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5. <strong>Tristan</strong>o cacciatore, <strong>Tristan</strong>o traditore<br />
C’è una ragione se nella <strong>Folie</strong> il re Marco pone diverse<br />
domande di carattere venatorio al folle che ha fatto<br />
irruzione nella sala del banchetto, nel quale non riconosce il<br />
nipote. In tutto il ciclo di <strong>Tristan</strong>o la caccia è lo specchio<br />
culturale della relazione tra il re e il successore designato,<br />
quasi una sua traduzione in linguaggio narrativo e mitico.<br />
Come si ricorderà, l’eroe si guadagna la patente di nobiltà e<br />
il conseguente accesso a corte insegnando ai cacciatori di<br />
Cornovaglia una nuova metodologia di taglio delle carni del<br />
cervo. La tecnica nota al capo caccia prevede che il cervo<br />
-lui, il più nobile di tutti gli animali- sia adagiato sulle<br />
quattro zampe (”come un porcello”, scrive Goffredo di<br />
Strasburgo) e sezionato per il lungo e poi in quattro parti<br />
identiche. Si tratta di un procedimento indifferenziato e<br />
“egualitario” cui <strong>Tristan</strong>o oppone una divisione complessa e<br />
articolata, “gerarchica”, di estrema raffinatezza. Per<br />
cominciare egli stende la bestia sul dorso, poi comincia a<br />
scuoiarla. Dopo aver disteso la pelle a terra, separa le spalle