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L A FASCITE NODULARE: IMAGING ... - Carbone Editore

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Acta Chirurgica Mediterranea, 2006, 22: 111<br />

L A <strong>FASCITE</strong> <strong>NODULARE</strong>: <strong>IMAGING</strong> DIAGNOSTICO ED ASPETTI CITO L O G I C I<br />

MAT T E O AN G E L O CA N N I Z Z A R O - *AN N U N Z I ATA CAVA L L A R O - **MA R I A N O MA L A G U A R N E R A - MA S S I M I L I A N O VE R O U X -<br />

*FRANCESCA CONDORELLI - MARIA TERESA CANNIZZARO - MARIO COSTANZO<br />

Università degli Studi di Catania - Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Trapianti d’Organo e Tecnologie Avanzate - (Direttore: Prof.<br />

A. Licata) - *Dottorato di Ricerca in Metodologie Sperimentali ed Applicazioni Tecnologiche in Chirurgia - (Coordinatore: Prof. P.F.<br />

Veroux) - **Dipartimento di Scienze della Senescenza<br />

RIASSUNTO<br />

La fascite nodulare è una proliferazione fibroblastica<br />

benigna dei tessuti molli, spesso confusa con un sarcoma a<br />

causa della crescita rapida, della ricca cellularità e dell’attività<br />

mitotica.<br />

Il caso riportato fornisce l’opportunità di discutere le<br />

caratteristiche cliniche e patologiche della fascite nodulare.<br />

P a role chiave: Collo, tessuti molli, noduli, imaging, diagnosi<br />

Introduzione<br />

L’osservazione clinica di un caso di fascite<br />

nodulare intramuscolare a localizzazione cervicale<br />

ci ha dato la motivazione di rivisitare gli aspetti<br />

della diagnostica per immagini di questa proliferazione<br />

pseudosarcomatosa che, per la comparsa<br />

improvvisa e la crescita rapida, può essere erroneamente<br />

interpretata come un sarcoma.<br />

Caso clinico<br />

Donna di 36 anni; da circa 4 mesi comparsa in<br />

a.b.s. di una tumefazione indolente nella regione<br />

sopraclaveare dx. Ipotizzando la presenza di una<br />

linfoadenopatia reattiva, alla paziente fu consigliato<br />

di eseguire un ciclo di terapia farmacologica antiflogistica<br />

dalla quale non è esitato alcun beneficio.<br />

Persistendo il suddetto quadro clinico, venne<br />

eseguita la valutazione ecografica del collo, che<br />

dimostrò la presenza a carico del III inferiore del<br />

ventre del muscolo scaleno anteriore destro di una<br />

neoformazione solida ad ecostruttura disomogenea<br />

iso-ipoecogena, avente margini netti e contorni boz-<br />

[Fasciitis nodularis: diagnostic imaging and cytological features]<br />

SUMMARY<br />

Nodular fascitis is a benign proliferation of fibroblasts of<br />

soft tissues, wich is often mistaken for sarcoma because of its<br />

rapid growth, rich cellularity and mitotic activity.<br />

A case re p o rted that provides the opportunità to discuss<br />

the specific clinical and pathological features of nodular faciitis.<br />

Key words: Neck, soft tissues, nodule, imaging, diagnosis<br />

zoluti con orletto periferico iperecogeno, delle<br />

dimensioni di 2.5 x 1.85 x 1.7 cm.(figg.1, 2).<br />

La valutazione color-doppler rivelava la presenza<br />

di discreto numero di vasi di tipo arterioso intral<br />

e s i o n a l i .<br />

Fig. 1 - Immagine ecografica della lesione<br />

a carico del III inferiore del muscolo<br />

scaleno anteriore dx. scansione trasvers<br />

a l e .<br />

Fig. 2 - Immagine ecografica della lesione<br />

a carico del III inferiore del muscolo<br />

scaleno anteriore dx - scansione longitud<br />

i n a l e .


