13.06.2013 Views

ASPETTANDO LA - Kataweb

ASPETTANDO LA - Kataweb

ASPETTANDO LA - Kataweb

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Malattie infettive<br />

AspettAndo lA<br />

pandemia<br />

Modificando un virus dell’influenza aviaria che potrebbe<br />

diffondersi con facilità fra gli esseri umani,<br />

i ricercatori hanno innescato un dibattito tra esigenze<br />

di sicurezza e ricerca senza limiti<br />

di Fred Guterl<br />

64 Le Scienze 528 agosto 2012 www.lescienze.it Le Scienze 65<br />

Fotoillustrazione di Kyle Bean e Sam Hofman


Quando Yoshihiro Kawaoka arrivò negli Stati Uniti, nell’agosto 1983, i polli si stavano<br />

già ammalando. In aprile un virus dell’influenza aviaria era emerso nelle aziende<br />

avicole della Pennsylvania orientale, ma per i veterinari era «scarsamente patogeno»:<br />

avrebbe fatto ammalare i polli, ma non ne avrebbe uccisi molti. Ma con la<br />

diffusione del virus in molte altre aziende si sviluppò un nuovo ceppo. I polli cominciarono<br />

a morire numerosi e gli allevatori iniziarono a temere per la loro fonte<br />

di reddito. La Pennsylvania chiese aiuto al Department of Agriculture, che allestì un comando temporaneo<br />

e un centro di controllo in un piccolo centro commerciale alla periferia di Lancaster. Per contenere<br />

l’epidemia si eliminarono 17 milioni di polli, dalla Pennsylvania alla Virginia.<br />

