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ARTE E SOLITUDINE - Azienda USL 3 Pistoia

ARTE E SOLITUDINE - Azienda USL 3 Pistoia

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Associazione Oltre l’Orizzonte<br />

Comune di <strong>Pistoia</strong><br />

<strong>Azienda</strong> <strong>USL</strong> 3 <strong>Pistoia</strong><br />

con il patrocinio di<br />

CESVOT<br />

con il contributo di<br />

Fondazione Banche di <strong>Pistoia</strong> e Vignole per la Cultura e lo Sport<br />

<strong>ARTE</strong> E <strong>SOLITUDINE</strong><br />

parte del progetto<br />

La solitudine: il pieno e il vuoto<br />

dell’Associazione Oltre l’Orizzonte<br />

Sale Affrescate - Palazzo Comunale<br />

Piazza del Duomo - <strong>Pistoia</strong><br />

12 - 28 ottobre 2012<br />

Coordinamento<br />

KIRA PELLEGRINI<br />

Organizzazione<br />

IGINIA BARTOLETTI UFFICIO ATTIVITà CULTURALI COmUNE DI PISTOIA<br />

ANA mARIA COSTANTINI<br />

DANIELA PAPINI<br />

GRUPPI DI LAVORO DEI LABORATORI DEL DIURNO DESII 3<br />

mostra e catalogo a cura di<br />

SILIANO SImONCINI<br />

mAURIZIO TUCI<br />

Impaginazione<br />

BETTY GRAZZINI<br />

Grafica e stampa<br />

TIPOGRAFIA ARTIGIANA PISTOIA OTTOBRE 2012<br />

In copertina: Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia, 1818, particolare


<strong>ARTE</strong> E <strong>SOLITUDINE</strong><br />

parte del progetto<br />

La solitudine: il pieno e il vuoto<br />

dell’Associazione Oltre l’Orizzonte<br />

mostra a cura di<br />

SILIANO SImONCINI e mAURIZIO TUCI<br />

Sale Affrescate<br />

Palazzo Comunale<br />

Piazza del Duomo<br />

<strong>Pistoia</strong><br />

12 - 28 ottobre 2012<br />

COmUNE DI PISTOIA<br />

con il contributo di


PAOLO ALBANI<br />

GIUNIO GACCI<br />

ROSSELLA BALDECCHI<br />

GIUSEPPE GAVAZZI<br />

FRANCO BALLERI<br />

VALERIO GELLI<br />

FILIPPO BASETTI<br />

DARIO LONGO<br />

LEONARDO BEGLIOMINI<br />

CRISTINA PALANDRI<br />

PAOLO BENEFORTI<br />

LUIGI RUSSO PAPOTTO<br />

DANIELE CAPECCHI<br />

STEFANIA PUNTAROLI<br />

CRISTIANO COPPI<br />

GIORGIO ULIVI


LUCIANA BARTOLINI<br />

BEATA NAGY<br />

SIMONE BENINI<br />

ANNA PARISI<br />

AUSILIO BERTI<br />

RICCARDO PRIORESCHI<br />

LORENZO CAPACCIOLI<br />

DANIELA SPAGNESI<br />

ALBA CAPECCHI<br />

ROBERTA TOSI<br />

FRANCA DOLFI<br />

ROSANNA VANNACCI<br />

CINZIA MELANI<br />

PAOLA VIVARELLI


In occasione della Giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre), la Presidentessa dell’Associazione Oltre<br />

l’Orizzonte Kira Pellegrini, insieme ai suoi collaboratori, già da tempo aveva in mente di organizzare una mostra<br />

nella quale, i lavori di coloro che frequentano l’Atelier di arte terapia del centro di salute mentale ASL 3 della<br />

nostra città, venissero esposti insieme alle opere di importanti artisti pistoiesi. L’Amministrazione Comunale<br />

e, in particolare, gli assessori che si sono avvicendati alla guida del settore cultura e educazione dei precedenti<br />

governi locali, sono sempre stati sensibili a sottoscrivere e sostenere un impegno di così grande interesse e rivolto<br />

a un settore in cui, il lavoro di molti può essere di aiuto e conforto a chi abbia necessità di esprimere e liberare<br />

la personale condizione interiore. L’arte è un mezzo efficace per comunicare e, al contempo, consente di identificare<br />

il proprio sé e manifestarlo con spontaneità; questo indistintamente, per chiunque abbia il desiderio di<br />

dedicarsi a un’attività creativa.<br />

Utile poi, è anche l’opportunità che certe iniziative offrono alla cittadinanza. In effetti, il tema guida della mostra<br />

è Arte e solitudine e chi, meglio dell’artista è in grado di offrire la versione “positiva” della solitudine e di<br />

renderne comprensibile le diverse concezioni, perché egli sa trasformarle in efficace messaggio estetico capace di<br />

far riflettere.<br />

E a farla tale riflessione, grazie al contributo di tutte le opere esposte, saremo tutti noi, appunto; consapevoli<br />

che il nostro apporto al problema, sotto qualsiasi forma, anche la presenza a questi eventi, non potrà che essere<br />

necessario e proficuo. In tal senso, auspico che tale iniziativa abbia il corollario d’interesse che l’evento richiede<br />

in modo che ciò possa innescare altre scelte di così rilevante significato.<br />

Elena Becheri<br />

Assessore alle Politiche Culturali e all’Educazione


I PERChè DEL PROGETTO<br />

Fin dalla sua nascita nel 1999 l’associazione “Oltre l’Orizzonte” ha proposto azioni finalizzate all’inclusione sociale<br />

dei sofferenti psichici e all’eliminazione del pregiudizio e dello stigma nei loro confronti. Nel nostro lavoro, abbiamo<br />

constatato che le persone spesso diffidano di chi soffre di disturbi psichici e istintivamente tentano di tenersi lontano,<br />

con la convinzione che non le riguardi. Allo stesso tempo, chi ne soffre tende a isolarsi e a considerare la solitudine quasi<br />

esclusivamente negativa, come mancanza di affetti, di autostima, di prospettive, di senso del vivere. Spesso non riescono<br />

a stabilire o mantenere le relazioni con gli altri. In tal modo, le distanze si allungano e l’isolamento aumenta.<br />

Nel nostro lavoro di sensibilizzazione abbiamo anche sperimentato che la condivisione delle nostre esperienze e delle<br />

nostre emozioni abbatte gli steccati e crea empatia. Conseguentemente, abbiamo ideato il progetto “La solitudine: il pieno<br />

e il vuoto” per avvicinare più persone possibili alle tematiche inerenti al disagio psichico, accorciando le distanze emotive<br />

attraverso azioni che, a livelli diversi, e per gruppi di interesse diversi, accomunino il sentire attraverso le emozioni, le<br />

riflessioni, e le opere creative suscitate dai due aspetti della solitudine, quella positiva che riempie l’animo e dà sollievo<br />

e quella che fa sentire il vuoto, la mancanza, e crea disagio. Allo stesso tempo il progetto si prefigge di valorizzare la<br />

solitudine positiva per aiutare a recuperare il senso della vita a chi questo senso non lo vede ma anche a chi lo dà per<br />

scontato e non lo valorizza.<br />

Il mondo dell’arte pistoiese ha sempre raccolto le nostre richieste di aiuto per dare visibilità alla nostra mission e questa<br />

mostra ne è una prova eloquente. Questa volta il nostro progetto era molto impegnativo perché si proponeva di dare<br />

visibilità all’atelier di pittura del centro di salute mentale, attribuendo alle opere create appositamente sulla solitudine<br />

la stessa importanza di quelle proposte da noti artisti pistoiesi sullo stesso tema attraverso una mostra collettiva nelle<br />

prestigiose Sale Affrescate concesse dal comune di <strong>Pistoia</strong>. Il nostro ringraziamento va in primo luogo al prof. Siliano<br />

Simoncini per aver stabilito e mantenuto i contatti con tutti i protagonisti e per aver curato l’allestimento della mostra<br />

e la stesura del catalogo insieme a maurizio Tuci. Va anche a tutti gli artisti per la loro generosità e disponibilità, nonché<br />

all’assessorato alla cultura del comune di <strong>Pistoia</strong> per aver sostenuto ogni azione del progetto “La solitudine: il pieno e<br />

il vuoto”. Un pensiero speciale lo dedichiamo ad Ana maria Costantini per la passione e la sensibilità con cui guida<br />

l’àtelier di pittura del centro diurno Desii 3 e a tutti gli operatori del centro che hanno contribuito alla buona riuscita<br />

del progetto.<br />

Per ultimi, ma perché la loro adesione al progetto è stata una gradita sorpresa finale, ringraziamo massimo Baldi che ci<br />

ha regalato un suo scritto sulla solitudine e Roberto Carifi per le sue poesie.<br />

