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camminare insieme - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva delle ...

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discernimento del bene e male, al controllo <strong>delle</strong> situazioni, all’apprendimento<br />

della misura dei propri limiti, allo sviluppo di modalità comunicative<br />

e relazionali significative. Tale attività educativa di prevenzione<br />

libera dal mito dell’onnipotenza, difende dalla depressione, induce a trovare<br />

un senso alla vita e favorisce lo stabilirsi di rapporti interpersonali<br />

caratterizzati da collaborazione e fraternità.<br />

La promozione della salute intesa nella sua integralità apre alla comprensione<br />

dei valori della vita, esperienza da amare e rispettare in tutte le<br />

situazioni e i momenti, anche in quelli della vulnerabilità e della morte.<br />

Il malato, lavoratore nella vigna del Signore<br />

52. È, poi, compito importante della comunità ecclesiale la promozione<br />

della persona sofferente. Si tratta di rendere operativa l’affermazione di<br />

Giovanni Paolo II, secondo cui l’uomo sofferente è «soggetto attivo e responsabile<br />

dell’opera di evangelizzazione e di salvezza» 27 . Tale affermazione<br />

implica il riconoscimento del carisma dei sofferenti, dei valori che<br />

essi richiamano, del loro apporto creativo alla Chiesa e al mondo: «anche<br />

gli infermi sono inviati [dal Signore] come lavoratori nella sua vigna» 28 .<br />

A nessuno sfugge quanto sia importante passare da una concezione<br />

che intende il malato come oggetto di cura a una che lo rende soggetto<br />

responsabile della promozione del regno. Tale cambiamento di prospettiva<br />

è realizzata anche dalla nuova sensibilità sociale e civile che ha<br />

trovato un’espressione significativa nelle diverse “carte dei diritti dei<br />

malati”. Uno degli aspetti maggiormente considerati in tali documenti è<br />

costituito dal diritto del malato a essere coinvolto nella propria terapia,<br />

assumendo così un ruolo di responsabilità nel processo di cura che concerne<br />

la sua persona.<br />

Questo cambiamento di accento nella considerazione dell’infermo<br />

«diventa credibile allorquando non risuona semplicemente sulle labbra,<br />

ma passa attraverso la testimonianza della vita, sia di tutti coloro che<br />

curano con amore i malati, gli handicappati e i sofferenti, sia di questi<br />

27 Giovanni Paolo II, esortazione apostolica Christifideles laici, 30 dicembre 1988, 54: AAS<br />

81 (1989), 501.<br />

28 Ibid., 53: AAS 81 (1989), 499.

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