Kawaoka era un giovane ricercatore giapponese che iniziava a<br />

lavorare al St. Jude Children’s Hospital di Memphis. Il suo capo, il<br />

virologo Robert Webster, teorizzava che i virus dell’influenza umana<br />

hanno origine nelle popolazioni di uccelli, e circolano in modo<br />

innocuo fra papere e oche fino a quando, ogni tanto, un ceppo<br />

sviluppa la capacità di vivere nel tratto respiratorio superiore umano.<br />

Per combattere l’influenza umana, sosteneva Webster, è prima<br />

necessario capire l’influenza aviaria. In novembre, Webster aveva<br />

sentito che l’epidemia si era aggravata e aveva abbandonato ogni<br />

altra attività, dirigendosi verso l’epicentro.<br />

Kawaoka se ne stava in disparte e osservava da dietro la camera<br />

di sicurezza del laboratorio di biocontenimento all’ospedale di<br />

Memphis. Raccoglieva i campioni che gli venivano spediti dall’esterno,<br />

estraeva il virus e lo coltivava. Poi infettava i polli che teneva<br />

in gabbie collocate lungo un muro e aspettava di vedere che<br />

cosa accadeva. Quello che osservò lo turbò non poco: il tasso di<br />

mortalità era del 100 per cento, i polli morivano tutti. Le autopsie<br />

avevano mostrato che il virus era spietato, aggrediva quasi ogni<br />

organo in modo simile ad alcuni ceppi di Ebola con l’uomo.<br />

Nei mesi successivi alla crisi, Kawaoka si chiese come mai il<br />

ceppo virale di aprile fosse così mite, mentre quello in cui si era<br />

evoluto, in novembre, fosse così micidiale. Decise di confrontarli,<br />

trovando che la differenza era tutta in piccoli cambiamenti nel<br />

virus. «Questa informazione – mi spiegò Kawaoka in un’intervista<br />

nel 2010 – ci dice che si è generato un virus altamente patogeno<br />

a partire da una singola mutazione. E ci dice anche che ci sono<br />

molte fonti di virus influenzali altamente patogeni. È tutto là fuori,<br />

negli uccelli».<br />

Kawaoka capì che era necessario scoprire come il virus dell’influenza<br />

aviaria può causare problemi agli esseri umani, e che era<br />

meglio individuarlo per tempo, o preparare vaccini e terapie efficaci.<br />

In particolare voleva sapere se un’influenza aviaria letale simile<br />

a quella dei polli poteva trasformarsi in una malattia umana.<br />

E in caso di risposta affermativa, quale sequenza del codice genetico<br />

avrebbe dovuto acquisire il virus?<br />

Dopo quasi trent’anni, Kawaoka ha ottenuto la risposta. Ha<br />

Gli uccelli sono un serbatoio<br />

naturale per i virus dell’influenza che<br />

a volte saltano all’uomo.<br />

I ceppi H5N1 in particolare<br />

preoccupano i virologi perché<br />

possono causare un’elevata<br />

mortalità nelle poche persone<br />

infettate, principalmente in seguito a<br />

contatto diretto con gli uccelli.<br />

Dopo gli attacchi dell’11 settembre<br />

2001, negli Stati Uniti le spese per la<br />

difesa da armi biologiche sono<br />

cresciute enormemente, e hanno<br />

portato agli studi recenti su ceppi<br />

In breve<br />

preso un virus dell’influenza aviaria, del ceppo H5N1, che vive<br />

negli uccelli, e lo ha unito con il virus H1N1 responsabile della<br />

pandemia del 2009. Poi ha testato l’ibrido nei furetti, spesso usati<br />

come sostituti degli esseri umani in studi del genere, e ha scoperto<br />

che si diffondeva facilmente mediante le goccioline liberate con<br />

il respiro. Grazie a questo risultato, l’idea che un virus influenzale<br />

del tipo H5N1 potesse diventare un patogeno umano non era più<br />

solo un’ipotesi. Se ci era riuscito lui in laboratorio, la natura poteva<br />

fare altrettanto.<br />

Kawaoka ha spedito il suo articolo a «Nature», che a sua volta<br />

lo ha passato ai suoi revisori per un giudizio, come da prassi. Il<br />

virologo Ron Fouchier dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam<br />