Kira Pellegrini<br />

Presidente Associazione Oltre l’Orizzonte


L’<strong>ARTE</strong> è CURA<br />

La partecipazione del Laboratorio di Pittura del Centro Desii 3 <strong>Pistoia</strong> al progetto “La solitudine” promosso<br />

dall’Associazione Oltre l’Orizzonte di sensibilizzazione sulla problematica del disagio psichico, rientra nel percorso che<br />

da sempre abbiamo abbracciato quello di liberare tutti i soggetti portatori di abilità differenti dagli spazi chiusi, alla<br />

ricerca di nuovi luoghi aperti, non convenzionali, luoghi di senso nella relazione, attraverso l’arte e la partecipazione .<br />

Immagino un luogo dove si possa creare una cultura di solidarietà, di scambio più democratico. Un luogo che includa<br />

invece di escludere, che tuteli i diritti fondamentali e la dignità di persona, facendo finalmente “ scoprire “ un’ottica<br />

diversa per rapportarsi alle persone sofferenti, considerate troppo spesso solo portatrici di patologia e grave disagio.<br />

Per questo considero l’arte un bene prezioso perché fondamentalmente offre chances e può diventare uno strumento<br />

adatto alla crescita e alla cura , aiuta la persona a vivere la vita in modo soddisfacente.<br />

Parto dal presupposto che una persona, indipendentemente dall’età, dall’abilità o disabilità, dalla condizione di disagio<br />

o condizione sociale e culturale, in contatto con l’arte può sperimentare ed esplorare nuove terre, sentire ed esprimere<br />

emozioni, conoscere abilità e risorse nascoste e trasformare creativamente l’esperienza vissuta.<br />

Nel mio intervento, aiuto la persona a spingersi dove vuole. Dal proprio limite verso ogni possibilità. Ad ampliare i<br />

propri punti di vista e dare forma e senso alla pratica creativa..<br />

Aiuto ad aiutarsi, ad attivare le proprie modalità espressive e la naturale e intuitiva predisposizione all’arte che ciascuno<br />

ha. A partire dall’impressione intima e personale ognuno realizza una rivoluzionaria “visione della realtà interiore”, che<br />

plasma nella creazione evidenziando la propria peculiarità espressiva.<br />

I dipinti che presento sono stati realizzati da autori e autrici partecipanti al laboratorio di pittura, artisti in senso non<br />

stretto, che con la loro sensibilità e vissuti personali hanno dato una forma espressiva, con immagini suggestive, alle loro<br />

emozioni , elaborando e creando composizioni che richiamano personaggi, figure, paesaggi sul tema della solitudine<br />

avvertita come pieno e vuoto. hanno realizzato anche un racconto del loro lavoro, realizzato con la collaborazione del<br />

laboratorio di scrittura del centro.<br />

Ana maria Costantini<br />

Art Counsellor-Pedagoga


Di fuor si legge com’io dentro avvampi<br />

NOTA SU DOLORE E <strong>SOLITUDINE</strong><br />

mASSImO BALDI<br />

Per raccapezzarsi nella costellazione ideale che descrive la solitudine<br />

non è sempre il caso di affidarsi al tràdito istituzionale della storia<br />

delle arti, delle lettere o del pensiero. L’iconografia della solitudine,<br />

infatti, è spesso inaffidabile. I «solitari» della tradizione letteraria,<br />

pittorica, teologica sono per lo più «soli al cospetto di», e dunque<br />

non sono soli. Il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David<br />

Friedrich, ad esempio, raffigura la solitudine ma in modo tale<br />

che il vuoto della contemplazione è subito colmato dal pieno, lo<br />

strapieno della riflessione. Il «solitario» viene ripagato della sua<br />

solitudine e quello che rimane in noi osservatori, su un piano sia<br />

intuitivo sia intellettuale, più che il suolo desolato è il cielo della<br />

pienezza e della comunione.<br />

Ciò che qui viene mostrato, infatti, non è la solitudine della<br />

creatura, ma il suo istituire una relazione magico-mitologetica<br />

con l’esterno. La creatura, qui, è sola perché si è distanziata<br />

dall’oggetto-natura e nel suo contemplarlo si comporta come il<br />

mago che impone le mani e il sacerdote che fa la sua predica.<br />

Lo stesso atteggiamento viene trasmesso, in certo qual modo,<br />

all’osservatore, costretto a un mitico raccoglimento, a un isolarsi<br />

possente e, se non istituzionale, senza dubbio cultuale.<br />

La solitudine rappresentata da questa linea iconografica – che<br />

poi è quella dominante – ha oggi la sua massima incarnazione<br />

nell’isolamento del governante che decreta, del «padrone» che<br />

licenzia, del dirigente che punisce e in genere di tutte quelle figurechiave<br />

in cui si realizza una forma di sopravvivenza del mito nella<br />

vita moderna (poiché solo nelle figure del potere e della violenza si<br />

dà sopravvivenza del mito). La loro forma di rappresentazione per<br />

eccellenza è la cronaca politica, e segnatamente quella televisiva.<br />

Indicherò ora due forme, l’una afferente al dominio dell’esperienza,<br />

l’altra a quello delle rappresentazioni, in cui la costellazione ideale<br />

della solitudine diviene, a mio avviso, contemplabile.<br />

Il primo caso è quello del dolore fisico, cui va aggiunta la delicata<br />

appendice del disagio psichico. Nel dolore, nel pulsare della ferita<br />

come nell’affannarsi del respiro, c’è perfetto ascolto di sé, c’è il<br />

perfetto dramma dell’uomo solo su cui non grava la nebbia della<br />

mistificazione mitica. Nel dolore, la relazione con l’altro diviene,<br />

almeno in prima battuta, complessa e talvolta impossibile, la<br />

comunicazione non trova oggetti e si orienta faticosamente<br />

solo accettando il giogo della metafora. Ciò che la creatura<br />

sente è irriducibile all’esterno e incoraggia così una visione preconcettuale<br />