112 M. A. Cannizzaro - A. Cavallaro et Al<br />

Gli esami ematochimici erano nei limiti, così<br />

come la radiografia del torace. Venne pertanto eseguita<br />

una T.C. del collo che dimostrò la presenza<br />

nello scaleno anteriore destro, nella porzione compresa<br />

fra il piano passante per la VII cervicale sino<br />

all'inserzione della prima costola dx., di un'area<br />

ipodensa in condizioni basali e con disomogenea<br />

impregnazione dopo somministrazione di m.d.c.,<br />

deformante il profilo anteriore dello scaleno anteriore,<br />

in assenza di clivaggio con lo scaleno medio<br />

e posteriore.<br />

Ad integrazione dell’esame T.C. venne eseguita<br />

successivamente una RMN del collo integrata<br />

con studio Angio-RM dei T.S.A. Tale indagine<br />

rilevò la presenza di area nodulare solida estesa per<br />

1.9 x 2.4 cm nella regione basale destra del collo,<br />

nello spazio delimitato in basso dal profilo superiore<br />

della porzione mediale della clavicola, a livello<br />

dell’angolo formato dall’incrocio dell’arteria succlavia<br />

con l’origine della carotide comune. Il nodulo<br />

era caratterizzato da enhancement al contrasto<br />

uniforme.<br />

La suddetta lesione non presentava caratteristiche<br />

patognomoniche di una struttura vascolare e<br />

non mostrava aspetti di invasività nei confronti dei<br />

tessuti limitrofi ; essa inoltre risultava essere addossata<br />

all’origine dei tronchi primari del plesso brachiale<br />

senza infiltrarli (figg.3 ,4 ).<br />

Fig. 3 -Aspetto morfologico<br />

del distretto anatomico<br />

valutato alla RM sezione<br />

coronale; la freccia indica<br />

la sede del nodulo patolog<br />

i c o .<br />

Fig. 4 - Aspetto morfologico del distretto anatomico<br />

valutato alla RM sezione trasversale; la freccia<br />

indica la sede del nodulo patologico.<br />

L’agobiopsia FNA-ecoguidata ha dato esito<br />

ad emazie, numerosi leucociti polimorfonucleati,<br />

linfociti, rare cellule fusate del tipo fibroblasti isolate<br />

e riunite in gruppetti, di aspetto monomorfo<br />

con assenza di atipie (figg 5,6).<br />

Fig. 6 -Aspetto citologico<br />

della fascite nodulare con<br />

i tipici fibroblasti con<br />

nuclei ovaliformi.<br />

Il suddetto reperto citologico ha consentito di<br />

porre la diagnosi di fascite nodulare. Pertanto la<br />

paziente è stata programmata per follow-up ecografico<br />

da eseguirsi ogni tre mesi ed allo stato attuale a<br />

otto mesi dal primo rilevamento il nodulo appare<br />

volumetricamente lievemente ridotto (circa 5 mm<br />

complessivi).<br />

Discussione<br />

Fig. 5 - Aspetto citologico<br />

della fascite nodulare<br />

con le caratteristiche cellule<br />

fusate in parte singole<br />

in parte raggruppate.<br />

La fascite nodulare, inizialmente descritta da<br />

Konwaller e Coll. nel 1955 ( 1 ) , è una prolifezione<br />

fibroblastica benigna dei tessuti molli (2) , che seppure<br />

rara ne rappresenta la più frequente lesione pseudosarcomatosa<br />

(3) .<br />

Spesso è caratterizzata da una spontanea<br />

remissione senza implicare pertanto la necessità di<br />

un intervento chirurgico di exeresi ( 4 ) ; se asportata<br />

chirurgicamente presenta una incidenza di recidiva<br />

pari al 1% (5) . Egualmente presente nel sesso femminile<br />

e maschile è caratterizzata da un picco di incidenza<br />

nella IV decade di vita (6) con un range di età<br />

variabile da 20 a 50 anni ( 2 ) . Le sedi maggiormente<br />

colpite sono gli arti superiori seguiti dal tronco e<br />

quindi dalla regione testa-collo, che viene interessata<br />

nel 15-20% dei casi ( 7 - 8 ) , con maggiore incidenza<br />

nell’età infantile (6) .