ha preparato in modo indipendente un virus potenzialmente trasmissibile<br />

nell’uomo appartenente al ceppo H5N1, e lo ha testato<br />

sui furetti. Poi ha inviato il suo articolo a «Science». Il governo degli<br />

Stati Uniti è venuto a conoscenza di questi studi e, nel dicembre<br />

2011, i funzionari incaricati della biosicurezza hanno fatto pressione<br />

affinché la pubblicazione dell’articolo venisse ritardata e ci fosse<br />

una moratoria sulla ricerca.<br />

Gli esperti di biosicurezza temevano che uno di questi virus<br />

avrebbe potuto fare alle persone quello che il virus del 1983 aveva<br />

fatto ai polli. In quel caso gli studi potevano diventare modelli<br />

di ispirazione per un’arma biologica. O forse lo stesso virus sarebbe<br />

potuto sfuggire da un laboratorio, veicolato da un ricercatore<br />

infettatosi accidentalmente. Nei mesi successivi alla presentazione<br />

dell’articolo, gli scienziati hanno discusso pubblicamente fra<br />

loro l’ipotesi che i nuovi virus fossero potenzialmente letali e su<br />

quale genere di contenimento dovesse essere applicato a chi lavorava<br />

con virus del ceppo H5N1, ammesso di adottarne uno. L’esercizio<br />

della scienza, che vive del libero flusso di informazione e<br />

della propensione degli scienziati a seguire la loro curiosità ovunque<br />

possa condurre, si scontrava con la necessità di mantenere le<br />

persone al sicuro da un patogeno che si poteva considerare con<br />

tutta probabilità una potenziale arma di distruzione di massa: ogni<br />

suo ogni frammento è devastante e problematico da gestire, come<br />

le armi nucleari.<br />

H5N1 prodotti in laboratorio,che<br />

possono trasmettersi direttamente<br />

da una persona all’altra.<br />

Questi studi hanno innescato un<br />

dibattito fra esperti di biodifesa,<br />

secondo i quali i nuovi ceppi H5N1<br />

sono potenzialmente pericolosi e<br />

quindi vanno imposte restrizioni alla<br />

ricerca, e gli scienziati, secondo i<br />

quali la ricerca su patogeni pericolosi<br />

è importante per migliorare la<br />

sorveglianza delle epidemie naturali<br />

e quindi ostacolare studi del genere<br />

causerebbe più danni che benefici.<br />

66 Le Scienze 528 agosto 2012<br />

La minaccia naturale<br />

Il primo caso documentato di «peste dei polli» in aziende di pollame<br />

si verificò nel 1878 nelle campagne dell’Italia settentrionale e<br />

si ipotizzò che fosse una forma particolarmente virulenta di colera.<br />

Nel 1901 gli scienziati lo attribuirono a un virus non meglio identificato.<br />

Verso il 1955 capirono che si trattava dell’influenza di tipo<br />

A, simile a ceppi che infettano l’essere umano, che in seguito portò<br />

Webster e altri a domandarsi se non ci fosse una relazione fra l’influenza<br />

negli uccelli e le epidemie umane.<br />

Che gli uccelli siano un serbatoio per i precursori dei virus umani,<br />

come sospettava Webster, oggi è un dato di fatto. Gli uccelli<br />

selvatici trasportano questi virus nel tratto gastrointestinale, senza<br />

ammalarsi, e li trasmettono attraverso le feci. Se un uccello selvatico<br />

infetta un pollo o un’azienda di polli, il virus può approfittare<br />

dell’opportunità e interagire con altri virus attraverso un contatto<br />

con maiali e altri animali. Proprio quello che è accaduto nei mercati<br />

di animali vivi e nei cortili delle fattorie di Cina e Asia meridionale.<br />

I virus influenzali sono noti per la loro capacità di cambiare,<br />

attraverso una combinazione di mutazioni e riassortimenti grazie<br />

a cui prendono in prestito geni da altri virus.<br />

Una fattoria aperta è simile a un congresso di<br />

virus, dove ceppi diversi scambiano materiale<br />

genetico come biglietti da visita.<br />

Nei decenni passati, gli esperti di influenza<br />

hanno concentrato i propri timori sui ceppi<br />

H5N1 che circolavano nelle fattorie asiatiche.<br />

I virus dell’influenza di tipo A sono classificati<br />

in base alle proteine di superficie chiamate<br />

emoagglutinina e neuroamminidasi, rispettivamente<br />

H e N del nome del ceppo virale. (Il<br />

virus del 1983 apparteneva al ceppo H5N2).<br />

Se i virus avessero una personalità, H5N1 sarebbe<br />

irrequieto e imprevedibile. Per esempio si pensava che fosse<br />

benigno negli uccelli selvatici. Nel 2005, però, nel lago Qinghai<br />

della Cina centrale sono stati trovati migliaia di anatre, oche, gabbiani<br />

e cormorani morti, a quanto pare uccisi da H5N1. Negli ultimi<br />

dieci anni H5N1 ha ucciso zibetti in Vietnam e tigri in uno zoo<br />

della Thailandia.<br />

Quel virus però ha ucciso anche esseri umani. Durante l’epidemia<br />

del 1997 che ha colpito il pollame in Asia, un bimbo di tre anni<br />

di Hong Kong è diventato la prima vittima conosciuta. Alla fine<br />

dello stesso anno il numero di vittime dell’epidemia era arrivato a<br />

sei. Per arginarla, le autorità della Cina e dei paesi vicini hanno eliminato<br />

