maggio 2013 - I Siciliani giovani

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13.06.2013 Views

I Siciliani www.isiciliani.it maggio “A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” giovani Il braccio destro di Dell’Utri, Micchichè, di nuovo al ministero. Berlusconi, di nuovo a cavallo, minaccia i giudici per non finire in galera. Invece di Falcone Ma non doveva arrivare il cambiamento? Grillo Bersani e Renzi sono riusciti a gettarlo via. Ma è proprio finito tutto? No, dice la base Mazzeo MUOS, IPOCRISIE E RICATTI Cavalli LOMBARDIA: VIA LIBERA ALL’INVASIONE Caruso QUARTO STATO Gubitosa LA VERA CASTA Orsatti LA MAFIA A ROMA Di Maggio LEGGE ANTICORRUZIONE Giordano LA COSTITUENTE DEI BENI COMUNI CATANIA LE INDAGINI SU CIANCIO CATANIA 7 MILIONI IN PIU’ A VIRLINZI Gulisano IL GIOCO DELLE PARTI Giacalone ANDREOTTI, TRAPANI E I MAFIOSI Berra/Manisera GIUSTIZIA PER LEA Pettinari UN "SAGGIO" PER LE COSCHE De Gennaro ADDIO PD JACK DANIEL Capezzuto IL FORTINO ASSEDIATO Abbagnato GOVERNO FORZATO “MAMMA” Salvo Vitale PEPPINO, SEMBRA IERI Vita LE NOZZE SEGRETE FRA GOOGLE E ASSANGE Iacopino ACHTUNG, RAGAZZINI Dalla Chiesa/ I 33 anni del Centro Impastato Caselli/ Ma la mafia è un interlocutore? 2013 Italia/ I nuovi eroi ebook L’Era Alemanna 18 maggio La Fiom in piazza

I <strong>Siciliani</strong><br />

www.isiciliani.it<br />

<strong>maggio</strong><br />

“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?”<br />

<strong>giovani</strong><br />

Il braccio destro di Dell’Utri, Micchichè,<br />

di nuovo al ministero.<br />

Berlusconi, di nuovo<br />

a cavallo, minaccia<br />

i giudici per non<br />

finire in galera.<br />

Invece<br />

di Falcone<br />

Ma non doveva arrivare il cambiamento?<br />

Grillo Bersani e Renzi sono riusciti a gettarlo via.<br />

Ma è proprio finito tutto? No, dice la base<br />

Mazzeo MUOS, IPOCRISIE E RICATTI Cavalli LOMBARDIA: VIA LIBERA ALL’INVASIONE<br />

Caruso QUARTO STATO Gubitosa LA VERA CASTA Orsatti LA MAFIA A ROMA<br />

Di Maggio LEGGE ANTICORRUZIONE Giordano LA COSTITUENTE DEI BENI COMUNI<br />

CATANIA LE INDAGINI SU CIANCIO CATANIA 7 MILIONI IN PIU’ A VIRLINZI<br />

Gulisano IL GIOCO DELLE PARTI Giacalone ANDREOTTI, TRAPANI E I MAFIOSI<br />

Berra/Manisera GIUSTIZIA PER LEA Pettinari UN "SAGGIO" PER LE COSCHE<br />

De Gennaro ADDIO PD JACK DANIEL Capezzuto IL FORTINO ASSEDIATO<br />

Abbagnato GOVERNO FORZATO “MAMMA” Salvo Vitale PEPPINO, SEMBRA IERI<br />

Vita LE NOZZE SEGRETE FRA GOOGLE E ASSANGE Iacopino ACHTUNG, RAGAZZINI<br />

Dalla Chiesa/ I 33 anni del Centro Impastato<br />

Caselli/ Ma la mafia è un interlocutore?<br />

<strong>2013</strong><br />

Italia/<br />

I nuovi<br />

eroi<br />

ebook<br />

L’Era Alemanna<br />

18 <strong>maggio</strong><br />

La Fiom<br />

in piazza


http://www..it/<br />

www.isiciliani.it<br />

facciamo<br />

rete<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 2


I giorni<br />

di Falcone<br />

DA' UNA MANO: I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, Banca Etica,<br />

IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

www.isiciliani.it<br />

Ventun anni dopo i giorni di Falcone - che per noi antimafiosi<br />

segnano una svolta nella storia - l'Italia è ancora lontana dai suoi<br />

ideali. Una parte del popolo è molto regredita sul piano civile. E<br />

quella che invece resta fedele alla democrazia è estremamente<br />

divisa e priva di riferimenti politici e organizzativi adeguati.<br />

La crisi economica - dovuta a una lunga gestione rozza e egoista<br />

- ha la sua parte in questo. Ma pesano ancor più i lunghi<br />

anni di democrazia “liquida”, di politica-spettacolo, di leader<br />

“carismatici”, di delega a qualcun altro. Quel che avevano conquistato<br />

i cittadini, lo perdono gli spettatori. In questo senso la<br />

crisi è “morale” - non come moralità astratta, ma come insieme<br />

di valori comuni - e non solo politica o istituzionale.<br />

* * *<br />

L'antimafia, in tutti questi anni, ha fatto da collante per i migliori.<br />

Indicando un servizio comune, un'etica condivisa, un<br />

modo militante e civile di vivere il bene comune. Per due generazioni<br />

di <strong>giovani</strong>, essa è stata una scuola e una Città.<br />

Adesso, probabilmente, è arrivato il momento di fare un passo<br />

avanti. Portare questi valori in un ambito più vasto, organizzarne<br />

la realizzazione pratica, farne - in una parola - una “politica”<br />

militante. Non per dividere ancora, ma anzi per unire.<br />

E di unità c'è bisogno, fra i cittadini non-sudditi, in questo<br />

momento. Sono la <strong>maggio</strong>ranza, ma non riescono a farsene uno<br />

strumento. Le loro lotte “plebee”, che sono numerosissime, continuamente<br />

ondeggiano fra protesta senza seguito e riassorbimento<br />

in questa o quella lotta “patrizia” di palazzo.<br />

L'elementare concetto dell'unità fra i poveri, della solidarietà<br />

fra vite simili e simili interessi, sembra ancora un'utopia strana.<br />

Noi dell'antimafia sociale affrontiamo ogni giorno e direttamente<br />

dei poteri. Non delle ideologie, non delle costruzioni<br />

complesse, ma semplicemente dei potenti che comandano e vogliono<br />

continuare a farlo. Questa è una buona metafora, e anche<br />

un modello, che potrebbe utilmente estendersi all'intera società.<br />

La rete, i beni comuni, la mobilitazione a-ideologica su singoli<br />

obiettivi sono altri modelli che s'intrecciano ad esso, e che nella<br />

nostra pratica noi cerchiamo di unire sempre più strettamente.<br />

* * *<br />

Da qui la buona politica, che verrà coi suoi tempi. Dobbiamo<br />

accelerarli il più possibile, perché la crisi - lasciata a se stessa - è<br />

inumana. E lancia segnali “non-politici” (in realtà profondamente<br />

politici) di disumanità e de-civilizzazione, come questo:<br />

venticinque donne, nei primi quattro mesi del <strong>2013</strong>, uccise da<br />

altrettanti uomini. Bisogna fare presto.<br />

I <strong>Siciliani</strong><br />

(r.o.)<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 3


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>maggio</strong> <strong>2013</strong> numero quattordici<br />

RIEPILOGANDO<br />

Fra i tanti premi giornalistici che si danno ogni giorno in Italia<br />

uno - per fortuna non dei più importanti - è andato a finire da<br />

noi, nelle persone di alcuni compagni che, a pensarci un<br />

momento, sono un condensato preciso dell'intera nostra banda.<br />

C'è Claudia, la giornalista giovane, ma già professionista e<br />

“regolare” con le sue inchieste fatte a norma di manuale. C'è<br />

Ester, che in poco più d'un anno s'è vista piombare addosso<br />

sindaci, 'ndranghetisti, politici collusi, e tutti li ha affrontati<br />

bravamente, né impaurita dalle minacce né confusa dai tentativi<br />

di corruzione. Ci sono - onnipresenti - Enrica, Daniela,<br />

Francesco, Angela, Antonio, quelli del “Clandestino”, questi<br />

Asterix siciliani che dalla loro piccola città in fondo all'Italia<br />

non hanno paura di niente e di nessuno.<br />

C'è infine Fabio, il più ragazzino di tutti nel ricordo ma ormai<br />

un uomo fatto e maturo, che da più di vent'anni (non ne aveva<br />

sedici quando venne ai<strong>Siciliani</strong>) segue la nostra strada. Una strada<br />

difficile, specialmente per lui: solo, non sostenuto da nessuno,<br />

eppure professionalmente agguerrito, difficile da smontare.<br />

Ci piacerebbe che i colleghi “importanti”, fra i loro molti e<br />

importantissimi pensieri, ne trovassero uno anche piccolo per<br />

lui. Per dirgli “grazie”, magari, visto che è grazie a lui, e a quelli<br />

come lui, che i <strong>Siciliani</strong> – cioè il giornalismo libero, cioè<br />

Giuseppe Fava – sono ancora qua.<br />

*<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 4<br />

Questo numero<br />

I giorni di Falcone/ I <strong>Siciliani</strong> 3<br />

Andreotti Rimozioni e realtà/ di Gian Carlo Caselli 6<br />

La memoria che non si arrende/ di Nando dalla Chiesa 7<br />

Polis<br />

Lombardia Mano libera all'invasione/ di Giulio Cavalli 8<br />

Muos Fra ipocrisie e ricatti/ di Antonio Mazzeo 9<br />

L'Italia della Mezza Repubblica/ di Riccardo Orioles 11<br />

Le mafie a Roma/ di Pietro Orsatti 12<br />

Comuni Un voto di coscienza/ di Giovanni Caruso 14<br />

Subito la legge anticorruzione/ di Umberto Di Maggio 15<br />

La costituente dei beni comuni/ di Giulia Giordano 16<br />

18 <strong>maggio</strong> La parola agli operai/ di Pietro Orsatti 17<br />

Poteri<br />

Nuovo intervento in Libia da Sigonella?/ di Antonio Mazzeo 19<br />

La casta più pericolosa: i politici?/ di Carlo Gubitosa 20<br />

Le indagini su Mario Ciancio/ 22<br />

In 23 anni 7 milioni in più ai Virlinzi/ di Salvo Catalano 23<br />

Muos Gioco delle parti/ di Sebastiano Gulisano 24<br />

Memoria<br />

Noi e Peppino/ E sembra ieri/ di Salvo Vitale 26<br />

Mafie<br />

Andreotti, Trapani e i mafiosi/ di Rino Giacalone 30<br />

Giustizia per Lea / di Valerio Berra e Sara Manisera 33<br />

Trapani La miseria e le mazzette/ di Rino Giacalone 36<br />

Chiude la sede Dia della Malpensa/ di Roberto Nicolini 37<br />

Un "saggio" guida le cosche/ di Aaron Pettinari 38<br />

Cronistoria di fuoco/ di Pino Maniaci e Salvo Ognibene 40


SOMMARIO<br />

Terre<br />

Avvertimento al sindaco anti-discarica?/ di Carmelo Catania 42<br />

Antimafia nella piccola città/ di Rosanna Chillemi 43<br />

Istanbul, guerre "diverse"/ di Alessandro Romeo e G.Caruso 44<br />

Il cielo di Librino/ di Stefania Di Filippo 46<br />

Satira<br />

MAMMA/ a cura di Gubitosa, Kanjano e Biani 49<br />

Italia<br />

Munnizza e omertà/ di Domenico Pisciotta 54<br />

Emergenza rifiuti/ di Carmelo Catania 55<br />

Modica Il miracolo tarocco/ di Francesco Ragusa 56<br />

Il grido della farfalla/ 53<br />

Achtung ragazzini / di Bruna Iacopino 58<br />

Le donne si raccontano/ di Norma Ferrara 60<br />

Culture<br />

'U Parrinu/ di Claudio Zappalà 61<br />

Gli omaggi di William Manera/ di Salvo Ognibene 62<br />

"Lei disse sì"/ di Teresa Campagna 63<br />

Storia<br />

Ma chi fu Antonio Canepa?/ di Elio Camilleri 64<br />

Storie<br />

Alla ricerca del tempo perduto/ di Jack Daniel 65<br />

Italia<br />

Un governo forzato/ di Giovanni Abbagnato 66<br />

Il fallimento del Pd/ di Riccardo De Gennaro 67<br />

Palermo La mafia sottovalutata/ di Giovanni Abbagnato 68<br />

Messina Un sindaco "bene comune"?/ di Tonino Cafeo 69<br />

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DA' UNA MANO: I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, Banca Etica,<br />

IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

L'acqua la città la polis/ di Giovanni Caruso 70<br />

Palagonia La primavera ferita/ di Claudia Campese 72<br />

Napoli Il fortino assediato/ di Arnaldo Capezzuto 74<br />

Pio La Torre trentun anni dopo/ di Antonio Cimino 75<br />

Mestieri<br />

La Sartoria/ di Marcella Giammusso e Paolo Parisi 76<br />

Pianeta<br />

Le nozze segrete fra Google e Assange/ di Fabio Vita 78<br />

Giornalismo<br />

L'informazione precaria / di Attilio Occhipinti 80<br />

Laboratorio Scrivere di mafia di Stampoantimafioso 82<br />

Nord e Sud/ di Tito Gandini 86<br />

Il filo<br />

Il potere in Italia/ di Giuseppe Fava 88<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 5<br />

ebook<br />

Pietro Orsatti<br />

L'Era Alemanna<br />

Un pamplet<br />

scintillante e spietato<br />

sull'ultima invasione<br />

barbarica dell'Urbe:<br />

gli Alemanni<br />

DISEGNI DI MAURO BIANI


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Andreotti/ Rimozioni e realtà<br />

Ma la mafia è<br />

un interlocutore?<br />

di Gian Carlo Caselli<br />

Tutti coloro (e sono un esercito tra-<br />

sversale, politici e media) che hanno<br />

nascosto o stravolto la verità sull’esito<br />

del processo palermitano a Giulio An-<br />

dreotti hanno reso un pessimo servizio<br />

alla trasparenza democratica del no-<br />

stro paese. I fatti incontestabili sono<br />

questi.<br />

Il sen. Andreotti era imputato (in estre-<br />

ma sintesi) di rapporti con la mafia. In<br />

primo grado c’è stata assoluzione. In ap-<br />

pello la sentenza del tribunale è stata par-<br />

zialmente ribaltata. Mentre per i fatti<br />

successivi il sen. Andreotti è stato ancora<br />

assolto, per quelli fino alla primavera del<br />

1980 è stato dichiarato colpevole, per<br />

aver COMMESSO il reato contestatogli.<br />

Il reato COMMESSO è stato dichiarato<br />

prescritto, ma resta ovviamente COM-<br />

MESSO.<br />

La Cassazione ha confermato la sen-<br />

tenza d’appello anche nella parte in cui si<br />

afferma la penale responsabilità<br />

dell’imputato fino al 1980. Processual-<br />

mente è questa la verità definitiva.<br />

La verità processuale<br />

Parlare di assoluzione è fuori di ogni<br />

realtà. Difatti fecero ricorso in cassazio-<br />

ne sia l’accusa che la difesa. Non ho mai<br />

visto, in oltre 50 anni di magistratura, un<br />

imputato che ricorre contro la sua assolu-<br />

zione. Non esiste in natura. Ecco la pro-<br />

va provata, secondo una logica elementa-<br />

re, che non vi fu “assoluzione” per i fatti<br />

fino al 1980.<br />

La corte d’appello (confermata, ripeto,<br />

in Cassazione) si è basata su prove sicure<br />

e riscontrate. In particolare ha ritenuto<br />

provati due incontri del senatore, in Sici-<br />

lia, con Stefano Bontade, all’epoca capo<br />

dei capi, e altri mafiosi dello stesso cali-<br />

bro. Negli incontri (lo dice la sentenza) si<br />

discusse di fatti criminali gravissimi rela-<br />

tivi a Pier Santi Mattarella, capo della<br />

DC siciliana, politico onesto che pagò<br />

con la vita l’essersi opposto a Cosa no-<br />

stra.<br />

Principale fonte di prova fu il collabo-<br />

ratore di giustizia Francesco Marino<br />

Mannoia, un “pentito” rivelatosi sempre<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag.6<br />

analiticamente preciso (già con Giovanni<br />

Falcone) e mai smentito<br />

“Una vera e propria partecipazione”<br />

La corte d’appello sottolinea poi che<br />

l’imputato non ha denunziato le respon-<br />

sabilità dei mafiosi incontrati, “in parti-<br />

colare in relazione all’omicidio di Matta-<br />

rella, malgrado potesse al riguardo offri-<br />

re utilissimi elementi di conoscenza”. In<br />

conclusione, la Corte d’appello ha ravvi-<br />

sato a carico di Andreotti “una vera e<br />

propria partecipazione all’associazione<br />

mafiosa apprezzabilmente protrattasi nel<br />

tempo”.<br />

Rapporti anche organici con la mafia<br />

Negare tutte queste verità documentate<br />

da una sentenza della Cassazione signifi-<br />

ca non voler elaborare la memoria di ciò<br />

che è stato perché si teme il giudizio sto-<br />

rico su come (in una certa fase) si è for-<br />

mato almeno in parte il consenso in Ita-<br />

lia.<br />

Significa pure legittimare, per il passa-<br />

to per il presente e per il futuro, un modo<br />

di fare politica che contempla anche rap-<br />

porti organici con la mafia. Significa in-<br />

debolire la nostra già fragile democrazia.


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I 33 anni del Centro Impastato<br />

La memoria<br />

che non si arrende<br />

Maggio1980: il Centro<br />

siciliano di documentazione<br />

sulla mafia viene<br />

intitolato a “Giuseppe<br />

Impastato”<br />

di Nando dalla Chiesa<br />

Tutto era iniziato nel 1977, quando<br />

due <strong>giovani</strong> contestatori, Umberto Santino<br />

e Anna Puglisi, marito e moglie dal<br />

‘72, scelsero di pensare un po’ meno<br />

all’imperialismo e più alla forza crescente<br />

della mafia e fondarono il centro.<br />

Sembrava una iniziativa retrò, provinciale,<br />

in un’Italia che viveva il canto del<br />

cigno della rivoluzione <strong>giovani</strong>le, tra agguati<br />

all’alba, indiani metropolitani e p38<br />

agitate e usate per le strade.<br />

Passò un anno e un giovane di Cinisi,<br />

Peppino appunto, venne fatto a brandelli<br />

dalla mafia di Tano Badalamenti nel modo<br />

che sappiamo. Vite parallele, poiché anche<br />

Peppino testimoniava lo slancio rivoluzionario<br />

attraverso un sessantotto tutto suo:<br />

altrove Vietnam e centralità operaia, lui<br />

Cosa nostra e l’eroina. Si era presentato<br />

alle elezioni comunali di quell’anno nelle<br />

liste di Democrazia proletaria. E, da morto,<br />

venne eletto.<br />

Questo lo sanno tutti. Quel che però non<br />

si sa è che l’ultimo comizio, l’11 di <strong>maggio</strong><br />

del ‘78, venne tenuto al suo posto proprio<br />

da Umberto Santino, chiamato dai<br />

compagni di Peppino a reagire alla violenza<br />

mafiosa. Due anni esatti dopo Umberto<br />

decise con Anna di intitolargli il Centro.<br />

“Non perché fosse mio amico , non ci frequentavamo,<br />

io avevo nove anni più di lui.<br />

Ma perché seppi che veniva da una famiglia<br />

di mafia. E questo per noi ebbe subito<br />

un valore enorme. Doveva diventare il<br />

simbolo di ciò che era possibile”.<br />

www.ilfattoquotidiano.it<br />

Decenni di battaglie<br />

Sono trascorsi decenni. Marito e moglie,<br />

che apparivano allora così diversi a chi li<br />

avesse visti per la prima volta, si sono andati<br />

assomigliando sempre di più. L’antimafia<br />

li ha modellati, li ha come fusi,<br />

mentalmente, fisicamente, nella realizzazione<br />

del loro generoso progetto. Decenni<br />

trascorsi a raccogliere materiale, a cercare<br />

testimonianze, a catalogare, a organizzare<br />

convegni. A scrivere, anche; perché in particolare<br />

Umberto ha scritto decine di libri,<br />

alcuni di valore assoluto. “A quale tengo<br />

di più? Alla Storia del movimento antimafia,<br />

questa grande storia di liberazione, iniziata<br />

con i Fasci siciliani e che non si è ancora<br />

conclusa”.<br />

Loro due e, con loro, un pugno di volontari.<br />

Con la sede ricavata eroicamente nella<br />

propria abitazione divisa a metà: di qui<br />

casa Santino-Puglisi, di lì il Centro Impastato.<br />

Chi faceva tesi di laurea sulla mafia<br />

veniva mandato qui da tutta Italia, nella<br />

certezza che avrebbe trovato consigli e bibliografie<br />

di eccellenza. Oltre a qualche<br />

ironia al vetriolo sul proprio relatore, perché<br />

Umberto è scorbutico, polemico, anche<br />

se capace di dolcezze imprevedibili.<br />

Ma uno dei veri, grandi meriti storici del<br />

Centro è stata una battaglia da molti e a<br />

lungo considerata marginale: quella, infinita,<br />

per dare giustizia a Peppino Impastato.<br />

Chinnici prima e Caponnetto poi<br />

E a Felicia, la mamma ribelle, e a Giovanni,<br />

il fratello minore. “Abbiamo fatto<br />

dossier, ricostruzioni, abbiamo ottenuto<br />

che Chinnici prima e Caponnetto poi dichiarassero<br />

quella morte orribile un omicidio<br />

di mafia, anche se non se ne poteva<br />

identificare l’autore; abbiamo fatto riaprire<br />

l’inchiesta quando poi si seppe che Salvatore<br />

Palazzolo, membro di una famiglia vicina<br />

a Badalamenti, si era pentito. Finché<br />

la giustizia della Repubblica ha indicato<br />

nel boss di Cinisi, che era poi uno dei più<br />

grandi capimafia in assoluto, il mandante<br />

dell’assassinio”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 7<br />

E non basta. Perché Umberto e Anna si<br />

sono pure battuti per fare istituire dalla<br />

Commissione parlamentare antimafia uno<br />

speciale comitato, presieduto da Giovanni<br />

Russo Spena, per ricostruire il depistaggio<br />

delle indagini sull’assassinio. “E anche lì<br />

abbiamo vinto. Visto che il depistaggio era<br />

prescritto, volevamo che almeno la storia<br />

non dimenticasse. E alla fine la tesi delle<br />

deviazioni compiute da uomini della magistratura<br />

e dei carabinieri, è stata messa<br />

nero su bianco da una larga <strong>maggio</strong>ranza”.<br />

L’Italia avrebbe capito l’importanza di<br />

quella ventennale battaglia solo nel 2000,<br />

quando a Venezia un film destinato a fare<br />

epoca e cultura, “I cento passi”, avrebbe<br />

raccontato a una platea di spettatori commossi<br />

fino alle lacrime la storia del giovane<br />

di Cinisi salutato ai funerali da una selva<br />

di bandiere rosse. Umberto e Anna ora<br />

hanno un altro, più ambizioso progetto. È<br />

la loro eredità per Palermo.<br />

“Un Memoriale della lotta alla mafia”<br />

“Sogno un Memoriale della lotta alla<br />

mafia. Uno spazio grandissimo, dove si<br />

possa coltivare la memoria, vedere film,<br />

studiare. Un museo internazionale perché<br />

Palermo è stata capitale di mafia ma anche<br />

di antimafia. Gli regaleremmo i 7500 volumi<br />

del Centro, e anche i miei 2000 libri<br />

di storia e scienze sociali. Ho 74 anni, e<br />

questo Memoriale vorrei vederlo nascere e<br />

crescere insieme con Anna. Palermo se lo<br />

merita. Sto rivolgendo appelli al Comune<br />

e a tutte le istituzioni. Ma perché, non sarebbe<br />

giusto farlo?”.<br />

L’intellettuale polemico, aspro, torna<br />

dolce sotto gli occhialini. Lui che non ha<br />

mai avuto finanziamenti pubblici (“tranne<br />

una volta per una ricerca europea sulla<br />

droga, scriva di darci il 5 per mille”) sogna<br />

quel che da solo non potrà mai fare. Lo<br />

guardi e provi ammirazione. Dietro, c’è<br />

una storia dedicata alla più grande e rischiosa<br />

causa della sua Sicilia. Da quel comizio<br />

dell’11 <strong>maggio</strong> del 1978, in cui arringava<br />

chi lo guardava da sotto le finestre<br />

chiuse, fino ai dibattiti di questi giorni.<br />

Giorni di anniversari. Pio La Torre, Portella<br />

delle Ginestre. E Cinisi, naturalmente.


Lombardia<br />

E adesso<br />

mano libera<br />

all'invasione<br />

La sconfitta di Umberto Ambrosoli e il<br />

centrosinistra in Lombardia è (anche)<br />

una sconfitta dell’antimafia lombarda.<br />

Inutile negarlo; peggio ancora fingere di<br />

non volerlo analizzare perché sarebbe<br />

troppo totalizzante, secondo alcuni. Non<br />

c’è cultura antimafiosa nel formigonismo,<br />

non ce n’è nel percorso ciellino che<br />

ha demolito la meritocrazia nel mondo<br />

della sanità e non ce n’è nella Lega Nord<br />

che in Consiglio Regionale in passato ha<br />

negato l’istituzione di una Commissione<br />

Antimafia archiviandola con un sorriso<br />

di sufficienza.<br />

Poi c’è stato Maroni, e su Maroni si è<br />

scritta una certa letteratura (figlia di un<br />

berlusconissimo revisionismo e di una<br />

neodeclamazione dei numeri e degli arresti)<br />

che l’ha avvicinato a rappresentazione<br />

di “antimafioso nonostante Berlusconi”.<br />

Dalla denuncia alla connivenza<br />

Sarebbe inutile elencare per l’ennesima<br />

volta solamente le colpe storiche del movimento<br />

leghista che è passato dal latrato<br />

www.isiciliani.it<br />

Passata la tempesta Ambrosoli, le classi dirigenti<br />

lombarde tornano a ficcare la testa sotto la sabbia<br />

di fronte all'invasione mafiosa. Abbandonando<br />

i <strong>giovani</strong> che lottano per difendere da mafia e<br />

'ndrangheta la Regione<br />

di Giulio Cavalli<br />

antiberlusconiano con la foto di Dell’Utri<br />

in prima pagina de ‘La Padania’ alla convivenza<br />

sopita fino alla connivenza più<br />

spietata nell’ultimo periodo del Governo<br />

Berlusconi (quello contro la magistratura,<br />

la trattativa, il reato di concorso esterno,<br />

lo scudo fiscale e troppo altro<br />

ancora). Eppure la verginella Maroni è<br />

riuscita a scrollarsi di dosso le gocce della<br />

melma e ripresentarsi candido, candidabile<br />

e perfino nuovo Governatore della<br />

regione cameriera delle mafie, ‘ndrangheta<br />

in primis: la sfiorita Lombardia.<br />

C’è stata in campagna elettorale la solita<br />

desolante sensazione di un centrosinistra<br />

applicato ad un’antimafia di “maniera”<br />

che si è ritenuta sazia dell’avere<br />

candidato il figlio dell’avvocato Ambrosoli.<br />

Troppo facile - si diceva - vincere<br />

contro una parte politica decaduta dal governo<br />

regionale sotto le accuse di uno<br />

scambio mafioso di voti. Troppo facile -<br />

pensavano. E pensavano male.<br />

Tant’è che mentre nel sottobosco lombardo<br />

si vive una primavera di <strong>giovani</strong><br />

attivi, preparati e consapevoli (vengono<br />

in mente i ragazzi di Stampo Antimafioso,<br />

per fare un esempio) il centrosinistra<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 8<br />

ha balbettato qualche ovvietà di cortesia<br />

sulla mafia che è brutta, sporca e cattiva<br />

poi qualche pensierino di memoria e carità<br />

e speravano che bastasse così. E non<br />

è bastato.<br />

Nessun piano a lunga scadenza<br />

Alla fine nella Lombardia leghista<br />

Bobo Maroni ha comunque deciso di istituire<br />

una Commissione Antimafia (ex<br />

post, si direbbe) aprendo uno spazio di<br />

azione possibile.<br />

Verrebbe da pensare che i partiti (tutti i<br />

partiti) con il centrosinistra in testa colgano<br />

l’occasione per scaldare i propri uomini<br />

migliori e per chiedere ad Umberto<br />

Ambrosoli di guidare la praticata diversità<br />

e discontinuità conclamate tante volte<br />

su questo tema, ci si aspetterebbe un “tirare<br />

su le reti” delle esperienze sociali di<br />

tutti questi anni per cogliere l’eccellenza.<br />

E invece? E invece le nomine che trapelano<br />

non prevedono Ambrosoli e nemmeno<br />

un piano a lunga scadenza. E tutti<br />

qui ci auguriamo che non sia così. Perché<br />

perseverare è diabolico, no?


www.isiciliani.it<br />

Sicilia<br />

Cresce la base Muos<br />

fra ipocrisie siciliane<br />

e ricatti romani<br />

A parole, tutte le forze politiche sono contrarie,<br />

in Sicilia, alle pericolosissime installazioni Muos<br />

di Niscemi. Però a contrastarle lasciano solo i<br />

ragazzi dei movimenti: difendono la terra e la<br />

pace coi loro corpi e con le loro vite. E sono soli<br />

di Antonio Mazzeo<br />

Ci hanno messo di tutto. Il cuore. La<br />

rabbia. Mille speranze. Le illusioni. Gli<br />

splendidi volti segnati dai tanti sorrisi e<br />

pure dalle lacrime. Ma soprattutto ci hanno<br />

messo i corpi. Corpi che gli apparati<br />

repressivi dello Stato hanno violato, ferito,<br />

sradicato dalla Madre Terra che loro, i<br />

No MUOS di Niscemi, difendono dal<br />

mostro della guerra e della morte.<br />

Un’orgia di violenze, menzogne, tradimenti.<br />

Ministri, politici e funzionari dalla<br />

lingua biforcuta. Promettono sospensioni<br />

ai lavori illegittimi ma intanto alle imprese<br />

in odor di mafia assicurano il pass nella<br />

riserva naturale convertita in base di distruzione<br />

di massa. Un territorio stuprato,<br />

desertificato, avvelenato da un quarto di<br />

secolo dalle invisibili microonde. Mentre<br />

intanto tanti altri corpi si piegano per le<br />

mutazioni genetiche e il cancro infestante.<br />

Un gelido inverno insonne. Presidi no<br />

stop, sit-in, blocchi stradali, sabotaggi e<br />

invasioni simboliche. L’azione diretta e la<br />

disobbedienza civile per testimoniare antiche<br />

verità. Per invocare diritti e libertà.<br />

Per rifiutare l’inesorabilità della guerra<br />

globale e permanente. Per riappropriarsi<br />

della sovranità della terra e dell’acqua,<br />

delle cento specie della flora e della fauna<br />

che i superguerrieri del XXI secolo vorrebbero<br />

estinte. Per costruire nuove soggettività<br />

e sperimentare pratiche politiche<br />

dal basso, l’autogestione e il rifiuto delle<br />

deleghe in bianco.<br />

Per costruire solidarietà, radicalità, percorsi<br />

e progetti di antimafia sociale. Migliaia<br />

di <strong>giovani</strong>, donne, disoccupati e lavoratori<br />

precari che tornano nelle piazze a<br />

chiedere pace, lavoro e giustizia.<br />

I governi accecati dall’arroganza e dallo<br />

stillicidio dei golpe bianchi sono inamovibili.<br />

Il MUOS s’ha da fare, in nome della<br />

vecchia amicizia con l’Impero a stelle e<br />

strisce e degli affari del complesso militare-industriale-finanziario<br />

di casa nostra.<br />

Stracciando quel poco che resta della Costituzione<br />

antifascista, negando il diritto<br />

alla vita, alla salute, alla difesa del<br />

territorio e dell’ambiente. Violando leggi,<br />

decreti, regolamenti, i principi di cittadinanza<br />

e perfino le fondamenta stessa della<br />

democrazia formale.<br />

Gli accordi della Guerra Fredda<br />

Il Governo dei poteri forti ha la fiducia<br />

delle grandi intese mentre il sommo presidente<br />

vigila a vita sul rispetto degli accordi<br />

della Guerra Fredda con il grande<br />

fratello d’oltreoceano.<br />

Eppure, paradossalmente, le partite sul<br />

MUOS, i droni, gli F-35 e le famigerate<br />

basi USA e NATO, sono tutt’altro che definite.<br />

I movimenti di opposizione alla militarizzazione<br />

crescono dalla Val di Susa<br />

al Nord-est e alla Sicilia, mobilitando altri<br />

corpi e altri volti.<br />

Che allora ci mettano almeno la faccia e<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 9<br />

un po’ più di coraggio quelle forze politiche<br />

che si dicono vicine ai bisogni di<br />

cambiamento e partecipazione della <strong>maggio</strong>r<br />

parte degli italiani. Aprendo lo scontro<br />

nelle legittime sedi istituzionali, le Camere,<br />

dove prima possibile devono essere<br />

imposti le discussioni e il voto contro i<br />

nuovi programmi di morte, a partire appunto<br />

dal MUOS, il sistema di telecomunicazioni<br />

satellitari che sancirà la trasformazione<br />

della Sicilia in piattaforma avanzata<br />

per le guerre iper-tecnologiche - disumanizzate<br />

e disumanizzanti - delle forze<br />

armate degli Stati Uniti d’America.<br />

All’Assemblea Regionale Siciliana, il<br />

fronte politico-istituzionale anti-MUOS è<br />

stato unanime. La mozione per imporre<br />

all’esecutivo la revoca a delle autorizzazioni<br />

ai lavori è stata votata da tutti quei<br />

gruppi che oggi siedono al Governo nazionale<br />

o tra i banchi dell’opposizione in<br />

Parlamento. Ci mettano la faccia allora e<br />

dicano se e perché quello che si fa a<br />

Roma può essere il contrario di quello che<br />

si è fatto a Palermo.<br />

I No MUOS non sono certo ingenui,<br />

sanno benissimo con chi hanno a che fare.<br />

Lo hanno pagato a suon di manganellate e<br />

denunce. Ma hanno il sacrosanto diritto a<br />

una risposta chiara. Non fosse altro per<br />

capire come e dove estendere le pratiche<br />

di lotta e, in comunione con i movimenti<br />

sociali del pianeta, continuare a difendere<br />

l’umanità dall’Olocausto finale.


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Sicilia i<strong>giovani</strong><br />

– pag. p 19


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Politica<br />

L'Italia della<br />

Mezza Repubblica<br />

Il governo Napolitano<br />

di Riccardo Orioles<br />

Prima e seconda repubblica, poi terza...<br />

In realtà, viviamo ormai in una Mezza Repubblica,<br />

che non solo ha poco a che vedere<br />

con la repubblica di prima, ma è ormai<br />

alcunchè d'intermedio fra repubblica e<br />

monarchia. E' il secondo “governo del<br />

Presidente” consecutivo. L'unico precedente<br />

è il governo Salandra del 1914, legale<br />

- come questo - certamente, ma altrettanto<br />

irrituale, e altrettanto lontano dalla<br />

<strong>maggio</strong>ranza elettoralmente espressa.<br />

Nel 1914, la <strong>maggio</strong>ranza era senza<br />

dubbio di sorta giolittiana. Ma il capo dello<br />

Stato scavalcò il leader del centrosinistra<br />

e dette - legalmente - l'incarico a Salandra,<br />

che fu poi confermato dal Parlamento.<br />

Nel <strong>2013</strong>, le urne avevano espresso<br />

una precisa volontà di cambiamento (divisa<br />

fra due partiti, che entrambi avevano<br />

esplicitamente escluso qualsiasi accordo<br />

col centro-destra) ma il capo dello Stato<br />

imbrigliò il leader del centrosinistra e dette<br />

- legalmente - l'incarico a Letta, che fu<br />

poi confermato dal Parlamento.<br />

In entrambi i casi il governo, teoricamente<br />

“tecnico” e d'union sacrée, bloccò<br />

le spinte sociali, emarginò la sinistra e affrontò<br />

l'emergenza nel modo più catastrofico,<br />

liberando spinte eversive e abbassando<br />

il livello civile, che già non era altissimo,<br />

del Paese.<br />

Il Sudamerica (quello di prima)<br />

Siamo arrivati così al Sudamerica (quello<br />

di prima): il capo dei fazenderos minaccia<br />

i giudici in piazza (né il capo dello<br />

stato, Rey o Presidiente che sia, interviene);<br />

fra i liberales regna l'anarchia.<br />

ALCUNE COSE UTILI DA FARE<br />

- Confiscare tutti i beni mafiosi o frutto di malversazione,<br />

corruzione o grande evasione fiscale;<br />

assegnarli a cooperative di <strong>giovani</strong> lavoratori,<br />

e sostenerle adeguatamente;<br />

- Legge anticorruzione (riforma art. 416ter);<br />

- Trasparenza bancaria;<br />

- Applicare l’art.41 della Costituzione (“programmi<br />

e controlli opportuni perché l'attività<br />

economica pubblica e privata possa essere<br />

indirizzata e coordinata a fini sociali”);<br />

Questi ultimi si dividono in due partiti,<br />

nemicissimi fra di loro. Il primo, guidato<br />

da un caudillo che per i suoi è ”come un<br />

padre che accompagna un bambino che<br />

cammina ancora carponi”, punta tutte le<br />

sue carte sull'imminente révolucion, e non<br />

discute nemmeno con chiunque non ne sia<br />

più che convinto. Il secondo, fra i suoi numerosi<br />

caciques, periodicamente elegge<br />

un Secretario Général entusiasticamente<br />

acclamato da tutti ma che poi, nel segreto<br />

dell'urna, viene sistematicamente trombato<br />

dai suoi seguaci.<br />

Altro che gollismo. E' Pétain<br />

“In realtà, se non facevamo così i tedeschi<br />

ci facevano a pezzi - fa trapelare qualcuno<br />

- La banca centrale, i mercati...”.<br />

Ahimé, neanche questa è nuova. “Tenersi<br />

buoni i tedeschi”, “Ordine prima di<br />

tutto”, “Tutti col Capo dello Stato!” l'hanno<br />

già fatto a suo tempo in Francia, e non<br />

con un governo gollista (sogno di tanti notabili)<br />

ma con Pétain.<br />

* * *<br />

S'è vista, in questa crisi, una incredibile<br />

differenza di “professionalità politica” -<br />

per così dire - fra destra e sinistra. Da un<br />

lato l'indeciso Bersani, l'adolescente presuntuoso<br />

Renzi, il simpatico pasticcione<br />

Grillo; dall'altro dei professionisti freddi e<br />

duri - i Letta, i Napolitano, i Berlusconi.<br />

Non c'era partita.<br />

Ha contato relativamente poco (anche se<br />

centouno deputati “traditori” su quattrocento<br />

non son cosa da poco) il “tradimento”.<br />

A contare è stata la superficialità, il<br />

personalismo, il leaderismo da quattro soldi.<br />

L'Italia profonda, insomma. Che ormai<br />

da molti anni - da quando è ricca - in politica<br />

si esprime così. Qua, in questa “autobiografia<br />

della nazione”, bisogna mettere<br />

mano. Ma i vecchi non possono farlo.<br />

- Applicare l’art.42 della Costituzione (esproprio<br />

per motivi d'interesse generale) per sanzionare<br />

le delocalizzazioni, l’abuso di precariato<br />

e il mancato rispetto degli accordi di lavoro;<br />

- Separazione fra capitale finanziario e industriale;<br />

tetto alle partecipazioni finanziarie<br />

nell’editoria; Tobin tax;<br />

- Regolarizzare per legge i rapporti di lavoro di<br />

fatto;<br />

- Gestione pubblica dei servizi pubblici essen-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 11<br />

Un segretario di trent'anni, e antimafioso<br />

Conosciamo diversi trentenni - antimafiosi<br />

militanti - che potrebbero ben dirigere<br />

un partito, fra i <strong>giovani</strong> del Pd. Sarebbe<br />

un cambiamento vero, non demagogico e<br />

di facciata. Potrebbe persino inalberare<br />

(cosa che nessuno ora osa o vuol fare) il<br />

nome di Berlinguer, chiaro e solare.<br />

Lo accetterebbe, il partito, uno scossone<br />

del genere? Un segretario di trent'anni? La<br />

base, sì certo. Ma quanto conta la base?<br />

I Cinque stelle, in parte per loro merito,<br />

si son trovati a gestire i ventisette milioni<br />

di voti del referendum Rodotà sull'acqua<br />

pubblica di due anni fa. Sono all'altezza i<br />

Grillo e i Casaleggio, e i loro immediati<br />

seguaci, di dirigere un simile movimento?<br />

Esistono nel Cinque stelle militanti <strong>giovani</strong><br />

(<strong>giovani</strong>, ma con una storia precisa, non<br />

dei “vaffanculisti” generici di quest'ultima<br />

annata) in grado di farlo al posto dei loro<br />

vecchi, ormai evidentemente dannosi?<br />

Fra queste due domande - apparentemente<br />

generazionali, ma in realtà profondamente<br />

politiche – si gioca la politica italiana<br />

di questi anni. Da queste generazioni<br />

e dal loro incontro (e l'attuale governo non<br />

è stabile, e le occasioni di rovesciarlo non<br />

sarebbero poche) noi ci attendiamo la riscossa,<br />

non dagli anziani capibranco.<br />

Abbiamo ragione - e trent'anni di lotta<br />

mai nel palazzo ma sempre orgogliosamente<br />

dalla strada ci danno qualche diritto<br />

di rivolgerci a loro – nell'affidare le nostre<br />

speranze a questi <strong>giovani</strong>, in questo difficilissimo<br />

momento?<br />

Niente “pacificazione” con i padroni<br />

d'Italia, niente guerra fra chi, anche confusamente,<br />

gli vuole andare contro. E un primo<br />

momento di lotta e di unità già da subito<br />

può essere l'antimafia, come dice<br />

(v.pag.15) don Ciotti.<br />

ziali (scuola, università, difesa, acqua,<br />

energia, infrastrutture tecnologiche, credito internazionale);<br />

ristrutturazione della Rai su<br />

base pubblica; limite regionale per l’emittenza<br />

privata;<br />

- Progetto nazionale di messa in sicurezza del<br />

territorio, sul modello TVA, come volano economico<br />

soprattutto al Sud; divieto di ulteriori<br />

cementificazioni;<br />

- Controllo del territorio nelle province ad alta<br />

intensità mafiosa.


Italia<br />

Le mafie<br />

a Roma<br />

Le mafie a Roma ci<br />

sono, da decenni. E a<br />

Roma è in corso una<br />

guerra di mafia e non<br />

slegati regolamenti di<br />

conti fra qualche bullo<br />

di periferia. Una guerra<br />

sanguinosa e nascosta.<br />

Dai media e soprattutto<br />

dalla politica<br />

di Pietro Orsatti<br />

www.orsattipietro.wordpress.com<br />

Una storia già vista, quella della negazione<br />

dell'esistenza del potere mafioso<br />

in un determinato territorio. E che<br />

oggi nella capitale si ripete.<br />

Guardiamo al passato per capire l'oggi.<br />

Fra il 1983 e il 1993 in Italia le mafie<br />

uccisero diecimila persone. In Sicilia,<br />

Campania, Calabria e Puglia principalmente.<br />

Ma anche in altre zone del paese i<br />

boia procedettero tranquillamente nella<br />

loro contabilità di morte. Ce lo ricorda,<br />

spietatamente, Enrico Deaglio nel lbro<br />

“Raccolto Rosso” che quella strage ha<br />

cercato di raccontarci. Una guerra, o la<br />

somma di più guerre contemporanee che<br />

insanguinarono la penisola in un silenzio,<br />

il più delle volte, assordante. Per il controllo<br />

del traffico dell’eroina, degli appalti,<br />

del racket, del rapporto preferenziale<br />

con pezzi della politica e della<br />

finanza. In tutto il paese.<br />

www.isiciliani.it<br />

Numeri impressionanti<br />

Numeri impressionanti e terribili. Che<br />

si tentò all’epoca in tutti i modi – da parte<br />

della politica – di disgregare dalle statistiche<br />

e spesso sminuire e che oggi abbiamo<br />

affrettatamente dimenticato. Certo<br />

oggi ricordiamo ile troppe vittime innocenti,<br />

gli appartenenti agli organi dello<br />

Stato, i giornalisti, testimoni, imprenditori,<br />

semplici cittadini caduti. Troppi, si,<br />

ma che sono comunque una frazione minima<br />

di quei diecimila. E quell’enormità<br />

ora abbiamo dimenticato irresponsabilmente.<br />

Perché se gran parte dei caduti di<br />

questo terrificante conflitto erano appartenenti<br />

alle organizzazioni mafiose il bilancio<br />

del “Raccolto Rosso” colpisce e<br />

lacera l’intera società italiana. Ancora<br />

oggi.<br />

Perché anche se si uccide meno si continua<br />

a uccidere anche in questi anni. La<br />

guerra, anche se meno visibile, prosegue.<br />

Non c’è zona del paese che non vi sia<br />

stata coinvolta. La famosa linea della<br />

palma di Leonardo Sciascia, quella che<br />

descrive nel libro Il giorno della Civetta,<br />

si è affermata da decenni, salendo lentamente<br />

e inesorabilmente a Nord. È nelle<br />

cose, l’abbiamo cosi metabolizzata nella<br />

nostra geografia interiore fino ad averne<br />

una percezione fatalistica se non addirittura<br />

di normalità.<br />

Si uccide ancora, con regolarità. In<br />

questo momento uno dei luoghi dove si<br />

uccide di più in Italia è Roma. È in corso<br />

da alcuni anni una guerra di mafia nella<br />

capitale e nessuno la chiama con il suo<br />

nome. Perché si ha una paura terribile di<br />

pronunciare la parola “mafia”. Sembra<br />

quasi che ci si vergogni di aver abbassato<br />

la guardia e di aver sottovalutato la penetrazione<br />

e il radicamento delle mafie nel<br />

tessuto economico e sociale della capita-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 12<br />

le, e allora meglio negare che<br />

assumersene pubblicamente la responsabilità.<br />

E ancora, temo – anche se sempre<br />

più spesso trovo conferma dei miei timori<br />

-, a qualcuno conviene non definire,<br />

non chiamare con il proprio nome, la mafia<br />

o le mafie per pura convenienza. Perché<br />

le mafie portano soldi e affari. E potere.<br />

Come trent’anni fa. Come anche<br />

prima.<br />

Mafia o “criminalità organizzata”?<br />

Ma la mafia, a Roma, si dice che non<br />

esista. Si dice.<br />

Quando invece di parlare di mafia o<br />

mafie si usa il termine “criminalità organizzata”<br />

già si mette in atto una sottovalutazione<br />

consapevole del problema.<br />

Quando un’esecuzione di mafia viene definita<br />

come “regolamento di conti fra<br />

bande” si mette in atto un’operazione di<br />

rimozione che abbiamo già vissuto e subito<br />

nel passato e che ha causato enormi<br />

tragedie a tutta la nostra comunità.<br />

“Finché si ammazzano fra loro”. Esattamente<br />

quello che accadeva all’alba della<br />

mattanza a Palermo, la scalata dei corleonesi<br />

di Liggio, Riina e Provenzano ai<br />

vertici di Cosa nostra. L’ho sentita oggi<br />

quella frase. A Roma, “Finché si ammazzano<br />

fra loro” e quindi non si definisce<br />

questa emergenza, usare il termine “mafia”<br />

è pericoloso, anzi no, è consapevole<br />

disfattismo, attentato all’economia della<br />

città, del paese.<br />

Anzi, le mafie<br />

La mafia è a Roma. Anzi le mafie, perché<br />

ci sono tutte e prosperano da decenni<br />

anche se di tanto in tanto ci scappa un<br />

morto o, peggio, qualche arresto a disturbare<br />

quel pacifico prosperare.


www.isiciliani.it<br />

“Cosa nostra siciliana, i casalesi,<br />

la 'ndrangheta, i camorristi, gli scissionisti campani<br />

e i discendenti della banda della Magliana”<br />

Ci sono Cosa nostra siciliana, i casalesi<br />

e i camorristi e gli scissionisti campani,<br />

la ‘ndrangheta calabrese e pure la nuova<br />

mafia autoctona figlia della vecchia banda<br />

della Magliana. Senza poi parlare delle<br />

organizzazioni straniere come quella<br />

cinese. Negli anni ’70 e ’80 le parole<br />

d’ordine delle mafie che operavano nella<br />

capitale erano quattro: eroina, politica,<br />

appalti, affari. Oggi è cambiato solo un<br />

fattore, la cocaina ha sostituito l’eroina<br />

(anche se quest’ultima sta lentamente riprendendo<br />

piede).<br />

Il conflitto sanguinoso in atto in questi<br />

anni ha proprio la droga al centro delle<br />

sue motivazioni. Attenzione, non si uccide<br />

solo per il controllo delle piazze dello<br />

spaccio. Quello si è una ragione del conflitto,<br />

ma la questione è altra e con ben<br />

altre dimensioni. Si uccide per il traffico<br />

di cocaina a livello nazionale e internazionale.<br />

Almeno il 30% (ed è la stima più<br />

ottimistica) di tutta la coca trafficata in<br />

Europa transita per il Lazio e la capitale.<br />

Miliardi di euro<br />

Parlo di un affare di molti miliardi di<br />

euro l’anno. E il cartello delle organizzazioni<br />

mafiose tradizionali (calabresi,<br />

campane e siciliane) hanno l’assoluta necessità<br />

di garantirsi un controllo totale<br />

del territorio. Si, un cartello mafioso,<br />

sperimentato e consolidato negli anni a<br />

Fondi nel basso Lazio (la presenza del<br />

più grande mercato ortofrutticolo<br />

d’Europa a fare da copertura a ogni traffico<br />

possibile) e che ora sta imponendo<br />

anche con il sangue la propria dittatura<br />

nell’hinterland e nella capitale.<br />

Perché a Roma, in continuità con quello<br />

che fu la banda della Magliana, si è ricreata<br />

un’organizzazione autoctona di<br />

stampo mafioso – a volte con l’aiuto di<br />

fuoriusciti dalle altre organizzazioni –<br />

che ha cercato di occupare spazi strategici<br />

nello spaccio e nel traffico. Hanno alzato<br />

il tiro, hanno chiesto la loro fetta<br />

della grande torta della cocaina e forse<br />

anche degli altri affari che l’incredibile<br />

liquidità garantita dal traffico e dallo<br />

spaccio di droga garantisce soprattutto in<br />

questa fase di crisi economico/finanziaria<br />

dove credito e liquidità legali sono diventati<br />

un miraggio.<br />

Da qui l’esplosione di un conflitto unidirezionale.<br />

A riprova il fatto che la <strong>maggio</strong>r<br />

parte dei “caduti”, sicuramente di<br />

quelli “eccellenti”, appartengono a questa<br />

organizzazione. il cartello non tollera<br />

nuovi concorrenti. Soprattutto non tollera<br />

che i gregari e la manovalanza cerchino<br />

di salire un gradino nella gerarchia degli<br />

affari.<br />

Ma andiamo ai numeri di questa guerra<br />

di mafia. Ufficialmente non ce ne sono.<br />

Non c’è una certa contabilità di morte.<br />

Quasi tutti gli omicidi – e si tratta di esecuzioni<br />

e non conflitti a fuoco – vengono<br />

derubricati -spero solo nei comunicati<br />

stampa e non nelle indagini – come “regolamenti<br />

di conti” strettamente locali.<br />

Questo il messaggio lanciato all’opinione<br />

pubblica. Poco più che criminalità comune.<br />

Un coro anestetizzante<br />

Poche le voci discordanti e stonate in<br />

questo coro anestetizzante. Qualche dichiarazione<br />

proveniente dalla procura<br />

(puntualmente inascoltata e pubblicata in<br />

taglio basso dai giornali) altre da parte di<br />

alcuni esponenti delle forze di polizia.<br />

Ma la versione più accreditata dalla politica<br />

e dalla stampa capitolina è quella<br />

minimalista. Si, forse la mafia c’è a<br />

Roma come in tutto il paese del resto, ma<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 13<br />

certo non è in atto alcuna guerra. State<br />

tranquilli.<br />

Ho fatto una veloce ma faticosa verifica<br />

sull’archivio dell’Ansa usando come<br />

parametri di selezione le modalità di esecuzione<br />

degli omicidi e il “curriculum”<br />

degli uccisi. Questo dopo l’ultima esecuzione<br />

alla vigilia di Pasqua in un bar di<br />

Tor Bella Monaca. In 30 mesi 64 fatti di<br />

sangue nella capitale e nell’hinterland.<br />

Ed è certo un numero calcolato per difetto.<br />

Assoluto controllo sul territorio<br />

Se poi dovessimo andare a censire il<br />

numero di intimidazioni verso imprenditori<br />

e commercianti, gli attentati incendiari<br />

a mezzi e negozi, i casi di usura,<br />

non finiremo più.<br />

Si tratta non di segnali tutti da interpretare<br />

ma delle innumerevoli prove<br />

dell’assoluto controllo che le mafie esercitano<br />

sull’intero territorio di Roma. Intero,<br />

non solo in pezzi delle più degradate<br />

periferie.<br />

Ho avuto più di una segnalazione di<br />

atti di intimidazione in pieno centro a<br />

Roma. Uno in particolare mi ha colpito<br />

perché fisicamente avvenuto a metà strada<br />

fra la Camera dei deputati e la sede<br />

dell’ordine dei giornalisti. Una zona della<br />

città dove il controllo dello Stato sul<br />

territorio dovrebbe essere fortissimo. E<br />

invece…<br />

Quanti morti dovremo censire, quante<br />

infiltrazioni, quante penetrazioni nel tessuto<br />

economico attraverso il racket e<br />

l’usura, quanti appalti truccati, quante<br />

tonnellate di cocaina trafficata dovremo<br />

contare prima che si abbia il coraggio di<br />

pronunciare la parola mafia?<br />

Mafia. Usiamola questa parola. Mafia.