della realtà in cui il dentro e il fuori si allontanano<br />

vicendevolmente. Ciò si manifesta non solo in quelle forme<br />

in cui il dolore fisico o il disagio psichico hanno carattere di<br />

particolare gravità e irreversibilità. Non parlo, insomma, solo<br />

del dolore del morente o di quello dell’individuo affetto da grave<br />

psicosi. Siamo soli, seppur fuggevolmente, anche quando il dito<br />

ci s’incastra nella porta, quando ci tagliamo con un foglio di<br />

carta, quando soffriamo di vertigini o quando un rumore nella<br />

notte ci insospettisce e ci spaventa. Solo è l’uomo che sospetta il<br />

tradimento della sua compagna, o dell’amico o del collega che<br />

credeva fidato. Nessun fuoco, neppure quello della verità, potrà<br />

scaldarlo.<br />

Che cosa, allora, disinnesca questa penosa stregoneria? La<br />

risposta, che suona ovvia pur non essendolo, non può che essere:<br />

la presenza dell’altro. Non ho la competenza per affrontare<br />

l’argomento nel quadro delle gravi patologie fisiche e psichiche<br />

(in alcuni casi, come sappiamo, l’altro, se con ciò intendiamo un<br />

altro essere umano, non viene nemmeno avvertito, in altri casi<br />

ancora viene percepito ma non riconosciuto, in altri ancora viene<br />

sentito ma come parte di sé). E non sono così filosofo da pensare<br />

che nel passaggio dai casi banali a quelli più gravi vi sia in gioco<br />

solo una differenza quantitativa.<br />

mi limiterò, dunque, ai casi ordinari. In primo luogo, vorrei<br />

precisare che cosa io intenda per «presenza dell’altro». Anzitutto,<br />

va da sé, non si tratta di mera presenza: avere una dolorosa fitta<br />

allo stomaco o una paura improvvisa in mezzo a un’affollata


stazione ferroviaria non migliora la situazione dell’individuo<br />

dolente – spesso, anzi, la peggiora. Tutti i volti divengono<br />

‘estranei’ e perfino il più bello dei bambini, la più allegra delle<br />

musiche, la più attraente delle donne assumono, sia pure per un<br />

istante, un’aria sinistra.<br />

ma nemmeno l’interessamento dell’altro al nostro dolore<br />

infrange la roccaforte della solitudine. In certi casi ciò è persino<br />

motivo di ulteriore disagio (si pensi a quando si è colti da nausea<br />

e qualcuno ci stordisce per esibire il proprio interesse).<br />

La presenza dell’altro si manifesta come movimento capace di<br />

interrompere il circolo esoterico della solitudine solo nel caso in<br />

cui egli si fa carico del dolore, lo comprende e lo affronta insieme<br />

a noi. Lo assume, in qualche modo, come un che di proprio<br />

– con il tentare di comprenderlo e con l’occuparsene (che è ben<br />

diverso dall’interessarsene). La paura e il rimuginare vengono<br />

sospesi da un abbraccio, l’ansia da una mano calda che ti si posa<br />

sulla fronte, il dolore fisico dalle cure di un medico, o di un<br />

familiare o di uno sconosciuto che ti porta un fazzoletto bagnato<br />

o un sacchetto di ghiaccio. Non sempre si smette di soffrire, ma<br />

sempre si inceppa il cerchio stregonesco della solitudine, che<br />

rappresenta il nucleo minaccioso del dolore, l’origine del suo<br />

incantamento. Ecco allora che quel movimento iniziale con cui il<br />

dolore ci invita a isolarci si riconfigura come il primo momento<br />

di un più complesso algoritmo della felicità e dell’incontro. Di<br />

nessun abbraccio, infatti, noi godiamo come di quello che ci fa<br />

smettere di rimuginare; nessuna mano è calda come quella che ci<br />

si posa sulle fronte gelata dall’ansia; nessun sapiente è più sapiente<br />

del medico che ci fa smettere di soffrire. In tutti questi casi, pur<br />

con un diverso impegno sentimentale, l’altro valica il confine del<br />

nostro dolore, così da far saltare la struttura del circolo chiuso<br />

tra l’io e il sé.<br />

Accennavo a un’altra forma di contemplazione della costellazione<br />

ideale della solitudine, afferente, questa, al dominio delle<br />

rappresentazioni. mi riferisco alla fiaba, con una precisazione.<br />

La fiaba non può essere intesa come forma di sopravvivenza del<br />

mito e, in genere, del magico. Essi sopravvivono, come detto,<br />

solo nelle figure del potere e della violenza. La fiaba, essendo<br />

una raffigurazione antropologica del mito, deve essere registrata<br />

come una delle prime forme di affrancamento dal mito stesso e<br />

di ripudio, da parte dell’uomo, del destino mitico (il contrario,<br />

dunque, di un’ottemperanza ai suoi editti).<br />

L’eroe della fiaba è di una solitudine speciale. è un essere guidato<br />

da una sola idea o intenzione ed è sordo a ogni consiglio. Quasi<br />

sempre, per questa ragione, è vittima dei peggiori tranelli e<br />

incantamenti. Il mito – che è potere e violenza – ha da principio<br />

la meglio su di lui. Esso trova nella sua solitudine un punto<br />

debole in cui affondare. L’intrigante – come la strega – è l’agente<br />

di questo affondo, e nessuno al mondo è mai stato solo come lo è<br />

l’eroe fiabesco caduto in un imboscata o vittima di un raggiro.<br />

Il suo riscatto, però, ha proprio per questo qualcosa di<br />

straordinario. Se l’illuminismo è «l’uscita dell’uomo dalla minorità<br />

di cui è egli stesso colpevole» (Kant), niente raffigura questa<br />

uscita come il riscatto dell’eroe fiabesco. Quest’ultimo chiama<br />

tutte le sue forze a raccolta per un’azione libera e rivoluzionaria<br />

in cui la sua creaturalità si afferma come più originaria di ogni<br />

legislazione e più vigorosa di ogni intrigo. Anziché entrare<br />

nella comunità dalla porta principale del conformismo, l’eroe<br />

fiabesco vi entra dallo spiraglio della libertà creaturale, dopo aver<br />

sopportato – eroicamente – il peso della solitudine. Adesso è<br />

pronto a incontrare l’altro senza la mediazione soggiogante della<br />

normatività. Gli amici sono davvero amici e i compagni di viaggio<br />

dei buoni compagni. Egli non è più colpevole di fronte ad alcun<br />

destino, poiché sulla scena del destino l’eroe ha fatto danzare le<br />

sue facoltà, così da sciogliere l’incantesimo:<br />

il principe, disperato, si gettò giù dalla torre: ebbe salva la vita, ma<br />

perse la vista da entrambi gli occhi. Triste errò per i boschi nutrendosi<br />

solo di erbe e radici e non facendo altro che piangere. Alcuni anni<br />

più tardi, capitò nello stesso deserto in cui Rapunzel viveva fra gli<br />

stenti con i suoi bambini. La sua voce gli parve nota, e nello stesso<br />

istante anch’ella lo riconobbe e gli saltò al collo. Due lacrime di lei<br />

gli inumidirono gli occhi; essi si illuminarono nuovamente, ed egli<br />

poté vederci come prima.<br />

Così termina la celebre Rapunzel, raccolta dai fratelli Grimm.<br />

ma qui l’incantesimo dell’amata non è più espressione del mito.<br />

Le lacrime di Rapunzel sono porte d’accesso al mondo. E solo<br />

adesso, nel deserto, l’eroe non è più solo.


<strong>SOLITUDINE</strong> CREATIVA<br />

SILIANO SIMONCINI<br />

MAURIZIO TUCI<br />

Rainer Maria Rilke in Lettere a un giovane poeta scrive... una<br />

cosa sola è necessaria: la solitudine. La grande solitudine interiore. Andare<br />

in se stessi e non incontrarvi, per ore, nessuno; a questo bisogna arrivare.<br />