di milioni di uccelli. Ciò nonostante, il virus è riapparso nel<br />

2004, in Thailandia, Vietnam, Cina e Indonesia.<br />

Complessivamente, sono morte circa 350 persone a causa del<br />

virus H5N1, la maggior parte per contatto con uccelli. Il numero<br />

assoluto non è elevato, ma secondo l’Organizzazione mondiale<br />

della Sanità (OMS), il virus ha un tasso di mortalità di circa il 60<br />

per cento. Al contrario, il virus dell’influenza del 1918, che ha ucciso<br />

da 20 a 50 milioni di persone, aveva un tasso di mortalità del<br />

2 per cento. Da quando si è venuti a conoscenza degli articoli di<br />

Kawaoka e Fouchier, lo scorso autunno, il tasso effettivo di mortalità<br />

di H5N1 è stato oggetto di un accanito dibattito. Alcuni scienziati<br />

– per la precisione Peter Palese, professore di malattie infettive<br />

e preside del Dipartimento di microbiologia alla Mount Sinai<br />

School of Medicine – hanno sostenuto che il numero dei casi blandi<br />

di H5N1 non è stato riportato per intero, o che questi casi non<br />

sono stati registrati nei test. Queste mancanze hanno fatto aumentare<br />

artificialmente il tasso di mortalità. Altri scienziati hanno af­<br />

Il primo caso<br />

documentato<br />

di influenza aviaria<br />

nei polli si verificò<br />

nel 1878, in Italia<br />

settentrionale,<br />

ma all’iniziò si pensò<br />

che fosse colera<br />

fermato che il numero di decessi da H5N1 segnalati è stato inferiore<br />

a quello reale, il che può far apparire il tasso di mortalità più<br />

basso di quello effettivo. Kawaoka e Fouchier hanno osservato un<br />

basso tasso di mortalità tra i furetti per i loro virus creati in laboratorio.<br />