Comuni/ Quarto Stato<br />

Un voto<br />

di coscienza<br />

Nel povero quartiere, i<br />

galoppini sono scatenati<br />

a cercare i voti.<br />

La destra ha distrutto<br />

Catania, il centrosinistra<br />

presenta un vecchio<br />

barone, i grillini<br />

(benintenzionati) credono<br />

di essere alle elezioni<br />

di Stoccolma e<br />

non a quelle di una città<br />

divorata da mafia e<br />

ingiustizia sociale...<br />

di Giovanni Caruso<br />

www.associazionegapa.org<br />

Tante volte, da questo foglio, ci siamo<br />

appellati al popolo di San Cristoforo<br />

e degli altri quartieri affinché si rifletta<br />

prima di andare a votare.<br />

Infatti, in occasione delle elezioni che<br />

ci dovrebbero dare un nuovo sindaco e<br />

un nuovo consiglio comunale, rilanciamo<br />

un appello a tutti e tutte voi affinché prima<br />

di votare riflettiate!<br />

Noi non siamo certo qui per indicarvi<br />

chi votare, ma semmai per ricordarvi chi<br />

fino ad oggi ha governato Catania, come<br />

l'ha amministrata e sopratutto cos'ha fatto<br />

per i nostri quartieri.<br />

www.isiciliani.it<br />

Abbiamo avuto negli anni '90 il sindaco<br />

Bianco, seguito da momenti di crisi<br />

politica. Poi è arrivato Scapagnini e poi<br />

Stancanelli. Tutti hanno contribuito al disastro<br />

economico, ai "comitati d'affari",<br />

al clientelismo, attraverso i consulenti<br />

superpagati o peggio alle connessioni tra<br />

mafia e politica.<br />

Dimenticano sempre le periferie<br />

Insomma, una mala politica che ha<br />

amministrato con atti di "facciata" senza<br />

mai risolvere i problemi della giustizia<br />

sociale, del lavoro, di come conservare il<br />

territorio e l'ambiente, mapensando piuttosto<br />

a come cementificare sempre di più<br />

attraverso varianti del piano regolatore,<br />

che questa città peraltro non ha mai avuto.<br />

L'hanno fatto favorendo gli amici degli<br />

amici e i privati, attraverso i "progetti<br />

di finanza"o con appalti poco trasparenti.<br />

Tutto questo, dimenticando il popolo<br />

dei quartieri popolari e delle periferie.<br />

La loro presenza in questi territori è<br />

stata costante solo durante le campagne<br />

elettorali, affidandola ai "capibastone" o<br />

allo scambio di voti per un "pacco di pasta",<br />

speculando sulla vostra povertà.<br />

Oggi questi vecchi e consumati politici<br />

si fanno passare per "il nuovo che avanza"!<br />

Unica novità - che non vuol dire necessariamente<br />

progresso, ma staremo a vedere!<br />

- è il movimento cinque stelle. Leggiucchiando<br />

qua e là i loro programmi,<br />

più o meno sono uguali. Poco si parla di<br />

quartieri, di lotta alla corruzione e alla<br />

mafia, che sono i mali assoluti che distruggono<br />

il nostro vivere civile.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 14<br />

Secondo noi, e con i dovuti distinguo,<br />

nessuna di queste formazioni politiche ha<br />

un vero progetto politico, nessuna ha<br />

adottato una vera politica che venga dal<br />

basso, nessuna ha adottato una vera democrazia<br />

partecipata. Non vi ha chiesto,<br />

cioè cosa vogliate realmente per il vostro<br />

quartiere.<br />

Se ci avessero chiesto un parere,<br />

avremmo risposto:<br />

- vogliamo la riqualificazione urbanistica<br />

del nostro quartiere;<br />

- vogliamo un'economia sostenibile, rivolta<br />

alle attività turistiche e in particolare<br />

al parco archeologico (che potrebbe<br />

dare molto lavoro a <strong>giovani</strong> e disoccupati):<br />

- vogliamo il recupero di tutte mestieri<br />

artigianali che con l'apprendistato potrebbero<br />

reclutare i tanti adolescenti che non<br />

lavorano e non vanno a scuola, e finiscono<br />

in preda alla manovalanza mafiosa;<br />

- vogliamo il recupero delle piazze -<br />

costruite e abbandonate allo spaccio - per<br />

renderle fruibili alle famiglie, agli anziani<br />

e ai bambini che non hanno spazio per<br />

i loro giochi e per una sana crescita.<br />

L'ingiustizia che genera la crisi<br />

Allora, uomini e donne di San Cristoforo,<br />

quando entrerete nella cabina elettorale<br />

riflettete!<br />

Pensate non solo al vostro bisogno,<br />

pensate e votate per una intera collettività,<br />

perché essa si esprima come una sola<br />

voce, che urli democrazia, costituzione, e<br />

un forte no alla mafia e all'ingiustizia sociale,<br />

che genera la crisi che stiamo attraversando.


www.isiciliani.it<br />

Politica/ Parlamento<br />

Subito la legge<br />

anticorruzione!<br />

Ce la facciamo a unirci<br />

tutti gli antimafiosi almeno<br />

per portare<br />

avanti in Parlamento la<br />

legge, richiesta da don<br />

Ciotti di Libera e firmata<br />

da migliaia di cittadini,<br />

contro la corruzione<br />

politica e il voto<br />

di scambio?<br />

di Umberto DI Maggio<br />

Libera Sicilia<br />

La corruzione è un cancro che, al<br />

pari delle mafie, rende impossibile<br />

l'applicazione di politiche di sviluppo e<br />

lavoro e diminuisce la fiducia degli investitori<br />

esteri.<br />

Per sostenere la legge<br />

ADERISCONO PARLAMENTARI SEL, PD, M5S<br />

7 <strong>maggio</strong>. Oltre 200mila cittadini chiedono di cambiare la legge<br />

sulla corruzione. E di fare presto e bene. Dopo i primi cinquanta<br />

giorni dalle elezioni del Parlamento, con un nuovo Governo appena<br />

nato, i parlamentari che hanno aderito alla piattaforma di<br />

proposte contro la corruzione della campagna “Riparte il futuro”<br />

si sono incontrati questa mattina a Palazzo Giustiniani a Roma<br />

per dare inizio ai lavori. Un impegno che hanno preso pubblicamente<br />

sottoscrivendo la proposta di “Riparte il futuro”che mira a<br />

migliorare la legge anticorruzione varata dal precedente Parla-<br />

Sessanta miliardi di euro<br />

Aggredendola davvero si potrebbero<br />

recuperare ogni anno quei sessanta miliardi<br />

di euro (fonte: Corte dei Conti<br />

2012) che darebbero alle tasche degli italiani<br />

quei mille euro necessari a tirare<br />

avanti la carretta, ammortizzando la sfilza<br />

infinita di tasse e balzelli che avviliscono<br />

la nostra economia.<br />

Confiscare i patrimoni corrotti<br />

Ma allora perché non fare subito una<br />

legge anti-corruzione che migliori<br />

l'impianto della norma voluta dall'ex ministro<br />

Severino e aggredisca, tanto per<br />

cominciare, lo scambio elettorale politico-mafioso?<br />

Perché non tagliare di netto<br />

questo strumento - lo scambio di voti -<br />

che rende così forti quei politicanti che<br />

con clientele e favoritismi riescono a occupare<br />

gli scranni più importanti della<br />

rappresentanza istituzionale? Perché non<br />

applicare i risultati ottenuti con la confisca<br />

dei patrimoni dei mafiosi anche a<br />

quelli dei corrotti?<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 15<br />

E perché non farlo adesso, con un Parlamento<br />

con una composizione tra le più<br />

<strong>giovani</strong> d'Europa?<br />

Duecentosettantasei parlamentari di diverso<br />

colore politico - eletti tra gli 878<br />

candidati che hanno aderito agli impegni<br />

di trasparenza chiesti dalla campagna Riparte<br />

il Futuro - prima delle elezioni si<br />

erano impegnati a dare un segnale netto e<br />

deciso, e non solamente formale.<br />

A questi parlamentari (il trenta per cento<br />

del Parlamento) vanno sommati i<br />

214mila cittadini che hanno firmato la<br />

petizione per una Politica che agisca con<br />

i fatti contro la corruzione.<br />

Pene più severe e ineleggibilità<br />

Qualche esempio? Pene più severe ed<br />

evitare il rischio di prescrizione, il falso<br />

in bilancio, l'autoriciclaggio, l'incandidabilità<br />

e l'ineleggibilità per avere vere "liste<br />

pulite".<br />

Che questi passaggi però non siano<br />

solo meri auspici. Del resto, come recita<br />

il proverbio dei nostri nonni, "chi vive di<br />

speranza, disperato muore".<br />

mento, sulla quale – come ricorda nel suo intervento il presidente<br />

di Libera e Gruppo Abele, Don Luigi Ciotti “sono stati fatti alcuni<br />

compromessi” che hanno bloccato l’efficacia del testo di Legge.<br />

I parlamentari si sono riuniti oggi per formare un gruppo interparlamentare<br />

che possa procedere con il primo intervento sul<br />

416 ter: punire lo scambio fra voti e “altre utilità”. In caso di<br />

corruzione a fini elettorali (strumento utilizzato soprattutto dalle<br />

mafie per inquinare il voto), infatti, attualmente è sanzionabile il<br />

voto di scambio, solo se dietro c’è un passaggio di denaro.<br />

Norma Ferrara<br />

Liberainformazione


www.isiciliani.it<br />

Società civile<br />

La costituente<br />

dei beni comuni<br />

Roma, L'Aquila, Pisa,<br />

Ancona, Padova, Sicilia,<br />

Valdisusa, Napoli e<br />

tante altre comunità di<br />

cittadini sono le protagoniste<br />

della costituente<br />

dei beni comuni<br />

di Giulia Giordano<br />

teatropinellioccupato.wordpress.com<br />

Il percorso della commissione Rodotà<br />

riparte con la società civile, su proposta<br />

dei movimenti che in questi anni<br />

hanno portato avanti lotte di riappropriazione<br />

e liberazione di beni comuni,<br />

a partire dalla vittoria del referendum<br />

sull'acqua e dalle occupazioni di teatri<br />

e spazi culturali, alle lotte per il diritto<br />

all'abitare e il diritto alla città.<br />

Ma cosa sono i beni comuni? Se per<br />

l’acqua, l’aria, la cultura sembra una categoria<br />

abbastanza condivisa il dibattito<br />

si accende su tutto il resto e su come si<br />

possano gestire i beni comuni. Una cosa<br />

è certa: i beni comuni emergono attraverso<br />

le lotte, attraverso l'uso, la riappropriazione<br />

di una ricchezza che è stata<br />

sottratta, ed è percepito dalla collettività<br />

come necessario per la comunità e per le<br />

generazioni future.<br />

I beni comuni si oppongono alla sterile<br />

dicotomia tra pubblico e privato, sono un<br />

superamento che tiene conto dei processi<br />

di partecipazione reale alla gestione di<br />

tali beni.<br />

Questa inedita alleanza tra movimenti<br />

e giuristi della ex commissione Rodotà si<br />

propone l'arduo obbiettivo di raccontare<br />

e “normare” i beni comuni, partendo proprio<br />

dalle pratiche di lotta e non da un<br />

mera catalogazione dei beni. è il momento<br />

in cui le vecchie istituzioni implodono<br />

mentre proliferano occupazioni, si sperimentano<br />

pratiche di autogoverno.<br />

In molti hanno deciso di non essere più<br />

sudditi di pochi notabili che detengono il<br />

potere portando avanti interessi di privati<br />

privanti della ricchezza collettiva. È il<br />

momento in cui attraversando insieme<br />

l'Italia migliaia di cittadini la ricostruiscono<br />

per permanere, per rafforzare relazioni,<br />

creare le condizioni per la vita delle<br />

generazioni future.<br />

Un mondo di diritti<br />

La costituente è frutto del lavoro di chi<br />

pensa al diritto come qualcosa di vivo,<br />

che sgorga attraverso le lotte dei cittadini<br />

e non come un organismo repressivo a<br />

servizio di chi detiene il potere.<br />

Ogni giorno una larga parte della società<br />

civile contribuisce a far vivere i<br />

beni comuni, le istituzioni troppo impegnate<br />

a dismettere beni e privatizzare<br />

servizi provano a reprimere riducendo<br />

conflitti politici a questioni di ordine<br />

pubblico, da qui emerge la necessità di<br />

avere un riconoscimento anche giuridico<br />

per i beni comuni e delle leggi che tutelino<br />

i cittadini che se ne prendono cura<br />

(anche il diritto penale deve essere riformato).<br />

I beni comuni sono beni inalienabili,<br />

indisponibili al mercato, ma fruibili<br />

a tutti, partendo dalla valorizzazione delle<br />

comunità che li fanno vivere.<br />

Le lotte per beni comuni aprono un<br />

mondo di di diritti, ma anche di conflitti:<br />

puntano il faro sulle speculazioni, sugli<br />

interessi della mafia, su i soprusi di chi<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 16<br />

pratica il saccheggio delle risorse collettive<br />

per trarre profitti. Vengono fatti molti<br />

attacchi ideologici ai beni comuni:<br />

sono frutto di anni di individualismo<br />

spietato per cui i diritti della persona<br />

vengono prima dei diritti della comunità.<br />

Ma il problema è: i diritti di quali persone?<br />

Nel mondo neocapitalista vengono<br />

tutelati solo gli interessi di pochi, mentre<br />

i più poveri, i migranti non sono riconosciuti,<br />

i più fragili spesso sono torturati<br />

ed emarginati dalla vita sociale. L'individuo<br />

può essere libero nell'essere, ma limitato<br />

nell'accumulo.<br />

È il momento di mettere al centro la<br />

comunità, come ha dichiarato il giurista<br />

Ugo Mattei nel corso dell’assemblea costituente<br />

a L’Aquila. Ed è proprio in questa<br />

città distrutta che si apre il discorso<br />

del diritto alla città: lo spazio urbano è<br />

un bene comune della collettività che se<br />

ne prende cura, non può essere sottratto<br />

da uno stato-catastrofe che interviene<br />

portando avanti distruzione dei legami<br />

sociali, speculazione, privatizzazione e<br />

mercificazione dei beni.<br />

Come difenderli dal mercato?<br />

Come difendere i beni comuni dal mercato,<br />

come affrontare la questione della<br />

proprietà, come garantire l’accesso<br />

all’abitare, sono molte le domande aperte<br />

che però sono forti di pratiche che resistono<br />

e ogni giorno si diffondono sempre<br />

su tutto il territorio, dal cinema palazzo<br />

al colorificio di Pisa, dal teatro Pinelli di<br />

Messina all’ex asilo Filangieri di Napoli,<br />

dal teatro Valle alle case occupate a Tor<br />

di Nona, dalla lotta contro la Tav, ai comitati<br />

No Muos, alla lotta contro le grandi<br />

opere e le grandi navi: tanti laboratori<br />

culturali e politici esplodono e contagiano<br />

pratiche che forniscono risposte creative<br />

a questa crisi.


18 <strong>maggio</strong>: la Fiom in piazza<br />

La parola<br />

agli operai<br />

Non solo una manifestazione<br />

sindacale<br />

di Pietro Orsatti<br />

www.orsattipietro.wordpress.com<br />

La Fiom, oggi, sembra essere l’unica<br />

organizzazione a sinistra che abbia tenuto<br />

dritto il timone davanti alla crisi<br />

economica e politico-istituzionale che<br />

sta attraversando il paese, e alle conseguenze<br />

dell’implosione del Partito Democratico.<br />

La Fiom, in questa fase, è l’unica organizzazione<br />

che chiede e progetta un<br />

cambiamento anche dopo le ultime aperture<br />

da parte di settori ampi della produzione<br />

a trovare con le forze sindacali formule<br />

di proposte comuni chiudendo la<br />

stagione dei veti e dei blocchi ideologici<br />

degli ultimi anni.<br />

“Il lavoro al centro”<br />

“Il lavoro al centro, un piano straordinario<br />

di investimenti, il reddito di cittadinanza,<br />

l'incentivazione alla riduzione di<br />

orario, la cancellazione dell'articolo 8.<br />

Piani per i trasporti, la mobilità. Lotta<br />

all'evasione fiscale, alla corruzione e alla<br />

criminalità. Una legge per la rappresentanza<br />

e la democrazia”, ecco quello che il<br />

segretario del primo sindacato dei metalmeccanici<br />

italiani propone.<br />

Questi saranno i punti della manifestazione<br />

del 18 <strong>maggio</strong> e della mobilitazione<br />

che seguirà: pur essendo nata su una<br />

piattaforma sindacale essa “si rivolge a<br />

tutti i cittadini che vogliono un vero<br />

cambiamento” - ha spiegato Landini, annunciando<br />

la partecipazione di “studenti,<br />

precari, <strong>giovani</strong>, movimenti e<br />

associazioni che non vogliono più aspettare<br />

e chiedono un nuovo corso”.<br />

www.isiciliani.it<br />

In questa fase la piattaforma<br />

della Fiom sembra la<br />

cosa più seria e concreta<br />

messa in gioco a sinistra. Il<br />

Pd ormai non riesce a guardare<br />

al paese, travolto da<br />

una lotta interna fra le troppe<br />

personalità e anime di un<br />

partito mai nato. Rivalità insanabili,<br />

giochi di potere interni,<br />

che cancellano l’azione<br />

e le idee delle persone<br />

per bene presenti nel partito<br />

che sono state travolte e<br />

marginalizzate dalle lotte interne.<br />

Altrettanto insufficiente<br />

sembra delinearsi il<br />

tentativo di Rodotà di far<br />

dialogare alcuni pezzi della<br />

sinistra e il M5S: non basta<br />

il prestigio dell’intellettuale<br />

a creare connessioni,<br />

soprattutto quando la linea di una delle<br />

parti che si vorrebbe coinvolgere viene<br />

dettata da strategie di marketing come<br />

quelle disegnate dalla Casaleggio<br />

Associati per Grillo. E, ancora, Sel -<br />

nonostante la buona volontà - sta<br />

mettendo in campo un’iniziativa fondata<br />

sul vecchio metodo (dall’Arcobaleno in<br />

poi assolutamente fallimentare) di unire<br />

ceti politici e organizzazioni e non<br />

puntando alla riorganizzazione dal basso<br />

di una sinistra diffusa che non trova più<br />

un riferimento nelle organizzazioni<br />

politiche in campo.<br />

Una credibilità senza pari<br />

Per questo la mobilitazione della Fiom<br />

assume ancora più importanza. Perché è<br />

evidente che un sindacato non si può fare<br />

partito, ma è altrettanto chiaro che<br />

un’organizzazione come quella guidata<br />

da Landini che ha resistito e tenuto il<br />

campo nonostante gli attacchi e l’isolamento<br />

degli ultimi anni ha una capacità e<br />

una credibilità che nessun’altro ha di<br />

progetto e azione politica.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 17<br />

Ricordiamoceli, quei tentativi ossessivi<br />

di cancellare la radicalità della Fiom portati<br />

avanti dai governi Berlusconi e<br />

Monti e dalla Confindustria e in particolare<br />

dalla direzione della Fiat targata<br />

Marchionne e da quelle due aziende ex<br />

pubbliche come Fincantieri e Finmeccanica<br />

al centro oggi di inchieste giudiziarie.<br />

Sono stati anni terribili. Ma il sindacato<br />

ha retto – nonostante gli auspici dei<br />

presunti rivoluzionari Grillo e Casaleggio<br />

che il sindacato lo vorrebbero cancellare<br />

– e la Fiom in particolare ha fatto<br />

passi enormi sul piano della coerenza e<br />

della credibilità.<br />

Per queste ragioni l’iniziativa del 18<br />

<strong>maggio</strong> ha un’importanza enorme. Per il<br />

paese e per la sinistra. Perché è l’unico<br />

luogo dove si potrà cercare un sentire comune<br />

fra sindacato, movimenti, persone<br />

e perfino pezzi della politica per avviare<br />

un tentativo difficile e lungo di ricostruzione<br />

di un’area progressista che oggi i<br />

partiti tradizionali – e anche la nuova politica<br />

- non rappresentano.


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In rete, e per le strade<br />

Diffondilo anche<br />

nella tua città!<br />

Il foglio dei <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 18


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Sicilia base avanzata<br />

Pronto nuovo intervento<br />

in Libia da Sigonella<br />

Gli Stati Uniti starebbero<br />

pensando di lanciare<br />

un nuovo attacco militare<br />

in Libia dalla stazione<br />

aeronavale di Sigonella<br />

di Antonio Mazzeo<br />

Cinquecento marines sono stati trasferiti<br />

nei giorni scorsi in Sicilia dalla<br />

base di Rota in Spagna. Gli uomini fanno<br />

parte della Marine Air Ground Task<br />

Force (MAGTF), la forza speciale costituita<br />

nel 1989 per garantire al Corpo<br />

dei Marines flessibilità e rapidità<br />

d’azione nei differenti scacchieri di<br />

guerra internazionali.<br />

L’unità di Rota è stata attivata dal Pentagono<br />

solo due mesi fa per sostenere il<br />

Comando Usa in Africa (Africom) nell’<br />

addestramento e la formazione delle forze<br />

armate dei partner continentali e intervenire<br />

rapidamente in Africa in caso di crisi.<br />

La decisione di dar vita alla nuova task<br />

force è stata presa nel settembre 2012<br />

dopo l’attentato terroristico contro il consolato<br />

Usa di Bengasi in cui persero la<br />

vita quattro funzionari tra cui l’ambasciatore<br />

in Libia, Christopher Stevens.<br />

Secondo il portavoce del Pentagono<br />

George Little, i marines potranno intervenire<br />

da Sigonella in tempi rapidissimi nel<br />

caso di nuovi attacchi al personale diplomatico<br />

o ai cittadini Usa presenti in Libia<br />

per “effettuarne eventualmente l’evacuazione”.<br />

“Siamo preparati a rispondere se<br />

necessario, se le condizioni peggiorassero<br />

o se venissimo chiamati” ha aggiunto.<br />

Qualche giorno fa il Dipartimento di<br />

Stato ha ridotto sensibilmente lo staff<br />

dell’ambasciata di Tripoli, ordinando di<br />

contro il rafforzamento del dispositivo gestito<br />

in loco da una dozzina di militari<br />

Usa.<br />

Inoltre sono stati invitati i cittadini<br />

statunitensi a viaggiare a Tripoli solo per<br />

necessità improcrastinabili ed evitare in<br />

assoluto Bengazi o altre località in Libia.<br />

Washington parla di “crescente clima<br />

d’instabilità e violenza” e di “deterioramento<br />

delle condizioni di sicurezza”.<br />

Così è stato decretato lo stato d’allerta<br />

per gli special operations team di stanza a<br />

Stoccarda (Germana) e per la task force<br />

dei marines in Spagna che prima del trasferimento<br />

a Sigonella, il 19 aprile aveva<br />

raggiunto da Rota la base aerea di Morón<br />

de la Frontera. Il 3 e 4 aprile, i Comandi<br />

delle forze navali Usa in Europa e Africa<br />

e della VI Flotta avevano pure ospitato a<br />

Napoli i responsabili della neo-costituita<br />

marina militare libica e del corpo della<br />

guardiacoste per discutere di “sicurezza<br />

marittima” e “cooperazione strategica”.<br />

Otto Boeing CV-22<br />

Insieme ai marines sono giunti a Sigonella<br />

pure otto velivoli da trasporto e assalto<br />

anfibio Bell Boeing CV-22 “Osprey”<br />

(falco pescatore). Si tratta dei controversi<br />

“convertiplani” (bi-turboelica in grado di<br />

atterrare e decollare come un elicottero e<br />

volare come un normale aereo), costo unitario<br />

129 milioni di dollari circa, in grado<br />

di trasportare fino a 24 soldati del tutto<br />

equipaggiati, alla velocità di 509 Km<br />

all’ora. Numerosi esperti militari hanno<br />

ripetutamente messo sotto accusa<br />

l’“Osprey” per le sue scarse condizioni di<br />

sicurezza in volo. Da quando è divenuto<br />

operativo, il velivolo è stato al centro di<br />

numerosi incidenti e una trentina tra contractor<br />

e militari sono morti durante test<br />

ed esercitazioni.<br />

Quando nel 2000 un velivolo in forza<br />

all’US Navy cadde negli Stati Uniti causando<br />

la morte di 23 marines il Pentagono<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 19<br />

pensò di abbandonare il programma ma<br />

sotto il pressing della potente lobby dei<br />

costruttori, esso fu presto riavviato e gli<br />

“Osprey” furono destinati alla guerra in<br />

Iraq e Afghanistan. Nella primavera dello<br />

scorso anno due “Osprey” si sono schiantati<br />

al suolo, il primo durante un’esercitazione<br />

militare in Marocco (morti due marines)<br />

e il secondo in Florida.<br />

Per l’alto rischio di incidenti e l’insostenibile<br />

rumore emesso dal velivolo durante<br />

le operazioni di decollo e atterraggio, migliaia<br />

di cittadini giapponesi hanno dato<br />

vita a numerose manifestazioni di protesta<br />

contro la decisione di dislocare 12 convertiplani<br />

nella grande base aerea Usa di<br />

Okinawa.<br />

Special Purpose Marine<br />

Il Corpo dei marines ha progressivamente<br />

ampliato il proprio impegno di contrasto,<br />

congiuntamente ad Africom, delle<br />

milizie islamiche operanti nelle regioni<br />

settentrionali del continente.<br />

Nel 2011, nello specifico, fu creata proprio<br />

a Sigonella una forza speciale di<br />

pronto intervento del tutto simile a quella<br />

di Rota, la Special Purpose Marine Air<br />

Ground Task Force (SPMAGTF-13). Gli<br />

uomini sono impegnati periodicamente<br />

come consiglieri e formatori degli eserciti<br />

africani o in attività di supporto logistico<br />

e “gestione di tattiche anti-terrorismo”.<br />

“La task force di Sigonella ha come<br />

compiti prioritari la fornitura d’intelligence<br />

e l’addestramento dei militari africani<br />

che combattono i gruppi terroristici in<br />

Maghreb e Corno d’Africa o svolgono attività<br />

di peacekeeping in Somalia”, ha dichiarato<br />

il <strong>maggio</strong>re Dave Winnacker, responsabile<br />

del gruppo dei marines.<br />

La SPMAGTF-13 include componenti<br />

navali, terrestri ed aeree caratterizzate da<br />

notevole flessibilità; conta su circa 200<br />

marines organizzati in team aviotrasportabili<br />

dai grandi velivoli KC-130. Con i 500<br />

uomini giunti dalla Spagna, Sigonella accresce<br />

ancora di più il ruolo di gendarme<br />

armato del Mediterraneo e del continente<br />

africano.


www.isiciliani.it<br />

Economia<br />

Ma la casta più<br />

pericolosa è davvero<br />

quella dei politici?<br />

E' arrivato il momento<br />

di fare i conti...<br />

di Carlo Gubitosa<br />

www.mamma.am<br />

Quando la foga contro i privilegiati e<br />

le analisi economiche superficiali fanno<br />

perdere lucidità negli obiettivi delle lotte<br />

sociali. sprechi, rischia di essere una<br />

misura inutile e velleitaria se ci fa perdere<br />

di vista i problemi più devastanti<br />

legati al dilagare della finanza predatoria.<br />

Il Movimento Cinque Stelle ha presentato<br />

una proposta che consentirebbe di tagliare<br />

più o meno quarantadue milioni di<br />

euro dai costi della politica, e sulla mia<br />

bacheca Facebook sono fioriti commenti<br />

di segno opposto che si dividono in plaudenti<br />

e benaltristi, in altre parole equamente<br />

suddivisi tra chi applaude all'iniziativa<br />

e chi dice che i problemi sono ben altri.<br />

Il mio giudizio si colloca in una via di<br />

mezzo, e considero questa cosa da applaudire<br />

sul piano etico ma poco efficace sul<br />

piano pratico. E provo a dimostrarlo leggendo<br />

i dati economici che sono riuscito a<br />

raccogliere al meglio della mia capacità di<br />

documentazione, sintetizzati anche nel fumetto<br />

"Raschiatutto", realizzato a quattro<br />

mani con Marco Pinna.<br />

● Un'analisi Confcommercio del<br />

28/10/11 dice che la politica spreca 9 miliardi<br />

di euro all'anno.<br />

● La "relazione sul rendiconto generale<br />

dello Stato per il 2008" della Corte dei<br />

Conti dice che "il fenomeno della corruzione<br />

nella pubblica amministrazione" ci<br />

costa "50/60 miliardi di euro/anno".<br />

● Il Ministero dell'Economia ha stimato<br />

nel 2010 una evasione fiscale di 120 miliardi<br />

di euro/anno.<br />

● Il 17 <strong>maggio</strong> 2011 il presidente della<br />

Commissione Parlamentare Antimafia ha<br />

parlato di "150 miliardi di fatturato annuo<br />

delle mafie".<br />

● Il supplemento del bollettino statistico<br />

Bankitalia del 16/12/2009 ha rilevato che<br />

nel 2008 "a prezzi costanti, la riduzione<br />

della ricchezza complessiva rispetto al<br />

2007 è risultata pari a circa 433 miliardi<br />

di euro del 2008" ma "la dinamica delle<br />

attività reali è risultata positiva" (+3%). In<br />

breve, 88 miliardi di euro risparmiati sono<br />

stati travolti da 521 miliardi di euro persi<br />

nel casinò della finanza.<br />

10 ricchi = 3 milioni di poveri<br />

Seguite quei soldi e scoprirete con chi<br />

prendervela: "In Italia i 10 individui più<br />

ricchi posseggono una quantità di ricchezza<br />

che è all'incirca equivalente a quella<br />

dei 3 milioni di italiani più poveri". (Bankitalia,<br />

Occasional Papers 115, 02/12).<br />

Ma l'Irpef per i ricchi è sceso dal 72%<br />

del 1974 (aliquota applicata a chi guadagnava<br />

più di 500 milioni di vecchie<br />

lire/anno, che attualizzati corrispondono a<br />

2 milioni di euro/anno) fino al 43% del<br />

2012, il minimo storico di sempre.<br />

Nel frattempo il supplemento al bollettino<br />

statistico Bankitalia del 25/01/12 dice<br />

che "la quota di individui poveri risulta<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 20<br />

pari al 14,4% e la percentuale di famiglie<br />

indebitate è pari al 27,7%".<br />

Dov'è la progressività fiscale?<br />

La nostra Costituzione stabilisce all'articolo<br />

53 un principio di progressività fiscale<br />

funzionale alla redistribuzione del reddito.<br />

Ma l'unico "sacrificio" che non ci è<br />

stato chiesto come misura anticrisi è proprio<br />

il ripristino di una aliquota del 72 per<br />

cento per quei dieci fortunati intoccabili<br />

che da soli fanno reddito come i tre milioni<br />

più poveri: un'entrata fiscale che permetterebbe<br />

di rilanciare l'economia e alleggerire<br />

le tasse sui più deboli.<br />

E non ci vengano a dire che quei soldi<br />

risparmiati servono a rilanciare l'economia,<br />

perchè finora sono stati soltanto bruciati<br />

in finanza, per inseguire profitti <strong>maggio</strong>ri<br />

in tempi più brevi.<br />

La guerra di chi accumula contro chi<br />

tira a campare è invisibile sui mass media,<br />

è totalmente assente dal dibattito parlamentare,<br />

dove anche il movimento politico<br />

più rivoluzionario e agguerrito contro<br />

le ruberie si è finora limitato a ragionare<br />

sul primo dei dati che ho fornito, quei<br />

nove miliardi di sprechi, concentrando le<br />

proprie energie sugli stipendi troppo alti<br />

dei Parlamentari mentre il vero male<br />

oscuro che divora il nostro benessere e le<br />

nostre speranze di futuro si chiama finanza<br />

predatoria.<br />

I “cerotti” servono a poco<br />

Ma per combattere questo cancro con<br />

una terapia efficace servono a poco i "cerotti"<br />

dei risparmi anticasta (poco impattanti<br />

sul piano economico anche se altamente<br />

condivisibili sul piano etico).


Bisognerebbe invece separare le banche<br />

d'affari dalle banche di risparmio a cui si<br />

rivolgono i cittadini, ad esempio con<br />

l'introduzione in Italia di una normativa<br />

simile al Glass-Steagall Act, la legge Usa<br />

che proteggeva i risparmiatori dal fallimento<br />

delle banche, purtroppo abrogata<br />

nel 1999 dal presidente Clinton ("non c'è<br />

niente di meglio di un governo di sinistra<br />

per far politiche di destra"...).<br />

Questa legge – riporta Wikipedia - è<br />

stata "la risposta del Congresso Usa alla<br />

crisi finanziaria iniziata nel 1929 che<br />

all'inizio del 1933 mise in ginocchio numerose<br />

banche americane. Prevedeva<br />

l'introduzione di una netta separazione tra<br />

attività bancaria tradizionale e attività<br />

bancaria di investimento. La ratio di tale<br />

provvedimento era di evitare che il fallimento<br />

dell'intermediario comportasse anche<br />

il fallimento della banca tradizionale,<br />

impedendo che l'economia reale fosse direttamente<br />

esposta al pericolo di eventi<br />

negativi prettamente finanziari. Per via<br />

della sua successiva abrogazione, nella<br />

crisi del 2007 è accaduto proprio questo,<br />

quando l'insolvenza nel mercato dei mutui<br />

subprime ha scatenato una crisi di liquidità<br />

che si è trasmessa all'attività bancaria<br />

tradizionale".<br />

Separare speculazione e risparmio<br />

Sarebbe bastato separare le banche votate<br />

alla speculazione da quelle orientate<br />

al risparmio per scongiurare la grande<br />

truffa del Monte dei Paschi di Siena: un<br />

regalo da quattro miliardi di soldi pubblici,<br />

possibile non solo per gli intrecci tra il<br />

mondo bancario e quello politico, ma anche<br />

e soprattutto perchè le banche che<br />

giocano d'azzardo sui tavoli della finanza<br />

www.isiciliani.it<br />

"tengono in ostaggio" i risparmiatori e i<br />

loro conti correnti.<br />

Quando le cose si mettono male per gli<br />

squali della finanza, per cavarsela basta<br />

minacciare di far andare a fondo assieme<br />

a loro anche chi ha guadagnato onestamente<br />

i propri risparmi, e con questa "offerta<br />

impossibile da rifiutare" i governi ci<br />

obbligano a tappare di tasca nostra i buchi<br />

causati dall'utilizzo spregiudicato di strumenti<br />

finanziari senza regole.<br />

Strumenti finanziari senza regole<br />

Per questa ragione, ciò che andrebbe<br />

frenato e combattuto come prima misura<br />

di emergenza sono le fughe di capitali<br />

all'estero, cioè il casinò della finanza che<br />

arricchisce le grandi banche d'affari, per<br />

la <strong>maggio</strong>r parte straniere,<br />

Ma i parlamentari a cinque stelle sembrano<br />

ancora troppo concentrati sui costi<br />

della Politica per studiare i danni della Finanza,<br />

e Beppe Grillo si è limitato a proporre<br />

sui temi economici una soluzione<br />

che non prende posizione: facciamo decidere<br />

ai cittadini se restare o meno nell'<br />

euro. Purtroppo però la finanza predatoria<br />

è ormai in grado di fare danni enormi sia<br />

dentro che fuori dall'euro se lasciata agire<br />

indisturbata e senza freni.<br />

E c'è anche un problema di redistribuzione<br />

del reddito tale da rendere auspicabile<br />

l'aumento delle tasse ai più ricchi per<br />

sollevare dai sacrifici le famiglie a basso<br />

reddito che finora hanno pagato da soli il<br />

prezzo della crisi con più Imu, più Iva, più<br />

accise sulla benzina e più tasse sui servizi.<br />

Per questa ragione, mi sembra piuttosto<br />

velleitario basare il rilancio dell'economia<br />

sulle decine di milioni di euro all'anno che<br />

si potrebbero risparmiare tagliando stipen-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 21<br />

“Le banche che<br />

giocano d'azzardo<br />

sui tavoli della finanza<br />

tengono in ostaggio<br />

i risparmiatori<br />

e i loro conti<br />

correnti”<br />

di e rimborsi ai parlamentari, se non si decide<br />

prima di aggredire i problemi di una<br />

finanza predatoria che sottrae ricchezza<br />

per centinaia di miliardi di euro l'anno.<br />

La finanziarizzazione dell'economia<br />

La "foga anticasta" non è cosa buona se<br />

distrae da un altro problema che per entità<br />

e dimensioni è di quattro ordini di grandezza<br />

superiore al problema che assorbe<br />

la tua attenzione. Il cancro non si cura con<br />

l'aspirina, e se arriva l'ambulanza per un<br />

grave incidente, prima si sistemano emorragie<br />

e fratture, e poi con calma si pensa a<br />

lividi ed escoriazioni.<br />

Se proprio vogliamo semplificare il discorso<br />

con slogan di facile comprensione,<br />

oltre ai nemici più noti che si chiamano<br />

mafie, sprechi, corruzione ed evasione, c'è<br />

un nemico più devastante di tutti che si<br />

chiama finanziarizzazione dell'economia.<br />

Eppure, gli strumenti ci sono<br />

C'è un alleato per combattere questo nemico:<br />

si chiama costituzione repubblicana.<br />

Ci sono strumenti che si chiamano redistribuzione<br />

del reddito basata sulla progressività<br />

del prelievo fiscale, c'è un settore<br />

di attività legalmente lecite ma moralmente<br />

odiose che si chiama speculazione<br />

finanziaria, e che va nettamente separato<br />

dalla lecita e morale attività di risparmio<br />

dei cittadini.<br />

Nel combattere questa battaglia dobbiamo<br />

essere consapevoli che il giro d'affari<br />

della speculazione ci ha succhiato negli<br />

ultimi anni centinaia di miliardi di euro,<br />

mentre i costi della “casta” non arrivano<br />

nemmeno alla decina.


www.isiciliani.it<br />

Ennio<br />

Catania/ 1<br />

Le indagini<br />

su Mario Ciancio<br />

E' vicina la data dei<br />

150 giorni fissata a novembre<br />

dalla Procura<br />

per approfondire l’in-<br />

chiesta a carico di Mario<br />

Ciancio Sanfilippo<br />

Ciancio, editore fra l'altro del quotidiano<br />

La Sicilia, proprietario lo stabilimento<br />

in cui vengono stampati i quotidiani<br />

nazionali per tutta la Sicilia, è uno<br />

dei massimi imprenditori edili siciliani.<br />

Dal marzo 2009 è indagato dalla Procura<br />

di Catania per concorso esterno in<br />

associazione mafiosa.<br />

Diversi gli elementi, reali e da accertare,<br />

al vaglio dei magistrati.<br />

● Una intercettazione del 2001 in cui un<br />

indagato per mafia dice di aver individuato<br />

con Ciancio (avrebbe anche "garantito"<br />

per le autorizzazioni necessarie ) i terreni<br />

per un nuovo centro commerciale. Anni<br />

dopo, questi diventeranno edificabili con<br />

una variante al piano regolatore.<br />

● Mancata pubblicazione - per «decisione<br />

insindacabile del direttore Mario Ciancio<br />

» - su La Sicilia dei necrologi del giornalista<br />

Giuseppe Fava e del commisario di<br />

Polizia Beppe Montana, uccisi dalla mafia<br />

rispettivamente nel 1984 e '85.<br />

● Articoli pubblicati durante le indagini<br />

per il delitto Fava sulle dichiarazioni del<br />

collaboratore di giustizia Maurizio Avola,<br />

ritenuti un tentativo di depistaggio.<br />

● Presunti rapporti col boss Pippo Ercolano,<br />

piombato - secondo il collaboratore<br />

di giustizia Angelo Siino - nella redazione<br />

de La Sicilia per minacciare un cronista.<br />

● Pubblicazione senza commenti della<br />

nomina di Angelo Ercolano, incensurato<br />

nipote del boss, a capo della Federazione<br />

autotrasportatori di Catania.<br />

● Pubblicazione di una lettera (trapelata<br />

in circostanze non chiare nell'ottobre<br />

2008) di Vincenzo Santapaola, figlio del<br />

boss Nitto, detenuto al carcere duro e<br />

quindi impossibilitato a comunicare con<br />

l'esterno.<br />

● Aquisizione di una quota del pacchetto<br />

azionario del Giornale di Sicilia, che<br />

secondo Massimo Ciancimino avrebbe<br />

coinvolto anche suo padre don Vito Ciancimino,<br />

ex sindaco mafioso di Palermo vicino<br />

al boss Bernardo Provenzano.<br />

Centri commerciali<br />

Sotto indagine anche alcune operazioni<br />

imprenditoriali di Ciancio, come il centro<br />

commerciale «nei territori limitrofi la tangenziale<br />

di Catania, direzione Siracusa».<br />

Antonello Giostra, di Scaletta Zanclea,<br />

a suo tempo condannato per bancarotta<br />

fraudolenta per riciclo di denaro proveniente<br />

da usura mafiosa, è indagato con<br />

Ciancio per riciclaggio con l’aggravante<br />

di aver favorito l’associazione mafiosa.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 22<br />

Mario Ciancio<br />

Tra i progetti da realizzare con costui,<br />

un centro commerciale da costruire a<br />

Misterbianco, per il quale Ciancio compra<br />

terreni per milioni di euro in contrada<br />

Cardinale. A un certo punto sorge<br />

l'interesse di un’altra società e di Cosa<br />

nostra (secondo la parallela indagine<br />

Iblis) a costruire un diverso centro<br />

commerciale nella confinante contrada<br />

Cubba, l'attuale Centro Sicilia: ma i due<br />

soggetti mantengono rapporti cordiali, si<br />

accordano e (come emerge da alcune intercettazioni<br />

di mafiosi) Cosa nostra si<br />

vede costretta a “rallentare” il proprio<br />

progetto per il contemporaneo interesse di<br />

Ciancio.<br />

“Personaggi vicini a Cosa Nostra”<br />

Indagate anche altre attività: l’Outlet Sicilia<br />

Fashion Village ad Agira, appaltato<br />

in associazione temporanea a imprese<br />

come quelle di Mariano Incarbone e Sandro<br />

Monaco, entrambi imputati per concorso<br />

in associazione mafiosa; il "villaggio<br />

degli americani", residence per militari<br />

Usa di Sigonella da realizzarsi a fine<br />

2004 presso Lentini, anche stavolta in<br />

concorrenza con un progetto simile che<br />

interessava, secondo i magistrati, il boss<br />

Vincenzo Aiello. Casi che renderebbero<br />

«sempre inverosimile la casuale presenza,<br />

in occasione della realizzazione di grandi<br />

opere, accanto al Ciancio Sanfilippo di<br />

personaggi vicini a Cosa Nostra». Come<br />

nel caso del centro commerciale Porte di<br />

Catania, il primo a essere indagato.


www.isiciliani.it<br />

Ennio<br />

Catania/ 2<br />

In 23 anni<br />

ai Virlinzi<br />

7 milioni in più Ennio<br />

Per la costruzione di<br />

piazza Europa, grazie a<br />

un “accordo bonario”<br />

col Comune<br />

di Salvo Catalano<br />

www.ctzen.it<br />

7 <strong>maggio</strong>. Inaugurata stamattina la<br />

nuova piazza Europa: 2300 metri quadrati,<br />

di cui 1400 di verde pensile, mentre<br />

continuano i lavori nei piani interrati<br />

dove sorgeranno un parcheggio e<br />

attività commerciali.<br />

I cambiamenti dividono i cittadini.<br />

«Mai vista una piazza con un buco al centro»,<br />

denuncia una residente. Mentre fa<br />

discutere l’accordo siglato il 2 <strong>maggio</strong> tra<br />

il Comune e la società Parcheggio Europa:<br />

un risarcimento da 325mila euro<br />

all’anno per 23 anni a causa dei cinque<br />

anni di stop ai lavori.<br />

La nuova piazza Europa torna a disposizione<br />

dei cittadini. A distanza di undici<br />

anni dal progetto voluto dall’ex sindaco<br />

Umberto Scapagnini e dopo sei anni di sequestro<br />

ordinato dai giudici per una<br />

vicenda giudiziaria risolta in appello con<br />

l’assoluzione degli imputati, stamattina i<br />

catanesi hanno potuto vedere il nuovo<br />

volto della piazza. Un restyling profondo,<br />

mentre nei piani interrati continuano i lavori<br />

per la realizzazione del parcheggio e<br />

del piano commerciale.<br />

«Come promesso, riconsegniamo ai catanesi<br />

questo parte della città», annuncia<br />

il sindaco Raffaele Stancanelli che non<br />

nasconde la felicità per il fatto che «ciò<br />

avvenga proprio in questo momento».<br />

Cioè in campagna elettorale.<br />

«Un regalino ai Virlinzi (gli imprenditori<br />

proprietari della società Parcheggio Europa<br />

ndr)», secondo Catania Bene Comune<br />

e il candidato sindaco Matteo Iannitti.<br />

Mentre i cittadini presenti all’inaugurazione<br />

si dividono tra entusiasti e scettici.<br />

La piazza sul livello della strada copre<br />

2300 metri quadrati, di cui 1400 di verde<br />

pensile, mentre sono 1500 i metri quadrati<br />

destinati ad attività al coperto. E poi, non<br />

ancora pronta, una piazza sul mare da 800<br />

metri quadrati, di cui 600 a verde pensile.<br />

«I cittadini, che a differenza di qualcun altro<br />

non hanno retro pensieri sono contenti<br />

di riappropriarsi di questo bene comune»,<br />

sottolinea Stancanelli.<br />

“Ma hanno rovinato la piazza”<br />

Non la pensano allo stesso modo alcune<br />

signore, residenti della zona, che, sedute<br />

su una panchina, esprimono le loro critiche<br />

al passaggio del sindaco. «Questa non<br />

è una piazza, chiamatela come volete ma<br />

non ho mai visto una piazza con al centro<br />

un buco enorme – spiega la signora Simona<br />

Mirenda – Io qui ci sono cresciuta e si<br />

poteva correre liberamente, ora non più.<br />

Ben vengano i privati quando migliorano<br />

la città, ma non è questo il caso. Sotto<br />

possono farci quello che vogliono, parcheggi,<br />

uffici, ma hanno rovinato la piazza».<br />

A far discutere è anche l’accordo bonario<br />

siglato tra il Comune di Catania e la<br />

Parcheggio Europa lo scorso 2 <strong>maggio</strong>.<br />

Accordo che cambia i termini economici<br />

del progetto.<br />

La novità è che il Comune dovrà versare<br />

alla società 325mila euro all’anno per<br />

23 anni. E ciò avverrà tramite la concessione<br />

di 230 stalli a raso limitrofi al par-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 23<br />

Virlinzi<br />

cheggio, attualmente nella disponibilità<br />

della comunale Sostare. «Un risarcimento<br />

che ammonta a sette milioni e mezzo di<br />

euro», attacca Iannitti. In più la ditta dei<br />

Virlinzi potrà far pagare servizi come i<br />

bagni, le docce e gli spogliatoi.<br />

Per Lorena Virlinzi, amministratore delegato<br />

della Parcheggio Europa, questo è<br />

dovuto alle nuove condizioni per raggiungere<br />

l’equilibrio economico e finanziario<br />

del progetto in project financing.<br />

«L’accordo – spiega – è motivato da cinque<br />

anni di arresto del cantiere, tre aggiornamenti<br />

dei prezzi del prezziario regionale,<br />

un aumento del 25 per cento del costo<br />

dei lavori. Le spese sono lievitate da sette<br />

milioni a dieci milioni e mezzo».<br />

L’amministratore delegato sottolinea<br />

inoltre che il bando prevedeva l’alternativa<br />

di scelta per tutti i partecipanti alla<br />

gara, tra 600 stalli o il dieci per cento di<br />

superficie del parcheggio da utilizzare a<br />

discrezione del gestore, anche a fini commerciali.<br />

«Avevamo scelto gli stalli perché<br />

ci garantivano più certezza di liquidità.<br />

Ma nel 2006 il Comune ci ha chiesto di<br />

tornare indietro, per non arrecare altri problemi<br />

alla Sostare. Noi abbiamo accettato<br />

la proposta e abbiamo costruito il piano<br />

commerciale con <strong>maggio</strong>ri oneri».<br />

“Potevamo ottenere di più”<br />

Adesso quindi la Parcheggio Europa<br />

avrà sia la gestione per quarant'anni delle<br />

attività commerciali realizzate nei piani<br />

interrati, sia per ventitrè anni quella di<br />

230 stalli in superficie.<br />

«Non è un risarcimento – conclude Virlinzi<br />

– perché se avessimo voluto, avremmo<br />

potuto fare causa civile e sicuramente<br />

avremmo ottenuto di più». E’ prevista a<br />

settembre la consegna dei lavori del parcheggio<br />

e del piano commerciale.


