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13.06.2013 Views

...................................................................... Just for fun AMICA MAGAZINE 0. ga che lo rende particolarmente a- datto per il gioco multigiocatore? Jon Freeman: E' piuttosto facile, an- che se meno di quanto pensavamo, animare un gran numero di oggetti contemporaneamente, perché Ami- ga facilita questo tipo di cose. Pos- sono esserci scontri di quattro mo- stri contro quattro giocatori (certi Maghi possono chiamare un essere in loro aiuto), tutti indipendenti tra lo- ro. Nel frattempo volano oggetti o palle di fuoco, le spade si scontrano e così via. Siccome il paesaggio è soggetto a scrolling, il carico di ani- mazione è piuttosto "pesante". Un vantaggio ovvio è che Amiga pos- siede due porte joystick, che con- sentono di giocare a tre persone. Si tratta di una dotazione che Apple e IBM non hanno. [In realtà, un Apple Ilgs o un Macintosh SE o Il possono teoricamente collegare fino a otto diverse periferiche di input. N.d.T.] Shay Addams: Finora non sono mol- ti i giochi multigiocatore sul merca- to. Pensi che ne vedremo di più in fu- turo? Jon Freeman: Lo spero, e credo che succederà. Ci sono tre differenti di- rezioni possibili. Quella da noi intra- presa prevede giochi multigiocato- re in cui può cimentarsi anche una sola persona e che richiedono I'im- plementazione nel computer di in- telligenza artificiale e10 personalità per controllare i caratteri. Un'altra direzione è quella di giochi come Modem Wars di Dan Bunten, in cui si usa un modem per giocare contro altri avversari, anche se resta possi- bile giocare da soli. Credo che, con la crescente diffusione dei modem, questa strada sarà sempre più pra- ticata. La terza direzione, sempre legata all'uso dei modem, è quella del gio- co in rete, in cui si gioca all'interno di network come CompuServe. Si trat- ta di una soluzione attraente dal punto di vista commerciale, dato che vi sono persone disposte a spendere anche somme di denaro rilevanti in questi giochi. La diffusio- ne dei modem favorirà anche que- sto indirizzo, molto divertente e con una caratteristica unica e allettante per i giocatori: la possibilità di incon- trare attraverso il gioco persone di altre città o addirittura di altre nazio- ni. C'è un senso come di meraviglia nel poter parlare, giocare e interagi- re con qualcuno che vive in un altro continente. Reic ha rt VonWolfsheild Reichart Von Wolfsheild, a capo del- la Silent Software e della Legend Software (conosciuta soprattutto per Firepower, una battaglia tra car- ri armati da giocare via modem), ha progettato anche Who Framed Ro- ger Rabbit. Shay Addams: Qual è stato il tuo ruo- lo in Firepower? Reichart Von Wolfsheild: L'ho pro- gettato, e ho preparato la parte gra- fica con Deluxe Paint. Firepower è stato studiato come un gioco per due persone, con un'opzione di gio- co singolo. Ho aggiunto I'interazio- ne via modem perché nel 1975, quando giocavo più che progettare giochi, non c'erano molte possibilità di giocare in due con il computer. Nel 1982, con l'apparizione del Commodore 64, i giochi multigioca- tore cominciarono ad aumentare, ma il computer continuava a tende- re a isolare le persone piuttosto che riunirle. Questo non mi piaceva, co- sì ho cominciato a lavorare sul C64 a un progetto di gioco per due per- sone. Poi fui conquistato da Amiga. Comprai uno dei primi esemplari, smanettai un po', cominciai a padro- neggiare la macchina e quindi ad assumere programmatori. Shay Addams: Perchéci sono stati fi- nora così pochi giochi multigiocato- re? Reichart Von Wolfsheild: Perché i programmatori scrivono giochi per se stessi. lo scrivo giochi per la gen- te. Credo nel gioco con le persone, non con il computer. Shay Addams: Pensi che i program- matori ormai si siano abituati all'idea di produrre solo programmi per gio- care contro il computer? Reichart Von Wolfsheild: Esattamen- te. lo voglio che il computer sia solo una parte del mio divertimento. Sen- to che il calcolatore può portare grandi novità nel nostro modo di di- vertirci giocando, e non deve limitar- si a essere qualcosa di elettronico contro cui combattere. Preferisco fare del computer un sistema di ge- stione di ambienti, capace di crea- re, per me e per gli altri, mondi in cui divertirsi insieme. Mi piace stare in compagnia della gente e apprezza- re la loro intelligenza, non quella del computer. Lui è solo una macchina, e nient'altro. Shay Addams: Stiamo vedendo sempre più giochi multigiocatore in commercio. Pensi che questo trend proseguirà? Reichart Von Wolfsheild: Sicuramen- te, e crescerà, specialmente se sul mercato ci sono macchine come A- miga. Con l'incremento delle comu- nicazioni via modem, vedremo in gi- ro sempre più giochi del genere. Quando inserii I'opzione modem in Firepower, la gente diceva "Ma quanti modem ci sono realmente in giro?". Bene, tantissima gente oggi lo sta giocando via modem. Shay Addams: C'è qualcosa in Ami- ga che favorisce lo sviluppo di gio- chi multigiocatore? Reichart Von Wolfsheild: Amiga è la migliore macchina sul mercato. Punto. E' facile da usare, potente, e il blitter agevola il trattamento della grafica. Lo stesso multitasking favorisce i giochi multigiocatore; in programmi come Firepower, lo schermo può venire aggiornato mentre avviene il colloquio con il modem remoto. In questo modo la velocità di gioco di- venta identicaaquella di due perso- ne situate davanti allo stesso com- puter. A noi piace molto Amiga, e in sede ne abbiamo più di 25. Shay Addams: State pensando a nuovi giochi per più giocatori con l'opzione di utilizzo via modem? Reichart Von Wolfsheild: Assoluta- mente sì. A Compute! Publications, Inc 1989. Tutti i diritti sono riservati. Articolo tradotto dal n.2 Summer 1989 di Compute!'~ Amiga Resource