La fascite nodulare: imagimg diagnostico ed aspetti citologici 113<br />

La patogenesi rimane tuttora incerta; inizialmente<br />

Bernstein e Coll. (7) postularono che la fascite<br />

nodulare poteva rappresentare una forma atipica di<br />

tessuto di granulazione risultante da una risposta<br />

abnorme ad un piccolo trauma.<br />

Di contro Dahl e Coll. (9) in una serie di 18 casi<br />

riscontrarono l’esistenza di un pregresso trauma<br />

solo in un paziente. Silva e Coll. (3) in nessuno dei tre<br />

pazienti affetti da fascite nodulare del collo hanno<br />

rilevato una storia di trauma antecedente. Robbins e<br />

C o l l . ( 1 0 ) a ffermano che un trauma pregresso si<br />

riscontra solo nel 10-15% dei casi.<br />

La fascite nodulare si manifesta con la comparsa,<br />

generalmente entro alcune settimane, di una<br />

tumefazione solitaria a rapido accrescimento, oligoasintomatica<br />

in assenza di segni di flogosi o sepsi,<br />

solitamente di diametro inferiore ai 3 cm (2) ma che<br />

può raggiungere anche dimensioni maggiori di 10<br />

c m ( 4 ) . In una piccola percentuale di casi circa 7%<br />

l’esordio clinico risale a più di un anno prima della<br />

diagnosi (11) . Obiettivamente la tumefazione è di consistenza<br />

dura, ipomobile sui piani superficiali e<br />

fissa sui piani profondi.<br />

Vengono distinti tre quadri morfopatologici. Il<br />

più frequente, circa 80-90% (12) , è rappresentato dalla<br />

forma sottocutanea, che si estende dalla fascia cervicale<br />

superficiale al sottocute; tale lesione è ben<br />

delimitata, rotonda, bianco-grigiastra, in genere<br />

inferiore ai 2 cm. Non essendo presente una capsula,<br />

la periferia del nodulo presenta spesso estensioni<br />

nel grasso circostante.<br />

Meno frequenti sono la forma fasciale, che<br />

tende a diffondersi lungo la fascia e a crescere<br />

lungo i setti interlobulari del grasso sottocutaneo, e<br />

la forma intramuscolare, la cui incidenza si stima<br />

essere del 10% ( 1 3 ) e che, originando dalla fascia<br />

muscolare, si estende profondamente nel muscolo<br />

scheletrico adiacente (3,10) .<br />

Vengono inoltre distinte tre espressioni maturative<br />

della fascite nodulare :<br />

• la mixoide, che rappresenta lo stadio iniziale;<br />

• quella ad alta cellularità, che rappresenta lo<br />

stadio intermedio;<br />

• la fibrosa che caratterizza lo stadio finale (6,14) .<br />

Per quanto concerne l’imaging diagnostico è difficile<br />

stabilire un prototipo identificativo della fascite<br />

nodulare, ciò in considerazione della variabilità<br />

istologica (15) , della presenza o meno di una componente<br />

cistica, della componente fibrosa o mixoide (16) .<br />

All’ecografia questa patologia assume le sembianze<br />

di una neoformazione solida nettamente<br />

delimitata ad ecogenicità mista non specifica ( 1 7 , 1 8 ) ,<br />

talvolta scarsamente vascolarizzata all’ecocolord<br />

o p p l e r ( 1 9 ) nonostante l’intensa neovascolarizzazione<br />

intralesionale dimostrata all’angiografia (20) .<br />

L’aspetto ecografico può essere variabile; in<br />

alcuni casi la lesione viene descritta come ovale e<br />

ben definita ad ecostruttura isoecogena , in altri a<br />

contorni lobulati con ecostruttura mista isoecogena<br />

con aree ipoecogene contestuali.<br />

Recentemente Nikolaidis e Coll. ( 2 1 ) h a n n o<br />

dimostrato l’esistenza di un rinforzo acustico posteriore,<br />

tipico delle lesioni cistiche, ma occasionalmente<br />

presente anche nelle lesioni solide a dimostrazione<br />

della presenza di una popolazione cellulare<br />

omogenea come avviene nel linfoma. Sempre<br />

Nikolaidis e Coll. ( 2 1 ) hanno notato la presenza di<br />

vascolarizzazione intralesionale con segnali flussimetrici<br />

sia periferici che centrali, la cui analisi velocitometrica<br />

ne deponeva la natura arteriosa.<br />

Analogo aspetto ecografico è stato riscontrato<br />

anche nel nostro caso clinico, nel quale all’ecostruttura<br />

mista iso-ipoecogena, i margini ben definiti ma<br />

bozzoluti, si aggiungeva la presenza di vascolarizzazione<br />

intralesionale prevalentemente arteriosa.<br />

All’esame T.C. ed R.M. la maggior parte delle<br />

lesioni si manifesta con enhancement da moderato a<br />

forte, compatibilmente con la prevalenza o meno<br />

della componente solida, parzialmente incastonata<br />

nel muscolo adiacente con conservazione del margine<br />

del muscolo stesso (22) .<br />

Alla R.M. in particolare si rivela come una<br />

neoformazione dei tessuti molli, attaccata alla<br />

fascia muscolare, a margini indistinti in assenza di<br />

una capsula o pseudocapsula e il grasso sottocutaneo<br />

circostante può presentarsi leggermente edematoso<br />

(23) . L’aspetto morfologico varia in base alla prevalenza<br />

della componente mixoide, cellulare e<br />

fibrosa. Si ritiene infatti che le differenze dell’intensità<br />

nelle immagini T2 pesate siano in realtà una<br />

conseguenza della combinazione variabile di cellularità,<br />

della quantità di collagene, di citoplasma, di<br />

acqua contenuta nello spazio extracellulare e della<br />

vascolarizzazione (24,25) . La coesistenza di abbondante<br />

collagene e marcata acellularità nelle lesioni dei<br />

tessuti molli conduce ad un decremento del segnale<br />

di intensità nelle immagini T2 pesate (26,27) .<br />

Alcuni Autori sostengono che le lesioni di tipo<br />

mixoide o cellulare presentano nelle sequenze T 1<br />

pesate un segnale d’intensità maggiore rispetto al<br />

muscolo che non quella del grasso nelle immagini<br />

T2, e di contro le lesioni di tipo fibroso appaiono<br />

marcatamente ipointense rispetto al muscolo circostante<br />

in tutte sequenze.


