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Apicoltura della Valtellina - Associazione Produttori Apistici Sondrio

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Storia dell’apicoltura valtellinese<br />

sughi debbono essere più scarsi di parti aromatiche e zucc herine,<br />

e rendono un miele colorito, ossia giallognolo e piuttosto<br />

tenero.<br />

E’ tuttavia in questi luoghi osservato il barbaro metodo di<br />

uccidere le api, onde toglier loro il miele; metodo il quale<br />

dovrebbe assolutamente bandirsi, quando non per altro, per<br />

essere dannosissimo al proprietario. Difatti il Galli fa conto che le<br />

api non solo vivano fino a sei anni, ma che pure a tal età siano<br />

nello stato primiero di produzione, e tanto miele producono nel<br />

sesto anno, quanto nel secondo; per la qual cosa è<br />

convincentemente provato non doversi uccidere le api. Lo stesso<br />

Galli osserva eziandio che, tenuto vivo un solo sciame per sei<br />

anni, levandovi anche un solo figlio per anno, se ne<br />

ricaverebbero non meno di 64; e da ciò conchiude essere<br />

imperdonabile errore il tanto danneggiar il proprio interesse coll’<br />

ucciderle ogni anno, onde toglier da esse il miele e la cera, non<br />

approfittando così che <strong>della</strong> sola trentesima parte di ciò che<br />

render potrebbero lasciandoli in vita.<br />

Osservisi infatti che chi pratica tal cattivo metodo non può<br />

aumentar giammai il numero degli alveari, tranne la rara<br />

circostanza nello seiamar molto; ed arrisehia in vece spesissime<br />

volte pel cattivo governo, specialmente nella stagione jemale, di<br />

vedersene perire buona<br />

parte, od anche tutti; laddove se si fossero lasciati vivi, essendo<br />

questi d’ordinario i più forti e già sperimentati, andrebbero senza<br />

meno ad aumentarsi.<br />

Si è questo il motivo per cui nella <strong>Valtellina</strong> mantiensi scarsa la<br />

coltivazione delle api; dal che deriva non raccogliersi nemmeno<br />

quella quantità di cera sufficiente per gl’interni suoi ‘usi.<br />

Imperocchè calcolandosi 1’ annuo consumo <strong>della</strong> medesima per<br />

tutta la provincia in libbre 9.400 grosse di <strong>Sondrio</strong>, e quindi<br />

ritenuta in libbre 1.650 quella che si ha dalla coltivazione delle<br />

api in provincia, havvi la deficienza di libbre 7.750 che<br />

d’ordinario si provvede a Milano; la quale valutata in ragione di<br />

L. 5,50 per ogni libbra fa sortir dalla provincia L. 42.625: perdita<br />

la quale evitar si potrebbe tenendo più attiva ed in miglior conto<br />

l’educazione delle api.<br />

Il miele di Bormio è assai ricercato in Lombardia, vendendovisi<br />

anche L. 5 per ogni libbra grossa di <strong>Sondrio</strong>, cioè più del doppio<br />

di quello che producono gli altri paesi <strong>della</strong> provincia; oltre la<br />

Lombardia smerciasi anche generalmente nella Svizzera e nella<br />

Germania.”<br />

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