www.isiciliani.it<br />

Muos Niscemi<br />

Un maldestro<br />

gioco delle parti fra<br />

governi e regione<br />

Non si sa chi è Ponzio<br />

e chi Pilato... Intanto<br />

la base militare cresce,<br />

e con essa il malcontento<br />

popolare<br />

di Sebastiano Gulisano<br />

sebastianogulisano@wordpress.com<br />

Il ministero della Difesa italiano che<br />

cita per danni la Regione siciliana è<br />

l'ultimo paradosso nella vicenda del<br />

Muos di Niscemi, il sistema di telecomunicazioni<br />

satellitari della marina<br />

militare Usa che governerà l'apparato<br />

bellico Usa nei prossimi decenni.<br />

Diario<br />

UNA RESISTENZA ARMATA DI PACE<br />

La vedi sventolare proprio lì dove non ti saresti mai aspettato<br />

che fosse. E sembra così vivace e stabile che proprio non sembra<br />

possibile. La bandiera NO MUOS sopra un' antenna piazzata<br />

proprio al centro della base. E' stato Nicola a portarla, mentre<br />

c' era chi in tranquillità si trovava davanti ad una tazza di caffè,<br />

chi davanti al televisore, comodamente seduto sul divano, con<br />

la camicia appena stirata e le mani pulite...e la coscienza anche.,<br />

dato che con essa ci fa i conti troppe poche volte.<br />

Lì, fuori da quella base, tra i No Muos, ormai sono conosciuti<br />

Turi, col suo flauto, Nicola, Desi e Simona, che hanno raggiunto<br />

le antenne, arrampicandovisi tranquillamente sopra. Le forze<br />

dell' ordine non hanno potuto fare altro che rimanere a guardare,<br />

mentre Turi scavalcava il filo spinato che recinta la base di<br />

Niscemi e, con una naturalezza da bambino, percorreva tutto il<br />

Il 10 <strong>maggio</strong>, al Tar del Lazio, decisione<br />

sul ricorso del dicastero guidato da<br />

Mario Mauro, ma promosso dal suo predecessore,<br />

l'ex comandante del fronte<br />

Sud della Nato, ammiraglio Giampaolo<br />

Di Paola, che vorrebbe spillare dalle tasche<br />

dei siciliani venticinquemila euro al<br />

giorno a partire dal 29 marzo scorso, data<br />

in cui l'assessorato regionale al Territorio<br />

ha revocato le autorizzazioni necessarie a<br />

realizzare l'opera, all'interno della Riserva<br />

della Sughereta di Niscemi, un sito<br />

Sic, cioè protetto dalla Comunità europea.<br />

Vicenda paradossale perché i siciliani<br />

potrebbero presto trovarsi nella situazione<br />

di dovere sborsare altri soldi qualora,<br />

com'è probabile, la Ue dovesse avviare la<br />

procedura d'infrazione per avere consentito<br />

la devastazione dell'area protetta. Insomma,<br />

c'è il rischio di dovere pagare<br />

due volte: per avere consentito lo scempio<br />

e per avere impedito che proseguisse.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 24<br />

È un paradosso perché non si capisce a<br />

che titolo il Governo italiano sarebbe<br />

danneggiato dal blocco dei lavori di una<br />

base militare Usa (non Nato, come invece<br />

cercano insistentemente di fare credere<br />

governo e regione) costruita dal colosso<br />

bellico dell'apparato militare industriale<br />

statunitense Lockheed Martin.<br />

Vicenda paradossale<br />

Il presidente regionale, Rosario Crocetta,<br />

bolla come “infondato” il ricorso<br />

ministeriale e ricorda che la sospensione<br />

dei lavori è stata concordata dalla giunta<br />

da lui retta con governo Monti, nel corso<br />

di un incontro al quale era presente lo<br />

stesso ministro, accordo sigillato con un<br />

comunicato congiunto dal quale abbiamo<br />

appreso che il futuro del Muos sarebbe<br />

legato a un parere “indipendente” affidato<br />

all'Istituto superiore di sanità (Iss), che<br />

il 31 <strong>maggio</strong> dovrebbe esitare una relazione<br />

“scientifica” per spiegare se le<br />

tratto che separa la recinzione dall' antenna, fino ad arrampicarsi<br />

su di essa. Ho sognato che scoppiava la terza guerra mondiale<br />

e poi è anche importante dare visibilità alla vicenda". Nulla<br />

di concordato con Nicola, Simona e Desi, che si sono lasciati<br />

trascinare da quel vento di ribellione pacifica che s'era svegliato:<br />

"Avevo buttato un berretto dentro la base e sono entrato per<br />

riprenderlo. Poi mi sono convinto che ormai ero dentro e valeva<br />

la pena di rischiare...".<br />

L' azione del 22 aprile e quella bandiera appesa su un'<br />

antenna NTRF-8 della base si portano dietro un grande merito,<br />

quello di aver creato la consapevolezza di poter fare molto di<br />

più. Con la sola forza della pace, esercitata li a Niscemi, contro<br />

una gigantesca macchina da guerra, due uomini e due donne,<br />

che al cospetto di essa appaiono come delle formiche, hanno<br />

creato coscienza, hanno dato forza e hanno allargato la visibilità<br />

di uno scempio che ancora tiene in bilico Niscemi e la Sicilia.<br />

Rosanna Chillemi


onde elettromagnetiche emesse dall'ordigno<br />

bellico statunitense possono causare<br />

danni alla salute dei niscemesi e dei residenti<br />

nei comuni del centro-sud orientale<br />

dell'isola.<br />

La situazione rasenta il grottesco se si<br />

considera che l'Iss è tutt'altro che indipendente,<br />

essendo parte del ministero<br />

della Salute, cioè dipende dal governo<br />

nazionale che il Muos lo vuole a ogni costo<br />

perché “fondamentale” per gli assetti<br />

difensivi della nazione e dei Paesi alleati<br />

(lo stesso assessore regionale Mariella<br />

Lo Bello ha più volte sottolineato che il<br />

Muos s'ha da fa).<br />

Posizioni minimizzanti<br />

Se poi si considera pure che l'Iss ha<br />

fama consolidata per le sue posizioni<br />

minimizzanti circa l'impatto sulla salute<br />

delle persone a contatto prolungato con<br />

onde elettromagnetiche, non ci vuole<br />

molto a indovinare le conclusioni.<br />

“L'Iss ce lo siamo trovati sempre contro,<br />

anche nella vertenza sull'antenna di<br />

Radio vaticana, a Roma” ricorda il professore<br />

Massimo Zucchetti, il docente<br />

del Politecnico di Torino autore, col collega<br />

Massimo Coraddu, della relazione<br />

per il comune di Niscemi che ha consen-<br />

www.isiciliani.it<br />

tito l'azzeramento delle autorizzazioni<br />

edilizie concesse per la costruzione della<br />

megaopera, che, ricordiamocelo, andrebbe<br />

a sommarsi all'attuale sistema di telecomunicazioni<br />

a bassa frequenza NRFT,<br />

composto da 46 antenne che da vent'anni<br />

deturpano il cuore della Riserva e sovente<br />

superano il limite di 6 volt/metro fissato<br />

per impedire danni alla salute delle<br />

persone.<br />

L'ironia del professore<br />

Zucchetti, al quale era stato fatto<br />

credere che avrebbe fatto parte di una<br />

commissione di esperti, sulla sua pagina<br />

Facebook si dichiara pronto a scrivere in<br />

anticipo le conclusioni cui approderanno<br />

i tecnici dell'Iss, in cambio di una granita<br />

siciliana. Ironizza, Zucchetti.<br />

E la sua ironia pare l'unica cosa seria<br />

in quest'Opera Buffa in cui si revocano<br />

autorizzazioni edilizie, urbanistiche e<br />

ambientali e si tenta di metterci una<br />

pezza con una relazione “scientifica<br />

indipendente” sulla salute che c'entra<br />

come i cavoli a merenda e, comunque,<br />

dovrebbe essere un ulteriore passaggio<br />

autorizzativo e non l'unico “semaforo”<br />

istituzionale sulla strada del Muos.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 25<br />

“I militari Usa<br />

completano i lavori<br />

in barba alle leggi.<br />

Le autorità italiane<br />

lasciano fare.<br />

Sono solo i NoMuos<br />

a prendere sul serio<br />

decreti e leggi”<br />

Gli unici a prendere sul serio la legge<br />

In questo guazzabuglio, la giunta Crocetta<br />

e le istituzioni nazionali stanno inscenando<br />

un maldestro gioco delle parti<br />

svelato dal fatto che i soli a tentare di<br />

fare rispettare il decreto regionale di revoca<br />

delle autorizzazioni sono i militanti<br />

del Coordinamento regionale dei comitati<br />

No Muos, che da otto mesi presidiano<br />

pacificamente la base Usa tentando di<br />

impedire il transito di mezzi e operai, opponendo<br />

i propri corpi.<br />

Quasi finita la terza torretta<br />

Malgrado ciò e in barba alle leggi, gli<br />

statunitensi hanno quasi completato la<br />

terza torretta d'acciaio su cui dovrà<br />

poggiare una delle tre parabole del<br />

sistema bellico.<br />

Dopo il decreto del 29 marzo, né la<br />

Regione, né il Governo centrale, né la<br />

Procura della Repubblica di Caltagirone<br />

hanno mosso un dito per bloccare i lavori<br />

abusivi, nemmeno di fronte all'inconfutabile<br />

documentazione video e fotografica<br />

fornita dagli attivisti No Muos.<br />

Rimossi con la forza i blocchi<br />

Anzi: le Istituzioni hanno usato le<br />

forze dell'ordine per rimuovere con la<br />

forza i blocchi del “tappeto umano” che<br />

si oppone alla costruzione dell'opera e<br />

pretende lo smantellamento delle 46<br />

antenne esistenti, per la salvaguardia<br />

della salute, del territorio e della pace.


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Trentacinque anni<br />

E sembra ieri<br />

I compagni di Peppino:<br />

cosa fanno ora?<br />

di Salvo Vitale<br />

10 <strong>maggio</strong> 1978: davanti alla casa di<br />

Peppino, a partire dal primo pomeriggio,<br />

c’era un gruppo di persone. Il nostro<br />

avvilimento, la nostra tristezza era<br />

legata non solo alla perdita di un amico,<br />

ma anche al modo in cui si stavano conducendo<br />

le indagini, con le quali il baldo<br />

<strong>maggio</strong>re Subranni sperava di trovare,<br />

nella profonda Sicilia mafiosa, un<br />

gruppo di terroristi emuli delle bravate<br />

delle Brigate Rosse.<br />

Arrivarono i resti di Peppino, sottoposti<br />

prima ad l’autopsia: si trattava solo del<br />

troncone di una gamba, perché il resto era<br />

stato polverizzato.<br />

A “Casa 9 <strong>maggio</strong>”, (d’ora in avanti, sia<br />

pure in modo unilaterale, la chiameremo<br />

così, perché ci siamo stancati di chiamarla<br />

ex-casa Badalamenti ed essere costretti a<br />

nominare abitualmente il nome di un mafioso<br />

assassino), esponiamo una mostra<br />

che rappresenta momenti di quel giorno,<br />

quando ci sostituimmo alle forze<br />

dell’ordine e ci mettemmo a fare le indagini:<br />

arrivammo sul posto, vedemmo la<br />

macchina di Peppino, che era stata lasciata<br />

lì, senza alcun rilievo delle impronte,<br />

raccogliemmo, per terra, sulle agavi, sui<br />

fili dell’alta tensione, i resti di Peppino,<br />

lasciati in pasto ai corvi, ne riempimmo<br />

tre sacchetti, che la sera consegnammo al<br />

prof. Ideale del Carpio, direttore dell’istituto<br />

di medicina legale di Palermo. Poi<br />

cominciarono ad affluire dal fondo del<br />

corso, i tipi più strani, capelli lunghi, zaino,<br />

bandiere rosse.<br />

Quando arrivò la bara fu una pioggia di<br />

fiori, e allora, tra la folla, per la prima<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 26<br />

volta gettai un grido, uno slogan che poi<br />

ci siamo portati appresso in tutti questi<br />

anni: “Peppino è vivo e lotta insieme a<br />

noi, le nostre idee non moriranno mai”.<br />

Sapevo benissimo che di Peppino era rimasto<br />

ben poco, che era morto, che avevano<br />

tentato di far saltare in aria, con lui,<br />

anche le sue idee, ma sentivo anche che i<br />

lunghi anni di vita politica comune,<br />

avrebbero lasciato un segno indelebile<br />

della sua presenza.<br />

“Ogni anno, prima del corteo...”<br />

Ogni anno, prima del corteo del 9 <strong>maggio</strong><br />

penso che, come tutte le cose di questo<br />

mondo, anche la dinamica che ruota<br />

attorno a Peppino dovrebbe avere le caratteristiche,<br />

diciamo biologiche, di tutte le<br />

cose, ovvero dovrebbe invecchiare, come<br />

sono invecchiati i compagni di Peppino,<br />

come sono invecchiati tutti coloro che, a<br />

partire dai sognatori del 68 ad oggi hanno<br />

creduto che esistessero dinamiche di forte<br />

intervento dal basso per cambiare le regole<br />

della storia, cioè per costruire una società<br />

dell’uguaglianza.


E ogni anno, inevitabilmente, constato<br />

che Peppino è rimasto giovane, che <strong>giovani</strong>,<br />

e non solo anagraficamente, sono la<br />

gran parte di coloro che partecipano al<br />

corteo, che <strong>giovani</strong> sono “le nostre idee”<br />

che “non moriranno mai”.<br />

Le idee <strong>giovani</strong><br />

Conosco molti compagni che vengono<br />

da ogni parte d’Italia per “rigenerarsi”,<br />

per “ricaricarsi” dopo tempi di delusioni,<br />

di sconfitte e di amarezze, per tornare a<br />

fare un bagno in quelle idee nelle quali in<br />

passato hanno creduto e che poi sono state,<br />

piano piano occultate dalla quotidianità,<br />

dal martellamento mediatico, dall’ab-<br />

bandono progressivo di tanta gente che<br />

era con noi e che, piano piano, ci ha lasciato<br />

soli. E d’altra parte possiamo calcolare<br />

che oggi Peppino avrebbe sessantacinque<br />

anni, possiamo immaginare quel<br />

che avrebbe potuto essere: di fatto egli<br />

rimane un uomo di trent’anni, si è fermato<br />

a quell’età perché la sua vita è stata<br />

rubata in quel momento.<br />

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La sua giovinezza non è quella di Antinoo,<br />

che si uccise a vent’anni, per rimanere<br />

giovane e bello nella memoria<br />

dell’imperatore Adriano, suo amante. Oltre<br />

la bellezza, la prestanza dell’età, in<br />

Peppino ci sono le “idee”, che si possono<br />

riassumere nelle due parole che il fratello<br />

Giovanni ha fatto scrivere sulla sua tomba:<br />

“comunista rivoluzionario”. Dove il<br />

comunismo non à quella parola “offensiva”<br />

che un l’uomo più ricco d’Italia, un<br />

salame imbragato, ha fatto diventare,<br />

snaturandone il significato, soprattutto<br />

per cautelare la sua condizione. Comunismo<br />

non è la lontana utopia che il riformismo<br />

socialista ha escluso, "relegando<br />

Marx in soffitta”, come diceva Turati.<br />

9-10-11 <strong>maggio</strong>: Forum nazionale antimafia<br />

CRONACA DI TRE GIORNATE DIMENTICATE<br />

Come al solito la stampa, sia locale che nazionale, di tutto si<br />

occupa tranne che di quello che succede nel mondo dell’antimafia<br />

e soprattutto di quel che succede a Cinisi nei giorni in cui si ricorda<br />

la figura di Peppino Impastato attraverso le sue lotte, ma anche attraverso<br />

un’attenta riflessione su quanto succede, sia in Italia che<br />

in altre parti del pianeta, nel tempo della crisi.<br />

Per quel che riguarda le iniziative del 9 <strong>maggio</strong>, si è parlato della<br />

sfilata dei sindaci, una decina, ma non della lapide lignea che i<br />

compagni di Peppino sono andati a piantare sul muro del casolare<br />

e del lavoro di pulizia dello stesso, che, quantomeno, ha reso visitabile<br />

il posto, ancor oggi affidato a un vaccaro che vi porta a pascolare<br />

i suoi animali. Doveva intervenire il presidente della Regione<br />

Crocetta, che ancora una volta ha dato forfaitt. Da lui si sperava<br />

in un impegno per l’acquisizione del casolare e per l’apposizione<br />

di un vincolo quale bene culturale.. In tal senso, per iniziativa di<br />

Radio Cento Passi, sono state raccolte online 30mile firme che al<br />

più presto saranno inviate agli organi competenti.<br />

Anche la casa di Badalamenti, attualmente suddivisa in tre parti,<br />

una del Comune di Cinisi, una dell’Associazione Impastato, una di<br />

Casamemoria, versa in uno stato di degrado e avrebbe bisogno di<br />

una ristrutturazione, ma al momento le richieste di finanziamento<br />

per il recupero del bene confiscato, sono tutte bloccate. Comunque<br />

le varie realtà che compongono il Forum Sociale Antimafia anche<br />

quest’anno ne hanno fatto il centro propulsore e organizzativo<br />

delle varie iniziative. Al piano superiore è stato installato un mediacenter,<br />

visitatissimo, che trasmetteva in diretta tutte le iniziative<br />

con commenti, interviste, testimonianze, musica.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 27<br />

“Due tipiche situazioni<br />

di uguaglianza<br />

”<br />

“Il comunismo non è un oggetto di libera<br />

scelta intellettuale, né vocazione artistica.<br />

E’ una necessità materiale e psicologica”.<br />

Così scrive Peppino. Significa<br />

che il comunismo è un elemento essenziale<br />

e basilare della condizione umana,<br />

legato alle caratteristiche biologiche<br />

dell’uomo, è un modo di esistere, è vita.<br />

“Una necessità materiale”<br />

E d’altronde, cosa c’è di più vicino alla<br />

natura se non la coscienza dell’uguaglian<br />

za, la consistenza di realtà in cui sia bandito<br />

il privilegio, si escluda la negazione<br />

di qualcosa al più debole, ci si senta parte<br />

di un tutto in cui ci siano uguali condizioni<br />

di partenza , senza mortificare le<br />

capacità singole? Forse che l’uomo nasce<br />

con tutti gli orpelli di cui si è circondato<br />

con la civiltà? Nasce nudo. Nascita e mor<br />

te sono due tipiche situazioni di uguaglianza,<br />

di comunismo, anche se poi i resti<br />

del più ricco riposano nella piramide o<br />

in un’artistica cappella, mentre quelli del<br />

povero finiscono nella terra nuda.<br />

Nessun accenno, su nessun giornale, al forum tenutosi a Casa 9<br />

<strong>maggio</strong> sul tema: ”Conflitti di classe: processi di ricomposizione da<br />

Nord a Sud”. Affollatissimo, con la partecipazione di numerose<br />

realtà, dagli extracomunitari di Rosarno, agli operai dell’Ilva di Taranto,<br />

a quelli della Fiat e di numerosi call center.<br />

Nessun accenno neanche alle mostre esposte nella casa che fu<br />

del boss Badalamenti: una di foto e documenti inerenti al Solarium<br />

di Terrasini, una sorta di stabilimento balneare che rappresenta un<br />

vero scempio paesaggistico, oltre che una sorta di furto di un bellissimo<br />

angolo di costa, sinora proprietà di tutti e che finirà col diventare<br />

proprietà di pochi speculatori. Molto belle anche le immagini<br />

sulle lotte territoriali, dagli operai Fiat di Termini Imerese, alle<br />

lotte NoMuos di Niscemi. Sono intervenute alcune madri NoMuos,<br />

una delle quali ha cantato il dramma degli abitanti di quella zona<br />

con un pezzo eseguito nel tipico stile dei cantastorie siciliani. Una<br />

terza mostra comprendeva una ventina di fotografie scattate da<br />

Paolo Chirco la mattina del 9 <strong>maggio</strong>; una quarta i quadri del pittore<br />

antimafia Gaetano Porcasi, di cui diversi dedicati a Peppino.<br />

Il 10 <strong>maggio</strong> si è parlato di solidarietà di classe, e delle varie prospettive<br />

che si riscontrano attualmente non solo in Italia ma anche<br />

in Argentina e in altre parti del mondo. Il giorno dopo, l'11, ci si è<br />

occupati del tema: “Di chi è il territorio, percorsi autogestiti di riappropriazione”,<br />

con particolare riguardo alle lotte dei No-Tav, dei<br />

No-Muos a Niscemi e contro il Solarium di Terrasini. Nel<br />

pomeriggio ha avuto luogo l’ultimo forum sul tema “Antimafie a<br />

confronto”: sono state prese in esame le varie attività antimafia, da<br />

quelle istituzionali a quelle sociali, per chiedersi quale efficacia e<br />

risultati possono avere alcune forme di antimafia troppo legate alla<br />

ritualità o ai finanziamenti dello stato. S.V.


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“Nessuno può essere completamente libero o felice<br />

se accanto c'è qualcun altro che non è libero o che soffre”<br />

E comunque, il ricco non potrà mai comprare<br />

la vita: forse potrà solo allungarsela<br />

se riesce a trovare buoni medici e buoni<br />

protettori. Ma anche su questo, noi che<br />

siamo abituati a illuderci che “la legge è<br />

uguale per tutti” dobbiamo poi essere obbligati<br />

ad accettare il contrario, ovvero<br />

che “la furca è pi li poviri, la giustizia pi<br />

li fissa”.<br />

Una “condizione dell'animo”<br />

E non sono bastati secoli di storia, per<br />

smontare questo assunto della diseguaglianza<br />

di fatto. Non secoli di cristianesimo<br />

a rendere concreta la condanna delle<br />

ricchezze nelle mani di pochi. Il comunismo,<br />

“necessità materiale e psicologica”<br />

conserva la caratteristica categoria marxista<br />

del materialismo storico, ma vi aggiunge<br />

quella “psicologica”.<br />

Senza bisogno di scrivere trattati, in<br />

una semplice frase, Peppino dice sempli-<br />

Maggio <strong>2013</strong><br />

SE CI FOSSE PEPPINO<br />

Se ci fosse Peppino<br />

anche oggi forse lo prenderebbero per pazzo,<br />

se ci fosse Peppino<br />

non tutti lo capirebbero,<br />

se ci fosse Peppino<br />

sarebbe facile ancora denigrarlo,<br />

isolarlo, allontanarlo,<br />

se ci fosse Peppino<br />

qualcuno degli amici e dei compagni<br />

oggi farebbe finta di niente, tranne qualcuno,<br />

se ci fosse Peppino.<br />

Lui sì, a dispetto<br />

di tutti questi nuovi rivoluzionari del "mi piace",<br />

dei cosiddetti nuovi borghesi e reazionari,<br />

contrari al vento nuovo,<br />

luì si che non avrebbe aspettato un solo attimo.<br />

Anche da solo.<br />

Altro che stelle e stelline,<br />

tanto attaccate al rigido controllo del piffero,<br />

al mediatico streaming solo virtuale,<br />

se ci fosse Peppino<br />

sarebbe un giorno bellissimo e coraggioso,<br />

sempre,se noi solo lo volessimo qui accanto a noi<br />

e non solo il nove <strong>maggio</strong>,<br />

a prescindere dai fastidi dei benpensanti<br />

e degli imprenditori del nulla,<br />

allora non dovremmo più dire<br />

"se ci fosse Peppino".<br />

Anonimo, 1 <strong>maggio</strong> <strong>2013</strong><br />

cemente che il comunismo è “condizione<br />

dell’animo”, è la situazione, per tornare a<br />

Marx, in cui “la felicità, la libertà<br />

dell’uno è condizione della libertà e della<br />

felicità di tutti”, in cui nessuno può<br />

essere libero o felice se accanto a lui o<br />

lontano da lui c’è qualche altro che non è<br />

libero o che soffre. Come siamo lontani<br />

dall’arroganza di chi esibisce le sue ricchezze<br />

e la sua condizione per dimostrare<br />

di essere al di sopra di tutto e di tutti,<br />

ma soprattutto per non preoccuparsi minimamente<br />

di chi soffre e muore di fame.<br />

Una sorta di comunità<br />

Certe distanze tra cristianesimo e comunismo<br />

diventano minime, se si esclude<br />

che il regno della presunta uguaglianza<br />

e della presunta giustizia per i cristiani<br />

è nell’aldilà, per i riformisti è un’ utopia ,<br />

invece, per i comunisti, è un progetto che<br />

si realizza giornalmente attraverso le lotte<br />

e attraverso un continuo superamento<br />

dell’immobilità. Il comunismo di Peppino<br />

era, è quello di una sorta di comunità,<br />

che egli sognava di fare, costruendo in<br />

un suo terreno un centro dove avrebbero<br />

potuto ritrovarsi tutti i rivoluzionari del<br />

mondo.<br />

E qua siamo all’altro termine “rivoluzionario”.<br />

Non si tratta di ipotizzare la<br />

rivoluzione come evento finale che,<br />

prima o poi dovrà arrivare, “l’addà venì<br />

Baffone” degli stalinisti italiani. Non si<br />

tratta nemmeno del disperato che si arma<br />

per sparare su due carabinieri, davanti a<br />

Montecitorio, per uccidere un giornalista<br />

o per rapire, processare e uccidere il povero<br />

Aldo Moro, accumunato a Peppino<br />

nello stesso giorno della morte.<br />

“Sentirsi” rivoluzionario<br />

Essere rivoluzionario è, prima di tutto<br />

“sentirsi rivoluzionario”,cioè, anche in<br />

questo caso, “una necessità materiale e<br />

psicologica,” un modo di leggere ogni<br />

momento della propria vita, ogni scelta,<br />

come un tassello, un frammento di<br />

cambiamento, uno stimolo costante di<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 27<br />

superamento dell’attuale momento di<br />

vita verso uno stadio successivo che<br />

comporti la liberazione progressiva di<br />

vincoli, orpelli, leggi, clausole, barriere<br />

che costituiscono la zavorra che<br />

impedisce il volo verso l’infinito. La fine<br />

dell’utopia, diceva Marcuse nel ’68. Insomma,<br />

una rinascita costante di riappropriazione<br />

di se stessi e di tutto quello che<br />

ci è stato sottratto nel corso della storia.


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“Come se in questo momento ci dicesse: guardiamoci in faccia<br />

prima di esplodere in una risata che ci faccia sentire più vicini”<br />

Protagonisti di un insieme<br />

E’ come se, in questo momento, Peppino<br />

ci dicesse: guardiamoci in faccia, negli<br />

occhi, “na 'u biancu ri l’uocchi” prima<br />

di esplodere in una risata che ci faccia<br />

sentire più vicini, non monadi isolate, ma<br />

protagonisti di un insieme in cui non c’è<br />

più tempo né spazio per compiangersi,<br />

per intristire, per avvilirsi, per odiarsi,<br />

per azzannarsi, per incupirsi.<br />

Respingere il puzzo di morte che viene<br />

dai domicili dei mafiosi, dalle stanze del<br />

potere e della politica, dagli incunaboli<br />

dove si nasconde il delitto, l’odio, la sopraffazione.<br />

Ridere del perbenismo borghese<br />

Proviamo a ridere, ora, adesso, e poi a<br />

rifarlo ogni qualvolta che il disgusto per<br />

le perversioni che ci circondano minaccia<br />

di soffocarci.<br />

Ridere del perbenismo borghese,<br />

dell’ipocrisia di tutti quelli che ci guardano<br />

disgustati, si voltano dall’altra parte,<br />

mormorano: “Ma chi vannu circannu?<br />

Chi vannu arriminannu ancora a merda<br />

n’cannistru? Ma che stanno ancora a<br />

fare, perché non si stanno a casa, invece<br />

di venire a disturbare la nostra quiete?<br />

Non hanno avuto tutto quello che volevano?<br />

Che vogliono ancora? Perché non ci<br />

lasciano in pace?”.<br />

Ridere delle persone in cravatta, di<br />

quelli che scendono dalla limousine o si<br />

fanno scortare, di quelli che obbediscono<br />

come pecoroni a tutti gli ordini, senza<br />

chiedersi se ce ne siano di sbagliati, ridere<br />

di chi ha bisogno di un capo cui asservirsi,<br />

di un pastore, e opertanto, accettare<br />

per se stesso il ruolo di pecora.<br />

E poi ricostruire una società<br />

E poi ricostruire, dalle ceneri di un circuito<br />

che comprenda politica, economia,<br />

banche, onorevoli, disoccupazione,<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 29<br />

morte, suicidi per l’impossibilità di<br />

portare avanti dignitosamente la propria<br />

vita, euro, ambizioni, droghe, pizzo, tangenti,<br />

rimborsi elettorali, ruberie vari e<br />

altre porcate, una società in cui si possa<br />

essere - come ci insegna Peppino -<br />

comunisti e restare sempre rivoluzionari.


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Il verbale di un ispettore di polizia<br />

Andreotti, Trapani<br />

e i mafiosi<br />

“Il giorno 19.8.1985,<br />

in occasione di una visita<br />

a Mazara dell'on.<br />

Giulio Andreotti...”<br />

di Rino Giacalone<br />

Giulio Andreotti uscì dal processo<br />

istruito dalla Procura antimafia di Palermo<br />

con una sentenza di prescrizione.<br />

I suoi rapporti con l’associazione<br />

mafiosa per i giudici furono veri, e<br />

passavano per la provincia di Trapani.<br />

Episodi però che risalivano ad un periodo<br />

così antico rispetto alla celebrazione<br />

del processo che l’unico pronunciamento<br />

giudiziario possibile fu quello<br />

della prescrizione.<br />

“Il giorno 19.8.1985, in occasione di<br />

una visita a Mazara del Vallo dell’on.<br />

Giulio Andreotti, fui incaricato, dall’allora<br />

Dirigente del Commissariato di P.S. di<br />

Mazara del Vallo dott. Germanà, di sovraintendere<br />

al servizio d’ordine predisposto<br />

presso l’Hotel Hopps, ove il parlamentare<br />

doveva recarsi e pernottare.<br />

Era con me altro personale del Commissariato,<br />

tra cui ricordo l’Agente di<br />

P.S. Giorgio Mangiaracina. Il mio compito<br />

era di controllare le sale dell’albergo<br />

onde prevenire pericolo di attentati, nonché<br />

di controllare le persone che entravano,<br />

per verificare se non compivano<br />

qualche atto sospetto (come ad es. lasciare<br />

borse o bagagli in qualche sala). L’on.<br />

Andreotti, provenendo dal Consiglio Comunale,<br />

giunse all’Hotel Hopps ove tenne<br />

un breve discorso in una delle sale.<br />

Dopo di ciò, io notai, innanzi alla porta<br />

di una saletta dove si trovava un apparecchio<br />

televisivo, l’on. Andreotti, il Sindaco<br />

di Mazara Zaccaria, e un giovane che<br />

riconobbi in Manciaracina Andrea.<br />

Riconobbi il giovane perché l’avevo<br />

già visto in Commissariato e sapevo che<br />

era uno dei figli di Manciaracina Vito,<br />

quest’ultimo persona che sapevo essere<br />

agli arresti domiciliari. Ebbene, notai –<br />

come ho detto – i tre insieme, e vidi che<br />

Zaccaria presentava il giovane Manciaracina<br />

all’on. Andreotti, che gli strinse la<br />

mano.<br />

Ricordo che rimasi un po’ sorpreso di<br />

ciò, poiché pensai che l’on. Andreotti<br />

trattava cortesemente una persona del<br />

tipo di Manciaracina e magari poi a noi<br />

della polizia neanche ci guardava.<br />

Dopo la presentazione, l’on. Andreotti<br />

e Manciaracina Andrea entrarono nella<br />

saletta di cui ho detto, e chiusero la porta.<br />

Il sindaco Zaccaria rimase invece fuori<br />

della stanza, davanti alla porta chiusa,<br />

senza muoversi.<br />

Passarono circa dieci minuti, quindi, la<br />

porta si riaprì, il giovane Manciaracina<br />

uscì, e si introdusse nella stanza il sindaco<br />

Zaccaria che richiuse la porta dietro di<br />

sé. Io seguii il Manciaracina il quale si<br />

diresse verso l’uscita dell’Hotel, e andò<br />

via. Per quanto io ricordo, non vidi l’on.<br />

Andreotti intrattenersi a parlare con nessun<br />

altro, né in quella stanza, né altrove<br />

nell’albergo”.<br />

L'incontro con Mangiaracina<br />

Il verbale finito agli atti del processo<br />

contro il senatore a vita Giulio Andreotti<br />

è stato così reso da un ispettore di Polizia,<br />

Francesco Stramandino. Segna uno<br />

dei rapporti pericolosi che l’on. Andreotti<br />

nella sua carriera avrebbe avuto con la<br />

mafia. Il “bacio” con Riina è leggenda,<br />

l’incontro con Andrea Manciaracina è<br />

dato certo.<br />

In quel periodo a Mazara del Vallo trascorreva<br />

le sue “vacanze” proprio Totò<br />

Riina, “protetto” dalla potente mafia mazarese<br />

e della quale Manciaracina, padre<br />

e figlio facevano parte.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 30<br />

L'”aggiustamento” del processo Rimi<br />

Antecedente al faccia a faccia mazarese<br />

vi è un altro episodio. Si tratta<br />

dell’”aggiustamento” del processo a carico<br />

degli alcamesi Vincenzo e Filippo<br />

Rimi celebratosi nei vari gradi di giudizio<br />

tra Roma e Perugia tra il 1968 ed il<br />

1979, per gli omicidi di Giovanni Giangreco,<br />

ucciso il 5 settembre 1960 a Villabate,<br />

nel palermitano e di Leale Lupo,<br />

ucciso il 30 gennaio 1962 a Palermo:<br />

questi era figlio di Serafina Battaglia la<br />

donna che nell’aula della Corte di Assise<br />

era andata ad accusare i sicari del figlio,<br />

ucciso perchè si dava da fare per cercare<br />

di vendicarsi dei killer del padre ucciso<br />

anni prima. Lui stesso era andato ad Alcamo<br />

per cercare i due Rimi ed ucciderli.<br />

Il racconto di Buscetta<br />

Il processo ai due Rimi si concluse a<br />

Roma il 13 febbraio 1979 con l’assoluzione<br />

di Filippo Rimi, il padre era uscito<br />

dal processo, Vincenzo Rimi era morto 4<br />

anni prima.<br />

Del processo aggiustato in favore dei<br />

Rimi per primo parlò Tommaso Buscetta,<br />

l’avvicinamento ad Andreotti sarebbe<br />

stato possibile grazie all’intervento di<br />

don Tano Badalamenti, cognato di Filippo<br />

Rimi, i due avrebbero discusso della<br />

cosa direttamente con Andreotti, a Roma,<br />

nel suo studio. Buscetta svela di averr saputo<br />

da Badalamenti che in quell’occasione<br />

Andreotti ebbe a dire a don Tano<br />

che “uomini come lui ce ne voleva uno<br />

per ogni strada di ogni città italiana”.<br />

I Rimi costituiscono da sempre uno dei<br />

riferimenti mafiosi più forti del trapanese.<br />

Il tentato golpe Borghese aveva previsto<br />

per i Rimi un ruolo preciso, la loro<br />

partecipazione per le cose che i pentiti<br />

hanno dettocome sentite dall’interno di<br />

Cosa Nostra era collegata proprio alla<br />

loro adesione al tentativo eversivo.


Il processo “Iside 2”<br />

“Badalamenti spingeva – confermò ai<br />

giudici il pentito Calderone - spingeva<br />

moltissimo, avrebbe fatto la qualunque,<br />

voleva risolvere questo processo in qualsiasi<br />

modo e in qualsiasi maniera, tutta<br />

Cosa Nostra si muoveva intorno al processo<br />

contro i Rimi.<br />

Non ci si ferma però qui. Sparpagliati<br />

qua e là ci sono altri episodi.<br />

Nel processo sulla loggia massonica<br />

Iside 2 scoperta a metà degli anni ’80 a<br />

Trapani, la loggia dove erano scritti mafiosi,<br />

politici, colletti bianchi, super burocrati,<br />

venne fuori la circostanza che per<br />

un periodo a controllare l’aeroporto di<br />

Trapani c’erano dei massoni, che si sarebbero<br />

fatti carico di fare scomparire alcuni<br />

piani di volo particolari, tra questi<br />

quelli relativi a missioni con aerei privati<br />

che Andreotti avrebbe fatto per giungere<br />

senza essere notato in Sicilia. Trapani per<br />

lui sarebbe stato un aeroporto sicuro.<br />

Le accuse del giudice Almerighi<br />

Il nome di Andreotti compare poi sullo<br />

sfondo della vicenda processuale relativa<br />

alla corruzione dell’ex pm di Trapani Antonio<br />

Costa.<br />

Nel processo contro il senatore a vita a<br />

Palermo un giorno andò a deporre un<br />

giudice, Mario Almerighi, che da Andreotti<br />

fu definito, per la testimonianza<br />

resa, «pazzo» e «falso teste».<br />

Almerighi infatti riferì dei contatti tra<br />

il senatore Andreotti e il presidente di<br />

Cassazione, Corrado Carnevale, svelò la<br />

confidenza ricevuta da un suo collega,<br />

Piero Casadei Monti, allora capo di gabinetto<br />

del ministro della Giustizia Virginio<br />

Rognoni. E il «segreto» svelato passava<br />

per l’indagine sul giudice Costa, arrestato<br />

nel 1985.<br />

Accadeva che la Cassazione, presidente<br />

Carnevale, accogliendo una richiesta<br />

www.isiciliani.it<br />

della difesa dell’ex pm Costa, fece celebrare<br />

il processo a Messina, sottraendolo<br />

alla competenza del Tribunale nisseno.<br />

La cosa portò il pm che indagava,<br />

Claudio Lo Curto, a fare un esposto al<br />

Csm e al ministro Rognoni. Ma tutto finì<br />

in archivio.<br />

Secondo la testimonianza di Almerighi,<br />

il Csm avrebbe insabbiato il «procedimento»,<br />

stando alle confidenze del<br />

capo di gabinetto del ministro, «per le<br />

pressioni di Andreotti» che all’esito di<br />

questa testimonianza rispose dandogli<br />

del pazzo. Almerighi querelò Andreotti<br />

per quelle dichiarazioni ingiuriose, e vinse<br />

la causa.<br />

Le indagini di Carlo Palermo<br />

Il nome di Andreotti compare poi nel<br />

racconto dell’ex pm Carlo Palermo, il<br />

magistrato sfuggito ad un attentato a Pizzolungo<br />

(Erice) il 2 aprile 1985.<br />

A Trapani era giunto dopo che era stato<br />

sollevato da indagini che conduceva da<br />

pm di Trento. Mentre era pm a Trento<br />

Carlo Palermo conduceva una indagine<br />

su traffici di armi e droga, su riciclaggio<br />

di denaro e su politici collusi e corrotti.<br />

Un'inchiesta molto scottante. Il 15 dicembre<br />

1983 da pm trentino andò alla<br />

Farnesina a Roma per sentire come teste<br />

l’allora ministro degli Esteri. Giulio Andreotti.<br />

Finita quell’attività partì per<br />

Brindisi dove doveva partecipare ad un<br />

convegno. All’arrivo in serata nella città<br />

pugliese trovò una chiamata del presidente<br />

del Tribunale di Trento che gli comunicava<br />

che il procuratore generale<br />

della Cassazione aveva minacciato la sua<br />

sospensione dal servizio per avere fatto<br />

una attività di indagine nei confronti di<br />

parlamentari senza autorizzazione.<br />

Fu il primo atto questo che lo avrebbe<br />

portato nel febbraio 1985 a prendere servizio<br />

alla Procura di Trapani e dove dopo<br />

40 giorni dall’insediamento trovò lungo<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 31<br />

“Carlo Palermo<br />

sopravvisse<br />

ma fu indotto<br />

a lasciare<br />

le indagini<br />

e la toga”<br />

la strada che ogni giorno percorreva una<br />

autobomba il cui timer fu azionato dalla<br />

mafia alcamese.<br />

Carlo Palermo si salvò, vennero stritolati<br />

dal tritolo Barbara Rizzo Asta ed i figlioletti<br />

della donna, Salvatore e Giuseppe,<br />

che in auto percorrevano la stessa<br />

strada. Carlo Palermo sopravvisse ma per<br />

lo Stato fu come fosse morto. Dapprima<br />

gli fu proposto di cambiare identità e lasciare<br />

l’Italia, al suo rifiuto fu fatto in<br />

modo che lasciasse la toga e le sue indagini.<br />

Il sostegno a Giammarinaro<br />

L’ultima presenza certa di Andreotti a<br />

Trapani risale al 1991, quando venne a<br />

sostenere un suo “figlioccio”, il salemitano<br />

Pino Giammarinaro, eletto alla Regione<br />

con 50 mila preferenze e qualche<br />

mese dopo costretto a fuggire dalla Sicilia<br />

per evitare l’arresto.<br />

Pochi anni addietro Andreotti partecipò<br />

ad una cena in Senato offerta da un consorzio<br />

ittico di Mazara. Apprezzò molto<br />

ciò che venne servito a fine cena commentò<br />

che una cena del genere l’avrebbe<br />

potuta fare solo tornando in Sicilia, a<br />

Mazara, ma considerato quello che gli<br />

era capitato (l’incontro col mafioso nel<br />

frattempo svelato dal processo di Palermo)<br />

aveva deciso di non tornarvi più.<br />

Sarà stato vero? Oramai oggi non può<br />

più sapersi, questo è l’ultimo e meno importante<br />

dei segreti che si è adesso portato<br />

nella tomba.


Michele Gambino<br />

Andreotti<br />

Il Papa nero<br />

Antibiografia<br />

del divo Giulio<br />

www.isiciliani.it<br />

Giulio Andreotti, detto anche il<br />

divo Giulio, Belzebù, il Papa nero, è<br />

il personaggio più longevo della<br />

storia italiana e al tempo stesso il<br />

più controverso. L’unico politico di<br />

statura nazionale di cui sono stati<br />

accertati i rapporti con la mafia<br />

almeno fino al 1980, ma anche<br />

l’amico sincero di molti pontefici e il<br />

generoso dispensatore di oboli agli<br />

orfani e alle vedove. Ascetico nei<br />

comportamenti ma capace di<br />

accumulare enormi quantità di fondi<br />

occulti per mantenere il potere. Nemico storico della sinistra, ma anche<br />

primo fautore di un governo appoggiato dai comunisti. Da Sindona a<br />

Moro, da Pecorelli a Dalla Chiesa, dai militari golpisti a Licio Gelli, dai<br />

palazzinari romani ai mafiosi siciliani, l’intera vita di Andreotti è costellata<br />

di delitti, di misteri, di nemici per bene e di amici impresentabili.<br />

Dal secondo dopoguerra all’era Berlusconi, Michele Gambino traccia un<br />

profilo del personaggio in larga parte inedito, ricostruendone, oltre alle<br />

vicende giudiziarie e storiche, la psicologia, la religiosità, i sentimenti e le<br />

pulsioni celate dietro la maschera di cera.<br />

Michele Gambino, giornalista, ha iniziato la carriera con “I <strong>Siciliani</strong>”,<br />

mensile fondato da Giuseppe Fava. Ha lavorato a lungo per il settimanale<br />

“Avvenimenti” occupandosi di malaffare politico e criminalità organizzata,<br />

è stato inviato e autore per molti programmi Rai e nel 1996 ha vinto il<br />

premio “Ilaria Alpi” per i suoi reportage dall’Afghanistan occupato dai<br />

Taliban. Con Manni ha pubblicato Orgogli e pregiudizi. Islam e Occidente<br />

dopo le Twin Towers (2001) e Il cavaliere<br />

B. (2001), biografia non autorizzata di<br />

Berlusconi. Attualmente è condirettore<br />

dell’agenzia televisiva “H24”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 32


Documenti<br />

Giustizia<br />

per Lea<br />

Milano. La Corte d'Ap-<br />

pello è riunita a giudicare<br />

gli assassini di<br />

Lea Garofalo, rapita e<br />

uccisa per essersi ribellata<br />

alla 'ndrangheta.<br />

In aula la <strong>giovani</strong>ssima<br />

figlia, Denise, a<br />

testimoniare contro gli<br />

assassini di sua madre.<br />

In aula e fuori, le ragazze<br />

e i ragazzi del<br />

presidio di Libera:<br />

“Non lasciamo Denise<br />

sola” è il tam-tam che<br />

da due mesi gira in tutte<br />

le scuole della città<br />

di Valerio Berra<br />

e Sara Manisera<br />

www.stampoantimafioso.it<br />

www.isiciliani.it<br />

ATTO I: LA CONFESSIONE<br />

13 aprile. L'udienza è finita. Gli avvocati<br />

si stanno togliendo le toghe, i giudici<br />

cominciano ad alzarsi e il pubblico già si<br />

avvia verso l'uscita. Dalla gabbia degli<br />

imputati si solleva una voce tremante, dal<br />

forte accento calabrese che chiede ai giudici<br />

di poter leggere un foglio che tiene<br />

stretto tra le mani.<br />

Sono le 14.30 di martedì 9 aprile e nel<br />

tribunale di Milano si sta per concludere<br />

la prima udienza del processo d'appello<br />

per il caso Lea Garofalo, la testimone di<br />

giustizia rapita e uccisa nel novembre<br />

2009. A parlare è Carlo Cosco, ex compagno<br />

della donna, uomo di 'ndrangheta e<br />

condannato con altri cinque imputati<br />

all'ergastolo per il suo omicidio. La presidente<br />

della corte, Anna Conforti, invita<br />

tutti i presenti a sedersi. Davanti al<br />

microfono Cosco comincia la sua dichiarazione<br />

spontanea. «Mi assumo la totale<br />

responsabilità per questo omicidio. Chiedo<br />

di poter vedere mia figlia che è sotto<br />

protezione. Da chi deve essere protetta?<br />

Io adoro mia figlia. Guai a chi la tocca. Io<br />

prego di avere un giorno il suo perdono».<br />

Il clima di terrore<br />

La figlia a cui si riferisce è Denise,<br />

classe 1991, una ragazza che ora vive sotto<br />

protezione per aver testimoniato contro<br />

chi ha ucciso sua madre. Anche lei è in<br />

aula. Nascosta da un paravento per proteggere<br />

la sua identità, Denise ha già dovuto<br />

raccontare nel primo processo il clima<br />

di terrore in cui viveva con la madre e<br />

nelle prossime udienze dovrà testimoniare<br />

ancora. Per sostenerla, per farle sapere<br />

che non è più sola, ci sono anche molti ragazzi<br />

di Libera, alcuni provenienti addirittura<br />

da Reggio Emilia. Per tutta l'udienza<br />

sono rimasti fra il pubblico, fianco a fianco<br />

con i parenti degli imputati.<br />

Questi sono stati gli ultimi atti di<br />

un'udienza iniziata verso le 9.30 con la<br />

lettura della sentenza del processo di primo<br />

grado, che risale al marzo 2012. Dopo<br />

questo atto formale, sono state avanzate le<br />

richieste da parte degli avvocati. Il Procuratore<br />

Generale Marcello Tatangelo,<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 33<br />

pubblico ministero alla corte d'Assise, ha<br />

richiesto che venga ascoltato come<br />

testimone Carmine Venturino. Si tratta<br />

di uno dei condannati in primo grado per<br />

il processo, che dal luglio 2012 ha<br />

cominciato a collaborare con la giustizia.<br />

Immobilke nella cella<br />

Venturino segue l'udienza dal carcere e<br />

la sua presenza è testimoniata da una telecamera<br />

predisposta nella sua cella. L'in-<br />

quadratura è fissa, l'uomo immobile, più<br />

che un filmato sembra un fermo immagine.<br />

Venturino chiede ai giudici: «Vorrei<br />

testimoniare in tribunale, non dalla mia<br />

cella. Se è possibile, se non ci sono rischi<br />

vorrei venire in prima persona a raccontare<br />

quello che è successo». Grazie alle informazioni<br />

da lui fornite, la magistratura<br />

sta ora indagando su un altro uomo coinvolto<br />

nell'omicidio, Damian Jancaza, un<br />

polacco vicino alla famiglia Cosco.<br />

Il Procuratore Generale richiede l'acquisizione<br />

dei sopralluoghi avvenuti dove si<br />

è consumato il delitto, fra cui il magazzino<br />

di Crivaro, dove sono stati trovati i resti<br />

della donna. L'avvocato di Denise Cosco,<br />

Enza Rando ha invece chiesto<br />

l'acquisizione di due denunce, che provano<br />

il furto e l'incendio dell'auto di Lea<br />

Garofalo. Avvenuti nel 2002, questi due<br />

fatti insieme al tentativo di sequestro avvenuto<br />

a Campobasso nel 2009 evidenziano<br />

quanto il rapimento della donna sia<br />

stato ben meditato e preparato da molto<br />

tempo. Gli avvocati che difendono gli imputati<br />

hanno invece proclamato ancora<br />

una volta la totale innocenza dei clienti.<br />

Alla luce di queste informazioni, le dichiarazioni<br />

fatte da Carlo Cosco al termine<br />

del processo, appaiono tutt'altro che<br />

spontanee. Più che un reale pentimento<br />

sembra una strategia difensiva in due direzioni:<br />

tentare di assumersi totalmente la<br />

colpa del delitto, scagionando così i fratelli<br />

Vito e Giuseppe; e rimarcare il proprio<br />

amore paterno – per una una ragazza<br />

di cui ha ucciso la madre - nel tentativo di<br />

mostrare un lato umano ai giudici e forse<br />

anche quella di far crollare la figlia, portandola<br />

a ritirare la sua fondamentale testimonianza.


