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Salvatore Zuppardo (foto Cerniglia)
Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana<br />
“Salvatore Zuppardo”<br />
SILENTIUM SIVE DEUS<br />
Antologia poetica<br />
A cura di<br />
Vincenzo Salsetta<br />
Emanuele Zuppardo<br />
BETANIA EDITRICE
Proprietà letteraria riservata<br />
Antologia del 4° Concorso Nazionale<br />
di poesia “La Gorgone d’Oro”<br />
promosso dal Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana<br />
“Salvatore Zuppardo”<br />
Via Cammarata, 4 – 93012 Gela CL<br />
Giuria: Vincenzo Salsetta (Presidente), Prof. Don Rino La Delfa,<br />
Prof. Aldo Scibona, Prof.ssa Angela Aliotta,<br />
Don Angelo Rabita, Sandro Cappa, Angelo Vullo<br />
ed Emanuele Zuppardo (segretario)<br />
Copertina: Nunzio Pino<br />
Illustrazioni: Antonio Occhipinti, Giuseppe Forte,<br />
Giuseppe Caldarella, Italo Zoda, Salvatore Solito,<br />
Andreina Bertelli<br />
<strong>Silentium</strong> <strong>sive</strong> <strong>Deus</strong> : antologia poetica / a cura di Vincenzo Salsetta,<br />
Emanuele Zuppardo. - Gela : Betania, 2004.<br />
I. Salsetta, Vincenzo. II. Zuppardo, Emanuele.<br />
858.914 CDD-20<br />
Cip - Biblioteca centrale della Regione siciliana<br />
4
Universalità della preghiera<br />
di Vincenzo Salsetta<br />
Sin da quando iniziammo questo premio di poesia religiosa, ci si<br />
accorse che pervenivano molte poesie a forma di preghiera.<br />
Componimenti molto semplici, privi di quella tecnica costruttiva<br />
che connota il lavoro di poesia, con temi, a volte, di un’ingenuità scoraggiante.<br />
Guardando più in profondità, si comprendeva che tali componimenti<br />
venivano dal bisogno che i poeti avevano, di riempire un vuoto<br />
esistenziale piuttosto che dalla necessità di trovare senso.<br />
Invitammo gli scrittori a modulare meglio questa tensione ed il risultato,<br />
dopo vari anni, è stato che le preghiere si sono fatte poesia.<br />
Io credo che questo nasca da un atteggiamento psicologico che il<br />
poeta Keats chiamava: morire in vita, per la vita. Una via di mezzo tra<br />
il vivere da mistico e quello da autistico.<br />
Un’esperienza di poesia simile sembra, a prima vista, volere essere<br />
sostitutiva dell’esperienza religiosa: è una richiesta di comunicazione<br />
altra col divino, differente da quella canonica (sentita come ritualistica),<br />
più autentica.<br />
Viviamo un tempo dove da più parti arrivano dichiarazioni di “morte<br />
della poesia” e di “fine della religione” si che il poeta fa della poesia<br />
uno strumento mondano della religione ma sia chiaro; sono tentativi<br />
inconsapevoli: i poeti scrivono senza proporsi nessun programma<br />
o schema precostituito, tali poesie nascono da un’esigenza vera di<br />
comunicazione.<br />
La preghiera è uno strumento di comunicazione diretta che il fedele<br />
ha con Dio.<br />
È uno strumento potente che mette in polo d’unità, creatura e<br />
Creatore.<br />
Credo che la preghiera sia dichiarazione di prontezza e di sintesi<br />
di un’esperienza religiosa. Dispone l’anima ad un percorso di senso e<br />
ne sacralizza l’azione che ne consegue.<br />
La poesia viene dalla vita: la testimonia.<br />
5
Credo che il riappropriamento del sacro che questi poeti fanno,<br />
attraverso la testimonianza dei loro versi, dia senso a ciò che è profano:<br />
lo salva da quella perdita generale di senso in cui la società laica<br />
vive.<br />
La preghiera che viene da Dio, per i cristiani è il Padre nostro ma<br />
vi sono altre preghiere.<br />
Dio non parla agli uomini comuni, Dio, l’inconoscibile, ha parlato<br />
ad Adamo, ad Abramo, a Mosè, ha dato corpo alla Sua voce in<br />
Gesù, ha comunicato attraverso Zoroastro, il Budda, Maometto, fino<br />
a Baha’ulla.<br />
Il risultato che però oggi si coglie, e che va maturando tra la gente,<br />
è che l’umanità ha molte religioni ma sicuramente ha un solo Dio.<br />
La preghiera è un fatto universale. È un tempo sacro, da tutti riconosciuto.<br />
Per ritornare alla poesia, va ricordato che in Italia è in uso, presso<br />
i poeti , l’abito poetico di tipo metropolitano (anche se si vive a<br />
Villarosa o a Voghera); scientistico e nichilista.<br />
Il poeta si compiace di essere disperso all’interno della società. Egli<br />
è circondato da un panorama sociale azzerato nei suoi valori, e confuso<br />
dal tramonto (oramai notte fonda) di tutte le ideologie.<br />
In questo clima da trapasso epocale, la poesia religiosa è considerata<br />
quasi un sotto genere letterario, frutto quasi di patologia.<br />
Fatte le dovute eccezioni (e mi riferisco ai santi come san Francesco<br />
o san Giovanni della Croce, santa Teresa d’Avila e altri) il mistico viene<br />
considerato, da certo psicologismo, soggetto di transfert o di sublimazioni<br />
dell’impulso sessuale.<br />
Mi sento di affermare che non è così e mi va di citare lo stralcio di<br />
una lettera di don Luigi Sturzo al fratello, residente a Londra, a proposito<br />
di poesia religiosa e profana. I due argomentavano, partendo<br />
dalle ipotesi di Benedetto Croce espresse e pubblicate sulla rivista<br />
Critica nell’articolo “La poesia e la letteratura” uscito nel 1935 : …io<br />
ritengo che la poesia religiosa non si distingua che relativamente dalla<br />
profana, perché la religione non diventa poesia se l’oggetto non è risolto<br />
in liricità, cioè in soggettività… Gli stati mistici, cessando riescono<br />
inesprimibili .<br />
6
Dunque di per se la Poesia non è sacra o profana. È Poesia e basta.<br />
Il poeta religioso da senso al mondo, tanto quanto ne da quello<br />
profano. È nella loro vita il distinguo.<br />
Tuttavia il mondo è realtà, la cui essenza non può trasparire dalla<br />
mera descrizione esteriore. Solo se il poeta trascende la realtà e le sue<br />
apparenze, può arrivare ad un senso.<br />
Mi sembra di dire delle cose ovvie, tuttavia sento che è necessario<br />
richiamarle alla mente perché i poeti non frequentano la filosofia. La<br />
loro parola arriva dall’anima e quasi raramente dalla mente e le parole<br />
dell’anima, sovente dicono di più di quello che significano: dicono<br />
cose che neanche il poeta sa di dire. È come quando si prega:<br />
ciò che si sente va al di là della preghiera stessa, al di là delle parole:<br />
si accede nel territorio della verità.<br />
7
AGOSTINO BAGORDO – MONOPOLI MT<br />
1° PREMIO POESIA RELIGIOSA<br />
Antonio Occhipinti, Maternità, tecnica mista
Quando mite l’aurora<br />
chiude le fragili parpeble<br />
e criniere di cavalli<br />
nei campi di avena<br />
spulano le lunghe ariste,<br />
sigillami le labbra<br />
e il mio passo sprona col vento.<br />
Quando il sole al suo zenit<br />
consuma il renischio,<br />
brucia i nidi dei falchi<br />
e spezza i picchi della giogaia,<br />
sulle mie labbra spegni<br />
il verbo inutile.<br />
<strong>Silentium</strong> <strong>sive</strong> <strong>Deus</strong><br />
Quando ripartono le barche<br />
a vespro con la stella di Venere<br />
e la luna sale nella campana<br />
del Persèo lucente,<br />
dammi le sillabe sospese<br />
sui frangenti all’imbocco del porto<br />
o nelle valve di conchiglia chiuse.<br />
Quando dal tempo assolto<br />
e all’Infinito oblato,<br />
quando la morte ormai,<br />
disorientata sorte,<br />
entro vivo splendore esploderà,<br />
quasi remota supernova,<br />
silente in te sorprendimi,<br />
nel tuo eterno eloquio.<br />
11
Muta la sera si appressa<br />
agli orti urbani;<br />
il cielo spento copre<br />
gli alberi stremati<br />
dalla calura di agosto.<br />
Con la luna calante,<br />
accanto a un gelsomino,<br />
non aspetto sciame di meteore<br />
morire nei crepacci<br />
sopra i monti di Cibele.<br />
Meteore<br />
Non sono un naufrago,<br />
sfuggito ai fari di Nàuplio<br />
sulla riva deserta,<br />
un viandante nella selva di Delfi;<br />
navigatore degli oceani,<br />
cosmonauta oltre le stelle<br />
e i mondi in agonia,<br />
nella notte immerso<br />
tra le falle uraniche<br />
a divinare il giorno eterno,<br />
le porte aperte ad avvistare<br />
della città celeste,<br />
città degli angeli,<br />
quasi cristallo e quarzo.<br />
12
Antonio Occhipinti, acquerello<br />
FRANCO CASADEI - CESENA<br />
2° PREMIO POESIA RELIGIOSA
Adolescente d’insana baldanza<br />
fuori tempo mi sono insediato<br />
in villaggi di fortuna<br />
Il figliol prodigo<br />
il diario è un calendario<br />
di rovine, accecato da ori non vagliati<br />
adoratore d’idoli del nulla, ho vagato<br />
per sentieri avari, l’anima segnata<br />
dall’ignominia della nostalgia<br />
ho bisogno d’uno sguardo d’accoglienza<br />
senza parole pronunciate,<br />
di ascoltare i passi lievi che s’accostano,<br />
farmi investire della tua memoria<br />
la mia forza sarà una misericordia<br />
disposta alla sconfitta.<br />
15
Mi percuote il pensiero di notte<br />
Gli occhi spalancati o socchiusi<br />
mi percuote il pensiero<br />
di notte, a finestre serrate o aperte<br />
il buio, buio rimane<br />
e m’angoscia che la vita chiuda<br />
i battenti del respiro<br />
niente è più soffocante<br />
della terra nera d’un esilio evanescente,<br />
l’inferno è più appetibile del nulla,<br />
meglio una morte senza sconti<br />
che essere sospesi nel cielo di nessuno<br />
senza il rosso sangue del dolore<br />
o il pacato bianco del mattino<br />
il nulla non è contemplato<br />
nelle fibre della mente,<br />
non voglio scomparire senza l’attesa<br />
d’una luce che m’abbagli<br />
fra cent’anni e sempre<br />
proteggerò gli occhi con la mano,<br />
umidi di consolazione.<br />
16
3° PREMIO POESIA RELIGIOSA<br />
Ex aequo<br />
Sr. BARBARA FERRARI – CARBONIA CA<br />
MARIO GIORGIO TALIO - CALTANISSETTA<br />
Antonio Occhipinti, Via Cappuccini a Gela, disegno
E mi sovviene l’Infinito<br />
in frammenti di tempo<br />
carichi d’umana eternità.<br />
Il cuore è vaso di terra<br />
che accoglie il Mistero<br />
nascosto in ogni attimo<br />
e che continua a irrompere<br />
nella storia: inesorabile.<br />
E mi sovviene<br />
Chiudo in grembo la gioia:<br />
sono volti, presenze,<br />
semplice eloquenza di gesti<br />
che penetrano il fondo dell’anima<br />
lasciandomi orme di luce, bagnate<br />
di sorrisi. Sincerità del cuore.<br />
E non conosco lacrime…<br />
Mio Dio,<br />
la preziosità del giorno mi scuote<br />
e mi ridona energie nuove:<br />
combatto in questa esistenza<br />
dal sapore di fango e di spirito,<br />
dai contorni incerti – umana visione –<br />
che attendono Speranza.<br />
Trovo Te<br />
a riscrivermi il sogno,<br />
a ridonarmi il tempo che Ti vuole generare<br />
ed esplode, gravido,<br />
della Tua essenza.<br />
Suor Barbara Ferrari - Carbonia CA<br />
19
Oh, potessi!<br />
Il cuore è coccio<br />
scalfito da frustate di vento<br />
che scompigliano e stracciano<br />
le ore accartocciate di questo tempo<br />
che mi pesa dentro<br />
come montagna impenetrabile.<br />
E’ duro il silenzio calato<br />
sul mio corpo lontano<br />
dalla Tua Bellezza,<br />
avviluppato in fili<br />
faticosamente tessuti.<br />
Oh, potessi liberarmi<br />
da me<br />
e librarmi – gabbiano –<br />
verso la mai effimera Stella,<br />
che giorno e notte<br />
- mai stanca –<br />
effonde luce e calore,<br />
ricomponendo<br />
l’unità dei frammenti!<br />
20<br />
Suor Barbara Ferrari - Carbonia CA
In sere d’inverno<br />
Cerco amcora sogni<br />
in sere d’inverno;<br />
scrosci d’acqua<br />
accompagnano<br />
il mio vagare, vagabondo<br />
tra vitigni secchi<br />
ansiosi di primavera.<br />
Cerco amore,<br />
quello che non ho mai imparato a dare,<br />
zuppo d’acqua<br />
infango quest’anima solitaria,<br />
in pantani segreti di bramosie.<br />
Ma, ne sono certo,<br />
cercherò ancora,<br />
solitario,<br />
lumache all’ombra della luna,<br />
mentre aliti di maestrale<br />
ghiacciano le mie lacrime<br />
come bruma mattutina,<br />
e nel cieco brancolare<br />
cerco ancora Te,<br />
mio Dio…<br />
21<br />
Mario Giorgio Talio – Caltanissetta
Alla sera della vita<br />
Ma quanto buio può esserci,<br />
celato tra pensieri reconditi,<br />
ammaliato da canti lontani,<br />
in animi gonfi d’egoismo…?<br />
Avrò anche io la mia stella,<br />
lucciola nel cielo estivo,<br />
ammonirà quest’anima vagabonda<br />
e, radiosa, alla sera della vita,<br />
ad indicare il varco celeste<br />