114 M. A. Cannizzaro - A. Cavallaro et Al<br />

Nelle immagini T2 pesate la presenza di aree<br />

centrali ad alta intensità di segnale sono probabilmente<br />

correlate con la matrice mixoide o extracellulare<br />

con abbondante proliferazione di fibroblasti e<br />

miofibroblasti; queste aree rassomigliano ad una<br />

miosite ossificante di recente insorgenza (17,28) .<br />

Alla RM la variante intramuscolare è maggiormente<br />

paragonabile ad una neoplasia maligna dei<br />

tessuti molli; il tipo intermuscolare invece suggerisce<br />

maggiormente una patologia infiammatoria<br />

piuttosto che maligna (29) .<br />

Secondo Wa n g ( 1 5 ) potremmo avere reperti simili<br />

nelle sequenze T1 e T2 pesate con enhancement diffuso<br />

ed omogeneo nel caso di lesioni mixoidi, mentre<br />

nel sottotipo cellulare è possibile riscontrare un<br />

segnale iperintenso rispetto al muscolo circostante<br />

nelle sequenze T1 pesate ed un segnale ad intensità<br />

ancora maggiore in quelle T2; la prevalente istologia<br />

cellulare e la particolare densità vascolare condizionano<br />

l’enhancement diffuso ed inomogeneo .<br />

Secondo Kim ( 1 6 ) la variante di tipo fibroso si<br />

presenta isointensa al muscolo nelle sequenze T 1<br />

pesate e con alto segnale di intensità rispetto agli<br />

altri tessuti nelle sequenze spin-echo T2 pesate,<br />

omogeneo o disomogeneo a seconda della componente<br />

stromale presente .<br />

Alla valutazione isto e citopatologica la fascite<br />

nodulare presenta un ampia variabilità morfologica<br />

rispettivamente tissutale e cellulare: miofibroblasti,<br />

con una vasto range di forme, cellule giganti simili<br />

agli osteoclasti, cellule infiammatorie, tessuto<br />

osseo, cartilagineo, cisti, cellule ematiche stravasate<br />

e cellule muscolari “degenerate” ( 11 ) , ovvero cellule<br />

giganti miogene, che secondo alcuni Autori rappresenterebbero<br />

l’elemento diagnostico caratterizzante<br />

della fascite nodulare (12) .<br />

In particolare la cellularità è da moderata ad<br />

alta con sparsi gruppi di cellule da ovali a fusiformi<br />

in un ambiente di singole cellule fusiformi e cellule<br />

simil-ganglionari. Le cellule non presentano atipie<br />

citologiche o mitotiche. Variabile è la presenza di<br />

cellule infiammatorie, consistente per lo più in neutrofili,<br />

linfociti, granulociti eosinofili, istiociti e/o<br />

cellule giganti multinucleate; lo stroma mixoide<br />

appare raggruppato e non finemente fibrillare (4) .<br />

La diagnosi differenziale citologica della<br />

fascite nodulare è da rapportare ad altre espressioni<br />

patologiche (schwannoma, fibromatosi, fibroistiocitoma<br />

e fibrosarcoma). La fascite nodulare si distingue<br />

dallo schwannoma per l’aspetto dei frammenti<br />

stromali, per grado di discoesione e per la presenza<br />

di infiammazione (4) .<br />

La fibromatosi si presenta per lo più di maggiori<br />

dimensioni, è malcircoscritta ed infiltra il tessuto<br />

muscolare, citologicamente è caratterizzata da<br />