Qualunque sia il pericolo che questi particolari virus possono<br />

causare o meno, il fatto che l’H5N1 possa forse diffondersi con facilità<br />

fra gli esseri umani non è certo una buona notizia.<br />

Nel settembre 2001 polvere bianca contenente antrace spedita<br />

per posta negli Stati Uniti uccide cinque persone e terrorizza<br />

una nazione già in allarme per gli attacchi dell’11 settembre al<br />

World Trade Center e al Pentagono. Le spese destinate alla difesa<br />

vengono aumentate vertiginosamente. Dal 2001 il Governo degli<br />

Stati Uniti ha investito più di 60 miliardi di dollari in riserve di<br />

vaccini, sorveglianza epidemiologica e ricerca di base relativa a<br />

potenziali agenti per armi biologiche, inclusa l’influenza. Nel 2003<br />

il National Institute of Allergy and Infectious Disease (NIAID), la<br />

principale fonte di finanziamenti negli Stati Uniti, ha quasi triplicato<br />

il budget per le ricerche sull’influenza, portandolo da 17 a 50<br />

milioni di dollari, e nel 2004 lo ha di nuovo raddoppiato, arrivan­<br />

do a 100 milioni di dollari.<br />

Nel 2009 i finanziamenti hanno raggiunto<br />

un picco di quasi 300 milioni di dollari, da cui<br />

poi sono leggermente scesi. Kawaoka ha beneficiato<br />

di questa generosità. A partire dal 2006<br />

ha ricevuto quasi 500.000 dollari l’anno dal<br />

NIAID, per ricerche sul «potenziale pandemico<br />

dei virus influenzali H5N1», come si legge sul<br />

sito web dei National Institutes of Health. Fouchier<br />

è stato finanziato dal gruppo di Palese al<br />

Mount Sinai, che gli ha subappaltato il lavoro<br />

a partire da fondi del NIAID. Fouchier ha prodotto<br />

mutazioni in virus H5N1 in modo da aumentarne<br />

la trasmissibilità, poi ha infettato furetti fino a quando il<br />

virus mutato si è trasmesso per via area tra le cavie. Anche i Centers<br />

of Disease Control and Prevention di Atlanta avevano un gruppo<br />

che studiava la trasmissibilità di H5N1, ma non ha raggiunto risultati<br />

clamorosi come quelli di Kawaoka e Fouchier.<br />

L’arma letale<br />

Dopo l’11 settembre, le preoccupazioni riguardo l’uso del vaiolo<br />

come potenziale arma biologica hanno fatto eclissare i timori<br />

sull’influenza. Il virus del vaiolo uccide un terzo delle persone<br />

che infetta e dura per anni fra gli ospiti. Nel 1979 era stato dichiarato<br />

eliminato dall’ambiente. Sebbene ufficialmente siano conservati<br />

solo due campioni in una cassaforte di sicurezza, ad Atlanta,<br />

negli Stati Uniti, e a Koltsovo, in Russia, sono circolate voci su altri<br />

campioni illeciti. Dopo l’11 settembre, gli Stati Uniti hanno accumulato<br />

circa 300.000 dosi di vaccino contro il vaiolo, che ora si<br />

trovano in depositi segreti in tutto il paese.<br />

L’influenza ha fatto il suo ingresso nell’agenda delle armi biologiche<br />

nel 2005, ma tempo dopo gli addetti alla biosicurezza ne<br />

avevano ridimensionato il ruolo. Gli scienziati avevano ricostruito<br />

il virus dell’influenza che aveva scatenato la pandemia del<br />

1918, partendo da campioni di tessuto di resti umani congelati nei<br />