Essere soli come è solo un bambino. Questa frase può servire per<br />

far comprendere al meglio l’intenzione che ha animato Kira<br />

Pellegrini, quando ci ha proposto di pensare a una mostra<br />

che mettesse sullo stesso piano il risultato estetico/espressivo<br />

frutto della condizione d’isolamento: quello di chi frequenta<br />

l’Atelier di arte terapia del centro di salute mentale ASL 3 della<br />

nostra città - condotto da Ana Costantini - e l’altro, che invece<br />

è il prodotto di alcuni artisti pistoiesi. In effetti, entrambi sono<br />

il riscontro di un’esperienza che accomuna gli esiti: la necessità<br />

interiore di esprimersi per comunicare il proprio stato d’animo,<br />

il proprio pensiero e uscire allo scoperto dalla condizione di<br />

solitudine creativa, offrendo così agli altri l’opportunità per<br />

arricchirsi intimamente. Questo, appunto, è il compito di ogni<br />

attività creativa, a qualsiasi livello; non è importante il ruolo<br />

che distingue chi realizza l’opera, fondamentale è il risultato!<br />

Ebbene, una sommaria analisi dei lavori esposti è necessaria<br />

per individuare gli esiti estetici, stilistici e semantici, che<br />

qualificano il linguaggio espressivo di ogni autore e, al<br />

contempo, fornire un ausilio “pedagogico” per chi voglia<br />

intrattenersi più a lungo con le singole opere e rapportare la<br />

personale concezione di “solitudine” con quella manifesta o<br />

celata che ciascuno degli autori ha voluto comunicare. Non<br />

è sorprendente dialogare con un quadro o una scultura per<br />

“rivelarne” l’enigma e comprenderne il significato?<br />

Paolo Albani con le sue opere è molto esplicito: vuole isolarsi<br />

da ciò che è istituzionale e omologato. Lo scopo? Non per<br />

egoistico individualismo ma per beneficiare dell’olimpica<br />

distinzione. Rossella Baldecchi esprime la solitudine al<br />

femminile: quella interiore a confronto con quella esteriore,<br />

implicito ed esplicito come facce della stessa medaglia.<br />

Franco Balleri “illustra” come è solo un bambino: immerso nella<br />

natura con le sue fantasie e la felicità dell’innocenza. Luciana<br />

Bartolini esprime il proprio ipotetico deduttivo: sorgere dal<br />

profondo per offrire il magico fiore della Primavera. Filippo<br />

Basetti efficacemente “dà figura” a quel luogo dell’altrove,<br />

dove le idee, come illuminazioni, galleggiano sospese affinché<br />

ognuno se ne impossessi. Leonardo Begliomini propone<br />

due attimi dell’esistenza: il termine dell’adolescenza e<br />

l’affacciarsi alla vita ascoltando i consigli del proprio silenzio,<br />

per riflettere sul mondo nuovo. Paolo Beneforti parte<br />

dall’indispensabilità della cultura: dai libri si può “trovare”<br />

se stessi attraverso l’autore, oppure, ironicamente, vi si può<br />

sonnecchiare “dentro” sognando. Simone Benini tramite un<br />

personale cromatismo cita Picasso e prende spunto da Chagall:<br />

racconta storie d’intima decantazione, materiale e spirituale.<br />

Ausilio Berti rappresenta la donna isolata su una rupe<br />

mentre si conforta abbracciandosi. Volersi bene è necessario.<br />

Lorenzo Capaccioli attraverso la sfera del doppio coniuga<br />

due momenti: uscire dal proprio “dentro” e cercare chi ancora<br />

non ne è uscito. Alba Capecchi osserva l’ipnotico campo di<br />

papaveri che è la vita, da un cielo agitato: il suo sguardo è<br />

malinconico e perplesso. Daniele Capecchi rappresenta la<br />

donna e l’uomo affioranti dal nero profondo della “prigione”<br />

che può riservare la condizione umana. Cristiano Coppi vede<br />

la solitudine come una sorprendente “torre d’avorio” in cui<br />

concentrare e rendere visibile il proprio status di cambiamento.<br />

Franca Dolfi introduce nel magnetico occhio del doppio che,<br />

immerso nel vortice della natura, si propone come primitiva<br />

pietra sacrale. Giunio Gacci ripercorrendo in maniera


lirica l’astrazione razionalista, simbolicamente “sfuoca” la<br />

forma suggerendo la simbiosi che va ricercata con l’altro<br />

da sé. Giuseppe Gavazzi ci “parla” del prima e del dopo:<br />

sotto l’involucro dell’isolamento e il momento dell’esultanza<br />

dopo la rinascita. La gioia di essere al mondo. Valerio Gelli<br />

dà forma alla solitudine “gloriosa” dell’Etruria e a quella<br />

pensierosa e china su se stessa riferita alla vecchiaia dell’uomo.<br />

Dario Longo con le sue metafore ludiche ci ricorda il suono<br />

consolatorio delle campane e la spericolatezza che comporta<br />

l’isolarsi. Cinzia Melani offre alla solitudine il papavero, il<br />

fiore di Demetra che attenua il dolore e, al contempo ritraendo<br />

Freud, l’ ammonisce perentoriamente. Beata Nagy presenta<br />

un trittico in cui la statua della libertà e la farfalla, alludono<br />

alla necessità di rimuovere i vincoli dell’isolamento. Cristina<br />

Palandri dà forma tridimensionale all’accidia che rischia<br />

chiunque rimanga isolato, e come pendant, dipinge il cupo<br />

presentarsi della casa della solitudine. Luigi Russo Papotto<br />

tramite grovigli metallici filamentosi, sostanzia l’immagine<br />

dell’ermafrodito, il solo in due: l’ambigua congiunzione di<br />

sessi che prefigura l’autocreazione. Anna Parisi si affida alle<br />

corrispondenze: la donna sola nella natura matrigna e la donna<br />

che sublima il desiderio di fuggire l’isolamento, generando una<br />

nuova vita. Riccardo Prioreschi presenta una testimonianza<br />

quasi calligrafica ed evocativa dell’oriente, i cui pittogrammi<br />

vanno a dare forma ad un “fiore” dai petali alati. Finalmente<br />

libero! Stefania Puntaroli con le sue comete pulviscolari,<br />

una calda e una fredda, vuol ricordarci che esse contengono i<br />

germi della vita, e che annunciano un mondo nuovo.<br />

Daniela Spagnesi dipinge una roccaforte merlata, e<br />

“sfregiandola” con dinamiche pennellate ne dissolve<br />

l’inattaccabilità. La solitudine è vinta! Roberta Tosi dipinge una<br />

fantasiosa farfalla, simbolo della metamorfosi, e al contempo,<br />

ne tratteggia il “volo” con segni rossi e neri per evidenziare<br />

il contrasto del cambiamento. Giorgio Ulivi stratifica segni<br />

e calligrafia fino a cancellarne la leggibilità. Costellazioni di<br />

frammenti colorati ne esemplificano la memoria. Non si<br />

deve dimenticare! Rosanna Vannacci traspone il mondo<br />

del paesaggio disponendo una tarsia di forme e colori che ci<br />

trasportano “oltre lo specchio” del visibile.<br />

Paola Vivarelli con un’esplosione di colori e segni fantasiosi,<br />

ci propone un’immagine della natura dove abbandonarsi,<br />

è conseguenza gioiosa. Lei sembra suggerirci: ricercate la<br />

felicita!<br />

Kira Pellegrini aveva colto nel segno quando ha avuto l’idea di<br />

realizzare questa mostra, perché le opere degli espositori sono<br />

valida conferma del messaggio che ci ha voluto trasmettere.<br />

La creatività, è il mezzo più efficace per comunicare di noi<br />

stessi e dell’altro da noi.


Roberto Carifi, poeta e filosofo, riconosciuto dalla critica ufficiale come una delle voci più alte della poesia italiana, è nato<br />

nel 1948 a <strong>Pistoia</strong> dove vive. ha pubblicato numerose raccolte poetiche e saggi; inoltre, è anche importante traduttore<br />

dal tedesco e dal francese. Fra gli altri ha tradotto: G.Trakl, S. Weil, G. Bataille. Come insegnante di filosofia è stato un<br />

educatore anticonformista e ha formato schiere di giovani illuminati, quanto nuovi autori che, seguendo il suo esempio,<br />

si stanno facendo ladri di fuoco come Rimbaud definisce i poeti.<br />

Sarò una stella come le altre<br />

perché non c’è stella che s’inabissi<br />

ognuno rimane lungo il cielo<br />

lungo il lago ghiacciato<br />

ed io sono quel punto che rimane là,<br />

tra il cielo e la terra,<br />

sono il tu dove passa la mia anima<br />

perché tutto è fermo,<br />

i paesi che sfociano in vallate<br />

e non c’è morte, una soltanto,<br />

che si distingua dalla vita.<br />

Mi ritrovai accanto a nessuno<br />

senza memoria né passato,<br />

semplicemente l’eternamente uguale,<br />

l’eterno identico a se stesso<br />

ma come uno che somiglia<br />

agli abitanti di certe terre del nord.<br />

Ero così vicino a certe terre eternamente uguali<br />

che a un tratto mi si vedeva il viso,<br />

mi si vedeva l’occhio strabico che guardava altrove<br />

e fui anch’io senza memoria né passato,<br />

identico a nessuno.<br />

Le poesie di Roberto Carifi sono tratte dal libro Tibet , edizione Le Lettere, 2011<br />

Ora è l’attimo che attende,<br />

è l’istante che prepara i tempi<br />

a un altro istante dove si deve attendere l’infanzia,<br />

quella bastarda che era là, tragico volo dei bambini,<br />

poi arriva la giovinezza senza tragedie<br />

solo una pelle che prepara l’ictus,<br />

allora sarai fatto santo,<br />

ti chiameranno nirodha o bandiere della preghiera<br />

dopo che avrai conosciuto tutto il mondo<br />

e ti sarai vestito di abbandono.<br />

Mi sognerò nei campi di sole<br />

dove non esistono uomini da salvare<br />

e tutto resiste alla condanna,<br />

dove un geco va lungo le mura,<br />

una serpe può essere raccolta<br />

e anche lei va via, passa di dito in dito,<br />

nei campi di sole non c’è anima viva<br />

ma solo animali innocenti.<br />

Io stesso sarò una bestia mansueta,<br />

avrò gettato l’io nei campi di sole,<br />

lascerò quanto è umano nel passato<br />

e col tempo verrò detto l’Incommensurabile.


opere


PAOLO ALBANI<br />

Fuori da mondo, 2012, tavoletta di legno e carta geografica, cm 36x36


PAOLO ALBANI<br />

Assolo, 2012, cartoncino con lettere su due tavolette, cm 36x36 l’una


ROSSELLA BALDECCHI<br />

Sono sola, 2012, olio su tela, cm 60x60


ROSSELLA BALDECCHI<br />

Sola...e naufragar m’è dolce in questo mare, 2012, olio su tela, cm 80x80


FRANCO BALLERI<br />

L’orto, 1972, olio su tela, cm 127x135


FRANCO BALLERI<br />

Peri in fiore, 2012, olio su tela, cm 80x100


Sono nata il 24-10-52.<br />

Fin da piccola sono innamorata della pittura perchè sono cresciuta con una cugina che era una<br />

brava pittrice e viveva in un mondo fatto di silenzio.<br />

Solitudine intensa e rara<br />

quella dove ti puoi mettere in ascolto di te stesso<br />

e della natura che ti circonda.<br />

Tutto questo è arricchimento<br />

ed allo stesso tempo cambiamento.<br />

LUCIANA BARTOLINI


LUCIANA BARTOLINI<br />

Corpo e psiche


FILIPPO BASETTI<br />

La sala d’aspetto delle idee 1, 2012, carta su fotografia, cm 20x30


FILIPPO BASETTI<br />

La sala d’aspetto delle idee 2, 2012, carta su fotografia, cm 20x30


LEONARDO BEGLIOMINI<br />

Il silenzio può parlare, 2011, resina dipinta, h. cm 40 l. cm 45 p. cm 15


LEONARDO BEGLIOMINI<br />

Non giocano più, 2011, resina dipinta, h. cm 40 l. cm 45 p. cm 15


PAOLO BENEFORTI<br />

Tivedo, 2009, libro d’artista


PAOLO BENEFORTI<br />

Buonanotte, 2008, accumulazione con libro, terracotta, matita


Sono nato a <strong>Pistoia</strong> il 18-08-1968.<br />

L’arte per me è un motivo di essere, in particolare quando dipingo sfido le mie capacità.<br />