LA VERSIONE DI VENTURINO<br />

20 aprile. Separato da un paravento<br />

bianco da coloro che «per tre anni sono<br />

stati – così come li ha definiti – la mia famiglia»,<br />

Carmine Venturino, collaboratore<br />

di giustizia dal 31 luglio 2012, si è<br />

trovato nel secondo giorno di udienza del<br />

processo di secondo grado per la morte<br />

di Lea Garofalo a dover confermare le<br />

dichiarazioni fatte nei mesi scorsi al pubblico<br />

ministero e ad autoaccusarsi del<br />

concorso all’omicidio della madre della<br />

ragazza che lui stesso dice di amare.<br />

Il 10 aprile dichiara dunque davanti alla<br />

corte d’Assise del Tribunale di Milano:<br />

«È una scelta d’amore per Denise perché<br />

deve sapere come sono andate le cose<br />

sull’omicidio di sua madre». Con queste<br />

parole Carmine Venturino, nato a Crotone<br />

nel 1987 da una famiglia di incensurati,<br />

inizia la ricostruzione di tutte le fasi di organizzazione<br />

dell’omicidio di Lea Garofalo;<br />

dal progetto sventato a Campobasso<br />

nel <strong>maggio</strong> del 2009 fino al giorno, il 24<br />

novembre 2009, in cui la donna viene rapita,<br />

torturata e uccisa. Strangolata con un<br />

nastro floreale delle tende dell’appartamento<br />

di Via Fioravanti, il cadavere messo<br />

in uno scatolone e alla fine trasportata<br />

in un garage. Lì l’ordine di Carlo Cosco:<br />

«La dovete carbonizzare».<br />

“La dovete carbonizzare”<br />

Poche parole quelle dell’ex compagno<br />

della donna ma soprattutto poche domande,<br />

afferma Venturino: «Non si fanno domande<br />

nella ‘ndrangheta, significherebbe<br />

poca serietà; l’unico commento di Carlo<br />

Cosco è stato ‘la bastarda se n’era accorta’».<br />

Il collaboratore poi prosegue il suo<br />

agghiacciante racconto sulla distruzione<br />

del cadavere di Lea Garofalo: «Apriamo<br />

lo scatolone e rovesciamo il corpo a testa<br />

in giù nella benzina; si intravedevano solo<br />

le scarpe. Poi abbiamo buttato la benzina<br />

ma il cadavere bruciava lentamente, così<br />

mentre il corpo bruciava venivano spaccate<br />

le ossa con un badile. Ciò che rimaneva<br />

l’abbiamo messo in una borsa e coperto<br />

da una lamiera».<br />

www.isiciliani.it<br />

Continua poi la sua ricostruzione, raccontando<br />

alla corte il recupero degli abiti<br />

sporchi di sangue di Carlo Cosco, nascosti<br />

vicino al cimitero monumentale e recuperati<br />

da Rosario Curcio perché “erano<br />

firmati”. Dettagli che lasciano intravedere<br />

lo scenario ‘ndranghetista dentro il quale<br />

si è consumato il terribile omicidio: «Lui<br />

doveva ammazzare la compagna per le regole<br />

della ‘ndrangheta; io non sono un affiliato,<br />

sono un contrasto onorato, ho preso<br />

parte a questo disegno criminoso perché<br />

facevo parte della famiglia, in quanto<br />

spacciavo per loro e quindi dovevo loro<br />

dei soldi; non potevo dire di no; a Pagliarelle<br />

non si muove una foglia che i Cosco<br />

non voglia».<br />

“Le regole della 'ndrangheta”<br />

E sulla dichiarazione spontanea rilasciata<br />

da Carlo Cosco il 9 aprile, alla fine<br />

della prima udienza, Carmine Venturino<br />

dichiara: «Secondo Carlo Cosco si doveva<br />

dovevano uccidere anche Denise; nel processo<br />

di primo grado c’è stato un episodio<br />

in cui l’avvocato ha mostrato delle fotografie<br />

rimaste appoggiate sul banco della<br />

difesa e Carlo Cosco quando le ha viste ha<br />

detto, ‘ancora davanti a me la metti questa<br />

puttana’».<br />

Carmine Venturino ha dovuto riportare<br />

tutto quello che ha detto anche nel corso<br />

della terza udienza, tenutasi venerdì 11<br />

aprile. In questa giornata la corte ha ascoltato<br />

anche altri due testimoni, che hanno<br />

definito meglio l’ambiente malavitoso in<br />

cui si è consumato l’omicidio di Lea.<br />

L’udienza si è aperta con il contro esame<br />

da parte degli avvocati difensori, in<br />

primo luogo il legale diCarlo Cosco, Daniele<br />

Sussman Steinberg. La <strong>maggio</strong>r<br />

parte delle domande era mirata ad un unico<br />

tema: la ‘ndrangheta. Sussman ha cercato<br />

di far cadere le informazioni che<br />

Venturino aveva rilasciato riguardo a<br />

quell’ambiente malavitoso in cui operava<br />

Carlo Cosco. Incalzato dall’avvocato,<br />

Carmine Venturino dichiara le doti, i gradi<br />

di potere, che avevano i membri della famiglia<br />

Cosco. Giuseppe avrebbe il grado<br />

di sgarrista, Massimo di picciotto, Vito di<br />

camorrista e infine Carlo avrebbe la dote<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 34<br />

di Santa, facendo così parte della Società<br />

Maggiore. Con questa dichiarazione viene<br />

quindi sollevata l’ipotesi che non solo<br />

l’imputato sia vicino alla ‘ndrangheta, ma<br />

che ne ricopra una posizione di rilievo nei<br />

vertici. Certo davanti a lui ci sono altre<br />

doti, altri gradi, da raggiungere prima di<br />

arrivare in cima, ma comunque lui sarebbe<br />

un capo zona.<br />

“Carlo Cosco era il capo”<br />

Il collaboratore di giustizia ha quindi<br />

chiarito anche alcune dinamiche interne al<br />

gruppo degli imputati. «Carlo Cosco era il<br />

capo. Rosario Curcio era uno dei suoi<br />

soldati. Suo fratello Giuseppe invece era<br />

quello più indipendente della famiglia, si<br />

occupa dello spaccio di droga». Per quanto<br />

riguarda poi la sera dell’omicidio, Venturino<br />

afferma ancora l’estraneità dei fatti<br />

per Massimo Sabatino, mentre a Giuseppe<br />

Cosco attribuisce solo un ruolo organizzativo.<br />

«Carlo non è che abbia tutto<br />

questo cervello, a preparare tutto quanto,<br />

per me può essere stato solo Giuseppe».<br />

Sembra infine che Rosario Curcio fosse<br />

già sulla lista nera dei Cosco, colpevoli di<br />

averli insultati in pubblico.<br />

«I Cosco avevano aperto un’impresa<br />

edile, la Olimpia srl, che si occupava di<br />

cartongesso. Avevano fatto diversi lavori<br />

in giro, per esempio a Desio o Buccinasco.<br />

Nella ditta c’era anche Curcio, ma lui<br />

non aveva preso nemmeno un euro per<br />

tutte queste opere. Una sera allora, dopo<br />

che si era ubriacato, aveva insultato i Cosco<br />

in mezzo al cortile, apertamente. Da<br />

quel momento Carlo ha sempre avuto<br />

l’idea di ucciderlo».<br />

Venturino non ha risposto a tutte le domande,<br />

spesso si è riservato di non parlare<br />

perché le informazioni richieste erano<br />

coperte da segreto istruttorio. L’ipotesi più<br />

probabile è che dalle sue dichiarazioni sia<br />

iniziato un altro procedimento penale, che<br />

riguarda invece l’usura, lo spaccio e tutte<br />

le altre attività criminali dei Cosco.<br />

Il processo è continuato poi con la deposizione<br />

di Giulio Buttarelli, tenente<br />

colonnello dei carabinieri, che ha riportato<br />

l’esito dei sopralluoghi fatti grazie alle indicazioni<br />

di Venturino.


Ha confermato il ritrovamento di una<br />

scheda sim distrutta e poi nascosta in una<br />

grata e ha dichiarato anche che dal suo appartamento<br />

mancava la corda di una tenda,<br />

quella usata per strangolare Lea.<br />

Il coraggio di Denise<br />

Ultima ad avvicinarsi al microfono è<br />

stata Denise. La ragazza si è mostrata subito<br />

decisa, disposta a rispondere a qualsiasi<br />

tipo di domanda le venisse rivolta.<br />

La sua testimonianza è stata breve, ha dovuto<br />

solo riconoscere dei gioielli che portava<br />

la madre il giorno della sua scomparsa.<br />

Questo piccolo esame è servito per<br />

identificare ancora il corpo di Lea Garofalo,<br />

dato che, per adesso, non si è ancora<br />

riusciti ad estrarre il suo Dna dai resti.<br />

Prima di andarsene Denise ha però voluto<br />

chiarire una cosa. Era stato detto infatti<br />

che lei aveva partecipato alla festa<br />

organizzata da suo padre Carlo in occasione<br />

del suo diciottesimo compleanno. Era<br />

il 4 dicembre del 2009, pochi giorni dopo<br />

la scomparsa di sua madre. «Io a quella<br />

festa non ci sono mai andata, non volevo<br />

neanche che la organizzasse. Mia madre<br />

era appena scomparsa. Io non avevo niente<br />

da festeggiare, forse gli altri sì».<br />

Tramite il suo legale, Carlo Cosco ha<br />

infine chiesto di poter testimoniare in au-<br />

la. Dopo essersi sempre dichiarato inno-<br />

cente fino alla prima udienza del processo<br />

di secondo grado, il principale imputato<br />

per la morte di Lea Garofalo si siederà per<br />

la seconda volta davanti ai giudici.<br />

www.isiciliani.it<br />

CARLO COSCO: “NDRANGHETA?<br />

IO NON LE APPARTENGO”<br />

25 aprile. La quarta udienza di secondo<br />

grado di giudizio per l’omicidio di Lea<br />

Garofalo si è aperta martedì 16 aprile<br />

<strong>2013</strong> con la testimonianza dei consulenti<br />

di medicina legale dell’università degli<br />

Studi di Milano. I periti hanno riportato<br />

alla Corte i risultati dei resti rinvenuti nel<br />

tombino indicato dal collaboratore di giustizia<br />

Carmine Venturino, tra via Canonica<br />

e Via Lomazzo; risultati che – nonostante<br />

le difficoltà ad identificare la donna<br />

- «sono coerenti con i racconti del Venturino»,<br />

afferma il perito. Il cadavere, infatti,<br />

bruciato ad altissime temperature, i cui<br />

resti sono stati meccanicamente frammentati<br />

in seguito alla combustione, è stato<br />

identificato grazie alle protesi dentarie<br />

comparate ad una lastra trovata dalla figlia<br />

Denise tra gli oggetti della madre.<br />

Dai dati scientifici dei consulenti tecnici<br />

si è poi passati all’interrogatorio di Carlo<br />

Cosco da parte del suo avvocato. Una difesa,<br />

quella di Daniele Sussman Steinberg,<br />

interamente costruita sull’amore di<br />

Carlo Cosco per la figlia Denise, sui difficili<br />

anni passati separati quando lui era in<br />

carcere, sulle sue preoccupazioni derivate<br />

dalla decisione di Lea Garofalo, all’epoca<br />

ventunenne, di trasferirsi a Bergamo con<br />

la figlia di quattro anni. Solo paure e ansie<br />

per la figlia Denise dunque. Tanto che, per<br />

punire la madre di sua figlia per un litigio<br />

con la suocera, Carlo Cosco ordina a Massimo<br />

Sabatino di recarsi a Campobasso –<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 35<br />

dove all’epoca vivevano le donne – per<br />

picchiare Lea Garofalo.<br />

«Non la volevo assolutamente uccidere,<br />

ma solo darle due schiaffi, per la storia di<br />

mia madre», chiosa l’imputato. Che rivela<br />

poi i dettagli dell’omicidio, indicando nelle<br />

ragioni che lo hanno portato a compiere<br />

quel gesto solo un raptus di follia scaturita<br />

dalle minacce di Lea di non fargli vedere<br />

più la figlia. «Mi ha detto brutte parole;<br />

che non mi faceva vedere mia figlia e<br />

queste cose qua; allora l’ho presa e l’ho<br />

sbattuta a terra. Se non mi sono consegnato<br />

subito è stato per paura di perdere<br />

mia figlia; il mio errore è stato quello».<br />

“Mai fatto parte di una 'ndrina”<br />

Raptus di follia e non omicidio premeditato<br />

collegato alla cultura mafiosa. «E’<br />

vero che fa parte di un’associazione criminale<br />

di stampo mafioso chiamata<br />

‘ndrangheta?», domanda Steiner all’imputato,<br />

«No, assolutamente no, mai fatto<br />

parte di una ‘ndrina».<br />

Con questo tentativo, la difesa ha così<br />

cercato di mostrare sotto una luce diversa,<br />

legata a dinamiche di amore tra padre e figlia,<br />

l’omicidio di Lea Garofalo. Nello<br />

stesso tempo viene screditata anche la deposizione<br />

di Carmine Venturino, che non<br />

è fondamentale solo per questo processo,<br />

ma potrebbe far aprire anche altri procedimenti<br />

penali, legati agli affari della famiglia<br />

Cosco. Insomma, il solito delitto passionale.<br />

La ‘ndrangheta? No, di quella<br />

nessuno fa parte.<br />

I PRESIDII DEGLI STUDENTI AL PROCESSO<br />

Non lasciamo sola Denise!<br />

Il 15, 16 e 21 <strong>maggio</strong> avranno luogo altre udienze del processo. Gli studenti<br />

antimafiosi fanno appello a tutte le ragazze e i ragazzi di Milano perché vengano in<br />

massa a testimoniare la loro solidarietà con Lea e Denise.<br />

Per partecipare, contattare i responsabili dei presidii nelle varie giornate:<br />

- per mercoledì 15: Lucia pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

- per giovedì 16: Arianna pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

- per martedì 21: Giulio pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

Per ogni altra informazione: Presidio <strong>giovani</strong> di Libera pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

oppure Redazione di Stampoantimafioso redazione@stampoantimafioso.it


Qua in periferia come<br />

al centro, la crisi non è<br />

arrivata per caso...<br />

di Rino Giacalone<br />

E’ il mondo moderno, ragazzi. Stiamo<br />

combattendo una guerra in Europa, ma<br />

non tutti ce ne rendiamo conto. Non ci<br />

sono palazzi sfondati dalle bombe, ma<br />

ci sono intere classe sociali distrutte.<br />

Chi sostiene che lo spread è stata una<br />

invenzione per far dimettere Berlusconi,<br />

chi che la crisi serve a fare il Governo<br />

dell’”inciucio”, pardon, “di servizio”<br />

come lo chiama il <strong>giovani</strong>ssimo presidente<br />

del Consiglio Enrico Letta.<br />

Come una guerra<br />

E’ guerra invece, se è vero com'è vero<br />

che ci sono famiglie che non arrivano alla<br />

fine del mese, sono lavoratori che da un<br />

giorno all’altro si trovano senza lavoro,<br />

gente che in preda a sconforto uccide e si<br />

uccide. Non c’è bisogno di sentircelo dire<br />

che siamo ancora in fondo al tunnel, guardando<br />

a quelle che accade nelle periferie<br />

del Paese, a Trapani per esempio, dove un<br />

esercito di precari, anche donne e uomini<br />

ultracinquantenni, si trova a inseguire<br />

un'assunzione qualunque, dove ci sono<br />

operai che occupano palazzi delle istituzioni,<br />

e <strong>giovani</strong> che ogni giorno lasciano<br />

questa terra per cercare fortuna altrove,<br />

come negli anni bui del dopoguerra.<br />

Certamente tutto questo non è avvenuto<br />

perché si sono mossi autonomamente i<br />

grandi eserciti dell’economia internazionale,<br />

ma perché c’è stata una politica, ci<br />

sono stati Governi che hanno colpito da<br />

dentro il Paese. A Roma come a Trapani.<br />

Le “mazzette” hanno mosso la politica.<br />

Ma nessuno, dei politici della casta, se lo<br />

vuol sentire dire.<br />

www.isiciliani.it<br />

Trapani<br />

La miseria<br />

e le mazzette<br />

La magistratura scopre appalti truccati,<br />

opere mal costruite, senatori - come il trapanese<br />

pidiellino-berlusconiano Tonino<br />

D’Alì - che a leggere le intercettazioni<br />

avrebbe assicurato grandi appalti a questo<br />

e a quello, e nessuno - a cominciare dai<br />

presunti avversari - si è mostrato capace<br />

di dire qualcosa.. Non “qualcosa di sinistra”<br />

alla Moretti, almeno qualcosa di<br />

buono per il Paese.<br />

“Bisogna convivere con la mafia”<br />

Restando a Trapani, di cose, malfatte, di<br />

cuis parlare ce ne sono parecchie. I risultati<br />

sono dinanzi agli occhi di tutti, il porto<br />

che doveva essere volano di sviluppo<br />

ha visto la crisi dei grandi cantieri navali.<br />

La petroliera che doveva costituire esempio<br />

tangibile di rilancio resta non consegnata<br />

al committente, per mesi qui si sono<br />

asserragliati gli operai che l’hanno costruita,<br />

licenziati su due piedi.<br />

La trasformazione del porto, fatta con<br />

fior di milioni (pubblici), è stata un'occasione<br />

di infiltrazione che la mafia non si è<br />

fatta sfuggire, e le conseguenze sono palesi.<br />

Ci sono banchine finanziate con 40<br />

milioni di euro, che dovevano essere<br />

pronte nel 2005 e invece oggi costituiscono<br />

una grande opera incompiuta.<br />

Nessuno si aspettava che quando tanti<br />

anni fa il ministro Pietro Lunardi auspicava<br />

che lo Stato sapesse convivere con la<br />

mafia, a Trapani si facessero le prove generali<br />

di questo “inciucio”. E quando Lunardi<br />

venne a vedere i lavori in corso al<br />

porto, accompagnato dai “potenti”, il senatore<br />

D’Alì, il sindaco Fazio, il prefetto<br />

Finazzo, praticamente fu come mettere il<br />

sigillo a quell’accordo.<br />

Trapani, città del sale e del vento, c’è<br />

scritto sui cartelloni di benvenuto nei punti<br />

d'ingresso della città. Trapani città silente,<br />

città della distensione, tanta distensione<br />

che forse nemmeno piacerebbe del<br />

tutto al presidente Napolitano che in questi<br />

giorni ha fatto tanto uso di questa parola,<br />

città dove la politica segue regie trasversali,<br />

dove non ci sono steccati se non<br />

quelli apparenti che servono solo a fare<br />

scena.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 36<br />

Corrotti da Cosa Nostra<br />

Uno scenario dove sparisce, per comparire<br />

solo nelle poche ore che seguono un<br />

blitz o un'operazione di sequestro e confisca,<br />

la perdurante latitanza del sanguinario<br />

boss mafioso Matteo Messina Denaro,<br />

il campiere dei borghesi trapanesi, l’interlocutore<br />

dei politici, il titolare di segreti<br />

inconfessabili sulla trattativa stato-mafia,<br />

il custode del papello di Totò Riina, lo<br />

stratega delle stragi, il colpevole delle<br />

bombe assassine di Firenze, Roma e Milano<br />

del 1993.<br />

Attorno a Matteo Messina Denaro si<br />

sono scoperte collusioni, funzionari pubblici<br />

corrotti da Cosa nostra che si arricchiva<br />

grazie al sostegno di politici, si sono<br />

sequestrati e confiscati beni e casseforti. E<br />

tutto questo è stato circondato da silenzi,<br />

o da apprezzamenti ipocriti alla magistratura<br />

e alle forze dell’ordine operanti. Poi<br />

tutto è continuato come sempre, l’area<br />

grigia della mafia ha proseguito a pulsare.<br />

Le condanne e le carriere<br />

Eppure, per citare i fatti più recenti, ci<br />

sono stati consiglieri provinciali arrestati<br />

e condannati, Sacco e Pellerito, consiglieri<br />

comunali, come tale Giuseppe Ruggirello,<br />

che si è scoperto si faceva corrompere<br />

in cambio anche di incontri a luci<br />

rosse, sindaci come quello di Valderice<br />

Camillo Iovino rimasti in carica sebbene<br />

condannati per favoreggiamento ad un<br />

imprenditore mafioso, consiglieri condannati<br />

per corruzione che, riabilitati, hanno<br />

fatto carriera come l’attuale presidente del<br />

Consiglio comunale di Trapani Peppe<br />

Bianco.<br />

Oggi a Trapani c’è una società che è costretta<br />

a inseguire i suoi bisogni che quando<br />

esauditi non suonano come un diritto<br />

riconosciuto ma come un favore concesso,<br />

e la malapolitica, come la mafia, con la<br />

mafia, ha bisogno per vivere di avere attorno<br />

gente allo stremo che chiede e che<br />

garantisce consenso sociale. E’ da questi<br />

scenari che bisogna fuggire via.


www.isiciliani.it<br />

Lombardia<br />

Chiude la sede Dia<br />

della Malpensa<br />

Era utile per l'Expo,<br />

dove diversi cantieri<br />

odorano di mafia, ma<br />

evidentemente la sicurezza<br />

e legalità<br />

dell'Expo non è stata<br />

giudicata una priorità<br />

di Roberto Nicolini<br />

www.stampoantimafioso.it<br />

La lotta alle infiltrazioni criminali in<br />

Expo “sarà una delle nostre ossessioni.<br />

Ovviamente lo faremo applicando le<br />

leggi, ma anche mettendoci qualcosa di<br />

più in termini di attenzione e<br />

impegno”.<br />

Diceva così il neo premier Enrico Letta<br />

pochi giorni fa, lasciando ben sperare.<br />

Ma a poche ore di distanza arriva un fatto<br />

per niente positivo: l’altro ieri il Nucleo<br />

Informativo della Direzione Investigativa<br />

Antimafia, dell’aeroporto di Malpensa<br />

viene chiuso.<br />

Stando a quanto riportato dal sindacato<br />

dei lavoratori di polizia della Cgil le motivazioni<br />

sarebbero da legare ad esigenze<br />

di ottimizzazione.<br />

Pochi giorni fa, per voce del suo segretario<br />

generale, Daniele Tissone, la Silp<br />

Cgil aveva denunciato l’irresponsabilità<br />

dell’atto poiché non rappresenta altro che<br />

“un segnale decisamente negativo nella<br />

lotta contro la criminalita’ organizzata”.<br />

Lo stesso sgomento è arrivato anche<br />

dal sindacato Siulp legato alla Cisl che,<br />

inoltre, in un comunicato stampa ha richiamato<br />

una nota del direttore della<br />

DIA, del 12 gennaio 2012, nella quale si<br />

sosteneva l’importanza del mantenimento<br />

del Nucleo Informativo proprio in vista<br />

di Expo.<br />

Uno scenario preoccupante<br />

I lavori di Expo procedono a rilento<br />

mentre la criminalità avanza infiltrandosi<br />

sempre più. Due cantieri sono nel mirino<br />

della magistratura e un’azienda, la Ventura<br />

Spa, è già stata estromessa dai lavori<br />

di Expo perché avrebbe intrattenuto rapporti<br />

con la cosca mafiosa di Barcellona<br />

Pozzo di Gotto, e altre imprese sono sotto<br />

inchiesta.<br />

È in questo scenario che si inserisce la<br />

chiusura della sede operativa della Dia<br />

nell’aeroporto di Malpensa, luogo che,<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 37<br />

vista la vicinanza alla zona dove sorgerà<br />

Expo, sarà destinato a diventare uno dei<br />

punti di snodo principali per l’evento.<br />

Oltre a questa vicinanza, Malpensa è<br />

situata nel varesotto, una zona non certo<br />

immune dalla presenza della criminalità<br />

organizzata e nella quale è stata dimostrata<br />

la presenza attiva di locali di<br />

‘ndrangheta in due comuni limitrofi<br />

all’aeroporto, Busto Arsizio e Lonate<br />

Pozzolo, quest’ultimo adiacente all’aeroporto.<br />

Fatti, non parole<br />

Se il governo Letta è davvero intenzionato<br />

a mantenere alta l’attenzione sulle<br />

infiltrazioni criminali in Expo, dia un segnale<br />

concreto e operi affinche il Nucleo<br />

Informativo sia ripristinato.<br />

Appelli al Ministero degli Interni sono<br />

stati presentati sia dal livello locale, in<br />

maniera congiunta da Gabriele Ghezzi,<br />

vice presidente della commissione sicurezza<br />

del Comune di Milano e da David<br />

Gentili, presidente della Commissione<br />

Antimafia del Comune di Milano, sia a<br />

livello nazionale, da Emanuele Fiano capogruppo<br />

Pd in commissione Affari Costituzionali<br />

della Camera.<br />

Il governo deve rispondere e agire per<br />

tener fede alle parole pronunciate pochi<br />

giorni fa dal Primo Ministro. Come ha<br />

scritto Giulio Cavalli sul suo blog, non<br />

bisogna passare “dalla mafia che non esiste<br />

all’antimafia che chiude”.


www.isiciliani.it<br />

Cosa Nostra<br />

Un “saggio” guida<br />

le cosche provinciali<br />

palermitane<br />

Partinico e San Giuseppe<br />

Jato riunite in<br />

un unico mandamento,<br />

quello di Camporeale<br />

di Aaron Pettinari<br />

www.antimafiaduemila.com<br />

L'unione fa la forza. Devono aver<br />

pensato questo le famiglie mafiose di<br />

Partinico e San Giuseppe Jato, negli ultimi<br />

anni colpite duramente da una serie<br />

di operazioni da parte delle forze<br />

dell'ordine.<br />

L'ultima di queste, avvenuta lo scorso<br />

aprile, ha portato all'arresto di 37 persone<br />

permettendo di smantellare il nuovo “supermandamento”<br />

di Camporeale, sorto<br />

dalla fusione dei due mandamenti storici.<br />

Le indagini, condotte dai Pm della Dda<br />

Francesco Del Bene, Sergio De Montis e<br />

Daniele Paci, hanno ben edivenziato<br />

l'opera di rifondazione da parte di Cosa<br />

Nostra per riorganizzare le proprie fila.<br />

L'uomo designato per il “rinnovamento”<br />

era Antonino Sciortino, 51enne allevatore<br />

di Camporeale, tornato in libertà nel 2011<br />

dopo essere stato condannato per mafia e<br />

detenuto al carcere duro per dodici anni.<br />

Un tempo infinito in cui non ha mai risposto<br />

ad una domanda postagli dai magistrati.<br />

Una nomina non frutto dell'improvvisazione<br />

visti gli stetti legami avuti sia con i<br />

capi indscussi del mandamento di Partinico,<br />

Leonardo e Vito Vitale, che con il capomafia<br />

di Altofonte, Domenico Raccuglia,<br />

arrestato il 15 novembre 2009.<br />

Una volta libero, seppur limitato negli<br />

spostamenti a causa delle prescrizioni e<br />

delle limitazioni imposte dalla misura di<br />

prevenzione personale della Sorveglianza<br />

Speciale, si è subito adoperato per il riassetto<br />

del territorio prendendo in mano le<br />

redini del comando, riservandosi un ruolo<br />

di supervisore, una sorta di “saggio” a cui<br />

erano tenuti a dar conti i “delegati” alla<br />

direzione sul territorio, Salvatore Mulé a<br />

San Giuseppe Jato e Giuseppe Speciale,<br />

genero di Vito Vitale, a Partinico.<br />

Un riassetto necessario nel cuore della<br />

Sicilia Occidentale che riveste una grande<br />

importanza, soprattutto economica,<br />

all'interno di Cosa Nostra. E in cinque<br />

mesi il nuovo mandamento diventa realtà.<br />

Il primo intervento è stato proprio quello<br />

di dare una nuova collocazione alle famigie<br />

mafiose di Monreale ed Altofonte,<br />

transitate nel frattempo sotto Villagrazia e<br />

Santa Maria di Gesù di Palermo. Lo stesso<br />

è valso per quelle di Montelepre e Girdinello,<br />

in quel periodo subordinate a San<br />

Giuseppe Jato rispetto all’assetto tradizionale<br />

nel mandamento di Partinico. A parlarne<br />

gli stessi boss in un'intercettazione<br />

ambientale in cui veniva evidenziato il<br />

ruolo apicale di Sciortino, appena pochi<br />

giorni dopo la scarcerazione. “I tempi<br />

cambiano” diceva Giuseppe Libranti,<br />

esponente della famiglia mafiosa di Monreale,<br />

al cugino Francesco Vassallo. E riferito<br />

a Sciortino raccontava: “ha fatto tre<br />

ore sempre a discutere lui, no però... come<br />

discutiamo noialtri!Non ti dico quando ha<br />

finito il discorso metteva l'accento, ma ti<br />

faceva capire che già là era finito e ne iniziava<br />

un'altro, finiva e ne iniziava<br />

un'altro, finiva e ne iniziava un altro!...<br />

Un cretino solo non poteva capire... tu<br />

vedi … quattro, cinque, quanti minchia<br />

erano, nessuno ha parlato!... (ride) no...<br />

passiamo al cambio, cominciava e finiva,<br />

cominciava un'altro e finiva... dalle dieci<br />

all'una e un quarto, l'una e venti che erano<br />

là... l'una e mezza, una cosa di questa!”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 38<br />

Per riorganizzarsi Cosa Nostra non aveva<br />

lasciato nulla al caso ed anzi aveva<br />

puntato ancora una volta sulla forte tradizione,<br />

come la “punciuta”, con cui venivano<br />

affiliate le nuove reclute. Una mafia<br />

che, oltre a fare affari (in particolare<br />

estorsioni e controllo nella gestione dei<br />

confini delle terre), non aveva neanche<br />

paura di tornare ad uccidere. Tra gli elementi<br />

raccolti anche un caso di “lupara<br />

bianca” con tanto di frase registrata dalle<br />

microspie degli inquirenti (“Pigliami due,<br />

tre lacci. Due tre lacci puliti prendimi”). E<br />

sarebbero stati quelli i lacci utilizzatti per<br />

uccidere Giuseppe Billitterri, scomparsi<br />

mesi fa dopo che, è l'ipotesi degli inquirenti,<br />

si era messo di traverso all'azione<br />

del nuovo capomafia.<br />

Il rapporto mafia-politica<br />

Affari, racket e appalti. Cosa nostra riparte<br />

e come sempre non manca il legame<br />

con la politica. Tra gli arrestati spicca il<br />

nome del sindaco di Montelepre, il paese<br />

noto ai più per aver dato i natali al bandito<br />

Salvatore Giuliano, Giacomo Tinervia, ex<br />

Grande Sud di Micciché, alle ultime regionali<br />

siciliane candidato con Fli. L'accusa<br />

contro di lui è di estorsione e concussione<br />

e ad incastrarlo vi sarebbero le intercettazioni.<br />

Gli inquirenti, che seguivano<br />

i passi del capomafaia del paese Giuseppe<br />

Lombardo, hanno registrato un dialogo<br />

in cui il boss ha raccontato un episodio<br />

riguardante una mazzetta intascata<br />

dallo stesso sindaco. “Che è Giacomino?<br />

Quanto ti sei fottuto? - ricordava - Minchia<br />

ma io… Quanto ti sei fottuto tu?<br />

Dice, ma che c’entra. Giacomino, allora<br />

non lo hai capito, quanto ti sei fottuto tu?<br />

Giusè, dice, che in tutto il lavoro mi può<br />

dare sei, settemila euro? Ah, lo hai messo<br />

a posto tu? Ma che c’entra, io poi te li facevo<br />

avere. Giacomino, me li facevi avere<br />

che? Gli ho detto, duemila euro? Dice,


quelli che restavano. Quelli che restavano?<br />

Gli ho detto, ventimila euro voglio”.<br />

E dopo quell'incontro il sindaco avrebbe<br />

fatto da intermediario con l’imprenditore,<br />

per non scontentare Cosa nostra, che dovette<br />

così pagare 20mila euro come “pizzo”.<br />

Soldi che si erano aggiunti ai 7mila<br />

euro già intascati dal primo cittadino.<br />

Ma i legami con la politica si sviluppano<br />

anche nel piccolo comune di Giardinello<br />

con i boss che festeggiano l'elezione<br />

a sindaco di Giovanni Geloso. “Vedi che<br />

noialtri abbiamo fatto un figurone. Il botto<br />

noialtri lo abbiamo fatto, no loro” commenta<br />

al telefono con la propria amante il<br />

capomafia Giuseppe Abbate. Un capomafia,<br />

sì, strafottente e sicuro di sé tanto da<br />

lasciare più volte il telefono aperto con la<br />

sua donna, mentre parlava con i propri sodali<br />

o con alcuni politici locali.<br />

Come quando il boss rimproverò il consigliere<br />

comunale Vito Donato perchè<br />

aveva discusso dello spostamento di un<br />

candidato da una lista all'altra senza interpellarlo:<br />

“Vedi che si muore Vitù, la politica<br />

non si fa così, la politica noialtri la<br />

dobbiamo fare giusta, precisa”. In un altro<br />

dialogo con l'amante commentava poi la<br />

richiesta di aiuto di un altro candidato sindaco,<br />

Marcello Bommarito, mentre il primo<br />

cittadino uscente di Giardinello, Salvatore<br />

Polizzi, chiese aiuto per il figlio,<br />

candidato consigliere.<br />

Nell'operazione è stata anche sequestrata<br />

una impresa edile, riconducibile a Lucido<br />

Libranti, che ha permesso alla famiglia<br />

di far muovere grossi flussi economici,<br />

garantendo il monopolio degli appalti in<br />

tutto il territorio monrealese e l'assunzione<br />

di personale indicato nelle altre imprese.<br />

Come se non bastasse, secondo quanto<br />

emerso dalle intercettazioni, fra le azioni<br />

promosse dalla cosca ci sarebbero anche<br />

quattro distinti furti di bestiame.<br />

Altro elemento importante raccolto durante<br />

le indagini è il legame sempre vivo<br />

con la mafia statuintense. Per ammettere<br />

www.isiciliani.it<br />

nei suoi ranghi un nuovo membro la famiglia<br />

mafiosa Gambino di New York pretendeva<br />

garanzie scritte dalle cosche siciliane.<br />

Così uno degli arrestati, Salvatore<br />

Lombardo, che da 20 anni viveva in America,<br />

era tornato in Italia con una lettera<br />

dei Gambino che chiedevano per iscritto<br />

alle famiglie palermitane garanzie sulla<br />

qualità di uomo d'onore di Lombardo e la<br />

conferma che questi fosse stato messo<br />

fuori dalla “famiglia” di Montelepre, requisito<br />

minimo per poter esser affiliato<br />

formalmente negli Usa. Prima di rispondere<br />

a tale lettera, Lombardo si è visto costretto<br />

a recarsi da Salvatore Mulè, l'unico<br />

che sul momento avrebbe potuto "certificare"<br />

tale autorizzazione.<br />

Secondo il procuratore capo di Palermo<br />

Francesco Messineo l'operazione “dimostra<br />

la perdurante presa di Cosa nostra<br />

sulle strutture politiche locali” e “conferma<br />

lo spiccatissimo interesse per le strutture<br />

comunali da cui può controllare gli<br />

appalti”. Inoltre l’indagine è “molto importante<br />

perché conferma la fortissima<br />

aspirazione di Cosa nostra ad accrescere<br />

la sua presa sul territorio, con l'intento dei<br />

boss di riorganizzare le strutture territoriali<br />

con l’eliminazione di due mandamenti:<br />

San Giuseppe Jato e Partinico, per formarne<br />

uno solo, Camporeale, cioè un Super<br />

Mandamento, questo per rafforzare le<br />

periferie rispetto al centro”.<br />

E proprio quest'ultimo aspetto non è da<br />

sottovalutare. Sono gli stessi boss Salvatore<br />

Mulé e Giuseppe Lo Voi, in un'intercettazione<br />

del marzo 2012, a sottolineare<br />

la forza della fusione: “Eh? Si… che questi<br />

sono passati qua… una potenza di questa<br />

maniera non c’è stata mai – dicono -<br />

Io non é che sono minchia che non ho capito<br />

che Partinico è passato a San Giuseppe!”.<br />

Segno di una nuova scalata al potere<br />

della Provincia verso Palermo? Indagini<br />

sono in corso, anche se gli stessi inquirenti<br />

non smentiscono che vi siano stati contatti.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 39<br />

“L'uomo<br />

di garanzia,<br />

l'unico<br />

a garantire<br />

i segreti”<br />

Messina-Denaro in libertà<br />

L'indagine sul mandamento di Camporeale,<br />

a quanto è dato sapere, non presenta<br />

particolari elementi a indicare contatti tra<br />

il “saggio” Sciortino e il superlatitante trapanese<br />

Matteo Messina Denaro. Ma appare<br />

improbabile che il boss di Castelvetrano<br />

fosse all'oscuro di questa operazione di<br />

riorganizzazione. Le operazioni degli ultimi<br />

anni, “Perseo” nel 2008 ed “Araba Fenice”<br />

del 2011 (quella del summit mafioso<br />

a Villa Pensabene nel mandamento di San<br />

Lorenzo-Tommaso Natale), hanno dimostrato<br />

come siano le stesse famiglie palermitane<br />

a ricercare il parere della Provincie,<br />

in particolare proprio quella trapanese.<br />

Messina Denaro non rappresenta solo<br />

“l'ultimo padrino” in libertà.<br />

E' dei giorni scorsi la denuncia rivelazione<br />

dell'attuale caposcorta di Di Matteo,<br />

il maresciallo Masi, che ha parlato di indagini<br />

bloccate o intralciate tra il 2001 e il<br />

2007 nel tentativo di catturare prima Bernardo<br />

Provenzano (arrestato nel 2006) e<br />

poi lo stesso boss di Castelvetrano.<br />

E' lui l'uomo di garanzia, capace di unire<br />

davvero le famiglie siciliane, a cui ci si<br />

affida per un parere ma anche per avere la<br />

“benedizione” sull'operato. Arrestati uno<br />

dopo l'altro Riina, Bagarella, Provenzano<br />

ed i Lo Piccolo, è sul boss trapanese che<br />

gravita la “guida” di Cosa nostra. Matteo<br />

Messina Denaro, custode di segreti inimmaginabili,<br />

è pronto a far suonare nuovamente<br />

il suono delle bombe nche ad uccidere<br />

i magistrati. L'avvertimento ricevuto<br />

da un “anonimo” da parte del pm della<br />

trattativa Nino Di Matteo, non lascia dubbi:<br />

“Amici romani di Matteo (Messina<br />

Denaro, ndr) hanno deciso di eliminare il<br />

pm Nino Di Matteo in questo momento di<br />

confusione istituzionale, per fermare<br />

questa deriva di ingovernabilità. Cosa<br />

Nostra ha dato il suo assenso, ma io non<br />

sono d'accordo”.


www.isiciliani.it<br />

Partinico<br />

Cronistoria di fuoco<br />

Fra Borgetto e Partinico<br />

– tradizionali domini<br />

di Cosa Nostra – trent'<br />

anni di guerra mafiosa<br />

per il controllo del territorio.<br />

La risposta<br />

della società civile<br />

di Pino Maniaci<br />

e Salvo Ognibene<br />

www.telejato.globalist.it<br />

Mentre Giuseppe Giambrone detto<br />

“U Stagnalisi” e Nicolò Salto da alcuni<br />

chiamato “Lazzaro” continuano a passeggiare<br />

per le vie del paese e le istituzioni<br />

portano con successo a termine<br />

l’operazione “Nuovo Mandamento”<br />

sgominando l’organizzazione criminale<br />

del nostro comprensorio in fase di costituzione<br />

e riportando nella patrie galere<br />

alcuni presunti affiliati.<br />

Noi di TeleJato continuiamo instancabilmente<br />

a chiedere agli imprenditori di<br />

Borgetto, Partinico ed altri paesi del comprensorio<br />

di non cedere ai ricatti della mafia,<br />

di non pagare il pizzo e soprattutto di<br />

denunciare ogni forma di estorsione alle<br />

forze dell’ordine.<br />

Agli imprenditori che continuano a pagare<br />

il pizzo, che partecipano negli appalti<br />

seguendo il protocollo di legalità “Accordo<br />

quadro Carlo Alberto Dalla Chiesa”<br />

stipulato il 12 luglio 2005 fra la Regione<br />

siciliana, il Ministero dell’interno, le Prefetture<br />

dell’Isola, l’Autorità di vigilanza<br />

sui contratti pubblici, l’INPS e l’INAIL,<br />

in cui si impegnano a collaborare con le<br />

forze di polizia, denunciando ogni tentativo<br />

di estorsione, intimidazione o condizionamento<br />

di natura criminale) chiediamo<br />

di denunciare, chi denuncia non è<br />

solo, noi di Telejato, insieme alle Associazioni<br />

Antiracket ed Antiusura Liber Jato,<br />

Libero Futuro e Addio Pizzo, siamo sempre<br />

pronti ad accompagnare in Questura e<br />

dai Carabinieri chi denuncia un estorsore,<br />

noi siamo disposti anche a firmare insieme<br />

alla vittime le denunce come accompagnatori<br />

solidali. Ai mafiosi diciamo che<br />

non abbiamo paura, ai mafiosi chiediamo<br />

di pentirsi e raccontare tutto il loro passato<br />

alle istituzioni, in particolar modo di far<br />

luce sugli omicidi del passato, al fine di<br />

far ritrovare i cadaveri delle persone<br />

scomparse nel tempo con il metodo della<br />

lupara bianca .<br />

Ma facciamo una cronistoria di tutti gli<br />

omicidi di mafia commessi tra Borgetto e<br />

Partinico a partire dal 1984.<br />

Lupara bianca a Borgetto<br />

Nel 1984 venne inghiottito dalla lupara<br />

bianca a Borgetto, Francesco Zuccarello,<br />

un giovane pregiudicato, di Borgetto,<br />

l’ultima persona che lo vide vivo, fu Vito<br />

Giambrone (fratello di Giuseppe Giambrone<br />

detto “U Stagnatisi”), Zuccarello<br />

infatti sali sulla sua auto e nessuno ebbe<br />

più notizie di lui. Per quella vicenda Vito<br />

Giambrone venne indagato nell’ambito<br />

della prima maxi inchiesta sulla mafia, assieme<br />

ad altri quaranta indagati indiziati<br />

ma in corte d’Assisi venne assolto per insufficienza<br />

di prove. Successivamente il<br />

Pentito Giovanni Mazzola di Montelepre<br />

lo tirò nuovamente in ballo, ma Vito<br />

Giambrone evitò l’arresto perchè per i fatti<br />

narrati dal collaboratore di giustizia era<br />

già stato assolto in via definitiva.<br />

Nel 1991 venne inghiottito dalla lupara<br />

bianca a Borgetto, Giuseppe Badalà di 34<br />

anni, i giornali dell’epoca scrissero che<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 40<br />

non era un mafioso ma frequentava persone<br />

vicine all’organizzazione. Un giovane<br />

assessore che in pochi anni aveva accumulato<br />

un bel po’ di denaro, un’auto di<br />

lusso e appartamenti alle porte di Borgetto.<br />

La famiglia sporse denuncia dopo 48<br />

ore. Il corpo non venne mai ritrovato.<br />

Corpo mai ritrovato<br />

Nel 1998 venne ucciso Salvatore Riina<br />

(omonimo del boss di Corleone), esecutori<br />

materiali del delitto, furono Michele<br />

Seidita e Francesco Salvatore Pezzino,<br />

che sparò a Riina, con una calibro 38 che<br />

Giusi Vitale consegnò al killer insieme<br />

con una bicicletta che servì a Pezzino, vestito<br />

con una tuta da ciclista con tanto di<br />

guanti bucati, per recarsi verso l’ abitazione<br />

della vittima che fu uccisa nel garage.<br />

«Chiesi a Pezzino e a Seidita – disse Giusi<br />

Vitale se preferivano una 7.65 o una calibro<br />

38. Pezzino mi rispose che gli avrebbe<br />

fatto piacere usare una calibro 38 perchè<br />

la 7.65 poteva incepparsi». La pistola venne<br />

procurata dalla stessa Vitale .<br />

«La consegnai a Seidita, che poi la dette<br />

a Pezzino – dichiarò al processo Giusi Vitale<br />

ai Pm della Dda di Palermo, Maurizio<br />

De Lucia e Francesco Del Bene – e andammo<br />

insieme nel mio garage dove recuperai<br />

anche la bicicletta. La pistola era<br />

nascosta in un soppalco tra la biancheria<br />

del mio bambino». Giusi Vitale all’epoca<br />

rese la testimonianza mentre era in collegamento<br />

il fratello, che l’ha ripudiò dopo<br />

essere venuto a conoscenza della sua collaborazione<br />

con la magistratura.<br />

«L’ordine di ucciderlo mi era stato dato<br />

da mio fratello durante un colloquio in<br />

carcere – disse la Vitale che scelse di pentirsi<br />

e collaborare per amore dei figli –<br />

Riina era vicino a Provenzano ed in paese<br />

(a Partinico) stava spargendo la voce che i<br />

Vitale non li rappresentava più nessuno.


La cosa, mi disse Leonardo, andava fatta<br />

altrimenti quelli l’avrebbero fatta a noi».<br />

“O lo fate o lo facciamo a voi”<br />

Nel 1998 in via Crocifisso a Borgetto<br />

venne ucciso Vito Giambrone (fratello di<br />

Giuseppe Giambrone detto “U Stagnalisi”)<br />

mentre usciva dalla carnezzeria Riina,<br />

lui non si accorse di nulla, i colpi gli<br />

furono sparati alla schiena ed il colpo di<br />

grazia alla tempia, il fratello Giuseppe era<br />

stato arrestato insieme a Vito Vitale qualche<br />

mese prima, e gli inquirenti ipotizzarono<br />

che Vito fu punito con la morte poiché<br />

voleva prendere il comando del paese<br />

in accordo con la famiglia dei Nania.<br />

Nel 1999 Francesco Paolo Alduino (in<br />

contrasto con il clan Vitale-Fardazza) e<br />

Roberto Rossello persero la vita all’interno<br />

del forno che gestivano, Salvatore Bagliesi<br />

aveva pedinato le vittime avvisando<br />

il gruppo di fuoco della loro posizione. A<br />

far fuoco con il fucile era stato Michele<br />

Sedita che successivamente divenne collaboratore<br />

di Giustizia. Salvatore Bagliesi<br />

dopo anni di latitanza venne arrestato a<br />

Partinico in via delle Capre nel 2009.<br />

Nel 2002 scomparve a Partinico, il meccanico<br />

Antonino Vitale. Si pensò da subito<br />

ad un omicidio per lupara bianca” perché<br />

la sua auto venne ritrovata bruciata.<br />

Vitale era stato arrestato per favoreggiamento<br />

nel ’98 (ma successivamente scagionato)<br />

perché era l ‘affittuario di una<br />

casa di campagna dove erano stati trovati<br />

i due latitanti, Nicolò Salto, considerato il<br />

braccio destro del capomafia Vito Vitale,<br />

e Giuseppe Lo Bianco, ricercato per un<br />

omicidio. Il corpo non è stato mai ritrovato.<br />

Nel 2005, il 24 di giugno, venne ucciso<br />

Mario Rappa, Imprenditore ed affiliato<br />

alla famiglia dei Vitale, I killers gli tesero<br />

un agguato in aperta campagna, freddan-<br />

www.isiciliani.it<br />

dolo con diversi colpi di pistola.. Il corpo<br />

venne rinvenuto a Grisì, nel territorio di<br />

Monreale.<br />

Nel 2005 venne ucciso a Partinico Maurizio<br />

Lo Iacono, figlio del capomafia<br />

Francesco in carcere da diverso tempo.<br />

Un solo colpo mortale giunse a bersaglio,<br />

solo dopo essere rimbalzato sulla portiera<br />

dell’auto da cui la vittima stava scendendo.<br />

L’ucciso era sorvegliato speciale sotto<br />

processo per associazione mafiosa<br />

Ex uomo di fiducia del capomafia Vito<br />

Vitale, dopo l’arresto di quest’ultimo si<br />

sarebbe alleato a Bernardo Provenzano.<br />

Gli inquirenti ipotizzarono che l’omicidio<br />

fu ordinato da Mimmo Raccuglia, alleato<br />

dei Vitale, che avrebbe così voluto dare<br />

un avvertimento a Provenzano e una risposta<br />

all”uccisione di Mario Rappa, del<br />

clan Vitale, ucciso a giugno dello stesso<br />

anno.<br />

Una fucilata al viso<br />

Nel 2007, il 19 <strong>maggio</strong>, scomparve Antonino<br />

Frisella, meccanico, alcuni giorni<br />

dopo in contrada Cicala a Partinico, un<br />

agricoltore ritrovò l’autovettura della vittima<br />

interamente bruciata. Il corpo non è<br />

mai stato ritrovato.<br />

Nel 2007, Giuseppe Lo Baido, venne<br />

ucciso da alcuni sicari che lo attendevano<br />

nei pressi dell’abitazione di proprietà nel<br />

territorio Partinico e, dopo avergli aperto<br />

lo sportello dell’auto dallo stesso guidata,<br />

gli spararono diversi colpi di pistola a<br />

bruciapelo. Venne freddato con un colpo<br />

di fucile in viso.<br />

Nel 2007, Antonino Giambrone, figlio<br />

di Vito Giambrone ucciso nel 1998, e nipote<br />

del odierno boss del paese Giuseppe<br />

Giambrone detto “U Stagnalisi” venne<br />

ammazzato all’interno dell’officina da lui<br />

gestita all’entrata di Borgetto, i killers a<br />

bordo di uno scooter con il volto coperto<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 41<br />

da casco, fecero irruzione nell’officina<br />

sorprendendolo ed attingendolo con 11<br />

colpi di pistola di cui 4 colpi al viso.<br />

Nel 2008, due killers sorpresero i due<br />

fratelli Giuseppe e Gianpaolo Riina vicino<br />

ad un Bar, a bordo di motocicletta e con il<br />

volto coperto e gli spararono diversi colpi<br />

di pistola esplosi a bruciapelo, nonostante<br />

un disperato tentativo di fuga da parte di<br />

entrambe le vittime. Giuseppe e Gianpaolo<br />

Riina erano figli di Salvatore Riina<br />

(omonimo del boss di Corleone Totò Riina)<br />

ucciso nel 1998 da Michele Sedita e<br />

Francesco Paolo Pezzino<br />

Nel 2008. Alcuni killer Tentarono di uccidere<br />

Nicolò Salto, odierno boss del paese.<br />

I killers lo attesero nei pressi della propria<br />

abitazione ubicata in Borgetto in contrada<br />

Carrubbella e, dopo essere entrati<br />

dal piazzale antistante, gli spararono 4<br />

colpi di pistola, di cui tre esplosi da un revolver,<br />

ferendolo gravemente.<br />

Ogniqualvolta viene effettuata una retata<br />

dai carabinieri, <strong>giovani</strong> leve di mafia<br />

cercano di riorganizzarsi.<br />

A loro noi di TeleJato vogliamo dire le<br />

seguenti parole: “Nun è strata chi spunta”.<br />

La mafia vi usa a suo piacimento e poi<br />

quando vi arrestano e buttano la chiave,<br />

nessuno vi pagherà l’avvocato, nessuno<br />

darà i soldi alle vostre famiglie per campare,<br />

sarete abbandonati e le vostre famiglie<br />

finiranno in mezzo ad una strada.<br />

“Nun è strata chi spunta”<br />

Oggi siamo sempre più convinti che la<br />

mafia è destinata a scomparire, la gente<br />

non ha più paura di denunciare, ed imprenditori<br />

una volta collusi hanno saltato<br />

la barricata passando dall’illegalità alla legalità<br />

iscrivendosi anche alle nascenti associazioni<br />

antiracket.<br />

Noi di TeleJato denunciamo e denunceremo<br />

sempre ogni forma d’illegalità.


www.isiciliani.it<br />

Sicilia<br />

Bruciata l’auto al sindaco<br />

anti-discarica<br />

Da anni Mario Foti,<br />

sindaco di Furnari nel<br />

messinese, è impegnato<br />

contro gli abusi e gli<br />

effetti della vicina discarica<br />

di Mazzarrà<br />

Sant’Andrea e gli interessi<br />

criminali legati al<br />

ciclo dei rifiuti<br />

di Carmelo Catania<br />

«Da mesi subisco delle minacce per le<br />

mie denunce contro gli affari delle cosche<br />

che ruotano attorno alla discarica<br />

di Mazzarrà Sant’Andrea che si trova<br />

vicino al mio comune».<br />

È la spiegazione che Mario Foti, avvocato,<br />

sindaco di Furnari nel messinese si<br />

dà per l’attentato incendiario che ha distrutto<br />

la notte del 16 aprile l’autovettura<br />

che utilizzava per i suoi spostamenti.<br />

SCHEDA<br />

MARIO FOTI<br />

Mario Foti, 57 anni, avvocato, dal 1984 al 1997 ha ricoperto la carica<br />

di consigliere comunale e anche di Presidente del Civico consesso furnarese.<br />

È stato eletto sindaco nelle elezioni amministrative indette anticipatamente<br />

nel novembre del 2011 dopo 18 mesi di commissariamento<br />

seguiti allo scioglimento per infiltrazione mafiosa degli organi amministrativi<br />

del Comune di Furnari nel dicembre del 2009. Tra il 2008 e il<br />

2010, le indagini condotte dal Ros e dalla Dda di Messina – da cui sono<br />

scaturiti i procedimenti denominati “Vivaio” e “Torrente” – in particolare le<br />

intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno dimostrato un pesante<br />

condizionamento del voto esercitato dal clan dei Mazzarroti sulle elezioni<br />

Pochi giorni prima aveva avuto sentore<br />

di un possibile attentato ai suoi danni (da<br />

una “strana” conversazione tra due<br />

persone casualmente ascoltata da una sua<br />

parente) e per sicurezza, aveva fatto<br />

installare diverse telecamere attorno alla<br />

sua abitazione e chiesto un intervento anche<br />

dei carabinieri per monitorare gli spostamenti<br />

sul territorio.<br />

I responsabili – tre <strong>giovani</strong> del luogo<br />

poco più che ventenni – sono stati subito<br />

individuati dai carabinieri proprio grazie<br />

alle riprese delle telecamere e alle dichiarazioni<br />

del sindaco e dei suoi familiari.<br />

Atto vandalico di balordi, o esecutori su<br />

mandato altrui? Ha colto nel segno Foti<br />

nel sostenere che sono state le sue denunce<br />

contro la discarica a scatenare la rappresaglia<br />

di certi ambienti criminali?<br />

C’entra la discarica?<br />

Una battaglia – quella contro la discarica<br />

e i connessi impianti industriali per i<br />

trattamento dei rifiuti attualmente in costruzione<br />

– che Mario Foti, porta avanti<br />

da tempo, ancora prima dell'elezione.<br />

Grazie anche alle sue denunce, la procura<br />

di Barcellona P.G. ha attivato diverse<br />

indagini sulla discarica riscontrando numerose<br />

anomalie gestionali e attualmente<br />

sono sotto processo l’attuale amministratore<br />

delegato di Tirrenoambiente Pino Innocenti<br />

e l’ex presidente della stessa società<br />

Nello Giambò – condannato in primo<br />

grado a 14 anni per concorso esterno<br />

in associazione mafiosa nel processo Vivaio<br />

alla mafia delle discariche.<br />

Al centro delle inchieste penali sono fi-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 42<br />

nite anche le strane modalità attraverso<br />

cui la Tirrenoambiente ha ottenuto le autorizzazioni<br />

a costruire l'impianto di produzione<br />

di energia elettrica dalla combustione<br />

di biogas – sequestrato dalla magistratura<br />

– e l'impianto fotovoltaico.<br />

“Difendo la salute dei furnaresi”<br />

Un’opposizione a tutto campo e in tutte<br />

le sedi istituzionali.<br />

Lo scorso 7 dicembre due sentenze del<br />

Tar di Catania – accogliendo il ricorso di<br />

alcuni privati cittadini furnaresi – hanno<br />

annullato i due decreti regionali del 2009<br />

con i quali si consentiva lʼampliamento<br />

della discarica, la realizzazione di un impianto<br />

di biostabilizzazione e quindi<br />

l’esercizio dell’attività di smaltimento rifiuti.<br />

Per i giudici amministrativi «Non è<br />

stato valutato, secondo le previsione di<br />

legge, lʼimpatto sulle popolazioni vicine<br />

dei cattivi odori. Non si è considerato che<br />

a pochi passi dalla discarica di Mazzarà<br />

esiste lʼabitato di Furnari».<br />

I “vizi formali”<br />

Il Cga di Palermo – in attesa di pronunciarsi<br />

sul merito – ha intanto accolto il ricorso<br />

di Tirrenoambiente e sospeso<br />

l’immediata esecutività delle sentenze. Ha<br />

prevalso la tesi, sostenuta dai legali di Tirrenoambiente,<br />

che deve prevalere l'interesse<br />

generale su eventuali vizi formali in<br />

quanto la discarica ha una funzione di<br />

pubblico servizio nelle emergenze igienico<br />

sanitarie di ben 78 comuni siciliani.<br />

amministrative nel Comune di Furnari nel <strong>maggio</strong> 2007, con una serie di<br />

appoggi elettorali che sarebbero stati messi in atto a favore del candidato<br />

Salvatore Lopes e a danno di Foti, sconfitto per soli 17 voti. Lopes<br />

una volta eletto avrebbe poi ricambiato gli esponenti del clan dando appalti<br />

per lavori pubblici e concessioni per l’apertura di attività commerciali.<br />

Il “patto” prevedeva la spartizione tra le imprese “amiche” delle somme<br />

urgenze affidate dopo l’alluvione del dicembre 2008 nei Comuni di<br />

Mazzarrà Sant’Andrea e Furnari. L’operazione Torrente, portò nel 2010<br />

all’arresto anche dell’ex sindaco furnarese Lopes, attualmente imputato<br />

per concorso esterno in associazione mafiosa nell’omonimo processo in<br />

corso presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) dove Foti<br />

oltre ad essersi costituito parte civile è anche uno dei principali testi<br />

dell’accusa.