esili cellule fibroblastiche fusiformi organizzate in<br />

lunghi fascicoli con frequenti frammenti di collagene<br />

ed una inusuale presenza di sostanza mixoide (30) .<br />

Il fibro-istiocitoma, meno ben circoscritto, è<br />

costituito da cellule fusiformi o rotonde spesso in<br />

associazione con fasci di collagene ialinizzato, cellule<br />

infiammatorie croniche e cellule giganti<br />

Touton-Type.<br />

La distinzione con il fibrosarcoma è sostanzialmente<br />

formulata in rapporto al pattern di crescita<br />

ed alla cellularità (31) .<br />

Infatti nel fibrosarcoma le cellule sono ovunque<br />

densamente stipate e le singole cellule presentano<br />

notevole variabilità di forma e dimensione con<br />

nuclei ipercromatici, percentuale mitotica elevata e<br />

di figure mitotiche atipiche. La localizzazione<br />

profonda, le grandi dimensioni e la lunga persistenza<br />

aiutano nel formulare la diagnosi corretta (6, 31, 30) .<br />

Il caratteristico profilo immunoistochimico è<br />

rappresentato dalla positività per actina (specifica<br />

del muscolo liscio), nonché vimentina e CD68 (8) elementi<br />

utili nel caso di un dubbio diagnostico (12) . La<br />

citocheratina, la proteina S-100 e la desmina non<br />

sono espresse (8) .<br />

Conclusioni<br />

La fascite nodulare è una patologia ad andamento<br />

benigno, frequentemente caratterizzata da<br />

una remissione spontanea, tuttavia l’impossibilita<br />

di avere una diagnosi di certezza in assenza di un<br />

esame istologico, ottenibile solo con l’escissione<br />

c h i r u rgica della lesione, condiziona le modalità<br />

terapeutiche.<br />

A tutt’oggi non emergono nell’ambito della<br />

diagnostica per imaging criteri specifici identificativi<br />

della fascite nodulare del collo. Da quanto esposto<br />

infatti l’imaging appare analogo ad altre patologie<br />

quali: tumori neurogeni, tumori delle ghiandole<br />

salivari minori, tumori dermoidi o epidermidi,<br />

emangiomi, sarcoidosi, fibromatosi aggressiva, dermatofibroma,<br />

fibrosarcoma e fibro-istiocitoma<br />

maligno con le quali è necessario eseguire una diagnosi<br />

differenziale (22) .<br />

Recentemente l’indagine citologica, anche<br />

grazie all’ausilio dell’immunoistochimica, ha fatto<br />

notevoli progressi nell’identificare correttamente<br />

questa lesione pseudosarcomatosa.


La fascite nodulare: imagimg diagnostico ed aspetti citologici 115<br />

A nostro giudizio sono tuttavia ancora attuali<br />

ed applicabili i criteri enunciati da Stanley e Coll.<br />

nel 1993 ( 11 ) , secondo i quali andrebbero sottoposte<br />

ad exeresi chirurgica tutte le lesioni maggiori di 5<br />

cm di diametro, comparse da più di alcune settimane,<br />

poste in sedi atipiche, accompagnate da insulto<br />

nervoso, mancata regressione della lesione in un<br />

tempo ragionevole ed aspetto citologico dubbio,<br />

suggestivo per patologia maligna; in assenza dei<br />

suddetti criteri è ragionevole sottoporre il paziente<br />

ad un attento e seriato follow-up.<br />

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