ghiacci artici. Il National Science Advisory Board for Biosecurity<br />

(NSABB) aveva discusso la questione, decidendo che i benefici per<br />

scienza e salute pubblica superavano il rischio relativo alla sicurezza.<br />

Paul Keim, attuale presidente del NSABB, ha di recente definito<br />

«un errore» quella decisione. Il virus della pandemia del 2009,<br />

una variante di H1N1 con bassa patogenicità, ha reso la questio­<br />

www.lescienze.it Le Scienze 67


Pandemia 1918<br />

La pandemia<br />

influenzale nota<br />

con il nome di<br />

«spagnola», causata<br />

da un virus di ceppo<br />

H1N1, uccide<br />

più di 20 milioni<br />

di persone<br />

1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012<br />

Politica 1925 Politica 1972 H5N1 1997 Politica 2001 H5N1 1/2005 Politica 2/2005 H5N1 10/2005 H5N1 3/2006 Politica 5/2007<br />

Pandemia 1957 Pandemia 1968<br />

ne controversa, conferendo alla maggior parte della popolazione<br />

mondiale almeno una parziale immunità al virus del 1918. Dal<br />

momento che H5N1 è nuovo per il sistema immunitario umano,<br />

non c’è resistenza naturale.<br />

Alcuni esperti di difesa ora considerano i virus H5N1 creati in<br />

laboratorio da Kawaoka e Fouchier potenzialmente più pericolosi<br />

di quello del vaiolo. I virus dell’influenza sono più contagiosi<br />

del vaiolo e si spostano più velocemente nelle popolazioni umane;<br />

questa caratteristica fa diminuire il tempo a disposizione delle<br />

autorità sanitarie per produrre vaccini e terapie. «L’influenza è il<br />

re leone della trasmissibilità», afferma Michael Osterholm, direttore<br />

del Center for Infectious Disease research and Policy all’Università<br />

del Minnesota, e membro del NSABB senza troppi peli sulla lingua.<br />

Osterholm ha infatti chiesto di ritardare la pubblicazione degli articoli<br />

di Kawaoka e Fouchier. Un virus H5N1 altamente trasmissibile<br />

con un tasso di mortalità umana vicino al 60 per cento, come<br />

quello osservato per ora negli uccelli, è una prospettiva terrificante.<br />

Come ha fatto notare Osterholm, anche se avesse una patogenicità<br />

20 volte più bassa, H5N1 sarebbe più letale del virus della<br />

pandemia del 1918.<br />

Nella comunità degli addetti alla biosicurezza c’è consenso generale<br />

sul fatto che l’influenza aviaria – o per essere specifici i virus<br />

H5N1 creati in laboratorio in modo da essere trasmissibili fra<br />

mammiferi – sia una potenziale arma biologica che, come il vaiolo,<br />

va gestita. «Il solo fatto che questo virus esista determina un rischio»,<br />

dice Richard H. Ebright, esperto di biodifesa e biochimico<br />

alla Rutgers University. «Crea il rischio di un rilascio accidentale, e<br />

crea il rischio che qualcuno lo trasformi in un’arma».<br />

Gli esperti di difesa e molti scienziati sono stati irritati dal fatto<br />

che la ricerca procedesse senza un’analisi a priori di rischi e<br />

storIa dell’Influenza<br />

Evoluzione di un’arma biologica<br />

L’influenza può causare pandemie, ma l’influenza aviaria H5N1 non è stata in grado di trasmettersi rapidamente tra gli esseri<br />