in cui m’immergo<br />
e non posso immaginare…<br />
22<br />
Mario Giorgio Talio - Caltanissetta
4° PREMIO POESIA RELIGIOSA<br />
Ex aequo<br />
LIVIA FURNO ROSSO - SANTHIA’ VC<br />
CARLA CARLONI MOCAVERO - TRIESTE<br />
Antonio Occhipinti, Eschilo, disegno
I lunghi tempi<br />
Tu non segui, Signore, i nostri tempi<br />
Tu Signore del Tempo,<br />
Signore dell’Eternità!<br />
Ciò che per noi è impellente<br />
Tu valuti con lungo sguardo<br />
che travalica la nostra breve prospettiva.<br />
Noi corriamo al Tuo altare, Signore,<br />
e rivolgiamo suppliche e domande.<br />
Tu le accetti, ma come saggio padre<br />
Tu puoi pensare che ancora<br />
non è giunta l’ora.<br />
La nostra attesa ha limiti, Signore,<br />
Tu lo sai.<br />
Non indugiare troppo<br />
al nostro bisogno del Tuo assenso.<br />
O forse perderemo la Fiducia,<br />
o forse perderemo la Speranza!<br />
Ma soprattutto, Signore, aiutaci ad imparare<br />
la lunghezza dei Tuoi tempi!<br />
25<br />
Livia Furno Rosso - Santhià VC
I tempri brevi<br />
E i tempi brevi, Signore, chi se li ricorda,<br />
per ringraziarti?<br />
Quando, appena nebuloso<br />
per il cavo cervello,<br />
vaga il pensiero<br />
di ciò che urge e preme,<br />
incoscio desiderio,<br />
informe predestino,<br />
embrione, larva,<br />
or ecco Tu per noi sbocci<br />
all’improvviso, essenziale,<br />
meravigliosa realtà consenziente.<br />
Dalla nostra mente<br />
di vacuità attonita e smarrita<br />
sovente il Grazie s’accompagna al Ritardo.<br />
26<br />
Livia Furno Rosso - Santhià VC
Preghiera<br />
I marosi infuriati<br />
raggiungono la strada,<br />
i cani affamati squarciano le reti;<br />
così gli errori irrompono<br />
salgono alla gola,<br />
urlano nelle orecchie<br />
folgorano i miei occhi<br />
e mordono, rimordono…<br />
Sono stivali di soldati,<br />
pianto di bambini,<br />
mari immoti di silenzio,<br />
una voce stridula<br />
che interroga e risponde.<br />
Sale verso le navate<br />
incontro alla luce che entra<br />
il suono dell’organo<br />
e la mia voce che prega.<br />
Ascoltala, ti prego.<br />
27<br />
Carla Carloni Mocavero - Trieste
Giuseppe Forte, Figure, china<br />
POESIE SEGNALATE
Quei filari di campanili<br />
dita puntate al cielo.<br />
E’ lì, è lì che dovete salire,<br />
non state sui sagrati, entrate!<br />
Arcate e colonne e poi là<br />
al centro della cupola<br />
Qualcuno vi chiama, attende.<br />
E in alto, quelle scritte<br />
che appaiono incomprensibili<br />
non sono terribili condanne.<br />
Richiami<br />
Un vecchio cadente<br />
all’ombra d’una panca<br />
si batte il petto.<br />
Non qui dovete piangere. Non ora!<br />
I peccati si scontano fuori.<br />
Altri scontano i vostri peccati.<br />
Qui c’è solo posto per capire<br />
per amare.<br />
E le campane che battono a martello<br />
non sono colpi che incutono paure<br />
ma richiami.<br />
Come quando suonava la campanella<br />
della scuola e s’entrava<br />
per diradare le cupe ombre<br />
dell’ignoranza.<br />
Giuseppe Bagnasco - Casteldaccia PA<br />
31
Dagli abissi dei nostri destini incrociati,<br />
dall’alto dei fiori celesti,<br />
da Hiroshima e Nagasaki,<br />
dalla polvere di Gaza e dalle macerie di New York,<br />
dal padre Abramo,<br />
dalle sponde immacolate dell’anima di Maria,<br />
dai chiodi urlanti conficcati in Gesù,<br />
dalla corda che impiccò Bonhoeffer,<br />
dai cuori pulsanti delle moschee e delle sinagoghe,<br />
dalla mia voce,<br />
dall’acqua che scorre tra le tue mani,<br />
dal fango del Vajont,<br />
dal vangelo di San Francesco e Don Milani,<br />
dall’ospedale dei cuori puri di Madre Teresa,<br />
dai fumi umani di Auschwitz,<br />
dal suolo gelido dei gulag,<br />
dalla Tua impotenza,<br />
dalle Tue lacrime,<br />
da tutti i perché,<br />
dalla neve che cade lieve sulle rose di marzo,<br />
dai campi dipinti da un contadino di Gais,<br />
da un’isola di isole,<br />
dalle note geniali di Mozart,<br />
dal piombo che uccide chiunque uomo,<br />
dalle linee perfette di una villa palladiana,<br />
dalle parole di Tagore e Gibran,<br />
dallo spirito dei colori di Botticelli,<br />
dai nostri corpi che si abbracciano,<br />
dalle sacre colonne dell’abbazia di S. Antimo,<br />
32
dal dolore della solitudine,<br />
dal dolore della malattia,<br />
dalla gioia scintillante,<br />
dall’amore,<br />
da ogni bestemmia a Te rivolta:<br />
io prego.<br />
33<br />
Romeo Battaglion - Vicenza
Tuttavia un vento virile allontanò le nubi<br />
e la luna cominciò a nuotare nell’arco del cielo<br />
spandendo ovunque una pace soffusa.<br />
Il signore degli angeli aprì le mani<br />
e seminò stelle e pianeti.<br />
Il deserto delle solitudini urlanti fiorì allora nel silenzio che<br />
precede il sorriso di Dio.<br />
Fu in quel momento che le ferite di Gesù scomparvero.<br />
Nasceva la verità<br />
e lo capì il male che si abbracciò ringhiando alla morte.<br />
Fu allora che io, Giovanni,<br />
sentendo voci di donna,<br />
e il mio cuore si riempiva ancora della sua parola,<br />
corsi dal maestro<br />
e vidi<br />
e non potei che continuare a credere.<br />
34<br />
Romeo Battaglion - Vicenza
Preghiera<br />
Signore…<br />
Inventami la vita…!<br />
Colorala dei tuoi colori di pace…<br />
Mettici il rosa all’aurora, il giallo oro<br />
A mezzogiorno, l’azzurro ad ogni dì, ed<br />
il blu di notte, con tanti piccole luci che noi<br />
chiamiamo stelle…!<br />
Signore…<br />
Dipingila pure di verde la mia vita, del verde<br />
dei prati e dei pensieri, che sanno di speranza, del<br />
bianco delle nevi e del rosso al tramonto… e fa che<br />
campeggi sempre la luna in cielo a farci sognare carezze<br />
e baci e donaci pure la bellezza di un sorriso…<br />
Ma, Signore, donaci ancora e sempre, una mano da<br />
accarezzare, ed uno sguardo da contemplare, perché possiamo<br />
sempre ricordare che siamo uomini…!<br />
Uomini… che cercano e portano in sé, l’infinito…!<br />
Maria Stella Brancatisano - Samo RC<br />
35
Oggi…<br />
Ho incontrato un angelo, egli<br />
mi viene incontro, solenzioso e<br />
profuma di rose…<br />
A Salvatore Zuppardo…!<br />
Non conosco questo angelo, se non<br />
nello Spirito di Dio…<br />
Un cruccio…<br />
Non averlo conosciuto di persona…!<br />
Si rivela lo Spirito di Dio, con i suoi angeli<br />
Buoni…!<br />
Divieni…<br />
oggi, anche per me, uno dei miei Angeli Custodi!<br />
Il tuo spirito di bontà si riversi sulla terra, a volte…<br />
così arida e tanto crudele…!<br />
36<br />
Maria Stella Brancatisno - Samo RC
E vennero i Magi<br />
E vennero i Magi di lontano<br />
inseguendo la stella<br />
A lungo camminarono<br />
su cammelli di seta<br />
attraverso deserti senza storia<br />
Andarono e andarono<br />
con le mani piene di luna<br />
Ma l’Angelo più lucente<br />
di tutte le stelle<br />
aveva cambiato cielo<br />
E vanno ancora i Magi<br />
in un mondo feroce<br />
coi volti di pietra<br />
e le mani dure<br />
con le corone stinte<br />
e gli scrigni senza più doni<br />
Vanno ancora i Magi<br />
a cercare un piccino<br />
che nessuno vede<br />
Vanno… coi piedi screpolati<br />
in un deserto senza storia<br />
E non ci sono farfalle d’acqua chiara<br />
né la stella lucente<br />
Non uccidiamo i Magi millenari!<br />
Ci sono ancora<br />
37
tutti i nostri figli<br />
piccini<br />
con le mani protese<br />
verso un cielo azzurro<br />
di stelle<br />
Alfonsina Campisano Cancemi - Caltagirone CT<br />
38
Son venuti da lontano,<br />
diaspora sofferta,<br />
è venuta la miseria,<br />
la baracca, la fame.<br />
Ombre di vita<br />
Il lavoro schiacciante, il lavoro umiliante,<br />
la crisi, la guerra,<br />
la lotta per la vita, l’odio.<br />
Alloggiati come bestie,<br />
disprezzati come cani.<br />
Sono accorsi dai limiti del mondo,<br />
dai limiti del tempo,<br />
da ogni parte,<br />
da sempre, emarginati, ghettizzati.<br />
Lentamente gli uni dopo gli altri,<br />
come bruti hanno battuto,<br />
ucciso, rubato, menato, spacciato.<br />
Noi, cristiani,<br />
noi severi osservanti della morale,<br />
noi, li abbiamo resi orfani d’amore.<br />
Signore vengono da lontano…<br />
non li avrebbe raggiunto la tua misericordia?<br />
Oppure i tuoi figli<br />
non hanno riconosciuto che sono fratelli?<br />
39
Nella tua luce spietata, un giorno,<br />
leggeremo sui quei volti<br />
la ruga che abbiamo scavato,<br />
il sorriso che abbiamo spento,<br />
la speranza che abbiamo ucciso,<br />
l’amore negato.<br />
Allora, attoniti e immobili,<br />
terrorizzati e silenziosi.<br />
Tu ci dirai: “Ero Io”.<br />
Grazia Cannata - Santa Caterina Villarmosa CL<br />
40
Nel nome del Padre<br />
non riusciamo più a seguire<br />
la traccia dei sermoni<br />
se finiamo col perderci<br />
tra il vuoto delle ombre.<br />
La parola è una chiave<br />
che non apre le porte del bene<br />
se il gesto resta avvolto<br />
da ragnatele indifferenti.<br />
Nel nome del Padre<br />
Abbiamo riscoperto innocenze<br />
dentro specchi d’infanzie già trascorse,<br />
quando accendevamo ceri<br />
nelle chiese del paese<br />
e la fede ci infondeva quel coraggio<br />
che allontanava il giogo dei peccati.<br />
Ora ai tavoli<br />
di una solitudine che è nuova<br />
c’inebriamo con bicchieri<br />
che contengono tristezze<br />
ma ritroveremo la speranza<br />
per immergerci dentro pagine di vita<br />
se nel nome del Padre<br />
ci tenderemo le braccia<br />
come fratelli che si amano.<br />
41<br />
Ciro Carfora - Barra NA
Ballata del Venerdì Santo<br />
Ti perdo ancora<br />
tra le strade dei giorni,<br />
Signore.<br />
E resto indifferente,<br />
a volte ostile<br />
verso le cose della vita.<br />
Eppure professo<br />
di esserti fratello, di ritrovarTi<br />
dentro parabole d’amore,<br />
nei sermoni<br />
di un amico – sacerdote.<br />
Quanto bene<br />
si spreca per un niente, Signore<br />
che tra violenze ed insulti<br />
ascendi ancora al Golgota<br />
anelando acqua da samaritane<br />
e carezze da veroniche<br />
per il mondo di domani.<br />
Fa che in me<br />
tutto sia diverso<br />
e rendimi come uomo, che è degno<br />
della gente del suo tempo…<br />
I biancospini già sono carichi di sole,<br />
Signore.<br />
Non rendere incerto il mio passo,<br />
non farmi vacillare.<br />
Fa che io semini grano<br />
nei campi<br />
dove la gramigna ammutolisce<br />
il canto degli uccelli.<br />
42<br />
Ciro Carfora - Barra NA
Ci sei tu<br />
oltre il focolare<br />
oltre la siepe<br />
Tu che mi aspetti<br />
oltre ogni illusione<br />
silenzioso<br />
senza battere ciglio.<br />
Amico tradito<br />
amante disatteso<br />
proprio tu<br />
mi verrai incontro<br />
tenuemente vestito<br />
regalmente povero<br />
mi offrirai un avanzo di pesce.<br />
Al tuo sguardo<br />
sprofonderò nell’abbisso<br />
incandescente brucerò nel fuoco.<br />
Infurierà tremendo l’uragano<br />
e su di me si abbatterà il tuono<br />
Il grido di mille angeli<br />
squarcerà le nubi<br />
quando mille belve<br />
mi sbraneranno<br />
Poi ad un tuo cenno<br />
si placherà la tempesta<br />
ed io, sicuro naufrago,<br />
gioirò danzando<br />
Insieme inizieremo<br />
a scandagliare l’eterno…<br />
43<br />
Esmeralda Cernigliaro - Trapani
Vecchio lenzuolo<br />
Sei il ricettacolo del tempo<br />
che non ha saputo erodere.<br />
Un lembo di trama e ordito,<br />
ingiallito, oscurato. E non tanto<br />
da offuscare nei contorni dei rivoli.<br />
Segni di percossa che combaciano<br />
inequivocabili ai vangeli. Sei<br />
l’immagine prima e sola, negativa<br />
che ha interrogato i fotografi.<br />
Concentrato di pollini, di arbusti, semi<br />
dell’area palestinese. Sei l’enigma<br />
della magniloquenza.<br />
L’allungato tuo composto volto esprime<br />
il passio di un Giusto. Perché è chiaro<br />
che l’imago è di un Giusto!<br />
E sfileranno ancora per secoli.<br />
Contentati forse di una copia. Si raduneranno<br />
i professoroni in esclusivi simposi.<br />
Per ora sei anche: due monete augustee<br />
deposte sugli occhi, datate anno mille.<br />
Sei il grande gioco del destino<br />
che noi possiamo cambiare in meglio.<br />
Segno dell’Esserci!<br />
Vecchio lenzuolo di lino!<br />
44<br />
Adriana Comollo – Chieri TO
Al sorger del sole…<br />
Dammi la dolce voce del poeta<br />
che sa tradurre in cantico d’amore<br />
ogni impulso che l’anima segreta<br />
cela nel fondo, se pietoso è il cuore…<br />