Sfilata di maschere....<br />

Dentro corpi di metallo<br />

Una musica risuona tutt’intorno<br />

L’umanità dov’è?<br />

Sogno,<br />

il mio pensiero ha poca cosa certa.<br />

Io vado ...dove altri contrariamente<br />

Si fermano.<br />

Con un eterno conflitto<br />

Tra essere e avere....<br />

SIMONE BENINI


SIMONE BENINI<br />

Notte di fine estate: è allora che sono solo


Nato il 9-2-51.<br />

mi piace molto la pittura e quando dipingo mi sento contento<br />

Una bella donna<br />

Nuda<br />

Su un panchetto<br />

Esprime amore<br />

E<br />

Aspetta di fare l’amore<br />

Con un uomo<br />

AUSILIO BERTI


AUSILIO BERTI<br />

Una donna


Nato a <strong>Pistoia</strong> il 26-8-1982.<br />

L’arte è la consapevolezza di esistere.<br />

Quando siamo<br />

Soli<br />

Si può scoprire<br />

Cose<br />

Di noi stessi<br />

Che non ci aspettavamo.<br />

L’esterno<br />

Può essere visto<br />

Come<br />

Un uomo nero<br />

Quando si è<br />

Rinchiusi<br />

LORENZO CAPACCIOLI


LORENZO CAPACCIOLI<br />

Dentro


Nata il 12-08-1939.<br />

Percorso artistico che porta avanti da un anno con espressioni di colori.<br />

Quegli occhi<br />

Che scrutano<br />

Il cielo<br />

Sanno di mistero.<br />

D’improvviso<br />

Un’esplosione<br />

Di papaveri rossi.<br />

ALBA CAPECCHI


ALBA CAPECCHI<br />

Mistero


DANIELE CAPECCHI<br />

The prisoner, 2012, tecnica mista su tela, cm 100x100


DANIELE CAPECCHI<br />

The black cage, 2012, tecnica mista su tela, cm 100x80


CRISTIANO COPPI<br />

Senza titolo, 2012, cartoline d’epoca ritagliate e incollate, cm 170x10


CRISTIANO COPPI<br />

Senza titolo, 2012, cartoline d’epoca ritagliate e incollate, cm 45x45


Nata il 25-4-41.<br />

mi è sempre piaciuto molto dipingere dandomi molta soddisfazione.<br />

Il mio sguardo vagava dal lago<br />

alla piccola isola che si trova al centro di esso<br />

e gli alberi centenari,<br />

facendo si che nulla mi sfuggisse.<br />

Non sentivo echeggiare niente intorno a me.<br />

FRANCA DOLFI


FRANCA DOLFI<br />

Io e la natura


GIUNIO GACCI<br />

Policromia, 2011, olio su compensato, cm 80x70


GIUNIO GACCI<br />

Caldo/freddo, 2011, olio su tela, cm 80x60


GIUSEPPE GAVAZZI<br />

Figura nascosta, 2010, terracotta dipinta, h. cm 42 l. cm 25 p. cm 25


GIUSEPPE GAVAZZI<br />

Ragazza con le braccia alzate, 2010, terracotta dipinta, h. cm 55 l. cm 27 p. cm 26


VALERIO GELLI<br />

Vecchio curvo, 1967, terracotta, h. cm 40 l. cm 25 p. cm 12


VALERIO GELLI<br />

Etruria, 1964, terracotta, h. cm 26 l. cm 50 p. cm 22


DARIO LONGO<br />

A volte risuonano, 2012, bronzo e ferro su tavola, cm 57x55


DARIO LONGO<br />

Soliciclo, 2012, acciaio e alluminio su tavola, cm 60x60


Sono nata il 23-11-1965 ad Agliana, <strong>Pistoia</strong>.<br />

L’arte è la contemplazione della vita.<br />

Uomo di cultura e fama<br />

Ma solo<br />

Con le sue idee non sempre condivise<br />

Solo<br />

Con altre persone sole e malate<br />

Ossessioni<br />

Per riuscire dove gli altri non hanno osato<br />

Lui, solo<br />

Con il suo ego più profondo<br />

CINZIA MELANI


CINZIA MELANI<br />

Freud, un genio... ma solo


Nata il 30-3-82 a marghita.<br />

Con l’arte esprimo l’anima.<br />

Un pomeriggio mai troppo tardi,<br />

mi sono svegliata dai miei sogni,<br />

che<br />

non davano via alle mie strade.<br />

Non l’ho trovata l’America!<br />

Sono da sola<br />

Ho alzato le mani in alto.<br />

Avevo le catene.<br />

L’America<br />

Mi ha portato via la libertà.<br />

Ma<br />

Lo so che,<br />

un domani mi rincarnerò e partirò<br />

verso l’America<br />

e le farfalle<br />

torneranno<br />

da me.<br />

BEATA NAGY


BEATA NAGY<br />

Trittico


CRISTINA PALANDRI<br />

Solitudine, 2012, tecnica mista su tavola, cm 100x100


CRISTINA PALANDRI<br />

Accidia, 2004, terracotta dipinta, h. cm 37 l. cm 25 p. cm 18


LUIGI RUSSO PAPOTTO<br />

Ermafrodito (2), 2012, ferro, h. cm 163 l. cm 45 p. cm 77


LUIGI RUSSO PAPOTTO<br />

Ermafrodito (3), 2012, ferro, h. cm 181 l. cm 45 p. cm 84


Sono nata a Reggio Calabria il 23-01-40.<br />

L’arte ha pienato il mio essere, i colori, le immagini, le bellezze del Creato hanno illuminato la mia<br />

mente e il mio sentire.<br />

Solitudine<br />

Ossessionante<br />

Lancinante<br />

Incessante<br />

Tediosa<br />

Unico<br />

Desiderio<br />

Incessante<br />

Notevoli<br />

Emozioni<br />

Ricercare in sè la propria essenza<br />

Riflessa nell’immagine di se<br />

Che viva ed esista per dare<br />

Un senso alla propria vita<br />

Solitudine<br />

Alberi scheletriti<br />

Lunghi silenzi<br />

Cammini<br />

I tuoi passi<br />

Ombre<br />

Senza vita<br />

ANNA PARISI


ANNA PARISI<br />

Ricercare in sè la propria essenza


Nato a Prato il 30-3-1974.<br />

“tratto evidente della solitudine”<br />

RICCARDO PRIORESCHI


RICCARDO PRIORESCHI<br />

Senza titolo


STEFANIA PUNTAROLI<br />

Comet10R/-1T 2010, tecnica mista su tavola, cm 60x60


STEFANIA PUNTAROLI<br />

Comet10R/L-0G.R. 2010, tecnica mista su tavola, cm 60x60


Sona nata il 5-11-57.<br />

mi piace molto dipingere<br />

Nonostante sono in un castello<br />

E’ proprio in questo castello<br />

Che mi sento sola.<br />

DANIELA SPAGNESI


DANIELA SPAGNESI<br />

Sola nel castello


Nata il 19-1-66 a <strong>Pistoia</strong>.<br />

Il tuo fiore<br />

Tanti fiori<br />

Il disonore<br />

La vergogna<br />

Il tuo sorriso<br />

Il mio pianto<br />

Le mie mani...<br />

Le tue mani,<br />

torte, stanche<br />

nel fare.<br />

Fumo,<br />

simmetria,<br />

la mia follia<br />

Vergogna<br />

troppo fumo<br />

cassonetti<br />

i tuoi punti<br />

il mio punto ?<br />

ROBERTA TOSI


ROBERTA TOSI<br />

Senza titolo


GIORGIO ULIVI<br />

Solitudine rosa, 2006, collage di carta serigrafata su cassetta di legno, h. cm 59 l. cm 51 p. cm 5


GIORGIO ULIVI<br />

Scrittura evento musicale, 2007, smalti gommosi su tela e collage con carte colorate, cm 64x51


Nata a <strong>Pistoia</strong> il 2-4-1937.<br />

L’arte è libertà e gioia di vivere.<br />

Sono in campagna,<br />

una casa circondata,<br />

dagli alberi,<br />

in autunno.<br />

La calma dorata<br />

Della natura,<br />

riempie la mia solitudine<br />

momentanea.<br />

Una preghiera<br />

Si eleva al Signore<br />

Per la bellezza del Creato<br />

Che mi circonda.<br />

ROSANNA VANNACCI


ROSANNA VANNACCI<br />

Autunno sereno


Sono nata il 7-4-1961.<br />

Quando dipingo mi rilasso e per me è una cosa molto bella.<br />

Tanti fiori colorati<br />

In mezzo a tanto verde<br />

Ma al centro un fiore solo.<br />

PAOLA VIVARELLI


PAOLA VIVARELLI<br />

Fiori di fine estate


BIOGRAFIE<br />

Paolo Albani<br />

Paolo Albani (1946) dirige Tèchne, rivista di bizzarrie letterarie e non, è membro dell’Oplepo (Opifico di Letteratura<br />

