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Folie Tristan - Paolo Galloni

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5. <strong>Tristan</strong>o cacciatore, <strong>Tristan</strong>o traditore<br />

C’è una ragione se nella <strong>Folie</strong> il re Marco pone diverse<br />

domande di carattere venatorio al folle che ha fatto<br />

irruzione nella sala del banchetto, nel quale non riconosce il<br />

nipote. In tutto il ciclo di <strong>Tristan</strong>o la caccia è lo specchio<br />

culturale della relazione tra il re e il successore designato,<br />

quasi una sua traduzione in linguaggio narrativo e mitico.<br />

Come si ricorderà, l’eroe si guadagna la patente di nobiltà e<br />

il conseguente accesso a corte insegnando ai cacciatori di<br />

Cornovaglia una nuova metodologia di taglio delle carni del<br />

cervo. La tecnica nota al capo caccia prevede che il cervo<br />

-lui, il più nobile di tutti gli animali- sia adagiato sulle<br />

quattro zampe (”come un porcello”, scrive Goffredo di<br />

Strasburgo) e sezionato per il lungo e poi in quattro parti<br />

identiche. Si tratta di un procedimento indifferenziato e<br />

“egualitario” cui <strong>Tristan</strong>o oppone una divisione complessa e<br />

articolata, “gerarchica”, di estrema raffinatezza. Per<br />

cominciare egli stende la bestia sul dorso, poi comincia a<br />

scuoiarla. Dopo aver disteso la pelle a terra, separa le spalle

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