Canterò la tua gloria, mio Signore,<br />
e dirò della gioia che mi scalda<br />
ogni mattina quando sorge il sole.<br />
Come uccello che il fido nido lascia<br />
e dalla cima del più alto ramo<br />
dona cristalli di preziose note,<br />
canterò l’indicibile stupore<br />
che, al filar della luce sulle cose,<br />
sciolte del buio tutte le paure,<br />
in un tripudio general d’amore,<br />
esalta e unisce le tue creature.<br />
45<br />
Silvana Crotti – Albinea RE
Nuttata senza suli<br />
Firmatilu ‘stu suli anniricatu<br />
ca prestu prestu voli tracuddari.<br />
Stutatila ‘sta vampa di piccatu<br />
ca l’animi pirduti fa addumari.<br />
O notti scura, ca ‘n finisci mai,<br />
la lampa astuti di li sintimenti<br />
e porti nni ‘sta terra peni e vaj<br />
l’amuri distrudennu ‘ntra li genti!<br />
La carni arriri ccu la so ‘ncuscenza<br />
e l’arma chianci li so amari peni:<br />
a Vui, nuddu cchiù, quasi ci pensa<br />
e nuddu cchiù vi cerca e voli bbeni.<br />
O granni Diu, o patri miu Signuri,<br />
quidatili ‘sti pecuri stracquati:<br />
Vui siti Mastru e iu vostru pasturi,<br />
purtamuli a l’uvili ‘nculunnati…<br />
E quannu semu nni lu nostru Tempiu,<br />
dati la luci di la Ridinzioni,<br />
accussì sulu finirà lu scempiu<br />
e l’omu scurdirà li mali azioni.<br />
La Vostra casa è dda: scura, vacanti<br />
pirchì nunn’è tiatru di balloria.<br />
Vui siti sulu ccu li Vostri Santi<br />
e nuddu cchiù Vi dedica ‘na loria.<br />
C’è ‘n-vicchiareddu ca stenni li mani<br />
di fami muzzicati e di turmenti:<br />
“Fati la carità… ‘npezzu di pani…”<br />
ma va lu munnu mutu e indifferenti!…<br />
Cristu, vui sulu siti ca sfamati<br />
ccu pani duci, fruttu di Sapienza;<br />
46
un pezzu d’iddu, appoi, multiplicati,<br />
comu mangiari datilu a ccu è senza.<br />
Rinascirà d’amuri la spiranza<br />
pirchì la sazzirà lu Corpu Vostru.<br />
A cunsulari Vui, ‘ntr’amurusanza,<br />
si sentirà l’anticu Patirnostru.<br />
Lu Vostru artàru sarà tuttu ciuri;<br />
ddi la bestemmia nascirà prijera<br />
e l’omu a l’omu abbrazzirà ccu arduri<br />
‘ntra girutunnu di sinceru amuri!…<br />
Riccardo Di Pasquale - Catania<br />
Fermatelo quel sole annerito / che lestamente vuole tramontare. / Oh<br />
notte scura, che non finisci mai, / spegni la lampada dei sentimenti / e<br />
porgi su questa terra pane e guai, / e distruggi l’amore tra le genti! / La<br />
carne sorride, sorride con la sua incoscienza / e l’anima piange le sue<br />
amare pene: / a Voi, nessuno più quasi ci pensa / e nessuno Vi cerca e<br />
vuole bene. / O grande Dio, o Padre mio Signore, / guidatele queste pecore<br />
disperse: / Voi siete Maestro ed io vostro pastore, / portiamole all’ovile<br />
incolonnate… / E quando saremo nel Vostro Tempio, / dateci la<br />
luce della Redenzione, / solo così finirà lo scempio / e l’uomo scorderà<br />
le malazioni. / La Vostra casa è là: scura, vuota / perché non è teatro di<br />
baldoria. / Voi siete solo con i vostri Santi / e nessuno pià Vi dedica una<br />
preghiera. / C’è un vecchietto che stende le mani / di fame morse e di<br />
tormenti: / “Fate la carità… un pezzo di pane…” / Ma va il mondo con<br />
indifferenza!… / Cristo, Voi solo siete colui che sfama / con pane dolce,<br />
frutto di Sapienza; / un pezzo di esso, poi, moltiplicate, / datelo a chi<br />
ne è senza. / Rinascerà d’amore la speranza / perché li sazierà il Corpo<br />
Vostro. / A consolarvi in caldo amore, / si sentirà l’antico Paternostro.<br />
/ Il Vostro altare sarà rifiorito / dalla bestemmia nascerà preghiera, / in<br />
un girotondo di sincero amore!…<br />
47
Viaggio in Turchia<br />
Un giorno di agosto duemilatre, Rumi,<br />
in viaggio da Urgup a Pamukkale,<br />
ho cercato refrigerio all’ombra della tua tomba:<br />
dominavi, invitavi al silenzio telecamere e flash<br />
che, a mo’ di avvoltoi, andavano a caccia di corpi<br />
assorti in preghiera.<br />
Andando via, pensavo:<br />
Signore, Padre nostro, Dio di tutti,<br />
ogni generazione racconta all’altra le tue opere.<br />
In luoghi ti cerchiamo. In luoghi ti chiudiamo.<br />
In chiese, moschee, sinagoghe,<br />
aguzziamo i nostri sensi<br />
in cerca dell’eco del soffio d’inizio.<br />
Signore, Padre nostro, Dio di tutti,<br />
prendici per mano,<br />
riporta i nostri cuori<br />
indietro, indietro, fino al Bereshit.<br />
Signore, Padre nostro, Dio per tutti,<br />
il popolo che ha accolto tuo Figlio<br />
apre ogni giorno gli occhi<br />
in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.<br />
Shemà, shemà, dice a sé stesso, allargando filatteri<br />
con tutto il cuore, tutte le forze e tutta l’anima,<br />
il popolo che per primo adottasti<br />
e ancora ti scruta nei profeti.<br />
48
Allah’ u akbar, altri non ce ne sono,<br />
un servo a te fedele ricorda cinque<br />
volte al giorno ai figli di Ismaele,<br />
aggrappato a dardi di pietra.<br />
Signore, Padre nostro, Dio in tutti,<br />
unifica nel mare del tuo amore i fiumi di preghiere<br />
che a te salgono da questo sgabello<br />
non ancora degno di accogliere i tuoi piedi.<br />
Una sola cosa noi, pavidi e tiepidi uomini di oggi,<br />
in origine a tua immagine e somiglianza, possiamo garantirti:<br />
sulla preghiera non tramonterà mai il sole,<br />
per tutti i secoli dei secoli.<br />
Amen.<br />
49<br />
Silvano Forte - Napoli
Ridatemi i miei morti!<br />
Carni straziate<br />
in notti insonni,<br />
pallide albe<br />
e tramonti insanguinati.<br />
La mia madre,<br />
dolorosa madre,<br />
dolcissima effigie,<br />
mesto – soave incanto,<br />
occhi di santa,<br />
profumo di cielo.<br />
Il padre mio,<br />
rigogliosa quercia,<br />
siccome “frate foco<br />
robusto e forte”.<br />
E Gino, il mio fratello,<br />
il mio padrino,<br />
dal possente ingegno,<br />
luce di genio,<br />
aquila eccelsa.<br />
E Lina, la tenera sorella,<br />
l’unica mia sorella,<br />
siccome “sora cqua<br />
preziosa e casta”.<br />
Ridatemi i miei morti!<br />
Carni delle mie carni,<br />
straziate carni,<br />
venite a me<br />
in un mortale amplesso.<br />
Ridatemi i miei morti!<br />
50
Vivo son morto:<br />
che io possa dunque<br />
o con Voi morire<br />
o con Voi rivivere!<br />
Ridatemi i miei morti!<br />
Riccardo Fragapane - Caltagirone CT<br />
51
Tu sempre, Tu ovunque:<br />
e non posso rifiutare<br />
quest’ovunque, e non amarlo,<br />
perché è vita, e la vita mia,<br />
mia coscienza, ed è Tutto;<br />
e il Tutto sei Tu.<br />
Tu Ovunque<br />
Sono solo Tuo volatore minuto,<br />
inseguo il Tuo sguardo che avvolge e<br />
insegna,<br />
insegnami:<br />
il Tuo silenzio, mio nostro Amore,<br />
di cielo, di terra.<br />
52<br />
Pietro Fratta - Pesaro
Signore<br />
Ho cercato tra rughe di cemento<br />
un’immagine solcata dalla nebbia,<br />
per troppo tempo ho ascoltato il silenzio<br />
tra respiri e sconfitte incenerite dal sangue.<br />
Signore! Ti chiedo umilmente solidarietà!<br />
Fa’ che la notte scivoli sui gradini del cielo<br />
e col soffio del tuo amore raduni gli angeli<br />
e con un lampo sconfigga crudele ferocia…<br />
riportando in terra l’armonia del tuo tempio.<br />
Fa’ che tutto l’anno diventi un Natale eterno<br />
e gli uomini, possano veramente essere tali,<br />
come fratelli dello stesso amore e dello stesso sangue.<br />
La terra, oggi, piange in un fiume di olocausti…<br />
finanche l’aria è stanca e le piante soffocano<br />
più di noi uomini, quando è in pieno viaggio<br />
il Giubileo della bontà, della vittoria sul male,<br />
della misericordia umana e cristiana.<br />
Signore! Se in ogni uomo vi è chiesa interiore,<br />
fa’ che essa diventi giaciglio permanente<br />
per i poveri e per quanti soffrono ed hanno bisogno<br />
del tuo soffio per respirare il Grande Dono…<br />
l’Atto Divino della nascita e della morte.<br />
Fa’ o Signore, che tutti noi, uomini terreni,<br />
possiamo essere tanti infiniti Gesù bambini!<br />
53<br />
Gianni Ianuale - Marigliano NA
Il tuo cuore<br />
è una mandorla amara<br />
masticata dai venti,<br />
dice il Signore.<br />
Contro di te<br />
hanno latrato<br />
cani notturni.<br />
Così è crollata<br />
la casa delle rose,<br />
l’alfabeto dei giorni<br />
si è arrugginito<br />
e il sentiero dei sogni<br />
è nella nebbia.<br />
Uccelli senz’ali<br />
hanno occupato<br />
il melograno,<br />
le sorgenti,<br />
le stelle di direzione.<br />
L’anima è chiusa<br />
in un recinto<br />
di vischiosa rete<br />
che nessuna freccia<br />
può trapassare.<br />
Antica profezia<br />
54<br />
Milvia Lauro - Sorrento NA
‘U piccatu<br />
‘U piccatu, ma ‘cchi ‘ccu s’è?<br />
E’ nu pisu ca Ti scaccia a cuscienza<br />
si cerca ‘Ddiu ma nun si trova presenza.<br />
E’ nu cuteddu trasutu jintra la carni<br />
si pecca sempri e lu duluri è custanti.<br />
E’ na firita aperta ca jetta sangu<br />
Ti leva a forza, Ti fa sintiri stancu.<br />
Ti ‘rrobba a gioia, Ti duna tristizza<br />
comu ‘n macignu pisa, è a culpivulizza.<br />
Comu negghia Ti cummogghia a menti<br />
vuoi pinzari, ma nun T’arricuordi nenti.<br />
Qualcunu Ti voli dari aiutu, ma invano<br />
nunn’hai u curaggiu di spinciri na manu.<br />
‘U cori è straziatu<br />
‘u visu sfiguratu<br />
ne’ cunfronti do Signuri<br />
Ti senti ‘n – trarituri.<br />
Nunn’hai vogghia di parrari<br />
e mancu di prijari<br />
e penzi, ma allura ‘cchi fari?<br />
Quannu tuttu pari pirdutu<br />
‘u Signuri Ti duna aiutu<br />
comu d’incantu ‘m – pruvvisamenti<br />
na luci T’adduma a menti.<br />
Ti ricanusci piccaturi<br />
e dumanni aiutu o ‘Criaturi.<br />
Iddu nun si fa aspittari tantu<br />
Ti duna a forza nun Ti fa sintiri stancu<br />
Ti rijala a gioia, Ti leva a tristizza<br />
55
Ti jisa u pisu da culpivulizza<br />
Ti fa arricurdari c’ò piccatu<br />
po essiri pirdunatu<br />
sulamenti, ca va cunfissatu.<br />
Vincenzo Macauda – Vittoria RG<br />
Il Peccato, ma che cos’è? / E’ un peso che ti schiaccia la coscienza / si<br />
cerca Dio, ma non si trova presenza. / E’ un coltello, entrato dentro la<br />
carne / si pecca sempre e il dolore è costante. / E’ una ferita aperta, che<br />
getta sangue / ti toglie la forza, ti fa sentire stanco. / Ti ruba la gioia, ti<br />
dona tristezza. / Come un macigno pesa, è la colpevolezza. / Come nebbia<br />
ti avvolge la mente / vuoi pensare, ma non ti ricordi niente. / Qualcuno<br />
ti vuole dare aiuto, però è invano / non hai il coraggio di alzare una mano.<br />
/ Il cuore è straziato / il viso è sfigurato / nei confronti del Signore<br />
/ ti senti traditore. / Non hai voglia di parlare / e nemmeno di pregare<br />
/ e pensi, ma allora che fare? / Quando tutto sembra perduto / il Signore<br />
ti da aiuto / come d’incanto improvvisamente / una luce ti illumina la<br />
mente. / Ti riconosci peccatore / e domandi aiuto al creatore. / Lui non<br />
si fa attendere tanto / ti dona la forza, non ti fa sentire stanco. / Ti regala<br />
la gioia, ti toglie la tristezza / ti solleva il peso della colpevolezza. /<br />
Ti fa ricordare che il peccato può essere perdonato / solamente, va confessato<br />
56
Aiutami a pregare, Signore,<br />
se arido è il cuore<br />
non sa dire<br />
“Sia fatta la Tua<br />
non la mia volontà”.<br />
Aiutami a pregare<br />
se il labbro martella<br />
parole di pietra,<br />
parole mute,<br />
quando la mente insidiosa<br />
pone domande<br />
senza risposta,<br />
quando il nulla chiama,<br />
il vuoto attrae.<br />
Dammi parole giuste<br />
Signore,<br />
insegnami l’abbandono.<br />
Se tu mi dai parole giuste<br />
57<br />
Germana Maggio - Cagliari
Suor Luisa<br />
Lassù, nel laboratorio vicino al cielo<br />
con la finestra affacciata sull’azzurro,<br />
all’ultimo piano dell’Asilo “Regina Margherita”<br />
profumo di rosario misto ad incenso<br />
aleggiava nell’aria insieme<br />
all’aspro odore dell’acqua ragia:<br />
colori ad olio davano vita a paffuti<br />
cherubini, a rosei angioletti.<br />
Lei dipingeva tovaglie d’altare,<br />
stole sacerdotali, spandendo<br />
sapientemente polveri d’oro e parole.<br />
La sua sapienza di Dio ferma e serena<br />
riversava sul mio animo bambino<br />
l’Amore e il misticismo.<br />
Intrecciava ghirlande<br />
sulle piccole immagini di pergamena<br />
salmodiando preghiere<br />
e formule catechistiche, quelle che,<br />
più tardi, insegnerà ai miei figli bambini.<br />
Il suo viso nobile d’avorio antico<br />
incorniciato da bianchi lini,<br />