Potenziale), autore di racconti comico-surreali: Il corteggiatore e altri racconti (Campanotto 2000); Il sosia Laterale e altre<br />

recensioni (Edizioni Sylvestre Bonnard 2003); La governante di Jevons. Storie di persecutori dimenticati (Campanotto 2007)<br />

e curiosi repertori enciclopedici pubblicati da Zanichelli: Aga Magera difura, Dizionario delle lingue immaginarie (1994);<br />

Forse Queneau. Enciclopedia delle Scienze Anomale (1999); Mirabiblia. Catalogo ragionato di libri introvabili (2003) e<br />

del DIAm. Dizionario degli Istituti Anomali del Mondo (Quodlibet 2009). Presente in antologie di poesia sonora, ha<br />

esposto in collettive di libri d’artista e di poesia visiva e non, fra l’altro, a Palazzo della Ragione di mantova, Santa maria<br />

della Scala di Siena, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, Civica Galleria d’Arte moderna di Gallarate,<br />

Casermetta del Forte Belvedere di Firenze, Palazzo Poli di Roma, Fondazione magnani-Rocca di Parma, Papiermuseum<br />

di Düren (Germania), museo de Arte moderno di Buenos Aires.<br />

Rossella Baldecchi<br />

Rossella Baldecchi è nata a <strong>Pistoia</strong> dove svolge la sua attività artistica ed insegna design nel Liceo Artistico “Petrocchi”.<br />

Diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, espone in Italia e all’estero dal 1983.<br />

Nel 2002 realizza l’opera “Vento di Pace” per la Giornata Internazionale della Pace. Nel 2007 presenta, nel Palagio di<br />

Parte Guelfa di Firenze la mostra-progetto “Parole dipinte” dove le opere sono affiancate dai messaggi che le menti più<br />

evolute della nostra civiltà ci hanno lasciato come testimonianza. La mostra, curata da Siliano Simoncini e Maurizio Tuci<br />

e diventata itinerante, arriva nel 2008 a Lucca a Villa Bottini ed a Pescia nel Museo del Palazzo del Podestà. Nel 2009,<br />

arricchita di nuove opere, la mostra è ospitata nel museo Marino Marini di <strong>Pistoia</strong>. Sempre nel 2009 vince il Premio<br />

Nazionale “Sergio Agosti” a Santhià e realizza una personale di incisione a cura di Carlo Franza. Nel 2010 è presente<br />

con una personale di pittura e incisione in Germania a Reutlinger, curata da Siliano Simoncini e da Thomas Becker.<br />

Nel 2011 presenta un nuovo progetto che ha per tema la modalità poetica giapponese degli haiku, fonte di ispirazione<br />

delle nuove opere grafiche e pittoriche esposte in due personali a <strong>Pistoia</strong> ed Lucca che hanno ricevuto, per l’alto valore<br />

artistico, l’illustre Patrocinio dell’Ambasciata del Giappone a Roma. Nel 2011-2012 partecipa, anche con opere di<br />

grafica ad esposizioni in Giappone, Cina, Spagna, Polonia, Corea, Venezuela e Stati Uniti. Nella primavera 2012 espone<br />

a Fabriano ed a Gubbio e vince il 1° premio di pittura nella città di Ferrara.


Franco Balleri<br />

Franco Balleri nasce nel 1940 a Candeglia (<strong>Pistoia</strong>). E’ durante la frequenza delle scuole elementari che rivela il suo<br />

talento per l’arte: è allora che cominciai a frucchiettare. Su consiglio della sua maestra, è fatto iscrivere alla Scuola d’Arte<br />

cittadina. Al termine degli studi frequenta il corso di ceramica diretto dallo scultore Jorio Vivarelli. Dopo il servizio<br />

militare - periodo in cui realizza fondamentali disegni e progetti per il suo futuro di artista - ha l’occasione di leggere un<br />

libro sulla vita di Cezanne e così apprende che il pittore francese per tutta la vita aveva dipinto a tempo pieno. Franco allora<br />

si disse: anch’io voglio fare come lui! E risolse il problema nel 1965, entrando in ferrovia. Dal 1960 Balleri è fortemente<br />

interessato alla progettazione di macchine/modello (poi divenute più appropriatamente sculture) che ipotizzassero un<br />

possibile moto perpetuo. E’ così che nasce la prima Macchina a due tempi (due pistoni) realizzata in legno e corda. Ne<br />

costruisce molte e sempre più complesse, fino all’ultima del 2000 a ben trentaquattro tempi. Nello stesso tempo, dipinge<br />

a olio rappresentando il mondo genuino e fantasioso che ha dentro di sé. Tra le sue personali si ricordano: Galleria d’Arte<br />

Vannucci (<strong>Pistoia</strong>), 1969; Comune di Buggiano Castello, 1980; Chiesa di San Domenico (<strong>Pistoia</strong>), 2000; Università del<br />

Tempo Libero (<strong>Pistoia</strong>), 2008; Auditorim della ViBanca, Pontelungo (<strong>Pistoia</strong>), 2010.<br />

Filippo Basetti<br />

Filippo Basetti, nato a <strong>Pistoia</strong> nel 1975, si occupa di arti visive. Non si pone il problema del mezzo ma del fine, ovvero<br />

raggiungere e restituire al meglio un’idea o un progetto. Passa così dalla fotografia, alla pittura, al video, al modello e<br />

all’installazione senza problemi di coscienza o di morale. Lavora inoltre per studi di architettura come designer tridimensionale,<br />

come disegnatore di copertine per gruppi musicali, fotografo e videomaker per case editrici, enti pubblici,<br />

associazioni e privati. ha partecipato a numerose collettive, mostre personali e ha all’attivo riconoscimenti nel campo dei<br />

cortometraggi e video. Dal Gennaio 2009 lavora con il progetto multiculturale europeo “mus-e” dedicato ai bambini che<br />

si propone di contrastare, attraverso esperienze artistiche, l’emarginazione e il disagio sociale nelle scuole dell’infanzia e<br />

primarie. Si ricordano le ultime personali a <strong>Pistoia</strong> presso “Aoristò” nel 2009, a Roma presso “Ketumbar” nel 2006 e a<br />

Firenze presso il “Gran Caffè Giubbe Rosse” nel 2005; le collettive come “Tre Colori, Tre Artisti” al mac’n di monsummano<br />

Terme; “I am design positive” presso la Triennale Bovisa di milano e “<strong>Pistoia</strong>, I colori dell’esilio” presso la Biblioteca<br />

San Giorgio, il Chiostro San Giovanni e le Sale Affrescate del Comune di <strong>Pistoia</strong>, nel 2010; “Tools for Revolution<br />

or Just for Sale” presso Villa Romana a Firenze nel 2009; “Cina Cina Cina!!!” presso la Strozzina di Firenze nel 2008;<br />

“Postfordist Reality” a Pontedera nel 2007; “In visita – Giovani Artisti a <strong>Pistoia</strong>” presso il Centro di Documentazione<br />

Giovanni michelucci a <strong>Pistoia</strong> nel 2004; “Contested Space” presso la Stazione Leopolda di Firenze e “S.O.S. Design per<br />

Emergency” presso l’ Università dell’Immagine di milano nel 2002.


