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Apicoltura della Valtellina - Associazione Produttori Apistici Sondrio

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Storia dell’apicoltura valtellinese<br />

egli stima che, nell’anno 1860, in <strong>Valtellina</strong> fossero presenti<br />

15.000 alveari, più del doppio <strong>della</strong> consistenza attuale.<br />

Abbiamo rintracciato un’interessante pubblicazione “Statistica<br />

Generale <strong>della</strong> Provincia di <strong>Sondrio</strong>” del Prefetto G. Scelsi edita<br />

nel 1866 in cui si legge: “I principali prodotti <strong>della</strong> provincia sono:<br />

frumento, segale, orzo, avena, grano turco, fraina, miglio,<br />

legumi, patate, castagne, frutti, ortaggi, vino, bozzoli, miele, così<br />

lodato alla recente esposizione di Dublino, canape, legna da<br />

costruzione e da fuoco, carbone, fieno, paglia e simili, il cui<br />

valore complessivo di lordo si fa ascendere in media, a circa 7<br />

milioni di lire per ogni anno”.<br />

AAppiiccooll tt uurr aa ee ccooll tt iivvaazziioonnii<br />

Il rapporto fra apicoltura e coltivazioni non è stato facile, o<br />

almeno non sempre. Probabilmente la vera eccezione è quella<br />

del grano saraceno (Fagopyrum Esculentum) detto localmente<br />

“Furmentùn”. La coltivazione di questa pianta è attualmente<br />

pressoché abbandonata. In passato le grandi estensioni di tale<br />

Poligonacea, oltre a<br />

permettere un raccolto di<br />

miele durante la pausa estiva<br />

dei terreni, davano luogo a<br />

partite di mieli monoflorali di<br />

colore scuro e aroma carico.<br />

Questa coltivazione poteva<br />

essere effettuata solo con<br />

l’azione pronuba delle api,<br />

quindi molti agricoltori erano<br />

spesso anche apicoltori; in<br />

ogni caso questa esigenza<br />

incentivava lo sviluppo<br />

dell’attività apistica. L’abbondante fioritura, che cadeva in piena<br />

estate quando si hanno famiglie forti ma scarsissimi pascoli,<br />

incentivava un forte nomadismo, a cui partecipavano apicoltori<br />

provenienti da varie parti <strong>della</strong> provincia. Una transumanza<br />

“eroica”, effettuata su carri agricoli trascinati da buoi, ma che<br />

permetteva comunque un secondo abbondante raccolto estivo e<br />

un buon approvvigionamento per l’inverno. Questo simbiotico e<br />

mutualistico rapporto fra apicoltura e coltivazione di grano<br />

saraceno ha riflessi che giungono fino ad oggi, poiché la<br />

maggiore presenza di apiari si riscontra ancora nelle aree dove<br />

fino a pochi anni fa veniva coltivata questa Poligonacea.<br />

22<br />

Un ape raccoglie nettare<br />

sul fiore del grano<br />

saraceno

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