloni
Ginevra da lui stesso creata (Ginevra o l’immagine, bisogna chiedersi a questo punto?) Bene, nel Tristano di Thomas, cosa fa Tristano per sopravvivere alla mancanza di Isotta? Probabilmente anche il lettore che non conosce l’opera è ormai in grado di indovinare: produce dei doppi dell’amata. Prima si unisce in matrimonio con una seconda Isotta, Isotta dalle Bianche Mani, senza amarla, ma solo per il nome che porta -e ritroviamo l’intercambiabilità di nome e immagine. Poi ordina a degli abili artisti di allestirgli in una caverna segreta una galleria di statue, dove trovano posto Isotta, la sua serva Brangania, re Marco. Tristano si comporta con la statua come se fosse la vera Isotta. Leggiamo alcune frasi di Thomas: “Con l’immagine Tristano ricorda le gioie del loro grande amore, gli affanni, i dolori, le pene, i tormenti. Più volte l’abbraccia quando è di umore lieto, ma a lei rivolge la propria ira quando è crucciato, sia a causa di pensieri o di sogni, sia perché nel cuore egli crede alla calunnia che lei lo stia dimenticando e che abbia un altro amico o che non sappia trattenersi dall’amare un altro. Quando Tristano pensa a tale follia sfoga l’odio sulla statua, non vuole
guardarla, neppure parlarle. Si volge allora a Brangania e le dice: bella, verso di voi mi dolgo dell’inganno che commette Isotta. Dice all’immagine tutto ciò che pensa, poi si ritrae un poco, guarda la mano di Isotta che sembra volergli donare l’anello d’oro, nel suo viso rivede l’espressione che ella mostrava quando si è separata dall’amico e ricorda il patto stipulato all’addio. E di ciò piange, e implora la sua misericordia per tale follia e sa di essere stato ingannato dalla propria insania. Ha fatto la statua per narrarle cos’ha nel cuore, i giusti pensieri e il folle errore, la pena e la gioia d’amore, poiché non sa a chi altri rivelare il proprio ardente desiderio”. Se la seconda Isotta non è che il simulacro dell’Isotta assente, a sua volta Tristano non è che simulacro di se stesso per la moglie. Infatti Isotta dalle Bianche Mani, è ancora Thomas che parla, “ha il suo corpo senza l'amore: le manca ciò che più desidera”. Dunque c’è il corpo di Tristano, ma non c’è Tristano. Strana situazione in cui ogni personaggio si ritrova ad abbracciare una statua la cui anima vaga altrove. Riprendiamo ora l’ultima frase: “le manca ciò che più desidera”. Le due Isotte e Tristano provano il medesimo
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Ginevra da lui stesso creata (Ginevra o l’immagine, bisogna<br />
chiedersi a questo punto?)<br />
Bene, nel <strong>Tristan</strong>o di Thomas, cosa fa <strong>Tristan</strong>o per<br />
sopravvivere alla mancanza di Isotta? Probabilmente anche<br />
il lettore che non conosce l’opera è ormai in grado di<br />
indovinare: produce dei doppi dell’amata. Prima si unisce in<br />
matrimonio con una seconda Isotta, Isotta dalle Bianche<br />
Mani, senza amarla, ma solo per il nome che porta -e<br />
ritroviamo l’intercambiabilità di nome e immagine. Poi<br />
ordina a degli abili artisti di allestirgli in una caverna<br />
segreta una galleria di statue, dove trovano posto Isotta, la<br />
sua serva Brangania, re Marco. <strong>Tristan</strong>o si comporta con la<br />
statua come se fosse la vera Isotta. Leggiamo alcune frasi di<br />
Thomas: “Con l’immagine <strong>Tristan</strong>o ricorda le gioie del loro<br />
grande amore, gli affanni, i dolori, le pene, i tormenti. Più<br />
volte l’abbraccia quando è di umore lieto, ma a lei rivolge la<br />
propria ira quando è crucciato, sia a causa di pensieri o di<br />
sogni, sia perché nel cuore egli crede alla calunnia che lei lo<br />
stia dimenticando e che abbia un altro amico o che non<br />
sappia trattenersi dall’amare un altro. Quando <strong>Tristan</strong>o<br />
pensa a tale follia sfoga l’odio sulla statua, non vuole