Leonardo Begliomini<br />

Leonardo Begliomini nasce a Le Piastre il 19 marzo 1949. Inizia a disegnare adolescente stimolato dal padre Vittorio,<br />

pittore e decoratore. Nel 1965 s’iscrive alla Scuola d’Arte di <strong>Pistoia</strong>, dove ha per insegnanti Iorio Vivarelli, Sigfido<br />

Bartolini, Umberto mariotti e dove conosce Pietro Bugiani e Remo Gordigiani. Con questi riconosciuti maestri instaura<br />

un proficuo rapporto che gli consentirà, grazie ai loro utili consigli, di intraprendere un percorso artistico legato alla<br />

cultura della tradizione locale e nazionale, facente leva sul contributo degli scultori e dei pittori del Novecento italiano.<br />

Tradizione che distingue in maniera emblematica il suo lavoro e che, nella maturità, lo ha qualificato come uno degli<br />

autori più interessanti dell’arte pistoiese. Nel 1968 s’iscrive alla scuola di pittura di Primo Conti presso l’Accademia<br />

delle Belle Arti di Firenze ed è qui, nel 1972, durante l’ultimo scorcio degli studi accademici, che matura la scelta di<br />

esprimersi, preminentemente, tramite le tre dimensioni: ascoltai quel farsi avanti dello stimolo per la scultura, più consona<br />

alla mia vocazione artistica. Attualmente insegna disegno e storia dell’arte all’Istituto Filippo Pacini di <strong>Pistoia</strong>.<br />

Paolo Beneforti<br />

“Paolo Beneforti, scultore e pittore, è nato a <strong>Pistoia</strong> nel 1964. Autodidatta, dipinge dal 1980 e scolpisce dal 1987. Dal<br />

1992 lavora a tempo pieno come artista, con studio a <strong>Pistoia</strong>. I materiali che predilige sono la terracotta, la carta, la pietra,<br />

il marmo, il bronzo.<br />

Il suo lavoro si evidenzia per il considerevole apporto che esso offre alla sperimentazione, in particolare quella inerente all’uso<br />

dei metalinguaggi applicati alle arti visive. Infatti, la relazione tra immagine e linguaggio verbale è restituita da Beneforti con<br />

opere in cui acume e ironia sono la prerogativa per una resa enigmatica e, al contempo, rivelatrice.<br />

ha collaborato con la Fonderia Salvadori di <strong>Pistoia</strong> per la realizzazione di modelli e ingrandimenti.<br />

ha realizzato alcuni monumenti e opere di arredo urbano a <strong>Pistoia</strong>, Ramini, Larciano.<br />

ha esposto a Prato, Roma, Lerici, Bologna, milano, Parigi, Tokio.<br />

Dal 1995 svolge attività privata di insegnamento sulle tecniche della scultura e della pittura.


Daniele Capecchi<br />

Daniele Capecchi è nato a <strong>Pistoia</strong> il 12 febbraio 1973. Pittore autodidatta si distingue per aver intrapreso la strada del<br />

ritratto. La sua prima mostra “Chiari di luce” è del 2005 all’Oratorio San Gaetano di <strong>Pistoia</strong>. Con la seconda mostra<br />

“Porntraits”, alla galleria fiorentina “FineArtsCove”, affronta il ritratto proponendo volti di pornostars. Comincia la sua<br />

seconda fase: il lavoro sull’espressione, sullo sguardo, sull’affacciarsi del personaggio. Con la terza mostra “Writers”, alla<br />

galleria Lo Spazio di via dell’ospizio a <strong>Pistoia</strong>, emerge il Capecchi che si dedica a ritrarre personaggi famosi - scrittori<br />

italiani e stranieri - ma con meno violenza e più lirismo. Il tema del ritratto ritorna nella mostra “OpenFace” allestito<br />

alla Biblioteca San Giorgio di <strong>Pistoia</strong> dove i volti dipinti si affacciano nel luogo deputato alla lettura. Nella mostra<br />

Permanenza Temporanea a Viterbo invece il tema trattato sono i CPT (Centri di Permanenza Temporanea), non-luogo<br />

per eccellenza dove, il permanere è un tempo di attesa sospeso, impalpabile, incerto. Nel 2011 le mostre Crisi d’Identià<br />

alla galleria Overlook di Quarrata e Sguardi a milano presso lo showroom Dellart & Viesse contemporary presentano i<br />

suoi ultimi lavori, caratterizzati da ritratti realizzati mediante l’utilizzo di pixel, rigorosamente dipinti a mano.<br />

Cristiano Coppi<br />

Nato a San marcello nel 1982, dopo il diploma all’istituto d’arte di <strong>Pistoia</strong>, si iscrive all’Accademia di Belle Arti a<br />

Firenze dove coltiva la sua ricerca nella scultura e nel video. Si propone per una nuova scena contemporanea a <strong>Pistoia</strong> e<br />

in Toscana formando gia` dal 2001, prima il gruppo delle “Fucine Tillanza”, poi nel 2006 lo “Studi8” con gli artisti Zoè<br />

Gruni e Andrea Lunardi. Dal 2004 lavora per alcuni anni presso il museo Pecci di Prato partecipando all’allestimento<br />

delle mostre personali e colletive di Bertrand Lavier, Robert morris, Luca Vitone, Gerwald Rockenschaub, Erwin Wurm,<br />

e molti altri, e lavora successivamente come assistente di Loris Cecchini. Tra le mostre a cui ha partecipato: “Amarelarte”,<br />

Bari 2011, “Torniamo con i piedi per aria”, <strong>Pistoia</strong>, 2010 - “Generation 80”, Venezia, 2009 - “Start point” Villa Romana,<br />

Firenze, 2009 - “Gecekondu” Cango, Firenze, 2008 - “Arte ambientale” Foligno, 2007 - “Guardami” Palazzo delle<br />

papesse, Siena, 2005 - “Dalla contemplazione all’arte”, Pesaro, 2003.


Giunio Valerio Gacci<br />

Nato a <strong>Pistoia</strong> nel 1951, ha frequentato la Scuola d’Arte “P. Petrocchi” di <strong>Pistoia</strong> dove, nell’ambito artistico, ha avuto come<br />

insegnanti Pietro Bugiani, Remo Gordigiani, Umberto mariotti, Jorio Vivarelli, Siliano Simoncini, i quali, relativamente<br />

alla propria disciplina d’indirizzo hanno contribuito a fornirgli gli strumenti necessari per avvicinarlo al mondo dell’arte.<br />

In particolare, è stato Bugiani, ad averlo avviato all’esperienza pittorica e da lui ha imparato molte cose.<br />

In quel periodo la Scuola ha avuto come allievi: Edoardo Salvi, Leonardo Begliomini, massimo Biagi, Roberto<br />

Giovannelli, Paolo Tesi, ora apprezzati artisti. ha partecipato diverse volte al “Premio San Giorgio” ottenendo, nel 1979,<br />

l’assegnazione del terzo premio. Nel 2011 ha partecipato alla manifestazione “Confidenze dell’Arte” organizzata dal<br />

Centro di Documentazione sull’Arte Moderna e Contemporanea Pistoiese. Nel novembre/dicembre del 2011, ha presentato<br />

una personale presso le Sale Affrescate del Palazzo Comunale di <strong>Pistoia</strong>. La mostra, in forma antologica - opere relative al<br />

periodo 1979/2011- è stata curata da Siliano Simoncini e maurizio Tuci.<br />

Giuseppe Gavazzi<br />

Giuseppe Gavazzi nato nel 1936 da genitori toscani a marcoussis (Francia), si è diplomato presso l’Istituto d’Arte<br />

di <strong>Pistoia</strong> specializzandosi in pittura murale. Questo gli ha permesso d’iniziare l’attività di restauratore nella bottega<br />

fiorentina di Leonetto Tintori e di intraprendere un’impegnativa carriera che l’ha portato, a essere uno dei più stimati<br />

professionisti del settore. Fra i suoi maggiori interventi si ricordano quelli sugli affreschi di: Benozzo Gozzoli, Vecchietta,<br />

Sodoma, Ambrogio Lorenzetti, Simone martini. Parallelamente ha esercitato l’arte della pittura, ma ha iniziato fin dalla<br />

metà degli anni Cinquanta a cimentarsi nella scultura, utilizzando la pietra e in seguito, realizzando opere in terracotta,<br />

terracotta dipinta, stucco forte, marmo, legno e legno dipinto. La sua grande maestria tecnica e il talento straordinario,<br />

gli hanno consentito di qualificarsi come uno dei più importanti artisti a livello nazionale. Il suo curriculum espositivo<br />

enumera mostre in numerose parti d’Italia e in luoghi prestigiosi - museo d’Arte Sacra di montalcino o la Certosa di<br />

Firenze, per fare un parziale esempio - come altrettante sono state quelle all’estero. La biografia critica che lo riguarda,<br />

annovera contributi di personalità di rilievo internazionale: da max Seidel a Enrico Crispolti; da Enzo Carli a Pier Carlo<br />

Santini, Umberto Baldini, marco Goldin, Nicola micieli.