il tintinnare dei grani d’una Corona<br />
spesso visitata, diceva la Regola<br />
d’una vita di preghiera.<br />
Tanto tempo è passato…<br />
ma in un angolo della memoria<br />
c’è anche lei, Suor Luisa,<br />
che con passo lieve, tenendomi per mano,<br />
mi ha accompagnato trepida all’altare<br />
per incontrarmi, per la prima volta,<br />
con il Cibo dell’anima, il Corpo di Cristo.<br />
Maria Giovanna Mossa Trincas - Iglesias CA<br />
58
Santa Teresa di Lisieux<br />
O Teresa bambina<br />
del Dio d’Amore infinito,<br />
fiore tra i fiori più belli,<br />
piccola sposa del Fanciullo Divino,<br />
che passare volesti il tuo Cielo<br />
irrorando d’Amore la terra,<br />
lascia cadere una pioggia di rose<br />
su me peccatore<br />
e porta il mio babbo e la mamma<br />
eternamente vicini a Gesù.<br />
O Fiore d’Angelico splendore,<br />
di forte Amore<br />
e d’abbandono generoso in Lui,<br />
dall’alto del Cielo infinito<br />
volgi uno sguardo a me,<br />
che in Te confido<br />
ed alla Madre Regina,<br />
che a Te sorrise sul mattin della vita,<br />
di che m’ottenga<br />
con materna aita<br />
la Grazia Infinita<br />
dal Tuo Gesù…<br />
e mi benedica.<br />
59<br />
Francesco Musante - Chiavari GE
Cade la prima pioggia,<br />
cade sopra il mio cuore,<br />
lo rende più puro.<br />
Ogni goccia è un sospiro;<br />
respiro un po’ di Cielo.<br />
Il pensiero si cimenta<br />
in mille ricordi.<br />
Un’atmosfera, complice,<br />
le emozioni intensifica<br />
di diafane immagini.<br />
E tu, Signore, sovrasti<br />
il monte delle mie sensazioni<br />
con irruente ansia di gioia<br />
e intenso abbraccio<br />
d’infinito.<br />
Abbraccio d’infinito<br />
60<br />
Rosa Perna - Gela CL
Un’altra sera è calata:<br />
una nota si diffonde<br />
tra gli ulivi immoti.<br />
Esulta il cuore<br />
in quell’attimo divino<br />
che terra e cielo congiunge<br />
in dolce armonia.<br />
Dove sei Dio?<br />
Sei in questa nota<br />
che fugge,<br />
in questa corolla<br />
che si schiude,<br />
in questo cuore<br />
che palpita.<br />
E io ti vedo, ti sento…<br />
mi congiungi all’eterno.<br />
Ecco, ancora vibra<br />
la corda del violino!<br />
Una lacrima si ferma<br />
sul ciglio; si dissolve<br />
il dolore, la paura<br />
dell’attimo che fugge.<br />
Come gorgoglio<br />
d’una fonte,<br />
scorre limpida e fresca<br />
una speranza.<br />
Una speranza<br />
61<br />
Rosa Perna - Gela CL
‘I mi soi scundùt<br />
li vergognis dal mont<br />
in ta che ora<br />
di zi a polsa la domenia,<br />
dulà che nessun<br />
s’impensa di zi a remenà.<br />
Ma cuant<br />
ch’i fai par zi li’,<br />
cul vistit nouf,<br />
plen di busiis di glesia,<br />
a mi ven di cori,<br />
di cori dut pa’ ‘na banda<br />
di lunc in su<br />
sensa voltami indovor…<br />
E invessi ‘i coli<br />
in zenoglon<br />
parsè che il sac<br />
al è pi plen<br />
di domenia passada.<br />
E ‘i resti doma jo,<br />
in ta che ora,<br />
a remenà.<br />
Cunvint di ve impiàt<br />
la candela sbaliada.<br />
La me busia a è granda,<br />
ma la to, Signor, a fa lustri.<br />
La domenia<br />
62<br />
Luisa Pestrin - Cesarolo VE
Mi sono nascosto / le vergogne del mondo / in quell’ora / che si riposa<br />
la domenica, / dove nessuno / pensa di andare a frugare. / Ma quando<br />
/ mi avvicino, / col vestito nuovo, / pieno di bugie di chiesa, / mi viene<br />
voglia di correre, / correre in un solo verso, / avanti e indietro / senza<br />
voltarmi indietro… / E invece cado / in ginocchio / perché il sacco / è<br />
più pieno / di domenica scorsa. / E rimango solo io, / in quell’ora, / a<br />
frugare. / Convinto di avere acceso / la candela sbagliata. / La mia bugia<br />
è grande, / ma la tua, Signore, si illumina.<br />
63
Pietas<br />
Denti di lupo, occhi di bambino<br />
bocca di profeta,<br />
Dio degli eserciti<br />
donaci la pace;<br />
Dio di spada e di fuoco<br />
roveto ardente che indica il cammino,<br />
per il corpo dei figli<br />
per quell’unico tuo nostro fratello<br />
abbi pietà del mondo<br />
oscurato dall’odio e dal dolore.<br />
La miseria che urla nelle strade<br />
e agli angoli del cielo<br />
rendila povertà lieta e serena<br />
come gigli regali<br />
e passari trillanti nella neve.<br />
La tua voce che sussurra al vento<br />
“Sia pace agli uomini di buona volontà”<br />
divenga fuoco di purezza e bene<br />
cespuglio sempreverde dellla vita.<br />
64<br />
Maria Rosa Pino - La Spezia
Proprio mò, mò viene il Natale<br />
ovunque altamente quotato<br />
con ognun all’altro uguale<br />
pur se reprobo mimetizzato.<br />
Viene, come scadenza rituale<br />
attivando l’esame curato<br />
di ciò che si è fatto in totale<br />
con opera pia o peccato.<br />
La data cristiana è speciale<br />
con un già Grande piccolo nato<br />
che fu poi ucciso dallo strale<br />
di un frettoloso Magistrato.<br />
Anche allora fu naturale<br />
un procedimento pilotato<br />
che tutto fu men che legale<br />
salvando solo la ragion di Stato.<br />
La sconfitta di Gesù<br />
Oggi, vi è ancora un Tribunale<br />
con più Leggi in codificato<br />
ma vince quella, sempre speciale,<br />
comoda, nel soggettivo rato.<br />
65<br />
Alfredo Quinto - Roma
Caldo profumo<br />
di bosco in fiore<br />
mentre il cielo splende<br />
nelle prime luci della notte.<br />
La natura intorno<br />
respira<br />
brama d’infinito.<br />
Il divenire<br />
pare fermarsi:<br />
ogni creatura<br />
è in ascolto:<br />
vibra<br />
nella trepidazione<br />
di una presenza.<br />
Alzo lo sguardo<br />
in questa profondità:<br />
cielo e terra si confondono<br />
accolti<br />
in un immenso abbraccio.<br />
Sera di maggio<br />
66<br />
Claudia Regnani - Carmagnola TO
Amo<br />
il silenzio della notte<br />
la quiete delle cose<br />
che vivono nell’attesa.<br />
Il buio che si stende<br />
sul mondo<br />
come un velo trasparente<br />
nel quale il riposo è respiro<br />
che veglia<br />
e dono di ristoro pacato.<br />
Qui, dove tutto vive la calma<br />
immerso<br />
nel blu profondo<br />
la mente si arresta<br />
e il cuore è in ascolto:<br />
è un silenzio che parla:<br />
il silenzio delle origini<br />
il silenzio dell’anima del mondo<br />
nel quale tutto è ripreso<br />
e donato alla pace.<br />
Pace. Pace sulla terra.<br />
Pace all’uomo.<br />
Notte<br />
67<br />
Claudia Regnani - Carmagnola TO
A mia madre<br />
Madre mia,<br />
ti ho conosciuto forse da bambina<br />
in un rosario recitato<br />
con mia nonna in un cortile<br />
o in chiesa in un silenzio<br />
che preludeva il sonno.<br />
Non ricordo<br />
quando ho cominciato<br />
ad invocarti con il<br />
pensiero prima che con le parole.<br />
Non rucordo il nostro primo incontro.<br />
Di Lourdes<br />
conservo l’eco di un’emozione profonda<br />
calda e serena.<br />
A Fatima<br />
ho incontrato la mia vocazione<br />
e una tua immagine<br />
mi ha accompagnata<br />
nei primi passi incerti<br />
verso un futuro felice.<br />
Sei stata la mia amica<br />
quando non avevo nessuno con cui parlare<br />
sei stata la mia confidente<br />
quando un peso mi ffliggeva il cuore.<br />
Sei stata mia madre<br />
quando ti chiedevo conforto e tenerezza.<br />
Hai accompagnato tutta la mia vita<br />
hai scandito i momenti più importanti.<br />
68
Vorrei dirti<br />
grazie per tutto questo.<br />
Grazie, madre<br />
per avere reso<br />
la mia vita unica.<br />
Grazie perchè so<br />
che mi sei<br />
sempre accanto.<br />
Roberta Rendini - Castelchiodato RM<br />
69
Flos Passionis<br />
Flos Passionis il suo nome:<br />
favola d’amore nel mio giardino<br />
con chiodi martelli e corona di spine.<br />
Chi passa d’inverno o d’estate<br />
lo sfiora, lo tocca; c’è chi<br />
al suo cielo ruba profumo<br />
chi delle bacche pensa<br />
se son frutti squisiti.<br />
C’è chi riascoltando la storia<br />
rivede quell’Uomo e dal fiore<br />
ritrae la mano; ha timore<br />
di sciupare i colori e di Lui<br />
ricorda i lamenti, il perdono,<br />
la scossa data alla terra<br />
dall’ultimo suo sospiro.<br />
Perciò col pensiero si segna,<br />
s’intristisce; per pochi passi<br />
ne diventa compagno, gli domanda<br />
quanto pesa la Croce, se ancora<br />
gli conviene trascinarla<br />
per le strade degli uomini<br />
Gianni Rescigno - Santa Maria di Castellammare SA<br />
70
Che fozza,<br />
istrappada dae su ‘entu<br />
e dai turbine boltulada,<br />
giùtto sa vida mea<br />
chèna pasu.<br />
Puru s’anima mea<br />
no ha’ pasu<br />
e tènet disizu<br />
de chircàre a <strong>Deus</strong>.<br />
Fozzas<br />
L’happo chircàdu<br />
in su visu de muzère mia,<br />
in sos carignos de fizos e nepotes mios;<br />
e happo agatadu.<br />
L’happo chircàdu<br />
ammirende sa bellesa de unu tramùntu,<br />
iscultende du ‘entu in sa forèsta,<br />
sa tinnida de s’abba supra a sas fozzas;<br />
et Isse bi fidi.<br />
L’happo agatàdu<br />
in s’umana sufferènzia,<br />
in s’oiada de unu pizzinnu chi es’ morzende<br />
e in s’attìtidu de una mama<br />
chi no hat pius làgrimas pro pianghere;<br />
e l’happo abbrazzadu.<br />
71<br />
Ruggero Serra - Sassari
Come foglia / strappata dal vento / e rivoltata da un turbine, / conduco<br />
la mia vita / senza tranquillità.<br />
Pure la mia anima / non ha pace / e ha desiderio / di cercare Dio.<br />
L’ho cercato / nel viso di mia moglie, / nelle carezze dei miei figli e dei<br />
miei nipoti, / e l’ho trovato.<br />
L’ho cercato / ammirando la bellezza di un tramonto, / ascoltando il vento<br />
nella foresta, / il suono della pioggia sulle foglie, / e Lui c’era.<br />
L’ho trovato / nella sofferenza umana, / nello sguardo di un ragazzo che<br />
sta morendo / e nel lamento di una mamma / che non ha più lacrime<br />
per piangere; / e l’ho abbracciato.<br />
72
Pino Caldarella, Figura, disegno<br />
2^ PARTE<br />
POESIA A TEMA LIBERO
GIANCARLO INTERLANDI – ACITREZZA CT<br />
1° PREMIO POESIA A TEMA LIBERO<br />
Pino Caldarella, Pupi, acquerello
I giorni della trebbia<br />
Sferragliava a lungo<br />
prima di arrivare<br />
la corazzata della trebbia<br />
sopra l’aia<br />
Poi quel rumore ci svegliava<br />
all’alba<br />
e noi la vedemmo<br />
come un monumento eretto sulla paglia<br />
Erano i giorni della trebbia quelli<br />
d’un giugno dell’infanzia<br />
rimasto nel mio sangue<br />
Giorni ricolmi di splendore<br />
di quella gialla luce dell’estate<br />
e di canzoni che fiorivano nell’aia<br />
Ho nostalgia del grano<br />
che luccicava sul palmo delle mani<br />
e di quel cuore che pulsava<br />
come una fisarmonica struggente<br />
Dei giorni della trebbia<br />
m’è rimasto un ritmo nel sangue<br />
un acre odore di petrolio<br />
un fumo denso di speranze dentro l’anima<br />
Ma di giorni come quelli<br />
non ne sono più venuti<br />
forse perché la corazzata della trebbia<br />
non naviga più sopra i miei mari<br />
e le cicale sono tristi adesso<br />
anche se c’è l’estate<br />
O perché forse<br />
77
è scesa tanta nebbia<br />
e non c’è più mia madre che mi chiama<br />
Ma forse<br />
i veri giorni della trebbia sono adesso<br />
ora che diventa cenere l’infanzia<br />
polvere che copre le speranze<br />
nudità di sassi negli sguardi<br />
Ora che il mio sangue scorre inquieto<br />
mentre un’antica trebbia<br />
rinnova la sua voce<br />
come un tarlo.<br />
78
Al limite del giallo<br />
Siamo<br />
in quel dubbio fatto carne<br />
che irride il nostro sangue<br />
in quel silenzio del digiuno<br />
che precede un’altra fame<br />
in quel tutto che ci manca<br />
e che non nasce<br />
Ah non sai che perdi<br />
dell’azzurro che risplende<br />
oltre la vita<br />
dell’imperturbabile innocenza<br />
dentro il baratro<br />
Tutto sarà perpetuo<br />
tranne il nostro sangue<br />
che si fermerà per sempre<br />
nel nulla d’una fiamma<br />
al limite del giallo<br />
Siamo<br />
la negazione dell’eterno<br />
il teorema del dolore sulla terra<br />
di quell’angoscia illimitata<br />
che olezza di speranze<br />
Siamo<br />
un’insopportabile penombra che ristagna<br />
fra rive della vita millenarie<br />
di quel lungo fiume della storia<br />
che rinnega le sue lacrime.<br />
79
GIOVANNI CASO - MERCATO SAN SEVERINO SA<br />
Italo Zoda, incisione<br />
2° PREMIO POESIA A TEMA LIBERO
Uguale passo ci sostenne<br />
In lune verticali si restava,<br />
io e te, in quel silenzio, ai saraceni<br />
tramonti della terra.<br />
Ed era il cielo<br />
