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camminare insieme - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva delle ...

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Spesso avviene che, in assenza di un consenso sociale sufficientemente<br />

ampio e condiviso, anche la migliore “carta dei diritti” si rivela inefficace.<br />

Si potrebbe paradossalmente affermare che i “diritti dei deboli” si fanno,<br />

giorno dopo giorno, “diritti deboli”: sono quelli dei disabili, <strong>delle</strong> persone<br />

affette da forme gravissime di sofferenza psichica, dei lungodegenti e<br />

degli inguaribili, dei malati cronici, di quanti necessitano di riabilitazione<br />

estensiva di lungo termine. Le lodevoli iniziative promosse in questi campi<br />

(interventi per gli anziani e i diversamente abili, cure palliative, ecc.) trovano<br />

rallentamenti e ostacoli causati da una visione riduttiva della persona<br />

umana e da interessi economici legati alla gestione <strong>delle</strong> strutture sanitarie.<br />

In un contesto più ampio, ma ugualmente legato al mondo della salute<br />

e al rispetto della vita, è da prendere in considerazione la problematica<br />

legata all’ecologia. Smisurati interessi economici portano all’inquinamento<br />

dell’ambiente, compromettono la qualità del territorio, impoveriscono<br />

il livello di vita dei cittadini.<br />

“Curare” e “prendersi cura”<br />

14. Il discorso sulla carenza di umanità nel servizio reso al malato è<br />

lungi dall’essere esaurito. Si avverte un profondo bisogno di personalizzare<br />

l’approccio, di passare dal curare al prendersi cura, di considerare<br />

la persona nella totalità del suo essere.<br />

Se l’esperienza degli anni più recenti ha fatto registrare una buona<br />

crescita a livello tecnico e specialistico, ha portato anche a una cura settoriale<br />

e frammentata a scapito di un approccio olistico della persona. Si<br />

pensi, ad esempio, all’accostamento terapeutico con le persone in condizione<br />

di fragilità psichica o mentale: senza un’accoglienza e una cura<br />

totale della persona è difficile che una semplice terapia farmacologia,<br />

per quanto specializzata, possa rivelarsi davvero efficace.<br />

Nel contempo sono diminuite alcune figure professionali, indispensabili<br />

per il servizio di base al malato. Non è raro avvertire da parte di<br />

diversi operatori sanitari l’incapacità di guardare la realtà del malato al<br />

di là dell’aspetto strettamente sanitario, la paura di essere interpellati sui<br />

problemi esistenziali, la difficoltà di accogliere e accompagnare le reazioni<br />

emotive del malato e dei familiari, soprattutto nelle fasi terminali<br />

della malattia. Si tratta di un problema non esclusivamente religioso ma<br />

antropologico e professionale.<br />

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