Intervista AMIGA MAGAZINE ........................m . Keith Ferrell Conversazione con il creatore di Amiga ay Miner ha gli occhi gentili del genio, occhi acuti in grado a volte di vedere più lontano de- gli altri, o almeno in modo differente. Perfino quando ti guarda, guarda ol- tre. Lui funziona in multitasking: mentre risponde in tono attento e mi- surato ai giornalisti, dà sempre I'im- pressione di stare contemporanea- mente pensando ad altre cose, più importanti. Con lui una conversazio- ne può toccare 20 tematiche in al- trettanti minuti. Non c'è niente di scortese in questo. E' solamente la CPU privata di Miner che porta il suo personalissimo sistema operativo a lavorare su passato e presente, idee e sogni. Anche se non lo ammette- rebbe mai, lui è speciale. E come potrebbe non esserlo? In più di un senso, Jay Miner è l'Uomo che sta dietro Amiga. Ma lui non ammetterà mai neanche questo. Amiga è palesemente opera di un gruppo, capace di coordinare hard- ware e software in un modo eccezio- nale e forse non eguagliato in altri microcomputer. Nessuna singola persona avrebbe potuto farlo. "Un sacco di merito va ai ragazzi del software, che hanno messo a punto un ottimo sistema esecutivo - multi- tasking, schermi multipli, colore - e soprattutto un sistema operativo gradito agli sviluppatori, particolar- mente consistente, che può collo- quiare con la memoria. Nessun altro computer può farlo". Lavoro d'equipe. Unaequipe nume- rosa: "da quando la Commodore ha comprato Amiga, sono state coin- volte almeno 30 persone" dice Mi- ner. E tutte hanno contribuito in mo- do decisivo. Mister Multitasking

Intervista AMIGA MAGAZINE<br />

........................m .<br />

Keith Ferrell<br />

Conversazione <strong>con</strong> il<br />

creatore di <strong>Amiga</strong><br />

ay Miner ha gli occhi gentili del<br />

genio, occhi acuti in grado a<br />

volte di vedere più lontano de-<br />

gli altri, o almeno in modo differente.<br />

Perfino quando ti guarda, guarda ol-<br />

tre. Lui funziona in multitasking:<br />

mentre risponde in tono attento e mi-<br />

surato ai giornalisti, dà sempre I'im-<br />

pressione di stare <strong>con</strong>temporanea-<br />

mente pensando ad altre cose, più<br />

importanti. Con lui una <strong>con</strong>versazio-<br />

ne può toccare 20 tematiche in al-<br />

trettanti minuti. Non c'è niente di<br />

scortese in questo. E' solamente la<br />

CPU privata di Miner che porta il suo<br />

personalissimo sistema operativo a<br />

lavorare su passato e presente, idee<br />

e sogni. Anche se non lo ammette-<br />

rebbe mai, lui è speciale. E come<br />

potrebbe non esserlo? In più di un<br />

senso, Jay Miner è l'Uomo che sta<br />

dietro <strong>Amiga</strong>. Ma lui non ammetterà<br />

mai neanche questo.<br />

<strong>Amiga</strong> è palesemente opera di un<br />

gruppo, capace di coordinare hard-<br />

ware e software in un modo eccezio-<br />

nale e forse non eguagliato in altri<br />

microcomputer. Nessuna singola<br />

persona avrebbe potuto farlo. "Un<br />

sacco di merito va ai ragazzi del<br />

software, che hanno messo a punto<br />

un ottimo sistema esecutivo - multi-<br />

tasking, schermi multipli, colore - e<br />

soprattutto un sistema operativo<br />

gradito agli sviluppatori, particolar-<br />

mente <strong>con</strong>sistente, che può collo-<br />

quiare <strong>con</strong> la memoria. Nessun altro<br />

computer può farlo".<br />

Lavoro d'equipe. Unaequipe nume-<br />

rosa: "da quando la Commodore ha<br />

comprato <strong>Amiga</strong>, sono state coin-<br />

volte almeno 30 persone" dice Mi-<br />

ner. E tutte hanno <strong>con</strong>tribuito in mo-<br />

do decisivo.<br />

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