Il sindaco si sta inoltre opponendo al<br />

progetto della stessa società (in fase di approvazione<br />

presso l’Arta) di ampliamento<br />

e completamento di un impianto di smaltimento<br />

dei percolati da discarica, ritenuto<br />

pericoloso per la salute «considerato che<br />

in quel luogo, a meno di 300 metri, esiste<br />

una riserva idrica protetta, i pozzi del Comune<br />

di Furnari utilizzati per il consumo<br />

umano e a circa un chilometro il mare con<br />

porti e strutture turistiche ed alberghiere».<br />

Un episodio a sé o una strategia?<br />

È legato all’attività amministrativa del<br />

sindaco – sembra che gli inquirenti stiano<br />

indagando in tal senso – oppure c’è un<br />

filo rosso che lega l’attentato a Foti con<br />

gli altri gravissimi episodi che in poche<br />

settimane hanno colpito un maresciallo<br />

dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona,<br />

il cronista della Gazzetta del Sud,<br />

Leonardo Orlando, l’imprenditore barcellonese<br />

Coppolino proprietario degli storici<br />

Magazzini Lea, ed un altro sindaco della<br />

zona tirrenica, Alessandro Portaro primo<br />

cittadino di Castroreale? Un “colpo di<br />

coda” dei “Barcellonesi” i cui vertici sono<br />

stati decapitati dalle ultime operazioni antimafia<br />

e dalle defezioni di alcuni dei<br />

principali esponenti del suo “gotha” che<br />

hanno deciso di collaborare con la giustizia?<br />

Di certo è inquietante la recrudescenza<br />

degli atti criminali ed intimidatori indice<br />

che sono saltati gli equilibri nel barcellonese.<br />

Per l’associazione antimafie “Rita<br />

Atria” «l’attentato intimidatorio che ha distrutto<br />

i “Magazzini Lea” di Barcellona<br />

certifica che siamo in “guerra”. Una guerra<br />

condotta a colpi di pistola, teste mozzate<br />

di animali, auto bruciate e, ora, l’incendio<br />

di ben quattro piani di un magazzino<br />

storico. Una “guerra” dichiarata da una<br />

criminalità organizzata che, persi, almeno<br />

momentaneamente, i propri riferimenti<br />

storici, tenta di riprendersi il territorio con<br />

il terrore».<br />

www.isiciliani.it<br />

Sicilia<br />

Antimafia in una<br />

piccola città<br />

A Falcone, non lontano<br />

da Furnari, intanto...<br />

di Rossana Chillemi<br />

«Micciché dice è stato un errore intitolare<br />

l'aeroporto di Palermo a Falcone<br />

e Borsellino, perché chi arriva in Sicilia<br />

si ricorda di essere in terra di mafia…<br />

No! Si ricorda piuttosto di essere in terra<br />

di antimafia!».<br />

La manifestazione “Venti di legalità democratica”,<br />

organizzata dall'associazione<br />

Un’altra storia a Falcone, piccolo centro<br />

della Messina tirrenica, è stata l’occasione<br />

di parlare dell’antimafia che parte dalla<br />

società civile e non più chiusa dietro le<br />

mura dei tribunali, un’azione sociale con<br />

cui ogni cittadino può eliminare dalla propria<br />

vita la minaccia del potere mafioso..<br />

Le due facce della mafia<br />

«La mafia ha due facce - dice Santo Laganà<br />

dell’Associazione Rita Atria - Quella<br />

impresentabile dei vari boss che si sono<br />

resi famosi per una serie di omicidi, e<br />

quella presentabile di coloro che frequentano<br />

i salotti borghesi. E' qui che occorre<br />

colpire: negli ambiti della politica, locale<br />

o nazionale, della finanza, nei settori che<br />

con le loro scelte condizionano la società.<br />

Se la mafia è questa, l'antimafia non può<br />

solo essere fatta di cortei, slogan o ricordi.<br />

È antimafia l’azione di denuncia verso i<br />

mafiosi, ma soprattutto verso i loro compari<br />

che non sono indicati come mafiosi<br />

dalla Giustizia».<br />

Oggi la denuncia non è più una questione<br />

di coraggio, ma forse d’intelligenza e<br />

ne è la prova l’esperienza di Giuseppe<br />

Scandurra, un imprenditore che ha reagito<br />

e che ne ha trascinato con sé altri, tessendo<br />

un percorso di reazione per chi li seguirà.<br />

«La risposta dello Stato deve essere<br />

sicuramente migliorata, però è anche vero<br />

che c’è gente che di fronte all’uccisione di<br />

un genitore non collabora, ma di fronte<br />

alla confisca di un bene, al sequestro di un<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 43<br />

bene decide di farlo. Anche noi dobbiamo<br />

collaborare affinché si cambi».<br />

Cambiare è possibile, basta evitare la<br />

zona grigia, quella in cui tutti sono complici<br />

ma nessuno appare esserlo, affiancando<br />

alla necessità di una politica trasparente<br />

quella di una collaborazione attiva<br />

della società, che deve avvenire attraverso<br />

un approccio culturale nuovo e la mobilitazione<br />

di idee, penetrando nelle coscienze<br />

della gente, indignandosi di fronte a chi<br />

fa affari con soggetti dalle posizioni discutibili,<br />

boicottando l'economia del malaffare.<br />

Azioni semplici ma efficaci se<br />

rese concrete da tutti e da ogni singolo cittadino.<br />

Semplici azioni da buon cittadino<br />

«Non sono obbligato ad entrare in quel<br />

negozio se so che il titolare è in odor di<br />

mafia, c è tanta altra scelta, basta prendere<br />

le distanze, scegliere da che parte stare».<br />

Non si può in ogni caso chiudere gli occhi<br />

di fronte al passato; questo nuovo vento<br />

di speranza che si respira innegabilmente,<br />

è sicuramente importante ma è la<br />

memoria, la capacità di ricordare che deve<br />

insegnare – soprattutto ai <strong>giovani</strong> – che il<br />

ricordo non può essere il confine ultimo<br />

di ciò che è stato. Ricordare sempre, parlarne,<br />

senza paura, come la madre di Attilio<br />

Manca: «Parlare di mafia non era possibile<br />

fino a qualche anno fa a Barcellona<br />

P.G. ma oggi, possiamo dire che le tre C,<br />

mi riferisco a Cassata, Canali e Cattafi,<br />

sono state estirpate e Barcellona ora è più<br />

libera».<br />

Un grande insegnamento la nostra società<br />

ha da percepire, un antidoto a questa<br />

cappa irrespirabile: il ricordo delle stragi,<br />

delle vittime cadute per mano mafiosa, la<br />

memoria che diventa maestra di una<br />

società malata e soggiogata dalle logiche<br />

dell’omertà e della connivenza, ma<br />

soprattutto il dovere che essa ha di<br />

risvegliarsi, d’ indignarsi, e di compiere<br />

l'abbraccio ad una legalità che parte dal<br />

basso, dalla coscienza dei cittadini, in un<br />

terra che per troppo tempo ha sopportato<br />

il fardello di essere conosciuta come terra<br />

di mafia.


Periferie/ Istanbul<br />

Le guerre<br />

”diverse”<br />

Parla un giovane curdo,<br />

che non può dire il<br />

suo nome. Parla di vite<br />

martoriate dalla violenza.<br />

In nome di un razzismo<br />

– turchi contro<br />

curdi – che forse è solo<br />

l'etichetta di un conflitto<br />

fra emarginazione e<br />

potere. Come qui da<br />

noi, nei nostri ghetti<br />

di Alessandro Romeo<br />

e Giovanni Caruso<br />

www.associazionegapa.org<br />

Le vie strette, i bambini che giocano<br />

in strada e gli anziani nei bar, le piccole<br />

botteghe colorate, le strade un po sporche<br />

animate da quella parte della società<br />

legata a lavori umili, alle scelte obbligate<br />

o precluse. Periferie.<br />

Halil è un giovane universitario, ha<br />

vent'anni poco più e tante idee in testa,<br />

come ogni suo coetaneo ha il sogno e la<br />

volontà di cambiare se non il mondo almeno<br />

il suo mondo. Halil vive la sua periferia<br />

due volte, in quanto circoscritta ad<br />

una zona vecchia e povera della città (ma<br />

piena di bellezza e di storia, come spesso<br />

accade anche nelle nostre “periferie del<br />

centro”), ed in quanto periferia dei diritti<br />

dei popoli. Perché Halil vive e studia ad<br />

Istanbul ed e’ di etnia curda, che in Turchia<br />

significa appartenere non solo una<br />

minoranza, ma ad una cultura in ostaggio.<br />

www.isiciliani.it<br />

“Spiegherò i problemi che il popolo<br />

Curdo ha qui in Turchia. Voglio parlare<br />

prima di tutto del passato e di come siamo<br />

arrivati a questa situazione. Quando guardiamo<br />

indietro vediamo i Curdi sotto una<br />

continua oppressione. La loro identità non<br />

riconosciuta”.<br />

Ci vuole parlare Halil della sua gente,<br />

quando diciamo di essere italiani, di<br />

essere interessati alle vicende curde è lui a<br />

chiederci di essere di ascoltato, vuole<br />

rilasciare un’intervista “politica”.<br />

“Il Governo cominciò una politica<br />

fascista discriminatoria. A causa di ciò<br />

molti <strong>giovani</strong> Curdi furono imprigionati e<br />

torturati. Questo diventò motivo per molti<br />

di spostarsi sulle montagne in gruppi e da<br />

lì combattere per mettere fine a questa<br />

tortura ed oppressione verso il proprio popolo.<br />

Cominciarono un offesa militare nominandosi<br />

partito PKK "Partiya Karkeren<br />

Kurdistan”, che in Turco significa Partito<br />

dei lavoratori Curdi”.<br />

Un'intervista “politica”<br />

Come hai detto molti <strong>giovani</strong> hanno deci-<br />

so di nascondersi sulle montagne del Kurdi-<br />

stan per iniziare una resistenza partigiana.<br />

Quali ideali hanno portato ad una decisione<br />

cosi’ difficile?<br />

“Il PKK cominciò l'offesa militare per<br />

liberare il proprio popolo, per la propria<br />

identità. Molte persone persero la vita.<br />

Curdi e Turchi morirono in questa guerra.<br />

Ma essendo una guerra, le persone muoiono<br />

da entrambe le parti. Il motivo di tutto<br />

questo è che i fascisti Turchi non vogliono<br />

accettare e riconoscere il popolo Curdo.<br />

Ma i Curdi arrivano dalla Mesopotamia,<br />

dalla loro terra. I Turchi vi hanno allargato<br />

i loro confini e colonizzato i Curdi che<br />

non accettano questa sottomissione e decidono<br />

di resistergli”.<br />

Credi che oggi, dopo tutte le morti da en-<br />

trambe le parti, abbia ancora senso una resi-<br />

stenza militare?<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 44<br />

“L'offesa militare non ha perso la sua<br />

importanza anche se i Curdi cercano di ottenere<br />

i loro diritti legalmente, democraticamente,<br />

lavorando anche diplomaticamente.<br />

Come fanno? Cominciarono in<br />

Turchia con il loro partito politico, prima<br />

HADEP, poi DTP ed oggi BDP. HADEP e<br />

DTP furono chiusi a causa delle oppressioni<br />

fasciste turche. Molte persone furono<br />

imprigionate, torturate ed alcune persero<br />

la vita. Ma nonostante tutto, oggi i Curdi<br />

sono più organizzati ed ancora continuano<br />

a combattere per i loro diritti in<br />

maniera diplomatica”.<br />

Cosa impedisce allora di trovare un punto<br />

di incontro, di pace, tra il popolo curdo e<br />

quello turco?<br />

“In migliaia hanno perso la vita. Per<br />

questo motivo, Curdi e Turchi oggi vogliono<br />

la pace. Ma alcuni non vogliono<br />

che questa pace avvenga. Forse è l'Iran o<br />

la Syria. Tre donne attiviste del PKK sono<br />

state uccise [il 10 Gennaio nei locali<br />

dell’Istituto curdo di Parigi], un massacro.<br />

Può essere stata la mano Turca, o Iraniana<br />

o Siriana.<br />

I Curdi oggi sono molti e organizzati e<br />

vivendo anche in questi paesi c'è la paura<br />

che possano muoversi bene anche lì. Può<br />

essere che il massacro delle tre attiviste<br />

sia stato fatto per prevenire questa pace.<br />

Noi Curdi la vogliamo la pace, e credo<br />

che anche i Turchi la vogliono. Sono sicuro<br />

che arriverà presto e che vivremo pacificamente<br />

insieme”.<br />

“Un giorno vivremo in pace insieme”<br />

La libertà di un popolo passa sicuramente<br />

dalla sua capacita’ di avere dei figli istruiti.<br />

Tu hai deciso di non limitarti al liceo e iscri-<br />

verti all’università’.<br />

“Essere uno studente è difficile perché<br />

studiare è possibile solo se hai soldi. Ciò<br />

crea ingiustizie e disuguaglianze. Una famiglia<br />

che lavora regolarmente non può<br />

educare i suoi figli come vorrebbe.


Quindi alcuni di loro interrompono lo<br />

studio per il lavoro, mentre quelli che<br />

continuano a studiare non riescono ad ottenere<br />

a scuola i loro diritti. I bambini di<br />

famiglia burjuva possono frequentare<br />

qualsiasi università vogliano, anche se<br />

non studiano, perché queste sono private.<br />

Gli studenti devono indossare un solo tipo<br />

di uniforme. Non siamo contro le uniformi<br />

ma vengono imposte come se fossero<br />

militari. In alcune università c'è la polizia<br />

che non vuole che gli studenti abbiano<br />

una propria visione ideologica e quindi li<br />

opprimono”.<br />

Polizia nelle università<br />

E della condizione delle donne curde cosa<br />

puoi dirci?<br />

“In Turchia le donne Turche e Curde<br />

hanno gli stessi problemi. Ma con una<br />

leggera differenza per le donne Curde. I<br />

loro figli sono stati perseguitati e le "Madri<br />

del Sabato", come le chiamiamo noi,<br />

sono madri che cercano i loro figli dispersi.<br />

In linea generale l'uomo predomina<br />

sulla donna. Accade che le donne non<br />

possano camminare da sole in strada e che<br />

gli uomini irrompono in ogni parte della<br />

vita di una donna, limitandone i diritti”.<br />

In Turchia parlare della situazione curda<br />

può essere pericoloso, perciò hai chiesto di<br />

non essere ripreso per timore di rappresa-<br />

glie della polizia. Hai voluto invece essere<br />

rappresentato da un quadro con un fiore.<br />

“Il colore del fiore è rosso, verde e giallo.<br />

Fatto artigianalmente da un amico in<br />

prigione, i colori simboleggiano la bandiera<br />

Curda. Noi lo guardiamo come un<br />

fiore che si apre alla libertà”.<br />

www.isiciliani.it<br />

“Territori militarmente occupati:<br />

il Kurdistan o un quartiere siciliano.<br />

Da un esercito in divisa<br />

oppure da un potere mafioso”<br />

Nella civile<br />

Italia, invece...<br />

Via delle Salette, quartiere di San Cristoforo,<br />

Catania. Un vento primaverile<br />

spazza le strade e svuota i cassonetti stracolmi<br />

per via dello sciopero dei netturbini,<br />

accanto a questi un uomo e una donna<br />

anziani litigano: “stu cassunettu è do me!”<br />

l’altro risponde: “No, arrivai prima iù!”<br />

Si, litigano perché la miseria e la povertà<br />

li ha portati a questo punto, sono armati<br />

di due bastoni con uncini e con questi rovistano<br />

i cassonetti, chissà o per cercare<br />

qualcosa da poter vendere, o semplicemente<br />

per cercare qualcosa da mangiare.<br />

Certo è strano che a Catania in Sicilia,<br />

in Italia, fra gli otto paesi più ricchi del<br />

mondo si possa assistere a queste scene.<br />

“Mi chiamo Cettina, sono già una donna<br />

matura, quasi anziana e da tanti anni<br />

lavoro presso un’organizzazione religiosa,<br />

come donna delle pulizie, e dai preti non<br />

me l’aspettavo che mi sfruttassero! Infatti<br />

è da diversi mesi che mi danno sempre<br />

meno lavoro e nelle ore che mi rimangono<br />

mi fanno lavorare anche di più.<br />

Ho paura, ogni settimana mi dicono di<br />

ridurre i giorni di lavoro, ho paura che mi<br />

vogliano licenziare, cosa farò? Come andrò<br />

avanti con un figlio che non riesce a<br />

trovare lavoro?”<br />

“Non riesce a trovare lavoro”<br />

“Ho sedici anni e mi chiamo F. ho tanta<br />

voglia di fare un regalo alla mia ragazza,<br />

ho tentato di trovare un lavoro e l’ho trovato,<br />

mi danno venti euro alla settimana<br />

per scaricare i camion pieni di confezioni<br />

d’acqua, mi ammazzo di fatica e a causa<br />

di questo non vado più a scuola, anche<br />

perché la scuola non mi piace più, non mi<br />

dà più niente!<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 45<br />

Mi hanno proposto di “iri a’ spacciari,<br />

mi dissuru ca si vadagna bonu, a’ cosa<br />

m’interessa, accussì ci possu fari u rialu a’<br />

me carusa, i me cumpagni mi dissuru di<br />

stari attentu, picchi a galera è brutta e su<br />

dicuni iddi ca’ l’hannu pruvatu, fossi è<br />

veru!”<br />

Questi frammenti di storia vissute nel<br />

quartiere di San Cristoforo a prima vista<br />

possono non essere paragonate alla storia<br />

di Halil ragazzo curdo che vive in Turchia?<br />

Certo a San Cristoforo non c’è la<br />

guerra, almeno quella guerreggiata, ma<br />

esiste la guerra “a bassa intensità”.<br />

Una guerra “a bassa intensità”<br />

L’esercito turco che opprime con le<br />

armi il popolo curdo potrebbe essere la<br />

mano armata delle mafie o la mala politica<br />

che ti toglie il diritto di avere diritti, togliendoti<br />

le scuole senza possibilità di futuro,<br />

che ti compra un voto “per un pacco<br />

di pasta”.<br />

Un potere politico e mafioso che speculando<br />

sulla povertà dei quartieri fa in<br />

modo di organizzare “un’economia mafiosa”<br />

che costringe intere famiglie a vendere<br />

droga. Famiglie che durante la notte<br />

subiscono le irruzioni armate dentro casa<br />

da parte delle forze dell’ordine che cercano<br />

gli stupefacenti, unica risorsa per guadagnare<br />

quel tanto per vivere la giornata,<br />

perché quelli che guadagnano veramente<br />

sono i pusher e le cosche mafiose del<br />

quartiere.<br />

Certo, diversi anni fa anche qui c’era<br />

una guerra guerreggiata e i morti ammazzati<br />

erano a decine sui selciati delle strade<br />

di San Cristoforo, adesso non si spara più<br />

per uccidere ma la guerra esiste ancora,<br />

così come non esiste la libertà di ogni abitante<br />

del quartiere di scegliere la propria<br />

vita, la propria onestà, di essere considerati<br />

uomini e donne in un Paese che si<br />

dice democratico e si chiama Italia.


www.isiciliani.it<br />

Periferie/ Catania<br />

Il cielo è più grande<br />

qui a Librino<br />

Ghetti dove i bambini<br />

giocano al buio, fra i<br />

rifiuti, fra carcasse<br />

d'automobili e odore<br />

di liquami... Non è il<br />

Terzo mondo, ma la<br />

faccia nascosta delle<br />

nostre città<br />

di Stefania Di Filippo<br />

www.associazionegapa.org<br />

“Sei della televisione?’ Con questa<br />

domanda mi sorprendono dei ragazzini<br />

alti poco più di un metro. Devo proprio<br />

dare l’impressione di un corpo<br />

estraneo al contesto. Il palazzo visto da<br />

giù appare una massa inerte, sventrata.<br />

Un cadavere con gli occhi cavi.<br />

I liquami fognari occupano interamente<br />

la superficie del piano terra, colano giù<br />

dal soffitto, per i gradini delle scale, rendono<br />

il passaggio impraticabile, l’aria insalubre.<br />

Rifiuti d'ogni genere<br />

Rispondo che... no, non sono della televisione.<br />

Mi infilo dentro un buco praticato<br />

nel muro e mi fanno da guida nel<br />

buio di questo mondo sotterraneo, che è<br />

per loro un grande parco giochi.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 46


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 47<br />

“Non<br />

vivono<br />

qui. Ci<br />

giocano<br />

e basta”


I garage sono pieni di rifiuti di ogni genere.<br />

Brandelli di materassi, carcasse di<br />

elettrodomestici, di automobili bruciate.<br />

Ogni oggetto sembra essere stato catapultato<br />

qui all’interno con l’unico scopo<br />

di depositarsi al suolo e iniziare lentamente<br />

a decomporsi. Natura morta con<br />

caos.<br />

www.isiciliani.it<br />

Non puoi dire a nessuno che vivi qui<br />

No, loro non vivono qui, ci giocano e<br />

basta. Non lo puoi dire a nessuno che<br />

abiti dentro al palazzo. E’ un’onta che<br />

persino un bambino capisce fin troppo<br />

bene. Sarà passata un’ora, due, ho perso<br />

ogni riferimento con l’esterno, nemmeno<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 48<br />

i rumori trapassano più il cemento. Fino<br />

a quando sono di nuovo fuori, alla luce.<br />

Sembra più grande il cielo, qui a<br />

Librino..


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong>g Sicilia i<strong>giovani</strong><br />

v ni – pag. p 49


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 50


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 51


no alla guerra,<br />

no al nucleare<br />

Un libro per scoprire che<br />

non esiste un “nucleare<br />

civile” senza applicazioni<br />

militari derivate, non esiste<br />

“energia atomica pulita” senza<br />

rischi inaccettabili, non esistono<br />

“armi sicure” all’uranio impoverito<br />

senza vittime di guerra.<br />

Il figlio di una sopravvissuta alle<br />

radiazioni di Nagasaki ha trasformato<br />

in una appassionata<br />

denuncia a fumetti la cronaca<br />

degli incidenti alle centrali nucleari<br />

giapponesi e statunitensi, che<br />

sono stati nascosti da un velo di<br />

silenzio.<br />

Nana Kobato, studentessa delle<br />

medie, si affaccia sul “lato oscuro<br />

del nucleare”, e scopre i pericoli<br />

delle centrali atomiche, gli effetti<br />

dei proiettili all’uranio impoverito,<br />

le devastazioni ambientali che<br />

uccidono adulti e bambini. In un<br />

racconto a fumetti chiaro e documentato,<br />

Rokuro haku descrive<br />

gli effetti delle guerre moderne<br />

sull’uomo e sull’ambiente, e mette<br />

a nudo i poteri occulti che sostengono<br />

l’energia nucleare.<br />

www.mamma.am/nonuke<br />

ISBN 9788897194002<br />

www.isiciliani.it<br />

rokuro aKu g autor d scaricabi e<br />

mP<br />

the Holy Bile<br />

Il libro degli autori di Scarica-<br />

Bile, il “pdf satirico di cattivo<br />

gusto” che ha ridefinito su<br />

internet la soglia dell’indecenza<br />

con 32 numeri di puro genio e<br />

follia, centinaia di pagine maleducate,<br />

migliaia di lettori incoscienti.<br />

Da oggi lo spirito del magazine<br />

più scorretto d’Italia rivive nel libro<br />

“The holy Bile”, una raccolta<br />

differenziata di scritti e fumetti<br />

inediti su qualunquismo, castità,<br />

religione e sondini terapeutici.<br />

Un concentrato purissimo di<br />

anticlericalismo, blasfemia, coprofagia,<br />

incesto, morte, pedofilia,<br />

prostituzione, sessismo, sodomia,<br />

violenza e volgarità gratuite. In<br />

breve, uno specchio perfetto<br />

dell’Italia moderna, per chi non<br />

ha paura di guardare in faccia la<br />

realtà con le lenti deformanti della<br />

satira.<br />

Testi e disegni di Daniele Fabbri,<br />

Pietro Errante, Jonathan Grass,<br />

Tabagista, MelissaP2, Vladimir Stepanovic<br />

Bakunin, Eddie Settembrini,<br />

Blicero, G., Ste, Perrotta,<br />

Marco Tonus, Mario Gaudio, Flaviano<br />

Armentaro, Maurizio Boscarol,<br />

Mario Natangelo, Alessio<br />

Spataro, Andy Ventura.<br />

www.mamma.am/bile<br />

ISBN 9788897194026<br />

nicola.<br />

r–esistenza precaria<br />

Certi fumetti non possono<br />

farli i radical chic col culo<br />

parato o gli intellettuali<br />

da salotto. Ci voleva un lavoratore<br />

emigrato come Marco “MP”<br />

Pinna, che si è bruciato due settimane<br />

di ferie per partorire la<br />

saga di Nicola, l’antieroe in tuta<br />

blu del terzo millennio.<br />

Un mondo precario dove Nicola<br />

lotta per salvare la sua fabbrica<br />

dalla chiusura, e scopre i trucchi<br />

più loschi con cui i padroni fregano<br />

le classi medio–basse.<br />

Più spericolato di Batman, più<br />

sfigato di Fantozzi, più ribelle di<br />

Spartacus e più solo di Ulisse:<br />

Nicola è il simbolo della nostra<br />

voglia di resistere alle ingiustizie.<br />

Contro di lui un padrone senza<br />

scrupoli e una famiglia senza vergogna,<br />

incarognita dalle mode più<br />

devastanti del momento.<br />

Uno spietato “reality show” a<br />

fumetti, un micromanuale di economia<br />

finanziaria, un prontuario<br />

di autodifesa sindacale ma soprattutto<br />

lo sfogo di satira rabbiosa<br />

di un “artista–operaio”.<br />

Ottanta pagine di sopravvivenza<br />

proletaria: astenersi perditempo.<br />

www.mamma.am/nicola<br />

ISBN 9788897194019<br />

I <strong>Siciliani</strong>giov Sicili i<strong>giovani</strong><br />

ni – pag. p 52<br />

puoi richiedere i volumi su<br />

www.mamma.am/libri<br />

KaNJaNo & car o gubi osa<br />

La mia terra<br />

la difendo<br />

La storia di Giuseppe Gatì, 22<br />

anni, pastore per vocazione,<br />

produttore di formaggi per<br />

mestiere, attivista antimafia per<br />

passione.<br />

Il suo volto è salito agli onori delle<br />

cronache nel dicembre 2008 per<br />

la contestazione al “pregiudicato<br />

Vittorio Sgarbi”, che ha scosso la<br />

città di Agrigento al grido di “Viva<br />

Caselli! Viva il pool antimafia!”<br />

Con l’aiuto degli amici e dei familiari<br />

di Giuseppe, Gubi e Kanjano<br />

hanno scoperto gli scritti, le<br />

esperienze e il grande amore<br />

per la terra di Sicilia di questo<br />

ragazzo, che ha lasciato una eredità<br />

culturale preziosa prima di<br />

morire a 22 anni per un banale<br />

incidente sul lavoro.<br />

Un racconto a fumetti che non<br />

cede alle tentazioni del sentimentalismo<br />

e della commemorazione,<br />

per restituire al lettore tutta la bellezza<br />

di una intensa storia di vita.<br />

www.mamma.am/giuseppe<br />

ISBN 9788897194033


www.isiciliani.it<br />

S C A F F A L E<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 53


Periferie<br />

Munnizza<br />

e omertà<br />

Pochi teppisti e molti<br />

che fanno finta di niente.<br />

E la diossina dilaga<br />

di Domenico Pisciotta<br />

www.associazionegapa.org<br />

Angolo via del Principe – via Mulino<br />

a Vento, è notte a San Cristoforo,<br />

quartiere del centro storico di Catania.<br />

Un uomo si agita, nervosamente, in<br />

mezzo alla strada. La sua voce risuona<br />

tra le case mentre chiede, telefonicamente,<br />

l’intervento dei pompieri. Alle<br />

sue spalle un intero angolo di strada,<br />

ricoperto da spazzatura, sta prendendo<br />

fuoco.<br />

www.isiciliani.it<br />

Altri roghi sono accesi in via Cordai e<br />

in via Plebiscito. Colonne di fumo si alzano<br />

un po’ ovunque.<br />

Sono, ormai, giorni che gli operatori<br />

addetti alla raccolta sono in sciopero.<br />

Cumuli di rifiuti ingombrano le vie, gli<br />

incroci e i marciapiedi, rendendo difficoltosa<br />

la circolazione stradale e pedonale.<br />

Mi fermo con la macchina vicino a un<br />

gruppo di persone e li informo che vicino<br />

le loro abitazioni stanno prendendo fuoco<br />

alcuni cassonetti.<br />

Loro allungano lo sguardo nella direzione<br />

da me indicata, e poi tornano a<br />

chiacchierare come<br />

facevano prima che li<br />

disturbassi.<br />

Nessuna preoccupazione<br />

segna i loro<br />

visi. Non so se si tratta<br />

di disinteresse o<br />

complicità verso chi<br />

ha acceso i roghi; ad<br />

ogni modo, mi allontano<br />

stupito dal loro<br />

disinteresse, per<br />

qualcosa che sta accadendo<br />

a dieci metri<br />

da loro, per qualcosa<br />

che produce diossina<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 54<br />

che può nuocere a loro e alle loro<br />

famiglie.<br />

Mi allontano, mentre risuonano le sirene<br />

dei vigili del fuoco e mentre un palo<br />

della linea telefonica, già gravemente devastato<br />

da precedenti incendi, subisce il<br />

colpo di grazia, lasciando l’intero isolato<br />

senza collegamenti telefonici per qualche<br />

settimana.<br />

Giorni dopo, mentre, ancora, un odore<br />

acre si alza dai cumuli di immondizia,<br />

andata a fuoco, una signora, dal primo<br />

piano della sua abitazione, mi ferma e mi<br />

chiede di gettare, nell’unico cassonetto<br />

rimasto indenne, una bottiglia di plastica<br />

vuota.<br />

Una strana sensazione sulle spalle<br />

Compiuta l’operazione mi fermo a parlare<br />

con lei e, a fine discussione, le dico:<br />

“Certo signora che qualcuno, sicuramente,<br />

avrà dato fuoco ai cassonetti, lei che<br />

dice?”, la signora allarga le braccia e,<br />

successivamente, si porta l’indice della<br />

mano destra davanti al naso. Me ne vado<br />

con una strana sensazione sulle<br />

spalle.Munnizza e omertà.


www.isiciliani.it<br />

Sicilia<br />

L’emergenza rifiuti,<br />

l’incubo Tares e la<br />

miopia della politica<br />

Palermo, Caltanissetta,<br />

Messina. Sono solo<br />

le ultime, in ordine di<br />

tempo, "emergenze" rifiuti<br />

che da più di dieci<br />

anni tormentano<br />

l'Isola del Sole in un<br />

Mare di Luce.<br />

di Carmelo Catania<br />

Quotidianamente i telegiornali, anche<br />

nazionali, ci riversano addosso immagini<br />

di chilometri e chilometri di<br />

munnizza accatastata per le strade.<br />

Ci sono stati anche amministratori<br />

pubblici che hanno addirittura invocato<br />

lo stato di calamità, come se la smisurata<br />

produzione di rifiuti degli isolani sia paragonabile<br />

ad un terremoto o ad un alluvione.<br />

Non scherziamo. La disastrosa situazione<br />

in cui ci troviamo non è frutto di<br />

eventi imprevedibili e incontrollabili<br />

dall'uomo, anzi è proprio l'opposto. È<br />

proprio colpa nostra!<br />

Siamo noi con il nostro ormai non più<br />

sostenibile modello di sviluppo e consumo<br />

a produrre troppi rifiuti e troppo<br />

velocemente per la capacità finanziaria e<br />

gestionale degli enti locali.<br />

È stata la miopia dimostrata dalla politica,<br />

a tutti i livelli, che ha generato lo<br />

stato attuale di emergenza finanziaria degli<br />

enti.<br />

Ce lo dice l’Europa<br />

Qualche esempio? A Messina, capoluogo<br />

e provincia producono circa<br />

350.000 tonnellate all’anno di rifiuti, il<br />

cui costo di conferimento in discarica è<br />

di decine di milioni di euro. Sembrerebbe<br />

dunque ovvio che per affrontare<br />

l’emergenza, sanitaria e finanziaria, i<br />

principali e più urgenti provvedimenti<br />

dovrebbero essere tesi ad una riduzione<br />

dei quantitativi che vengono conferiti in<br />

discarica.<br />

In verità il Decreto Legislativo n. 205<br />

del 3/12/2010, che ha recepito la Direttiva<br />

Europea 2008/98/CE “La società del<br />

Riciclaggio”, stabilisce che prima del<br />

conferimento in discarica si debbano attuare<br />

in ordine di priorità a) la prevenzione<br />

dei rifiuti; b) il riuso ed il recupero dei<br />

materiali post-consumo; c) il riciclo; d)<br />

l’eventuale recupero energetico e in ultimo,<br />

per quel poco che resta, e) lo smaltimento.<br />

Tutti gli enti locali che non operano<br />

secondo questa gerarchia sono dunque<br />

fuorilegge ed esposti sanzioni europee,<br />

con ulteriore aggravio dei costi per i<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 55<br />

contribuenti.<br />

Le soluzioni pratiche ci sono, come<br />

quella portata avanti dalla Rete nazionale<br />

Rifiuti Zero – che in questi mesi sta raccogliendo<br />

le firme per una legge di iniziativa<br />

popolare – improntata al massimo<br />

recupero dei materiali post-consumo.<br />

Sembrerebbe l’uovo di Colombo e visto<br />

che la raccolta differenziata in Sicilia è<br />

ferma a pochi punti percentuale, bisognerebbe<br />

chiedersi quali interessi economici<br />

la riduzione dei rifiuti lede.<br />

La Tares peggiorerà la situazione<br />

Intanto l’emergenza finanziaria sarà ulteriormente<br />

aggravata dall'entrata in vigore,<br />

ancora non si sa quando, ma è solo<br />

questione di pochi mesi, della Tares, la<br />

nuova imposta comunale che accorpa in<br />

sé tutta una serie di servizi (strade, illuminazione<br />

pubblica) tra i quali la gestione<br />

del servizio di igiene urbana.<br />

Un’imposta che per come è stata, malamente,<br />

concepita porterà al raddoppio<br />

dell’imposizione e, conseguentemente,<br />

all’evasione. Essendo basata sulla metratura<br />

degli immobili invece che sulla produzione<br />

effettiva dei rifiuti, non incentiverà<br />

il cittadino a tenere separati in casa i<br />

rifiuti e meno che mai a servirsi delle<br />

isole ecologiche, visto che pagherà quanto<br />

chi, meno responsabilmente, produce<br />

montagne di spazzatura. Una soluzione<br />

insostenibile che non incentiva la riduzione<br />

dei rifiuti e quindi non risolverà<br />

l’emergenza.


www.isiciliani.it<br />

Modica/ Prestiti a tassi minimi per truffare le aziende<br />

Attenti al miracolo<br />

tarocco...<br />

Profonda crisi, profondo<br />

rosso: aziende in<br />

panne davanti al miraggio<br />

di un prestito a<br />

tassi minimi. Ma la<br />

truffa è dietro l'angolo<br />

di Francesco Ragusa<br />

www.ilclandestino.info<br />

Una congiuntura finanziaria, divenuta<br />

praticamente uno status quo,<br />

continua a mettere in ginocchio le piccole<br />

e medie imprese. Una crisi cronica<br />

di liquidità per le aziende che innesca<br />

un circolo vizioso paradossalmente letale:<br />

fidi bancari esauriti, serie di cartelle<br />

Serit / Equitalia come incubi, RID<br />

rispediti al mittente, nuovi ordini bloccati,<br />

Enel sul piede di guerra.<br />

É a questo punto che prende il via<br />

una faticosa ed estenuante, ma allo stesso<br />

tempo vitale, ricerca di denaro. Corsa a<br />

ostacoli che può contare su metodi più o<br />

meno legali per raggiungere l'obiettivo.<br />

Primo e naturale approdo è rappresentato<br />

dagli istituti bancari, assai restii negli ultimi<br />

tempi a concedere credito.<br />

Ragioni più o meno valide conducono<br />

al rifiuto della richiesta di prestito. Un<br />

“no” pesante che porta l'imprenditore a<br />

rivolgersi ad “amici” in grado di prestare<br />

denaro con tassi di interessi a livelli di<br />

usura.<br />

Ma non basta: c'è chi propone vie<br />

d'uscita miracolose, a mò di specchietti<br />

per allodole, nel tentativo di trarre in<br />

“trappola” soggetti già duramente colpiti<br />

a livello economico.<br />

É il caso di S. J., truffatore francese che<br />

ha scelto Modica e la provincia di Ragusa<br />

come terreno di battaglia..<br />

Tutto parte da un messaggio, assai allettante,<br />

inserito strategicamente su diversi<br />

siti di annunci: si offrono prestiti, fino al<br />

milione di euro, con interessi al 2%, rimborsabili<br />

in un lasso di tempo a scelta.<br />

Fino a un milione, al 2% di interesse<br />

Roba da far sbrilluccicare gli occhi<br />

ad un imprenditore in panne che si ritroverebbe<br />

davanti ad una manna dal cielo<br />

in versione 2.0, un'iniezione di liquidità<br />

con tassi praticamente nulli rispetto a<br />

quelli proposti dalle banche (nell'ordine<br />

dell'8%). Basta mandare una mail, e<br />

chiedere <strong>maggio</strong>ri informazioni.<br />

Alla richiesta la controparte, con il<br />

nome italianizzato S. G., risponde in una<br />

lingua evidentemente ricavata da una traduzione<br />

fatta con Google Translate. Si ribadisce<br />

la disponibilità del prestito e si<br />

invita ad inviare una serie di dati, alcuni<br />

sensibili: nome, cognome, città, carta<br />

d'identità, iban su cui ricevere la somma<br />

richiesta. E poi reddito mensile, durata<br />

del prestito, occupazione.<br />

Si chiede qualche delucidazione, le<br />

risposte possono sembrare sensate.<br />

Vengono inviati i parametri del credito:<br />

importo richiesto 100.000 euro rimborsato<br />

in sessanta mesi. Rate mensili di<br />

1.752,78 euro, la prima nel Giugno <strong>2013</strong>.<br />

Il totale rimborsato, dopo i cinque anni,<br />

sarà di 105.166,56 euro, interessi veramente<br />

minimi. Non si chiede nessuna garanzia,<br />

nessuna prova dei dati poco prima<br />

inviati. Cosa succede nel caso che<br />

una rata non venga pagata? Giusto una<br />

“piccola” penale di 48 euro.<br />

A questo punto entra in campo un<br />

nuovo soggetto, assolutamente fittizio: il<br />

notaio.<br />

Contratto maccheronico<br />

Nel giro di poche ore giunge una bozza<br />

di contratto, anch'esso redatto in una lingua<br />

“maccheronica”, da rimandare indietro<br />

firmato e scannerizzato. Si tratta di un<br />

pdf, sullo sfondo un logo con la scritta<br />

“le notaire”. L'aria è fortemente farlocca.<br />

Indicazione del prestatore, del mutua-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 56<br />

tario. E qualche<br />

clausola:<br />

“L'istituto di<br />

credito concede<br />

in comodato<br />

per l'uso principalmente<br />

rimborso in<br />

conformità con<br />

le disposizioni<br />

degli articoli<br />

1875 e seguenti<br />

del codice<br />

civile, che il<br />

destinatario lo accetta, secondo le<br />

condizioni, i termini e gli obblighi di<br />

legge e la pratica, e specialmente in<br />

quelli specificato nel presente contratto,<br />

il seguente importo: 100.000,00 €<br />

(euro) / tasso di interesse: 2%. Scopo del<br />

prestito via [indirizzo indicato poco<br />

prima via mail]”.<br />

Firma del prestatore, spazio per la firma<br />

del mutuatario, e il timbro del notaio appositamente<br />

tagliato nel punto in cui dovrebbe<br />

essere indicata città e numero di<br />

telefono. Una piccola genialata.<br />

Il contratto, compilato, viene rispedito<br />

via mail. A questo punto la svolta: per il<br />

prestito è tutto ok, basta fare un piccolo<br />

versamento per spese notarili di 330<br />

euro, e poi la somma di 100.000 euro<br />

sarà accreditata nel giro di quarantotto<br />

ore. Sembra quasi un miracolo. Miracolo<br />

francese, miracolo tarocco.<br />

S.J. chiede di ricevere la somma<br />

tramite trasferimento Western Union.<br />

Western Union è, in maniera assai<br />

rinomata, la modalità di pagamento<br />

preferita dai truffatori e quella meno<br />

tracciabile dalle Forze dell'Ordine.<br />

I 330 euro inviati, considerati a mò di<br />

obolo per spese notarili, appaiono come<br />

un sacrificio accettabile per poter risolvere<br />

i problemi economici.<br />

Il truffatore, intascato il contante, scappa<br />

via. E scompare. Ogni suo riferimento<br />

è falso, il magheggio è compiuto. Tutto è<br />

pronto per “colpire” un nuovo soggetto.<br />

L'annuncio è ancora lì, e attende un'altra<br />

azienda della provincia.


Ottantanove<br />

inchieste<br />

hanno partecipato alla seconda edizione del<br />

“Premio Gruppo dello zuccherificio per il<br />

giornalismo d’inchiesta”. Fra i vincitori diverse<br />

"firme" della rete dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>: Antonio<br />

Mazzeo per l'inchiesta “Mafia-Stato. La trattativa<br />

continua ora”, Claudia Campese per<br />

“Confiscate e abbandonate” (su CtZen), i ragazzi<br />

del "Clandestino" di Modica per l'inchiesta<br />

"Amici strozzini", Ester Castano per le inchieste<br />

su "Stampoantimafioso" e "Altomilanese".<br />

www.isiciliani.it<br />

Giornalisti coraggiosi<br />

Un premio speciale - per il lunghissimo e<br />

costante impegno di giornalismo e militanza antimafia<br />

- è stato assegnato a Fabio D'Urso, uno<br />

dei primissimi redattori dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> che<br />

domenica 19, insieme a Luciano Bruno e altri<br />

colleghi, parlerà al meeting dell'informazione<br />

libera su “Combattere la mafia... questione di<br />

coraggio?”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 57


Italia/ Minori sotto tiro<br />

Achtung<br />

ragazzini<br />

Roma, pesante operazione<br />

nei centri accoglienza.<br />

Tre minorenni<br />

finiscono al Cie<br />

di Bruna Iacopino<br />

www.liberainformazione.org<br />

Valentina riaggancia il telefono e la<br />

gioia esplode sul suo viso. L'incubo<br />

sembra essere finito, i ragazzi sono<br />

tornati al centro di accoglienza dopo la<br />

notte passata al Cie di Ponte Galeria.<br />

“Andiamo a trovarli?” dice guardando<br />

Eva con gli occhi pieni di lacrime.<br />

“Certo che ci andiamo” risponde Eva,<br />

allargando le labbra in un sorriso. La<br />

tensione accumulata negli ultimi giorni<br />

vola via in pochi secondi.<br />

Eva e Valentina sono due volontarie<br />

dell'associazione Yomigro, e negli ultimi<br />

giorni, alla vigilia di Pasqua, sono state<br />

involontarie protagoniste di un caso di<br />

“mala gestione” da parte del comune di<br />

Roma ai danni di alcuni minori stranieri<br />

non accompagnati, ospiti di uno dei tanti<br />

centri sorti nella capitale anche in seguito<br />

alla cosiddetta emergenza Nord-Africa.<br />

Una vicenda con pesanti anomalie ma<br />

che per essere capita necessita di un paio<br />

di passi indietro.<br />

Ottobre 2012. La cronaca locale di Repubblica<br />

titola: “La Procura indaga sui<br />

finti minorenni - Nel fascicolo i nomi di<br />

400 falsi adolescenti. Ai raggi X gli atti<br />

dei vigili e i certificati medici, nel mirino<br />

ci sono gli immigrati indagati per aver<br />

detto il falso.”<br />

www.isiciliani.it<br />

In sostanza sembra che a un certo punto,<br />

in seguito alla gestione emergenziale<br />

e caotica seguita agli ingressi del 2011,<br />

con l'emergenza nord Africa, ci si sia accorti<br />

che la <strong>maggio</strong>r parte delle persone<br />

che avevano ricevuto ospitalità dentro i<br />

centri tutto fosse tranne che minorenne,<br />

grazie anche all'aiuto di medici, avvocati<br />

e vigili compiacenti. Un business vero e<br />

proprio alimentato abbondantemente dai<br />

fondi stanziati per l'emergenza e ormai<br />

finiti. Passano i mesi e dell'inchiesta non<br />

si trovano notizie o riscontri recenti. I<br />

centri però continuano a riempirsi di<br />

nuovi ragazzi che nulla hanno più a che<br />

fare con l'emergenza Nord-Africa e che<br />

per la <strong>maggio</strong>r parte provengono dal<br />

Bangladesh.<br />

Ottocento ragazzi<br />

Primi di marzo <strong>2013</strong>. Ai centri di accoglienza<br />

per minori cominciano ad arrivare<br />

una serie di fax con elenchi di nomi di<br />

presunti finti minori a cui viene richiesto<br />

di presentarsi in dipartimento per una verifica:<br />

“ Qui ai ragazzi viene offerta la<br />

possibilità di dichiararsi <strong>maggio</strong>renni, lasciare<br />

immediatamente il centro e beccarsi<br />

un'espulsione” si legge nel comunicato<br />

diramato da Yomigro. “In caso di rifiuto,<br />

il giorno seguente vengono sottoposti<br />

ad una seconda visita medica di accertamento<br />

dell’età presso l’Ospedale<br />

militare del Celio, e lì dichiarati <strong>maggio</strong>renni.<br />

Allontanati immediatamente dal<br />

centro con un provvedimento di espulsione<br />

e una denuncia penale per esibizione<br />

di documenti falsi, falso ideologico e<br />

truffa ai danni dello Stato.” L'operazione,<br />

sostiene Yomigro, potrebbe riguardare<br />

fino a ottocento ragazzi.<br />

Il tutto, dicono le due volontarie senza<br />

che sia data loro una spiegazione ed, essendo<br />

minori (anche se presunti), senza<br />

la possibilità di una tutela legale essendo<br />

tutore per loro il responsabile del centro.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 58<br />

Direttamente a Ponte Galeria<br />

L'incubo inizia martedì 26 marzo, di<br />

sera verso l'ora di cena. Tre ragazzi bengalesi,<br />

precedentemente portati al Celio<br />

per l'accertamento dell'età in seguito ad<br />

una visita piuttosto invasiva e che niente<br />

hanno a che fare con gli arrivi dell'emergenza<br />

Nord Africa, mi spiegano le due<br />

volontarie, vengono prelevati dal centro<br />

di accoglienza San Michele e, in quanto<br />

giudicati <strong>maggio</strong>renni, “buttati” letteralmente<br />

in strada insieme ai loro effetti<br />

personali con l'obbligo di presentarsi il<br />

giorno dopo presso l’U.O. di Sicurezza<br />

Pubblica della Polizia Locale di Roma<br />

Capitale a Ponte di Nona.<br />

Quando arrivano a Ponte di Nona con<br />

un giorno di ritardo rispetto a quello loro<br />

indicato, dopo aver vagato per la città e<br />

aver passato un'altra notte all'addiaccio<br />

accade il peggio: in quanto <strong>maggio</strong>renni<br />

vengono accompagnati direttamente al<br />

Cie di Ponte Galeria per non aver ottemperato<br />

all'obbligo di recarsi all'ufficio<br />

operativo il giorno stabilito.<br />

Visibilmente molto <strong>giovani</strong><br />

I tre, visibilmente molto <strong>giovani</strong> anche<br />

agli occhi del personale del Cie, vengono<br />

sottoposti ad una nuova visita, e per uno<br />

di loro la minore età verrà dichiarata la<br />

mattina successiva, in ogni caso dovrà<br />

trascorrere la notte al Cie, nella sezione<br />

maschile.Per gli altri due l'attesa sarà più<br />

lunga.<br />

In seguito alle pressioni esercitate<br />

dall'associazione, e, probabilmente in<br />

virtù dei dubbi ancora legati alla loro età<br />

anagrafica, i due ragazzi rimasti trascorrono<br />

la notte di venerdì nella sezione<br />

femminile, in una stanza a parte. Potranno<br />

uscire solo nel pomeriggio di sabato<br />

30 marzo, dopo ulteriori accertamenti<br />

fatti in altre strutture.


