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narrative concorrono a formare, arricchire, definire il corpus<br />
tristaniano? Occuparsi di queste pur affascinanti domande<br />
non è tra gli scopi di queste pagine. Mi limito solo ad un<br />
sommario accenno. Le province celtiche hanno certamente<br />
dato il contributo primario e decisivo. Tra quarto e settimo<br />
secolo sono attestati diversi re scozzesi di nome Drust o<br />
Drustan, a volte in alternanza con re chiamati Talorc, e il<br />
gallese Mabinogion ricorda un Drystan figlio di Tallwch. Le<br />
qualità di <strong>Tristan</strong>o lo avvicinano all’eroe irlandese Oengus,<br />
a sua volta costruito sul modello del dio polifunzionale<br />
Lugh, mentre le sue avventure trovano molte similitudini<br />
nelle letterature celtiche, ma anche altrove (si pensi ai<br />
combattimenti contro il gigantesco Moroldo e contro il<br />
drago). Quanto alla passione per Isotta, l’amore della regina<br />
per un giovane eroe è un luogo comune nella letteratura<br />
irlandese antica, dove si inserisce in un quadro di riflessione<br />
non tanto sull'amore quanto sulla regalità, incarnata nella<br />
regina, e sul suo passaggio di mano. Proprio il pre-<br />
tristaniano Oengus, lo abbiamo visto, è protagonista di uno<br />
di questi racconti. Quest’ultimo motivo mantiene intatta la<br />
sua pregnanza nel dodicesimo secolo continentale.