nostra promessa per i giorni a vivere.<br />
L’inverno ci spingeva oltre i suoi fuochi,<br />
dove non so, in un delirio dolce.<br />
Uguale passo ci sostenne, il suono<br />
della stessa conchiglia, il riccio aperto<br />
da cui succhiammo quello stesso umore.<br />
Le pietre hanno silenzi e sfinimenti<br />
a queste case, ai pozzi, al sasso antico<br />
della soglia annerita. Resta il segno<br />
del passo dolorante sulle alture,<br />
il filo della vita che si sbroglia.<br />
Giovanni Caso - Mercato San Severino SA<br />
83
Un’innocenza antica<br />
C’imbianca l’ora. Il vento strina l’ombra<br />
di questa piazza invasa dall’autunno,<br />
mentre s’addensa in noi le nebbia lenta<br />
delle parole sussurrate al cuore.<br />
La luce non dolora oltre il crepuscolo.<br />
Altre memorie. Il piccolo caffè<br />
dove vendemmo l’anima alle brezze<br />
d’un incantato video, il trasalire<br />
di stelle sui notturni bianchi d’aria.<br />
Volti di madri ai fontanili lenti.<br />
E qui incidemmo versi sopra il tufo,<br />
tu lo ricordi, un’innocenza antica<br />
che passa ancora sui malfermi bàsoli<br />
con le sue gambe incerte, odor di menta<br />
a rinfrescare l’improvvisa arsura.<br />
Giovanni Caso - Mercato San Severino SA<br />
84
Salvatore Solito, disegno<br />
3° PREMIO POESIA A TEMA LIBERO<br />
ex aequo<br />
ELENA CIMINO - GELA CL<br />
MASSIMO CASSARA’ - GELA CL
Incede<br />
l’eco dei conflitti<br />
alle soglie del silenzio<br />
Il buio ferito<br />
frana sugli occhi<br />
la fine del giorno<br />
Le mani di Dio<br />
percorrono l’aria<br />
emanano carezze<br />
Forse stanotte<br />
perderanno voce le armi<br />
Morranno<br />
dentro pugni di rose<br />
liquefatte da sangue e preghiera<br />
E i bambini stracciati<br />
sulle vie d’iride nera<br />
forse sentiranno<br />
un tepore d’argento sulla pelle<br />
antiche fiabe salvate<br />
in un ventre di luna<br />
una pace per tornare bambini<br />
Forse stanotte<br />
tutti i popoli saranno liberi<br />
d’ascoltare palpiti di stelle.<br />
In punta di cuore<br />
87<br />
Elena Cimino - Gela CL
Stasera<br />
nel silenzio della casa<br />
chiuderò gli occhi<br />
e danzerò nell’aria<br />
Dissiperò il grigiore<br />
fra le primule del balcone<br />
con tutto il fiato<br />
della mia terra lontana<br />
E sentirò il mare<br />
che mi carezzò fanciulla<br />
il vento che portò profumi<br />
alle mie mille attese<br />
intensi come il canto<br />
nel petto della notte<br />
imperlato di stelle<br />
Scioglierò la luna<br />
dai fili tranviari<br />
Il cielo vellutato<br />
ammanterà come un tempo<br />
la mia nuda preghiera.<br />
Chiuderò gli occhi<br />
88<br />
Elena Cimino - Gela CL
Torni la quiete<br />
Lasciami tornare alla quiete di ieri<br />
al tempo del cuor delicato<br />
dei polpastrelli incerti sulle tue gote,<br />
del canto sul ciglio, aperto<br />
ad archi e colonne robuste: quella<br />
rupe precipitava nell’acqua come<br />
un’opera allegramente vissuta.<br />
Ridammi… oh, ma tu non puoi,<br />
l’aria estesa di pace, quel giorno in<br />
nostro possesso: sarebbe andato sempre diritto, ma<br />
escoriando la terra già secca:<br />
il seme, alla luce, era deforme.<br />
Buio, fu buio da sempre? Ora,<br />
giorno felice ritorna, anche se non fosti mai che<br />
un bisogno dell’anima onesta, del<br />
corpo armonioso e leale, adesso informa la luce che<br />
chiara e vuota si volge con ipotesi di bagliori.<br />
89<br />
Massimo Cassarà - Gela CL
Ritorno essenziale<br />
Questo, che sembra un gioco senile, è<br />
un ritorno essenziale<br />
Dinnanzi all’asprissimo soffio, salino ponente<br />
non torna mio padre<br />
Sul versante sinistro: l’emisfero,<br />
qualcuno rigonfia l’aria pungente,<br />
il mattutino di festa<br />
quand’ero bambino, stretto nell’ispida maglia<br />
nel giorno abnorme, scendeva,<br />
mi avvolgeva<br />
un buio ingestibile. Ma l’esito<br />
di un impervio riflusso cosparge d’odore,<br />
d’orto, di limoni, di fichi e<br />
tuttavia rimane sepolto l’attimo,<br />
che geme, che non ritrovo: sincronia d’ogni<br />
cosa ch’è stata, un lampo d’assenza vissuta.<br />
90<br />
Massimo Cassarà - Gela CL
4° PREMIO POESIA A TEMA LIBERO<br />
ex aequo<br />
GIUSEPPE GIACALONE - TRAPANI<br />
MARA LIBRIZZI - CALTANISSETTA<br />
ROSA PERNA - GELA CL<br />
LUISA PESTRIN - CESAROLO VE<br />
Andreina Bertelli, Donna, disegno
La danza delle memorie<br />
Si ricompongono le volatili immagini di un tempo,<br />
riesumate dalla polvere pesante degli anni,<br />
come sadici scherzi della memoria.<br />
Le osservo prendere forma e poi sfumare,<br />
uscire da un cantuccio e poi tornarvi,<br />
in un convulso turbinio che si inforza<br />
e da cui intatte riaffiorano le ancore<br />
corrose e mai levate di una vita,<br />
ricordi sbiaditi,<br />
come vecchie cartoline in bianco e nero.<br />
Tornano a bruciare le ferite mai rimarginate,<br />
fra il pianto dirotto del vento,<br />
che insistente batte sulle finestre dell’anima,<br />
e i profumi intensi di alberi ormai recisi.<br />
Nulla che tenga<br />
ne’ un battente che regga alla tempesta delle memorie<br />
che danzano febbrili.<br />
Mi travolgono e io cedo,<br />
come cristallo sotto il peso di un masso,<br />
finchè bruceranno ogni illusoria difesa,<br />
ogni cosa nuova,<br />
ogni cosa…<br />
93<br />
Giuseppe Giacalone - Trapani
Tuareg del deserto<br />
Inizio lunare magico<br />
suggestioni colorate<br />
giallo-ocra arancio amaranto<br />
vampate africane<br />
l’incontro con Te<br />
io bajadera<br />
tra il vento e la luna<br />
Tu<br />
il corriere del deserto<br />
spersi in topazi di sole<br />
Alla fiera del levante andai<br />
vidi terre di sangue<br />
montagne azzurre e cieli argentati<br />
tane sotterranee e cunicoli di morte<br />
mi asserragliarono<br />
tanfo di prigioni<br />
con aria estatica sfiorai<br />
Fu tempesta di sole<br />
archi di fuoco di acque prigioniere<br />
e il fiero Tuo viso di Tuareg<br />
nell’oasi approdò<br />
e ora le mie cicatrici<br />
nel vuoto della polvere<br />
come tappeti ai Tuoi piedi<br />
Ma perché mi hai scordata<br />
prigioniero di una corazza!<br />
Mi hai fatto giardino di pietra,<br />
nello scrigno del mio santuario<br />
il Tuo corpo di bronzo<br />
carne delle mie ossa<br />
94
scolpito nella roccia del tempo<br />
E’ il tempo del non tempo<br />
sortilegio cosmico<br />
il Tuo respiro penetra le nuvole<br />
come incenso io lo bevo<br />
adagio religioso ascensionale<br />
ho l’anima spaccata<br />
questa Tua corazza abbisogna di un punto debole:<br />
io<br />
sfigurata smarrita disarmata.<br />
95<br />
Mara Librizzi - Caltanissetta
Il silenzio, ti parla;<br />
il silenzio, piange<br />
ti ama<br />
ti culla<br />
ti carezza<br />
con mano leggera.<br />
Il silenzio<br />
ti legge nel cuore<br />
ti porta ricordi,<br />
sospiri, speranze,<br />
fantasmi di gente<br />
lontana.<br />
Il silenzio<br />
ti esalta<br />
ti strugge,<br />
ti parla di vita<br />
che fugge,<br />
di desideri spenti,<br />
amori non vissuti.<br />
Il silenzio<br />
è un’ombra che sfugge.<br />
È come leone ruggente<br />
dell’anima in pena.<br />
Il silenzio<br />
lo ami, lo odi,<br />
lo cerchi, lo sfuggi,<br />
lo coroni di stelle,<br />
lo riempi di favole belle,<br />
di musica, luci,<br />
Il silenzio<br />
96
di ombre danzanti.<br />
Il silenzio, t’avvolge<br />
e ti adagi.<br />
Ti parla con voci<br />
assordanti,<br />
vicine, distanti<br />
che vengono e vanno.<br />
Il silenzio<br />
è un mare fluente<br />
e tu come barca<br />
ti lasci portare,<br />
ti lasci portare…<br />
97<br />
Rosa Perna – Gela CL
…de guerra<br />
….di guerra<br />
E se le croci si inspessiscono<br />
dietro le nuvole?<br />
Corpi che rendono il verso<br />
a croci scontate. … Ma dietro le nuvole?<br />
Le nuvole arrivano. Di nuovo. Celano. Di nuovo.<br />
Rumore che smette e smette.<br />
E rumore. Di nuvole.<br />
Rumore col corpo che aspetta.<br />
E di mente che aspetta le nuvole.<br />
E il niente? …. Il niente accade.<br />
Quando tutto scontato resiste a disegni indifferenti.<br />
Il niente accade.<br />
Niente su niente che aspetta.<br />
Il lampo a crudo arriva… Rimane. Arriva.<br />
Rimane su nuvole nere di senso:<br />
il senso di poi che non smette.<br />
Mentre che aspetta davanti alle nuvole.<br />
… E se il silenzio non fosse… sassi<br />
98<br />
“Ho portato perdono<br />
Ma per essere perdono<br />
ho bisogno di cuore”<br />
“Ho portato il cuore<br />
Ma per essere cuore<br />
Ho bisogno di voce”
che piovono agli occhi aperti?<br />
Accade. E zitto che accade.<br />
E zitte le nuvole, che accade il tempo.<br />
E zitto agli occhi, che accade il sogno.<br />
E zitto e zitto … è qui.<br />
Rumore del tempo.<br />
Accade, le nuvole.<br />
99<br />
“Ho portato la voce<br />
Ma per essere voce<br />
ho bisogno di tempo”<br />
“Ho portato il tempo.<br />
E’ il tempo”<br />
Luisa Pestrin - Cesarolo VE
POESIE SEGNALATE<br />
Andreina Bertelli, Maternità, acquerello
Rintocchi di memoria<br />
Rintocchi di memoria<br />
salgono dal silenzio,<br />
tramonti di lune<br />
si allungano sui muri<br />
e mute ombre<br />
tornano nella sera.<br />
Un profumo antico<br />
attraversa la stanza,<br />
eco di vento le tue parole,<br />
immagini di un sogno<br />
le stagioni passate<br />
che l’alba porta via.<br />
Leggevo nei tuoi occhi<br />
i miei anni di bambina<br />
e le tue mani salde<br />
stringevano le mie.<br />
Sconosciuti al dolore<br />
andavano i giorni<br />
su giostre di sole<br />
e felice raccontavi filastrocche<br />
all’ombra del ciliegio.<br />
Conoscevi il segreto della quercia<br />
e la forza delle radici<br />
che sfaldano la pietra,<br />
l’attesa della spiga<br />
a cieli aridi di pioggia.<br />
Ora fugge il tempo<br />
nella clessidra vuota<br />
granelli di sabbia<br />
si disfano nell’anima<br />
e un sussurro di cielo<br />
porta a Dio una preghiera.<br />
103<br />
Mina Antonelli – Gravina BA
E’ amore<br />
Il sentimento che valica i confini,<br />
e, dirompente, penetra in fondo al cuore.<br />
Il batter d’ali di una farfalla, che si posa,<br />
a suggere il nettare, prelibato di una rosa.<br />
Il cinquettio d’uccelli che, alla natura, intona,<br />
un cantico di fede ed armonia.<br />
Lento, il danzare di rondini leggiadre,<br />
che porgere sanno, in cuor felicità.<br />
Il roscido mantello di una pianta,<br />
che le sue fronde, rigogliose, volge,<br />
verso quel cielo, che di mirar non cessa.<br />
Un orizzonte, dai vermigli toni,<br />
che, il cuore infiamma e l’emozione dona,<br />
di un garnde artista, che sulla tela coglie,<br />
della natura l’intima beltà.<br />
Lo scintillio del mare, che le sue acque adorna,<br />
al rispecchiarsi di vanitose stelle.<br />
Dolce magia, che il desio sprigiona,<br />
e ti conduce verso l’eternità.<br />
Ma è gelo; è fuoco; grandine; inondazione.<br />
Vortice di passioni; tornado di tormento.<br />
E’ una febbre che brucia, e lenta consuma,<br />
le viscere, la carne e i sentimenti.<br />
104
E’ il dolore che l’anima m’inonda<br />
di una malvagia e immonda infelicità.<br />
La condizione di chi, caduta in coma,<br />
d’essere viva coscienza più non ha.<br />
L’amore è cielo e terra, fusi nell’universo;<br />
è sentimento unico ed eccelso;<br />
il sol che può condurti in paradiso,<br />
o sprofondarti, con sé, nell’aldilà.<br />
105<br />
Angela Aprile - Palermo
Torna la notte<br />
col pegno di desideri<br />
di gioia felice accesi<br />
nel vortice del giorno.<br />
Incapace è la mente<br />
a esaudire ogni voto<br />
e nel sogno, vigile<br />
quiete del pensiero,<br />
ogni brama diventa<br />
pane d’illusione.<br />
Sfioro l’opale cerchio<br />
di luna; paiono gemme<br />
le polveri d’universo; libera<br />
cammino d’ogni peso.<br />
Torna la notte<br />
a dare colma misura<br />
alla vita. Si placa la voglia<br />
tra ragione e desideri.<br />
E’ pace, felicità forse.<br />
Di notte vivo<br />
su uno scoglio molle<br />
e necessario. Poi a diurne<br />
miserie chiama l’audace tempo<br />
e frantuma ogni attesa.<br />
Notte di desideri<br />
106<br />
Fausta Atanasio Pezzino - Siracusa
Comunque… attesa<br />
Se non fosse<br />
per quella Cara Pietra<br />
in Via Armellini<br />
di ogni giorno i passi<br />
ed il pensiero<br />
Ti aspetterei, vicino alla finestra<br />
vagheggiando Figlio<br />
il Tuo ritorno<br />
Or piove<br />