Vittime due volte<br />

“Noi non sappiamo se dietro la storia<br />

dei finti minori ci sia un business vero e<br />

proprio- commenta Valentina prima di<br />

correre dai “suoi ragazzi”- quello che<br />

sappiamo per certo è che con questa operazione<br />

sono vittime due volte, vittime<br />

della tratta, di cui peraltro nessuno si è<br />

preoccupato di chiedere loro conto, vittime<br />

di questa operazione che colpevolizza<br />

loro, ultimo anello della catena spingendoli<br />

verso le dimensione del nero e<br />

del sommerso.”<br />

“Quando tutto questo sarà finito si legge<br />

ancora nel comunicato di denuncia-<br />

quanti minori non accompagnati avranno<br />

ancora il coraggio di emergere? Quante<br />

<strong>giovani</strong> e <strong>giovani</strong>ssime vittime di traffico<br />

o truffe saranno disposte a denunciare<br />

chi si è approfittato di loro? Sicuramente<br />

pochissimi. Gli altri troveranno nuovi<br />

faccendieri, pronti a vendergli a caro<br />

prezzo la speranza di un futuro<br />

migliore.”<br />

L'emergenza Nord Africa<br />

I centri di accoglienza per minori, stando<br />

al sito del comune di Roma sarebbero<br />

solo sei, divenuti molti di più ( 19 in tutto<br />

il Lazio) con una capienza che si aggira<br />

intorno alle 2.000 persone in seguito<br />

all'emergenza Nord Africa e foraggiati<br />

fino a dicembre dello scorso anno dai<br />

fondi stanziati per la stessa dal Ministero<br />

dell'interno.<br />

In data 20 febbraio il sindaco Alemanno<br />

scrive così in una lettera inviata al ministro<br />

dell'Interno, Anna Maria Cancellieri,<br />

e al prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro<br />

per chiedere il rimborso di quanto<br />

anticipato dal comune in fatto di accoglienza<br />

minori: ''Roma Capitale vive da<br />

anni la difficile condizione di “Città di<br />

secondo sbarco”, per ciò che riguarda la<br />

www.isiciliani.it<br />

tematica dei Minori Stranieri Non<br />

Accompagnati (i cosiddetti 'Misna') che<br />

pone nella diretta responsabilita' del<br />

Sindaco della Città nella quale viene<br />

identificato il minore, l'onere della<br />

protezione dello stesso. Già prima degli<br />

eventi socio politici che hanno<br />

interessato il Nord Africa, Roma<br />

sopportava l'accoglienza del 30% dei<br />

Misna presenti sul territorio nazionale<br />

(1.500 su un totale di 5.000), con uno<br />

sforzo a carico del Bilancio comunale di<br />

circa 15 milioni di euro, solo parzialmente<br />

coperto dai trasferimenti dello Stato<br />

(circa il 20% delle risorse necessarie).<br />

Dalla emanazione dell'Ordinanza 3933<br />

del 2011, stiamo inoltre affrontando la<br />

difficile situazione dei Minori provenienti<br />

dall'Emergenza Nord Africa per la quale<br />

Roma Capitale ha subito il raddoppio<br />

delle ordinarie presenze di minori che<br />

sono divenuti quasi 2.800, comportando<br />

una spesa straordinaria nel 2012 di quasi<br />

20 milioni''.<br />

Stando alla cronaca, e all'inchiesta avviata<br />

dalla procura, la cifra versata per<br />

ogni ospite si aggirerebbe intorno ai 70<br />

euro al giorno, cifra che tuttavia, denunciano<br />

alcune associazioni, non corrisponderebbe<br />

a effettivi servizi erogati, a partire<br />

dai kit personali, alla biancheria, al<br />

pocket money, fino all'abbonamento per i<br />

mezzi pubblici. E che il più delle volte,<br />

come sembra ormai accertato va a coprire<br />

anche quelli che sono i falsi minori.<br />

Quante anomalie in questa vicenda<br />

Secondo Salvatore Fachile avvocato<br />

dell'Asgi (Associazione studi giuridici<br />

sull'immigrazione) che sta seguendo la<br />

vicenda nel complesso e nello specifico<br />

in seguito al mandato affidatogli da 4 ragazzi<br />

ormai ex-ospiti dei centri di accoglienza,<br />

le anomalie in questa vicenda<br />

sarebbero molteplici.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 59<br />

“Nessuno<br />

giochi<br />

con le nostre<br />

vite”<br />

Senza ordine della magistratura<br />

“Quello che sappiamo per certo è che<br />

si tratta di un controllo a tappeto a partire<br />

dagli ultimi arrivi per andare a ritroso nel<br />

tempo fino agli arrivi della cosiddetta<br />

emergenza nord Africa; la procedura è di<br />

carattere amministrativo dunque non c'è<br />

un ordine individuale da parte della magistratura<br />

- e qui sta il suo punto debole,<br />

sottolinea Fachile - Diventa penale solo<br />

successivamente, quando l'ospite, dichiarato<br />

<strong>maggio</strong>renne, oltre al decreto di<br />

espulsione viene accusato di reati pesantissimi”.<br />

“Come Asgi - continua - ci stiamo<br />

muovendo per intraprendere azioni di<br />

carattere politico e poter fermare questa<br />

assurda procedura”.<br />

La protesta delle associazioni<br />

Quanto al caso dei tre ragazzi bengalesi<br />

riconosciuti minorenni in seguito alla<br />

visita fatta nel Cie, Fachile non ha dubbi:<br />

“Questa è la dimostrazione di come la<br />

macchina messa in moto abbia diverse<br />

falle e gli accertamenti fatti al Celio non<br />

siano infallibili, il caso di questi tre ragazzi<br />

ne è la dimostrazione... e poi c'è il<br />

fatto grave che tre minori abbiano dormito<br />

dentro un Cie...”. Ovvero tutti gli<br />

estremi per intraprendere un'azione legale<br />

pesante quanto questa operazione.<br />

A reagire però in maniera convinta<br />

sono stati i ragazzi ospiti dei centri, che<br />

in prima battuta hanno deciso di presidiare<br />

il dipartimento delle politiche sociali<br />

in via Merulana per un'intera mattinata e<br />

successivamente, accompagnati da associazioni<br />

e comitati, hanno fatto sentire il<br />

loro grido di protesta a piazza Venezia,<br />

come a dire: “ Nessuno giochi con le nostre<br />

vite...” ottenendo la promessa di un<br />

interlocuzione con il Comune.<br />

Peccato che, a distanza di un mese, attendano<br />

ancora di essere convocati.


www.isiciliani.it<br />

Società civile<br />

Il Sud, le mafie<br />

Le donne si raccontano<br />

Magistrate, letterate,<br />

sociologhe, amministratrici,<br />

fotografe e<br />

giornaliste. Insieme<br />

per costruire una nuova<br />

antimafia<br />

di Norma Ferrara<br />

www.liberainformazione.org<br />

Alla Casa internazionale delle donne,<br />

tre giorni di dibattiti, performance teatrali<br />

e musicali, analisi e confronto su<br />

“I Sud e le mafie e le donne” universi<br />

per troppo tempo considerati distanti e<br />

raccontati per stereotipi.<br />

L’iniziativa, organizzata in collaborazione<br />

con la Società Italiana delle Letterate,<br />

Libera e daSud, ha messo al centro<br />

l’analisi delle “trasformazioni messe in<br />

atto dalle donne nel contesto in cui vivono,<br />

portando al centro del convegno da un<br />

lato le testimonianze delle donne impegnate<br />

in prima linea contro mafie e corruzione<br />

e dall’altro la narrazione del sé e dei<br />

tanti Sud in cui le donne vivono e operano,<br />

come luogo di partenza e ”re/esistenza”<br />

alle mafie.<br />

E ha ragionato sui tanti ”Sud” come<br />

paesaggi interiori, come luoghi<br />

dell’immaginario, che entrano in relazione<br />

con le donne, diventando da luogo<br />

dell’assenza e dello spaesamento, luogo<br />

della presenza, dell’essenza e della trasformazione<br />

collettiva del sé e della società.<br />

Molte di loro sono giornaliste, impegnate<br />

nei Sud dell’informazione, come<br />

Angela Corica, Marilena Natale e Ester<br />

Castano. Altre sono amministratrici locali,<br />

“le sindache” Elisabetta Tripodi, prima<br />

cittadina di Rosarno, Maria Carmela<br />

Lanzetta, sindaca di Monasterace. Ma<br />

anche registe, scrittrici, studiose del<br />

femminismo, come Gisella Modica e<br />

Emma Baeri. Tre giorni in cui la storia di<br />

donne come Lea Garofalo, uccisa a<br />

Milano nel 2009 e Giusi Pesce, attuale<br />

collaboratrice di giustizia in Calabria,<br />

sono state al centro della riflessione<br />

attuale sul potere di cambiamento e<br />

rottura dei sistemi e della subcultura<br />

mafiosa che le donne hanno dentro e fuori<br />

dall’organizzazione criminale nei tanti<br />

Sud in cui vivono.<br />

Un punto di ri-partenza<br />

Franca Imbergamo, magistrata, ha ricordato<br />

alle donne che l’unico modo per capire<br />

e contrastare un fenomeno così radicato<br />

nella nostra società come quello criminale,<br />

nel quale le donne hanno fatto anche<br />

la loro parte, è abbandonare l’atteggiamento<br />

dell’entomologo “quello di chi<br />

studia un insetto, un qualcosa che è altro<br />

da sé. L’unico modo per essere efficaci è<br />

sporcarsi le mani, scegliere la giusta di<br />

stanza dal fenomeno che vogliamo capire,<br />

trovare il coraggio di guardare interrogandoci<br />

con <strong>maggio</strong>re franchezza, con più<br />

onestà”.<br />

Un convegno che è un punto di ri-partenza,<br />

che ha permesso a molte donne impegnate<br />

da anni sui territori di prendere la<br />

parola, confrontare i metodi dell’analisi<br />

narrativa e sociologica, per un nuovo percorso<br />

antimafia che parta soprattutto dalle<br />

tante donne che sui territori, dalla Cala-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 60<br />

bria alla Lombardia, hanno scelto da che<br />

parte stare nella battaglia antimafia.<br />

Una lotta che per molte di loro coincide<br />

con l’affermazione di sé dei propri diritti<br />

di persona, una battaglia individuale che<br />

diventa immediatamente politica. E che<br />

appartiene, dunque, immediatamente a<br />

tutti noi.<br />

Alcuni interventi della tre giorni “I Sud,<br />

le mafie. Le donne si raccontano”<br />

La sindaca di Rosarno, Elisabetta Tripodi<br />

– “Chi me lo fa fare? il mio senso civico,<br />

la necessità di non restare alla finestra<br />

a guardare il disastro che si stava compiendo<br />

sotto i nostri occhi”<br />

Maria Carmela Lanzetta, sindaca di<br />

Monasterace, interviene via skype al convegno<br />

e racconta la sua lotta contro la<br />

‘ndrangheta fatta solo di buona amministrazione,<br />

di un comune che funzioni, di<br />

un territorio che valorizzi le sue risorse<br />

culturali e storiche.<br />

Ludovica Ioppolo, ricercatrice e sociologa,<br />

impegnata con Libera. Al convegno<br />

porta il suo contributo di analisi<br />

dell’impegno antimafia delle donne sui<br />

territori, la loro lotta per “re/esistere” alle<br />

mafie, le storie di “Al nostro posto” il libro<br />

scritto a quattro mani con Martina<br />

Panzarasa, che racconta le storie di sei<br />

donne impegnate sul fronte ”antimafia”.<br />

Alessandra Clemente, figlia di “Silvia<br />

Ruotolo”, vittima innocente della camorra.<br />

Attualmente è neo assessore al Comune<br />

di Napoli. Alessandra è impegnata da<br />

anni nei percorsi di educazione alla legalità<br />

e memoria. In questi mesi ha intrapreso<br />

una nuova sfida: portare questo percorso<br />

antimafia direttamente al servizio dei <strong>giovani</strong>,<br />

attraverso l’azione dell’amministrazione<br />

pubblica. “Una sfida che mi appassiona,<br />

che mi mette anche un po’ di paura.<br />

Ma è più forte la voglia di farcela”.


Memoria<br />

'U Parrinu<br />

“Storia di Padre Pino<br />

Puglisi ucciso dalla<br />

mafia”. La vicenda di<br />

un cristiano che ha difeso<br />

il suo popolo, senza<br />

odio e senza paura<br />

di Claudio Zappalà<br />

Nel ventesimo anniversario della<br />

morte di Padre Pino Puglisi, la Chiesa,<br />

il 25 <strong>maggio</strong>, lo proclamerà Beato. La<br />

cerimonia si svolgerà allo stadio Barbera<br />

di Palermo e si prevede<br />

un’affluenza di 35 mila persone.<br />

Tra gli eventi che fanno da contorno<br />

alla cerimonia di beatificazione si inserisce<br />

lo spettacolo U parrinu – Storia di<br />

Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia<br />

che andrà in scena il 22 <strong>maggio</strong> nella<br />

chiesa di S.Gaetano a Brancaccio.<br />

Lo spettacolo è scritto e interpretato da<br />

Christian Di Domenico, attore e insegnate<br />

di recitazione 44enne, figlio di genitori<br />

meridionali, vissuto in Lombardia per<br />

trent’anni e che adesso, per un caso di<br />

emigrazione al contrario, vive e lavora a<br />

Bari.<br />

www.isiciliani.it<br />

Titoletto<br />

Come affronti il tema della mafia in<br />

questo spettacolo, tu che la mafia l’hai<br />

sempre vista da lontano?<br />

“Non vivendo quelle realtà ho avuto<br />

solo la possibilità di sfiorare episodi. Ho<br />

passato, da quando ero piccolo fino<br />

all’adolescenza, ogni estate tra Gela e<br />

Manfria, e ogni estate episodi ne accadevano,<br />

e avevano a che fare, non voglio<br />

chiamarlo malcostume, con attitudini.<br />

Poi ho avuto una ragazza calabrese, e<br />

cambiamo settore, Ndrangheta, e per sette<br />

anni le estati le passavo li. Adesso<br />

vivo a Bari, e i miei suoceri hanno dovuto<br />

aprire e chiudere diversi negozi per<br />

non pagare il pizzo. Tutto questo io non<br />

so se sia mafia, o quella mafia. Sicuramente<br />

sono molto lontano da Palermo e<br />

dalla Sicilia.”<br />

Lo storia che Christian vuole raccontare,<br />

più che del Beato Padre Pino Puglisi,<br />

o del prete antimafia, è la storia di una<br />

persona di famiglia: “Mia madre era finita<br />

in collegio a Palermo e in quegli anni<br />

ha avuto la fortuna di conoscere Padre<br />

Pino come guida spirituale, come confessore,<br />

come insegnante di religione.<br />

Quando poi è emigrata in un paese vicino<br />

Monza, a Brugherio, dove io sono<br />

nato, sono sempre stati in contatto; è venuto<br />

a celebrare il matrimonio dei miei<br />

genitori; ogni anno, quando poteva, qual-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 61<br />

che giorno di vacanza li veniva a passare<br />

da noi”.<br />

Lo spettacolo del 22 <strong>maggio</strong> in realtà è<br />

un evento speciale, più che una prima nazionale:<br />

“Ho voluto offrire questo ricordo.<br />

Non volevo essere al di fuori<br />

dell’organizzazione della Chiesa di Palermo.<br />

Stiamo ancora cercando fondi per<br />

avere una produzione che mi permetta di<br />

raggiungere le parrocchie senza avere<br />

una ricaduta sul costo dei biglietti per i<br />

ragazzi.”<br />

Lo spettacolo infatti verrà rappresentato<br />

principalmente negli oratori di tutte<br />

le chiese d’Italia che vorranno ospitarlo.<br />

“Vorrei caricarmi della piacevole<br />

responsabilità di portare a quanti più ragazzi<br />

possibile questa storia, far conoscere<br />

questa parabola; ma non l’apologia<br />

di un santo, ma le azioni semplici che lui<br />

conduceva da uomo, profondamente radicati<br />

nella Fede e nel senso del giusto.<br />

Lui diceva: Se ognuno di noi fa qualcosa<br />

allora si può fare tanto”.


www.isiciliani.it<br />

Dalla Sicilia a Bologna<br />

Gli omaggi di<br />

William Manera<br />

Nella città di Lucio Dalla<br />

è successo qualcosa...<br />

di Salvo Ognibene<br />

www.diecieventicinque.it<br />

Abbiamo conosciuto William Manera<br />

l’anno scorso, grazie a Bologna e agli amici<br />

di Caracò (qui) suonava il piano con<br />

un’incredibile allegria e ironizzava “sul<br />

suo naso” con fare cabarettistico. In estate<br />

ha pubblicato il suo album “I miei omaggi”,<br />

un disco da ascoltare e riascoltare.<br />

Dieci canzoni uguali e diverse tra loro.<br />

Uguali perché è facile intuirlo, riconoscerlo,<br />

nei testi mai noiosi e incolore. Diversi<br />

perché le sue basi musicali spaziano dal<br />

blues allo swing al jazz con una straordinaria<br />

facilità.<br />

Manera è uno che si diverte con le parole<br />

e col pianoforte, e si vede. Testo e musica,<br />

un binomio esplosivo che si riversa<br />

nella quotidianità di un siciliano che vive a<br />

Bologna da anni. La città che gli ha regalato<br />

il premio più importante della prima<br />

edizione di “Una canzone per Bologna”,<br />

vinto a casa di Lucio, a Piazza Maggiore,<br />

“A due passi da qui”.<br />

L’abbiamo incontrato qualche giorno fa,<br />

in un bar sotto le due torri.<br />

William Manera, dalla Sicilia a Bologna.<br />

“I miei omaggi”.<br />

I miei omaggi a te, è il titolo dell album<br />

no?<br />

C’è molta sicilianità nel titolo, se lo<br />

dovessimo spiegare ad un bolognese?<br />

(ride) Ha una duplice iniziativa, la prima<br />

“i miei omaggi” detto da un siciliano è una<br />

cosa bella, positiva ed ossequiosa (in<br />

modo simpatico). Inoltre il mio album è<br />

un contenitore di omaggi a persone, luoghi<br />

e circostanze che sono avvenute.<br />

Nei tuoi testi descrivi sempre bene<br />

quello che ti circonda e che c è intorno,<br />

anche di Bologna, dove di recente hai<br />

vinto un premio abbastanza importante.<br />

Si c’è tanto di Bologna, del mio paese di<br />

origine, di persone che hanno influito sul<br />

mio modo di essere, non solo sotto l’aspetto<br />

artistico ma anche umamente.<br />

Uno di questi è Vincenzo Consolo, un<br />

illustre vicino di casa, a cui dedichi la<br />

traccia numero nove…<br />

“Tra la mensola e il muro”. Consolo ha<br />

avuto una voce importante nella letteratura<br />

del ‘900, per me è stato un prezioso esempio,<br />

soprattutto nel modo che ha avuto di<br />

vivere il distacco dalle origini.<br />

E Bologna? Vivi qua da dieci anni…<br />

Bologna è bellissima ed è la città dove<br />

ho trascorso un terzo della mia vita, gli altri<br />

due terzi li ho passati in Sicilia.<br />

Sono delle proporzioni che rispetti anche<br />

nel disco?<br />

Direi che il disco è un 50 e 50. Ci sono<br />

dei rimandi a Dalla, Guccini ma anche alla<br />

musica popolare. E’ un miscuglio e di canzone<br />

in canzone viene fuori una parte, o<br />

l’altra, o anche tutte e due assieme.<br />

C’è anche un brano dedicato a Paolo<br />

Borsellino, una bella sorpresa…<br />

E’ stata una sorpresa per molti, non tanto<br />

per il tema della canzone ma perché è la<br />

traccia che più si discosta dalla soluzione<br />

del genere musicale che ho trovato per<br />

l’album ossia lo swing e il blues.<br />

È di intermezzo…<br />

Appunto sta al centro del disco ed è ovviamente<br />

un o<strong>maggio</strong>. È un brano più riflessivo,<br />

più intimo rispetto a tanti altri<br />

che sono espliciti e anche grazie a questo è<br />

messo in risalto.<br />

Sciascia divideva l’umanità in cinque<br />

categorie, gli ultimi erano i quaquaraquà<br />

“che dovrebbero vivere come le<br />

anatre nelle pozzanghere, ché la loro<br />

vita non ha più senso e più espressione<br />

di quella delle anatre...”. Come sono i<br />

tuoi quaquaraquà?<br />

Devo dire che è una parola foneticamente<br />

spettacolare, senti già cosa vuol dire<br />

(ride). Il quaquaraquà è un personaggio<br />

particolare che fa poco ma fa capire di far<br />

troppo, che parla, parla, promette… ne conosco<br />

parecchi anche da queste parti...<br />

Un 2012 da incorniciare: un premio<br />

importante nella tua città, un premio<br />

importante anche a Bologna, il <strong>2013</strong><br />

com’è iniziato?<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 62<br />

Siamo ancora in fase promozionale ma<br />

stiamo lavorando abbastanza, vogliamo<br />

farci trovare pronti per quello che diventerà<br />

il passaggio alla fase due, far conoscere<br />

il disco e il progetto. L’album è in vendita<br />

su tutto il territorio nazionale e dal 22<br />

marzo anche in 107 webstore online.<br />

Continueranno a fioccare date perché la<br />

mia musica trova la giusta dimensione dal<br />

vivo, sarò in gara in qualche concorso, talvolta<br />

con band al completo, talvolta con<br />

soluzioni più acustiche. Stiamo pensando<br />

ad alcune sorprese...<br />

Quindi?<br />

Live, presentazioni in tutta Italia, <strong>maggio</strong>ri<br />

città dove poter acquistare l’album<br />

e… le cose belle per l’estate non le posso<br />

ancora dire.<br />

E Lucio Dalla? Noi di Dieci e Venticinque<br />

gli abbiamo dedicato il mensile<br />

di marzo…<br />

Io ricordo che Bologna un anno fa era a<br />

lutto. Ma non era un lutto con strazio e dolore<br />

bensì un lutto allegro, ci ha lasciato di<br />

stucco ma in bellezza. Quando se ne va un<br />

grande artista sei contento per quello che<br />

ha fatto e lo saluti con il sorriso.<br />

Lascia un vuoto enorme a Bologna. Era<br />

come lo zio burlone della famiglia. Quello<br />

che ti fa ridere e a cui vuoi tanto bene.<br />

Quello che risolve le cose e con il quale<br />

vivi momenti felici. Quello che quando<br />

muore lo ricordi sempre con un pizzico di<br />

tristezza ma col sorriso stampato in faccia.<br />

Punti vendita:<br />

@Bologna: Disco D'Oro, Via Galliera 23.<br />

@Milano: MusicaMusica, Via Giulio Romano 21.<br />

@Roma: L'Allegretto Dischi, Via Oslavia 44.<br />

@Firenze: Dischi Fenice, Via Santa Reparata 8.<br />

@Napoli: Giancar, Piazza Garibaldi 44.<br />

@Taranto: Musica è, Via Cesare Battisti, 23.<br />

@Modena: We Rock Music Store, Via Bacchini 11.<br />

@ReggioEmilia: Tosi Dischi, Via Emilia S.Pietro 57.<br />

@S.Agata Militello: Tabaccheria Ninone; Edicola stazione.<br />

@Varese: Record Runners Varese, Via Albuzzi 8.<br />

oppure via mail richiedendolo a williammaneraofficial-<br />

@gmail.com<br />

www.williammanera.com<br />

williammaneraofficial@gmail.com<br />

www.facebook.com/WilliamManeraOfficial<br />

@WilliamManera<br />

www.youtube.com/user/WilliamManeraChannel


Storie d'amore<br />

“Lei disse sì”<br />

Un matrimonio<br />

contrastato nell'Italia<br />

del Medioevo<br />

di Teresa Campagna<br />

www.arcisicilia.info<br />

Lorenza: A volte un po’ “burbi” (burbera)<br />

ma con un cuore tenero, da 7 anni è<br />

fidanzata con Ingrid che la sopporta e<br />

supporta nonostante tutto… Mediatrice<br />

di conflitti per studi e lavoro, non è in<br />

pace se non sente armonia tra le persone<br />

che la circondano e per questo è promotrice,<br />

con Ingrid, di pranzi, cene, concertini<br />

tra amici in cui stare bene tutti insieme...<br />

Dopo anni di basket si è data alla<br />

pallavolo con scarsissimi risultati. Vorrebbe<br />

un cane (ma non lo dice ad Ingrid<br />

perché altrimenti domani potrebbe trovarselo<br />

già a casa).<br />

Ingrid: Ha il passaporto svedese ma è<br />

nata a Firenze e cresciuta a Rifredi.<br />

Un’educazione “tormentata” tra religione<br />

e pianoforte. Architetto per passione,<br />

chef per talento, oggi insegna visual design<br />

e comunicazione. Di facile entusiasmo,<br />

ha la sventata tendenza a volare<br />

troppo in alto e per questo è eternamente<br />

riconoscente a Lorenza che l’aiuta a tenere<br />

i piedi per terra. Avrebbe voluto la<br />

proposta di matrimonio in ginocchio e<br />

con un diamante ma non demorde, è<br />

pronta ad aspettare le nozze d’argento.<br />

Una storia normale<br />

“Lei disse si" è una normale storia<br />

d’amore. Ma in Italia, la normalità per le<br />

coppie omosessuali è fantascienza. Due<br />

<strong>giovani</strong> donne fiorentine che hanno deciso<br />

di mettere in piazza il loro privato per<br />

cercare di sfondare delle porte che in Ita-<br />

www.isiciliani.it<br />

lia sembrano essere inesorabilmente<br />

chiuse. E quindi il loro racconto in giro<br />

per l’Italia, scanzonato ed ironico, ha un<br />

risvolto sociale: parità di diritti per tutti.<br />

Perché in Italia no?<br />

Il loro scopo è quello di sensibilizzare<br />

l'opinione pubblica italiana su un argomento<br />

così delicato e dibattuto come<br />

l'unione civile tra persone dello stesso<br />

sesso. Ingrid e Lorenza per fare questo<br />

hanno messo su un blog (Lei disse si),<br />

sono su Repubblica D con una rubrica<br />

fissa, sono apparse in tv (con un servizio<br />

su LA7) e radio nazionali, ed ora hanno<br />

anche avviato un crowdfunding (racolta<br />

fondi) per autofinanzare "dal basso" la<br />

produzione di un documentario. Ecco<br />

cosa scrivono sul sito della"Produzioni<br />

dal Basso".<br />

"Lei disse sì" è il racconto dei mesi che<br />

precedono il matrimonio di Ingrid e Lorenza,<br />

che si sposeranno a giugno in Svezia<br />

perché in Italia due persone dello<br />

stesso sesso non possono farlo.<br />

Ingrid e Lorenza raccontano che l'esperienza<br />

del matrimonio è la stessa per tutti<br />

e che per organizzarlo i passi tradizionali<br />

sono sempre quelli: annunciarlo a parenti<br />

ed amici, trovare un posto in cui fare la<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 63<br />

Foto di<br />

Grazia Bucca<br />

festa, fare la lista<br />

degli invitati,<br />

pensare agli abiti,<br />

alle fedi, al cibo,<br />

etc.<br />

"Lei disse sì" è<br />

un progetto crossmediale<br />

che<br />

attraverso un blog<br />

attivo da<br />

dicembre 2012 e<br />

una pagina<br />

facebook sta<br />

raccontando<br />

questo percorso,<br />

in modo più o meno leggero, incontrando<br />

la partecipazione di un'intera community.<br />

“I diritti che spettano a tutti”<br />

Ingrid e Lorenza sono state due giorni<br />

a Palermo, invitate da Arci Palermo, che<br />

ha voluto dare un suo contributo per Verso<br />

il Pride <strong>2013</strong>. Hanno incontrato gli<br />

studenti del duca Abruzzi, rispondendo<br />

con semplicità e gioiosità a tutte le domande<br />

dei ragazzi, cercando di far capire<br />

l’obiettivo delle loro iniziative: “siamo<br />

normali e vogliamo una vita normale,<br />

con i diritti che spettano a tutti”. Hanno<br />

partecipato ad un incontro istituzionale<br />

con il Comune di Palermo e con il comitato<br />

del Pride <strong>2013</strong>.<br />

Nessuna differenza<br />

E ancora, hanno preso parte ad un incontro<br />

in cui hanno messo a confronto la<br />

loro esperienza pre matrimonio con una<br />

giovane coppia etero sposata da pochi<br />

mesi. Risultato: nessuna differenza.<br />

Ingrid e Lorenza, dopo il matrimonio<br />

in Svezia, torneranno in Italia e cominceranno<br />

la loro battaglia, fra carte, avvocati<br />

e tribunali, per rivendicare il diritto, non<br />

solo loro, a vivere una vita normale.


w.isiciliani.it<br />

Storia<br />

Ma chi fu<br />

Antonio Canepa?<br />

Il fascismo e la sua<br />

fine, la guerra e la Resistenza,<br />

il separatismo e<br />

la sua guerra furono gli<br />

ambiti in cui si svolse la<br />

turbinosa esistenza di<br />

Antonio Canepa<br />

di Elio Camilleri<br />

Il delitto Matteotti (10 giugno 1924)<br />

indusse il giovane Canepa, che non aveva<br />

ancora compiuto sedici anni, ad<br />

esprimere tutto il suo sdegno contro il<br />

governo fascista.<br />

Questa ostilità contro il fascismo si materializzò<br />

nella preparazione di un attentato<br />

a Mussolini: attraverso un passaggio<br />

segreto aveva progettato di giungere addirittura<br />

nella Sala del Mappamondo, a Palazzo<br />

Venezia, ma la chiusura del passaggio<br />

fece fallire il piano.<br />

Ma, poi, nel 1937 ottenne la cattedra di<br />

Dottrina del Fascismo, con tre volumi dal<br />

titolo “Sistema della Dottrina del Fascismo.<br />

Una formidabile contraddizione che<br />

lo stesso Canepa ammette, ma che invita a<br />

sciogliere attraverso una lettura attenta del<br />

testo, dal quale si può capire che il fascismo<br />

è pericoloso per l’Italia e per gli altri<br />

Stati, che il fascismo si può combattere,<br />

che ci sono molti scrittori che lo giudicano<br />

negativamente.<br />

Allo scoppio della seconda guerra mondiale<br />

entrò in contatto dei servizi segreti<br />

britannici, preparò ed attuò con successo,<br />

la notte del 10 giugno 1943, l’attentato<br />

all’aeroporto di Gerbini, neutralizzando i<br />

caccia tedeschi, distruggendo bombe,<br />

armi e munizioni.<br />

Come si sa bene, dopo trenta giorni gli<br />

angloamericani sbarcarono dalle parti di<br />

Gela non incontrando, anche per merito<br />

del sabotaggio alla postazione tedesca di<br />

Gerbini, un’adeguata resistenza.<br />

A questo punto ecco un altro fatto inspiegabile<br />

o, quanto meno, difficile da<br />

spiegare: Canepa lasciò la Sicilia e si recò<br />

tra l’Abruzzo e la Toscana a fare il partigiano.<br />

La lotta partigiana intrapresa da Canepa<br />

fu assolutamente finalizzata alla liberazione<br />

dai nazifascisti in particolare dei territori<br />

in cui operò tra l’Abruzzo e la Toscana.<br />

Avendo conseguito questo risultato e<br />

giunto a Firenze nel <strong>maggio</strong> del 1944, lanciò<br />

un’operazione politica di segno divergente<br />

rispetto alla linea politica dei CLN e<br />

del governo: in nome del Partito Dei Lavoratori,<br />

diffuse, il 20 giugno, un appello<br />

in cui, per un verso si ringraziavano gli alleati<br />

per il decisivo aiuto fornito per la liberazione<br />

dai nazifascisti, per un altro si<br />

chiedeva agli Alleati di collaborare con i<br />

partigiani ed in particolare con la componente<br />

comunista, per l’instaurazione di un<br />

governo liberato dalla “borghesia – un pugno<br />

di capitalisti, di speculatori e di parassiti<br />

– (che) ha portato l’Italia alla rovina”.<br />

I contenuti del manifesto non potevano<br />

essere condivisi neppure dagli Alleati, sicché<br />

Canepa – Tolù perse i riferimenti con<br />

il SIS (Secret Intelligence Service), il<br />

CLN (Comitato di Liberazione Nazionale)<br />

lo arrestò e lo condannò a venti giorni di<br />

reclusione con la condizionale e a mille<br />

lire di multa.<br />

Decise, quindi, nell’autunno del 1944,<br />

di tornare in Sicilia, di morire come Canepa<br />

–Tolù e di rinascere come Mario Turri.<br />

Molto probabilmente dopo l’eccidio di<br />

Palermo, il 19 ottobre 1944, Mario Turri<br />

incontrò Andrea Finocchiaro Aprile , riuscendo<br />

a convincerlo dell’opportunità di<br />

istituire l’EVIS.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 64<br />

Canepa tenne conto, necessariamente,<br />

degli intendimenti espressi da Finocchiaro<br />

Aprile e da Togliatti: certamente nel primo,<br />

il “fatto” istituzionale contava di più<br />

di quello sociale e non poteva che essere<br />

così (non dimentichiamo che Andrea Finocchiaro<br />

Aprile faceva parte di un triunvirato<br />

in cui c’era il conte Luigi Tasca, latifondista,<br />

e Calogero Vizzini, ex gabelloto<br />

e ora latifondista mafioso), mentre per<br />

Togliatti, condizionato ancora dalla “svolta<br />

di Salerno”, e lui stesso al governo,<br />

considerava la soluzione “autonomistica”<br />

quella più avanzata, oltre la quale non era<br />

lecito, per impedimenti nazionali ed internazionali,<br />

pensare di potere andare; in<br />

ogni caso, per Togliatti, restava la monumentale<br />

questione sociale della riforma<br />

agraria ancora da risolvere e i comunisti<br />

ne sarebbero stati ancora i grandi protagonisti.<br />

Indipendentista o comunista?<br />

Non si sa bene se Canepa fu più indipendentista<br />

o comunista, ma, forse, Tasca,<br />

Finocchiaro Aprile e Vizzini lo considerarono<br />

più comunista e forse anche per questo<br />

fu tolto di mezzo a Murazzu ruttu il 17<br />

giugno 1945, colpito a morte in uno scontro<br />

a fuoco con una pattuglia di carabinieri<br />

che lo intercettarono a bordo di un furgone<br />

guidato da Pippo Amato. Assieme a<br />

Canepa quel giorno morirono Carmelo<br />

Rosano e Giuseppe Lo Giudice.<br />

Nessuno ha mai saputo come si svolsero<br />

i fatti, chi dette inizio alla sparatoria, chi<br />

avvisò i carabinieri di Randazzo del passaggio<br />

del furgone, perché i corpi furono<br />

sepolti in tombe senza nome. La storia<br />

della Sicilia è soprattutto storia di persone<br />

difficili da capire, di fatti difficili da capire<br />

e da spiegare perché volutamente censurati<br />

e tacitamente dimenticati.


Storie<br />

www.isiciliani.it<br />

Alla ricerca<br />

del tempo perduto<br />

Girotondi, marce, manifestazioni, l'impegno di<br />

una vita: ma ne valeva la pena, per poi vedere<br />

alla fine il partito di Prodi allearsi con quello di<br />

Berlusconi? di Jack Daniel<br />

. Gli insetti, per esempio. Leggi qua,<br />

un interessantissimo resoconto della Società<br />

italiana delle Scienze del 1853 :”È<br />

innegabile la somma affinità della Thoreyella<br />

coi Rafigastri. Le particolarità<br />

delle antenne dello scutello e delle ale<br />

superiori sono differenze di poco momento<br />

e non escono dalle file de caratteri<br />

meramente specifici. Ma non così<br />

quelle della struttura del capo. Il notevole<br />

avvanzamento delle gene al di là della<br />

fronte è sufficiente a dimostrare l’ impossibilità<br />

dell’ innalzamento del primo articolo<br />

della mascella al di sopra dell’ asse<br />

longitudinale del corpo durante l’atto<br />

della manducazione, impossibilità che<br />

non sarebbe manifesta nei casi frequenti<br />

in cui l’origine della mascella è attigua<br />

all’ apertura della bocca e in cui l’apertura<br />

della bocca è all’ estremità anteriore<br />

della testa.”.<br />

Decisivo, chissà perché mi era sfuggito<br />

sino ad ora...<br />

Nel silenzio di casa mia<br />

Non solo: mi rendo conto di aver trascurato,<br />

e molto, anche la mineralogia.<br />

Illuminante questo ricordo di Pini del<br />

1832, strano che non l’abbia letto prima:<br />

“I feldspati trovati dal Pini sul S Gottardo<br />

erano generalmente o bianchi, o lattei,<br />

e tra questi secondi alcuni pochi ave-<br />

vano una tinta verdiccia; non crepitavano<br />

al fuoco, sebbene cristallizzati, il che,<br />

come nota il N.A., è un'eccezione al<br />

principio asserito da Kirvan, il quale<br />

sembra perciò non avere conosciuti i<br />

feldspati del S Gottardo: la <strong>maggio</strong>r parte,<br />

spezzati, esalano un odore quasi simile<br />

a quello della pietra suilla, indizio<br />

dello sviluppamento di qualche sostanza<br />

volatile combinata con qualche acido”.<br />

Ma cosa è questo fracasso? Ah, la televisione<br />

dei vicini a tutto volume. Il telegiornale:<br />

voto di fiducia al Governo,<br />

Berlusconi e il partito di Prodi votano insieme.<br />

“Analizzando poi scrupolosamente e<br />

coll’ appoggio di apposite figure la struttura<br />

lamellare di questi feldspati trova il<br />

Pini ch’essa è ben diversa da quella, che<br />

il signor De Saussure ha riconosciuta in<br />

altre pietre di tale natura, e che il signor<br />

De l’Isle non solo riguarda come generale<br />

ai feldspati, ma assume anche come<br />

un principio per ispiegare le diverse cristallizzazioni<br />

de medesimi.”<br />

Quanto tempo ho sprecato… Perché, in<br />

tutti questi anni, non ho letto queste pagine?<br />

Cosa mi ha distratto? E la bellezza<br />

della matematica? Perché non l’ho coltivata?<br />

Senti, senti...<br />

“Dunque: il seno iperbolico è la lunghezza<br />

della perpendicolare calata<br />

dall’estremità dell’arco iperbolico corri-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 65<br />

dajackdaniel.blogspot.it/<br />

spondente ad un dato settore, sul<br />

prolungamento dell’asse principale che<br />

passa pel vertice della iperbole equilatera.<br />

La lunghezza CP dicesi coseno iperbolico.<br />

Dunque: il coseno iperbolico è<br />

quella distanza che corre tra il centro<br />

della iperbole equilatera ed il piede del<br />

seno."<br />

La tv dei vicini<br />

Ancora la televisione dei vicini. Le<br />

notti passate ad aspettare i risultati elettorali.<br />

Chilometri di girotondi, marce, manifestazioni<br />

contro Berlusconi. Ma non<br />

distraiamoci ”La retta AT dicesi tangente<br />

iperbolica del settore ACM onde :<br />

La tangente iperbolica è quella porzione<br />

della tangente al vertice della iperbole<br />

equilatera limitata da quella retta che<br />

partendo dal centro va all’estremità dell<br />

arco corrispondente al settore.<br />

La retta CT dicesi secante iperbolica<br />

onde...”<br />

Applausi in aula. Deputati del PD<br />

stringono la mano ai berlusconiani.<br />

Quanto tempo buttato.<br />

“La seconda iperbolica è quella porzione<br />

della retta, la quale dal centro della<br />

iperbole equilatera andando al punto<br />

estremo dell’ arco corrispondente al settore...


www.isiciliani.it<br />

Politica<br />

Le incredibili<br />

ragioni<br />

di un governo forzato<br />

E' cambiato moltissimo<br />

– nei fatti – il sistema<br />

istituzionale italiano.<br />

Dietro la ripetizione<br />

dei riti, cosa c'è<br />

davvero?<br />

di Giovanni Abbagnato<br />

Non servono riferimenti tecnicopolitici<br />

per definire un governo – quello<br />

nominalmente affidato a Enrico<br />

Letta - “condannato ad esistere” da<br />

un’incredibile serie di vicissitudini incrociatesi<br />

tra il complessivo decadimento<br />

del sistema politico-istituzionale<br />

e le vicissitudini interne al Partito Democratico.<br />

Quello che è forse più interessante - e<br />

anche più significativo - è provare a ragionare<br />

sulle mutazioni, di fatto intervenute<br />

nel sistema istituzionale italiano<br />

che, come la storia insegna, sono la spia<br />

più evidente di una disgregazione della<br />

sostanza delle Istituzioni stesse.<br />

Conseguenzialmente, tali mutazioni -<br />

di fatto - rendono, più che obsoleto, pressoché<br />

insignificante il complesso della<br />

normativa e delle prassi che in tutti i sistemi<br />

democratici sta a guardia della solennità,<br />

in senso di importanza e straordinarietà,<br />

dei passaggi modificativi di atti<br />

costitutivi delle Istituzioni.<br />

Non è, infatti, insignificante, per il presente<br />

e per gli sviluppi futuri, una trasformazione<br />

“ in automatico” in questa<br />

fase politica del ruolo del Presidente della<br />

Repubblica, dalla funzione di rappresentatività<br />

e garanzia a quella più squisitamente<br />

di governo.<br />

Attenzione, funzioni di governo ancor<br />

più cogenti perché prescindono dalle<br />

scelte tecnico-politiche di un Esecutivo<br />

“nominato”, come in una sorta di “grande<br />

fratello” e, quindi, obbligato a fare<br />

quello che in buona parte è già scritto,<br />

non essendo prevista la sottrazione<br />

In questo senso cambia pure il ruolo<br />

del Presidente del Consiglio, che oggi<br />

definire ancora Premier suscita qualche<br />

amara ilarità, perché in realtà si tratta di<br />

un esecutore di indicazioni che non hanno<br />

nemmeno un preciso profilo tecnicopolitico<br />

del Presidente, come può succedere<br />

ai capi del governo, per esempio<br />

francesi o russi.<br />

Giaculatorie prive di senso<br />

In Italia, ormai, c’è solo un Presidente<br />

del Consiglio che dovrà portare avanti un<br />

governo. Il resto – programmi, prospettive<br />

programmatiche, ecc. – sono solo giaculatorie<br />

prive di senso e, come tutto<br />

quello che è privo di senso in politica<br />

può diventare pericoloso per la democrazia,<br />

almeno quella sostanziale.<br />

In estrema sintesi, questo è un terreno<br />

che potrà piacere o no, che potrà essere<br />

considerato inevitabile o no, ma che in<br />

ogni caso sfugge al senso politico delle<br />

cose perché non si baserà più su scelte<br />

orginali, nel senso letterale del termine,<br />

ma su di un paradigma di governabilità<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 66<br />

fine a se stesso che, paradossalmente,<br />

avrà un rapporto assai relativo con le reali<br />

necessità del Paese.<br />

C’è un governo. Punto. E questo basti.<br />

In questo ulteriore passo verso l’abdicazione<br />

della politica, è evidenza logica<br />

che chi potrà trarre il massimo dei vantaggi<br />

da questa situazione sarà Silvio<br />

Berlusconi, il più “im-politico” dei soggetti<br />

in campo che confermerà il valore<br />

dell’immagine del Caimano, sempre vivo<br />

e mimetizzato, che un preveggente film<br />

ha consegnato alla cronaca.<br />

Alle condizioni di Berlusconi<br />

Il cavaliere potrà mostrare al mondo<br />

quanto ingiusto e insensato era il giudizio<br />

di impresentabilità su di lui e i suoi<br />

ministri ai quali è richiesta adesso “leale”<br />

collaborazione dopo averli demonizzati<br />

considerandoli irresponsabili incompetenti<br />

attentissimi solo ai “casi loro” e del<br />

loro principale.<br />

Potrà dire che è vero che la legittimazione<br />

elettorale può consentire di superare<br />

norme di ineleggibilità, di attaccare,<br />

senza limiti e con occupazioni, delle loro<br />

sedi tutte le Istituzioni più importanti –<br />

dalla Magistratura alla Corte Costituzionale<br />

– perché, se non fosse così, non si<br />

chiederebbe a lui di risalire sul suo predellino<br />

stavolta per vestire i panni dello<br />

Statista che, addirittura calma i suoi più<br />

facinorosi sottoposti per consentire al governo<br />

di vivere, almeno fin quando vorrà<br />

lui e i suoi avvocati.<br />

In estrema sintesi, avere fatto il governo<br />

alle condizioni di Berlusconi è considerato<br />

un atto di grande responsabilità<br />

istituzionale. Incredibile ma vero.


www.isiciliani.it<br />

Politica<br />

La casta nella casta<br />

e il fallimento<br />

del Pd<br />

Un governo democristiano,<br />

con in più Berlusconi:<br />

è l'esito finale<br />

di un progetto politico<br />

che, partito per unire<br />

“anime” politiche differenti,<br />

ha finito col sacrificare<br />

i valori della<br />

sinistra ai disvalori<br />

delle destre<br />

di Riccardo De Gennaro<br />

Un presidente della Repubblica di 88<br />

anni, che ne avrebbe 95 alla fine del<br />

suo secondo mandato, un governo<br />

Letta-Alfano che ricorda quelli del<br />

vecchio pentapartito a guida democristiana,<br />

ma con l’aggravante dell’anomalia<br />

Berlusconi, il quale vincolerà<br />

ancora una volta le decisioni all’andamento<br />

dei suoi processi.<br />

L’Italia non è un paese per <strong>giovani</strong>,<br />

l’Italia non è un paese votato al cambiamento.<br />

Dopo il congresso del Pd potrà<br />

anche nascere un nuovo soggetto politico<br />

di sinistra, costruito intorno a Vendola,<br />

Rodotà, Barca, Civati, Cofferati e<br />

quant’altri, ma le forze della conservazione<br />

continueranno a prevalere su quelle<br />

che vogliono davvero cambiare le<br />

cose.<br />

“Mai al governo col Pdl”<br />

“Mai al governo con il Pdl”, aveva giurato<br />

il segretario dimissionario Bersani,<br />

ma la diga è crollata al primo soffio. Era<br />

chiaro che, nel momento in cui si sarebbe<br />

dovuto passare dalle parole ai fatti, il Pd<br />

avrebbe scaricato Vendola, tagliato fuori<br />

Grillo e guardato a destra, fino ad accettare<br />

come vicepresidente del Consiglio e<br />

ministro dell’Interno il “pupazzo” di<br />

Berlusconi (gli altri ministri non contano,<br />

ad eccezione di Saccomanni, che guiderà<br />

l’economia con l’auricolare della Bce).<br />

“Una parte è ricattabile”<br />

Come ha detto Barbara Spinelli in una<br />

recente intervista, “parte del Pd è ricattabile”.<br />

Non è difficile individuare quale,<br />

basta trovare i 101 franchi tiratori spuntati<br />

in occasione della votazione di Romano<br />

Prodi e sapere chi li ha armati.<br />

Qualche anno fa uno scrittore ungherese,<br />

ricordando i fatti del ’56, mi disse<br />

questa verità: “Quando i comunisti prendono<br />

il potere i primi ad essere eliminati<br />

sono i comunisti”. Funziona così anche<br />

da noi: quando la sinistra potrebbe prendere<br />

il potere i primi a tagliare fuori sono<br />

gli uomini di sinistra.<br />

Perché faceva paura Rodotà<br />

C’è cattiva coscienza nel mancato appoggio<br />

a Rodotà: Fassino l’ha spiegata<br />

col fatto che era un candidato grillino,<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 67<br />

Fassina dicendo che non aveva i numeri,<br />

ma la verità è che l’ex garante della privacy<br />

e presidente del Pds si sarebbe<br />

schierato, in primo luogo nella scelta del<br />

presidente del Consiglio, a favore di quel<br />

cambiamento (rispetto agli interessi dei<br />

potentati economici, nazionali ed europei)<br />

che in Italia non è dato.<br />

“Io non la sento, la base”<br />

Tra il sostegno a Rodotà e quello a<br />

Berlusconi (che qualcuno addirittura prevede<br />

già senatore a vita e successore di<br />

Napolitano al Quirinale), il gruppo dirigente<br />

del Pd ha scelto la seconda innaturale<br />

opzione, infischiandose della <strong>maggio</strong>ranza<br />

dei suoi elettori. Come ha detto<br />

la dalemiana Finocchiaro all’uscita del<br />

cinema Capranica: “Io non la sento la<br />

base”.<br />

Il problema della credibilità<br />

Un errore che i dirigenti del Pd, quasi<br />

una casta nella casta, pagheranno sicuramente<br />

caro alle prossime elezioni. Il problema<br />

che riassume tutti i problemi è che<br />

non hanno più credibilità.<br />

È questa la ragione principale del fallimento<br />

di un progetto che, per ragioni di<br />

potere, puntava a tenere insieme anime<br />

politiche totalmente differenti tra loro e<br />

che, a partire dalla legge sul conflitto di<br />

interessi e da quella sui Dico per arrivare<br />

al governo Letta-Alfano, ha portato a sacrificare<br />

i valori della sinistra a favore<br />

dei disvalori delle destre.