umani. Nuove scoperte suggeriscono che la natura o gruppi terroristici potrebbero modificare questa caratteristica,<br />

aprendo quindi la strada a un’arma biologica influenzale. Le epidemie del ceppo H5N1 nei polli in Asia negli anni novanta<br />

hanno messo in allarme le autorità sanitarie sulla possibilità che emergesse un ceppo umano pandemico. Se un<br />

virus influenzale altamente patogeno dovesse diffondersi con la stessa rapidità del virus H1N1 del 2009, le autorità<br />

sanitarie avrebbero poco tempo per correre ai ripari. Dagli attacchi dell’11 settembre in poi, l’influenza (incluso<br />

il ceppo responsabile della pandemia verificatasi nel 1918) è stata considerata una potenziale arma biologica.<br />

Il Protocollo di<br />

Ginevra proibisce<br />

l’uso di armi<br />

biologiche ma<br />

non vieta la<br />

ricerca e lo<br />

sviluppo di questi<br />

agenti<br />

La pandemia di<br />

influenza asiatica,<br />

causata dal virus<br />

H2N2, uccide<br />

100.000 persone<br />

Vittime delle pandemie<br />

(cerchi rossi)<br />

La pandemia<br />

influenzale di<br />

Hong Kong,<br />

causata dal virus<br />

H3N2, uccide<br />

700.000<br />

persone<br />

La convenzione<br />

sulle armi biologiche<br />

e le tossine, firmata<br />

da 72 paesi,<br />

chiede di porre fine<br />

alla ricerca sulle<br />

armi biologiche<br />

e di distruggere<br />

gli arsenali<br />

di queste armi<br />

Il primo episodio<br />

conosciuto<br />

di infezione<br />

umana da H5N1<br />

viene rilevato<br />

a Hong Kong.<br />

Comprende<br />

un totale<br />

di 18 casi, di cui<br />

sei fatali<br />

In seguito agli attacchi<br />

dell’11 settembre,<br />

i finanziamenti<br />

statunitensi per la<br />

difesa da armi<br />

biologiche salgono<br />

alle stelle. Obiettivo<br />

principale è il vaiolo.<br />

L’influenza è motivo<br />

di minore<br />

preoccupazione<br />

benefici. Il NSABB, che è un mero consiglio consultivo privo di<br />

responsabilità in fatto di sorveglianza, è stato coinvolto solo dopo<br />

la sollecitazione del presidente degli Stati Uniti. Nel 2007 John<br />

Steinbruner e colleghi, del Center for International and Security<br />

Studies del Maryland, hanno redatto un rapporto in cui si raccomandava<br />

«un certo grado di restrizione sulla libertà di azione a livello<br />

di ricerca di base, dove l’autonomia individuale è stata tradizionalmente<br />

tenuta in gran conto per la migliore delle ragioni».<br />

Questo rapporto è stato in gran parte ignorato. Tuttavia, dopo che<br />

si è venuti a conoscenza degli articoli di Kawaoka e Fouchiers, il<br />

governo degli Stati Uniti ha chiesto alle agenzie di finanziamento<br />

una valutazione del rischio relativa alle ricerche che coinvolgevano<br />

i virus H5N1 e quello del 1918.<br />

Steinbruner e altri esperti di sicurezza raccomandano la creazione<br />

di un gruppo supervisore internazionale che possa imporre<br />

limiti vincolanti su ricerche potenzialmente pericolose e che abbia<br />

poteri di supervisione, proprio come l’OMS con il vaiolo. «Non<br />

sarebbe una protezione ineccepibile, ma servirebbe a stabilire la<br />

regola che nessuno può andarsene in un sottoscala e fare questi<br />

esperimenti», dice Steinbruner. Un virus H5N1 ingegnerizzato per<br />

diffondersi fra i mammiferi «è un agente di distruzione di massa<br />

che rientra nella classe delle armi nucleari e addirittura le supera»,<br />

aggiunge. «È un patogeno molto pericoloso. Non è un problema di<br />

cautela individuale da parte degli scienziati. Deve esserci una procedura<br />

istituzionale di sicurezza».<br />

Quanto restrittive dovrebbero essere queste procedure? La tecnologia<br />

delle armi nucleari è soggetta a classificazione militare, il<br />

che significa che certe ricerche si possono condurre solo in segreto.<br />

A differenza delle armi nucleari, però, l’influenza è una questione<br />

di sicurezza pubblica globale. Dichiarare top secret alcuni<br />

68 Le Scienze 528 agosto 2012<br />

Fonti: H5N1 avian influenza: Timeline of major events, Organizzazione mondiale della Sanità (OMS),<br />

13 dicembre 2011 (cronologia H5N1); OMS (dati su casi umani da H5N1 e H1N1)<br />

Numero di casi umani complessivi confermati di influenza (2003-2011)<br />

Casi dovuti a H5N1 (influenza aviaria)<br />

Decessi dovuti a H5N1<br />

Casi dovuti a H1N1 (influenza suina)<br />

Decessi dovuti a H1N1<br />

Primo rapporto<br />

sulla probabile<br />

trasmissione<br />

secondaria umana di<br />

virus dell’influenza<br />

aviaria. Molto<br />

probabilmente una<br />

ragazza thailandese<br />

ha trasmesso il virus<br />

alla madre, nel<br />

settembre 2004<br />

L’OMS rende<br />

disponibile un<br />

prototipo di vaccino<br />

con ceppi H5N1.<br />

Da allora sono stati<br />

sviluppati diversi<br />

vaccini per test<br />

clinici, pensati per<br />

autorità sanitarie<br />

e addetti al primo<br />

soccorso<br />

La ricostruzione del<br />

materiale genetico<br />

ottenuto da una<br />

vittima dell’influenza<br />

del 1918 fa<br />

ipotizzare che il virus<br />

sia emerso negli<br />

uccelli e poi si sia<br />

adattato agli esseri<br />

umani e che ci siano<br />

affinità con H5N1<br />

Si scopre che i virus<br />

aviari si legano a<br />

molecole in<br />

profondità nei<br />

polmoni, non nel<br />

naso o nella gola,<br />

questa scoperta<br />

potrebbe spiegare<br />

perché H5N1 non si<br />

trasmette facilmente<br />

fra gli esseri umani<br />

aspetti delle ricerche su H5N1 lascerebbe all’oscuro autorità sanitarie<br />

e scienziati su una delle più serie minacce di salute pubblica<br />

al mondo. Molti esperti di sicurezza sono invece a favore di una limitazione<br />