sulle calle immacolate<br />
ora impetuoso il vento<br />
di rosee corolle seduttore<br />
induce l’oleandro<br />
a precoce sera<br />
mentr’io tenace<br />
all’arrogante polvere<br />
la sedia tua contendo<br />
Il viaggio è lungo<br />
Lunghe e sinuose<br />
crebbero le verdi trecce<br />
che il rampicante scioglie<br />
incorniciandoti il sorriso<br />
al cui cospetto<br />
non sfugge la sentenza<br />
Rassegnata ?!!<br />
Attenderò ogni notte<br />
107
il camminare lieto<br />
del ritorno<br />
la chiave<br />
nella toppa muta<br />
l’impiantito dei sogni<br />
scricchiolare.<br />
108<br />
Paola Barbieri – Dosso FE
Fantasia<br />
L’onda vellutata della notte<br />
trascina l’impudenza del giorno<br />
e lo riveste d’antiche trasparenze:<br />
lini di culle e lievi<br />
veli d’antiche danze.<br />
Cadono, gocciolìo d’argento,<br />
le ore nel grembo della notte<br />
lievita, in lenti cerchi,<br />
la tenerezza del buio.<br />
Si genuflette il Cavaliere della Luce<br />
alla tenera Signora delle Stelle.<br />
Lontano, gitane vegliano fuochi<br />
e Colombina asciuga<br />
l’ultima lacrima di Pierrot.<br />
Ai focolari spenti si riaccende<br />
la favola di Cenerentola<br />
al tuo uscio chiuso, inutilmente,<br />
bussano le streghe.<br />
Nel canneto la luna disegna cancelli<br />
e il vento suona arpi birmane<br />
un gufo, strizza l’occhio alla luna.<br />
Il fiume, domani,<br />
mi racconterà nuove storie.<br />
109<br />
Carmela Basile – Cesa CE
Mi sentu ramu siccu<br />
Mi sentu ramu siccu<br />
appilatu d’amuri.<br />
Affirrata all’urtimu ciatu di li me jorna<br />
vardu li foggi di disideriu<br />
cascati a unu a unu a li mo pedi:<br />
eranu passioni, arti, paci, fidi<br />
ca scurrevanu nta li vini<br />
e vistevanu di virdi lu me zuccu.<br />
Ora sunu ‘n-terra e aspettunu<br />
quarcunu ca li ricogghi<br />
pi farini fumeri a la so vita.<br />
E, intantu iù, nuda e ‘mpatidduta<br />
ammogghiu l’ultimi raggi di suli<br />
nta nuvuli di munzignarii<br />
e abbiviru, cu lacrimi ammucciati,<br />
li radichi rinsiccuti di lu cori,<br />
‘na vota virdi e ginirusu.<br />
Ora… sugnu chiddu ca non pari<br />
e ammustru chiddu ca non sugnu.!<br />
Maria Bella - Siracusa<br />
Mi sembro un ramo secco /assetato d’amore. / Aggrappata all’ultimo fiato<br />
dei miei giorni / guardo le foglie di desiderio / cadute ad uno ad uno ai<br />
miei piedi: / erano passioni, arte, pace, fede / che mi scorrevano nelle vene<br />
/ e vestivano di verde il mio arido tronco. / Ora sono in terra e aspettano<br />
/ qualcuno che ti raccolga / per farne concime per la sua vita. E intanto,<br />
io, nuda e rinsecchita / avvolgo gli ultimi raggi di sole / in nuvole<br />
di menzogne / e innaffio, con lacrime nascoste, / le radici avvizzite del mio<br />
cuore, / un tempo verde e generoso. / Ora… sono quello che non appare<br />
/ e mostro quello che non sono.!<br />
110
Incontro gente fiera<br />
per auto appena comprate.<br />
Altri, orgogliosi,<br />
cani portano in giro.<br />
Io, io sono mancino.<br />
Mei generis<br />
Visito mostre di pittura,<br />
guardo cose inarrivabili<br />
e ne esco privo di ricordi.<br />
Nel secolo passato,<br />
l’unico da me attraversato,<br />
la musica ha esaurito le combinazioni,<br />
la pittura si è avvolta su sé stessa,<br />
di scrittori non ce ne sono più<br />
(quelli di oggi riempiono vetrine).<br />
Poeti? Pochi, come nei secoli scorsi.<br />
Alcuni mi incontrano senza giacca<br />
e cravatta e non mi riconoscono:<br />
mi cercano in armadi (e il mio volto?).<br />
E se fosse possibile distillare una vita?<br />
Richiamare tutte le parole, tutti gli avvenimenti<br />
sparsi nel crogiolo del tempo assegnatomi:<br />
che delusione, ecco me stesso!<br />
Il tutto su un bilancino di pochi grammi.<br />
Che dico. Milligrammi.<br />
Il compito di nascere, vivere e morire<br />
disperso così, in effluvi.<br />
Unico testimone di me stesso.<br />
Per favore, non ammazzate il tempo!<br />
111<br />
Silvano Forte – Napoli
Radici<br />
Quante mai radici<br />
affondate<br />
in preistoria inconscia<br />
urgono vitali linfe<br />
a fecondare transitoria esistenza!<br />
Avi dimenticati,<br />
sconosciuti, latenti<br />
in penombre di dagherrotipi,<br />
improvvisi emergono<br />
come da specchi appannati dal tempo.<br />
Retaggio di vecchi il rifugio<br />
nel passato,<br />
se pur mai rifiuto di promesse future,<br />
di esili, nuove avventure.<br />
Il sognante ricordo<br />
di ciò che furono, di ciò che fummo<br />
sempre tracima dal cuore.<br />
E se al sciogliere delle vele<br />
non fu dolore recidere ormeggi,<br />
ora, che l’approdo è vicino,<br />
i dispersi legami ricerco<br />
e la speranza che il ceppo avrà ricongiunte radici<br />
è desiderio e parte di vita.<br />
112<br />
Livia Furno Rosso – Santhià VC
Ritrovare risposte<br />
Mi perdo nei percorsi dei mattini<br />
e i miei specchi di sguardi<br />
hanno cortili di azzurro.<br />
Offro il volto alla corona<br />
dei giardini dove guarisce,<br />
sulla panchina, l’aridità del silenzio.<br />
Si vuota parole del destino<br />
tra callosità di mani naufragate<br />
nei ricordi del lavoro in fonderia.<br />
Stiamo inseguendo omaggi di colate<br />
nel regno delle croste fumanti,<br />
oppressi predoni di sogni.<br />
Ritrovare risposte, tra noi,<br />
prigionieri di bianchi capelli,<br />
è come fare a piedi una strada,<br />
accarezzata da passi operai.<br />
Anche se mi è rigido camminare<br />
nei ciotoli dei sentieri<br />
ho una tamburo da suonare<br />
al brivido della vita per sfogliare<br />
il seme di ieri, in trance<br />
con il carnevale di altri approdi.<br />
113<br />
Armando Giorgi – Genova
Tienimi per mano,<br />
quando la notte<br />
verrà spezzata<br />
dal latrato dei cani,<br />
che ringhieranno,<br />
per spartirsi il bottino.<br />
Tienimi per mano<br />
Tienimi per mano,<br />
quando ci calcheranno<br />
nei carri merci,<br />
fingi che sia la nostra casa,<br />
con il camino acceso<br />
e la legna che si consuma, lentamente.<br />
Tienimi per mano,<br />
quando arriveremo nei lager<br />
e vedrai la gente correre senza una meta,<br />
fingi che sia la tua città,<br />
con le serrande dei negozi che si abbassano<br />
e la gente che si affretta, per tornare a casa.<br />
Tienimi per mano,<br />
quando ci toglieranno i nostri vestiti,<br />
loro non potranno cancellare i ricordi.<br />
Fingi di essere con me,<br />
su un’isola,<br />
lontana lontana.<br />
Tienimi per mano,<br />
114
quando ci spingeranno<br />
nelle camere a gas,<br />
fingi che sia il nostro giardino,<br />
che con il suo profumo inebriante,<br />
ci stordisce.<br />
A allora…<br />
Tienimi la mano,<br />
e stringila… piano… piano.<br />
Maria Gisella Giumento – San Cataldo CL<br />
115
Questo di minuziose<br />
strade e casette di pietra<br />
convergenti alla cima<br />
dell’erta a mo’ di quieto<br />
gregge, dimenticato<br />
paese,<br />
che sa silenzi lunghi<br />
e arso vento, ora che spenti<br />
sono giochi fanciulli<br />
e voci trafelate,<br />
e solo vecchi si fanno<br />
radi sugli usci in ombra<br />
a scrutare la valle<br />
come se bisognasse<br />
inventarla ogni volta –<br />
disadorna nel nero<br />
degli incendi passati,<br />
nel bianco rude dei calanchi,<br />
stasera ancora tace sotto il rosso<br />
mantello del vespro, qui dove<br />
alla magra fontana,<br />
prima che cada il buio,<br />
una donna già grigia talora<br />
mormora un’antica cantilena<br />
in accordo con l’acqua…<br />
Memoria dell’acqua<br />
116<br />
Per i paesi di montagna<br />
che a poco a poco si svuotano<br />
Renato Greco – Modugno BA
Angoscioso stremato riposare<br />
Angoscioso<br />
stremato riposare<br />
oltre ogni scelta eletta in selezione<br />
oltre le case di carne bruciante<br />
oltre gli aguzzi sassi che ogni gesto<br />
sgusciano<br />
levigandone i prodigi<br />
e le sensuali spine degli inizi<br />
e soffocare il sangue delle vene<br />
sui palchi tumefatti dalle sabbie<br />
e muto parlottare con i morti<br />
che non ebbero luci nelle tombe<br />
e andare pigro con il filo rotto<br />
nella magia rovente del suo sempre<br />
andare oltre ogni cuore consumato<br />
oltre ogni fanciullo indifferente<br />
oltre ogni sonno steso come un’ombra<br />
sulle onde terribili degli occhi<br />
oltrepassare scale e porte chiuse<br />
di incessanti bastioni di silenzio<br />
oltre ogni mosca in ceppi nella torre<br />
del suo ronzio beffardo<br />
oltre ogni strada<br />
oltre ogni altra stanza trasognata<br />
e affogarsi con la bocca chiusa<br />
nelle buche dei morenti senza il giglio<br />
di una pietosa angoscia con lo stelo<br />
che tende sottilmente il suo profumo.<br />
Oh, che da morti non si muoia ancora.<br />
117<br />
Domenico Luiso – Bitonto BA
Hymne<br />
Dopo il gaudio la gloria ed il dolore<br />
ecco la luce (non scoperta prima)<br />
e gli angeli con la ramazza in mano<br />
e creme e cere per le macchie d’unto.<br />
Si creperà il cunicolo dei sensi<br />
e tutti i quadri appesi alle pareti<br />
si polverizzeranno sui mattoni<br />
e l’aria densa si diraderà.<br />
Benedirò le mie finestre antiche<br />
le grate a croce con la fioca luce<br />
gli spigoli dei vetri e i chiodi neri<br />
che mi aprivano il sangue dei pensieri.<br />
Non li ho chiamati gli angeli spazzini<br />
venuti a sgomberare la mia stanza.<br />
Me la faranno vuota con la luce<br />
mi spariranno i corni e gli alambicchi<br />
i libri la chitarra ed il cappello.<br />
Che fare in tanta luce? Sarò inerte<br />
come una pietra o un raglio di somaro.<br />
Aspetterò la mezzanotte quando<br />
anche la luce cascherà dal sonno<br />
e mi farò candela accesa che si libra<br />
sorretta da un fantasma inesistente.<br />
118
Andrò frugando tra gli avanzi e i resti<br />
delle mie gioie e delle lunghe pene<br />
e li nasconderò dentro la bocca.<br />
Per dare un senso all’imminente alba.<br />
119<br />
Domenico Luiso – Bitonto BA
Tu che ci inventi colori<br />
e profumi e suoni e voli<br />
per amore schiodaci da questo<br />
crudo<br />
silenzio da carcere<br />
A noi reclusi dalle mani<br />
stracciate dalla noia<br />
insegnaci<br />
l’uso di filo e ago<br />
per rinacciare le sfortunate<br />
primavere<br />
A te poco costa un trapianto<br />
dei perduti sogni e il fiato<br />
dei passi scaldati dalla nebbia<br />
Pasquale Martiniello – Mirabella Eclano AV<br />
120
Il sogno dentro la vita<br />
Una nebbia fitta la soprese di prima mattina,<br />
ma, s’avviò, per la sua strada, con il sole nel cuore:<br />
un’alba tenue, una tenera, rosea aurora,<br />
riflessa nelle calme acque d’un lago,<br />
l’avevano colta nelle ultime fasi del sonno:<br />
alberi frondosi stormivano e splendidi uccelli cantavano.<br />
Si portò nel cuore, lungo le angosce del giorno,<br />
la gioia di quel primo risveglio.<br />
Luoghi visti in sogno o contemplati,<br />
a occhi aperti, in momenti di fuga?<br />
Le tensioni, le cupezze, la solitudine,<br />
che scandirono la sua giornata, non le scalfirono l’anima.<br />
Restavan, nel cuore, quell’alba rosata,<br />
quel rigoglio di fronde, quel canto d’uccelli.<br />
A sera, al ritorno, una barca s’accostò leggera<br />
e leggera vi scese la donna, sorridendo al nocchiero.<br />
Scivolarono su acque tranquille, cerulee, poi di cobalto,<br />
s’accostarono alla luna, credettero di toccare le stelle.<br />
Era alta la notte, quando la dona si svegliò,<br />
nell’angusta sua stanza, nel buio più fondo.<br />
Come e quando era giunta?<br />
Sogno o realtà il percorso verso la luna?<br />
Quante volte aveva, a occhi aperti, sognato<br />
di raggiungere il satellite, compagno del nostro orbitare nel cosmo?<br />
Dalla finestra, alte, nel cielo, le stelle.<br />
Maria Teresa Massavelli – Torino<br />
121
Ignotino<br />
Non so perché,<br />
nell’ora sublime<br />
delle coccole, dei baci e delle carezze,<br />
hai sperimentato la ferocia e la vergogna<br />
di tua madre scomparsa<br />
furtivamente nel buio.<br />
Stamane gli spazzini<br />
hanno udito i tuoi strilli acuti<br />
venire dal cassonetto<br />
dove nudo, roseo rifiuto,<br />
ti dibattevi<br />
tra i contenitori delle cose immonde.<br />
E i giornali già ti segnalavano<br />
con il lugubre nome di Ignotino.<br />
Creatura di Dio,<br />
Dignità santa vilipesa,<br />
Fiore originale nella prateria dell’universo,<br />
Piccolo fratello di tutti gli uomini,<br />
