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2 4 condivisione di programmi e di aiuto pastorale. Il rapporto di comunione tra sacerdoti e laici, specialmente nella condivisione delle responsabilità pastorali, presenta una discreta varietà di situazioni e di esperienze. La Diocesi sta lavorando molto nella formazione alla comunione e alla partecipazione dei laici alla vita della Chiesa e all’apostolato; non sempre i parroci sono pienamente disponibili a cambiare mentalità e atteggiamento. Tutte le parrocchie hanno il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli affari economici: questi non sempre sono valorizzati. La predicazione in Chiesa è tenuta solo dai sacerdoti, in via suppletiva dai diaconi. I parroci nominati a norma del vecchio CJC in genere, non accettano di lasciare la parrocchia prima del 75° anno di età. Nonostante qualche difficoltà, i ricambi avvengono sempre in modo corretto e senza disagio per il popolo. Ai sacerdoti che lasciano la parrocchia per motivi di età si danno ministeri compatibili con le loro forze e, possibilmente corrispondenti ai loro desideri. Sostanzialmente il clero è distribuito in modo equo sul territorio. In passato, sia perché c’erano tre realtà ecclesiali distinte, sia per mancanza di case canoniche, i sacerdoti restavano nel paese di origine e in casa propria. Ora, a seguito dell’unificazione del 1986 e della costruzione di case canoniche, si sta attuando un più agile trasferimento di sacerdoti in altri paesi. In tutta la Diocesi ci sono solo due piccole parrocchie rurali, molto prossime alle città di Altamura e di Gravina; sono curate dai parroci e frequentate anche da fedeli di altre parrocchie. Solo in Acquaviva delle Fonti vi sono tre parrocchie affidate “in solidum” a cinque sacerdoti di cui uno è moderatore, allo scopo di costituire una unità pastorale. Non vi sono parrocchie affidate a norma del can 517. Sulla condizione dei sacerdoti con particolare riferimento alla vita spirituale e allo zelo pastorale è impossibile esprime un giudizio globale. La partecipazione al ritiro spirituale è vicina al 100%. L’obbligo degli esempi spirituali (organizzati anche dalla Diocesi) è soddisfatto da gran parte del clero. Tutti celebrano quotidianamente molti sono disponibili per confessione e direzione spirituale. Il comportamento generale durante le celebrazioni liturgiche è dignitoso. È impossibile valutare la fedeltà alla liturgia delle ore; ma sono numerosi i sacerdoti che, vivendo insieme, pregano anche insieme. È diffusa la celebrazione delle lodi o dei vespri col popolo. No ci sono contestazioni nei confronti del celibato, eccetto nei casi di crisi, in questo quinquennio, un solo sacerdote ha lasciato il ministero.
Quasi tutti o quasi sempre, i sacerdoti indossano l’abito ecclesiastico. Chi non usa il colletto porta un segno distintivo. Circa il rapporto con la politica i sacerdoti sono periodicamente esortati a non prendere posizioni o ad appoggiare i candidati anche se a volte non manca qualche lamentela da parte di qualche politico, sulla quale il vescovo cerca di fare una verifica. Tutti i sacerdoti vivono in case confortevoli, sono variamente assistiti e provvisti del necessario. Molti vivono in famiglia; alcuni in parrocchia. Di solito, davanti a richieste di accettazione di nuovi compiti, c’è disponibilità e obbedienza. Si evita comunque ogni conflittualità, nei casi più difficili, attraverso un’opera paziente di persuasione. No ci sono in diocesi sacerdoti “vagi”, né sacerdoti “fidei donum”. Uno dei due sacerdoti polacchi della Diocesi di Lomza è stato regolarmente incardinato. Il sacerdote che nel quinquennio ha abbandonato il ministero è stato molto aiutato spiritualmente e materialmente, prima, durante e dopo la decisione. Ora vive fuori diocesi ma si cerca di mantenersi in contatto anche perché ha avviato la pratica per la dispensa degli obblighi sacerdotali. L’offerta di formazione permanente del clero si concretizza negli esercizi spirituali diocesani, i ritiri mensili, la lectio divina mensile tenuta dal Vescovo, le grandi celebrazioni della Messa Crismale e del Corpus Domini Diocesano, le lettere e i messaggi del vescovo, i colloqui