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Il Cavaliere d'Africa, Ilaria Goffredo - Quelli di ZEd

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palme a per<strong>di</strong>ta d’occhio, mentre a<br />

destra a breve <strong>di</strong>stanza c’erano<br />

e<strong>di</strong>fici bassi e semplici, qualche<br />

bar e intravi<strong>di</strong> anche l’insegna<br />

Bank. Noi invece proseguimmo<br />

<strong>di</strong>ritto imboccando un sentiero<br />

strettissimo che si inoltrava in una<br />

bassa boscaglia <strong>di</strong> cycas alternata a<br />

spazi sabbiosi. Le piante<br />

pungevano.<br />

Dopo aver percorso un centinaio <strong>di</strong><br />

metri notai che Martina rideva.<br />

«Ma dove cavolo ci sta portando?»<br />

Non fece in tempo a <strong>di</strong>re altro che<br />

sbucammo in spiaggia. Era una<br />

spiaggia immensa e larghissima,<br />

dal mare ci separavano almeno<br />

duecentocinquanta metri. La<br />

sabbia era completamente<br />

appiattita e non c’era ombra <strong>di</strong><br />

orme umane. Niente ombrelloni,<br />

né persone, era completamente<br />

deserta. Quando andavo al mare a<br />

Torre Canne, c’erano spiagge

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