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camminare insieme - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva delle ...

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e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo.<br />

Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra<br />

ricompensa è grande nei cieli» (Lc 6, 22-23).<br />

E perché non rilanciare una rinnovata “spiritualità della gioia cristiana”,<br />

l’unica capace di scuotere un mondo annoiato e distratto?<br />

Non c’è bisogno, a questo punto, di offrire una qualche riflessione sul<br />

rapporto tra la testimonianza e la speranza cristiana. Proprio il testimone<br />

– in specie il martire – costituisce l’incarnazione più radicale e il vertice<br />

supremo della speranza: per amore di Cristo, egli è pronto a donare<br />

nel sangue la propria vita (cfr Esortazione Ecclesia in Europa, n. 13).<br />

E ora l’ultima parola. Non è da me, ma viene da lontano, dall’Oriente,<br />

da un vescovo martire dei primi tempi della Chiesa, da sant’Ignazio di<br />

Antiochia. Desidero che la sua voce risuoni in questa Arena e pronunci<br />

ancora una volta una parola d’estrema semplicità, ma capace di definire<br />

nella forma più intensa e radicale la grazia e la responsabilità che come<br />

Chiesa in Italia chiediamo di ricevere da questo Convegno.<br />

E che, per dono di Dio, il cuore di ciascuno di noi ne sia toccato e profondamente<br />

rinnovato!<br />

Ascoltiamo: «Quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si<br />

riconosceranno dalle loro opere. Ora non si tratta di fare una professione<br />

di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della fede sino alla fine.<br />

È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo»<br />

(Lettera agli Efesini).<br />

* * *<br />

Intervento conclusivo<br />

del Cardinale Camillo Ruini<br />

20 ottobre 2006<br />

1. Venerati e cari Confratelli nell’episcopato, fratelli e sorelle nel<br />

Signore, giunge ormai a termine questo 4° Convegno nazionale <strong>delle</strong><br />

Chiese che sono in Italia, dopo intense giornate di preghiera, di ascolto e<br />

di dialogo. Siamo dunque, forse, un poco affaticati, ma siamo soprattutto<br />

pieni di quella gioia del cuore che è frutto dello Spirito Santo (cfr Sir<br />

50, 23; Gal 5, 22) e alla quale il Papa Benedetto sempre ci richiama.<br />

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