personali. I sacerdoti giovani sono coordinati e seguiti da un sacerdote responsabile della formazione permanente, e dal Vescovo in alcuni incontri programmati nell’anno. I sacerdoti anziani, tranne che non vogliano stare da soli, sono assistiti da familiari o da volontari. L’aggiornamento ai sacerdoti è offerto attraverso incontri mensili e convegni. Non ci sono stati casi di prese di posizione dottrinalmente errate. Si permette ai sacerdoti e ai seminaristi che lo chiedono, di fare esperienze all’estero e in terra di missione. La costruzione di molte case canoniche ha come scopo primario, non solo la permanenza del sacerdote in parrocchia, ma anche la vita comune dei sacerdoti. Non si affida mai un ministero senza prima affrontare i problemi del vitto e dell’alloggio, della convivenza con altri confratelli. Non ci sono istituti per chierici con sede centrale in Diocesi. In Diocesi ci sono nove diaconi permanenti. Di essi uno è responsabile della Caritas Diocesana. Tutti gli altri lavorano nelle parrocchie, in ospedale e in curia. Il rapporto con i sacerdoti e con i laici è buono; ma è possibile e necessario mettere meglio in luce l’identità del diaconato. La formazione specifica, affidata a un sacerdote responsabile, è impostata 2
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Quasi tutti o quasi sempre, i sacerdoti indossano l’abito ecclesiastico.<br />
Chi non usa il colletto porta un segno distintivo. Circa il rapporto con<br />
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o ad appoggiare i candidati anche se a volte non manca qualche<br />
lamentela da parte di qualche politico, sulla quale il vescovo cerca di<br />
fare una verifica. Tutti i sacerdoti vivono in case confortevoli, sono variamente<br />
assistiti e provvisti del necessario. Molti vivono in famiglia; alcuni<br />
in parrocchia. Di solito, davanti a richieste di accettazione di nuovi<br />
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nei casi più difficili, attraverso un’opera paziente di persuasione.<br />
No ci sono in diocesi sacerdoti “vagi”, né sacerdoti “fidei donum”. Uno<br />
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incardinato. Il sacerdote che nel quinquennio ha abbandonato il ministero<br />
è stato molto aiutato spiritualmente e materialmente, prima, durante<br />
e dopo la decisione. Ora vive fuori diocesi ma si cerca di mantenersi in<br />
contatto anche perché ha avviato la pratica per la dispensa degli obblighi<br />
sacerdotali. L’offerta di formazione permanente del clero si concretizza<br />
negli esercizi spirituali diocesani, i ritiri mensili, la lectio divina mensile<br />
tenuta dal Vescovo, le grandi celebrazioni della Messa Crismale e del<br />
Corpus Domini Diocesano, le lettere e i messaggi del vescovo, i colloqui<br />
personali. I sacerdoti giovani sono coordinati e seguiti da un sacerdote<br />
responsabile della formazione permanente, e dal Vescovo in alcuni<br />
incontri programmati nell’anno. I sacerdoti anziani, tranne che non vogliano<br />
stare da soli, sono assistiti da familiari o da volontari. L’aggiornamento<br />
ai sacerdoti è offerto attraverso incontri mensili e convegni. Non<br />
ci sono stati casi di prese di posizione dottrinalmente errate. Si permette<br />
ai sacerdoti e ai seminaristi che lo chiedono, di fare esperienze all’estero<br />
e in terra di missione. La costruzione di molte case canoniche ha come<br />
scopo primario, non solo la permanenza del sacerdote in parrocchia, ma<br />
anche la vita comune dei sacerdoti. Non si affida mai un ministero senza<br />
prima affrontare i problemi del vitto e dell’alloggio, della convivenza<br />
con altri confratelli. Non ci sono istituti per chierici con sede centrale in<br />
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In <strong>Diocesi</strong> ci sono nove diaconi permanenti. Di essi uno è responsabile<br />
della Caritas Diocesana. Tutti gli altri lavorano nelle parrocchie, in<br />
ospedale e in curia. Il rapporto con i sacerdoti e con i laici è buono; ma è<br />
possibile e necessario mettere meglio in luce l’identità del diaconato. La<br />
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