Palermo/ Cantieri navali<br />

La mafia<br />

sottovalutata<br />

A Palermo non fanno a<br />

tempo ad abbassarsi<br />

gli echi dei proclami di<br />

improvvidi osservatori<br />

di un presunto declino<br />

inarrestabile delle<br />

cosche mafiose che la<br />

cronaca s'incarica di<br />

palesare esattamente il<br />

contrario<br />

di Giovanni Abbagnato<br />

L'ultimo esempio di queste “scoperte”,<br />

di norma frutto di gravi sottovalutazioni,<br />

ha riguardato il cantiere navale,<br />

l'ultimo stabilimento industriale del<br />

Capoluogo ancora degno di tale definizione,<br />

nonostante il suo notevole ridimensionamento<br />

produttico e occupazionale.<br />

Uno stabilimento che fin dall'inzio del<br />

'900 ha rappresentato un sito da aristocrazia<br />

operaia, significativamente sindacalizzata<br />

e capace di una notevole attività<br />

vertenziale, fin dai tempi del segretario<br />

della Fiom Giovanni Orcel, assassinato<br />

nel 1920. Maestranze, quelle del Cantiere,<br />

in grado di condurre, oltre ad evolute<br />

vertenze contrattuali, un contrasto con la<br />

mafia del quartiere Montalbo-Acquasanta,<br />

da sempre interessatissima al controllo<br />

delle attività economiche nel cantiere<br />

e nel porto.<br />

www.isiciliani.it<br />

Questo scontro è culminato nel 1947 in<br />

uno scontro nel quale gli sgherri del boss<br />

Nicola D'Alessandro spararono a degli<br />

operai che a loro volta stavano per impiccare<br />

un mafioso e pretesero l'allontanamento<br />

del dirigente fascista Emilio<br />

Ducci, voluto dalla proprietà dei Piaggio<br />

e connivente con i mafiosi.<br />

Nei decenni successivi si è attenuata<br />

notevolmente la capacità di reazione democratica<br />

e antimafiosa degli operai e<br />

della dirigenza politico-sindacale e tanto<br />

era impunita quanto risaputa la presenza<br />

invasiva nello stabilimento dei mafiosi<br />

dell'Acquasanta, soprattutto i Galatolo.<br />

Questa antica ed influente dinastia mafiosa<br />

controllava, il quartiere del cantiere,<br />

avendo addirittura in mano la locale<br />

Stazione dei Crabinieri, e facendo il bello<br />

e cattivo tempo nello stabilimento<br />

controllando i subappalti e il caporalato<br />

dei lavoratori avventizi.<br />

Le denunce di Basile<br />

Verso la fine degli anni '80 la situazione<br />

esplose quando le indagini della Procura<br />

di Palermo dimostrarono la fondatezza<br />

delle denunce dell'operaio Gioacchino<br />

Basile - minacciato dai mafiosi, licenziato<br />

dalla Fincantieri e perfino<br />

espulso dal sindacato della Cgil – circa<br />

l'asfissiante controllo del cantiere ancora<br />

ad opera dei Galatolo e dei loro affiliati. I<br />

conseguenti provvedimenti giudiziari, oltre<br />

a colpire alcuni esponenti influenti<br />

della cosca, suscitarono alcune utili iniziative<br />

extragiudiziarie come l'adozione<br />

di un protocollo di legalità, ma senza approfondire<br />

adeguatamente le responsabilità,<br />

personali ed oggettive, del management<br />

del cantiere che pure dalle carte<br />

giudiziarie non usciva con una buona immagine.<br />

Sembrava a qualcuno che il clamore di<br />

quella indagine, con i suoi sviluppi giudiziari,<br />

potesse avere creato una sorta di<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 68<br />

cordone di legalità attorno allo stabilimento,<br />

ma, in realtà, chi viveva nel quartiere<br />

coglieva i segni non scalfiti del potere<br />

dei Galatolo, con i suoi esponenti e<br />

affiliati a piede libero, non solo nel cantiere,<br />

ma anche nel porticciolo turistico<br />

dell'Acquasanta.<br />

La realtà raccontata da recentissime indagini,<br />

culminati in una retata di mafiosi,<br />

hanno confermato il controllo mafioso<br />

dei Galatolo – direttamente ma anche<br />

mediante il prestanome Giuseppe Corradengo,<br />

tutt'altro che insospettabile come<br />

titolato dai giornali - non solo del cantiere<br />

di Palermo, ma anche di quelli di Trapani,<br />

Messina e di altri cantieri del nord<br />

come Porto Marghera e La Spezia.<br />

Questa vicenda suscita parecchi dubbi<br />

e, tuttavia, è probabilmente utile concentrare<br />

la riflessione in due domande-chiave.<br />

Nello specifico, c'è da chiedersi se<br />

non c'è una costante sottovalutazione<br />

della capacità di adattamento della mafia<br />

anche da parte degli organi investigativi<br />

tendenti a svolgere indagini troppo legate<br />

ad episodi eclatanti e non ad un controllo<br />

costante del territorio che potrebbe<br />

monitorare per tempo l'effettiva presenza<br />

e pericolosità delle famiglie mafiose.<br />

Le responsabilità aziendali<br />

Dalle azioni repressive a seguito delle<br />

denunce di Basile ad oggi sono trascorsi<br />

circa 25 anni in cui del declino del controllo<br />

mafioso del territorio del cantiere<br />

navale non si è accorto nessuno. Inoltre,<br />

c'è da chiedersi come mai il management<br />

del Cantiere reiteratamente non ha notato<br />

nulla di sospetto dentro lo Stabilimento e<br />

se non sarebbe il caso di approfondire responsabilità<br />

di gestione aziendale, a partire<br />

delle procedure per l'affidamento e la<br />

gestione complessiva dei subappalti in<br />

Fincantieri, visto che la Magistratura sostiene<br />

che da Palermo si controllavano<br />

anche gli altri cantieri del nord?


www.isiciliani.it<br />

Messina<br />

Un sindaco<br />

“bene comune”?<br />

Un candidato anomalo<br />

in una “normale” catastrofe:<br />

come finirà?<br />

di Tonino Cafeo<br />

Renato Accorinti, professore di educazione<br />

fisica, è diventato - in quarant’anni<br />

di battaglie civili, pacifiste e<br />

ambientaliste - quasi un'icona<br />

dell’impegno disinteressato e della politica<br />

fatta per passione, in strada.<br />

Renato era a Comiso negli anni ottanta,<br />

era a Messina quando i quattro gatti<br />

che si opponevano allo scempio del Ponte<br />

sullo Stretto sono piano piano diventati<br />

ventimila e poi sempre di più. E' stato<br />

con i rom e tutti gli emarginati, con le<br />

vittime di mafia come Graziella Campagna<br />

e Attilio Manca, con i ragazzi e le ragazze<br />

del Teatro Pinelli Occupato.<br />

Nel campetto di atletica “ Santamaria “<br />

ex Gil, in quella che una volta era la periferia<br />

sud di Messina, ha allenato generazioni<br />

di <strong>giovani</strong> atleti che lo ricordano<br />

più come un maestro di vita che come un<br />

semplice trainer. Come le centinaia di ragazzi<br />

che lo hanno avuto per insegnante<br />

alle medie, in ore che – fra una canzone<br />

di de Andrè e un ricordo di Don Milani-<br />

sono state molto più che semplice scuola<br />

dell’obbligo.<br />

La candidatura a sindaco di Renato Accorinti<br />

matura in un momento drammatico<br />

della storia messinese. In una città ancora<br />

una volta commissariata, dopo<br />

un’amministrazione di centrodestra sui<br />

cui uomini si addensa un fondato giudizio<br />

di assoluto disinteresse per il bene<br />

comune, tremila cittadini dalle più varie<br />

estrazioni sociali e culturali, firmano una<br />

petizione in cui gli chiedono di mettere<br />

la faccia per la prima volta anche in una<br />

battaglia franca ed esplicita di conquista<br />

delle istituzioni.<br />

E’ l’autunno 2012, quello dello Tsunami<br />

grillino e dello sfacelo politico: il Pd<br />

pensa al fidanzamento con l’Udc sperimentato<br />

a Palazzo dei Normanni, persino<br />

Sel di Nichi Vendola (che Renato non ha<br />

mai nascosto di apprezzare) si limita a rivolgergli<br />

un appello a partecipare alle<br />

primarie. Finisce che, dopo un momento<br />

di incertezza, Accorinti, in una fredda<br />

mattina di gennaio, annuncia la sua corsa<br />

in solitaria a una emozionata e gremita<br />

platea, nel Salone delle Bandiere del municipio<br />

di Messina.<br />

Gruppi parrocchiali, volontariato...<br />

Da quel giorno è un crescendo di adesioni<br />

e di iniziative. Renato batte, come<br />

del resto ha sempre fatto per le innumerevoli<br />

cause per cui si è impegnato, strade<br />

e villaggi. Uno per uno. Rifondazione<br />

Comunista è con lui, così come la galassia<br />

del sindacalismo di base e del movimentismo<br />

messinese. Ma questo schieramento<br />

non si cristallizza in un’etichetta.<br />

Aderiscono a “Cambiare Messina dal<br />

Basso” (come la lista di Accorinti s'è voluta<br />

chiamare) soggetti e personalità non<br />

riconducibili al piccolo mondo della sinistra<br />

antagonista. Molto volontariato cattolico,<br />

molti gruppi parrocchiali di periferia,<br />

intellettuali miti e ragionatori come<br />

l’economista Guido Signorino, la “mente”<br />

accademica del movimento. E soprattutto<br />

la cosiddetta gente comune.<br />

Mai prima d’ora a Messina, per strada,<br />

nei mercatini rionali, nei villaggi in collina,<br />

un candidato dal look così apertamente<br />

“alternativo” era stato applaudito<br />

o perlomeno ascoltato senza pregiudizi<br />

quanto Renato Accorinti.<br />

Ma perché un uomo che a sessant’anni<br />

mantiene l’aspetto gioioso e un po’ naif<br />

degli hippies anni 60 riscuote un successo<br />

così vasto in una città in fondo provinciale<br />

e venata di bigottismo come Messina?<br />

Sicuramente c’entra molto la crisi<br />

del vecchio sistema di potere. Potenti<br />

clientele mantenute nel corso dei decenni<br />

con un sapiente controllo della spesa<br />

pubblica sono in affanno per le ricadute<br />

della crisi del debito sulla realtà siciliana.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 69<br />

Il clan di Totò Cuffaro e quello - tutto<br />

sommato omologo - di Raffaele Lombardo<br />

sono crollati sotto i colpi delle inchieste<br />

giudiziarie e soprattutto per il prosciugamento<br />

delle risorse che alimentavano<br />

stipendifici e fabbriche di privilegi.<br />

Il welfare locale, mai di alto livello, è<br />

definitivamente entrato in affanno a causa<br />

dei debiti che stanno portando le finanze<br />

del Comune sull’orlo del default. a<br />

città è quotidianamente percorsa da cortei<br />

e punteggiata da presidi di lavoratori<br />

disperati, che non hanno più nemmeno<br />

una controparte con cui scontrarsi. I punti<br />

di <strong>maggio</strong>r sofferenza si chiamano Servizi<br />

sociali, Teatro Vittorio Emanuele,<br />

Birra Messina, ATM (trasporti pubblici).<br />

In questo quadro drammatico il Partito<br />

che fu di Bersani non ha saputo nè voluto<br />

candidarsi a rappresentare un’alternativa<br />

credibile, preferendo il piccolo cabotaggio<br />

degli accordi coi pezzi del vecchio potere<br />

in fuga da posizioni discreditate.<br />

Una città da cui si fugge<br />

Se a livello regionale questa strategia<br />

si è concretata nell’esperienza per certi<br />

versi anomala della giunta Crocetta, a<br />

Messina la proposta politica del PD in<br />

sostanza consiste nel patto fra i due golden<br />

boys dei <strong>giovani</strong> Dc anni '80: Francantonio<br />

Genovese e il neo-ministro<br />

Giampiero D’Alia. Troppo poco per una<br />

sinistra priva di memoria e marginale, e<br />

soprattutto troppo poco per una città in<br />

cui si vive male, da cui i <strong>giovani</strong> fuggono<br />

a gambe levate.<br />

Accorinti ai messinesi parla di cose antiche<br />

come la politica come servizio, la<br />

dignità, la qualità della vita. Quando racconta<br />

delle scuole materne di Reggio<br />

Emilia o delle biblioteche pubbliche berlinesi<br />

allude a cose che in un paese civile<br />

sarebbero persino banali ma che in riva<br />

allo stretto sembrano fantascienza.<br />

I cittadini, però, sembrano credergli<br />

davvero. Forse perché prima delle parole<br />

astratte l’esperienza politica di Renato è<br />

costruita sulla quotidianità di una persona<br />

che parla come pensa e agisce allo<br />

stesso modo.


Catania<br />

L'acqua<br />

la città<br />

la polis<br />

Sara Giorlando è stata<br />

una delle protagoniste<br />

del forum dell’acqua<br />

che ha portato alla vittoria<br />

del referendum<br />

“acqua bene comune”.<br />

Una grande vittoria di<br />

popolo che ha sancito<br />

il diritto alla partecipazione<br />

democratica e il<br />

principio che le decisioni<br />

d'interesse comune<br />

debbono partire da<br />

una “polis” costruita<br />

dal basso<br />

di Giovani Caruso<br />

www.associazionegapa.org<br />

Puoi raccontarci in breve le motivazioni<br />

ideali che ti spinsero a partecipare<br />

ai movimenti dell’acqua bene comune?<br />

È stato un percorso naturale, fin dai<br />

collettivi studenteschi ci siamo resi conto<br />

che stavano privatizzavano la scuola,<br />

l’università, i saperi. Nel frattempo arrivò<br />

Seattle, il movimento no-global, e<br />

così ci siamo accorti che ci battevamo, in<br />

tanti e in Paesi diversi, contro la mercificazione<br />

dell’esistenza.<br />

www.isiciliani.it<br />

Poi nel 2000 migliaia di persone manifestarono<br />

a Cochabamba contro la privatizzazione<br />

dell’acqua, venduta ad una<br />

multinazionale. Una risorsa indispensabile<br />

alla vita veniva trasformata in una<br />

merce.<br />

Un piccola rete di cittadini<br />

E così, anche, in Italia nacque una piccola<br />

rete formata da chi pensava che la<br />

privatizzazione dell’Acqua fosse<br />

l’emblema degli effetti delle politiche<br />

neoliberiste di sottrazione degli spazi e<br />

dei beni comuni. Per noi parlare di acqua<br />

vuol dire parlare di tutte le privatizzazioni<br />

dei beni pubblici e dei danni che crea<br />

questo modello economico.<br />

Inoltre, ha permesso di unire approcci<br />

e percorsi diversi: perché parlando di acqua<br />

parliamo di tutela del territorio, di<br />

cambiamenti climatiche, di grandi infrastrutture;<br />

di mafia e di guerre dell’acqua,<br />

di immigrazione; di salute e di qualità<br />

delle acque; di inquinamento, risparmio,<br />

riuso e riciclo; di lavoro; di che tipo di<br />

agricoltura e di che produzione vogliamo,<br />

quali bisogni soddisfare, come soddisfarli<br />

e con quali priorità.<br />

Nel frattempo discutevamo anche di<br />

democrazia partecipativa, guardando a<br />

Porto Alegre, e arrivammo alla costituzione<br />

del Forum Italiano dei Movimenti<br />

per l’Acqua, che dal basso e mettendo insieme<br />

l’esperienza dei tecnici e dei militanti<br />

dei vari comitati locali, scrisse una<br />

legge di iniziativa popolare, che però rimase<br />

chiusa in un cassetto e così, coraggiosamente<br />

ci lanciammo nell’avventura<br />

del referendum.<br />

I movimenti per l'acqua bene comune<br />

vinsero nel 2011 il referendum e i<br />

“si” furono la stragrande <strong>maggio</strong>ranza,<br />

pensi che a due anni dal referendum<br />

questa vittoria sia stata rispettata<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 70<br />

dalle amministrazioni ed enti pubblici<br />

in tutto il territorio nazionale?<br />

Purtroppo no. Anche il Comune di Catania,<br />

in barba al referendum, qualche<br />

mese fa ha tentato di privatizzare la Sidra,<br />

la società di gestione dell’acqua, ma<br />

presidiando il Consiglio Comunale siamo<br />

riusciti ad impedirlo. Abbiamo dimostrato<br />

che la lotta paga, che l’unico modo per<br />

difendere i diritti e i beni comuni è partecipare.<br />

Il nostro assedio continuo al consiglio<br />

comunale ha dato i suoi frutti. Se<br />

non fossimo stati lì presenti per mesi a<br />

spiegare che non era vero che la privatizzazione<br />

fosse un obbligo e che privatizzare<br />

l’acqua fosse addirittura illegittimo<br />

non avremmo ottenuto questo risultato.<br />

Tuttavia abbiamo salvato solo l’acqua:<br />

l’amministrazione ha imposto di votare<br />

una delibera con cui ha deciso di privatizzare<br />

le altre società partecipate.<br />

Però il referendum ha cambiato tante<br />

cose e da lì dobbiamo ripartire. Innanzitutto,<br />

ha dimostrato che la <strong>maggio</strong>ranza<br />

degli italiani si sta risvegliando dal “pensiero<br />

unico”, che non è vera la favoletta<br />

del “privato è bello” e che possiamo sperimentare<br />

un pubblico nuovo basato sulla<br />

partecipazione diretta dei cittadini.<br />

Un salto di qualità<br />

Cosa ti ha fatto decidere di entrare<br />

in un movimento politico come “Catania<br />

bene comune”, che parteciperà alla<br />

competizione elettorale per le amministrative<br />

catanesi del 9 giugno?<br />

Penso che i movimenti debbano continuare<br />

il proprio percorso compiendo un<br />

ulteriore salto di qualità: proporsi come<br />

capaci di amministrare. Ed è proprio dal<br />

livello comunale che si possono sperimentare<br />

nuove forme di governo partecipato<br />

ed è da qui che si può organizzare<br />

una mobilitazione vincente contro le politiche<br />

di austerità.


Ciò si può fare, innanzitutto, chiarendo<br />

che la creazione del debito comunale è<br />

andata a vantaggio di pochi e non della<br />

<strong>maggio</strong>ranza delle persone. Occorre dire<br />

che non abbiamo intenzione di pagare<br />

debiti che riteniamo illegittimi, perché<br />

sono serviti non a realizzare politiche di<br />

sviluppo sociale della città, ma a coltivare<br />

gli interessi di pochi.<br />

Partendo dalla ripubblicizzazione dei<br />

servizi pubblici locali (acqua, rifiuti,<br />

energie…) si può pensare un’economia<br />

nuova, che salvaguardi insieme ambiente,<br />

occupazione, redditi ed equità; che<br />

valorizzi le professionalità e le esperienza<br />

esistenti; che valorizzi i quartieri riscoprendoli<br />

e rispettandoli, che grazie ad<br />

una pianificazione urbanistica partecipata<br />

rilanci un turismo equo e sostenibile.<br />

Questo è “Catania Bene Comune”.<br />

“Catania Bene Comune”<br />

Ma l’idea di partecipare alla costruzione<br />

di “Catania Bene Comune” nasce, per<br />

me, anche da un’altra esigenza: dire che<br />

sono di sinistra e lo sono perché voglio<br />

invertire le politiche dei ricchi contro i<br />

www.isiciliani.it<br />

“Prendersi cura della città”<br />

poveri, perché voglio liberarmi dal fascismo,<br />

dalle mafie e dall’affarismo.<br />

Uno dei limiti del movimento è stato<br />

quello di non far emergere esplicitamente<br />

come vi sia una classe sociale che paga e<br />

arricchisce le altre e di non essersi soffermato<br />

ad analizzare da chi è composta<br />

questa classe. Adesso credo sia giunto il<br />

momento di farlo.<br />

Per l’affermazione di tali diritti, per<br />

la tutela del territorio, per la salvaguardia<br />

delle periferie e dei quartieri<br />

di Catania, ritieni che l’ostacolo più<br />

grande siano la corruzione e le mafie?<br />

E come pensi di combattere questi due<br />

fenomeni in modo concreto?<br />

L’esperienza che ho raccontato sopra<br />

sul consiglio comunale è l’esempio di<br />

un’Amministrazione che utilizza i servizi<br />

pubblici come ammortizzatori sociali, i<br />

lavoratori come bacino di voti e i consigli<br />

di amministrazione per piazzare i politici<br />

non eletti. È l’ulteriore riprova che i<br />

Comuni oggi sono svuotati di legittimità.<br />

Un Comune che trasforma i propri cittadini<br />

in “clienti” addirittura del proprio<br />

Sindaco (azionista dentro le partecipate)<br />

rompe ogni idea di comunità e quindi di<br />

democrazia. Tutto ciò nel nostro<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 71<br />

territorio vuol dire lasciare spazio ai<br />

poteri affaristici e mafiosi.<br />

Ricostruire da basso il “Comune”<br />

Per questo l'unica arma capace di sconfiggere<br />

le mafie è ricostruire dal basso il<br />

“Comune”, liberare pezzo per pezzo questa<br />

città combattendo l’abbandono scolastico,<br />

creando delle scuole nuove che<br />

sappiano essere inclusive e aperte ai bisogni<br />

dei quartieri, creando un’alternativa<br />

economica che non si basi sullo sfruttamento<br />

del territorio, ma su piccoli interventi<br />

decisi insieme agli abitanti, che<br />

crei spazi di socialità e condivisione (orti<br />

collettivi, luoghi per lo sport e il<br />

gioco…) e quindi di democrazia e responsabilità.<br />

Un Comune che risponda<br />

alle reali esigenze dei suoi abitanti. Una<br />

nuova idea di città, che parte dal prendersi<br />

cura della città stessa.<br />

Il percorso è solo all’inizio ed è lungo,<br />

anche perché richiede un profondo cambiamento<br />

culturale, ma se non iniziamo a<br />

coltivare il sogno di una Catania diversa<br />

questa non vivrà mai.<br />

Foto di Pasqualino Cacciola


Sicilia/ Società civile<br />

Palagonia,<br />

la primavera<br />

ferita<br />

Fra debiti e vandali,un<br />

anno dopo le elezioni<br />

del rinnovamento<br />

di Claudia Campese<br />

www.ctzen.it<br />

Si aspettavano le casse vuote, ma<br />

hanno trascorso i primi 12 mesi di<br />

nuova amministrazione tra i conti pignorati<br />

e i continui atti di vandalismo<br />

verso scuole, strutture comunali e persino<br />

la stessa auto del presidente del<br />

consiglio Salvo Grasso.<br />

E’ il bilancio del primo anno del sindaco<br />

Valerio Marletta e della sua giovane<br />

giunta. I palagonesi, intanto, restano in<br />

attesa: «Per come ha trovato il Comune,<br />

è passato ancora troppo poco tempo per<br />

giudicare»<br />

Un anno fa gridavano alla liberazione.<br />

Scheda<br />

SICILSALDO: IERI PAGAVA LA MAFIA<br />

OGGI PIGNORA ILCOMUNE<br />

Il passato del Comune di Palagonia è spesso al centro delle<br />

udienze del processo Iblis, che si svolgono nel carcere di<br />

Bicocca di Catania. A marzo, mentre la nuova amministrazione<br />

stringeva la cinghia al limite, a testimoniare in aula è stato<br />

Angelo Brunetti, titolare della Sicilsaldo, la stessa ditta che in<br />

un primo momento aveva ottenuto il pignoramento delle casse<br />

pubbliche palagonesi. Una delle tante aziende vittime di<br />

estorsione non solo da parte di Cosa nostra, secondo i<br />

magistrati, ma anche dell'area grigia tra mafia e politica.<br />

Un caso di imprenditoria connivente, invece, secondo i legali<br />

della difesa di alcuni imputati. E quello che viene tratteggiato in<br />

aula è in effetti uno scenario contorto. Rappresentante della<br />

ditta appaltatrice dal 1999 di diversi lavori a Palagonia - dalla<br />

via di fuga «da un paio di milioni di euro» al metanodotto -,<br />

Brunetti racconta che «fin dal primo lavoro, il sindaco Salvino<br />

www.isiciliani.it<br />

Oggi è ancora di attesa l’aria che si respira<br />

a Palagonia, dove i cittadini conservano<br />

un ricordo di quella che doveva essere<br />

la primavera palagonese in parte sbiadito<br />

dai tanti problemi di questi mesi.<br />

Dopo anni di governo gestito da una<br />

sola famiglia – i Fagone, nonno, padre e<br />

figlio – e macchiati da indagini e processi<br />

antimafia, l'elezione di un sindaco, una<br />

giunta e un consiglio per lo più <strong>giovani</strong> e<br />

provenienti da Rifondazione comunista<br />

erano stati il riscatto di una comunità.<br />

Col settanta per cento<br />

A dirlo, lo scorso <strong>maggio</strong>, un ballottaggio<br />

lampo, durato meno di un'ora, con il<br />

quale Valerio Marletta si è imposto sullo<br />

sfidante Francesco Di Stefano con oltre il<br />

70 per cento delle preferenze dei palagonesi.<br />

Eppure a quell'entusiasmo sembra<br />

essersi sostituita la stanchezza del primo<br />

cittadino Marletta e del presidente del<br />

consiglio comunale Salvo Grasso, così<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 72<br />

come la rassegnazione dei cittadini. Che<br />

da mesi assistono a continui atti<br />

vandalici contro le scuole e altre strutture<br />

del Comune.<br />

“Eppure nessuno ha parlato”<br />

«Non può essere un caso», commentava<br />

il sindaco a proposito del raid vandalico<br />

di novembre contro le scuole materne<br />

di via Amedeo e via Archi. Arredi distrutti,<br />

libri e quaderni strappati, i nuovi<br />

pannelli fotovoltaici scomparsi. Un danno<br />

di circa cinquemila euro, secondo<br />

l’amministrazione.<br />

«Una risposta da parte di qualcuno ce<br />

l’aspettavamo, ma è anche impossibile<br />

che nessuno dei cittadini abbia visto<br />

niente – continua Marletta – Eppure nessuno<br />

ha parlato. Noi l’avevamo detto<br />

chiaramente: non era cambiando l’amministrazione<br />

che si creava il bene comune,<br />

ma preservandolo»<br />

Fagone mi aveva detto che dovevo rivolgermi a ditte e<br />

personale del luogo, anche se noi avevamo tutte le<br />

attrezzature». Società di personaggi oggi imputati o condannati<br />

in primo grado per associazione mafiosa o ancora sospettati di<br />

concorso esterno a Cosa nostra.<br />

Dal subappalto alla richiesta della cosiddetta messa a posto il<br />

passo è stato breve: in due tranches da 50 e 60mila euro.<br />

Richieste che però non sarebbero bastate a Brunetti per<br />

prendere le distanze dai suoi presunti estorsioni, ipotizzano gli<br />

avvocati della difesa. C’è chi mostra una foto del testimone a<br />

una cerimonia di famiglia a casa di un imputato. E chi ricorda<br />

invece come la moglie di Brunetti, proprietaria di una cantina<br />

vinicola, abbia fatto affari vendendo il proprio vino nel bar del<br />

distributore di benzina del presunto boss di Ramacca Rosario<br />

Di Dio.<br />

Di certo c'è solo che, 14 anni dopo e ormai trascorsi diversi<br />

governi di Fagone padre e figlio, la Sicilsaldo avanza e richiede<br />

un credito dal Comune di Palagonia per due milioni e 400mila<br />

euro.


E che non si tratti di comuni atti di<br />

vandalismo è dimostrato anche dall'ultimo<br />

caso quando, pochi giorni prima del<br />

25 aprile, l'impianto elettrico della basilica<br />

di San Giovanni, dove l’amministrazione<br />

aveva deciso di festeggiare la ricorrenza<br />

della Liberazione, è stato danneggiato<br />

e il contatore rubato.<br />

L'automobile bruciata<br />

Il motivo di questi attacchi, secondo i<br />

nuovi amministratori, sarebbe il nuovo<br />

corso della gestione della cosa pubblica<br />

inaugurato a Palagonia. Servizi sociali<br />

controllati «mentre prima erano gestiti in<br />

modo clientelare», appalti pubblici ad<br />

importi più contenuti, convenzioni a titolo<br />

gratuito come per il fotovoltaico o il<br />

wifi libero.<br />

«Quando dici dei no e torni a regolarizzare<br />

tutto, a qualcuno dà fastidio»,<br />

spiega Salvo Grasso. Che ha dicembre ha<br />

ritrovato la sua auto bruciata. Un evento<br />

di certo doloso, ma sul quale i carabinieri<br />

stanno ancora indagando. «Colpendo me<br />

hanno voluto avvertire l’amministrazione»,<br />

commenta Grasso, senza lasciarsi<br />

www.isiciliani.it<br />

tropo trasportare dall’emozione. «Abbiamo<br />

visto Salvo tranquillo e anche la sua<br />

famiglia, quindi l’intimidazione non ci<br />

ha sconvolto più di tanto», aggiunge il<br />

sindaco.<br />

Anche perché di cose a cui pensare, a<br />

Palagonia, in questi mesi ce ne sono state<br />

tante. Il macigno più pesante per la nuova<br />

amministrazione è stato di certo il<br />

contenzioso con la SicilSaldo. Azienda –<br />

tra le protagoniste del processo Iblis sulle<br />

presunte collusioni tra politica, mafia e<br />

imprenditoria nel Catanese – che aveva<br />

svolto alcuni appalti nel Comune.<br />

La SicilSaldo<br />

Correva l’anno 1999 e, da allora, nessuno<br />

aveva mai pagato alla ditta gli adeguamenti<br />

di fine lavori. Una cifra che,<br />

nel tempo, è lievitata fino a raggiungere<br />

un credito di due milioni e 400mila euro.<br />

L’azienda in un primo momento ottiene il<br />

pignoramento delle anticipazioni di cassa<br />

del Comune.<br />

Si tratta del prestito che ti concede la<br />

banca per pagare la spesa corrente: dagli<br />

stipendi dei dipendenti alla manutenzio-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 73<br />

“Quando dici<br />

di no<br />

e imponi<br />

le regole<br />

della legge,<br />

a qualcuno<br />

dà fastidio”<br />

ne spicciola – spiega Grasso – Il necessario<br />

per andare avanti quotidianamente». I<br />

netturbini non raccolgono più i rifiuti. I<br />

dipendenti comunali non ricevono gli<br />

stipendi. «Da due mesi siamo costretti a<br />

mettere anche di tasca», spiega il<br />

sindaco. Fino alla decisione del giudice,<br />

arrivata lo scorso 27 marzo, di sbloccare<br />

le casse comunali. Comunque vuote.<br />

E il passato ritorna ancora una volta a<br />

Palagonia a fine aprile, quando al Comune<br />

vengono chiesti altri 400mila euro per<br />

un debito che risale al 2003: il mancato<br />

pagamento del conferimento in discarica<br />

dei rifiuti. «I debiti che hanno lasciato gli<br />

altri, se li è caricati lui», sospira un anziano<br />

cittadino.<br />

Un debito di dieci anni fa<br />

«Per quello che c’era al Comune, che<br />

era disastroso, è passato ancora troppo<br />

poco tempo», aggiunge un ragazzo.<br />

«Cambiamenti ce ne sono stati pochi,<br />

però il signor sindaco ha la buona volontà<br />

di rimettere in sesto questo paese che<br />

va a rotoli da dieci anni», gli fa eco un<br />

altro. Non tutti sono d’accordo. «L’ho<br />

votato perché mi sembrava una persona<br />

perbene, ma sicuramente ha da mangiare<br />

qualcosa anche lui – commenta un giovane<br />

– Qua lavoro non ce n’è, non c’è niente,<br />

Palagonia fa schifo».<br />

Una voce non del tutto isolata, ma che<br />

sembra comunque minoritaria nel clima<br />

di attesa generale. I più disillusi sono gli<br />

anziani palagonesi, che tante ne hanno<br />

vissute in questi anni. «Se fosse stato per<br />

me – sentenzia un cittadino, interrompendo<br />

la sua partita a carte – Io avrei<br />

dato le dimissioni».


www.isiciliani.it<br />

Napoli<br />

Il fortino assediato<br />

Un sindaco in bilico, stretto all'angolo e stritolato<br />

da proteste e ritorsioni. Un saldatura tra<br />

ambienti apparentemente lontani che puntano su<br />

Palazzo San Giacomo<br />

di Arnaldo Capezzuto<br />

www.ladomenicasettimanale.it<br />

Cosa sta accadendo a Napoli? Un<br />

clima pesante sembra aver avvolto la<br />

città. Esplosione di ordigni sotto la<br />

sede del Comune di Napoli, finti funerali,<br />

ripetuti allarmi bomba contro il<br />

municipio e le stazioni della metropolitana,<br />

blitz improvvisi e occupazioni dei<br />

palazzi delle istituzioni.<br />

Serrate a tappeto dei commercianti<br />

contro i provvedimenti di Ztl (zona a<br />

traffico limitato), blocchi stradali, improvvisi<br />

scioperi dei dipendenti dello<br />

stesso Comune in coincidenza con manifestazioni<br />

internazionali.<br />

E se non bastasse anche la strana convergenza<br />

di una parte dei media con<br />

gruppi di pressione “talebana” sorti come<br />

funghi sui social network. Non è solo legittimo<br />

dissenso ma qualcosa in più. I<br />

successi dell'amministrazione arancione<br />

restano sullo sfondo: l'organizzazione di<br />

grandi eventi, (Coppa America, Giro<br />

d'Italia, concerto di Bruce Springsteen),<br />

l'aver cacciato una variegata vegetazione<br />

di lobbisti e strani personaggi borderline,<br />

l'aver ridotto il debito accumulato dalle<br />

gestioni precedenti e aggravatosi con i<br />

tagli dei trasferimenti del Governo e gli<br />

effetti della spending review sugli enti<br />

locali.<br />

Un assalto continuo<br />

Il sindaco Luigi de Magistris è sotto<br />

scacco. Un assalto continuo. Un assedio<br />

al fortino che scatena gli istinti più primordiali<br />

e naimaleschi. Un rancore e un<br />

odio che cova sotto le ceneri di una città<br />

abituata ai compromessi, al mercanteggiare,<br />

al barare con il gioco delle tre carte.<br />

E' difficile capire una città, dove normalmente<br />

non si capisce nulla.<br />

La domanda ritorna : Cosa sta accadendo<br />

a Napoli? E' in corso una saldatura<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 74<br />

tra ambienti apparentemente lontani che<br />

trovano un inaspettato coagulo e sintesi<br />

nella contrapposizione al primo cittadino.<br />

Commenti, per usare un eufemismo,<br />

al limite della diffamazione sono venuti<br />

fuori dai social network dopo la notifica<br />

di un avviso di garanzia al sindaco e al<br />

suo assessore al traffico per una presunta<br />

responsabilità oggettiva per la presenza<br />

delle buche nelle strade partenopee. Un<br />

venticello che soffia e fa il paio con ciò<br />

che si muove nella piazza.<br />

Strategia di spodestamento<br />

Chiariamo: non ci troviamo di fronte al<br />

legittimo protestare o l'espressione del<br />

sacrosanto dissenso; è un qualcosa che<br />

ha il sapore della ritorsione, della vendetta,<br />

delle restaurazione più bassa. Una<br />

sorta di lenta ma implacabile strategia di<br />

spodestamento. C'è la palese volontà<br />

d'imporre e dettare un'agenda al governo<br />

della città, un tentativo di riportare indietro<br />

le lancette della storia, aprire varchi<br />

per riportare dinosauri e interessi particolari<br />

nelle stanze del municipio.


www.isiciliani.it<br />

Memoria<br />

Pio La Torre<br />

trentun anni dopo<br />

La legge La Torre, fondamentale per il controllo dell'imprenditoria mafiosa,<br />

venne approvata solo dopo l'assassinio del suo promotore. Di cui,<br />

tanti anni dopo, sono ancora sconosciuti gli assassini e a malincuore tollerate<br />

le idee<br />

Il 30 aprile del 1982, la vigilia della<br />

festa dei lavoratori, veniva ucciso a<br />

Palermo Pio La Torre, segretario regionale<br />

del Partito comunista. Insieme<br />

a lui veniva trucidato il suo collaboratore<br />

Rosario Di Salvo.<br />

Morivano due comunisti, si riannodava<br />

dopo più di trent'anni anni un filo tragico:<br />

la strage di Portella Della Ginestra,<br />

l'eccidio di magistrati, sindacalisti, giornalisti<br />

e tanti altri uomini che hanno<br />

combattuto a viso aperto il sistema politico-mafioso.<br />

Alla fine degli anni 70 Pio La Torre,<br />

allora deputato al parlamento, inizia a<br />

preparare la legge che introdurrà l'artico-<br />

lo 416 bis del codice penale.<br />

Il 31 marzo del 1980 l'on. Pio La Torre<br />

presenta alla Camera Dei Deputati la<br />

proposta di legge dal titolo "Norme di<br />

prevenzione e repressione del fenomeno<br />

mafioso e costituzione di una commissione<br />

parlamentare permanente di vigilanza<br />

e di controllo".<br />

La legge che porta il suo nome viene<br />

approvata ma solo dopo la sua uccisione.<br />

Pio La Torre si era battuto contro<br />

l'installazione della base missilistica a<br />

Comiso, aveva percepito quanto fosse<br />

pericolosa questa miscela di interessi locali<br />

ed intenazionali.<br />

Alla fine Pio La Torre viene ucciso anche<br />

perchè isolato dentro il suo partito.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 75<br />

Dopo la sua uccisione si incomincia a<br />

parlare di una cosiddetta "pista interna".<br />

La moglie di La Torre dichiarò più volte<br />

che Pio era tornato in Sicilia per fare<br />

pulizia nel partito.<br />

Rifiutò la Costituzione di parte civile<br />

nel processo nella convinzione che ciò<br />

spettasse al partito.<br />

Dopo trentun anni dall'eccidio ignoti<br />

rimangono i mandanti.<br />

Il male profondo ha un solo nome, si<br />

chiama isolamento, solitudine, voglia di<br />

dimenticare.<br />

E' accaduto per Pio La Torre, sarebbe<br />

accaduto per tante altre vittime del sistema<br />

politico-mafioso.<br />

Antonio Cimino


www.isiciliani.it<br />

Mestieri<br />

Le “compagne”<br />

della sartoria<br />

Un vecchio laboratorio<br />

di taglio e cucito, nel<br />

cuore del quartiere. Ma<br />

forse qualcosa di più<br />

di Marcella Giammusso<br />

foto di Paolo Parisi<br />

www.associazionegapa.org<br />

“Sin da bambina mi piaceva cucire, e<br />

quando da ragazzina cominciai a lavorare<br />

in una fabbrica tessile, dove io facevo<br />

piccoli lavori di manovalanza, mi<br />

piaceva osservare le operaie che tagliavano<br />

le camice o i pantaloni.<br />

Avevo tanta voglia di imparare quel mestiere!<br />

Così quando una capo operaia si<br />

accorse della mia vocazione e mi diede la<br />

possibilità di imparare il taglio dei capi ne<br />

fui molto felice. Tagliavo le stoffe per<br />

molte ore della giornata, ma siccome le<br />

forbici erano molto pesanti e molto grandi<br />

rispetto alla mie piccole mani, spesso mi<br />

venivano le piaghe alle dita. Ma non mi<br />

importava, mi importava solo di imparare<br />

a tagliare e cucire!”<br />

Insegnare l'arte<br />

Con queste parole Antonella Motta, la<br />

sarta del quartiere di San Cristoforo a Catania,<br />

l'anno scorso ha iniziato il primo incontro<br />

del laboratorio di sartoria nella<br />

sede dell’associazione Gapa in via Cordai<br />

47. Un laboratorio proposto dalla stessa<br />

Antonella e sostenuto dai volontari del<br />

Gapa con l’obiettivo di insegnare a chi ne<br />

avesse voglia l’arte del cucire e nella speranza<br />

che questa potesse diventare un<br />

mezzo di lavoro e di guadagno per chi ne<br />

avesse voglia, capacità ed entusiasmo.<br />

Già, perché l’entusiasmo per il suo lavoro,<br />

la gioia di insegnare e la generosità verso<br />

gli altri sono le caratteristiche che distinguono<br />

Antonella.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 76<br />

“Io qualcosa la so fare, però mi piace<br />

frequentare perché imparo cose nuove e<br />

faccio qualcosina per me, e poi mi piace<br />

perché trovo gente accogliente e disponibile”<br />

dice Maria.<br />

“Vengo per imparare”, interviene Melina<br />

“così compro la stoffa e mi faccio i vestiti<br />

picchì sugnu ponchia.”<br />

Dopo le prime lezioni teoriche si è passati<br />

subito alla pratica e sotto la guida<br />

dell’insegnante le partecipanti hanno cucito<br />

dei capi per loro stesse, per le loro figlie<br />

e per i loro mariti ed a fine corso c’è<br />

stata una bellissima sfilata con la premiazione<br />

degli abiti più belli.<br />

Adesso siamo al secondo anno del corso<br />

di sartoria e grazie al passaparola fra le<br />

signore del quartiere c’è un’affluenza<br />

<strong>maggio</strong>re. Al laboratorio partecipano anche<br />

due ragazze laureate, Vanila e Cristina,<br />

che hanno un lavoro precario, che vogliono<br />

imparare a tagliare e cucire sia per<br />

potere guadagnare qualcosa cucendo abiti<br />

e vendendoli, sia perché questa attività<br />

può aiutarle a realizzare altri oggetti artigianali.<br />

Le signore vengono in sede, tirano<br />

fuori dalle proprie borse le stoffe, tagliano<br />

i capi, imbastiscono, cuciono, provano,<br />

riprendono le cuciture, allargano,<br />

stringono.<br />

Solidarietà e amicizia<br />

Ma il corso di sartoria non è solo questo,<br />

è qualcosa di più. E’un modo per intrecciare<br />

rapporti di amicizia e solidarietà<br />

attraverso la concretezza di un’attività<br />

manuale. Infatti durante tutta questa attività<br />

di taglio e cucito c’è un continuo parlare<br />

fra le donne, un assiduo confronto fra<br />

persone che vivono le stesse ansie che<br />

hanno le stesse preoccupazioni.<br />

Un continuo raccontare i propri problemi<br />

familiari. Il marito che non c’è più, i<br />

figli che non trovano lavoro, i soldi che


z<br />

non bastano mai. E poi il loro ruolo di<br />

donne, un ruolo pesante che non viene<br />

mai riconosciuto, ma che viene sempre<br />

portato avanti con responsabilità, forza e<br />

volontà.<br />

Occuparsi della casa e del marito, badare<br />

ai figli e spesso anche ai nipoti, farsi carico<br />

dei genitori anziani e malati e poi<br />

quando il marito non lavora quello di<br />

sbracciarsi le maniche e fare qualsiasi lavoro,<br />

anche il più umile.<br />

Senza piangersi addosso<br />

Ne parlano senza piangersi addosso.<br />

Trovano solidarietà fra loro e si danno<br />

consigli utili a superare i grossi problemi.<br />

“Qui siamo come una famiglia” afferma<br />

Lucia “ organizziamo incontri, a volte<br />

andiamo a mangiare fuori e stiamo<br />

bene insieme.”<br />

Mimma, 75 anni ”Avevo 23 anni quando<br />

sono andata in Belgio a lavorare ed ho<br />

fatto la pantalonaia per 10 anni perciò so<br />

cucire. Faccio la nonna, la mamma, la<br />

sorella e la badante. Ma nonostante tutto<br />

www.isiciliani.it<br />

zz<br />

sono una donna solare ed allegra e vengo<br />

qui perché mi piace stare in compagnia e<br />

perché mi piace fare qualcosa per gli altri...<br />

Qualche giorno mi ritiro a casa con<br />

gli occhi neri perché mi interesso sempre<br />

agli altri!”<br />

“Peccato che non sono venuta prima”!<br />

“Ho cresciuto i miei figli, i miei nipotini<br />

ed adesso ne sto crescendo un altro.”<br />

dice Enza “Ad un certo punto non mi<br />

sentivo realizzata e volevo fare qualcosa<br />

di diverso per tenere la mente occupata,<br />

anche perché ho avuto un po’ di depressione<br />

perché ho mio figlio che non lavora.<br />

Venire qui mi fa sentire bene e non<br />

penso a niente. E’ bello anche per le persone<br />

che ci sono. Peccato che non sono<br />

venuta prima!”<br />

Poi all’improvviso Mimma tira fuori<br />

una battuta di spirito e allora si ride insieme,<br />

si sdrammatizza, si parla d’altro.<br />

Basta piagnistei, basta pensare ai problemi<br />

giornalieri. Quella mattinata è dedicata<br />

a noi donne della sartoria e ce la<br />

dobbiamo godere tutta.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 77<br />

“I figli senza lavoro,<br />

i soldi che<br />

non bastano mai...”<br />

TEATRO MESSINA,26 MAGGIO<br />

POPOLARE AL PINELLI<br />

“LIBRINO”<br />

"Librino" è una parte della mia vita<br />

da ragazzino nel mio quartiere a Catania.<br />

Non è un monologo, è la mia<br />

storia raccontata agli amici. Sono i<br />

miei umori, e le voci della strada che<br />

mi sono portato dappresso; dal momento<br />

in cui sono andato via da<br />

quella periferia.<br />

Che senso ha, portarlo qui al Teatro<br />

Pinelli? Il senso sta nella voglia<br />

di denuncia di ogni violenza, di ogni<br />

violenza implicita, rimosso dai silenzi<br />

Il senso sta nel provare a incontrare<br />

qui, persone e voci e storie che<br />

legano la periferia di Catania, a quella<br />

di Messina, e di ogni altra periferia.<br />

Non voglio restare in silenzio.<br />

Tra stare zitti e gridare, preferisco<br />

la possibilità di essere solidale con<br />

ogni altra violenza, vissuta in questo<br />

paese: la violenza a quella donna, il<br />

licenziamento sul lavoro di<br />

quell'operaio, la malasanità, la compravendita<br />

del diritto a non soccombere.<br />

Dei giornali, della televisione, dei<br />

dibattiti, della piazza virtuale, dei<br />

mercati, della pubblicità, da questo<br />

o quella condizione, possiamo decidere<br />

di morire senza gridare.<br />

Oppure uscirne insieme.<br />

Luciano Bruno<br />

https://www.youtube.com/watch?<br />

v=t21vw8OBwu0


www.isiciliani.it<br />

Pianeta<br />

Le nozze segrete<br />

fra Google<br />

e Assange<br />

L'incontro, riservatissimo,<br />

è venuto fuori solo<br />

ora. Schimidt e Assange<br />

hanno parlato a lungo<br />

di strategie, e soprattutto<br />

di moneta<br />

elettronica e Bitcoin<br />

di Fabio Vita<br />

www.bitcoinquotidiano.com<br />

Poco più di un anno fa (<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>,<br />

feb.2012) scrivevamo che il presidente<br />

di Google Eric Schmidt aveva rivelato<br />

l'intenzione della sua compagnia<br />

di studiare una moneta elettronica.<br />

Adesso, la trascrizione di un incontro -<br />

finora segretissimo - tra Schmidt e il<br />

fondatore di Wikileaks Julian Assange<br />

conferma l'interesse di Google per la<br />

moneta elettronica.<br />

Scheda<br />

BRANI DI CONVERSAZIONE<br />

Assange: Questa è la cosa più ottimista che sta accadendo. La<br />

radicalizzazione di <strong>giovani</strong> istruiti con internet. Le persone che<br />

ricevono i loro valori da internet ... e poi quando le trovano<br />

compatibili ne creano un'eco. L'eco è ormai così forte che annega<br />

le dichiarazioni originali. Completamente. Le persone che<br />

hanno affrontato, dal 1960... I radicali che hanno contribuito a<br />

liberare la Grecia e... Salazar. Dicono che questo momento è il<br />

più simile a quello che è successo in quei periodi di movimenti<br />

di liberazione negli anni '60, che hanno visto...<br />

L'incontro è avvenuto nel giugno del<br />

2011, con un Assange quindi non ancora<br />

barricato nell'ambasciata equadoriana ma<br />

già in stato di fermo in una casa della<br />

campagna inglese.<br />

Si sapeva che numerosi personaggi del<br />

mondo tecnologico e alternativo - come<br />

Steve Wozniak, co-fondatore di Apple -<br />

erano andati a visitare Assange durante le<br />

sue peripezie. Ma che fra loro ci potesse<br />

essere il capo del principale brand del<br />

pianeta nessuno l'aveva mai lontanamente<br />

immaginato.<br />

La trascrizione completa<br />

Wikileaks pubblica ora la trascrizione<br />

completa, con tanto di audio, delle cinque<br />

ore di incontro fra "il capo della gilda dei<br />

ladri" - diciamo così - e il massimo<br />

potentato dei Sette Regni. C'erano anche<br />

Jared Cohen, ex consigliere del Segretario<br />

di Stato di Hillary Clinton e coautore con<br />

Schmidt di The New Digital World<br />

(pubblicato il mese scorso), Lisa Schields,<br />

vicepresidente del Council on Foreign<br />

Relations e Scott Malcomson,<br />

speechwriting director dell'ambasciatrice<br />

Usa all'Onu Susan Rice.<br />

A un curioso Schmidt, Assange spiega<br />

l'evoluzione dei sistemi crittografici. Poi il<br />

discorso cade sul Bitcoin. "I link magnetici<br />

e così via stanno iniziando a venire. C'è<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 78<br />

La moneta senza banche<br />

Trend, tecnologia, applicazioni, mercati<br />

Tutto sul bitcoin, in tempo reale<br />

anche un bel paper in giro su Bitcoin,<br />

che... Ma tu sai qualcosa di Bitcoin?".<br />

"No".<br />

"Ok, Bitcoin è qualcosa che si è evoluto<br />

dalle cypherpunk un paio di anni fa ed è<br />

una alternativa a... si tratta di una moneta<br />

senza stato. Ha un algoritmo con cui<br />

chiunque può creare, chiunque può essere<br />

la propria zecca. Un modo semplice per<br />

dirlo è... c'è una ricerca continua di sequenze<br />

di bit zero. Una ricerca random.<br />

Quindi un sacco di lavoro di calcolo. Con<br />

ogni software Bitcoin che viene distribuito<br />

il lavoro aumenta algoritmicamente.<br />

Quindi la difficoltà di produrre Bitcoin diventa<br />

sempre <strong>maggio</strong>re col tempo.<br />

Schmidt matura un'idea...<br />

È qui che è maturata l'idea per Schmidt<br />

di creare una moneta elettronica (dei<br />

"Google bucks", scrivemmo allora sul<br />

modello di Bitcoin, o magari di utilizzare<br />

Bitcoin stesso? E presto, prima di<br />

un'eventuale concorrenza (un Amazon-<br />

coin, per esempio)?<br />

Al momento dello straordinario incon-<br />

tro, Bitcoin cominciava appena ad essere<br />

diffuso. Ma già allora Assange precisa che<br />

Bitcoin inizia a essere scambiato in<br />

dollari, e azzarda un paragone con un<br />

metallo prezioso come l'oro.<br />

Cohen: Lo vedi in ordine di grandezza diverso da quanto<br />

abbiano fatto negli anni '60?<br />

Assange: E per quanto riguarda ciò che è entrata in Occidente,<br />

perché ci sono alcune regioni del mondo, io non sono a conoscenza,<br />

ma per quanto mi rendo conto che - e naturalmente non<br />

ero in vita nel 1960 - ma come... Per quanto posso dire, questa<br />

affermazione è vera. Questa è la formazione politica di tecnici<br />

apolitici. È straordinario, nello stesso modo che il giovane...<br />

Schields: Apolitico? Vuoi dire una parola?<br />

Assange: Una parola. La gente sta andando a... I <strong>giovani</strong> stanno<br />

andando dall'apolitico alla politica. Si tratta di un passaggio<br />

molto interessante da vedere.


