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L A FASCITE NODULARE: IMAGING ... - Carbone Editore

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La fascite nodulare: imagimg diagnostico ed aspetti citologici 113<br />

La patogenesi rimane tuttora incerta; inizialmente<br />

Bernstein e Coll. (7) postularono che la fascite<br />

nodulare poteva rappresentare una forma atipica di<br />

tessuto di granulazione risultante da una risposta<br />

abnorme ad un piccolo trauma.<br />

Di contro Dahl e Coll. (9) in una serie di 18 casi<br />

riscontrarono l’esistenza di un pregresso trauma<br />

solo in un paziente. Silva e Coll. (3) in nessuno dei tre<br />

pazienti affetti da fascite nodulare del collo hanno<br />

rilevato una storia di trauma antecedente. Robbins e<br />

C o l l . ( 1 0 ) a ffermano che un trauma pregresso si<br />

riscontra solo nel 10-15% dei casi.<br />

La fascite nodulare si manifesta con la comparsa,<br />

generalmente entro alcune settimane, di una<br />

tumefazione solitaria a rapido accrescimento, oligoasintomatica<br />

in assenza di segni di flogosi o sepsi,<br />

solitamente di diametro inferiore ai 3 cm (2) ma che<br />

può raggiungere anche dimensioni maggiori di 10<br />

c m ( 4 ) . In una piccola percentuale di casi circa 7%<br />

l’esordio clinico risale a più di un anno prima della<br />

diagnosi (11) . Obiettivamente la tumefazione è di consistenza<br />

dura, ipomobile sui piani superficiali e<br />

fissa sui piani profondi.<br />

Vengono distinti tre quadri morfopatologici. Il<br />

più frequente, circa 80-90% (12) , è rappresentato dalla<br />

forma sottocutanea, che si estende dalla fascia cervicale<br />

superficiale al sottocute; tale lesione è ben<br />

delimitata, rotonda, bianco-grigiastra, in genere<br />

inferiore ai 2 cm. Non essendo presente una capsula,<br />

la periferia del nodulo presenta spesso estensioni<br />

nel grasso circostante.<br />

Meno frequenti sono la forma fasciale, che<br />

tende a diffondersi lungo la fascia e a crescere<br />

lungo i setti interlobulari del grasso sottocutaneo, e<br />

la forma intramuscolare, la cui incidenza si stima<br />

essere del 10% ( 1 3 ) e che, originando dalla fascia<br />

muscolare, si estende profondamente nel muscolo<br />

scheletrico adiacente (3,10) .<br />

Vengono inoltre distinte tre espressioni maturative<br />

della fascite nodulare :<br />

• la mixoide, che rappresenta lo stadio iniziale;<br />

• quella ad alta cellularità, che rappresenta lo<br />

stadio intermedio;<br />

• la fibrosa che caratterizza lo stadio finale (6,14) .<br />

Per quanto concerne l’imaging diagnostico è difficile<br />

stabilire un prototipo identificativo della fascite<br />

nodulare, ciò in considerazione della variabilità<br />

istologica (15) , della presenza o meno di una componente<br />

cistica, della componente fibrosa o mixoide (16) .<br />

All’ecografia questa patologia assume le sembianze<br />

di una neoformazione solida nettamente<br />

delimitata ad ecogenicità mista non specifica ( 1 7 , 1 8 ) ,<br />

talvolta scarsamente vascolarizzata all’ecocolord<br />

o p p l e r ( 1 9 ) nonostante l’intensa neovascolarizzazione<br />

intralesionale dimostrata all’angiografia (20) .<br />

L’aspetto ecografico può essere variabile; in<br />

alcuni casi la lesione viene descritta come ovale e<br />

ben definita ad ecostruttura isoecogena , in altri a<br />

contorni lobulati con ecostruttura mista isoecogena<br />

con aree ipoecogene contestuali.<br />

Recentemente Nikolaidis e Coll. ( 2 1 ) h a n n o<br />

dimostrato l’esistenza di un rinforzo acustico posteriore,<br />

tipico delle lesioni cistiche, ma occasionalmente<br />

presente anche nelle lesioni solide a dimostrazione<br />

della presenza di una popolazione cellulare<br />

omogenea come avviene nel linfoma. Sempre<br />

Nikolaidis e Coll. ( 2 1 ) hanno notato la presenza di<br />

vascolarizzazione intralesionale con segnali flussimetrici<br />

sia periferici che centrali, la cui analisi velocitometrica<br />

ne deponeva la natura arteriosa.<br />

Analogo aspetto ecografico è stato riscontrato<br />

anche nel nostro caso clinico, nel quale all’ecostruttura<br />

mista iso-ipoecogena, i margini ben definiti ma<br />

bozzoluti, si aggiungeva la presenza di vascolarizzazione<br />

intralesionale prevalentemente arteriosa.<br />

All’esame T.C. ed R.M. la maggior parte delle<br />

lesioni si manifesta con enhancement da moderato a<br />

forte, compatibilmente con la prevalenza o meno<br />

della componente solida, parzialmente incastonata<br />

nel muscolo adiacente con conservazione del margine<br />

del muscolo stesso (22) .<br />

Alla R.M. in particolare si rivela come una<br />

neoformazione dei tessuti molli, attaccata alla<br />

fascia muscolare, a margini indistinti in assenza di<br />

una capsula o pseudocapsula e il grasso sottocutaneo<br />

circostante può presentarsi leggermente edematoso<br />

(23) . L’aspetto morfologico varia in base alla prevalenza<br />

della componente mixoide, cellulare e<br />

fibrosa. Si ritiene infatti che le differenze dell’intensità<br />

nelle immagini T2 pesate siano in realtà una<br />

conseguenza della combinazione variabile di cellularità,<br />

della quantità di collagene, di citoplasma, di<br />

acqua contenuta nello spazio extracellulare e della<br />

vascolarizzazione (24,25) . La coesistenza di abbondante<br />

collagene e marcata acellularità nelle lesioni dei<br />

tessuti molli conduce ad un decremento del segnale<br />

di intensità nelle immagini T2 pesate (26,27) .<br />

Alcuni Autori sostengono che le lesioni di tipo<br />

mixoide o cellulare presentano nelle sequenze T 1<br />

pesate un segnale d’intensità maggiore rispetto al<br />

muscolo che non quella del grasso nelle immagini<br />

T2, e di contro le lesioni di tipo fibroso appaiono<br />

marcatamente ipointense rispetto al muscolo circostante<br />

in tutte sequenze.

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