Valerio Gelli<br />

Valerio Gelli nasce a <strong>Pistoia</strong> nel 1932. Fondamentale nel 1946 è l’incontro con lo scultore Corrado Zanzotto. Nell’ottobre<br />

dello stesso anno s’iscrive alla Scuola d’Arte pistoiese. In seguito, frequenta la Scuola Libera del Nudo, all’Accademia di<br />

Belle Arti di Firenze, e il corso d’incisione diretto da Rodolfo margheri. A Firenze ha la possibilità di incontrare Primo<br />

Conti, Ottone Rosai, Oscar Gallo e Quinto martini. Tra il 1950 e il 1953 con Corrado Zanzotto e Jorio Vivarelli si<br />

dedica all’arte della ceramica e con questa tecnica realizza quattordici stazioni della Via Crucis per la chiesa di Collina,<br />

progettata dall’architetto Giovanni michelucci con il quale, stringe una forte amicizia. Nel 1956 partecipa con artisti<br />

pistoiesi a un’esposizione presso la Galleria “Alibert” a Roma e nel 1958 inaugura la sua prima personale all’Accademia<br />

pistoiese del Ceppo. Nel 1954, è nominato assistente alla cattedra di Disegno al Liceo Scientifico di <strong>Pistoia</strong>. Nel decennio<br />

sessanta-settanta, Gelli apre una nuova fase della sua ricerca plastica, adeguando il linguaggio espressivo sia alla scultura<br />

contemporanea (moore) quanto al proprio vissuto culturale. Le figure di questi anni sono impostate a una semplificazione<br />

formale con un gioco di pieni e di vuoti. La produzione degli anni settanta-ottanta è dedicata alla figura di Erminia (sua<br />

compagna) in seguito, si concentrata sui temi a lui molto cari del ritratto e della maternità. Disegna moltissimo.<br />

Dario Longo<br />

Nato a <strong>Pistoia</strong> nel 1964, vive e lavora a momigno, <strong>Pistoia</strong>.<br />

“ Non sceglie la strada della forma e dello stile, ma quella del linguaggio, del rapporto tra significato e significante. Parla per<br />

metafore e per allegorie, costruisce racconti partendo da oggetti-contenitori di memoria.” (S. Simoncini, 2009).<br />

“Dario Longo attraverso un’arte che recupera in senso assoluto l’idea del creare e quindi della scoperta, grazie ad un fare<br />

talvolta ironico ma sempre molto poetico, mostra la potenzialità delle parole e di ciò che innanzi a noi si pone, al pensiero<br />

come alla vista, non più come altro da noi, ma come entità che si unisce al soggetto pensante, come esistenza condivisibile<br />

attraverso la ridefinizione dei ruoli e dei contenuti. In questa ricerca i materiali costituiscono la grammatica fondamentale<br />

per la ricostruzione di un nuovo assetto linguistico in cui le parole stesse sono complici della creazione dell’opera; l’artista si<br />

pone come uno scopritore di nessi logici, come un lettore di parole nuove il cui ascolto ci coglie come già preparati anche senza<br />

saperlo.” (Sonia Zampini, 2012).<br />

Alcune mostre: Appunti di viaggio, Fabroniana eventi, viaggi attraverso l’arte a cura di Anna Agostini, Biblioteca<br />

Fabroniana, <strong>Pistoia</strong>, 2009, W o Abbasso, parole controverse, con Paolo Albani, Sale Affrescate del palazzo comunale,<br />

<strong>Pistoia</strong>, 2011, Dove sta Za, omaggio a Cesare Zavattini, Fiesole, 2012.


Cristina Palandri<br />

Nata a <strong>Pistoia</strong> dove vive e lavora. Diplomatasi all’Istituto d’Arte di <strong>Pistoia</strong>, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze<br />

dedicandosi alla pittura. Inizia la sua attività nel 1982 con personali collettive a livello Nazionale ed Internazionale:<br />

<strong>Pistoia</strong>, Sale Affrescate Palazzo di Giano - Firenze, Palazzo Medici Riccardi – Ferrara, Fondazione Melotti - Ferrara,<br />

Museo Civico Arte Contemporanea - Faenza, Argillà - Arezzo, Palazzo Pretorio- Certaldo, Palazzo Pretorio - Pisa,<br />

I Bottini - Roma, Galleria Vittoria - Spoleto, Festival dei Due Mondi, Assisi, Pax Internacional a favore dell’Unicef<br />

“Anno per la Pace 2000 - Spagna Tarragona, Galleria Olimpus – Francia Avignone, Galleria Mulin - Austria - New<br />

York, “Internacional Horizon” - Giappone, Museum Itabasci di Tokio - Bologna, Galleria Paracelso personale a favore<br />

dell’Associazione il Telefono Azzurro - Francia Parigi, Galleria dell’Artisanat - Germania, Reutlingen - Portogallo,<br />

Porto. Hanno scritto di lei: Walter Campani, Dino Carlesi, Giovanni Battista Bassi, Dino Pasquali, Tommaso Paloscia,<br />

Pier Carlo Santini, Kit Sutherlan, Cinzia Lotti, Nicola Micieli, Francesco Gurrieri, Giorgio di Genova, Siliano Simoncini,<br />

Chiara d’Afflitto, Giovanni Casa, Anna Maria Iacuzzi, Gianluca Barni. Ha collaborato con l’ Assessorato alle Politiche<br />

Sociali come insegnante di Laboratorio di Pittura e Ceramica presso il Centro Socio Abilitativo “Il Piccolo Principe” <strong>Pistoia</strong>.<br />

Luigi Russo Papotto<br />

Nasce a Linguaglossa, Catania. Inizia il suo percorso artistico lavorando nello studio di Domenico Tudisco, suo insegnante<br />

nella sezione di scultura dell’istituto d’arte di Catania. Negli anni settanta frequenta l’Accademia di Brera con Minguzzi<br />

e, successivamente, quella di Catania con Eugenio Russo e Rosario Frazzetto. Nel ‘79 si trasferisce a <strong>Pistoia</strong> chiamato<br />

dalla prestigiosa Fonderia d’Arte “Michelucci”, dove rimane fino al 1984, come scultore di fonderia, attività che gli<br />

permetterà di conoscere molti artisti italiani e stranieri. Gli anni ottanta lo vedranno impegnato nella collaborazione ad<br />

ambienti scenografici con i teatri lirici più importanti d’Italia. Contemporaneamente la sua ricerca artistica si sviluppa<br />

verso una scultura teatrale e interattiva, ed è in questi anni che espone in Italia, Francia, Spagna, Austria e soprattutto<br />

negli Stati Uniti, a New-York, nel Massachussetts (sarà artista in residens ad Hampscire College) e nel Maine. Dal 2000<br />

in poi, la persistenza delle guerre nel mondo lo spingono sempre più verso una ricerca che affronta tematiche sociali,<br />

con opere pubbliche come Il monumento alla Pace di Traversagna e Il Pozzo di Abramo. Con Bitumi-Ossimori espone a<br />

Nanchino,in Cina. Ultimamente, pur continuando a esprimere tematiche sociali il suo lavoro tende a riconquistare una<br />

estetica formale più leggera, quasi eterea, in un costante rapporto uomo-natura.


Stefania Puntaroli<br />

Nata a Prato nel 1972, Stefania Puntaroli si è diplomata al Liceo Artistico di <strong>Pistoia</strong> e ha studiato Pittura all’Accademia<br />

di Belle Arti di Firenze, specializzandosi in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, oltre che in incisione alla Scuola<br />

Internazionale di Grafica “Il Bisonte”. Dal 1995 espone in mostre personali e collettive, partecipando a Biennali e<br />

Triennali di grafica; a Simposi Internazionali di pittura e scultura, dedicandosi altresì alle arti installative e performative;<br />

sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.<br />

“ [...] La ricerca di Stefania Puntaroli spazia da soggetti d’invenzione che raccontano per immagini un mondo fantastico<br />

e surreale a temi suggeriti dall’osservazione di fenomeni naturali e scientifici che sollecitano di volta in volta il suo interesse ,<br />

sperimentando tecniche e materiali diversi in un’interrogazione costante dei vari linguaggi espressivi [...].” Paola Ballerini.<br />

Giorgio Ulivi<br />

Giorgio Ulivi nasce a Vicopisano nel 1938, ma i genitori si trasferiscono a motta di Livenza nel Veneto. Dopo gli studi fatti<br />

a Ferrara, al suo rientro in Toscana, li abbandona per dedicarsi all’apprendimento di una possibile attività. In laboratori<br />

artigianali si arricchisce di quella manualità che si rivelerà determinante nella sua futura attività artistica. Riprende gli<br />

studi e si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, sotto la guida del pittore futurista Primo Conti. Una ricerca<br />

di studio lo porta a contatto con alcuni componenti del gruppo “Cobra”: Dotremont, Jorn, Alekynschy, Appel. Negli<br />

anni ’80 lavora sulla valenza “Struttura-Colore”. Risale a questi anni l’incontro con il poeta cubano Carlos Franqui che<br />

lo mette in contatto con il pittore Piero Dorazio. Il lavoro di questi ultimi anni si scosta dalla superficie del quadro per<br />

indagare uno spazio più articolato e complesso. Infatti, i vettori direzionali dell’opera escono dal perimetro della tela e<br />

così, cambiano anche i materiali. Non più tela e telaio, ma metalli che vengono ad arricchire il suo vocabolario pittorico.<br />

Espone in Italia e all’estero con personali e in rassegne collettive. Dal 1980 al 1989 ha insegnato pittura all’Accademia<br />

di Belle Arti di Carrara, poi a quella di Bologna per passare definitivamente a quella di Firenze. Attualmente si dedica a<br />

tempo pieno alla sua attività artistica.

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