nelle ricerche su virus trasmissibili fra mammiferi, che<br />

andrebbero circoscritte solo ai laboratori più sicuri, certamente più<br />

sicuri di quelli in cui Kawaoka e Fouchier hanno effettuato i loro<br />

esperimenti. Simili restrizioni porrebbero la ricerca fuori dalla portata<br />

di molti scienziati.<br />

Molti ricercatori hanno difeso appassionatamente il lavoro di<br />

Kawaoka e Fouchier, argomentando che più informazioni abbiamo<br />

su H5N1 meglio riusciremo a proteggerci dalla minaccia naturale.<br />

La scienza, prosegue la tesi, avanza spedita quando le attività<br />

di ricerca sono libere. Stabilire con chiarezza e precisione quali<br />

componenti genetiche sono necessarie in H5N1 per tratti come letalità<br />

e trasmissibilità potrebbe consentire agli esperti di salute di<br />

stare in allerta, in caso emergessero ceppi virali nuovi e pericolosi.<br />

Una volta che un nuovo virus influenzale umano inizia a diffondersi<br />

è già troppo tardi per fermare la prima ondata di infezione.<br />

In genere la produzione di un vaccino richiede sei mesi per essere<br />

completata, a volte anche più tempo. Per esempio, quando le autorità<br />

sanitarie hanno iniziato a preoccuparsi di H1N1, nell’aprile<br />

2009, il virus era già ampiamente diffuso in Messico e Stati Uniti,<br />

ed era ben avviato sulla strada della pandemia.<br />

Inoltre, una delle componenti genetiche identificate da Kawaoka<br />

come responsabile della trasmissibilità di H5N1 è stata osservata<br />

in virus naturali, indicando che la roulette sta già girando. «Dato<br />

che le mutazioni di H5N1 responsabili della trasmissibilità nei<br />

mammiferi possono emergere in natura, credo che sarebbe da irresponsabili<br />

non studiarne il meccanismo alla base», ha scritto Kawaoka<br />

in un saggio pubblicato su «Nature». (Per questo articolo, ha<br />

L’Assemblea<br />

mondiale della<br />

sanità dell’OMS<br />

approva una<br />

risoluzione sulla<br />

condivisione<br />

internazionale<br />

dei virus<br />

dell’influenza<br />

Pandemia 2009<br />

La pandemia da<br />

H1N1 uccide<br />

circa 18.500<br />

persone tra aprile<br />

2009 e agosto<br />

2010<br />

Numero di individui<br />

Politica 2011/12<br />

Le autorità<br />

addette alla<br />

biosicurezza<br />

raccomandano<br />

di non<br />

pubblicare i<br />

dettagli delle<br />

ricerche sulla<br />

trasmissibilità<br />

dei virus H5N1<br />

nei mammiferi<br />

www.lescienze.it Le Scienze 69<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

declinato l’invito a farsi intervistare). Fouchier ha difeso il proprio<br />

lavoro con le stesse motivazioni.<br />

Tuttavia, avere a disposizione i dettagli genetici di virus influenzali<br />

potenzialmente mortali serve a poco se non si hanno finanziamenti,<br />

una rete di ricerca e accesso ad animali sul campo.<br />

Durante le epidemie di H5N1, i virologi hanno iniziato un monitoraggio<br />

rigoroso dei mercati di animali vivi nella Cina meridionale,<br />

ma queste misure non sono state applicate con altrettanta coerenza<br />

in altre regioni della Cina o del Sudest asiatico. Negli Stati<br />

Uniti gli allevamenti di bestiame spesso vietano alle autorità sanitarie<br />

di analizzare i maiali, anche se si ritiene che precursori del<br />

ceppo H1N1 responsabile della pandemia del 2009 abbiano girato<br />

per gli allevamenti suini degli Stati Uniti per anni prima di emergere<br />

in Messico.<br />

La sorveglianza potrebbe non essere mai abbastanza buona per<br />

prevenire le pandemie umane. «Siamo più preparati di quanto lo<br />

fossimo prima della pandemia da H1N1 – dice Nancy Cox, direttore<br />

dell’Influenza Division dei Centers for Disease Control and Prevention<br />

– ma il mondo non è pronto per l’emergenza di virus influenzali<br />

umani altamente trasmissibili e altamente patogeni. E<br />

onestamente credo che non lo sarà mai, fino a quando non avremo<br />

un vaccino universale che protegga da tutti i ceppi». Un vaccino<br />

universale non è all’orizzonte, e questo ci pone nella scomoda<br />

posizione di saperne troppo, ma anche troppo poco. n<br />

per approfondIre<br />

Controlling Dangerous Pathogens. Steinbruner J., Harris E.D., Gallagher N., Okutani<br />

S.M., rapporto di CISSM, School of Public Policy, Università del Maryland, marzo 2007.<br />

The History of Avian Influenza. Lupiani B., Reddy S.M, in «Comparative Immunology,<br />

Microbiology and Infectious Diseases», Vol. 32, n. 4, pp. 311-323, luglio 2009.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!