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Folie Tristan - Paolo Galloni

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vero riconosciuto maestro, attribuisce a se stesso un<br />

posizione subordinata. Ciò essenzialmente per due ragioni,<br />

vale a dire il suo essere straniero e di giovane età. In poche<br />

parole, egli traduce e rifonda l’ordine della società nel<br />

linguaggio del rituale venatorio. Il messaggio del testo<br />

risulta ben leggibile alla luce delle categorie interpretative<br />

presenti nella cultura dei secoli XII e XIII, nel corso dei quali<br />

la caccia effettivamente si presenta come un teatro-testo nel<br />

quale il potere rappresenta se stesso in termini sia<br />

celebrativi che problematici. Al culmine del percorso in<br />

rapida ascesa che dalla condizione di orfano in terra<br />

straniera lo porta rapidamente all’integrazione nel sistema<br />

di corte, egli viene nominato successore al trono.<br />

Benché la caccia sia uno dei poli culturali attorno ai quali<br />

si dipana il senso della storia, <strong>Tristan</strong>o e Marco non cacciano<br />

mai insieme. Il punto che è la caccia in cui lo zio<br />

accompagna il nipote contiene sovente elementi iniziatici:<br />

l’anziano è accanto al giovane nel momento fatidico in cui<br />

questi si misura con la fiera e prova a sé, alla famiglia e alla<br />

collettività il proprio valore. <strong>Tristan</strong>o, invece, non ha<br />

bisogno di essere iniziato dal re perché fin dal suo apparire

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