Saperne di più<br />

wikileaks.org/Transcript-Meeting-Assange-Schmidt#688<br />

www.pcmag.com/article2/0,2817,2417957,00.asp<br />

it.wikipedia.org/wiki/Hash<br />

Per la facile divisibilità, per la facilità<br />

con cui se ne puà saggiare l'autenticità, e<br />

perchè se sotterrato non decade "come<br />

mele o bistecche"<br />

Il clima dell'incontro è molto informale,<br />

Assange viene chiamato Julian, e non<br />

mancano scene memorabili come il balzo<br />

felino di Assange che capovolge il<br />

notebook di Lisa Schields per salvarlo<br />

dall'acqua distrattamente versatogli su<br />

dalla vicepresidente mentre si parlava di<br />

Pgp e di Zimmerman.<br />

Un clima molto informale<br />

"Se il sistema non fosse così inefficente<br />

- fa Jared Cohen, a proposito di tasse -<br />

tutti avrebbero i loro soldi offshore".<br />

"Non credo ai martiri - proclama Assange<br />

Fabio Vita<br />

Senza banche<br />

Bitcoin, la moneta<br />

di Internet<br />

www.isiciliani.it<br />

- Moglio combattere e scappare".<br />

"Non è trasparente, il Patriot Act" fa<br />

Eric Schmidt.<br />

Poi Assange si butta sulla filosofia.<br />

“Una battaglia in corso”<br />

"C'è una battaglia tra tutte queste cose<br />

in corso. Con persone diverse, economie<br />

diverse... non vedo una differenza tra<br />

governo e grandi corporations e piccole<br />

imprese. In realtà è tutto un continuum,<br />

sono tutti sistemi che cercano di ottenere<br />

quanto più potere possibile. Ecco, questo<br />

sono. Un generale che cerca più potere<br />

per la sua parte dell'esercito, e così via.<br />

Pubblicizzano, producono qualcosa che<br />

secondo loro è un prodotto, la gente lo<br />

compra, la gente non lo compra, lo<br />

rendono “complesso” per nasconderne i<br />

difetti...<br />

Non vedo una grande differenza tra<br />

governo e non-governativi. Ci sono<br />

differenze quanto a forza coercitiva, ma<br />

anche lì si vede che le società ben<br />

collegate sono in grado di sfruttare<br />

governo e sistema giudiziario e riescono a<br />

implementare... efficacemente anche la<br />

forza coercitiva, con l'invio di forze di<br />

polizia per fare requisizioni o buttare fuori<br />

a calci i dipendenti dell'ufficio".<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 79<br />

Il re e Robin Hood...<br />

Va avanti a lungo, lo strano incontro fra<br />

il re e Robin Hood. Il superhacker ricercato<br />

da decine di polizie e il megamanager<br />

galattico si scambiano suggerimenti e<br />

opinioni, lontani dai riflettori dei media<br />

(che per quasi due anni non ne sapranno<br />

niente) ed anche da qualsiasi riflessione<br />

su un qualsivoglia potere statale, che qui<br />

appare non meno obsoleto del regno di<br />

Bisanzio o del Sacro Romano Impero.<br />

Google e i servizi di pagamento<br />

Eric Schmidt nel lasciare il ruolo di Ceo<br />

(amministatore delegato) di Google - dal<br />

2001 al 2011: l'epoca d'oro della<br />

compagnia - per diventarne presidente<br />

disse che, nonostante tutti i traguardi<br />

raggiunti, nel campo nel social network<br />

c'era ancora molto da fare, inventandosi<br />

servizi adeguati, per raggiungere<br />

Facebook e Twitter.<br />

Da allora, Google ha investito molto in<br />

sistemi di pagamento, puntando<br />

soprattutto all'uso dello smartphone con i<br />

servizi Nfc. Ma forse Schmidt si chiede se<br />

ha perso tempo prezioso nei confronti dei<br />

"rivali" Paypal e soprattutto Bitcoin.


www.isiciliani.it<br />

Giornalismo<br />

Ma qua ormai<br />

l'informazione<br />

è precaria<br />

Si parla di giornalismo<br />

al convegno importante...<br />

di Attilio Occhipinti<br />

www.generazionezero.org<br />

L’International journalism festival,<br />

che si è tenuto a Perugia dal 24 al 28<br />

aprile, è giunto alla sua settima edizione.<br />

Si tratta di un momento importante<br />

per l’informazione, uno di quei momenti<br />

che spinge alla riflessione matura<br />

e onesta sulla situazione attuale del<br />

giornalismo nel mondo e, soprattutto,<br />

nel nostro Paese. “Per fare il giornalista<br />

in Sicilia ci vuole anche un avvocato”.<br />

Fermi tutti, forse sarebbe opportuno<br />

chiarire.<br />

L’appuntamento con questo importante<br />

festival ci ha fornito un’occasione particolare,<br />

quella cioè di prendere una bella<br />

lente di ingrandimento e di puntarla dritta<br />

sulla Sicilia. Perché? La risposta l’ha già<br />

data Vincenzo Barbagallo, giornalista e<br />

videomaker, con l’affermazione di cui sopra.<br />

Insomma, quale migliore occasione<br />

per parlare della condizione in cui verte il<br />

giornalismo siciliano di nuova<br />

generazione. A che punto siamo?<br />

Sull'equo compenso<br />

Per sfruttare al massimo questo<br />

momento abbiamo chiesto ad alcuni nostri<br />

amici e colleghi di chiarirci meglio (e di<br />

chiarirlo soprattutto a voi lettori) che<br />

cos’è il mestiere del giornalista,<br />

soprattutto se lo si relaziona al precariato,<br />

agli esigui pagamenti, all’incontro tra informazione<br />

e informati, quindi, alla Sicilia.<br />

D’altronde negli ultimi mesi si è intensificato<br />

il rapporto tra le varie realtà<br />

dell’informazione siciliana per far fronte<br />

comune contro una condizione che chiamarla<br />

precaria è poco, specie se parliamo<br />

di equo compenso: “La battaglia sull'equo<br />

compenso, portata avanti dal Presidente<br />

Iacopino e dai vari gruppi regionali di<br />

giornalisti, certifica lo stato in cui ci troviamo,<br />

gente sfruttata per fare andare<br />

avanti le piccole redazioni come le grandi<br />

redazioni di giornali ed emittenti nazionali.<br />

Purtroppo non credo che questa legge<br />

risolverà i problemi. La legge sarà applicabile<br />

solo per gli iscritti all'Ordine, ma ci<br />

sono tantissimi che,<br />

non essendo iscritti<br />

all'Ordine dei giornalisti<br />

per diversi motivi,<br />

continuano ad essere<br />

pagati, quando lo<br />

sono, una miseria”,<br />

così continua Vincenzo<br />

Barbagallo.<br />

Sempre sulla questione legata all’equo<br />

compenso l’opinione di Saul Caia, giornalista<br />

free-lance e collaboratore di<br />

diversi quotidiani, è che “l'approvazione<br />

della legge sull'equo compenso è certa-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 80<br />

mente una grande vittoria per i giornalisti,<br />

freelance e precari che siano, ma bisognerà<br />

capire come ogni regione ed Ordine<br />

recepirà la nuova norma e come sarà attuata.<br />

Conosco colleghi che per una notizia<br />

sono pagati da un minino di 2 ad un<br />

massimo di 10 euro, per non parlare dei<br />

video, dove spesso ricevi 5 o 10 euro,<br />

mentre se sei più fortunato puoi arrivare a<br />

15/20. Questo deve cambiare. Non si può<br />

certo lavorare per la gloria”. Andrea Sessa,<br />

giornalista e collaboratore de Linkiesta,<br />

è molto diretto nel dire che si tratta di<br />

“una vittoria indubbiamente, ma che lascia<br />

l'amaro in bocca. Ancora oggi essere<br />

pagati 4 euro al pezzo per tanti nostri colleghi<br />

è normale. Se un cameriere lo pagassero<br />

5 euro per 3 ore di lavoro farebbe<br />

la rivoluzione. Un giornalista non la fa e ti<br />

ho detto tutto”.<br />

Ed è stata proprio la proposta sull’equo<br />

compenso per i giornalisti che ha dato il la<br />

alla costituzione del Coordinamento<br />

Giornalisti Precari <strong>Siciliani</strong>, con tanto di<br />

sito internet. Un gruppo unito di giornalisti<br />

precari, pubblicisti, professionisti, freelance<br />

che ha le idee chiare su quanto accade<br />

nella loro (nostra) terra.<br />

Sul mestiere in Sicilia<br />

“Uscire per strada e andare a caccia di<br />

notizie è diventato un lavoro per pochi<br />

privilegiati. E’ più comodo stare a casa e<br />

scopiazzare gli altri dal proprio computer.<br />

Credo che bisognerebbe rimettere un<br />

serio ordine nel giornalismo, sia sotto<br />

l'aspetto dei pagamenti e del compenso,<br />

sia per quanto riguarda le categorie e le<br />

regole”, così Caia specifica il suo punto di


www.isiciliani.it<br />

“A un giornalista precario<br />

c'è ben poco da dire: se capisce<br />

che non ci guadagnerà nulla,<br />

eppure continua lo stesso,<br />

allora comincia a far parte di quello sparuto<br />

manipolo di eroi sporchi d'inchiostro”<br />

vista riguardo alla qualità del nostro giornalismo<br />

e gli fa eco Barbagallo poiché<br />

“fare il giornalista e fare più in generale<br />

informazione in Sicilia è quasi una missione,<br />

o per lo meno si dovrebbe<br />

interpretare così”. Ordine e missione,<br />

due parole che vogliono dire tanto e che<br />

dovrebbero stare alla base di questo<br />

mestiere, ma forse, specialmente se<br />

parliamo di ordine, siamo ancora lontani.<br />

“Pippo Fava parlava di Catania come<br />

di una donna meravigliosa e<br />

meravigliosamente facile, e credo che<br />

questo renda bene l'idea. La voglia di<br />

svelarla era troppa, e indomabile. Fatale.<br />

In Sicilia se scegli di fare<br />

il giornalista, e di<br />

raccontare la terra senza<br />

tralasciare alcun dettaglio,<br />

allora scegli di vivere di<br />

passione, ma devi farci i<br />

conti”, le parole di Sebastiano<br />

Ambra, giornalista<br />

e autore di Agendaerre, sono chiare,<br />

nette, non lasciano nulla al caso perché,<br />

precisa Giorgia Landolfo, giornalista<br />

free-lance, “essere giornalista, sottolineo<br />

precario, in Sicilia, significa lottare ogni<br />

giorno contro la legge dell'omertà che<br />

schiaccia e appanna la volontà di denuncia.<br />

Significa raccontare una terra<br />

meravigliosa ma piena di contraddizioni,<br />

nella quale peraltro senza uno stipendio<br />

che possa reputarsi tale né la possibilità<br />

di progettare il futuro, è molto difficile<br />

conservare l'entusiasmo”.<br />

Un percorso ad ostacoli quello che si<br />

affronta ogni giorno per una notizia, per<br />

una foto, per una testimonianza e a volte<br />

“ci rimetti tanto, e decidi tu quando è<br />

troppo. Conosco qualcuno che ha deciso<br />

che non sarà mai troppo, e attorno a lui la<br />

terra, adesso, è irrimediabilmente nera.<br />

Ma l'aria, quella no, è pura”, e di questo<br />

Sebastiano Ambra ne è sicuro.<br />

D’altronde la temperatura in Sicilia è<br />

alta e siamo sempre in guerra, questo non<br />

bisogna dimenticarlo: allora diventa<br />

complicato lavorare in certe condizioni,<br />

con il signorotto pronto a minacciarti con<br />

la querela o peggio e con l’altro signorotto,<br />

quello per cui lavori, che ti dà due<br />

lire.<br />

Eppure a questa guerra partecipano<br />

tanti soldati, molti di loro con spirito<br />

rivoluzionario.<br />

Sui consigli a un precario<br />

Se il meccanismo dell’informazione in<br />

Sicilia s’inceppa ed è sempre più complicato<br />

andare avanti, allora che cosa fare?<br />

In questa terra strana e pazza, colma di<br />

contraddizioni, ma dal sangue caldo, bella<br />

e dannata, ragazze e ragazzi a volte<br />

prendono una penna e scrivono, altre<br />

volte schiacciano il bottone di una macchina<br />

fotografica e immortalano luci e<br />

ombre dei nostri paesaggi. A tutti loro si<br />

rivolgono le attenzioni di Giorgia perché<br />

“fare rete tra noi inoltre è fondamentale<br />

per condividere idee e riflettere sui nostri<br />

diritti, per allontanare quel senso di solitudine<br />

nella quale spesso un cronista precario<br />

può sprofondare”.<br />

E a chi ha paura di zoppicare Saul consiglia<br />

“di non ricercare costantemente lo<br />

scoop o la notizia bomba, basta fare bene<br />

quelle piccole cose quotidiane. Evitare di<br />

scopiazzare dai colleghi (in caso citare la<br />

fonte), cercare sempre di confrontare<br />

bene quello che dice il proprio contatto o<br />

la propria fonte, e quando si snocciola un<br />

comunicato stampa è sempre meglio fare<br />

qualche chiamata in più, per avere<br />

un'intervista o un diritto di replica che<br />

possa aggiungere nuovi dettagli a quello<br />

che già si sa”.<br />

Lo spettro del precariato aleggia costantemente:<br />

“Più in generale direi ai tan-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 81<br />

ti ragazzi di essere<br />

coscienti che di<br />

giornalismo non si<br />

campa: io per tirare a<br />

fine mese, il pomeriggio<br />

faccio lezioni private e,<br />

al mattino, faccio la<br />

guida turistica”, così<br />

prudentemente parla Andrea. Ma a<br />

prescindere dai compensi e dalla fatica<br />

“ad un giornalista precario oggi posso<br />

solo consigliare di fare il proprio mestiere<br />

con passione e con dovizia. Mirare<br />

alla qualità che alla lunga viene sempre<br />

premiata, non appiattirsi alle notizie di<br />

agenzia e di cercare sempre l'inedito anche<br />

a rischio di sembrare "inopportuno"<br />

o "aggressivo" secondo il potere”, questo<br />

il parere di Vincenzo.<br />

“L'unica vera paga”<br />

E in conclusione Sebastiano si rivolge<br />

ai <strong>giovani</strong> con molta onestà, perché dopotutto<br />

“ai giornalisti precari di utile non<br />

c'è molto da dire: chi continua a scrivere<br />

pur avendo coscienza della propria<br />

condizione retributiva, allora comincia a<br />

far parte, in questa buia epoca che vede<br />

sempre più distanti i ricchi dai poveri, di<br />

uno sparuto manipolo di eroi sporchi<br />

d'inchiostro. E a questi bisogna solo fare<br />

forza. Ai <strong>giovani</strong> giornalisti, piuttosto,<br />

quelli che affacciano la testa sul mestiere<br />

- magari dopo aver sparso manciate di<br />

parole sui social media - bisogna presentare<br />

la realtà com'è, ricordando loro che<br />

l'unico modo per non dare adito a chicchessia<br />

di attaccarli è attenersi sempre,<br />

scrupolosamente - senza mai cedere alle<br />

immancabili e pesantissime inclinazioni<br />

dell'animo - alla verità sostanziale dei<br />

fatti. E quella, per gli irriducibili precari<br />

di ogni età, vuoi o non vuoi è la prima<br />

paga. L'unica vera, spesso”.


www.isiciliani.it<br />

Un laboratorio di giornalismo antimafioso<br />

Scrivere di mafia:<br />

studiando s’impara<br />

Succede a Milano, alla facoltà di Scienze Politiche.<br />

Ecco brevi estratti degli articoli prodotti<br />

Sempre la verità<br />

Perché la negazione<br />

aiuta la mafia<br />

di Alice Bertola<br />

Negli anni Settanta a Palermo non si<br />

riusciva a parlare di mafia. Non era una<br />

possibilità accettabile socialmente e<br />

quindi negata politicamente . Circa<br />

trent’anni dopo, questa volta a Milano, si<br />

fa ancora fatica a capire l’infiltrazione<br />

delle mafie in Lombardia nonostante i<br />

processi, le condanne e gli omicidi.<br />

Pare che sia la negazione il filo conduttore<br />

tra spazio e tempo, dalla Sicilia<br />

alla Lombardia, come un disco rotto o<br />

una barzelletta raccontata troppe volte e<br />

che ormai davvero non fa più ridere. Ed<br />

è proprio questa negazione codarda che<br />

ha generato conseguenze, tragiche e varie,<br />

raccontate con precisione da due<br />

film-documentario: “Global mafia”, diretto<br />

dalla redazione di Stampo Antimafioso<br />

dell’Università degli Studi di Milano,<br />

e “Uomini soli” prodotto da Attilio<br />

Bolzoni con Paolo Santolini.<br />

82<br />

I documentari<br />

Per strada e nel mondo<br />

di Adelia Pantano<br />

Due diversi modi di fare giornalismo,<br />

due diversi modi di rivelare un fenomeno.<br />

Da una parte c'è Global Mafia, ideato<br />

dai ragazzi di stampoantimafioso.it, mentre<br />

dall'altra c'è Uomini Soli che Attilio<br />

Bolzoni, realizza nel 2012, anno di ricorrenze<br />

eccellenti. Con Bolzoni si cammina<br />

per le strade di una città che ricorda le<br />

sue vittime ad ogni angolo, Palermo appunto.<br />

Con Global Mafia sì gira per il<br />

mondo, per denunciare i numeri di un fenomeno<br />

che fa paura.<br />

Reti collettive<br />

e solitudine dei singoli<br />

di Valentina Duosi<br />

“Global Mafia” e “Uomini Soli”. Due<br />

racconti di denuncia e un grande paradosso:<br />

da un lato le “reti” alle spalle delle<br />

organizzazioni mafiose, dall'altro quelle<br />

alle spalle degli uomini delle istituzioni.<br />

Ai gemellaggi culturali, ai legami indissolubili,<br />

a un gruppo capace di mantenere<br />

una forte e compatta chiusura interna,<br />

si contrappone la drammatica solitudine<br />

degli uomini di Stato, di coloro che<br />

più di ogni altro avrebbero dovuto essere<br />

protetti dalla propria “comunità” di riferimento<br />

e invece sono stati lasciati soli a<br />

combattere la loro guerra personale. Il risultato<br />

è una lotta alla mafia personalizzata:<br />

la centralità delle singole persone<br />

come somma di scelte individuali.<br />

Stampo antimafioso<br />

- pag. I<br />

“Fuori la mafia<br />

dallo Stato”<br />

A colpi di tamburello<br />

di Vincenzo Raffa<br />

Palermo. La città mattatoio. La città<br />

come dei morti ammazzati. “Palermo<br />

come Beirut” dice qualcuno. “No è anche<br />

peggio” gli fa eco qualcun altro. Profumi<br />

di mercato. Delle verdure vengono esposte<br />

in bella vista da mercanti dalla gola<br />

secca per quanto pubblicizzano la loro<br />

mercanzia: “pesce fresco”. Una foto di<br />

un giocatore del Palermo calcio primeggia<br />

sorridente appesa ad una parete sporca<br />

di una delle tante vie della conca<br />

d’oro.<br />

Poco più in la un boato squarcia la<br />

tranquillità di un pomeriggio nella cittadina<br />

siciliana di Capaci. Un altro a via<br />

d’Amelio. Corpi dilaniati. Macchine<br />

sventrate. Morte. Tanta morte. Un fumo<br />

acre di qualche decina di metri sale imperioso<br />

e nero segnalando al mondo che<br />

qualcosa di brutto era appena successo.<br />

Le strade sono interamente divelte. I cancelli<br />

delle case sono un vago ricordo.<br />

Cocci ovunque. Un odore amaro ristagna<br />

nei polmoni ed inquina l’aria. Polvere. Il<br />

silenzio è rotto da pianti e singhiozzi di<br />

chi conosceva le vittime. Chi non piange<br />

per loro, lo fa perché ha gli occhi pieni di<br />

polvere. La folla si rivolge urlante ai politici<br />

accorsi per i funerali solenni di Falcone<br />

e Borsellino: “fuori la mafia dallo<br />

Stato”.


Un percorso formativo<br />

Il laboratorio<br />

Il giornalismo antimafioso esiste. È una<br />

combinazione di conoscenza, abilità stilistica<br />

e sensibilità civile che fa i conti con<br />

un vuoto di spazio nel sistema informativo<br />

mainstream. Un vuoto che si fatica a<br />

colmare, però, e questo è paradossale. Di<br />

più: è inaccettabile, a Milano, capoluogo<br />

della Lombardia colonizzata dalla<br />

‘ndrangheta. Da questa premessa prende<br />

le mosse il laboratorio di giornalismo antimafioso.<br />

Ideato dal professor Nando<br />

dalla Chiesa, la redazione di Stampo Antimafioso<br />

si è cimentata nel ruolo di tutor.<br />

Universitari, una studentessa liceale,<br />

un paio di giornalisti, un maresciallo dei<br />

carabinieri: loro sono gli iscritti che, da<br />

gennaio a marzo, hanno ripercorso la storia<br />

del giornalismo antimafioso, si sono<br />

misurati con i generi della scrittura, hanno<br />

ragionato sulle sfide poste dal giornalismo<br />

digitale. Ma soprattutto hanno capito<br />

che non si può scrivere di mafia senza<br />

averla studiata. E che non basta studiarla:<br />

è importante anche imparare a<br />

raccontarla. Contro l’invisibilità, saper<br />

nominare la mafia per denunciarla.<br />

Servitori dello Stato<br />

La forza dell'onestà<br />

di Giorgia Venturini<br />

Parlare di mafia vuol dire anche raccontare<br />

di chi ha sempre creduto nel riscatto<br />

di un popolo onesto. Vuol dire non dimenticare<br />

persone come Nino Agostino,<br />

il poliziotto ucciso a Palermo da .<br />

Talmente ignoti che lo stesso Totò<br />

Riina aprì un inchiesta interna a Cosa<br />

Nostra per scoprire chi sparò. Ha giurato<br />

sul nome del figlio, Vincenzo Agostino,<br />

padre di Nino. Ha giurato che finché la<br />

giustizia non gli darà un colpevole, lui, la<br />

sua barba non se la taglierà mai. Ancora<br />

dopo anni, però, quella barba, è sempre<br />

più bianca e più lunga.<br />

www.isiciliani.it<br />

La facoltà di Scienze Politiche.<br />

Salvatore Borsellino<br />

di Silvia Macellaro<br />

"...C’è un uomo poi, un uomo che resta<br />

sulle sue, nascosto rispetto agli altri; forse<br />

per cercare conforto in un ricordo, forse<br />

per rabbia. Un uomo con le spalle ricurve,<br />

con le braccia che cadono lungo i<br />

fianchi e con la testa<br />

china sul pavimento. È Salvatore Borsellino.<br />

Una testimonianza forte, dura,<br />

“un pugno nello stomaco”. Una memoria,<br />

la sua, che non è stata solo ricordo, è<br />

stata lotta, è stata ricerca della verità,<br />

benché questa non sia mai stata trovata.<br />

Rabbia, foga, sete di giustizia nelle sue<br />

parole. Un nodo alla gola, la voce spezzata<br />

dal dolore e una lacrima che gli segna<br />

il viso: “Paolo Borsellino è vivo”. Lo<br />

sdegno nei confronti delle istituzioni, il<br />

rammarico per un fratello ucciso due volte:<br />

una prima dalla mafia e una seconda<br />

dall'omertà delle persone. Un’omertà che<br />

ha massacrato ripetutamente chi era già<br />

stato ammazzato, celando con il silenzio<br />

quelle verità forse troppo sconvenienti."<br />

Stampo antimafioso<br />

- pag. II<br />

Ricordare,<br />

sempre e ovunque<br />

Percorsi di Memoria<br />

di Gemma Ghiglia<br />

L'ultimo intervento, il più toccante, è di<br />

Salvatore Borsellino. Il punto del suo discorso<br />

è semplice e chiaro: la memoria<br />

come lotta. Lotta contro un sistema:<br />

"Troppo spesso il più grande vilipendio<br />

delle Istituzioni è stato fatto dalle stesse<br />

persone che lavorano per esse". Lotta insieme<br />

a chi dopo la morte di Paolo ha<br />

avuto il coraggio di dire, a Palermo, "Io<br />

sono contro la mafia".avuto il coraggio<br />

di dire, a Palermo, "Io sono contro la mafia".<br />

Dopo vent'anni l'urgenza comunicativa<br />

è ancora irreprimibile, il ricordo ancora<br />

intenso, la lotta ancora accesa. Si<br />

alza in piedi, con il braccio e nella mano<br />

una delle sue agende rosse: la pagina è<br />

aperta su una foto del fratello. Alta, visibile<br />

a tutti.<br />

Un gesto che vale più di ogni parola.<br />

La memoria è lotta<br />

di Adriana Varriale<br />

Milano, 22 febbraio. Presentazione del<br />

Coordinamento lombardo dei familiari<br />

delle vittime di mafia<br />

A conclusione della serata interviene<br />

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo.<br />

Per lui la memoria è la lotta contro coloro<br />

che gli hanno portato via il fratello e<br />

non permettono giustizia. Ricorda come<br />

l’omicidio di Paolo non fu una morte di<br />

mafia bensì una morte di Stato. Riporta<br />

alle menti dei presenti gli attimi successivi<br />

la morte del fratello, ricordando la<br />

scomparsa dell’agenda rossa su cui probabilmente<br />

si sarebbero trovati i mandanti<br />

dell’omicidio. Un discorso commovente<br />

e coinvolgente, una narrazione quasi<br />

urlata di quello che accadde. “La memoria<br />

è lotta” e Salvatore Borsellino lotta<br />

per la verità.<br />

83


Attenzione al nord<br />

Mafia e memoria<br />

nell'Italia del Nord<br />

di Daniele Cavalli<br />

La memoria è il tema che è si fatto strada<br />

durante l’incontro svoltosi a Vittuone<br />

il 9 Febbraio scorso, organizzato dalla<br />

sezione locale dell’ANPI. Al Nord la memoria<br />

è finita spesso in un angolo: la<br />

gente, fino all’ Operazione Crimine Infinito<br />

del 2010, non si convinceva del fatto<br />

che qui la mafia esiste, eccome. Alla<br />

base sta il problema dell’incapacità di<br />

leggere gli eventi, ma anche quello della<br />

voglia di rimuovere i segnali. C’è anche<br />

la memoria rivendicata con fervore da<br />

chi si attiva contro la mafia. Questa corre<br />

però il pericolo di essere strattonata o di<br />

perdere la propria solidità e, anche involontariamente,<br />

di allontanare da un efficace<br />

contrasto alla criminalità organizzata,<br />

in ogni luogo questa operi.<br />

Mafia e politica: il<br />

dissenso della società<br />

civile di Vittuone<br />

di Andrea Zolea<br />

Il 9 febbraio nella sede del Comune di<br />

Vittuone, ad ovest di Milano, la sezione<br />

locale dell'Anpi ha organizzato un<br />

convegno antimafia con ospiti illustri:<br />

Nando dalla Chiesa, il sindaco Fabrizio<br />

Bagini e i giornalisti del settimanale<br />

'L'Altomilanese' Ersilio Mattioni e Ester<br />

Castano. L'evento, realizzato per approfondire<br />

le questioni giudiziarie sui rapporti<br />

tra 'ndrangheta e politica dell'area<br />

magentina, ha visto molti cittadini esprimere<br />

un forte disaccordo sull'operato di<br />

esponenti politici della zona. Vincenzo<br />

Capuozzo, segretario dell'Anpi di Sedriano/Vittuone<br />

ha marcato il senso<br />

dell'incontro ''quello che accomuna la<br />

lotta alla mafia di oggi alla lotta della resistenza<br />

durante la seconda guerra<br />

mondiale è la battaglia per la libertà''.<br />

84<br />

www.isiciliani.it<br />

DISEGNO DI MARCO BRUNO<br />

Dubbi e domande<br />

sulla gestione Aler<br />

di Luana Petre<br />

Milano, Audizione in Commissione<br />

Antimafia. Loris Zaffra giustifica la nomina<br />

di Di Chiano come una prestazione<br />

d'opera che in realtà non è mai avvenuta.<br />

Nel 2012, essendo stata ALER sottodimensionata,<br />

si è deciso di ampliare<br />

l'organico, assumendo nuovo personale,<br />

tra cui Di Chiano, il quale riportava anche<br />

la certificazione di invalidità civile.<br />

Rilevanti sono i fatti collegati a Di Chiano,<br />

il suo tentato suicidio, l'intestazione<br />

di una casa dal Comune di Milano ubicata<br />

in via Ca' Granda, la condanna per associazione<br />

mafiosa, l'assunzione realmente<br />

avvenuta nonostante non abbia<br />

mai esercitato la professione presso<br />

l'azienda, la sua certificazione di invalidità<br />

ancora da verificare.<br />

Stampo antimafioso<br />

- pag. III<br />

Tempo di agire<br />

Occhi aperti<br />

allo Zucchi<br />

di Marco Bruno<br />

All'interno dell'aula magna del “Liceo<br />

Bartolomeo Zucchi" di Monza, lo scorso<br />

6 febbraio si è svolto l'incontro tra gli<br />

studenti e Stefano Paglia, volontario di<br />

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro<br />

le mafie.<br />

L'oratore ha stuzzicato i liceali chiedendo<br />

loro come possano contrastare<br />

questo fenomeno, proponendo tre modalità<br />

di contrasto: non acquistare droghe,<br />

esprimere sempre la preferenza nelle<br />

schede elettorali e pretendere lo scontrino<br />

fiscale dopo aver acquistato qualcosa.<br />

La nave della legalità<br />

di Vincenzo Raffa<br />

Siamo noi gli unici che possono cambiare.<br />

La vita fatta come regalo per liberare<br />

chi libero non lo è. Chi vive nelle catene<br />

della mafia e non solo: una vita fatta di<br />

prostituzione, di vessazioni, di scorte, di<br />

denigrazioni, di male parole, di usura.<br />

Questa non è vita. Allora si evince che è<br />

giunto il tempo in cui noi dobbiamo fare<br />

noi stessi. Non cittadini ad intermittenza<br />

quindi, come ripete più e più volte un<br />

energico Ciotti.<br />

La scuola è l’unica che può dire ad un<br />

bambino in età scolare, che risolvere i<br />

problemi con la forza non è giusto! Che<br />

ricevere dei soldi in cambio di favori,<br />

non è giusto! Che chiedere il pizzo o praticare<br />

l’usura, non è giusto! La scuola<br />

come “progetto corale” per educare non<br />

solo una persona, ma anche tutte quelle<br />

in cui quest’ultima vive e riceve insegnamenti<br />

extrascolastici. Riuscire a staccare<br />

il figlio alla mafia, vista come madre perché<br />

ai suoi bambini questa da una forte<br />

identità (quella che secondo alcuni questo<br />

Stato oggi non dona), è l’obiettivo<br />

principale per rigenerare la società. Ma<br />

bisogna farlo subito.


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I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Sicilia i<strong>giovani</strong><br />

– pag. p 85


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mondo su NORD &SUD mondo giù<br />

a cura di Tito Gandini<br />

Padri, figli<br />

E BUROCRAZIA<br />

Francia, matrimonio gay, il problema non<br />

è tanto il matrimonio, quanto la possibilità<br />

o meno di esercitare il ruolo genitoriale<br />

e questo, paradossalmente anche sui<br />

figli propri, oltre che su figli adottivi. Ma<br />

se la questione si risolve in maniera positiva<br />

per i figli propri ovviamente ne consegue<br />

la possibilità di adozione.<br />

Armi chimiche 1<br />

SIRIA: LE USA IL GOVERNO?<br />

Siria. L’amministrazione USA, ritiene di<br />

avere prove sufficienti che dimostrino<br />

l’utilizzo di armi chimiche, in dosi non<br />

massicce contro gli insorti. Considerato<br />

che Obama aveva determinato come<br />

punto di non ritorno per un coinvolgimento<br />

diretto degli USA proprio l’utilizzo<br />

di armi chimiche, adesso bisogna vedere<br />

che succede.<br />

Scuse<br />

PER UN MASSACRO<br />

Serbia. Il presidente nazionalista, Tomislav<br />

Nikolic, chiede scusa per il massacro<br />

di Sebrenica: “M’inginocchio e domando<br />

che la Serbia sia perdonata per il<br />

crimine commesso a Sebrenica, mi scuso<br />

per i crimini che sono stati commessi in<br />

nome del nostro stato, da qualche individuo<br />

del nostro popolo.” Allusione piuttosto<br />

evidente a Ratko Mladic, comandante<br />

in capo delle forze serbe e che comandò<br />

personalmente l’attacco all’enclave, che<br />

secondo la croce rossa è costato la vita a<br />

8000 persone.<br />

Récord<br />

SENZA GLORIA<br />

3224600 disoccupati in Francia, è record.<br />

Tre su cinque hanno accesso al sussidio<br />

di disoccupazione che copre il 69% del<br />

loro ultimo stipendio.<br />

Poveri ariani<br />

(E POVERO CHI CI CREDE)<br />

Nueva Germania è in<br />

Paraguay, una colonia<br />

fondata da due razzisti<br />

tedeschi nel 1887 con<br />

l’obbiettivo di creare<br />

una razza pura a partire<br />

da 14 famiglie ariane<br />

DOP.<br />

In capo a pochi anni il<br />

progetto fallì, malattie, povertà, manie di<br />

grandezza fecero sì che alcune famiglie<br />

siano tornate in Germania e che altre si<br />

siano progressivamente acconciate alla<br />

vita locale, superando qualunque vincolo<br />

DOP, per concentrarsi sulla mera<br />

sopravvivenza. Oggi la colonia esiste<br />

ancora, molti hanno ancora cognome<br />

tedesco, ma la "razza", quella è<br />

assolutamente indistinguibile dal resto<br />

dei paraguaiani. Tanto per dire, noi<br />

ancora ci preoccupiamo dell’impatto politico<br />

dello Ius Soli.<br />

La bpmba<br />

FAI-DA-TE<br />

Boston. Una decina d’anni fa, furoreggiava<br />

una vignetta che imitando le istruzioni<br />

di montaggio Ikea spiegava come<br />

costruire una bomba. Bene pare che le<br />

pentole a pressione di Boston, con la polvere<br />

da sparo estratta dai fuochi d’artificio,<br />

con la scelta di un evento all’aperto<br />

(quindi senza controlli d’accesso e di security),<br />

fossero fatte su istruzioni<br />

comunemente scaricabili da web.<br />

L’autore era morto per un attacco dei<br />

droni americani un paio d’anni fa, ma si<br />

sa le idee circolano.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 86<br />

Armi chimiche 2<br />

SIRIA: LE USANO I RIBELLI?<br />

Siria, pare che adesso si faccia uso di<br />

armi chimiche, ma dalla parte sbagliata.<br />

Carla Del Ponte, sostiene di avere degli<br />

indizi che siano i ribelli ad usarle. Ovvero<br />

i buoni, quelli che gli Usa vorrebbero<br />

sostenere. Nelle ultime settimane gli<br />

americani avevano iniziato a dire che se<br />

il Governo siriano avesse deciso di utilizzare<br />

armi chimiche contro i ribelli sarebbero<br />

intervenuti e ora? Ma chi li rifornisce<br />

i ribelli? Intanto Israele per non saper<br />

ne leggere ne scrivere, ha bombardato<br />

siti militari strategici a Damasco, riuscendo<br />

a tirarsi contro la lega araba. Il timore<br />

di Israele è che le armi dei depositi<br />

siriani, finiscano nelle mandi degli Hebollah.<br />

Come dargli torto? Se armi chimiche<br />

finissero per essere utilizzate contro<br />

Israele, avremmo la base strutturale di<br />

un conflitto enorme. Nethaniau si è catapultato<br />

in Cina per discuterne e ne ha<br />

parlato al telefono con Putin.<br />

Inquinare<br />

NON E' PIU' UN AFFARE<br />

I certificati CO2 avevano raggiunto un<br />

valore di 40 dollari la tonnellata in agosto<br />

2008, questo costo incoraggiava le<br />

aziende a sostituire infrastrutture obsolete<br />

e a progettare riduzioni strutturali degli<br />

agenti inquinanti emessi. Poi è venuta<br />

la crisi e le aziende hanno cominciato a<br />

produrre tanto di meno. Il business case<br />

sugli investimenti per ridurre le emissioni<br />

è cambiato drammaticamente. Oggi il<br />

valore del certificato è sceso a 2 dollari<br />

la tonnellata, le aziende sono piuttosto<br />

incoraggiate a tenere le vecchie infrastrutture,<br />

finché la crisi non sia passata.


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mondo su NORD &SUD mondo giù<br />

a cura di Tito Gandini<br />

Baa-bo-cho-nee<br />

WHAT MEANS IT?<br />

Gran Bretagna, gli inglesi scoprono i<br />

bamboccioni, secondo un recente studio<br />

pare addirittura che il 43% dei <strong>giovani</strong><br />

compresi tra i 18 e i 30 anni abbia chiesto<br />

soldi ai genitori per comprare da<br />

mangiare, il 36% abbia confessato di<br />

chiedere aiuto per pagarsi le ferie , il<br />

16% per ripianare debiti, l’8% per comprarsi<br />

casa. Insomma pare che addirittura<br />

il 31% dei ragazzi non si senta indipendente<br />

economicamente. (Ma in Italia<br />

abbiamo rinunciato a farle queste<br />

indagini?)<br />

In Germania<br />

LI PROCESSANO (I NAZI)<br />

Germania, si apre il processo per 24 omicidi<br />

ad un gruppetto neonazista di tre<br />

persone. L’obbiettivo non era avere visibilità,<br />

era uccidere, uccidere uno straniero<br />

era una cosa buona. In realtà sotto<br />

processo ci finisce tutto il lavoro di un<br />

decennio della polizia e dei servizi segreti,<br />

tutte le negligenze e le eventuali connivenze,<br />

tutto un sistema di burocrazia<br />

elefantiaca o sviste paradossali che hanno<br />

permesso al gruppetto di agire indisturbato.<br />

La Germania si auto processa in<br />

casi del genere, ed entrano in tutti i<br />

micro dettagli dei perché e dei percome e<br />

sono disposti a mettere in crisi tutto il<br />

sistema. (Diciamolo per Cucchi,<br />

Aldovrandi, …)<br />

Proteste<br />

ANTICORRUZIONE (IN RUSSIA)<br />

Mosca, dicembre<br />

2011, malgrado un<br />

freddo boia,<br />

migliaia di attivisti<br />

invadono le strade<br />

di Mosca per<br />

protestare contro la corruzione. Nella<br />

primavera 2012 la protesta aveva<br />

raggiunto la provincia, sfidando i sindaci<br />

del partito di Putin Russia Unita e<br />

spingendoli a varare delle riforme locali.<br />

La protesta raggiunse il proprio culmine<br />

a poche ore dalla rielezione Putin alla<br />

presidenza, dopo una pausa di quattro<br />

anni. Poi però scattò la controffensiva:<br />

un’ondata di arresti per atti di<br />

hooliganismo, gli Usa furono accusati di<br />

fomentare le proteste, l’agenzia<br />

americana per lo sviluppo internazionale<br />

è stata ridimensionata, la Usaid è stata<br />

cacciata malamente, ogni leader<br />

dell’opposizione fu controllato per capire<br />

se avesse o meno rapporti con organizzazioni<br />

internazionali. Ora alla velocità del<br />

bradipo la giustizia sta celebrando i processi<br />

di quella stagione e l’opposizione è<br />

ridotta al lumicino.<br />

Presidente<br />

FIGLIO DI PRESIDENTE<br />

Malesia, Najib Razak è stato rieletto presidente,<br />

conservatore, a sua volta figlio<br />

dell’ex presidente del consiglio Abdul<br />

Razak. Non ci si aspetta grande innovazione.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 87<br />

Mi son fatto<br />

LA PISTOLA<br />

Una pistola vera, realizzabile tramite una<br />

stampante 3d, in plastica dura, è stata testata<br />

con successo dall'associazione americana<br />

Defense Distributed.<br />

India e Cina<br />

E LA GUERRA DIMENTICATA<br />

Conflitti dimenticati: India e Cina si contendono<br />

dal 1962 un territorio di frontiera<br />

sull’Himalaya. Adesso stanno disarmando.<br />

Europei<br />

TUTTI IN GERMANIA!<br />

Nel 2012 369000 persone sono immigrate<br />

in Germania, +32% rispetto all'anno<br />

prima, oltre il 50% vengono da altri Paesi<br />

europei.<br />

Per oggi<br />

NON LI LANCIO PIU'<br />

La Corea del Nord ha tolto i propri missili<br />

dalle basi di lancio.<br />

900 operai<br />

AMMAZZATI<br />

Bangladesh: 912 morti in un crollo di<br />

una fabbrica tessile il 24 aprile. Si continua<br />

a scavare. E' praticamente impossibile<br />

sapere se questa mia felpa ora, sia stata<br />

fatta in quella fabbrica. Indizi? Economica,<br />

comprata al mercato di Isola a Milano.<br />

(Fra gli utilizzatori finali, anche<br />

Benetton).


Nel paese di Camporeale, provincia di<br />

Palermo, nel cuore della Sicilia, assediato<br />

da tutta la mafia della provincia palermitana,<br />

c'era un sindaco democristiano,<br />

un democristiano onesto, di nome Pasquale<br />

Almerico, il quale essendo anche<br />

segretario comunale della DC, rifiutò la<br />

tessera di iscrizione al partito ad un patriarca<br />

mafioso, chiamato Vanni Sacco<br />

ed a tutti i suoi amici, clienti, alleati e<br />

complici. Quattrocento persone. Quattrocento<br />

tessere. Sarebbe stato un trionfo<br />

www.isiciliani.it<br />

IL FILO<br />

Il potere<br />

in Italia<br />

di Giuseppe Fava<br />

Questa è la povera storia di un sindaco siciliano<br />

di tanti anni fa, uno che non vole scendere a<br />

patti con la mafia. Il partito lo scaricò, i mafiosi<br />

lo ammazzarono. Solo un giornalista coraggioso<br />

si ricordò di lui, e ce ne ha tramandato il nome<br />

____________________________________<br />

La Fondazione Fava<br />

La fondazione nasce nel 2002 per mantenere<br />

vivi la memoria e l’esempio di Giuseppe Fava,<br />

con la raccolta e l’archiviazione di tutti i suoi<br />

scritti, la ripubblicazione dei suoi principali libri,<br />

l'educazione antimafia nelle scuole, la promozione<br />

di attività culturali che coinvolgano i <strong>giovani</strong><br />

sollecitandoli a raccontare. Il sito permette<br />

la consultazione gratuita di tutti gli articoli di<br />

Giuseppe Fava sui <strong>Siciliani</strong>.<br />

Per consultare gli archivi fotografico e teatrale,<br />

o altri testi, o acquistare i libri<br />

della Fondazione, scrivere a<br />

elenafava@fondazionefava.it<br />

mariateresa.ciancio@virgilio.it<br />

____________________________________<br />

Il sito “I <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava”<br />

Pubblica tesi su Giuseppe Fava e i <strong>Siciliani</strong>, da<br />

quelle di Luca Salici e Rocco Rossitto, che ne<br />

sono i curatori. E' un archivio, anzi un deposito<br />

operativo, della prima generazione dei <strong>Siciliani</strong>.<br />

Senza retorica, senza celebrazioni,<br />

semplicemente uno strumento<br />

di lavoro. Serio, concreto<br />

e utile: nel nostro stile.<br />

politico del partito, in una zona fino<br />

allora feudo di liberali e monarchici, ma<br />

il sindaco Almerico sapeva che quei<br />

quattrocento nuovi tesserati si sarebbero<br />

impadroniti della <strong>maggio</strong>ranza ed<br />

avrebbero saccheggiato il Comune. Con<br />

un gesto di temeraria dignità, rifiutò le<br />

tessere.<br />

La segreteria della DC<br />

Respinti dal sindaco, i mafiosi ripresentarono<br />

allora la domanda alla segreteria<br />

provinciale della DC, retta in quel<br />

tempo dall'ancora giovane Giovanni<br />

Gioia, il quale impose al sindaco Almerico<br />

di accogliere quelle quattrocento richieste<br />

di iscrizione, ma il sindaco Almerico,<br />

che era medico di paese, un galantuomo<br />

che credeva nella DC come<br />

ideale di governo politico, ed era infine<br />

anche un uomo con i coglioni, rispose<br />

ancora di no. Allora i postulanti gli fecero<br />

semplicemente sapere che, se non<br />

avesse ceduto, lo avrebbero ucciso, e il<br />

sindaco Almerico, medico galantuomo,<br />

sempre convinto che la Dc fosse soprattutto<br />

un ideale, rifiutò ancora.<br />

La segreteria provinciale s'incazzò, sospese<br />

dal partito il sindaco Almerico e<br />

concesse quelle quattrocento tessere. Il<br />

sindaco Pasquale Almerico cominciò a<br />

vivere in attesa della morte. Scrisse un<br />

memoriale indirizzato alla segreteria<br />

provinciale e nazionale del partito<br />

denunciando quello che accadeva e<br />

indicando persino i nomi dei suoi<br />

probabili assassini. E continuò a vivere<br />

nell'attesa della morte. Solo,<br />

abbandonato da tutti. Nessuno gli dette<br />

retta, lo ritennero un pazzo visionario<br />

che voleva continuare a comandare da<br />

solo la città emarginando forze politiche<br />

nuove e moderne.<br />

Due scariche di lupara<br />

Talvolta lo accompagnavano per strada<br />

alcuni amici armati per proteggerlo.<br />

Poi anche gli amici scomparvero. Una<br />

sera di ottobre mentre Pasquale Almerico<br />

usciva dal municipio, si spensero tutte<br />

le luci di Camporeale e da tre punti<br />

opposti della piazza si cominciò a sparare<br />

contro quella povera ombra solitaria.<br />

Cinquantadue proiettili di mitra, due<br />

scariche di lupara. Il sindaco Pasquale<br />

Almerico venne divelto, sfigurato, ucciso<br />

e i mafiosi divennero i padroni di<br />

Camporeale. Pasquale Almerico, per<br />

anni, anche negli ambienti ufficiali del<br />

partito venne considerato un pazzo alla<br />

memoria.<br />

I <strong>Siciliani</strong>,<br />

gennaio 1983<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 88


I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>/ Reg.Trib.Catania n.23/2011 del 20/09/2011 / d.responsabile riccardo orioles<br />

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I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 89<br />

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Giambattista<br />

Scidà e Gian<br />

Carlo Caselli<br />

sono stati fra<br />

i primissimi<br />

promotori della<br />

rinascita dei <strong>Siciliani</strong>.<br />

Lo spirito di un<br />

giornale<br />

"Un giornalismo fatto di<br />

verità impedisce molte<br />

corruzioni, frena la<br />

violenza e la criminalità,<br />

accelera le opere<br />

pubbliche indispensabili.<br />

pretende il funzionamento<br />

dei servizi sociali. tiene<br />

continuamente allerta le<br />

forze dell'ordine, sollecita<br />

la costante attenzione<br />

della giustizia, impone ai<br />

politici il buon governo".<br />

Giuseppe Fava<br />

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Una piccola


libertà<br />

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I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> ­ rivista di politica, attualità e cultura<br />

fatta da: Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Antonio Roccuzzo,<br />

Giovanni Caruso, Margherita Ingoglia, Norma Ferrara, Michela<br />

Mancini, Sara Spartà, Francesco Feola, Luca Rossomando, Lorenzo<br />

Baldo, Aaron Pettinari. Salvo Ognibene, Beniamino Piscopo, Giulio<br />

Cavalli, Paolo Fior, Arnaldo Capezzuto, Pino Finocchiaro, Luciano<br />

Mirone, Rino Giacalone, Ester Castano, Antonio Mazzeo, Carmelo<br />

www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Cronache<br />

Catania, Giacomo Di Girolamo, Francesco Appari, Leandro Perrotta,<br />

Giulio Pitroso, Giorgio Ruta, Carlo Gubitosa, Mauro Biani, Kanjano,<br />

Luca Ferrara, Luca Salici, Jack Daniel, Anna Bucca, Grazia Bucca,<br />

Luciano Bruno, Antonello Oliva, Elio Camilleri, Fabio Vita, Diego<br />

Gutkowski, Giovanni Abbagnato, Pietro Orsatti, Roberto Rossi, Bruna<br />

Iacopino, Nerina Platania, Nadia Furnari, Riccardo De Gennaro, Fabio<br />

D'Urso, Sabina Longhitano, Salvo Vitale.<br />

SOTTOSCRIVI IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

Associazione I <strong>Siciliani</strong> Giovani/ Banca Etica


dalla vita com'è<br />

redazione@isiciliani.it<br />

Webmaster: Max Guglielmino. Net engineering: Carlo<br />

Gubitosa. Art director: Luca Salici. Coordinamento:<br />

Giovanni Caruso e Massimiliano Nicosia. Segreteria di<br />

redazione: Riccardo Orioles.<br />

Progetto grafico di Luca Salici<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>/ Reg.Trib.Catania n.23/2011 del 20/09/2011 / Dir.responsabile Riccardo<br />

Orioles/ Associazione culturale I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, via Cordai 47, Catania / 30 agosto 2012<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Gli ebook<br />

dei <strong>Siciliani</strong><br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> sono stati fra i primissimi in Italia ad<br />

adottare le tecnologie Issuu, a usare tecniche di<br />

impaginazione alternative, a trasferire in rete e su Pdf i<br />

prodotti giornalistici tradizionali. Niente di strano,<br />

perché già trent'anni fa i <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava<br />

furono fra i primi in Italia ad adottare ­ ad esempio ­ la<br />

fotocomposizione fin dal desk redazionale.<br />

Gli ebook dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, che affiancano il<br />

giornale, si collocano su questa strada ed affrontano<br />

con competenza e fiducia il nuovo mercato editoriale<br />

(tablet, smartphone, ecc.), che fra i primi in Italia hanno<br />

saputo individuare.<br />

www.isiciliani.it


www.isiciliani.it<br />

Ai lettori 1984<br />

Caro lettore, sono in tanti, oggi, ad accusare la Sicilia<br />

di essere mafiosa: noi, che combattiamo la mafia in<br />

prima fila, diciamo invece che essa è una terra ricca di<br />

tradizioni, storia, civiltà e cultura, tiranneggiata dalla<br />

mafia ma non rassegnata ad essa. Questo, però,<br />

bisogna dimostrarlo con i fatti: è un preciso dovere di<br />

tutti noi siciliani, prima che di chiunque altro; di fronte<br />

ad esso noi non ci siamo tirati indietro.<br />

Se sei siciliano, ti chiediamo francamente di aiutarci,<br />

non con le parole ma coi fatti. Abbiamo bisogno di<br />

lettori, di abbonamenti, di solidarietà. Perciò ti<br />

abbiamo mandato questa lettera: tu sai che dietro di<br />

essa non ci sono oscure manovre e misteriosi centri di<br />

potere, ma semplicemente dei siciliani che lottano per<br />

la loro terra. Se non sei siciliano, siamo del tuo stesso<br />

Paese: la mafia, che oggi attacca noi, domani<br />

travolgerà anche te.<br />

Abbiamo bisogno di sostegno, le nostre sole forze non<br />

bastano. Perciò chiediamo la solidarietà di tutti i<br />

siciliani onesti e di tutti coloro che vogliono lottare<br />

insieme a loro. Se non l'avremo, andremo avanti lo<br />

stesso: ma sarà tutto più difficile.<br />

I <strong>Siciliani</strong><br />

Ai lettori 2012<br />

Quando abbiamo deciso di continuare il percorso,<br />

mai interrotto, dei <strong>Siciliani</strong>, pensavamo che questa<br />

avventura doveva essere di tutti voi. Voi che ci avete<br />

letto, approvato o criticato e che avete condiviso con<br />

noi un giornalismo di verità, un giornalismo giovane<br />

sulle orme di Giuseppe Fava.<br />

In questi primi otto mesi, altrettanti numeri dei<br />

<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> sono usciti in rete e i risultati ci<br />

lasciano soddisfatti, al punto di decidere di uscire entro<br />

l'anno anche su carta e nel formato che fu<br />

originariamente dei <strong>Siciliani</strong>.<br />

Ci siamo inoltre costituiti in una associazione<br />

culturale "I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>", che accoglierà tutti i<br />

componenti delle varie redazioni e testate sparse da<br />

nord a sud, e chi vorrà affiancarli.<br />

Pensiamo che questo percorso collettivo vada<br />

sostenuto economicamente partendo dal basso,<br />

partendo da voi. Basterà contribuire con quello che<br />

potrete, utilizzando i mezzi che vi proporremo nel<br />

nostro sito.<br />

Tutto sarà trasparente e rendicontato, e per essere<br />

coerenti col nostro percorso abbiamo deciso di<br />

appoggiarci alla "Banca Etica Popolare", che con i suoi<br />

principi di economia equa e sostenibile ci garantisce<br />

trasparenza e legalità.<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong><br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Chi sostiene i <strong>Siciliani</strong><br />

Una pagina dei <strong>Siciliani</strong> del 1993<br />

Nel 1986, e di nuovo nel 1996, i <strong>Siciliani</strong><br />

dovettero chiudere per mancanza di<br />

pubblicità, nonostante il successo di<br />

pubblico e il buon andamento delle<br />

vendite. I redattori lavoravano gratis, ma<br />

gli imprenditori non sostennero in alcuna<br />

maniera il giornale che pure si batteva per liberare anche<br />

loro dalla stretta mafiosa.<br />

Non è una pagina onorevole, nella storia dell'imprenditoria<br />

siciliana.<br />

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Associazione I <strong>Siciliani</strong> Giovani/ Banca Etica


I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

In rete, e per le strade<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> che cos'è<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è un giornale, è un pezzo di storia,<br />

ma è anche diciotto testate di base ­ da Milano a<br />

Modica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, a<br />

Trapani, a Palermo ­ che hanno deciso di lavorare<br />

insieme per costituire una rete.<br />

Non solo inchieste e denunce, ma anche il racconto<br />

quotidiano di un Paese giovane, fatto da <strong>giovani</strong>, vissuto in<br />

prima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori dai<br />

palazzi. In rete, e per le strade.<br />

facciamo rete!<br />

www.isiciliani.it


I <strong>Siciliani</strong><br />

<strong>giovani</strong><br />

1982-2012<br />

"A che serve essere vivi, se non c'è<br />

il coraggio di lottare?"<br />

www.isiciliani.it<br />

SOTTOSCRIVI!<br />

Associazione culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani/ Banca Etica/ IBAN:<br />

IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

Oppure:<br />

Conto corrente postale<br />

n. C/C 001008725614<br />

Associazione Culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani, via Cordai 47 Catania

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