certamente<br />
altri bambini<br />
saranno stanotte abbandonati<br />
nelle innumerevoli pattumiere del mondo.<br />
Ma tu sopravvivi,<br />
carne innocente,<br />
venuta ad annunziare<br />
come l’Arcangelo Gabriele,<br />
la vittoria della Speranza sulla Morte.<br />
Don Ottaviano Menato – Mandria PD<br />
122
Mimose<br />
Ragnatele d’ombra<br />
imprigionano i sogni<br />
dei bambini<br />
nella città distrutta,<br />
mentre fantasmi di stelle<br />
vagano nella notte.<br />
Com’è lontano<br />
il tempo della mimose,<br />
abbracciate ai muri<br />
delle case e dei cortili,<br />
dove bambini<br />
giocavano spiando risvegli!<br />
Ora hanno macerie<br />
di nuvole negli occhi<br />
e fredde coperte<br />
di silenzio,<br />
in cui si avvolgono<br />
per non veder<br />
morire le comete.<br />
Ogni tanto<br />
sbucano fuori<br />
come margherite fra i sassi:<br />
non sanno più correre.<br />
E sono nel vento<br />
i bambini della città,<br />
e i loro nomi<br />
graffiati per gioco<br />
sui muri delle case<br />
aspettano il ritorno<br />
delle mimose.<br />
Angelo Moro Episcopo – Selargius CA<br />
123
Un giorno anche noi<br />
Un giorno anche noi<br />
avremo l’upupa sul letto<br />
e udremo l’urlo<br />
sgorgare dalle nostre anime non morte;<br />
ghiacciate negli occhi<br />
le pupille fisse nell’oggi eterno.<br />
Un giorno anche noi<br />
oh madre, udremo il cordoglio<br />
dei presenti ghignato alle orecchie<br />
sorde di chi non ode<br />
il dolore di poi. Anche noi, madre mia<br />
vestiremo i panni dell’assenzio.<br />
Quel giorno ti vedremo: morte.<br />
124<br />
Loredana Pistritto – Gela CL
Il clown batte sul tamburo<br />
Sono il vento in preghiera<br />
e il pescatore in ginocchio<br />
tira le reti.<br />
Il mare si gonfia, brontola,<br />
riversa legni senza epitaffio<br />
messi in croce<br />
e l’onda grida forte la sua rabbia<br />
sulla rena.<br />
Oh carcerieri rapaci<br />
chi aprirà quando il pianto sordo<br />
su pupille vuote non sgorgherà<br />
e il volto incredulo il passo malfermo<br />
trascinerò il mio scoramento?<br />
Latrato di cani<br />
il lupo affila le fauci<br />
e sgozza l’agnello<br />
si travisa fra i carri,<br />
i carri dei bimbi a carnevale,<br />
il clown batte sul tamburo,<br />
la folla ammicca, sorride<br />
e il sangue del lupo ancor caldo<br />
rigurgita dalla bocca,<br />
macchia di rosso il selciato.<br />
E la gente ancor più ride.<br />
Si velano i vetri;<br />
la sera inghiotte effimeri piaceri<br />
ed io faccio la fuitina con la notte a Montelungo,<br />
a colpi di pietra vociando<br />
rincorro l’ombra mia saracena,<br />
125
l’appisolo estasiata sulla rena.<br />
Si culla l’onda, si culla di giorno e nella notte fonda<br />
dona speranze<br />
nella mente mia<br />
e i suoi fiotti mi rotolan là,<br />
sulle dune delle greche mura<br />
che guardano la pellicola deformata<br />
di strabiliante eterno.<br />
126<br />
Silvano Placenti – Gela CL
Sicilia<br />
Ti desti al grido di remote voci<br />
nascenti dalle acque profonde,<br />
e anime di figli lontani<br />
t’offrono l’alba tolta ai loro cuori,<br />
mia isola perduta, mia certezza.<br />
Odorano le siepi, a marzo in fiore,<br />
e cantano da sempre, con i mandorli,<br />
la tua precoce primavera, il fascino<br />
del tuo paesaggio, delle tue memorie,<br />
le gioie del tuo popolo e i tormenti.<br />
Scendono stanchi ai prati, dai declivi,<br />
pecore e cani, mandrie senza tempo,<br />
e pastori di vita solitaria<br />
assorti nei loro sogni di stazzi,<br />
col marranzano come grido e nenia.<br />
Sono un pastore anch’io, mia terra, e vago<br />
tra i pascoli del nord per dare voce<br />
ai miei silenzi d’isolano,<br />
al mio essere folla e solitudine<br />
contemporaneamente, alla mia storia.<br />
Rondini in volo, noi del sud, uccelli<br />
che hanno come orizzonte l’infinito<br />
e come patria il cielo; intraprendenti<br />
corsari alla ricerca di tesori<br />
pensati altrove, mentre si hanno dentro;<br />
emigranti di razza, cantastorie<br />
con gli occhi freddi e il sole nel profondo.<br />
127<br />
Gaetano Quinci – Impruneta FI
Ultime notizie<br />
Mi sveglio, mi alzo, giro per la casa;<br />
guardo le piante se sono fiorite<br />
mentre ascolto l’oroscopo alla radio;<br />
leggo la posta che ieri non ebbi<br />
la forza di sbrigare.<br />
Mi lusinga<br />
la copertina di un vecchio libretto<br />
degli anni trenta che racconta la<br />
storia del boogie wogie.<br />
Poi mi fermo<br />
stanco davanti alla finestra.<br />
E piango.<br />
Immagino di vivere talvolta.<br />
128<br />
Paolo Sangiovanni – Roma
Resto ombra<br />
Dietro una porta chiusa<br />
l’attesa non svapora la sua notte<br />
a promessa d’alba qualunque<br />
né si scioglie il nodo in gola<br />
aggrumo di parole<br />
a ricordarmi d’essere una nota quasi muta<br />
prona sul pentagramma<br />
un singhiozzo inutile di vita<br />
a custodire il sogno di un acuto che non posso.<br />
Resto ombra nell’angolo del giorno<br />
che vive la sua festa<br />
pane azzimo ed erba amara<br />
tizzone semi acceso a un sibilo di sega<br />
che intacca appena il muro del silenzio.<br />
Di Icaro il mio volo di poco<br />
fantasia legata a uno spago corto<br />
per un aquilone che plana rapido il pensiero<br />
arenando in un gioco che fa male.<br />
Il viaggio stenta orme<br />
che l’onda dell’ora appena sfiora<br />
ritraendo il suo passo ad altro porto.<br />
Mi restano dita tenaci<br />
a rampicare parole<br />
oltre questa siepe d’ortiche<br />
per sbocciare il rosso d’un papavero<br />
129
che strisciando il coraggio<br />
firma col colore del sangue<br />
il suo esserci comunque.<br />
130<br />
Antonietta Tafuri – Roma
Parole al tramonto<br />
Sfogliando un’agenda finita<br />
coperta di nomi, di date,<br />
ho visto tornare alla vita<br />
un po’ delle cose passate:<br />
a un tratto, non so dirti come<br />
ho scorto, fra altri il tuo nome.<br />
Un vecchio indirizzo segnato<br />
insieme col nome più noto,<br />
un numero dimenticato<br />
un sogno fugace e remoto.<br />
E dopo, per pagine amare<br />
di nuovo il tuo nome scompare:<br />
per poi ritornare improvviso<br />
stagliato, in un giorno di maggio,<br />
un giorno che tutto ha deciso<br />
togliendomi un ultimo raggio;<br />
togliendo da un palpito vero<br />
un raggio di sole sincero.<br />
Passato quell’ultimo giorno<br />
nei fogli che vengono dopo<br />
quel nome non fa più ritorno;<br />
son pagine senza uno scopo:<br />
son piene di nomi, di note…<br />
Ma sembrano pagine vuote.<br />
131<br />
Wladimiro Tomaino – Varese
Tra gli ulivi<br />
Non c’è pace tra gli ulivi secolari,<br />
il vento tra le chiome ulula<br />
canzoni sconosciute,<br />
scuote ed agita le fronde.<br />
Ed io chiedo<br />
al vento,<br />
all’aria,<br />
alla pioggia,<br />
al sole.<br />
Ma è muta l’eco della valle.<br />
Campane non odo a festa.<br />
Il lamento… voce del dolore<br />
ha il tono stanco, smorzato.<br />
Gioca tra gli ulivi<br />
la luce dell’aurora.<br />
Bagliori infiniti<br />
guizzano tra il verde,<br />
iridescenze di un sogno.<br />
Stringo tra le mani<br />
l’aria immobile di<br />
silenzi irreali.<br />
Vorrei catturare certezze<br />
che svaniscono,<br />
effimere come bolle di sapone,<br />
imprimere sulla roccia<br />
parole mai dette.<br />
Gioca sull’orizzonte<br />
la luce del tramonto,<br />
di porpora s’inebria<br />
132
quieta e stanca l’anima<br />
avvolta dal respiro della terra.<br />
Palpita nell’aria,<br />
antica e sempre nuova,<br />
la speranza “ultima dea”<br />
che di verde s’ammanta.<br />
Beatrice Torrente – Salina Grande TP<br />
133
Un limite di cielo<br />
Ha un limite di cielo questo vano ricercarmi altrove,<br />
questo pretendere dall’alba un segno di certezza,<br />
pregando a mani giunte sull’orlo di giorni decaduti.<br />
Ho tentato fughe silenziose verso nuove arcadie,<br />
al di là dei solchi inviluppati di teorie<br />
e di arrembaggi di fortuna : libero essere<br />
da utopie sognate, da ogni attraente<br />
tentazione di materia (l’infinito accolga<br />
questo mio mesto naufragio levantino<br />
e lo risolva in un abbondante mare di speranza!)…<br />
Dunque non mi fermerò, non devo nulla al tempo<br />
né un millimetro di spazio a questa economia<br />
appariscente, non mi dividerò in stille di denaro<br />
su questo mercato universale: chi crede<br />
che il mondo sia tutto quello che si tocca<br />
ha un infinito senso d’asintotico aspettare:<br />
la noia e la paura, la morte!, rendono sovrano<br />
il cuore avventuroso!…<br />
Ma più non mi ritrovo: sono qui<br />
sull’abbisso in bilico, e mi ricapitolo ormai<br />
nel cerchio solito della terra più intima,<br />
dentro una fiamma che consuma ogni certezza.<br />
Da vederci quantunque una vita illimitata,<br />
accontentabile, un possibile Dio mio,<br />
nel limite di un profondo cuore desolato!<br />
Giuseppe Vetromile – Madonna dell’Arco NA<br />
134
Grideremo avemarie<br />
Affideremo una parola buona al vento di stasera, mia cara.<br />
La fine del giorno voglia concederci l’estremo<br />
sprazzo di luce sui gerani, per navigare eterei<br />
un altro tempo ancora in silenzi colmi di preghiere,<br />
stando qui al davanzale casalingo, dinanzi<br />
all’ultimo guizzo del sole deponente.<br />
Diremo una parola santa, mia cara, che non svanisca<br />
nel coro di lingue farfuglianti stasera sulla terra. Vedi,<br />
già dècima l’attesa d’un ritorno d’Iddio<br />
in questo trambusto di guerre,<br />
nel paradosso d’un orizzonte fitto di speranze;<br />
già declina il cuore e l’avventura, si restringono<br />
le colonnedercole e si rinserrano gli spazi<br />
(ognuno vi rimane padrone e prigioniero).<br />
Ma noi grideremo avemarie<br />
alle ombre dei morti che più non sanno<br />
dove andare, stanotte, raccolti qua e là<br />
in grappoli di odio ai crocicchi d’ogni razza.<br />
Urleremo il nostro basta dal profondo,<br />
che non venga altro delirio ad arrossare<br />
questo tramonto, o uragano guerrigliero<br />
a sostenere le nostre ali di violenza.<br />
Da questa nostra casa cattedrale di speranza<br />
affideremo una parola buona al vento,<br />
che salga su fino alle stelle:<br />
l’amore tra noi, l’Amore!<br />
che ci fece privi d’ogni inutile fardello.<br />
Giuseppe Vetromile – Madonna dell’Arco NA<br />
135
Sul mio giardino … piove<br />
Oggi, come mai prima,<br />
nel silenzio della strada,<br />
una melodia di suoni<br />
il mio senso irretisce.<br />
Sarà la noia, il tedio,<br />
la tristezza di esser soli;<br />
il sonoro della pioggia mi stupisce.<br />
Sul retro di casa,<br />
il piccolo giardino assetato,<br />
come bocca riarsa,<br />
ingoia senza lasciar traccia<br />
copiosa pioggia<br />
che a tratti dirada.<br />
Luccicanti, tra brevi spiragli di luce<br />
tintinnano gocce,<br />
sui labbri di terracotta,<br />
sui ciottoli sotto il nespolo,<br />
sul metallo della vanga,<br />
composite armonie.<br />
Gli occhi annebbiati<br />
nello scroscio finale riscoprono,<br />
tra luci ed ombre,<br />
chiaze rosso vivo<br />
di splendide azalee, come coppe<br />
traboccanti di fresco nettare.<br />
136
Dopo la pioggia,<br />
il volo di un merlo<br />
dal becco giallo<br />
si ferma ai piedi della palma<br />
che alta si erge,<br />
fluttuando maestosa le foglie.<br />
Il merlo non resta,<br />
di nuovo s’invola,<br />
al mio apparir<br />
dietro la finestra.<br />
137<br />
Adelina Voltolina – Mirano VE
Salvatore,<br />
un frutto maturo per il cielo<br />
di Luciano Nembrini 1<br />
Il 30 novembre di quest’anno<br />
(2003) ricorre il 5°<br />
anniversario della morte di<br />
un giovane che, nella sua<br />
breve esistenza, ha avuto il<br />
privilegio di fare una esperienza<br />
profonda e intima<br />
della presenza di Maria nella<br />
sua vita, favorito in questo<br />
anche dall’incontro con<br />
gli scritti del santo di<br />
Montfort.<br />
Si tratta di Salvatore<br />
Zuppardo, nato a Gela<br />
Occhipinti, ritratto di Salvatore Zuppardo, part., tecnica mista<br />
(CL) il 30 maggio 1974 e salito<br />
in cielo il 30 novembre del 1998, all’età di 24 anni, proprio nel<br />
momento più intenso e straordinario della sua vita.<br />
Aveva meno di 18 anni quando conobbe la Comunità delle<br />
Beatitudini. Da questa esperienza è nato in lui il desiderio di andare<br />
in Francia alla volta di Lisieux, dove ha avuto modo di innamorarsi<br />
di santa Teresa di Gesù Bambino e di approfondire la conoscenza<br />
di san Luigi Maria Grignion de Montfort.<br />
L’incontro con Efraïm, fondatore della Comunità delle Beatitudini,<br />
è stata la spinta decisiva che lo ha portato a entrare nella casa co-<br />
1 Missionario monfortano. Dalla rivista “Madre e Regina”, Anno LVII, n. 11 Novembre 2003,<br />
Rivista edita dall’Associazione Centro Mariano Monfortano, Via Prenestina 1391 – 00010 Colle<br />
Prenestino (Roma).<br />
138
munitaria di Pettineo (Messina) e in seguito a dare inizio, con alcuni<br />
altri fratelli, a una comunità delle Beatitudini nella sua città<br />
natale, Gela.<br />
Salvatore era molto innamorato di Gesù e di Maria, che chiamava<br />
“la mia dolce e tenera Madre” e ha scelto di dedicare la sua vita<br />
a colei che ha generato l’autore della vita. Venuto a conoscenza<br />
della dottrina monfortana della Consacrazione a Cristo per le mani<br />
di Maria, decise di introdurre nella preghiera dei Vespri di<br />
Resurrezione, che ogni sabato si celebrano in comunità, l’atto di<br />
Consacrazione a Gesù, Sapienza eterna e incarnata, per le mani di<br />
Maria.<br />
In quegli anni aveva anche scritto un atto di Consacrazione a Gesù<br />
con il quale ha voluto esprimere la sua totale appartenenza a Cristo<br />
Salvatore:<br />
“O Gesù redentore, io mi consacro a Te! Con questo atto io voglio<br />
rendere sempre attuale la mia consacrazione battesimale, per<br />
essere realmente un solo essere con Te: Tu in me e io in Te!<br />
Io tutto Tuo e Tu mio Tutto: mia vita, mia roccia, mia fortezza, mio<br />
scudo, mio baluardo, mia sicurezza, mia pace. Sei Tu che vuoi vivere,<br />
amare e operare ogni cosa in me, come la vite che produce<br />
molto frutto nel tralcio.<br />
Che io mi lasci fare e mi lasci condurre da Te, con la massima prontezza<br />
e docilità. Amen”.<br />
Da queste parole traspare la straordinaria docilità di Salvatore all’opera<br />
della grazia in lui. Sotto la guida sicura di Maria, ha imparato<br />
a riconoscere la centralità di Cristo nel suo cammino di discepolo,<br />
iniziato con il dono del Battesimo. Il dono di tutto se stesso<br />
a Gesù, è partito proprio da qui, dalla consacrazione battesimale,<br />
fulcro della vera devozione insegnata dal Montfort. Una consegna<br />
che non basta fare una volta, ma che ha bisogno di essere<br />
rinnovata ogni giorno e attuata con scelte concrete. Una consegna<br />
che ha fatto di Salvatore un tralcio innestato nella vera vite e lo ha<br />
139
eso capace di portare frutti di vita eterna.<br />
I frutti della breve, ma intensa vita di Salvatore, sono ancora oggi<br />
visibili nelle persone che lo hanno incontrato, nei gruppi di preghiera<br />
da lui avviati, nelle iniziative sorte a suo nome nella parrocchia<br />
che lo ha visto nascere, crescere e salire in cielo.<br />
Un grazie a coloro che ci hanno fatto pervenire la testimonianza<br />
di questo giovane e che mantengono viva la sua memoria nella comunità<br />
cristiana. E’ bello anche per noi tutti, sapere che quanto è<br />
stato seminato dalla grazia per mezzo dei santi lungo i secoli, porta<br />
ancora frutto. Dall’albero della Croce, su cui è maturato Cristo,<br />
la primizia, la Chiesa continua a cogliere ogni giorno nuovi frutti.<br />
140
Indice<br />
Prefazione<br />
di Vincenzo Salsetta........................................................................» 5<br />
Agostino Bagordo – 1° Premio Poesia Religiosa ........................» 9<br />
<strong>Silentium</strong> <strong>sive</strong> <strong>Deus</strong> ........................................................................» 11<br />
Meteore ..........................................................................................» 12<br />
Franco Casadei – 2° Premio Poesia Religiosa ............................» 13<br />
Il figliol prodico ..............................................................................» 15<br />
Mi percuote il pensiero di notte .....................................................» 16<br />
3° Premio Poesia Religiosa ..........................................................» 17<br />
E mi sovviene di Sr. Brabara Ferrari ............................................» 19<br />
Oh, potessi! di Sr. Barbara Ferrari...............................................» 20<br />
In sere d’inverno di Mario Giorgio Talio .....................................» 21<br />
Alla sera della vita di Mario Giorgio Talio ..................................» 22<br />
4° Premio Poesia Religiosa ..........................................................» 23<br />
I lunghi tempi di Livia Furno Rosso.............................................» 25<br />
I tempi brevi di Livia Furno Rosso...............................................» 26<br />
Preghiera di Carla Carloni Mocavero...........................................» 27<br />
Poesie segnalate ............................................................................» 29<br />
Richiami di Giuseppe Bagnasco...................................................» 31<br />
Dagli abissi dei nostri destini di Romeo Battaglion .....................» 32<br />
Tuttavia un vento virile di Romeo Battaglion..............................» 34<br />
Preghiera di Maria Stella Brancatisano ........................................» 35<br />
A Salvatore Zuppardo…! di Maria Stella Brancatisano ..............» 36<br />
E vennero i Magi di Alfonsina Campisano Cancemi ..................» 37<br />
Ombre di vita di Grazia Cannata..................................................» 39<br />
Nel nome del Padre di Ciro Carfora.............................................» 41<br />
141
Ballata del Venerdì Santo di Ciro Carfora ....................................» 42<br />
Ci sei tu di Esmeralda Cernigliaro................................................» 43<br />
Vecchio lenzuolo di Adriana Comollo ..........................................» 44<br />
Al sorger del sole… di Silvana Crotti ...........................................» 45<br />
Nuttata senza suli di Riccardo Di Pasquale .................................» 46<br />
Viaggio in Turcha di Silvano Forte ...............................................» 48<br />
Ridatemi i miei morti! di Riccardo Fragapane............................» 50<br />
Tu ovunque di Pietro Fratta..........................................................» 52<br />
Signore di Gianni Ianuale..............................................................» 53<br />
Antica profezia di Milvia Lauro ....................................................» 54<br />
‘U piccatu di Vincenzo Macauda ..................................................» 55<br />
Se tu mi dai parole giuste di Germana Maggio............................» 57<br />
Suor Luisa di Maria Giovanna Mossa Trincas.............................» 58<br />
Santa Teresa di Lisieux di Francesco Musante ............................» 59<br />
Abbraccio d’infinito di Rosa Perna ..............................................» 60<br />
Una speranza di Rosa Perna..........................................................» 61<br />
La domenia di Luisa Pestrin .........................................................» 62<br />
Pietas di Maria Rosa Pino .............................................................» 64<br />
La sconfitta di Gesù di Alfredo Quinto........................................» 65<br />
Sera di maggio di Claudia Regnani ...............................................» 66<br />
Notte di Claudia Regnani..............................................................» 67<br />
A mia madre di Roberta Rendini..................................................» 68<br />
Flos passionis di Gianni Rescigno.................................................» 70<br />
Fozzas di Ruggero Serra ................................................................» 71<br />
Seconda parte - Poesia a tema libero ..........................................» 73<br />
Giancarlo Interlandi – 1° Premio Poesia a tema libero ............» 75<br />
I giorni della trebbia ......................................................................» 77<br />
Al limite del giallo..........................................................................» 79<br />
Giovanni Caso – 2° Premio Poesia a Tema libero .....................» 81<br />
Uguale passo ci sostenne ................................................................» 83<br />
Un’innocenza antica .......................................................................» 84<br />
142
3° Premio Poesia a Tema Libero .................................................» 85<br />
In punta di cuore di Elena Cimino................................................» 87<br />
Chiuderò gli occhi di Elena Cimino..............................................» 88<br />
Torni la quiete di Massimo Cassarà..............................................» 89<br />
Ritorno essenziale di Massimo Cassarà ........................................» 90<br />
4° Premio Poesia a Tema Libero .................................................» 91<br />
La danza delle memorie di Giuseppe Giacalome........................» 93<br />
Tuareg nel deserto di Mara Librizzi..............................................» 94<br />
Il silenzio di Rosa Perna ................................................................» 96<br />
…de guerra …di guerra di Luisa Pestrin ...................................» 98<br />
Poesie Segnalate ............................................................................» 101<br />
Rintocchi di memoria di Mina Antonelli......................................» 103<br />
E’ amore di Angela Aprile.............................................................» 104<br />
Notte di desideri di Fausta Atanasio Pezzino ..............................» 106<br />
Comunque… attesa di Paola Barbieri ..........................................» 107<br />
Fantasia di Carmela Basile ............................................................» 109<br />
Mi sentu ramu siccu di Maria Bella...............................................» 110<br />
Mei generis di Sivano Forte...........................................................» 111<br />
Radici di Livia Furno Rosso..........................................................» 112<br />
Ritrovare risposte di Armando Giorgi..........................................» 113<br />
Tienimi per mano di Maria Gisella Giumento ............................» 114<br />
Memoria dell’acqua di Renato Greco...........................................» 116<br />
Angoscioso stremato riposare di Domenico Luiso .......................» 117<br />
Hymne di Domenico Luiso ..........................................................» 118<br />
Tu che ci inventi i colori di Pasquale Martiniello.........................» 120<br />
Il sogno dentro la vita di Maria Teresa Massavelli.......................» 121<br />
Ignotino di Don Ottaviano Menato .............................................» 122<br />
Mimose di Angelo Moro Episcopo ..............................................» 123<br />
Un giorno anche noi di Loredana Pistritto ..................................» 124<br />
Il clown batte sul tamburo di Silvano Placenti.............................» 125<br />
Sicilia di Gaetano Quinci ..............................................................» 127<br />
Ultime notizie di Paolo Sangiovanni ............................................» 128<br />
Resto ombra di Antonietta Tafuri.................................................» 129<br />
143
Parole al tramonto di Wladimiro Tomaino..................................» 131<br />
Tra gli ulivi di Beatrice Torrente...................................................» 132<br />
Un limite del cielo di Giuseppe Vetromile ..................................» 134<br />
Grideremo avemarie di Giuseppe Vetromile ..............................» 135<br />
Sul mio giardino…piove di Adelina Voltolina ............................» 136<br />
Salvatore, un frutto maturo per il cielo di Luciano Nembrini.....» 138<br />
Indice .............................................................................................» 141<br />
Finito di stampare<br />
nel mese di Febbraio 2004<br />
presso la Tipografia Lussografica<br />
di Caltanissetta<br />
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